IL DECOSTRUTTIVISMO (MAXXI E BILBAO)
di gallerie illuminate dalla luce naturale, filtrata
Il Decostruttivismo nasce a met degli anni ottanta
del ventesimo secolo, ispirato inizialmente alle
formulazioni teoriche del filosofo francese Jacques
Derrida.
La filosofia di Derrida influenzer una corrente
architettonica che, applicando tali principi alla
progettazione, attua un procedimento teso a
sfasare la relazione tradizionale fra forma e
significato della lingua naturale dell'architettura.
Comune alla ricerca l'interesse per l'opera
dei costruttivisti sovietici degli anni Venti che per
primi hanno infranto l'unit, l'equilibrio e la
gerarchia della composizione classica, per creare
una geometria instabile con forme pure
disarticolate e decomposte. Ribaltando i canoni
classici di simmetria ed armonia, l'architettura
decostruttivista simula nell'osservatore il malessere
della congestione caotica della societ moderna,
dove non ci sono pi punti fissi di riferimento,
creando quel senso di smarrimento ed attonito
malessere che l'uomo contemporaneo vive, senza
essere pi in grado di poter contare su certezze,
ma solo su frammentazione e discontinuit.
Principale centro di irraggiamento e luogo di
consacrazione del decostruttivismo New York,
citt che ospita alla fine degli anni 80 del '900
l'Institute for Urban Studies (IAUS) diretto dal 1970
da P. Eisenman. Questa collaborazione a un
concreto progetto di architettura sancisce
definitivamente l'ingresso della decostruzione
nella teoria architettonica. Le colonne ed i timpani
postmoderni cominciano a lasciare il posto a forme
oblique, serpeggianti e frammentarie, in parte
derivabili o ispirate al costruttivismo di Chernikov e
Melnikov. Ma rimane P. Eisenman il pi
significativo e fecondo traduttore della
decostruzione derridiana, con la sua ricerca tesa a
rendere autonomi e fini a se stessi il linguaggio e la
scrittura architettonica. Critico verso il contesto
attuale e la concezione della casa, egli afferma
che essa pu essere migliorata grazie
all'estraniazione dell'individuo dal modo consueto
di percepire e interpretare il suo ambiente. Ne un
esempio la Casa VI del 1972, edificio nel quale
vengono contraddette organizzazione classica e
funzionalit inserendo addirittura in aggiunta a una
scala realmente funzionante, colorata in verde, una
scala in falso (che, terminando contro il soffitto,
non porta in nessun luogo), colorata in rosso,
simmetrica a quella vera.
Il fenomeno irrompe a livello internazionale nel
1988, con una mostra organizzata a New York
nella quale, per la prima volta, compare il nome di
questa nuova tendenza architettonica, definita
"Deconstructivist Architecture".
Alla mostra furono esposti progetti di F. O. Gehry,
P. Eisenman, Z. Hadid ed altri architetti, che
mostravano architetture senza geometrie euclidee,
piani ed assi; una non architettura quindi, che si
distingueva per la plasticit dei volumi e
sintetizzava il caos e la frammentariet della
societ contemporanea, le cui metropoli sono
soggette ad un continuo divenire e trasformazioni
repentine, a flussi urbani in continua mutazione e
alla crescente necessit si spazi pubblici che
sappiano adattarsi facilmente a nuove esigenze.
Le opere decostruttiviste, interpretando la
precariet ed il dinamismo delle citt del III
millennio, sono quindi costituite da frammenti e
volumi deformati, tagli ed asimmetrie, oltre
all'assenza di qualsiasi canone estetico
tradizionale.
Una delle maggiori interpreti di tale concezione
l'architetto anglo-irachena Zaha Hadid, il cui stile
caratterizzato da forme architettoniche aperte,
allungate e taglienti, che esprimono la
compresenza di diversi tipi di esperienza spaziale e
scardinano la prospettiva da un unico punto di
vista.
Tra le opere di maggior rilievo c' il MAXXI, primo
Museo Nazionale di Architettura in Italia, collocato
nel quartiere Flaminio di Roma, la cui caratteristica
il superamento dell'usuale conformazione
tipologica dell'edificio museale: la complessit dei
volumi, le pareti curvilinee, il variare e l'intrecciarsi
delle quote, determinano una trama spaziale e
funzionale articolata, fruibile tramite percorsi
sempre diversi ed inaspettati.
Ambienti polifunzionali convivono in una sequenza La progettazione e la realizzazione di una struttura
cos complessa stata resa possibile grazie
dall'alto da un complesso sistema di schermature all'utilizzo dei pi moderni software di progettazione
che regolano e consentono l'ingresso della e di calcolo.
radiazione solare, con diversi gradi di permeabilit, La sua collocazione fu scelta a nord del centro
flessibilit e trasparenza. urbano, a lato de la ra de Bilbao, perch da qui
L'idea progettuale si fonda sul concetto del sarebbe stato visibile da tre punti strategici della
movimento nello spazio: le linee assumono un citt, sul luogo di un vecchio terreno industriale, in
andamento fluido che attraversano lo spazio quanto parte di un piano di rivalutazione
interno ed esterno senza discontinuit, urbanistica iniziato nel 1989, che include un
concretizzando la nozione di flusso e dissolvendo palazzo dei congressi, un aeroporto internazionale,
la nozione classica di spazio museale. una nuova metropolitana e un piano di
Le pareti si trasformano in soffitti o aperture e l'idea sistemazione delle rive del Nervion.
quella di plasmare uno spazio continuo, che non
si esaurisca in un unico tragitto lineare, ma offra
una rete complessa di connessioni e di percorsi. La
fluidit dello spazio interno enfatizzata dal
sistema di rampe e passerelle che conducono alle
aree espositive poste a quote differenti, la cui
articolazione progettata in modo tale che il
visitatore non torni mai sui propri passi, godendo di
suggestivi scorci panoramici sull'architettura, le
opere e la citt.
Il risultato uno spazio espositivo complesso, in
cui arte, architettura e spazi per eventi dal vivo
convivono in una vera e propria sequenza
scenografica.
Altro interprete del decostruttivismo l'architetto F.
O. Gehry, il cui Museo Guggenheim di Bilbao
considerato uno degli edifici pi rappresentativi
della poetica decostruttivista.
Composto da una serie di volumi complessi,
interconnessi in modo spettacolare, l'edificio
affaccia sul fiume Nervion; l'impatto con l'ambiente
circostante risulta certamente forte, ma al tempo
stesso non tale da fornire disturbo, anzi l'imponente
struttura si sposa con il contesto grazie alla sua
sobria eleganza dovuta anche ai materiali di cui
rivestita.
Ideato a partire dall'immagine esterna, e quindi in
base all'impatto spettacolare rispetto al tessuto
urbano circostante, la struttura principale
radicalmente scolpita seguendo contorni quasi
organici e non possiede una sola superficie piana
in tutta la struttura.
Visto dal fiume, sembra avere la forma di una
nave, rendendo cos omaggio alla citt portuale
nella quale si trova. I pannelli in titanio che
rivestono la superficie esterna assomigliano alle
squame di un pesce, e ricordano le influenze delle
forme organiche presenti in molte opere di Gehry.
L'entrata principale si trova a conclusione di una
delle strade principali della citt a testimoniare la
volont dell'architetto di integrare l'edificio col
contesto urbano.
Lo schema planimetrico caotico, i volumi delle
sale espositive si incastrano con quelli irregolari
dellatrio. Lincontro fra i diversi volumi che
costituiscono le sale espositive risolto tramite
pareti di vetro e risulta privo di un legame specifico
e coerente all'articolazione delle superfici esterne.
Il fulcro compositivo dell'intero edificio composto
da un atrio di 650 m e di 50 metri di altezza, dal
quale si diramano 19 gallerie raccordate ad esso
tramite un sistema di passerelle curvilinee
sospese, di ascensori a vetro e scale, destinate ad
ospitare a rotazione le collezioni della fondazione
Guggenheim, le opere della collezione
permanente, ma anche alcuni percorsi espositivi
dedicati ad artisti baschi e spagnoli contemporanei.
Alcune gallerie presentano una volumetria
tradizionale e la loro forma espressa all'esterno
dai volumi in pietra, altre invece presentano una
spiccata irregolarit e sono identificabili all'esterno
dal rivestimento in titanio.
Molte gallerie sono illuminate da lucernari che
regolano l'intensit della luce naturale grazie ad un
sistema di tende motorizzate. Le sale interne
destinate ad accogliere le opere, sono state
concepite partendo proprio dalle caratteristiche
delle opere che erano destinate ad accogliere,
alcune delle quali di grandissime dimensioni.
Protagonista del progetto certamente
l'articolazione complessiva delle superfici, il cui
andamento curvilineo reso ancora pi
spettacolare dalle migliaia di lastre in titanio, la cui
superficie decappata rende ancora pi dinamica la
pelle esterna dell'edificio, riflettendo la luce e
creando una molteplicit di giochi di colore.