Professional Documents
Culture Documents
Segreteria di redazione
Maria Cristina Dalfino
Secondo le norme della collana, ogni volume viene sottoposto allapprovazione dei
membri del Comitato scientifico e di altri studiosi di volta in volta indicati
sphaera
Forma immagine e metafora
Tra medioevo ed et moderna
a cura di
Pina Totaro e Luisa Valente
2012
Volume pubblicato da Leo S. Olschki Editore e edizioni
Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. ix
Riccardo Chiaradonna
1
I trattati enneadici sono citati secondo leditio minor di P. Henry e H.-R. Schwyzer: cfr.
Plotini Opera, ed. P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Oxonii, E Typographeo Clarendoniano,
1964-1982. Per le traduzioni mi sono basato, con varie modifiche, su Enneadi di Plotino, a cura
di M. Casaglia, C. Guidelli, A. Linguiti, F. Moriani, 2 voll., Torino, UTET, 1997.
2
Cfr. A. Linguiti, Plotino contro la corporeit delle virt. Enn. IV 7 [2], 8.24-45, in Studi
sullanima in Plotino, a cura di R. Chiaradonna, Napoli, Bibliopolis, 2005, pp. 113-126; R. Chia-
radonna, Lanima e la mistione stoica. Enn. IV 7 [2], 82, ivi, pp. 127-147.
14 Riccardo Chiaradonna
3
Cfr. A. A. Long-D. N. Sedley, The Hellenistic Philosophers, vol. 1, Cambridge, Universi-
ty Press, 1987, pp. 272-274 (= L.S. 45).
4
Sullestraneit della grandezza quantitativa ai generi del mondo intelligibile, cfr. VI 2 [43],
13.11-16. Neanche lanima ha estensione e grandezza quantitativa, neppure per accidente: cfr. VI
2 [43], 4.22; VI 4 [22], 1.14-15; 31. Altri paralleli in Ch. Tornau, Plotin. Enneaden VI 4-5 [22-
23]. Ein Kommentar, Stuttgart-Leipzig, Teubner, 1998, p. 24. Su Platone, cfr. M. Burnyeat, Pla-
to on Why Mathematics is Good for the Soul, in Mathematics and Necessity. Essays in the History
of Philosophy, ed. by T. Smiley, Oxford, University Press, 2000, pp. 1-81, spec. p. 58 che, rispet-
to a Tim., 36 d-e, nota: The spatial language is unmistakable. Soul, both human and divine, has
extension in three dimensions. Come osserva Burnyeat, nel Timeo Platone considera visibilit e
tangibilit (ossia, in termini moderni, le qualit secondarie) come caratteri distintivi della corpo-
reit (cfr. Tim., 31 b); lanima, pur essendo invisibile e intangibile (e, dunque, non corporea),
per estesa in tre dimensioni e ha qualit primarie come dimensioni e forma. Mi pare del massi-
mo interesse sottolineare che la tesi plotiniana sul carattere inesteso e non quantitativo dellanima
diverge nettamente da questa impostazione.
Lanalogia del cerchio e della sfera in Plotino 15
5
Si veda E. K. Emilsson, Plotinus on Sense-Perception, Cambridge, University Press, 1988,
pp. 94-95; P. Remes, Plotinus on Self. The Philosophy of the We, Cambridge, University Press,
2007, pp. 93-95.
6
Un interessante esempio di questo modo di argomentare dato dalla trattazione del mo-
vimento fisico in VI 1 [42] e VI 3 [44]. Qui sviluppata una concezione di ispirazione platonica
mediante la discussione critica della dottrina aristotelica del movimento come atto incompleto,
senza che sia fatto esplicito riferimento a Platone; cfr. R. Chiaradonna, Energeia et Kinsis chez
Plotin et Aristote (Enn., VI 1, [42], 16. 4-19), in Dunamis: Autour de la puissance chez Aristote,
d. par D. Lefebvre, P.-M. Morel, A. Jaulin, Leuven, Peeters, 2008, pp. 471-492.
7
Cfr. P. Henry, Une comparaison chez Aristote, Alexandre et Plotin, in Les Sources de Plo-
tin, Vanduvres-Genve, Fondation Hardt, 1960, pp. 429-449, spec. pp. 432-436. Si veda, inol-
tre, Emilsson, Plotinus on Sense-Perception cit., pp. 99-102.
8
Alex. Aphr., De An., p. 63, 8-13 Bruns. Cito la traduzione di P. Accattino, P. Donini,
Alessandro di Afrodisia. Lanima, Roma-Bari, Laterza, 1996, p. 61.
16 Riccardo Chiaradonna
9
Quaest., III 9, p. 96, 14-18 Bruns; In De sensu, p. 165, 17-20 Wendland. Maggiori detta-
gli in P. Accattino, P. Donini, Alessandro di Afrodisia. Lanima cit., p. 230.
10
In questa sede mi limiter a selezionare alcuni esempi; per una lista completa, con detta-
gliati riferimenti bibliografici, cfr. Tornau, Plotin. Enneaden VI 4-5 [22-23] cit., pp. 370-376.
11
Cfr. C. DAncona, Re-reading Ennead V 1[10], 7. What is the Scope of Plotinus Geome-
trical Analogy in this Passage?, in Traditions of Platonism, Essays in Honour of John Dillon, ed.
by J. J. Cleary, Aldershot, Ashgate, 1999, pp. 237-261.
Lanalogia del cerchio e della sfera in Plotino 17
12
Su questo aspetto del pensiero plotiniano vi unabbondante bibliografia recente; mi limi-
to a rinviare a A. Falcon, Corpi e movimenti. Il De caelo di Aristotele e la sua fortuna nel mon-
do antico, Napoli, Bibliopolis, 2001; A. Linguiti, Il cielo di Plotino, in Platone e la tradizione pla-
tonica. Studi di filosofia antica, a cura di M. Bonazzi, F. Trabattoni, Milano, Cisalpino, 2003, pp.
251-264; J. Wilberding, Plotinus Cosmology. A Study of Ennead II.1 (40), Oxford, Clarendon
Press, 2006, pp. 62-68.
13
Cfr. Tornau, Plotin. Enneaden VI 4-5 [22-23] cit., p. 375.
18 Riccardo Chiaradonna
14
Cfr. Burnyeat, Plato on Why Mathematics is Good for the Soul cit., pp. 56-63.
15
Cfr. J. Vuillemin, Aristote, dbiteur de Znon, in Phenomenology on Kant, German Ideal-
ism, Hermeneutics and Logic, Philosophical Essays in Honor of Thomas M. Seebohm, ed. by O.
K. Wiegand et al. Dordrecht, Boston and London, Kluwer, 2000, pp. 209-222, spec. p. 222; con
le precisazioni di M. Rashed, Contre le mouvement rectiligne naturel. Trois adversaires (Xnarque,
Ptolme, Plotin) pour une thse, in Physics and Philosophy of Nature in Greek Neoplatonism, ed.
by R. Chiaradonna, F. Trabattoni, Leiden, Brill, 2009, pp. 17-42.
Lanalogia del cerchio e della sfera in Plotino 19
16
Cfr. Tornau, Plotin. Enneaden VI 4-5 [22-23] cit., p. 370-378; si veda anche, Id., recensio-
ne di R. Dufour et al., Plotin: Traits 22-26, Paris, Flammarion, 2004, Exemplaria, XI (2007),
pp. 439-462, spec. p. 446, dove sono discussi alcuni problemi di traduzione.
17
Condivido linterpretazione di Tornau, Plotin. Enneaden VI 4-5 [22-23] cit., p. 365, se-
condo il quale largomentazione di VI 5 [23], 4.17 ss. si riferisce allunit dellintelligibile, non al
primo principio, lUno superiore allessere e al pensiero. Per una diversa interpretazione, cfr. A.
Longo, Lassimilation originale dAristote dans le trait VI.5 [23] de Plotin, tudes Platonicien-
nes, III (2006), pp. 155-194, in particolare p. 171.
20 Riccardo Chiaradonna
18
Plotino usa molto spesso la formula homou panta, di origine anassagorea (cfr. Anax., fr.
1 D.-K.), per caratterizzare la molteplicit perfettamente unificata del mondo intelligibile: cfr. III
6 [26], 6.23, V 3 [49], 15.21, VI 7 [38], 33.8, etc.
19
Si veda in proposito C. Tornau, Wissenschaft, Seele, Geist. Zur Bedeutung einer Analogie
bei Plotin (Enn. IV 9, 5 und VI 2, 20), Gttinger Forum fr Altertumswissenschaft, I (1998),
pp. 87-111.
Lanalogia del cerchio e della sfera in Plotino 21
E lIntelletto , come intero, tutte le Forme, mentre ogni singola Forma un singo-
lo Intelletto, come la scienza intera tutti i teoremi, mentre ciascuno parte della
scienza intera, non come se fosse spazialmente distinto, ma perch ciascuno pos-
siede una potenza nellintero (V 9 [5], 8.3-7).
20
Unargomentazione del tutto parallela si trova in V 8 [31], 9.7-14 dove Plotino, per co-
gliere la natura delluniverso intelligibile, invita a formare la rappresentazione di una sfera lumino-
sa che contiene tutto in s stessa, spogliandola per di ogni massa. Su queste linee cfr. S. Rappe,
Reading Neoplatonism: Non-Discursive Thinking in the Texts of Plotinus, Proclus and Damascius,
Cambridge, University Press, 2000, pp. 103-106, le cui analisi non sono per sempre convincenti:
cfr. le recensioni di P. Remes, Bryn Mawr Classical Review, VII (2002), p. 33 e C. Steel, Neue
Forschungen zum Neoplatonismus (1995-2003). Teil 2, Allgemeine Zeitschrift fr Philosophie,
XXIX (2004), pp. 225-247, spec. pp. 241-246.
22 Riccardo Chiaradonna
21
Questo passo stato fatto oggetto di esame approfondito da Tornau, Wissenschaft, See-
le, Geist cit., pp. 106-109, al quale rinvio per un dettagliato confronto tra la terminologia usata
da Plotino e il suo retroterra aristotelico. Rispetto a Tornau, tenderei a sottolineare maggiormen-
te la distanza di queste linee rispetto alla concezione aristotelica del rapporto genere/specie: cfr.
R. Chiaradonna, Plotino, Roma, Carocci, 2009, pp. 66.
Lanalogia del cerchio e della sfera in Plotino 23
Si gi osservato che Plotino non usa lanalogia del cerchio senza qua-
lificazioni: oltre alle propriet geometriche che corrispondono a caratteri
propri dellintelligibile, egli enuncia anche gli elementi (in particolare las-
senza di estensione) che distinguono i principi metafisici da ogni approssi-
mazione geometrica. Questo aspetto merita di essere approfondito. In VI
5 [23], 5.1, lanalogia del cerchio introdotta come uno strumento del ra-
gionamento (logos), volto al fine di ottenere chiarezza (saphneias heneka)
circa la struttura della molteplicit intelligibile. Se qualcosa richiamato in
quanto maggiormente chiaro ed esplicito rispetto a qualcosaltro, esso do-
22
Tornau, Plotin. Enneaden VI 4-5 [22-23] cit., p. 374.
24 Riccardo Chiaradonna
23
Su questi argomenti rinvio a due importanti studi recenti: cfr. Remes, Plotinus on Self cit.,
pp. 125-175; E. K. Emilsson, Plotinus on Intellect, Oxford, Clarendon Press, 2007.
24
Noi (hmeis) ha un uso quasi tecnico in Plotino (per lorigine del quale cfr. Plato, Alc.
I, 128 e): il pronome designa la condizione della nostra anima che governa la sua generale atti-
vit e con la quale noi ci identifichiamo. Questa nozione stata al centro di vari studi recenti:
cfr. G. Aubry, Plotin: Trait 53 (I, 1), Paris, Cerf, 2004; C. Marzolo, Plotino: Che cos lessere
vivente e che cos luomo? I 1[53], prefazione di C. DAncona, Pisa, Plus, 2006; Remes, Plotinus
on Self cit. Maggiori dettagli in R. Chiaradonna, Plotino: il noi e il Nous (Enn. V 3 [49], 8,
37-57), in Le moi et lintriorit. Philosophie, Antiquit, Anthropologie, d. par G. Aubry, F. Ilde-
fonse, Paris, Vrin, 2008, pp. 277-293.
25
Cito la traduzione di C. Marzolo, Plotino: Che cos lessere vivente e che cos luomo?
cit.
Lanalogia del cerchio e della sfera in Plotino 25
sostiene che lanima accoglie i riflessi dellIntelletto che la illumina; tali ri-
flessi delle forme sono usati come canone del giudizio. Daltra parte, seb-
bene lanima tragga dallIntelletto la sua capacit di giudicare, essa non ri-
volge la propria attivit verso le forme intelligibili, ma verso oggetti esteriori
(ta ex: V 3 [49], 3.17), ossia verso i corpi.26 Diversamente da quel che ac-
cade per lIntelletto, la conoscenza discorsiva di altro; essa non n au-
to-riflessiva n auto-validante. Il rapporto tra pensiero discorsivo e intui-
zione intellettuale uno tra i punti pi difficili e controversi della filosofia
di Plotino. I due tipi di conoscenza sono spesso distinti nelle Enneadi, ma
non deve trarsi da questo la conclusione che essi siano senza relazione re-
ciproca. Plotino insiste sul fatto che lattivit discorsiva dellanima deve in
qualche modo anchessa essere riportata allIntelletto, dal quale dipende: in
questo senso, il pensiero discorsivo pu essere concepito come lespressio-
ne (ancorch inadeguata) e il dispiegamento dei molteplici contenuti che si
trovano tutti insieme nellIntelletto. Il ragionamento dellanima una di-
minuzione (elattsis) dellIntelletto (IV 3 [27], 18.4); essa come un Intel-
letto che, per, vede qualcosaltro (III 8 [30], 6.25-26). LIntelletto, dal-
tra parte, non perfettamente semplice (come lUno superiore allessere e
al pensiero), ma comporta inevitabilmente la molteplicit, che condizione
necessaria per ogni tipo di pensiero;27 la molteplicit del pensiero noetico
per unificata nel modo pi completo, mentre la molteplicit del pensie-
ro discorsivo implica successione e dispersione.
Il presupposto sul quale si fonda luso dellanalogia del cerchio in VI
5 [23], 5 , dunque, il seguente: la struttura uni-molteplice delle sostan-
ze intelligibili ordinariamente inaccessibile al nostro ragionamento, che
non pu non implicare una molteplicit di contenuti esteriori luno allal-
tro. Daltra parte, anche su questo piano, che comporta una molteplicit
non perfettamente unificata, possibile trovare degli elementi che presen-
tano caratteri analoghi a quelli delle sostanze intelligibili e ne costituiscono
la massima approssimazione possibile al livello della ragione discorsiva. La
strategia argomentativa di Plotino consiste nel richiamare le approssimazio-
ni discorsive della struttura uni-molteplice dellintelligibile, invitando a fis-
sare su di esse lattenzione per esercitare le nostre facolt cognitive al pen-
siero di qualcosa la cui struttura eccede ci che possiamo ordinariamente
conoscere. Inoltre, Plotino enuncia i caratteri che dividono ogni appros-
simazione discorsiva rispetto al contenuto noetico che essa destinata ad
esprimere. In effetti, non basta considerare le propriet del cerchio per co-
26
Sul carattere esterno del corpo rispetto allanima e al vero s, cfr. Remes, Plotinus on
Self cit., p. 198.
27
Su questo si veda ancora Remes, Plotinus on Self cit., p. 129-134.
26 Riccardo Chiaradonna
gliere la struttura delle realt intelligibili: occorre anche tener presente che
nelle sostanze intelligibili soppressa ogni estensione ed tolta la quanti-
t; non si avranno dunque molte linee unificate in un solo centro, ma pi
centri unificati in un solo centro. Questultima considerazione suscita tut-
tavia notevoli interrogativi e conduce a due distinte questioni: 1) qual il
valore e quali sono i limiti delle analogie matematiche usate da Plotino? 2)
pi in generale, qual il valore che egli assegna allanalogia per cogliere la
natura degli intelligibili?
La risposta al primo quesito non semplice. In effetti, gli esegeti hanno
talora collegato Plotino alla tradizione del platonismo matematico e pitago-
rizzante che trae origine dalla prima Accademia: luso di analogie matema-
tiche, come quella del cerchio, e lallusione a nozioni tipiche delle cosiddet-
te dottrine non scritte di Platone (in particolare quella di diade indefinita)
paiono condurre verso simili conclusioni.28 Rispetto a siffatte interpretazioni,
tuttavia, mi pare che sia necessaria la massima prudenza. In realt, la pre-
senza di dottrine matematiche o matematizzanti nella metafisica plotiniana
, a ben guardare, piuttosto marginale e si limita sostanzialmente alla ripre-
sa de-contestualizzata di termini e nozioni tratte dalle principali autorit fi-
losofiche (in particolare Platone e Aristotele, dai cui resoconti sulle dottri-
ne platonico-accademiche Plotino sembra in buone parte dipendere).29 Un
esempio efficace dello scarso ruolo della matematica nella filosofia di Plo-
tino dato dalla sua ricezione del Timeo. Esso senza alcun dubbio uno
tra i dialoghi di Platone pi importanti per Plotino e la sua presenza nel-
le Enneadi costante. Daltra parte, tutto il retroterra matematico del Ti-
meo pressoch assente: la struttura matematica dellanima o la dottrina
dei poliedri regolari non svolgono un ruolo importante nella ricezione plo-
tiniana di questo dialogo. Diversamente da Platone,30 Plotino molto espli-
cito sul fatto che lanima non una realt quantitativa: in essa tutto e par-
te sono connessi secondo un modo che eccede non solo ci che proprio
delle realt sensibili, ma anche ci che proprio dei numeri e delle gran-
dezze geometriche, nei quali necessariamente lintero diventa minore se lo
si divide in parti, e le parti sono, singolarmente prese, minori dellintero
(IV 3 [27], 2.25-27). Emerge in simili passi una linea di pensiero piutto-
28
Lo studio di riferimento per questa interpretazione H.-J. Krmer, Der Ursprung der Geist-
metaphysik. Untersuchungen zur Geschichte des Platonismus zwischen Platon und Plotin, Amster-
dam, Schippers, 1964, pp. 297-311, 342, etc., rispetto al quale vanno viste le precisazioni di T. A.
Szlezk, Platon und Aristoteles in der Nuslehre Plotins, Basel-Stuttgart, Schwabe, 1979, pp. 113-
119. Per una discussione pi recente, cfr. Ch. Horn, Plotin ber Sein, Zahl und Einheit: Eine Stu-
die zu den systematischen Grundlagen der Enneaden, Stuttgart-Leipzig, Teubner, 1995.
29
Cfr., per maggiori dettagli, Chiaradonna, Plotino cit.
30
Cfr. supra, n. 4.
Lanalogia del cerchio e della sfera in Plotino 27
31
Si veda in proposito Burnyeat, Plato on Why Mathematics is Good for the Soul cit.
28 Riccardo Chiaradonna
32
Cito la traduzione di M. Vegetti in Platone. La Repubblica, vol. V: Libro VI-VII, a cura di
M. Vegetti, Napoli, Bibliopolis, 2003.
33
Una chiara presentazione del problema, con dettagliata rassegna delle principali interpre-
tazioni, si trova in M. Vegetti, Megiston mathema. Lidea del buono e le sue funzioni, in Plato-
ne. La Repubblica, vol. V cit., Napoli, Bibliopolis, 2003, pp. 253-286.
Lanalogia del cerchio e della sfera in Plotino 29
34
Cfr. Plato, Parm., 131 b. Si veda Tornau, Plotin. Enneaden VI 4-5 [22-23] cit., pp. 14-18.
35
Cfr. C. DAncona, AMORphON KAI ANEIDEON. Causalit des formes et causalit de
lUn chez Plotin, Revue de Philosophie Ancienne, X (1992), pp. 71-113.
36
Cfr., su queste linee, R. Chiaradonna, Platonismo e teoria della conoscenza stoica tra II e
III secolo d.C., in Platonic Stoicism-Stoic Platonism, ed. by M. Bonazzi, Ch. Helmig, Leuven, Uni-
versity Press, 2007, pp. 209-241, spec. pp. 234-238.
30 Riccardo Chiaradonna
38
Cfr. R. Chiaradonna, Sostanza movimento analogia. Plotino critico di Aristotele, Napoli,
Bibliopolis, 2002, pp. 227-305.
39
A. H. Armstrong, Emanation in Plotinus, Mind, XLVI (1937), pp. 61-66, spec. p. 61.
40
Esiste un ampio dibattito tra gli studiosi su questa dottrina, le sue fonti e il suo significa-
to: per maggiori dettagli, cfr. C. DAncona et alii, Plotino, La discesa dellanima nei corpi (Enn.
IV 8 [6]). Plotiniana Arabica (pseudo-Teologia di Aristotele, capitoli 1 e 7; Detti del Sapiente Gre-
co, Padova, Il Poligrafo, 2003; A. Linguiti, La felicit dellanima non discesa, in Antichi e moder-
ni nella filosofia di et imperiale, a cura di A. Brancacci, Napoli, Bibliopolis, 2001, pp. 213-236:
entrambi gli studi danno ampie informazioni sul dibattito precedente. Sugli aspetti epistemolo-
gici, cfr. R. Chiaradonna, La dottrina dellanima non discesa in Plotino e la conoscenza degli in-
telligibili, in Per una storia del concetto di mente, a cura di E. Canone, vol. 1, Firenze, Olschki,
2005, pp. 27-49.
32 Riccardo Chiaradonna
41
Cfr. Chiaradonna, Plotino: il noi e il Nous cit.
42
Cfr. IV 8 [6], 1.1-11. Su queste linee, molto famose e commentate, cfr. il commento ad
loc. in DAncona et alii, Plotino, La discesa dellanima nei corpi cit.
43
Si vedano gli studi citati supra, n. 40.
44
Sul dibattito posteriore a Plotino cfr. C. Steel, Il S che cambia. Lanima nel tardo Neo
platonismo: Giamblico, Damascio e Prisciano, ed. it. a cura di L. I. Martone, Bari, Edizioni di Pa-
gina, 2006.
Lanalogia del cerchio e della sfera in Plotino 33
mente fa uso del linguaggio, restando pertanto entro i limiti del pensiero
discorsivo. Una simile osservazione costituisce senza dubbio una possibile
obiezione rispetto al progetto filosofico plotiniano (la cui praticabilit evi-
dentemente controversa), ma non costituisce in alcun modo una caratteriz-
zazione corretta di esso. Se, infatti, giusto notare che, nel momento in cui
Plotino descrive lIntelletto mediante il linguaggio, egli non pu non ricor-
rere alla ragione discorsiva, invece del tutto sbagliato concludere da que-
sta constatazione che per Plotino il pensiero necessariamente condizionato
dalla discorsivit e dal linguaggio. Come si visto a proposito dellanalo-
gia del cerchio, Plotino ragiona in modo esattamente inverso: non il lin-
guaggio a imporre i propri limiti alla comprensione dellintelligibile, ma
la comprensione dellintelligibile a regolare il linguaggio rendendo possibi-
le a esso di esprimere, per quanto possibile, una conoscenza extra-linguisti-
ca ed extra-discorsiva. Plotino mostra, in realt, una certa insofferenza ri-
spetto ai limiti imposti dallespressione linguistica. In VI 4 [23], 2.6-12, ad
esempio, dopo aver osservato che il mondo visibile nel tutto intelligibile,
egli richiama lobiezione secondo cui essere in non pu essere inteso nel
suo senso pi naturale, quello di essere in un luogo, giacch il tutto intel-
ligibile non corrisponde a nessuna delle definizioni accettate di luogo. A
questo Plotino ribatte, molto semplicemente, che non bisogna prestare at-
tenzione alla formulazione linguistica (la quale pu ben essere fuorviante),
ma badare al senso di ci che viene detto: tn tou onomatos apheis katgo-
rian ti dianoiai to legomenon lambanet (VI 4 [22], 2.11-12).
Non dunque il linguaggio che detta la norma al pensiero, ma il pen-
siero che detta la norma al linguaggio selezionando e correggendo luso di
esso in accordo alla comprensione intellettuale dellessere intelligibile. La
struttura del Nous in s stessa extra-linguistica e una conoscenza adegua-
ta di essa dovrebbe fare a meno del linguaggio; ogni sua traduzione in pa-
role risulta inevitabilmente non del tutto appropriata.45 Non a caso, quan-
do Plotino introduce la trattazione dei cinque generi sommi secondo i quali
si articola la molteplicit noetica egli invita insistentemente a guardare
lIntelletto per conoscerne la natura propria: Fissa, dunque, lo sguardo
sullIntelletto, alla sua purezza, e guardalo, tutto a lui intento, guardalo s,
45
Ci vale anche per lUno, il primo principio superiore allessere il quale per, diversa-
mente dallIntelletto, assolutamente semplice e non tale da poter essere colto mediante il pen-
siero, neanche mediante il pensiero non discorsivo ed extra-linguistico del Nous. Lo stesso Uno
non tale da conoscere s stesso; esso non ha n pensiero n coscienza di s (cfr. V 6 [24], 5.4-
5; V 3 [49], 13.11-12; VI 9 [9], 6.48-50). Lanima si unisce allUno svuotandosi di ogni contenu-
to e di ogni forma. In tal modo, essa si rivolge allUno e si rende posseduta da esso (VI 9 [9],
7.16 ss.) (gli interpreti dibattono sulla possibilit che lanima conservi la propria identit in que-
sta esperienza: cfr. Remes, Plotinus on Self cit., pp. 246-253).
34 Riccardo Chiaradonna
ma non con gli occhi (VI 2 [43], 8.5-7). La discussione che segue sembra
essere nientaltro se non la traduzione linguistica (e inevitabilmente limita-
ta) di una simile visione, lacquisizione della quale presentata come un
requisito indispensabile per la comprensione della dottrina esposta nella li-
nee successive. In V 8 [31], 6 Plotino esprime efficacemente linadeguatezza
del linguaggio rispetto alla struttura uni-molteplice dellIntelletto, elogian-
do i sapienti egiziani che, quando intendevano esprimere qualcosa sapien-
temente (dia sophias) non si servivano di forme di lettere che imitano lor-
dine delle parole e delle proposizioni, ma disegnavano [] delle figure e
incidevano nei templi una figura particolare per ogni cosa, mostrando las-
senza di uno svolgimento discorsivo (V 8 [31], 6.5-7).
In conclusione di questo contributo, opportuno richiamare sintetica-
mente un dibattito che, alcuni decenni fa, anim gli studi plotiniani. In un
celebre articolo, Werner Beierwaltes sottoline il valore reale e metafisi-
co delle analogie in Plotino (in particolare lanalogia della luce), sostenen-
do che esse non vanno intese come la mera trasposizione allintelligibile di
caratteri propri dei sensibili.46 Al contrario, dallintelligibile che le analo-
gie traggono la loro validit: la luce intelligibile luce vera, autentica ed
fondamento della luce sensibile, che il suo analogo e della quale essa
principio. A Beierwaltes si oppose Rein Ferwerda, il quale sostenne che in
Plotino le analogie e le metafore plotiniane hanno un valore esclusivamente
empirico, illustrativo e pedagogico; esse sono un mero procedimento dialet-
tico e non la descrizione adeguata di ci a cui vengono applicate.47 La que-
stione stata sinteticamente ripresa, in tempi recenti, da Christian Tornau,
che ha opportunamente caratterizzato la posizione di Plotino come tale da
giustificare, a seconda del punto di vista adottato, conclusioni opposte: da
un lato unimmagine (eidlon) sempre soltanto unimmagine apparente
dellessere vero, dallaltro una comparazione tra immagine e archetipo non
un semplice ausilio retorico, poich limmagine, in quanto tale, possiede
un legame indissolubile con la realt.48
Simili considerazioni sono perfettamente corrette, ma sono forse suscet-
tibili di alcune integrazioni. In effetti, lesemplarismo plotiniano ha caratte-
ri peculiari, che lo rendono diverso da altre forme di esemplarismo formu-
late nella tradizione platonica. In particolare, Plotino, molto pi che altri
46
Cfr. W. Beierwaltes, Plotins Metaphysik des Lichtes, Zeitschrift fr Philosophische For-
schung, XV (1961), pp. 334-362, rist. in Id., Die Philosophie des Neuplatonismus, hrsg. von C.
Zintzen, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 1977, pp. 75-117.
47
Cfr. R. Ferwerda, La signification des images et des mtaphores dans la pense de Plotin,
Groningen, J. B. Wolters, 1965, pp. 6-8.
48
Cfr. Tornau, Plotin. Enneaden VI 4-5 [22-23] cit., p. 374.
Lanalogia del cerchio e della sfera in Plotino 35
49
G. Catapano, Plotino. Sulle virt. I 2 [19], prefazione di J. M. Rist, Pisa, Plus, 2006, p. 22.
50
Cfr. F. Regen, Formlose Formen. Plotins Philosophie als Versuch, die Regreprobleme des Pla-
tonischen Parmenides zu lsen. Gttingen, Vandenhk & Ruprecht, 1988. Sulla negazione dellau-
to-replicazione delle idee in Plotino si veda C. DAncona, AMORPHON KAI ANEIDEON cit.
51
Cfr. R. Chiaradonna, Il tempo misura del movimento? Plotino e Aristotele (Enn. III 7 [45]),
in Platone e la tradizione platonica. Studi di filosofia antica cit., pp. 221-250.
STAMPATO DALLA
TIFERNO GRAFICA CITT DI CASTELLO
NOVEMBRE 2012