Per tutto il Medioevo, lartista era stato sempre considerato quale un
artigiano, persona, cio, la cui abilit era soprattutto manuale. Secondo una distinzione, che risale sicuramente a tempi molto antichi, le arti erano divise in liberali e meccaniche: le prime erano quelle che si affidavano soprattutto al pensiero e alla parola, le secondo implicavano invece una manipolazione della materia. Mentre quindi le prime erano arti puramente intellettuali, le seconde comportavano il possesso di una tecnica e una precisa abilit manuale. In sostanza, con termini pi attuali, potremmo definire i primi degli intellettuali, i secondi degli operai. Ovviamente, da un punto di vista sociale, i primi erano tenuti in maggior considerazione rispetto ai secondi. Le arti figurative erano annoverate tra quelle meccaniche: i pittori e gli scultori potevano anche essere degli analfabeti (e spesso lo erano) tanto a loro non era chiesta alcuna attivit di pensiero. Essi dovevano solo possedere labilit tecnica per saper eseguire quello che il committente gli chiedeva. Ed infatti, la paternit dellopera darte, nel Medioevo, veniva considerata pi del committente che non dellartista che laveva realizzata. Questa situazione and evolvendosi nel tempo, quando il fare arte divenne una tecnica sempre pi evoluta, al punto che la capacit dellartista non poteva essere vista come quella di un semplice operaio che possiede solo abilit manuali. Gi nel Trecento, con Giotto, ad esempio, assistiamo ad una crescita straordinaria della considerazione sociale di cui gode ora lartista. Ma soprattutto con laffermarsi del Rinascimento che levoluzione della figura dellartista compie il grande salto: da questo momento in poi, anche lartista rivendicher per se il ruolo di intellettuale. Nel corso del Rinascimento, anche il luogo dellartista cambia: non pi quello della bottega, ma quello della corte. Molti artisti lavorano direttamente alle dipendenze dei signori che governano i piccoli stati, in cui la penisola si divide in questo secolo. Alla figura del principe-mecenate, fa da corollario quella dellartista cortigiano. E nella corte di un principe lartista viene a contatto con tutti i maggiori rappresentati dellintellettualit del tempo: poeti, scrittori, filosofi, matematici, e cos via. Cos avvenne a Firenze con i Medici, a Mantova con i Gonzaga, a Urbino con i Montefeltro, a Ferrara con gli Este, a Milano con i Visconti e con gli Sforza. Anche Roma divenne una sorta di corte principesca, dopo il ritorno del Papa dal periodo avignonese, conclusosi nel 1377. Il Papa si rapport con gli artisti, applicando mecenatismo. La posizione dominante di Roma come fulcro artistico, si svilupp sempre pi, per trasformarsi nel corso del 1500 nella capitale indiscussa dellarte italiana. Nel corso del 1400, per, fu sempre Firenze la citt dove maturarono le pi grandi personalit artistiche. Questo avvenne solo grazie al mecenatismo di Lorenzo dei Medici, chiamato anche per questo Lorenzo il Magnifico, alla cui signoria incrociarono e presero forma le pi elevate personalit artistiche di tutto il Rinascimento italiano. Nel campo dellarchitettura, poi, il salto stato radicale. Prima la figura dellarchitetto neppure esisteva, ma a dirigere e coordinare i lavori di un cantiere medievale era quella figura che potremmo definire di capomastro: un muratore, cio, che aveva pi esperienza degli altri. Nel Rinascimento larchitetto assume tuttaltra veste: egli ormai un professionista, nel senso moderno del termine, che conduce la sua attivit attraverso lo studio teorico e la elaborazione progettuale. Grazie ai nuovi strumenti progettuali offerti dal disegno, egli conduce la sua attivit prevalentemente a tavolino. Non infrequente, infatti, che importanti realizzazioni architettoniche siano state concluse da altri, anche dopo la morte dellideatore, perch i progetti definivano compiutamente lopera da realizzare. Il disegno come strumento La pi grande innovazione avutasi in campo artistico nel periodo del Rinascimento, crogiolo di altre innovazioni, fu il disegno. Solo da questo periodo in poi gli artisti imparano di fatto a disegnare: imparano cio a disegnare per raffigurare le proprie idee. Trasformano il disegno in un autorevole strumento, capace di creare di tutto: cose, rappresentazioni e spazi. Da qui in poi il disegno diventa lo strumento progettuale, per materializzare le proprie idee, per fissarle e consegnarle intatte. Gli antichi greci avevano realizzato un loro particolare sistema progettuale: gli ordini architettonici. Con gli ordini loro avevano fissato un insieme di regole per proporzionare gli elementi che componevano ledificio. Rispettando quelle regole si era sicuri di giungere ad un risultato valido sia da un punto di vista estetico che statico. Questo strumento progettuale possiamo definirlo di dimensionamento. Il disegno invece uno strumento progettuale che possiamo definire di visualizzazione: esso mi consente di visualizzare, cio di vedere, il risultato finale, prima di realizzare lopera. Oggi abbiamo altri strumenti progettuali, molto pi potenti, quali il computer, la tridimensionalit virtuale, e cos via, ma si tratta pur sempre di strumenti di visualizzazione. Mi permettono, cio, di vedere lopera che dovr realizzare come se gi esistesse. La scoperta del disegno quale strumento progettuale, port ad una conseguenza inedita: fu possibile, per lartista, scindere il momento dellideazione da quello dellesecuzione. Allartista poteva anche bastare fare il disegno dellopera che intendeva realizzare: la realizzazione poteva anche affidarla ad altri i quali, grazie ai disegni avuti, divenivano dei semplici esecutori materiali di quanto ideato dallartista. La scissione dellideazione dallesecuzione fu gravida di conseguenze nuove soprattutto nellarchitettura, la quale da questo momento in poi, non ha pi riunito i due momenti. Ma fu una situazione nuova anche per le altre arti figurative: anche nella scultura e nella pittura il maestro, spesso, si limitava a disegnare (progettare) lopera: lesecuzione materiale era poi affidata agli aiuti e ai collaboratori.