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IL LESSICO FILOLOGiCO
DEGLI UMANlSTI
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SUSSIDI ERUDITI
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SILVIA RIZZO
IL LESSICO FILOLOGICO
DEGLI UMANISTI
ROMA 1973
EDIZIONI DI STORIA E LETTERATURA
IlDWONI Cl STORIA l U'l'TEIlATUIlA
Il.-. _ Vi> I '...... ,I
Alla memoria
di mio padre
PREFAZIONE
1. Isid. orig. 6, 13, 2 volumen liber est a volvendo dictus, sicut apud Hebraeos
volumina Legis, volumina Prophetarum. Isidoro ha probabilmente suggerito al Valla
anche l'accenno ai rotoli ebraici.
2. Sul libro in forma di rotolo presso gli Ebrei nell'antichit vd. Dziatzko,
RE. III 946, 15ss.; Koep, Reallex. fiir Ant. und Christ. II 668 e 681 (suII'attardarsi
di questa forma di libro presso gli Ebrei).
3. Plin. nato 13, 69 antea non fuisse chartarum usum. In palmarum foliis primo
scriptitatum, dein quarundam arborum libris; Hier. ep. 8, I ante chartae et membranarum
usum, aut in dedolatis e ligno codicellis aut in corticibus arborul1l mutua epistolarum adlo-
quia missitabant. Unde ... scriptores a libris arborum librarios vocavere; Servo Aen.
II, 554 liber dicitur interior corticis pars . .. Unde et liber dicitur, in quo scribimus,
quia ante usurn chartae vel membranae de libris arborum volumina <.febant, id est> com-
paginabantur; Isid. orig. 6, 13. 3 liber est interior tunica corticis . .. unde et liber dicitur
in quo scribimus, quia ante usum cartae vel membranarum de libris arborum volumina
.febant, id est compaginabantur (cf. anche Cassiod. varo II, 38; orthogr., Gramm. Lat.
VII 213, IISS. K.). Con questi cortices arborum spesso identificato in et umani-
stica il papiro; vd. p. 28.
4. Complicabant pu esser nato da un fraintendimento di compaginabantur di
Servio-Isidoro.
CODICE E LIBRO A STAMPA 5
rum non mi del tutto chiaro: forse il Valla pensa allo sfogliare
le pagine di un libro quasi come ad un evolvere nel senso di 'sbro-
gliare, districare' ?). Ora si usa evolvere libros o auetores nel senso
di leetitare. Non nego, conclude il Valla, che si adoperi libri per
eodiees e anche liber al singolare per un codice quanto si voglia gran-
de; ma non corretto dire liber Homeri per indicare l" opera' di
Omero.
Il Valla dunque forse il primo a porsi una questione tuttora
dibattuta dagli studiosi, cio se gli antichi usassero liber al singolare
per un'opera in pi libri 1: e risponde negativamente. Finisce poi
coll'ammettere (in contrasto con la pi recisa negazione iniziale,
che includeva, come appare dall'esempio dell'immaginario codice
di Didimo, anche il libro in senso materiale) l'uso di liber al singolare
per indicare il 'codice', cio per il libro considerato neI suo aspetto
concreto, ma ribadisce che non corretto liber (o volumen) per
un'opera di pi di un libro. Al capitolo delle Elegantiae il Valla si
richiamer poi criticando un passo di una lettera di Poggio (in Pog.
p. 314): redegi in parvum volumen nonnullas epistolas quas olim ad
te scripsi ... ) (Poggio ep. p. 289 Wilm.): iam volumen pro opere
multorum librorum... ostendi non latine dici.
La discussione del Valla testimonia indirettamente l'uso da lui
impugnato, cio liber o volumm al singolare per indicare un'opera
anche di pi di un libro; e difatti non ne mancano esempi: Petrarca
fam. 24, 7, 5 (indirizzata a QuintiIiano) Oratoriarum institutionum
liber. .. venit ad manus meas; nelle dedicatorie delle Fami/iares e
delle Seni/es il Petrarca d come titolo della prima raccolta Familia-
rium rerum liber, sebbene l'opera sia divisa in ventiquattro libri, di-
visione che par certo risalga al Petrarca stesso: liber sinonimo di
opus, come appare evidente da fam. 24, 13, 2SS. (Rossi, pref. a Pe-
trarca !am. p. XI n. I); Salutati ep. I p. 157 destinato Macrobium De
Saturnalibus quia illum librum nunquam completum habui; Poliziano
mise. I 7 p. 521 alludit... ad Calvi poetae versiculos in Pompeium de
queis ita est apud Senecam in libris oratorum et rhetorum ecc.: se qui
usato il plurale, poco pi oltre la stessa opera designata con liber:
p. 522 quoniam autem Uber hie Seneeae, quem adducimus, rarissimus adhue
inventu, propterea quasi novum dignati sumus hune loeum nostris eom-
mentationibus; ep. I, 18 p. 25 (risponde a una lettera di Pomponio
Leto, ibid. I, 17 p. 24s., con cui questi gli aveva chiesto indietro
Lucretii libros): Lueretium Petreio dedi quem tibi iam redderet ... Di-
latus hie in quadriennium liber est, qui vel triduo poterat absolvi; Petrarca
Jm. 21, IO, 61 (Cicero) volumine integro deorum naturam traetat; 24,
13, 38 hie liber (cio la raccolta delle Familiari) satis crevit nee, nisi
iusti voluminis meta trascenditur, plurium eapax est (si noti la sino-
nimia di Uber e volumen usati entrambi nel senso di opus); Poliziano
mise. I I p. 5 I I Simplicius ubi Aristoteleum paris argumenti volumm
interpretatur (il De anima in tre libri). Liber usato, come gi nel
latino classico, anche per indicare le suddivisioni dell'opera. A volte
sembra essere una partizione ampia che pu a sua volta suddividersi
in traetatus e capitula: Gasp. Barzizza, lett. al Corner in Sabbadini,
Storia 81: divisi ... singulos libros in traetatus et eapitula (cf. p. 263).
Il Petrarca, viro ill., Scipio II, 14ss., rivolgendosi ai viri illustres
di cui la sua opera tratta, scrive: nee invideant nee moleste jrant si
miehi historieo in opere librum unum Scipio meus tenet, qui in Pyerio
(l'Africa) tenet omnes. Le singole vite sono dal Petrarca definite
traetatus: quella di Scipione, molto pi ampia e, a differenza delle
altre, suddivisa in dodici capitoli, costituisce evidentemente un
liber, cio una partizione pi ampia del traetatus: gli altri viri, dice
il Petrarca, non se ne abbiano a male se nell'opera storica occupa
un intero libro quello Scipione cui erano dedicati tutti i nove
libli dell' Africa.
Volumen nel senso di suddivisione dell'opera nell'antichit con-
servava sempre il riferimento alla partizione dell' opera in rotoli
(Dziatzko, RE. III 940, 60ss.); in et umanistica ha perduto natural-
mente ogni riferimento materiale e quindi, quando usato in questo
senso, pienamente sinonimo di libero Ne d qualche esempio:
Petrarca seno 15, 7 p. 1059 (Livius) divino... stylo summaque dili-
gentia. .. opus illud immensum totius ab origine Romanae historiae een-
tum quadraginta duobus voluminibus explieasset; Guarino ep. 403, IO
tuas humanissimas nuper aceepi litteras, eo gratiores quod una et Mariot-
tanas afferebant epistulas, quae magna me impleverunt spe habendi quan-
doque Servii, quandoquidem iam sexti metam voluminis attigit (il co-
pista Mariotto Nori era intento a trascrivere per Guarino il com-
mento di Servio a Virgilio); Poliziano mise. I 18 p. 545 Cicero ...
CODICE E LIBRO A STAMPA 7
l. In ep. 439 col. 561 scrive invece: XVI Prophetas in uno c o r p o re. Per cor-
pus nella terminologia libraria Thes. /. L. IV 1020, 62SS.; Birt 36ss. e 503; Watten-
bach 152.
8 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
TEXTUS
bach 297 n. 2). Inoltre textus usato per indicare vari aspetti mate-
riali del libro: derivato da tegere anzich da texere indica la legatura
(Wehmer 171); un formato assai usato viene indicato con modus
textus, textualis (Wehmer ibid.). Infine la parola textus passa a indi-
care la scrittura in cui scritto il testo, un'accurata e leggibile li-
braria, contrapposta alla scrittura d'uso corrente delle glosse, delle
lettere e dei documenti; in questo senso pu ricevere varie specifi-
cazioni: textus quadratus, semiquadratus, abscisus, rotundus, bastardus,
bifractus (Du Cange s. v. textus e scriptura; Wattenbach 297, 489,
490; Wehmer 17ISS.).
IO IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
L Vd. ad es. inv. Visconti 4, 9,53,55,59,65; inv. Mansueti 3, 28, 32, 34, 131.
CODICE E LIBRO A STAMPA II
TITOLO
CARTA E PERGAMENA
Dopo aver prevalso sul papiro nel corso del IV sec. d. C., la
pergamena fu il principale materiale scrittorio del medioevo e tale
continu ad essere, in campo librario e per i manoscritti, anche
in et umanistica, nonostante la larghissima diffusione acquistata
contemporaneamente dalla carta. Si scrivono di regola su pergamena
i codici eleganti, destinati alla posterit; i manoscritti cartacei sono
non di rado copie provvisorie, di uso personale, scritte manu veloci;
cos ad es. 1'apografo del Festo Farnesiano eseguito dal Poliziano
(Vat. lat. 3368) e ben tre dei quattro manoscritti cartacei che com-
paiono nell'elenco di codici appartenuti a Poggio dato dall'Ullman
(Grigin 27SS.): i Matr. 3678 (gi M 31) e 8514 (gi X 81) e il
Vat. lat. II458 (autografi gli ultimi due; tutti e tre in gotica cor-
siva, mentre i codici scritti da Poggio nella sua elegante umanistica
sono tutti su pergamena) 1. Sia i due codici di Madrid che il Vati-
cano sono copie di codici scoperti da Poggio in terra straniera,
dove certo non c'era n il tempo n la possibilit di eseguire tra-
scrizioni calligrafiche su pergamena. Tali copie su carta eseguite
frettolosamente erano destinate ad essere poi ritrascritte su per-
gamena in bella scrittura: lettera di Lombardo della Seta in
Studies Ullman II 235s. exemplaria in papiro cursim transcripta pa-
rata sunt, si scriptores adessent; Salutati ep. I p. 33os. cito a p. 16;
Poggio ep. 3, 12 p. 209 (al Niccoli,) expecto Valerium Flaccum,
Pedianum et Varronem, quae forsan transcribam, ni distuleris in hie-
mem 2 (Valerio Flacco e Asconio Pediano li aveva gi trascritti
2
18 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
apud priscos etiam per notas et quando primum inventa charta vel mem-
brana). Il Vergilio procede principalmente sulla falsariga di Plin.
nato 13, 68ss., ripetendone non di rado le parole alla lettera, ma non
mancano citazioni da altri classici. Dopo aver ricordato vari altri
materiali scrittori, il Vergilio si sofferma sull'origine del papir()
(papyrus, charta) e della pergamena (p. 145ss.). Interessante l'accenn()
alla carta di stracci che posteriore al papiro di Cl 'i ha ereditato i
nomi (papyrus, charta) e di cui il Vergilio afferma di ignorare l'in-
ventore.
Il Grapaldo dedica alla carta alcune interessanti righe del cap.
9 del L II del suo De partibus aedium, descrivendone la fabbricazione
e dandoci notizie sulle varie specie: C. 04V apud nos hodie charta e
lineis canabinisque pannis veteribus et attritis producitur. Secti in frustula
aqua inspersa per dies XI macerantur et in pila aquaria pilis ferratis mi-
nurim contusi addita calce in alteram transferuntur; exemptos deinde in
aquaria tina cum posuerint, formis aquam transmittentibus in singula ex-
trahunt folia, quae laneis pannis alternatim commixtis proelo calcantur.
aedificioque ad id patulo prius siccata, mox glutino facto ex pellium qui-
squiliis sive ramentis, quae coriarii et membranarii reponunt ad hunc ustlm,
fervefactis intincta, rursus siccata et vitro levigata, aptissima redduntur ad'
tolerandos calamos et atramentum non transmittendum. In hoc Parmenses
chartae sibi principatum vendicarunt, cum in candore prae caeteris Fa-
brianae commendentur. Prima enim chartae datur adorea si non est bi-
bula et atramentum non sorbet: quod si fuerit, siccandae scripturae, ne-
fiant liturae, erit utilis. Fiunt autem plura chartarum genera. Caeteris
omnibus tenuior est epistolis dicata, nomine inde adepto (nel titolett()
marginale charta epistolaris; cf. Mart. 14, I I e Birt 62), quae et
Augusta dicebatur: Plinius in XIII ( 79): nimia quippe Augustae
tenuitas tolerandis non sufficiebat calamis ; et mox ( 8o): Augustae in
epistolis autoritas relicta ), Firmior est libraria, ad libros aptissima... (ri-
corda i due formati l reale' e l imperiale', vd. p. 49). Vilior est
emporetica, quae inutilis scribendo involucra segestrium vice mercibus
praebet (cf. Plin. nato 13, 76).
Per indicare la pergamena gli umanisti usano i termini mem--
brana, pergamena (meno frequente) e charta (con o senza aggettivi
Il De rerum invento usc per la prima volta in tre libri a Venezia nel 1499; nella suc-
cessiva edizione del 1521 l'autore aggiunse altri cinque libri (Hay 52).
CODICE E LIBRO A STAMPA 19
come vitulina, haedina ecc.; vd. p. 25s.). Quanto alla carta, nel me-
dioevo erano stati trasferiti al nuovo materiale i nomi antichi del
papiro progressivamente scomparso dall'uso. Di questi papyrus, in
et umanistica come nel medioevo, non indica mai altro materiale
scrittorio che la carta, tranne i casi in cui ancora usato per l'antico
papiro, mentre charta pu indicare sia la carta che la pergamena
con uso che varia da umanista a umanista (ad es. per il Traversari
e l'Aurispa charta indica sempre la carta, per Poggio di solito la per-
gamena) e perfino nell'ambito dell'usus scribendi di uno stesso autore
(Poggio scrive una volta in chartis papyri. vd. p. 23). Analoga oscil-
lazione, al di fuori dell'ambito umanistico, negli inventari: nell'inv.
Visconti sono in carta i codici membranacei e in papiro quelli car-
tacei (vd. p. 26 e 24); l'inv. Mansueti usa invece carta per entrambi
i materiali aggiungendo opportune determinazioni: 174 in cartis
vitulinis; 131 in cartis membranis; 33 in cartis de membrana; 14 in cartis de
papiro; 86 cartis partim de membrana et partim de papiro. Questi esempi,
cos come la citata espressione in chartis papyri di Poggio, mostrano
con chiarezza che talvolta anche nelle indicazioni di materiale scrit-
torio charta conserva l'altro suo significato di 'foglio' (vd. p. 28ss.)
ed ha quindi bisogno di ulteriori determinazioni.
m e m b r a n a : termine usato per indicare la pergamena nel-
l'antichit (Thes. 1. L. VIII 630, 22SS.) e nel medioevo (Wattenbach
120, 126, 135, 136). Frequentissimo in et umanistica: Petrarca fam.
II, 12. 77 vetustissimis membranis tineas cariemque discutere; 13. IO,
44 omnes qui inertem calamum fuscis agimus membranis; 18, 5, 30
(vd. p. 64); invect. contra med. 2, 40s. qui papiros arte conficitis,
quique tenues in membranas cesorum animalium terga convertitis; Gua-
rino ep. 223, 36 (vd. p. 17); Panormita in Guarino ep. 355, 45 mem-
branarum color ex albo in pallidum diffusus (pergamena ingiallita);
Aurispa ep. 7 p. 14 membranae etiam pulcherrimae sunt; 7 p. 15
litteris pulcherrimis et membranis albissimis; 84 p. 104 e Florentia hic
membranae sunt: si mensuram et numerum ad me mittes. curabo ut quales
petieris habeas; Poggio ep. 2, 2 p. 88 curato ut habeam membranas ad
ea opera transcribenda necessarias; 2, 23 p. 150 (vd. p. 43); 2, 26
p. 153 (vd. p. 43); 2, 27 p. 155; 2, 29 p. 159; 2, 30 p. 161; 2,
31 p. 162; 2, 33 p. 165 (per tutti questi passi vd. p. 328); 2, 36
p. 171 (vd. p. 15 n. I); 3, I p. 187 (vd. p. 14); 3, 12 p. 210
(vd. p. 15 n. I); 3, 20 p. 221 para etiam membranas pro Agellio; 3,
25 p. 261 ego ad te scripsi . .. membranas quas ad me misisti inutiles et
20 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
ineptas esse pro Agellio; 3, 27 p. 264 an est dignum nota censorill qlllJd
scripserim membranas alteras maiusculas alteras paulo minores esse? 3,
28 p. 266 (vd. p. 14); 4, l p. 293 te rogo ut cures de membranis tam
PUnii quam reliquorum voluminum quas 1 ordinaveram apud eum qui
libros ligat; ep. p. 305 Wilm. (vd. p. 53); Traversari ep. 157 col. 215
orationes nostras quod tamdiu desideraris indigne et graviter tuli, quum
praecipue, antequam proficiscerer, absolutas (<< fmite di hascrivere ) in
membranis viderim; 167 col. 226 sexternos duos alios epistolarum nos-
trarum mitto . .. ,. quos oro solicite cures transcribendos ut possint reliquo
volumini inseri quod venustius in membranis Ariminensi episcopo cura-
vimus transcribendum; 242 col. 316 dabatur spes unhts (sc. Testamenti
veteris) in membranis et bonis literis; 277 col. 368 (vd. p. 142); 291
col. 382 (vd. p. 26); 3II col. 408 volumen . .. gratum est, in membranis
et optimis literis; 315 col. 413 (vd. p. 54); 502 col. 618 (vd. p. 137);
502 col. 619 (vd. p. 65); 512 col. 626 (vd. p. 23); Valla Consto
don. 37 p. 33 e 66 p. 57 (vd. p. 24s.); eleg. 4, 85 p. 150 (vd. p. 21).
In ep. 321 col. 420 il Traversari narra di aver visto a Ravenna
un antichissimo codice di Concili in qua Niceni Concilii }idem in
membranis purpureis et aureis literis scriptam legi (cf. anche hod. p. 102;
ora il cod. A 5 della Vallicelliana, vd. p. 165).
Il Salutati usa una volta il diminutivo 111 e m b r a n u l a, ep.
III p. 97 (vd. p. II3) 2.
P erg a m e n a (- u m): nell'antichit il termine pergamena
cominci ad essere usato tardi: il primo esempio nell' Edictum de
pretiis di Diocleziano del 301 d. C. (Birt 52). La parola continu
ad essere usata nel medioevo (Wattenhach 1I7, 469; vd. anche
l'indice sotto le voci parchemin, parchment, pargamina, bergamena:
pergamena graeca indica la carta, Wattenhach 141).
Nel latino umanistico molto meno frequente del sinonimo
membrana: Petrarca, Vat. lat. 3196, c. 7r, Roman 1I9 (nota a Canzo
77 e 78): transcripti isti duo in ordine post mille annos. " et iam Jero-
limus, ut puto, primum quaternum scribere est adortus pergamena pro
I. Cf. Hier. ep. 7, 2 chartam defuisse non puto .. et si aliqui Ptolelllaeus maria
clausisset, tallletl rex Attalus membranas e Pergamo miserat, ut penuria chartae pellibus
pensaretur; ullde pergametlarum tlometl ad hunc usque diem. .. servatulII est.
2. Presso plin. tlat. 13, 70 mox aemulatione circa bibliothecas regI/m Ptolemaei
et Eumenis, supprimellte chartas Ptolemaeo, idem Varro membranas Pergami tradit re-
pertas.
3. Wattenbach I08ss.; Santifaller 40s.
4. Santifller 41, 125s., 136 n. 22.
S. In Petrarca al calamaio si sostituisce l'inchiostro. La traduzione esatta della
nostra espressione la troviamo in una lettera del Salutati, ep. III p. 60 atramentaril/m,
papimm et calamum postiliavi.
22 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
I. Per un uso simile nel latino classico cf. CatulI. 35, I poetae tenero meo
sodali I velim Caeci/io, papyre, dicas.
CODICE E LIBRO A STAMPA 23
I. Ad es. inv. Visconti 52. 59. 67, 89. 9'7, 386. 390 ecc.; inv. Mansueti 13,
46, 47. 279. 440 ecc. (cf. anche 14-17 e 19-21 in cartis de papiro); Piccolomini.
indice p. 139.
CODICE E LIBRO A STAMPA
ciis (' margini ') et litterarum preciosissimis liniamentis, caros habeo nec
apprecio, sed quod pulcra contineant et auctoritate digna. Utinam in eis-
dem cartis et litteris reliquas (sc. epistulas Ciceronis) habeamus, quas scio
jisse in ecclesia Veronensi! E con 1'aggiunta di una specificazione in
ep. II p. 449 volo quod totum illum Platonis librum in cartis hedinis exem-
plari .facias diligenter; si non habentur istic carte, transmittam et quicquid
solveris restiiuam; Guarino ep. 17, 145 e 153 (vd. p. 15); 258, 4 (vd.
p. 52); 423, 7 cupio .. ut chartas illas
o odiligenter inspicias, earum
o
L Uguccione derivo (Vat. Chig. L VIII 289, Co 35vA) item a careo haec carta
qllod careat pilis et carniblls.
2. Si noti l'oscillazione fra le grafie carta e charta. A lIitidi si preferirebbe
lIitidis.
26 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
PAPIRO
1. tma delle coincidenze fra la prima CeIIluria dei Miscellanea del Poliziano
(1489) e le Annotatiotles centllm del Beroaldo (1488), a cui il Poliziano stesso accenna
nella Coronide alla fme dei Miscellatlea, mettendo le mani avanti contro eventuali
accuse di plagio (vd. Perosa nr. 27).
2. Vd. le testimonianze citate a p. 4 n. 3.
3. Sugli umanisti e i papiri eh. Perrat, Les humatlistes amatmrs de papyms.
~ Biblioth. de l'e. des chart. 109, 1951, 173-192.
CODICE E LIBRO A STAMPA 29
codici, rinvia spesso anche alla carta del proprio codice dove si
trova il passo citato: Virgilio Ambrosiano, c. 222r, ad Aen. 12, 144
(Nolhac I 153s.): attende versum sine cesura, non intolerabilis quidem,
sed rare licentie . .. Est et sine cesura ille versus Lucani in 8 (680) : Re-
gibtts hirta coma et g. f d.; qttia pentimemeris qtte videtur cadit in sinalin-
pham. Est et alius in 3 3 carta: Procurrunt Laurentum et ceto cum sequenti
(Aen. 12, 280s.); Paris. lat. 5720 (Curzio Rufo), c. 5V: similis infra
carta 19 in fine (il rimando si riferisce a c. 19V: Nolhac II 96); Paris.
lat. 5054, c. I75r: in libro de temporibus est carta X/P (Nolhac II 206).
Talvolta la sua esattezza nella citazione giunge al punto di specifi-
care se il passo si trova sul recto o sul verso e, se il codice scritto
in colonne, su quale colonna, numerando da uno a quattro le colonne
di ciascuna carta 1 e aggiungendo non di rado un' ulteriore determina-
zione con frasi come in medio, circa medium, post medium. Analoga-
mente indica con pago 1 3 e pago 2 3 recto e verso di ciascuna carta,
secondo un sistema usato ancora posteriormente, ad es. dallo stam-
patore di Basilea Heinrich Petri nel 1528 (Lehrnann, Blatter 51),
dal Lambeck nel 1665 e dal Montfaucon nel 1708 (Lehmann, Blatter
40s.). Il pi antico esempio ricordato dal Lehrnann (Blatter 40) di un
sistema per indicare recto e verso della carta quello del priore Jo-
hannes Wythefeld di Dover che nel 1389 distingueva recto e verso
con le lettere A e B, uso conservatosi anche in et moderna. Ma
ancor prima il Petrarca aveva elaborato un suo sistema per designare
recto e verso della carta. Pal. lat. 1820, C. 38r: paria amicorum tria
ve! quattuor (Cic. Lael. 15). Tria dicit de finibus (I, 65) card. (= carta)
7 3 pago 1 3 post principium 2; Paris. lat. 6802, c. 56v Iustini 12, cart.
r pago 1 3 in principio (Nolhac II 79); Paris. lat. 5690, C. 96v huius
patris est mentio carta retro tertia col. 1 3 in medio (Nolhac II 27 n. I).
Il rinvio si riferisce alla prima delle quattro colonne di c. 94: l'uso
del Petrarca, sia che rinvii a un passo anteriore sia che rinvii a uno
posteriore, , come osserva il Nolhac, 1. c., di contare sempre, nel
numero di carte che indica, quella su cui fa la sua annotazione,
cos come nei calcoli di anni, secondo l'uso latino, fa sempre entrare
nel totale l'anno da cui parte; Paris. lat. 7720, C. 83v R. (= require)
infra, carta 100, col. 4 post medium (Nolhac II 87 n. 2); ibid. c. II2V
'iunge quod est l. IX, c. 2, carta 5, col. I circa medium (Nolhac, l. c.);
Paris. lat. 5720, c. 25V de ipso autem infra, cart. 33, col. 4 et 38, col. 1 a
(Nolhac II 97 n. I).
Il Salutati ha l'abitudine di segnare sui suoi codici il numero dei
fogli con l'indicazione carte seguita da un numero romano: simili
indicazioni non sono rare anche altrove (Ullman, Humanism 130).
Ad es. nella soscrizione al Laur. 48, IO di mano di 3iovanni Are-
tino si legge: hoc volumen orationum XXVIII M. T. Ciceronis quod'
in CCC chartis redacttll1t est Ioannes Arretinus absolvit (Sabbadini.
Storia 24). Cos talvolta anche in inventari: inv. Visconti 979 So-
vrayne in Gallico . . , in totum duarum cartarum et medie scriptarum (cio
tre carte di cui una scritta su una sola facciata, cf. p. 33); 986; inv.
Mansueti (vd. Kaeppeli p. 36).
La carta insomma ancora l'unit di misura del codice: la nu-
merazione delle pagine in quest'epoca ancora poco diffusa (Leh-
mann, Blatter 51). Cos Poggio descrivendo un codice di Cic. de or. d.
il numero di righe di ciascuna carta (ma il Traversari descrivendo
il Laur. ]2, 9 d le righe della pagina, vd. p. 38).
Altri esempi di charta 'carta, foglio': Petrarca fam. 5, 17, 84
(parla del dolore che gli ha causato la perdita di una sua lettera}
nulle eius (sc. epistulae) apud me reliquie remanserunt; preter morem
enim meum totam eharte credideram, memorie nichil; Salutati ep. IV p. 86
aliter non exprimatur in charta quam fuerit conceptum in mente; Guarino
ep. 383, 3I cum dubitationes scripto mittis, tantum intermitte chartae-
vacuae ut adscribere liceat; nam non vacat mihi denuo quae petis seribere ;
679, 129 (vd. p. 8); 883, 14 (vd. p. 237); Panormita in Guarino
ep. 355, 49 (descrive un codice di Celso per noi perduto) integrum
est preter ultimam chartam, item tris circiter medium (si trattava in realt di
quattro, perch negli apografi troviamo notato, in corrispondenza di
questa lacuna: desunt in vetustissimo exemplari quatuor folia; vd. Sab-
badini, Storia ]22: si noti come in queste indicazioni venga usato
indifferentemente charta o folium); Tobia dal Borgo, in Guarino-
ep. 759, 195: librum quidem recuperatum, sed multis cartis diminutum
canebant; Poggio ep. 3, 17 p. 217 (al Niccoli, Roma 1428) in tuo-
Cornelio deficiunt plures chartae variis in locis 1; 4, 4 p. 305 de Agellio-
anche C. W. Mendell, Yale Class. Stud. 6, 1939, 43s. Nel Med. ci sono effet-
tivamente due lacune causate dalla caduta di due carte; entrambi i passi ci sono
conservati dagli apografi. Il Sabbadini cerca di datare le lacune mediante gli apo-
grafi e giunge alla conclusione che sino almeno dal 1452 il Med. II aveva patito
le due perdite (Storia 191). Tenendo conto della testimonianza di Poggio, le due
lacune possono essere retrodatate almeno al 1428.
1. Ancora inedita: la pubblicher e illustrer A. Campana quando ci dar.
l'attesa descrizione e storia di questo ormai famoso codice, su cui esiste gi, a par-
tire dal primo annuncio della scoperta dato dal Campana stesso nel 1950 (Nel'
cinquantesimo di Studi e Testi , 1900-1950, Biblioteca Apostolica Vaticana 1950~
79), una sorta di bibliografia fatta pi che altro di accenni: vd. T. Foffano in It.
med. e um. 12, 1969, II5 n. 1 e 122 n. 4 (alle opere ivi citate da aggiungere
Ullman, Origin 38 e 48s.). Ho avuto dalla cortesia del prof. Campana il permesso
di citare qui e in seguito alcuni passi di questa pagina di Poggio particolarmente-
interessanti per la sua terminologia filologica.
2. Segue una q cancellata.
'1 IL LESSICO fiLOLOGICO DECU UMANtsn
3
34 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
sioni analoghe Poggio usa charta (vd. p. 31), dunque i due termini
sono per lui sinonimi e ci confermato da una nota da lui apposta
nel Vat. lat. II458, c. IIV: in exemplari vetustissimo deficit una pa-
gina. Traversari ep. 43 col. 81 vale, mi pater; plura namque, ut cemis,
pagina impleta non capit: espressione analoga a quella poggiana cito
sopra. Poliziano misc. I 25 p. 557: il capitolo dedicato allo sposta-
mento di un fascicolo nel cod. P (Laur. 49, 7) di Cic. fam., sposta-
mento che ha determinato un grave perturbamento negli apografi
umanistici: hic posterior, quem dixi, codex ita est ab indiligente biblio-
pola conglutinatus, uti una transposita paginarum decuria, contra quam
notata sit numeris, deprehendatur. Paginarum decuria espressione ri-
cercata per quinternio (vd. p. 45): dunque pagina = charta. Si trat-
tava in realt di un quaterno 1. L'espressione paginarum decuria ri-
compare anche in misc. II I, dove ripetutamente usata la parola
pagina, sempre col valore di 'carta': 8 ubi... evolverimus instar
trium paginarum . .. ; IO evolvamus igitur undecim ferme paginas ecc.
Pi vaghe alcune espressioni dell'epistolario: 6, 7 p. 183 describi
protinus egregiis et notis et paginis Herodianum curaveris; 8, 15 p. 249
necesse habui curare. " ut errata . .. primis ibidem paginis imprimerentur;
9, I p. 262 commentarios ... multiplici pagina surgentes. Nel Laur. 49.
9 di Cic. Jm., alla fine del quat. 14, c' un'annotazione require si-
gnum * ad finem octavae paginae che il Bandini e 1'Anziani giudi-
carono del Poliziano. Il segno corrispondente si trova alla fine
del quat. 15, dopo otto carte (Kirner cito p. 402S.). Annotazioni
simili a questa si leggono in un codice di plauto del sec. XV, iI
Barb. lat. 146, appartenuto, fra gli altri, al Pontano 2. Ne do un
esempio. A C. I 76v, per una trasposizione di bifolii nell'antigrafo,
a Trin. 854 segue Truc. 301ss.3: il copista, confrontando con un
codice della biblioteca regia di Napoli a noi ignoto, si accorse della
differenza ed annot sul margine esterno: hic (sic) usque ad z4m pa-
ginam aliter quam in codice regio. La za pagina C. 178r, dove finisce,.
l. G. Kimer, Contributo alla critica del testo delle Epistolae ad familiares di Cice-
rone, St. it. di fil. cIass. 9, 1901, 405.
2. Cf. Sabbadini, Storia 257S. La nota di possesso del Pontano riprodotta
in Ullman, Potltano's Handwriting. , .. It. med. e um. 2, 1959, tav. XXV, I.
3. Questa confusione tra Trin. e Truc., come ha mostrato il Questa (p. 47ss.),
identica a quella che si ha nel Vat. lat. 1629 appartenuto a Poggio, da cui dunque
il Barberiniano discende per il testo di queste due commedie.
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANlSTI
1. Si noti che nel testo il Lindsay scrive fra parentesi: (desunt sexfolia); 6 fogli =
24 colonne. Ma nella numerazione delle colonne il Lindsay assegna alla lacuna solo
16 colonne = 4 fogli.
40 Il lESSICO FilalO GICO DEGLI UMANISTI
L cf. Hier. praef. vulg. Iob ex Hebraeis exemplaribus: habeallt qui vollmt
veteres libros ve! itl membranis purpureis auro argentoque Jescriptos, vel uncialibus, u t
v u I g o a i u n t, litteris, onera magis exarata quam coJices.
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
FASCICOLO
l'inv. Visconti: 764 quinterni duo quorum primus est Jliorum quin-
que et secundus Jliorum trium; 352 et in ipso volumine est unus quater-
nus in papiro (= Paris. lat. 4969: il fascicolo cartaceo qui chiamato
quaternus un senione); 804 Iosephus hystoriographus non ligatus sex-
ternorum decem et Joliorum duorum (= Paris. lat. 1615 composto di
dieci fascicoli irregolari - quaternioni, quinioni e senioni - e di un
binione) 1.
I termini quinternio (-nus) e quaternio (-nus) compaiono frequen-
temente nelle ordinazioni di pergamena. La pergamena poteva es-
sere venduta in pezzi, in pelli o in quaterni (Wattenbach 129): in
questi casi, trattandosi di commercio, il numero di fogli ha impor-
tanza e i termini avranno significato meno generico. Poggio ep. 2,
23 p. ISO cupio habere ... membranas, quaterniones XX mensurae Jo-
lii 2; 2, 26 p. 153 egomet autem perquisivi hic membranas et ad XIIII
quaterniones confeci . . , Viginti vero alios quaterniones etiam mittas volo;
2, 36 p. 171 ex VIIII quaternionibus nullum volumen potest confici;
vellem alios novem aut decem; 2, 33 p. 165 cura . .. ut habeam reliquas
(se. membranas) pro Verrinis ... [tem perfice quinterniones quos paulo
antea scripsi nec adeo sis molestus opijcibus illis ut tecum irascantur.
Excedant paulum communem pulchritudinem et id satis est mihi, post-
quam nequit aliter fieri; 3, l p. 187 cura ut habeam Agellium et XX
quinterniones membranarum ad mensuram Jolii; Guarino ep. 423, 9
(vd. p. 52).
Il libro veniva scritto sui fogli sciolti e legato solo alla fine (vd.
p. 64); a volte anche il modello non era legato e i fascicoli veni-
vano distribuiti fra pi copisti che lavoravano contemporaneamente
alla copia (vd. p. 196).
L'uso di segnare i cosiddetti 'richiami' alla fine di ogni fasci-
quid desit intellexero; tune enim seribendi materia erit, cum de.ficientium
quinternorum numerum didieero (si tratta probabilmente di ordinazione
di pergamena); 365, 4 gratum est quod de ta(bula in A. Gellium) quin-
ternum factum esse seribis; 514, 3 e 8 libenter quinternos omnes eollegis-
sem . .. Ipsos quinternos in unum eolligam (si tratta dei fascicoli di un
codice che aveva distribuito fra pi copisti; cf. p. 196 n. 1); 621, 42
quinternos illos quinque retinebo; 654, 5 ecce primum Epistularum
quinternum; 879, 4 ecce mitto partem alteram Strabonis (la sua tradu-
zione) ... ; eum in praesentia quinternos supra quatuor mittam, sunt
apud me supra octo; 888, 16 (vd. p. 250s.).
s e x t e r n u s : Du Cange s. v. e Wattenbach 179 per il me-
dioevo. Traversari ep. 167 col. 225 (vd. p. 20).
FORMATO
I due termini tecnici per ' formato' in uso nel latino umanistico
cos come negli inventari dell'epoca 1 sono volumen (pi frequente)
e forma, cui si accompagnano aggettivi come magnus, mediocris, par-
vus, longus e simili. In qualche caso, quando i codici descritti sono
identificabili, si pu vedere a quali dimensioni effettive corrispon-
dano queste indicazioni. Faccio seguire un piccolo elenco di indi-
cazioni di formato e delle corrispondenti dimensioni basato sui due
inventari da me esaminati 2 :
quinterniones iam tres atque triginta grandes sunt absoluti. Il grandes con-
ferma trattarsi di un formato superiore alla media.
4
5 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
codice delle Verrine ora il Riccard. 499, quello delle Ep. ad Att.
per cui Poggio chiedeva pergamene in ep. 2, 27 p. 155 il Laur. 49,
24. I due codici misurano rispettivamente mm. 285 X 190 e 290
X 215. Con tutte le riserve sulle effettive vicende delle pergamene
ordinate da Poggio, si pu notare che queste misure rientrano pres-
sappoco nell'ambito della forma mediocris.
Un altro sistema per indicare le dimensioni del libro, che avr
in seguito larghissima diffusione, gi in uso in inventari del quat-
trocento, cio quello che fa riferimento alle plicature del foglio:
nel volume' in-folio' il foglio piegato una sola volta a formare il
bifolio del fascicolo (Piccolomini, app. IV 101 uno libro in foglio
bambagino ... in forma (= a stampa))) e 102; a. 1492); il volume
invece 'in quarto' se il foglio stato piegato due volte, e cos via:
Piccolomini, doc. XXVIII 2 P(apyrus). Eurypidis quaedam, Hesiodi,
Pindari et Theocriti, in 4 folio (a. 1510); inv. 694 Odyssea Homeri,
in papyro, volumine 4.; folii, (a. 1496), ecc.; inv. Mansueti 134 in
volumine parvo, ad mensuram quarti folii communis (cf. anche 135).
Nell'inv. Mansueti il folium commune un volumen mediochre, cio
corrisponde al formato medio, mentre il quarto del folium commune
un volumen parvum, cio corrisponde al piccolo formato; tuttavia
il nr. I I detto in volumine mediochri... ad mensuram quasi quarte
partis folii communis.
Va tuttavia sottolineato che l'attuale sistema di formare i fasci-
coli del libro mediante plicature del foglio dopo aver stampato sulle
due facciate del foglio intero le pagine del libro (due, quattro, otto,
a seconda del formato che si vuole successivamente ottenere) si in-
troduce solo verso la fine del quattrocento. Prima, anche negli in-
cunaboli, i fascicoli erano formati, come nei codici, da fogli piegati
in due e inseriti uno dentro l'altro a formare quaterni, quinterni
ecc. Quindi si stampavano sempre solo due facciate alla volta e ci
rallentava notevolmente il procedimento. Tuttavia, quando si vo-
leva ottenere un formato pi piccolo, il foglio prodotto dalle car-
tiere veniva tagliato a met nel senso della larghezza e le due met
venivano poi piegate a formare il bifolio del fascicolo; per avere
un formato pi piccolo ancora, il foglio veniva tagliato nel senso
della larghezza e poi dell'altezza ed erano i quarti di foglio ad essere
piegati. Si poteva cos parlare ugualmente di in-folio, in-4, in-8'"
ecc., anche se il procedimento era diverso da quello attuale. Su tutto
questo vd. Ch. Mortet, Le format des livres. Notions pratiques suivies
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
est mihi maius volumen esse debere pro orationum quwtitate. Petivi ergo
et sub alia mensura maiuscula, cuius postea schedam, quam oblitus eram
intercludere litteris, ad te misi. Prima aveva chiesto 'membrane in-fo-
lio '; successivamente ha deciso di trascrivere le orazioni di Cicerone
e, data la loro quantit, gli parso che il formato dovesse essere mag-
giore per non avere un libro di spessore sproporzionato; perci
ha chiesto membrane di misura pi grande. La scheda era natural-
mente un foglio delle dimensioni volute (cf. p. 30S). Ibid. II,
I p. S6 Biblia maioris voluminis 1. Traversari ep. 242 col. 317
textum Sententiarum non despero habiturum commodioris voluminis (<< di
formato pi maneggevole ) pretiique mediocris quam (= magis quam)
veneat (veniat ed.) apud vos; 3IS col. 413 volumen aliud, in quo Pto-
lemaei Musica lib. III cum commento Porphyrii subsequente et Plutarchus
De musica, in membranis, brevi aptoque voI u m i n e ; ibid. Gregorii
Nazianzeni rariora opera triginta in volumine aptissimo; si noti in questi
due esempi voI u m e n a p t u m 'maneggevole', come sopra
c o m m o d u m; 398 col. SI7 inquiri facias diligenter an inveniantur
Decretales in parvo voi u m i n e. .. rescribasque celeriter adposito pretio
et expressa qualitate voluminis (<< del libro ); Sal col. 618 (oratio)
non est multum prolixa ut tribus aut quatuor quaternionibus mediocris
voluminis capi possit.
Ora che abbiamo visto la larga diffusione di quest'uso di volu-
men nel latino umanistico (e ancor pi, al di fuori dell'ambito uma-
nistico, nella terminologia degli inventari), possiamo ritrovarlo in
un passo molto noto della celebre fam. 4, I del Petrarca (r. 193ss.):
visul1l est michi Conjssionum Augustini librum, caritatis tue munus,
inspicere; quem et conditoris et donatoris in memoriam servo habeoque
semper in manibus: pugillare opusculum, perexigui voluminis, sed infi-
nite dulcedinis. Il Fracassetti rende perexigui voluminis con di piccio-
letta mole ; ma meglio sar tradurre: un libriccino che sta nel
pugno, di piccolissimo formato, ma d'infinita dolcezza l>. Per il
motivo del libro piccolo, ma di alto contenuto cf. Salutati ep. III
MINIATURA
L Seguo il testo del Sabbadini. basato sul cod. Arezzo, Bibl. com. 14-5, c.
164-v e notevolmente diverso da quello del Mehus.
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
.et quo item veneat (veniat ed.) et 1 quod sit electissimum pretio: quidam
.enim ex nostris adolescentibus pro monasterii consuetudine [et] 2 ornandis
voluminibus eleganter eo uti didicerunt, vellemque, si fieri posset, ve! unam
libram ipsius coloris nobis comparari, antea tamen pretium nobis signifi-
.cari, quod statim mittendum curabimus; 243 col. 318 (al Giustinian)
azurri quod sit lectissimi coloris et eximiae subtilitatis libram unam mitti
nobis cupio. Pretium quod ipse scripseris et cui iusseris dabitur. Tu velim
id cures diligentius, ut duo ista in illo praecipua sint, coloris gratia atque
subtilitas. Paullulum tibi ex nostro mittimus hisce inclusum literis, quod
est tenuissimum. Colore tamen quod ab (ad ed.) te mittetur praestare cu-
pimus. Erit curae tuae ut id cautissime deferatur ad nos. Fuere semper in
nostro monasterio nec modo quidem desunt qui illo ornandis voluminibus
scitissime et venustissime utantur. Est quippe id ministerium otio religioso
non indignum. Sul termine' azzurro' vd. Wattenbach 368s.; per la
variet detta 'azzurro oltremarino' si veda l'anonimo trattato De
arte illuminandi del XIV sec., che espone anche il modo di macinarlo
e renderlo il pi possibile sottile 3.
Le miniature sono indicate col sostantivo m i n i u m. In et
dassica il minio era usato, nell'arte libraria, per i titoli e le rubriche
(Thes. l. L. VIII 1026, 83ss.; Ov. tristo I, I, 7 nec titulus minio ...
notetur; Plin. nato 33, 122 minium in voluminum quoque scriptura
usurpatur). In Traversari ep. 508 col. 622 (vd. p. 62S.) il termine
conserva il valore originario, tanto vero che egli usa come sino-
nime le espressioni ex minio ed ex rubro (si tratta delle iniziali e titoli
rubricati da apporre a un codice delle sue epistole). Ma il termine
pu avere in et umanistica, come gi nel medioevo (Wattenbach
347), significato generico e indicare miniature di qualsiasi tipo, an-
che figurate, senza pi riferimento al colore rosso 4; inv. Mansueti
I cum multis miniis inauratis, historiatis et floridis (oggi a Perugia,
Bibl. com. N. F. 22); 3 et habet pulcherrimum minium in principio
Regum, multis animalibus decoratum; 30 hie liber habet multa minia
aurea; 74 eum miniis de auro in principiis librorum (cf. anche 2, 5, 19,
20,23,26, 34, 58,64,90, 125, 130, 153, 181, 185) e Filelfo ep. c. 73V
Satyrarum codex... est pulcherrimus cum litterarum notis tum miniis
et operculis. In A. Decembrio polito 3 c. 9V cito a p. 68 le lettere mi-
niate sono indicate con litterarum picturae.
I titoli rubricati sono indicati con l i t t e r a r u b e a nell'inv.
Visconti: IO incipit in littera rubea: Publii Virgilii Maronis)) (cf.
anche 55); nello stesso inventario si trova anche rubrica (2 et incipit
in rubrica: Ars gramatice)); cf. 7, 79, 89), che per ha attenuato il
suo significato originario, perdendo il riferimento al colore rosso,
.come dimostrano espressioni del tipo di 136 incipit in rubrica et lit-
tera rubea, 823 incipit in rubrica de littera rubea, 833 qui incipit in ru-
hrica rubea (cf. anche 905 e 928). Per rubrica' titolo' cf. anche Salu-
tati ep. II p. 301 scio quod de Greco in Grecum vulgare et de hoc in Ara-
gonicum Plutarchum De hystoria XXXXVIII ducum et virorum illu-
strium interpretari feceris; habeo quidem rubricamm maximam partem.
Le illustrazioni dei codici son dette f i g u r a e : Salutati ep. II
p. 392 librum M. Varronis de mensuris orbis terre . .. , in quo sunt que-
Jam geometrice figure (codice per noi perduto; cf. p. 138); Niccoli
omm. III b (Sabbadini, Storia 8) Iulius Frontinus Ce/so de agrorum
qualitate; qui liber est multis figuris Pictus ... Saeculi Fracci (cio Siculi
Placci) de conditionibus agrorum. Opus etiam figuris pictum (il codice gro-
matico qui descritto ora il PaI. lat. 1564); Raffaele Maffei da Vol-
terra comm. urh. XXX (presso Mercati 95) mensuras limitesque agrorum
nunc actingam ex lui. Frontino et M. Iu. Nypso, quem figuris pulcherrime
<Jdnotatum mihi tradidit . . , Angelus Colotius; inv. Visconti 202 Arista-
tilis philosophia moralis in Galico cum figura unius doctoris in principio
hahentis ante se unum librum (= Paris. fr. 204; la miniatura di C. I
corrisponde alla descrizione del catalogo); inv. S. Domenico di
Perugia (Kaeppeli A 213) item Buccolica, Georgica et Eneidos Virgilii
... cum figuris ornatus; inv. Mansueti 34 in principio Sexti et in prin-
.cipio Clementinarum sunt pulcherrime figure pape, cardinalium et episco-
porum (Vat. lat. 8121; le carte con le figure oggi mancano); 185
.eum miniis inauratis et valde ornatis cum figuris et foliis et florihus. Figura
in questi inventari sembra indicare in particolare miniatura con figura
umana 1. Sinonimo difigura p i c t ti r a : Aurispa ep. 7 p. 13 volu-
men . .. Athenaei Atheniensis mathematici cum picturis instrumentorum . .. ,.
picturae non sunt satis aptae, sed facile intelligi possunt (Vat. gr. II64
di Ateneo meccanico); Traversari ep. 297 col. ~86 Archimedem se
habere de instrumentis bellicis et aquaticis cum pictura confessus est.
Nell'inv. Visconti compare anche il termine h i s t o r i a tu s, riser-
vato a manoscritti ornati di miniature comportanti una composizine
con personaggi, scene ecc. (Pellegrin p. 22); cf. anche inv. Mansueti
I e 2.
Per 'miniare' troviamo usati i due termini m i n i o e i Il u -
m i n o : il primo il pi diffuso in Italia, il secondo comincia ad af-
fermarsi, fuori d'Italia, a partire dall'XI sec. e si diffonde in Italia
nel XIII sec. per influenza francese; Salimbene da Parma, crono
p. 262, 23s. Scalia, dice di frate Enrico da Pisa: item sciebat scribere,
miniare, quod aliqui illuminare dicunt, pro eo quod ex minio libri illumi-
nantur; cf. Dante Purgo II, 80S. (Paoli II 105, Wattenbach 363ss.).
Il Petrarca usa il verbo illuminare in una nota autografa su un foglio
di guardia della sua Iliade (Paris. lat. 7880, I; Nolhac II 166) domi
scriptus, Patavi ceptus, Ticini perfectus, Mediolani illuminatus et ligatus
anno 1369), ma quando si tratta non pi di una nota di uso perso-
nale, ma dell'elegante latino di una Familiare, introducendo questo
termine si preoccupa di aggiungere il significativo inciso ut vulgari
verbo utar (vd. p. 40s.):fam. 18, 5, 31 alii, ut vulgari verbo utar,
illuminant. Sull'uso che il Petrarca fa di questo termine possono aver
influito i suoi lunghi soggiorni in Francia. Il verbo illumino ha un
significato del tutto diverso e vicino all'uso classico (Thes. l. L.
VII I, 392, 20SS.) nella nota apposta da P. C. Decembrio sul foglio
di guardia dell'Odissea del Petrarca (Paris. lat. 7880, 2): F. P. deces-
sit 1374 die 23 Iulii, dum volumen istud illuminaret (Nolhac II
167): il Petrarca morto mentre era intento a postillare quel co-
dice. Cf. Gasp. Barzizza, letto al Corner in Sabbadini, Storia 82
quaedam. .. l u 111 i n a sel1tentiarum, ubi ve! aliqua obscura essent vel
minus anima adversa, collocarem e Guarino ep. 124, 28ss. nam, ut
vides, non modo ipsam (sc. pro Archia orationem) emendavi, verum
etiam quaedam adieci quasi l u m i n a quibus artis latibuIa i IIII -
strarentur.
Il termine pi diffuso in Italia era invece, come abbiamo
detto, 'miniare', minio, che dal significato minio tingere che aveva
siano (Vespasiano ep. 9, 15) "vorrei sapere se chost si trovcrrebbe chi potesse-
scrivere et figurare bene quella Geometria et Musica .
CODICE E LIBRO A STAMPA 61
col. 396 libellus Hieronymi Contareni 1. " dudum absolutus est ac ve-
nustissime ornatus. Dato che il Traversari usa normalmente orno per
, miniare', anche in hod. p. 30 traduximus Vitam Chrysostomi Ponti-
ficique ornatum volumen obtulimus, si tratter di un codice di dedica.
miniato. Per orno detto della decorazione del manoscritto cf. anche
Valla, soscr. al Vat. lat. 1801 della sua traduzione latina di Tucidide ~
nullus {codex)... ve1 scriptus ve1 ornatus est magnificentius; il codice,
esemplare di dedica per Niccol V, splendidamente miniato. Un
codice non ancora decorato detto i n o r n a t u s in una lettera di
Gasp. Barzizza al Landriani (Sabbadini, Storia 84s.) nunc ad te li-
brum nudum ac inornatum mitto. Compare anche il sostantivo o r n a-
tu s in una lettera di Guglielmino Tenaglia (Sabbadini, Storia 292) ~
munus abs te diutius dJlagitatum exhibeo (un codice di Quintiliano),
non ea fortasse scripturae ornatusque e1egantia decoratum sicut tua eiusve-
principis cui orator adsistis humanitas celsitudoque expostulat. In Aurispa.
ep. 12 p. 20 accepi Oratorem et Brutum, librum tanta diligentia, tanta.
cura ornatum, ut iam desperarim 7tpC; 't" cX.v't"L8wpov. Nam quod donum
huic contra comparem? Verum hoc potero: si non ita ornata, rara et forte-
unica dedam, si allude genericamente all'eleganza del codice. Per or-
natus, orno riferiti alla legatura vd. p. 65.
Le iniziali miniate o rubricate delle varie sezioni del testo eranO'
chiamate nel medioevo litterae capitales (Wattenbach 345, 348, 359s.,.
363, 370, 563) o capitulares (Wattenbach 359, 362) o principales
(Wattenbach 363). Gli umanisti le chiamano l i t t e r a e i n i t i a-
l e s (Salutati ep. III p. 572 cito a p. 61), P r i n c i p a l e s (Traver-
sari ep. 502 col. 619 e 508 col. 622 citt. a p. 65 e qui sotto),
In a i o re s (Grapaldo 2, 9 c. 06r cito a p. 61). Tutti questi nomi
pongono 1'accento sul fatto che si tratta di lettere iniziali, tranne
litterae maiores che sottolinea il loro carattere di maiuscole.
A conclusione di questo capitolo sulla miniatura giover ripor-
tare per esteso un passo di una lettera del Traversari in cui l'umanista
d interessanti istruzioni per 1'allestimento di un codice del suo epi-
stolario e in particolare per la disposizione e rubricatura di titoli e
lettere iniziali: ep. 508 col. 622S. epistolarum novarum libros quatuor
proxime misimus ad te... Sane volumus ut principiis librorum spatia
maiora sint, ut est solemne, et lineae quinque aut sex ex anteriore parte
paginae locum principali literae faciant, singulis autem epistolis {epistolae'
L Conservo 1'oscillazione nella grafia del nome che trovo nel Mehus.
CODICE E LIBRO A STAMPA
LEGATURA
lori, occupano cinque righe e quelle delle singole epistole due righe, ma queste
ultime sono fuori dal corpo della scrittura, sul margine, e non ex minio, ma in
blu. Inoltre solo talvolta si trova lo spazio di una riga e il titolo rubricato (in mi-
nuscole) fra epistola ed epistola e non sottolineata nel modo che indicava il Tra-
versari la distinzione fra gruppi di lettere indirizzati a diversi destinatari.
L Non saprei dire a che cosa esattamente si alluda con supeljciem comunt:
forse alle borchie metalliche, alle gemme e simili con cui si arricchivano le legature;
oppure all'operazione di levigare con la pomice i bordi del libro, operazione che
veniva chiamata pumicacio (Wattenbach 342). Dalla struttura del periodo appare
comunque che un'operazione compiuta dalle stesse persone che si occupano della
legatura. Il NoIhac (I 70 n. 1) pone a confronto con l'enumerazione del Petrarca
un passo del Philobiblon di Riccardo da Bury: 8, I82SS. apuJ nos in nostris maneriis
multitudo non modica semper erat antiquariorum, scriptorum, correctorum, colligatorum,
illuminatorum et generaliter omnium qui poterant librorum servitiis utiliter insudare. Qui
l'ordine di successione miniatura-legatura invertito.
2. Ep. 2,38 p. 175; 3, 38 p. 285; 4, l p. 293; 4,17 p. 33 8 ; 6, 7 p. 97; ep. p.
CODICE E LIBRO A STAMPA
l. Per fundus (fondus) cf. 'fondello ',funde11us (Paoli II 122). Per cullata,
termine di cui non ho trovato menzione nei trattati, cf. anche inv. Visconti 95.
32 3, 865, 955
2. Tegumentum 'legatura' gi in Cassiod. itlst. div. 30, 3.
CODICE E LIBRO A STAMPA
l. Fumagalli p. XI Nel mezzo dei piatti pi spesso era uno scudetto d'argento
o d'ottone, che nei codici E~tensi rappresentava sempre l'arme del principe .
68 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
I" Solutus compare anche nella terminologia degli inventari: Piccolomini, doc.
XXVIII 7 Philopotllls in Praedicamellftl, solutus; 20 Aldmus Avitus poeta de rebus
sacris, solutus.
CODICE E LIBRO A STAMPA
STAMPA
IO
74 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
liam orbemque terrarum legenda disseminant; 12, IO (II) p. 383 non quod
posteritas custodiat et miretur cudo aut quod ditet injrmatores hos libro-
rum, quorum tam cupide quidam implorant operam; 12, 16 (17) p. 395 adibo
informatores hos librorum et curabo ipse ut et mea impressa legantur).
Quella della stampa un'arte: a r s i nf o r m a t u r a e 1 in
una lettera di B. Scala in Poliziano ep. 5, 2 p. 137 (biasima che
.dotti e indotti si affrettino a stampare i loro scritti senza lavo-
rare di lima, ut vel hinc facta nota aliqua videatur informaturae arti
.quae istam occasionem praebuerit indoctis doctisque ita insaniendi),
a r s senz'altro nella citata lettera di Matteo Bosso (vd. p. 56) e
nel passo del Grapaldo riportato sotto. Cos lo stampatore pu
.anche esser detto genericamente a r t ife x (in ep. II, 6 p. 33 5 il
Poliziano elenca alcuni errori di stampa della prima edizione dei
Miscellanea: Eulabiam... artifices isti pro ablabia, Sabadium pro Sa-
bazio, Theodoritum pro Theodoreto subdiderunt), o p ife x (E. Bar-
baro cast. PIin. c. a2V in hac. .. editione nostra. .. consecuti sumus ut
cpifices haberemus et diligentes et doctos; Parrasio, letto cito a p. 79),
o, con pi precisione, a r t ife x l i b r a r i u s (Poliziano ep. 8,
15 p. 249 artificis librarii vitium, non autoris est). Si trova per' stam-
patore' anche l i b r a r i u s da solo (vd. p. 202) e il Grapaldo
usa il termine c h a l c og r a p h u s : 2, 9 C. 06v nuperrime coepit
utpote me puero in crepundiis ars olim, ut aiunt, a Germanis inventa
(Ure litteras componendi, qua tarltum una diecula notant quantum
librarius per annum vix posset exarare. Artifices ex re chalcographos
appellamus.
Della correttezza del testo da stampare si occupa il c o r r e c -
t o r (vd. p. 275s.); la correzione delle bozze in genere indicata col
verbo r e c o g n o s c o (vd. p. 279s.).
Anche negli inventari cominciano ad essere registrati accanto ai
codici gli incunaboli e si va quindi formando, anche in questo am-
bito, una terminologia relativa alla stampa. Ritroviamo i termini
imprimo (inv. Mansueti 14 litteris antiquis et pulchris, impressis; 15,
21, 25, 424 ecc.; Piccolomini, doc. XXVlII 19; inv. 622, 697 ecc.),
forma (inv. Mansueti 424 litteris pulchris, impressis per formam et stam-
pam in papiro; Piccolomini, doc. XXVIII 9 Vitae Plutarchi, in forma e
COMMERCIO LIBRARIO 1
6
82 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
BIBLIOTECA
vctlalium expositos vidinll4s, dove per si trattava dei rotoli di papiro che compo-
nevano ciascun libro e che venivano legati insieme in forma somigliante a jasces
(Birt 33).
l. Secondo il Paoli (II 138) pu indicare anche la bottega del venditore
di libri, quella che normalmente chiamata t4berna libraria. Non ho trovato
alcun esempio di bibliotheca con questo significato.
86 IL LESSICO fILOLOGICO DEGLI UMANISTI
INVENTARIO
I. Si tratta del catalogo dei libri che il Giustinian aspettava da Cipro: vd.
Traversari ep. 216 col. 284 cito a p. 87 e le due lettere del Barbaro al Niccoli e
al Traversari citate in Sabbadini. Storia 3I e 33s.
CODICE E LIBRO A STAMPA
SCRITTURA
SCRIT TURA E DATAZIONE CODICI
DATA ZION E DEI CODrCI
SCRIVERE
instant apud me magni viri ... ut epistolas meas illis scribendas tradam;
277 col. 370 Apologeticus ille Tertulliani necdum scriptus est. Maximam
in spem sublatus eram ad vos ex Clariense monasterio haec eius viri opu-
scula emendatiora perferenda... Quocirea mendosissimum librum tran-
seribere omiseram. Curabo tamen ut transeribatur quamprimum: la pre-
senza di ilIe dimostra che qui il soggetto della frase non l'Apolo-.
getico di Tertulliano considerato astrattamente come opera, ma quel
determinato codice dell'opera che pi oltre detto mendosissimus
liber; quindi seriptus est equivale perfettamente ai successivi transeri-
bere, transcribatur: quel codice dell' Apologetico non ancor finito
di copiare. Iacopo Ammannati in Vespasiano ep. 40, 3 e1 Phedone
di Platone che mi prestasti l'ho gi tutto scripto et ricorretto.
A. Decembrio, che biasima l'uso di scriptor per' copista " osser-
vando che nel latino classico con questo vocabolo si indica solo lo
scrittore-autore (vd. p. 200S.), afferma che anche scribo anticamente
era detto solo dell'autore: polito 27 c. 59V ubi non de scriptore solo,
sed de seribendo etiam tanta sit a maioribus observata diligentia, ut nulli
praeterquam operis auctori id officium assignetur. Evidentemente si op-
pone all'uso contemporaneo di scribo per scrivere materialmente,.
trascrivere codici.
e x a r o : 'scrivo', gi classico (Thes. 1. L. V 2, II84, 52SS.).
Dante, de situ et forma aque et terre 1,3 in hae eedula meis digitis exarata~
Guarino ep. 223, 32 (vd. p. 17); 369, 35 Plautus tibi transeribitur,
opus . .. futurum perpulehrum et accurate exaratum; Poliziano mise. I 35
p.577 vetustissimus. .. libero .. literis Langobardis exaratus; Traversari ep.
275 col. 365 Philippus noster . .. adseruit sibi esse exploratissimum Ar-
ehimedem ilIum Bononiae apud Ranutium servari. .. Si venerit in manus
nostras, citius omni opinione exarabitur. Adsuefacio manum seribendis
literis Graecis ex tradueendi quam eepi exercitatione ilIumque mature ab-
solvam. Talvolta, forse per la presenza del prefisso ex-, exaro as-
sume addirittura un valore molto vicino a quello di exscribo; cos.
forse gi nella lettera del Traversari citata per ultima e pi da-
ramente nei seguenti esempi: Guarino, comm. a Cic. S. Rose.
(Sabbadini, Scuola 91) ut... Franciseus Barbarus... dicere ac deplo-
rare solet, oecaecatum adeo exemplaris codicem unde haec exarata est oratio-
Florentiae viderat, ut nullo pacto inde transeribi verbum potuerit; A.
Maffei in Poliziano ep. 6, 6 p. 180 itaque invento. .. exemplari quo-
dam, quamprimum iussi volumen ipsum, ut erat, exscribi atque exarari~
si noti che il soggetto del passivo exarari l'esemplare, il volwne
SCRITTURA E DATAZIONE DEI CODICI 95
che deve essere trascritto; dunque exarare non pu avere qui altro
valore che quello di 'trascrivere'.
p e r a r o : 'scrivo' in Poliziano mise. I 77 p. 647 (vd. p. 128).
n o t o: significa sia 'scrivere' che 'annotare' (per questo
secondo significato vd. p. 97), entrambi significati gi classici. Po-
liziano mise. I 77 p. 647 (si deve scrivere Vergilius, non Virgilius)
invenies etiam Sutri nomen hoc ' Vergilius' ita notatum in mensa .
lapidea. .. In Pandectis. .. non aliter quam per ' e ' notatur id nomen .
Commentarium Tiberii Donati... grandioribus notatum vetustis charac-
teribus; soscr. a Varrone (Maier 354) contuli et cum altero semivetere
codice, sed mendosiore, unde scilicet ea sumpta sunt quae videas rubrica
esse notata le cose che vedi scritte in rosso; tuttavia, trattandosi
di una collazione eseguita sui margini di un incunabolo, si pu in-
terpretare anche: le cose che vedi annotate in roSSO.
, Scrivere sotto dettatura', 'prendere appunti' si diceva, con
parola del latino classico, e x c i P i o : Guarino ep. 813, 244 (vd.
p. 106); Traversari ep. 96 col. 127 deest enim nobis qui excipiat dictata;
171 col. 23IS.; 260 col. 339; 503 col. 619 librarios ... qui exciperent
ex ore nostro (per tutti questi passi, da cui appare che ai suoi copisti
il Traversari richiedeva di saper scrivere sotto dettatura, vd. p.
195 n. 3); Beroaldo anno C. c6r quae ut festinantius absolverentur . ..
non scripsi, sed dictavi, excipiente Rainaldo nostro; Poliziano ep. 6, I p.
162 (adnotationes) quas me praelegente studiosi exceperunt; ibid. p. 167
sed his... longe sunt et plura et meliora quae quartodecimo fere abhinc
anno, nobis easdem publice sylvulas enarrantibus 1, excepta sunto In quae se
diu iam casu incidisse... Tydeus Acciarinus... eleganti nobis epistola
significavit. Nactus autem fuerat. .. quae Franciscus Puccius Florentinus
collegisset. Si noti qui colligo detto del prendere appunti alle lezioni:
gli appunti stessi erano chiamati r e c o Il e c t a e (d i c t a t a nella
scuola romana del Leto; vd. Sabbadini, Metodo 43).
In mise. I 41 p. 588, descrivendo le Pandette fiorentine, il Poli-
ziano usa e x c e p t o r nel senso classico di notaio, scriba che scrive
sotto dettatura (Thes. 1. L. V 2, I225s.): quibusdam etiam, saltem in
praefatione, velut ab autore pIane et a cogitante atque generante potius
quam a librario et exceptore inductis, expunctis ac superscriptis (cf. p. IO!)
n. 3); cf. anche Traversari ep. 96 col. 127 (vd. p. 205); hod. p. 76
NOTA
AUTOGRAFO
I. Si veda ad es. per le due scritture del Niccoli, la corsiva umanistica libraria
e la corsiva cancelleresca delle lettere, T. Foflno, lt. med. e um. ~ 12, 1969, u8-
122 e tavv. VIII-XI. Per Poggio vd. p. 137 e Cencetti, Lineametlti di storia della
scrittura latina, Bologna 1954, 268.
2. Cic. fam. 2, 13, 3 extrema pagella pupugit me tuo chirographo; Suet. Nero
52 cum quib14sdam Ilotissimis versibus ipsius chirographo scriptis.
SCRIlTURA E DATAZIONE DEI CODICI 101
Cicero: tlam Alexidis manum amabam qlJod tam prope accedebat ad si-
militudinem tuae literae (Cic. Att. 7, 2, 3; variamente emendato
dagli editori moderni). 1) 'lettera dell'alfabeto': Poliziano misc. I
14 p. 537 etenim b literas et u ferme pro eisdem positas invicem saepe
veteribus monimentis adnotavimus; 53 p. 607s. si . .. de i litera I feceris;
57 p. 612 una tantum commutata litera; ibid. si ordinem duarum prima-
rum literarum inter se commutes. 2) 'scrittura': Petrarca seno 5, l
p. 875 decies vel eo amplius retentavi ita scriptum mittere (sc. opuscu-
lum), ut, etsi stylus neque aures neque animum, litera saltem oculos
oblectaret; Panormita in Guarino ep. 355, 44 (della scrittura di un
antico codice di Celso ora perduto) pulchra etenim, vetusta littera;
Guarino ep. 344, 22 litterarum sive scripturae <Jaciem); Poggio ep. 2,
27 p. 155 scribit... iis litteris quae sapiunt antiquitatem; 3, 37 p. 284
pessimis litteris (cE p. 141); 3, 38 p. 286 vide an littera illius qui
scripsit Agellium tibi placeat; Poliziano, soscr. alle Pandette (Maier
341) est plurimis locis vetustis litteris emendatus liber; ecc. 1.
c h a r a c t e r: l) 'lettera': Boccaccio de montibus c. 74r cito
a p. 329 n. 1. 2) 'scrittura': Guarino ep. 304, 15 Craeci characteres;
713, 39 occaecatis... characteribus; Filelfo ep. c. 26v epigrammata
istiusmodi characteribus scripta (vd. p. 134).
n o t a: l) 'lettera dell'alfabeto': Poliziano, collaz. dellt. Pan-
dette (Bandini, Ragion XL; vd. p. 96). 2) 'scrittura': Poliziano
ep. 6, 7 p. 183 deseribi protinus egregiis et notis et paginis Herodianum
curaveris. Per nota' abbreviazione' vd. p. 106s.
Talvolta per 'forma di lettera, lettera' viene usato f i g u r a o
litterarum figurae 2 : Lamola in Guarino ep. 455,134 (vd.
p. 180); il ValIa, emendo p. 610, chiama l'h figuram aspirationis (vd.
p. 232 n. 2); Salutati ep. III p. 219 mutate autem sunt littere sive litterarum
figure iam tot seculis; Gasp. Barzizza, letto cito a p. 263s.litterarum figuras;
Filelfo ep. c. 84v (a Bernardo Giustinian) singularum quoque litterarum
figuram ita tua epistola repraesentat, ut si scribentis nomen deesset, nesci-
rem sane abs tene an a Leonardo Iustiniano . .. eae litterae ad me issent;
la tua epistola riproduce in modo tale anche l'aspetto delle singole
lettere ... ; litterarum figura ricompare in un'altra lettera del Filelfo
(c. 85r) col significato di 'scrittura': librario eiusmodi meum exem-
SCRITTURA CONTINUA
1. Cf. Cic. parto or. 26 ut illa (se. litteratura) eonstat ex notis litterarum et ex eo-
in quo imprimuntur ipsae notae; div. 2, 85 perfraeto saxo sortes erupisse in robore inseulp-
tas prisearum litterarum notis.
2. Dietio il termine umanistico per parola '; la frase clausula; unit mi-
nori sono littera e syllaba: Salutati de fato 2,6 p. 342, 32s. aliquando litterarum, quando-
que sillabe cuiuspiam et aliquotiens dietionum mutatione; Valli emendo p. 606 non in-
telligentes literam illam ad praeeedentem pertinere dietionem; Poliziano mise. I 53 p.
607 penultimae dietionis penultimam,literam.
3. Cf. Guillaume Bud, adnot. ad Pandeet. lib. I de il/St. et iure, Parigi 1536.
C. gr harum autem arehetypos Florentiae esse putant, quae littera Pisana vulgo dicitur;
et nos. .. vidimus; litteris iam multis in locis exoleseentibus verbisque non interpuneti$;
{cito dal Bandini, Ragion. XI n. I).
SCRITTURA E DATAZIONE DEI CODICI 105
I. Il Sabbadini, Storia 96s., interpreta explicatas nel senso di parole ben divise
ed interpunctas come interpunte' nel senso moderno: divise le parole e inter-
punse diligentemente il testo . Explicatas, a mio avviso, si oppone a implicatus'
(per cui vd. p. 142) e significa lettere ben distinte , sciolte dai nessi e legature
dell'esemplare.
2. Questo aggettivo usato anche negli inventari: inv. Visconti 762 in'
principio prime pagine, que est multum caduca; 830 habens primum folium cadu-
CIIm; 902 caducus et vetus; inv. S. Domenico (Kaeppeli A 223) littera veteri et
caduca; inv. Mansueti 377 litteris cadueis; 381 litteris aliquantulum caducis; 387 in:
principio sunt alique carte caduce.
106 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
ABBREVIAZIONE
I. cf. ep. 3, 20 e 21. Nella silloge epigrafica poggiana queste epigrafi sono
i mr. 82 (intus tu"im arcis Ferentinatis = C/L. X 5840), 83 (in tu"i arcis Ferentinatis
= C/L. X 5837) e 84 (in monte lapideo prope Ferentinum; hodie vocatur 'la fata '
= e/L. X 5853; G. .B. De Rossi, Le prime raccolte d'antiche iscrizioni, Roma
1852, 171S.).
2. Nella lettera doveva seguire a queste parole WlO schizzo illustrante il modo
come era incavato il sasso; cf. Mommsen in C/L. X 5853 ~ extra Ferentinum,
sub ipsis moenibus tamen, rupi incisa, marginibus circumdata et superposito tym-
pano.
3. C/L. X 5853.
4. Che vale: h(onore) a(ccepto) i(mpensam) r(emisit).
108 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISn
CANCELLARE
L Il Facio e il Panormita.
2. Riproduco l'apparato del Weissenborn (Lipsiae 1880): subveheret C, sub-
veheret p firmatum: munitum recc., militum Valla. Nulla in Walters - Conway
(Oxonii 1929). Nel testo entrambe le edizioni leggono subveherent e firmatum~
SCRITTURA E DATAZIONE DEI comcl 19
3 p. 140 illa vero aetas. " centiens quoque pt milliens, item vicensimus,
tricensimus, interposita n litera usurpabat, quod in Pandectis ipsis arche-
typis Iustiniani principis ut erratum librarii semper inducitur; 8, 15 p.
249 is (lo stampatore dei Miscellanea) in exemplaribus nostris quae-
dam male, ut fit, aut inducta aut deleta repererat; II, 6 p. 334 nescis
quam saepe semidocti illi qui librorum excusoribus operam navant ita
explicare se soleant, ut in quoque haesitaverint, ut aut inducta pro recep-
eomsupponant aut ipsi ex tempore ad suum eommodum falsa quaepiam.
tis miniscantur?
j n t e r l i n o (vd. Thes. l. L. VII I, 2219, 20SS.; usato per
, cancellare' anche da Cicerone): Poliziano, collaz. delle Pandette
(Bandini, Ragion. XL; vd. qui sotto). Si trova anche il sostantivo
l i t u r a : Petrarca seno 15, I p. 1050 sentio autem nunc quam honestum
esset propter additiones et lituras hane rescribere (' copiare ').
Il sistema di cancellare mediante punti collocati sopra o sotto
la lettera o le lettere da eliminare descritto dal Poliziano in una
nota alle Pandette (Bandini, Ragion. XL): in Pand. est 'nisi " sed
prior syllaba interUta et singula puneta singulis superscripta notis; qui
mos delendi veteribus. Da questo sistema traggono origine i termini
p u n go, e x p un go: Poliziano, collaz. delle Pandette (Maier 341;
vd. qui sopra); mise. I 41 p. 588 (vd. qui sopra); per esempi di
expungo con significato pi vicino a quello tecnico-filologico mo-
derno vd. p. 284s.
RIGA
La sostituzione di eXpUtlgo a deleo suggerita dal fatto concreto che nel codice delle-
Pandette descritto dal Poliziano era usato, come egli stesso fa notare nella
collazione, il sistema di cancellare mediante punti soprascritti alle lettere da eli-
minare. La distinzione svetoniana tralatos aut dietante aliquo exceptos ha suggerito
al Poliziano l'analoga distinzione fra librarius copista' ed exceptor colui che scrive
sotto dettatura '.
SCRITTURA E DATAZIONE DEI CODICI III
MAR.GINE
nota al Paris. lat. 6802 di Plinio, C. 54r (Nolhac II 213) require quod
in margine Ugutionis scriptum est; Salutati de fato 2, 6 p. 342,21; Gasp.
Barzizza, letto al Corner (vd. p. 263s.); Lamola in Guarino ep.
consuluisset (qui carmen si pu rendere esattamente con 'metro '); 73 po 642 nam,
ut de carminis residuo (<< circa il resto del verso ; Catuli. 17, 19) nihil mihi a"ogem
temere ecc.; P. Bembo ep. I, 7 p. 12 quanquam in illis ipsis quae desiderantur, non
valde multum amisimus. Nam ex versuum numero, quem eo in libro eique operi librarius
supputavit, Gigantomachiam omnem carminibus CXXXXV constare tutemet videbis
(si veda l'ediz. di Claudiano del Birt, Berolini 1892, MGH. AAo X p. LXXSo). L'epi-
gramma Bobbiese 45 reca nelle edizioni dell'Ugoleto (1499), dell'Avanzi (1507 e
1517), dell'Ascensio (15II) e nella Giuntina del 1517 il seguente titolo: In Di-
donis imaginem ex Graeco. Quattuor ultima carmina huius epigrammatis non habentur
in Graeco codice (si vedano gli apparati di Munari e di Speyer); l'epigramma
traduzione di Anth. Palo 16, 151, ma gli ultimi quattro versi non hanno riscontro
nel modello greco. Il significato di verso ' sar da vedere in espressioni di inven-
tari come inv. Visconti 48 Monobiblos Propersii Aurelii Naute ... in carminibus;
270 Allani Prosperi et Bemardi Silvestris liber in carminibus et prosa, da confrontare
con il passo del Panormita cito sopra.
SCRITTURA E DATAZIONE DEI CODICI II3
455, 167 (vd. p. 97); Poggio ep. IO, 9 p. 22 seribens in eius (sc. epi-
stulae) margine; Traversari ep. 218 col. 286 (passo lacwlOso) ut ****
* *** ubi visum fuerit, in marginibus adicias, dum leges; 233 col. 307
Graecos illos versus ex Homero qui deerant in marginibus scripsi; 272
col. 358 (vd. p. 99); 277 col. 368 (vd. p. 99); 415 col. 534 (vd.
p. 100); Valla in Aurispa ep. 83 p. 102 (vd. p. 12); emendo p. 613
vos tamen in margine ex purpureo colore ftcistis pro ' supplicatis' 'aliter
sublicis' (Liv. 23, 37, 2); Poliziano mise. II 50, 14 (vd. p. 96); ep. 4,
13 p. 129 (vd. p. 98s.); 6, l p. 162S. (adnotationes) quas ... margini-
bus domestici codicis adscripseram; ibid. p. 167 (vd. p. 97). Margo
nell'antichit usato sia al maschile che al femminile; fra gli esempi
umanistici da me raccolti possibile determinare il genere solo in
un passo di Guarino, dove margo femminile: ep. 742, 19 in ima
paginae margine tuum subscribis nomen. Si noti che qui margo indica
il margine inferiore della pagina; Pomponio Leto invece, commen-
tando Quint. inst. 1, I, 27, cos definisce questo termine: 'margi-
nibus ': margo dicitur spatium quod relinquitur ex utroque latere linea-
rum (commento a Quintiliano, Venezia 1494, H 13654, C. blV).
Per margo negli inventari vd. ad es. inv. Mansueti 99 e 161 e Pic-
colomini, inv. 1008 (vd. p. 97s.).
s p a t i u m : indica fin dal medioevo il margine della pagina
(Wattenbach 189, 271, 283). Salutati ep. II p. 397 non enim
libros quia nitidi (cf. p. 25 n. 2) sint chartis, amplis spaciis et litterarum
preciosissimis liniamentis caros haheo nec apprecio, sed quod pulchra con-
tineant et auctoritate digna; donde appare che gi allora uno dei ca-
ratteri d'eleganza del libro era d'avere margini ampi. Poggio ep.
3, 38 p. 286 (vd. p. 53); ep. p. 305 Wilm. (cf. p. 53) quo latiora
erunt spatia eo maius volumen, quanto pi larghi saranno i margini
tanto maggiore il formato l>. Spatium pu indicare non solo i mar-.
gini, ma anche genericamente tutti gli spazi della pagina, ad es.
quelli lasciati fra una sezione e l'altra del testo, come in Traversari
ep. 508 col. 622 (vd. p. 62S.).
Un significato quasi tecnico vicino a quello di volumen, mensura
, formato' sembra avere spatium in Guarino ep. 258, 6 cito a p. 52s.
e in Salutati ep. III p. 97 video quod Sidonium habes; michi vero parum
deficit. Deprecor ergo te quatenus complementum diligenter manu tua
scriptum in membranulis et spacio iuxta mensuram incluse cartule, in qua
capitulum et ultima voluminis mei carmina scripta sunt, mittere non gra-
veris: evidentemente Coluccio manda all'amico una carta (o la copia
8
II4 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
di Wla carta) del suo codice di Sidonic al cui formato egli dovr.
uniformarsi per il supplemento da inserire poi nello stesso codice di
Coluccio. I diminutivi membranula, cartula possono far pensare che
il codice di Sidonio posseduto da Coluccio fosse di piccolo formato,
ma abbiamo visto che il nostro ha Wla predilezione per l'uso dei
diminutivi (cf. p. 32).
1. Traube, Vorles. und Abh. II IO SO erklart sich der Name der scriptura lan-
gobardica, der von den italienischen Philologen far eine Schrift gebraucht wurde,
die von der lateinischen sehr abwich. Der Ausdruck ist so ein Name ffu das Bi-
zarre geworden. man dachte aber nicht unmittelbar daran, dass ein langobardischer
Schreiber, Monch oder Gelehrte diese Text geschrieben hatte ; Wehmer
15 wenn der Humanist von gothischer Schrift spricht, darf man stets zweifeln. oh
darnit iiberhaupt ein historisches Urteil abgegeben sein solI ; e p. 16 mochte
eine Schrift gotisch oder langobardisch genannt werden. der Humanist meinte
doch nur ihren barbarisch unschonen Charakter und auf historisch begriindete
Ansichten iiber die gotische oder langobardische Schrift darf man aus solchen
Benennungen nicht schliessen .
116 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
LITTERAE ANTIQUAE
4, 17 p. 339 nullus, mihi crede, Plautum bene trallscribet, nisi is sit doctis-
simus; est eis litteris quibus multi libri e:x' antiquis, quos a mulieribus
eonscriptos arbitror, nulla verborul1l distinctione, ut persaepe divinandum
sit 1. Un altro codice in carolina il Vat. lat. 1873 di Ammiano
Marcellino, proveniente da Fulda (sec. X), di cui Poggio scrive
(ep. 9, 32 p. 375): Ammianum Marcellinum ego Latinis Musis restitui,
eum illum eruissem e bibliothecis, ne dicam ergastulis, Germanorum. Car-
dinalis de Columna habet eum codicem quem portavi, litteris antiquis,
sed ita mendosum, ut ni! corruptius esse possit.
In questi luoghi delle lettere di Poggio litterae significa 'scrit-
tura' in un senso molto ampio; infatti, quando Poggio dice che le
lettere del Plauto sono corruptae, intende riferirsi non ad una mag-
giore o minore eleganza e leggibilit della scrittura (si tratta infatti
di una carolina chiara e leggibile), ma al modo scorretto in cui il
codice scritto (cf. p. 222); e ci chiarito molto bene dal secondo
dei passi citati (ep. 4, 17 p. 339). Cos anche nel caso del Bas. S.
Petri H 25 (vd. il passo cito innata e cf. p. 327ss.) Poggio non si la-
menta della scrittura del codice (anche qui una carolina chiarissima),
ma degli errori di cui rigurgita: il codice non scritto male, ma
pueriliter, mendose. Si noti soprattutto questo mendose, che corrisponde
perfettamente al corruptus del primo passo citato (ep. 4, 4 p. 304):
entrambi sono termini tecnici per indicare presenza di corruttele
in un testo, non scrittura brutta e illeggibile (in questo secondo
senso Poggio dice pessimae litterae, ep. 3, 37 p. 284 cito a p. 141).
Ci quanto mai evidente nella descrizione del codice di Am-
miano: litteris antiquis, s edita mendosum. Del tutto analoga a
litterae corruptae l'espressione litterae parum emendatae di cui si serve
il Traversari per indicare che il testo corrotto, mentre alla brut-
tezza della scrittura si riferisce con barbarae (ep. 306 col. 398, vd.
p. 18 7)2.
Il Petrarca, per indicare la carolina del Paris. lat. 1989 del com-
mentario di S. Agostino ai Salmi (sec. XI) donatogli dal Boccaccio,
usa l i t t e r a ve tu s t i or: fam. 18, 3, 50S. preter eam quam loquor
magnitudinem, et libri decor et vetustioris litere maiestas et omnis sobrius
accedit ornatus (su questo codice vd. Nolhac Il 20IS.).
2) S c r i t t u r a u m a n i s t i c a : Poggio ep. 2, 29 p. 158
(a. 1425) de Plinio episcopi Vintoniensis quod quaeris, ille quidem anti-
quis est litteris, sed quae Gallicum redoleant (nosti enim quam vocemus
formam Gallicam}; ... sed illis litteris antiquis ad morem nostrum ne-
quaquam est scriptus. Per l'interpretazione di tutto il passo cf. p. 13 IS.;
la precisazione ad morem nostrum nell'ultima frase mi sembra dimostri
.che litterae antiquae indica qui la scrittura umanistica, allora tipica-
mente italiana. Ibid. p. I59S. (a. 1425) hic scriptor meus, quem summo
labore litteras antiquas edocui; 2, 39 p. 176 (a. 1426) docui... quem-
Jam Gallicum librarium meum scribere litteris antiquis; 2, 27 p. 155
(a. 1425) si potero hunc scriptorem tenere ne evolet, absolvet mihi multa;
nam et praesto seribit et iis litteris quae sapiunt antiquitatem, ad quod eum
trusi summo cum labore. Per avere un'idea della calligrafia di questi
scribi che Poggio pazientemente ammaestrava, si vedano alcuni dei
.codici elencati in Ullman, Origin 49ss. Tale era la perfezione cui essi
r
giungevano nell'imitare antiqua di Poggio che per alcuni codici,
.come i tre Vaticani delle deche di Livio, si discute se siano stati
scritti da Poggio stesso o da un suo scriba (cf. p. 33s.). Ibid. 3, 15
p. 213 misisti mihi librum Senecae et Cornelium Tacitum, quod est mihi
gratum: at is est litteris Longobardis et maiori ex parte caducis j quod
si scissem, liberassem te eo labore. Legi olim quemdam apud vos manens
litteris antiquis; nescio Coluciine esset an alterius. Illum cupio habere.
La lettera del 1427; il codice in ' longobarda ' , come si riconosce
.comunemente fin dal Voigt (vd. sopra, p. 30 n. I), il celebre Med.
II di Tacito in beneventana del sec. XI, scoperto a Montecassino
nella seconda met del '300 1. Il codice in litterae antiquae letto da
all'aspetto esteriore della scrittura. Il Questa, dopo aver riportato il passo, soggiunge
(p. 23): veramente il codice scritto in una carolina di facile lettura, nel complesso,
anche se deve convenirsi che l'eleganza non ne il carattere distintivo soprat-
tutto nella prima sua parte .
l. Dal Boccaccio secondo l'opinione tradizionale (Sabbadini, Scop. I 29;
il Boccaccio non lo possedeva ancora nel 1357). Secondo i recenti studi del Billa-
novich il primo attore nelle scoperte di testi classici a Montecassino sarebbe stato
120 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Poggio non pu essere che una copia del Med. della seconda met
del XIV sec. o dei primi anni del XV. <:;e veramente si trattava di
un codice di Coluccio (ovviamente anteriore al 1406 data della sua
morte) la cosa non sorprenderebbe perch la nuova scrittura uma-
nistica si era gi formata prima della morte di Coluccio e forse
per suo impulso 1. L'affermazione della difficolt di far trascrivere
un codice in litterae Longobardae e la richiesta di uno in litterae anti-
quae un bell'esempio del fenomeno notato dal Pasquali (p. 61S.)
per cui le copie umanistiche soppiantano gli originali in scritture
difficili. Aurispa ep. 30 p. 48 (a. 1426) animo est, quam primum occasio
dabitur, id opus (Nonio Marcello) litteris antiquis transcribi facere.
Coll'espressione litterae antiquae viene indicata anche l'umani-
stica dei libri a stampa, ad es. nell'inv. Mansueti (vd. p. 122). Altri
esempi in Casamassima 542 n. 32.
Guarino per indicare la nuova scrittura umanistica non si serve
di litterae antiquae, ma ricorre a perifrasi analoghe: ep. 366, 17 hic
qui has tibi reddet, Mariottus nomine, natione Florentinus et honesto 10co
natus, mihi familiaris est ... ; est praeterea scriptor ornatissimus formae
vetustae; 499, 29, lodando una lettera dell'amico Agostino Mon-
tagna: de1ectatus sum vetusta litterarum facie.
Parallela alla restaurazione della minuscola carolina la restau-
razione delle capitali epigrafiche antiche nei titoli, incipit, explicit,
tavole di contenuto e simili e nelle epigrafi (Ullman, Origin 545S.;
Casamassima 547ss. e Trattati 18ss.). I due alfabeti, maiuscolo e mi-
nuscolo, entrano a far parte di un medesimo sistema e il termine
'lettere antiche' si trova applicato anche ai caratteri capitali re-
staurati; cos ad es. in un passo di Lorenzo Ghiberti a proposito di
un'epigrafe (vd. Casamassima 550).
3) Altri esempi dell'uso tecnico riferiti a codici non identifi-
invece Zanobi da Strada, che visse l con l'ufficio di vicario del vescovo Angelo.
Acciaioli dal 1355 al 1357 (I primi uttlatlisti 3lss. e 40).
Io Vd. Ullman, Origin 2ISS. per il pi antico manoscritto in umanistica. Laur.
Strozzo 96 con opere di Coluccio scritto da Poggio e databile forse al 1402-3 e 79ss.
per i pi antichi esempi datati (a partire dal 1405) della nuova scrittura usata da
altri scribi. I pi antichi esempi dell'espressione litterae antiquae riferita alla nuova
scrittura umanistica si trovano nelI'inv. di Cosimo de' Medici del 1418 (vd. Ca-
samassima, Bibliofilia 62, 1960, 120). Il Casamassima cita come pi antico esem-
pio umanistico una lettera del Niccoli a Cosimo del 1426. Le pi antiche fra 1('-
lettere di Poggio da me citate sono anteriori di un anno.
SCRITTURA E DATAZIONE DEI CODICI I21
cati: Poggio ep. 2, 22 p. 148 mittas etiam libellum Nonii Marcelli ...
scriptum litteris antiquis; Guarino ep. 223, 52 (Giovanni Corvini di
Arezzo) habet Macrobium, ut audio, litteris antiquis, fidelem, emendatum
(questo l'unico esempio di litterae antiquae nell'epistolario di Gua-
rino); Traversari hod. p. IOIS. vix... ibi quicquam dignum memoria
praeter unum Cypriani volumen invenimus, antiquis literis. Di un Va-
lerio Massimo di buona lettera antiqua trovato da Poggio in
Francia, nell'abbazia di S. Vittore a Parigi, ci informa una letterina
del Niccoli a Cosimo de' Medici, scoperta e pubblicata recentemente
da T. Foffano (<< It. med. e um.) 12, 1969, II5sS.). Si tratta, come ri-
caviamo dalla lettera stessa, di un codice antico, quindi probabil-
mente di un codice in carolina: Acci ch'i' non ometta nulla di
quello credo sia utile a ricordarti, e' m'era uscito di mente che Pog-
gio m'ha detto trov nella badia di San Victore in Parigi uno Va-
leria Maximo di buona lettera antiqua. Se Ilo potessi permutare
con nuove mercerie, sarebbe grande aquisto. E ben che qua abbia
Valerii assai, e' son s corrotti che gli una morte; e tutto questo
perch frati e pedanti e gente non usa a questi facti gl'nno tutti
raschiati e corropti, e mai vidi niuno Valerio antiquo 1.
4) Scrittura antica in generale o di tipo diverso dalla carolina:
Salutati ep. III p. 219, a proposito di un leggendario codice delle
deche di Livio (cf. p. 123 n. I), indica con littera antiqua una scrit-
tura molto antica: in littera tam antiqua quod vix illius lector expeditus
et idoneus in partibus vestris haberi queat. Cf. anche antiquarum litte-
rarum effigies riferito alla scrittura del codice Laudense di Cicerone
nella soscr. di Francesco degli Ardizzi all'Ottob. 2057 (sopra, p.
104). Per le iscrizioni si noti che in Traversari hod. p. 71 litterae an-
tiquae riferito alla scrittura di iscrizioni antichissime (epigrammata
pervetusta) : attendimus in pariete ecclesiae ipsius inficta saxa, antiquis
insculpta literis. Epigrammata pervetusta erant.
5) Do infine un breve cenno su litterae antiquae nella termino-
logia degli inventari 2. Nell'inv. di Cosimo de' Medici del 1418
I. Si iloti che mentre qui il Niccoli indica con 'lettera antiqua ' una scrittura
antica, con tutta probabilit una carolina, in un'altra lettera (pubblicata pill volte
c da ultimo in Foffano, art. cito 120S.) designa l'umanistica con 'lettera all'an-
tiqua '.
2. Vd. anche Casamassima 542.
I22 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
I. La Pellegrin scrive: Les rdacteurs ont parfois not soit 1'anciennet soit
le type de l'criture employe, mais, constatons-Ie une fois de plus, jamais d'une
manire systmatiqueo Si parmi les manuscrits retrouvs la plupart de ceux qui
sont qualifis dans 1'ancien inventaire in littera antiqua remontent en effet au Xle
<lU au xne sicle, bien d'autres, plus anciens encore, n'ont fit l'objet d'aucune
mention (cf. nOS 506, 557, 6140. o) >lo Sembra da queste parole che la Pellegrin
abbia scambiato littera antiqua per un'indicazione di antichit, mentre si tratta solo
di designazione di un determinato tipo di scrittura.
SCRITTURA E DATAZIONE DEI CODICI 12 3
Seript 343). Traversari ep. 3I I col. 406 adii ad Sancta11l Caecilialll ...
oJfendique in volul1line vetusto Longobardis :iteris XXXIX Origenis in
Lucam homilias a Hieronymo traductas: forse Laur. S. Marco 610, in
insulare; 317 col. 417 offendi in volumine Longobardo quod erat
penes Marinum... VII AntonU epistolas... et aliud quoddam opu-
sculum; Poliziano mise. I 23 p. 552S. in hac ipsa gentis Medicae
bibliotheca publica codex habetur vetustissimus Langobardis literis, quem
et Domitius olim Florentiae pcllegit... Neque non Romae quoque
volumen item Martialis Langobardis characteribus ostendit legendum-
que nobis indulxit Bernardinus Valla. Questi due codici di Marziale
non sono identificati; quello di Bernardino Valla ricordato anche
in mise. II 35, 5 in eo (sc. codice) quem mihi litteris Langobardicis per-
scriptum Bernardinus Vallensis ... ostendit. Mise. I 35 p. 577 acrius il1-
spiciendum est apud Columellam... bis Homerulll citari pro Euhe-
mero in pervulgatis codicibus, quod et vetustissimus indicat liber de
privata familiae Medicae bibliotheca, literis Langobardis exaratus: 1'Am-
bros. L 85 sup. in minuscola insulare, sec. IX-X (Sabbadini, Scopo
I I5Is. n. 48; Josephson I59ss.) 1. Il Poliziano collazion l'Ambros.
col suo esemplare dell' edizione principe, Venezia 1472 (H *14564),
dove al principio del Liber de arboribus si trova la seguente nota:
hinc cepi confirre cum duobus exemplaribus, quorum alterum vetustum.
litteris perscriptum Langobardis, ex Medica bibliotheca, e alla fine del
testo di Columella: contuli hos Columellae libros ego Angelus Poli-
tianus cum duobus exemplaribus, altero quidem vetustissimo Langobar-
dis exarato litteris ex privata Medicae gentis bibliotheca Uosephson 159;
Maier 3545.). Mise. I 44 p. 592 nos in vetustissimo commentario (un
commento a Persio non identifLcato) literis quas Langobardas vocant
perscripto. .. sic... invenimus: l'espressione quas Langobardas vocant
mostra, mi sembra, che l'umanista consapevole di usare un'espres-
sione convenzionale della cui esattezza non vuoI rispondere. Ibid.
46 p. 595 quod item in vetusto codice Lal1gobardis exarato literis repe-
rimtls, cuius mihi potestatem legendi ficit Francisws Gaddius Florentilllls:
questo codice di Giovenale stato identificato dal Knoche (( Her-
mes 63, 1928, 342-363) col Vat. lat. 3286 in beneventana del sec.
XI 1; 77 p. 647 quod item in codice divi Augustini De civitate Dei ex
publica Medicae familiae bibliotheca neque non in Columellae ex privata
eiusdem gentis, literis utroque Langobardis exarato: il Columella
1'Ambros. di cui sopra, il codice di Agostino non stato identificato.
Per un passo del Crinito in cui compare litterae Longobardae riferito
alla minuscola insulare di un codice del commento di Tiberio Do-
nato all'Eneide cf. p. 129s.
Do infine qualche esempio interessante dell'uso di questo ter-
mine paleografico nel cinquecento. Lo Scaligero considerava tipico
" della' longobarda' lo scambio fra a ed ti (Timpanaro 9 n. 2), il
Modio quello fra s ed r (Lehmann, F. Modius 59 n. l). Un mano-
scritto fuldense di Giustino di cui il Modio dice che era Longobardica
littera scriptus era forse in insulare (Lehmann cito 59 n. 1 e 71S.). Degni
di nota i due passi del De arte critica dello Schoppe citati dal Leh-
mann (ibid. 79s.): lo Schoppe contrappone al Romanus character
(vetus, maiusculus) le litterae Langobardicae et minores vulgo fere ho-
dieque usitatae. Le litterae Langobardicae sono evidentemente per lui
la minuscola contrapposta alla maiuscola, la vera scrittura romana.
Nella descrizione del Terenzio bembino data nell'inventario dei libri
di Fulvio Orsini chiamata ' lettera longobarda ' la minuscola cor-
siva romana degli scolii (vd. p. 128).
Inventari: nell'inv. della biblioteca di Cosimo de' Medici del
1418 il Giustino di lettera longobarda il Laur. 66, 21 in bene-
ventana, proveniente da Montecassino (Pintor nr. 13 e p. 193; Ull-
man, Origin 134n. 15). Negli inventari Visconti e Mansueti il termine
non compare mai; numerosi esempi invece nel catalogo del mona-
stero di S. Colombano di Bobbio (1461), ove si distingue fra lit-
tera Longobarda grossa et Iegibilis e littera Longobarda difficilis ad Ie-
gendum; il termine indica fra l'altro l'insulare (Casamassima 565s.).
Piccolomini, inv. 83 liber de herbis, litteris Longobardis scriptus et in
menbranis; 419 Iustinus hystoricus, literis Longobardis, in pergameno
(evidentemente il Laur. 66, 21 di cui sopra); app. III 29 (vd.
p. 124 n. 1). Il termine compare, naturalmente per la beneven-
tana, nell'inventario della Biblioteca Capitolare di Benevento del
LITTERAE GOTHICAE
L I due termini sono usati ad es. come sinonimi nel titolo di un inventari<>
del '500; cf. Casamassima 568s.
SCRITTURA E DATAZIONE DEI CODICI 12 7
grammata (' epigrafi ') Romanae urbis scripta sunt, non maiusCtllis, seti
communibus litteris, inquires: spesso nel trascrivere epigrafi si usava
una capitale imitante quella dei modelli e perci il Traversari mette
in rilievo il fatto che queste epigrafi (per cui cf. p. 42) erano scritte
in caratteri minuscoli. In Traversari ep. 508 col. 622 cito a p. 62S.
litterae maiusculae (contrapposto ancora a litterae communes) indica i
caratteri maiuscoli delle rubriche di un manoscritto. Altre volte si
tratta di capitale epigrafica: E. S. Piccolomini hist. Bohem. 36 (Opera,
Basileae 1551, I06D) fuit inter caetera monasterium Aulae Regiae 1 apu
ripam Multaviae, qua Mosa fluvius ilIi iungitur, situm in quo regum cor-
pora condebantur, singularis excellentiae. Nam praeter aedem magni et
memorabilis operis, amplum dormitorium caeterasque monachorum officinas
magnifice constructas, habuere circuitum qui non parvum conc1usit hortum,
ambitum vocavere. In huius lateribus Vetus Novumque Testamentum a[,.
initio Genesis usque ad Apocalypsim Ioannis literis maiusculis in tabulis
scriptum continebatur, notis, quo altius irent, paulatim crescentibus, ita ut
a summo usque deorsum facilis lectio praeberetur 2. Oppure pu trattarsi
di un maiuscolo tipografico: E. Barbaro cast. Plin. c. a2V monendi
sunt haec legentes nos brevitatis causa hunc ordinem servasse, ut Plinii
verba in quibus aliquod erratum esset litteris maioribus imprimerentur..
reliqua de nostro subiicerentur.
Ma l'espressione litterae maiores (maiusculae, grandes, grandiores}
pu assumere anche un pi preciso significato tecnico-paleografico.
usata infatti per indicare la capitale antica, sia epigrafica che li-
braria, nonch l'onciale, che per gli umanisti non era una scrittura
distinta; scritture cio la cui caratteristica saliente per l'appunto-
quella di essere maiuscole, cio iscritte in un sistema bilineare, come
rileva il Poliziano (ep. IO, 4 p. 3II) descrivendo l'onciale delle Pan-
dette fiorentine: grandes ubique literae et compares. Esempi: Niccol
Tignosi, ad Cosman Medicem... opusculum: nihil enim refert utrum
antiquis ilIis maiusculis et veterrimis litteris codices conscribantur aut cha-
racteribus et notis quibus iuniores usos esse comperimus (cit. dal Casa-
massima, p. 546); trattato anonimo per la costruzione delle capi-
tali romane (Monac. lat. 451, sec. XV): litteras antiquae formae deduc-
turus quas plerique maiusculas appellant (cit. dal Casamassima, p. 54&
:9
130 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
dimidium libri semndi, reliquis alia manu mintlS antiqua, accurata tamen, et quae forlllam
characteris vetustioris imitata est, suppletis.
I. Presso i calligrafi del cinquecento il termine 'lettera gallica' o 'lettera
francesca' indica una scrittura gotica (Wehmer 18s.).
SCRITTURA E DATAZIONE DEI CODICI 131
LITTERAE ITALICAE
la gotica italiana: Salutati ep. III p. 146s. audio ... quod An-
dreuolus de Arisiis ... , qui moram in Gallia continuam trahit, repperit
totum Quintilianum De institutione oratoria, quem habemus admodum
diminutum. Quamobrem te exoratum velim quatenus hoc scisciteris,. sique
lettre formc '), molto usato negli inventari per indicare wu gotica libraria cal-
ligrafica e accurata (vd. p. 1445.).
SClUTTlffiA E DATAZIONE DEl CODICI 133
repeTlerts verum esse, fac ut idem .Bonaccursus ita copiaNl habeat quod
cum diligentia faciat exemplari. Utrumque librum (1'altro S. Agostino,
De musica di cui si parlava pi sopra), licet de priore maior michi spes
sit, in optima littera et quanto magis fieri poterit Italice similis summe
desidero. Secondo l'Ullman (Origin 14) con littera Italica Coluccio
indica una piana gotica simile a quella che usava lui stesso; egli
vuoI evitare che il codice venga scritto nell'indecifrabile scrittura
libraria francese. Inv. Mansueti 145 littcris modernis, id est ltalicis,
et grossis (le litterae modernae indicano nell'inv. Mansueti la gotica
dei secco XIV-XV; cf. p. 146).
LITTERAE BARBARAE
rimase tra i libri del Niccoli e alla sua morte pass al convento di
S. Marco; si trova attualmente alla Nazionale di Firenze, Conv. soppr.
I VI IO. Dalle soscrizioni alle due parti in cui distinto ricaviamo
che fu copiato per l' Orsini nel monastero francescano di pforzheim
in Germania nel 1426 da due monaci 1. La scrittura una brutta
corsiva gotica di mano tedesca, evidentemente ostica agli occhi di
un umanista (vd. anche p. 174s.) 2. Litterae barbarae avr lo stesso
valore anche in Traversari ep. 298 col. 388 a proposito di un codice
non identificato: opuscula illa Augustini literis barbaris a Ioanne Gre-
gorio heri accepi.
Il termine compare una volta anche in inv. Mansueti 97 litteris
quasi barbaris: la presenza del quasi sembra confermare il carattere
tecnico dell'espressione.
LITTERAE A TTICAE
meum sit excogitare aliquid quod apud viros bonos non improbetur, librarii
vero ve! inventa acutius vel dictata subtilius arundinis officio caeteris
patefcere. Et, ut dilucidius tecum loquar atque familiarius, mihi domi
opus est aliquo adolescente librario, non omnino rudi imperitoque litte-
rarum; hunc ego tractabo non humaniter solum, sed etiam liberaliter.
Delector autem iis litterarum notis quae ad Atticas quam proxime acce-
dant. Nam quibus opifices tabernarique utuntur ac reliquum vulgus
indoctum, eae nullum sint apud me pondus habiturae. Litterae Atticae
rende 'A't"t'~)(a ypcX{-t[Loc't'oc riferito a caratteri epigrafici antichi in
Demosth. 59, 76 e Paus. 6, 19, 6 (cf. Hesych. s. v.). Nel primo
passo del Filelfo si tratta di maiuscole epigrafiche, nel secondo di
scrittura libraria: in entrambi l'espressione indicher genericamente
scrittura maiuscola greca (antica o restaurata).
LITTERAE ETRUSCAE
SCRITTURA CORSIVA
L Ep. 3, 5 audio isthic esse Lycurgi et Numme vitas eleganter conversas. Eas egO'
habere cupio. .. Oro humanitatem tuam ut fusa scriptura ab aliqua ambas transcribi fa-
dat certioremque me reddat de impensa.
2. Su questo P!utarco A. Campana, Una lettera inedita di Guarino Veronese-
e il Plutareo mcdiceo della bottega di Vespasiano, It. mcd. c um. S, 1962, 171-8.
SCRITTURA E DATAZIONE DEI CODICI 137
I. Scrittura del Matr. 8514 (gi X 81) e del Vat. lat. II4S8, entrambi su carta.
(cf. p. 13): vd. Ullman, Studies 316; Origin 48s. e Dunston, BulL Inst. Class.
Stud. 14, 1967, 99s. Non so chi sia stato il primo ad usare questo termine fortu--
nato per indicare la corsiva gotica di cui Poggio si serve per trascrizioni rapide.
Esso sar stato probabilmente desunto dall'uso stesso di Poggio, le cui lettere si
chiudono assai di frequente con l'espressione vale, l1Ianu veloci o simili: ad es. ep.
2,9 p. 105; 2, 19 p. 144; 2, 20 p. 145; 2,29 p. 160; 2, 31 p. 163; 2, 34 p. 169'
vale, haee seripsi l1Ianu veloci; 2, 36 p. 173; 3, 3 p. 191 sUl1lpsi ealal1lul1l et haec ante
coenam ad te exaravi manu veloci; 2, 7 p. 100 habes epistolal1l longam et manu veloci-
scriptal1l. Una variante l1Ianu festina, ad es. in ep. 2, 4 p. 94; 2, 5 p. 95; 2, IO p.
108; 2, 23 p. ISO; p. 460 Wilm. Cf. anche ep. p. 290 Wilm. (= Tonelli I p. x)
scripsi .. iIlas (se. epistulas) ex tempore ut plurimum et manu veloci, ut rescribendi"
(. copiare') neque ociUI1l esset neque voluntas; quo (Wilmanns; qui ToneIIi) accidit,
ut exemplaria earum nulla apud me remanerent; ep. p. 310 Wilm. abiieito litteras in
ignem ne efferantur. .. propter infantiam litterarum. Sunt enim scripte manu veloci et:
stilo incomposito ae rudi, ut illas nolim tievenire in aUorum manus.
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
ep. 628, 21 ecce mitto Lactantii opera duo, meo quidem iudicio emendata,
licet sordidiore litterarum facie; Traversari ::p. 242 col. 317 duo illa vo-
lumina, Medicina sci/icet cordis et Mystica theologia in papyro sunt,
bonis tamen literis; 243 col. 317s. Vetus... Testamentum ... literis non
malis; 277 col. 368 (descrizione del celebre Laur. 32, 9 di Eschilo,
Sofocle, Apollonio) in membranis literisque gratissimis et quae, pro an-
tiquitate sua, meo quidem iudicio, ante sexcentesimum annum exaratae
sunt 1. .. Habet per totum in marginibus notabilia plurima et perutilia
compositissimis literis; 315 col. 413 Cregorii Nazianzeni rariora opera
XXX in volumine aptissimo et delicatissimis membranis ac literis; 439
col. 561 Cregorii Nazianzeni XXX opuscula peregrina pulchro aptissi-
moque volumine et optimis literis. Di un codice ora perduto, scritto
probabilmente in visigotica, del sec. VII, il Poliziano dice che era
scritto litteris vix legibilibus et implicatis maxime (Monac. lat. 807,
c. 63r cito in Sabbadini, Scop. II 221 n. 2): forse con l'aggettivo
i m p l i c a t u s si allude all'abbondanza di nessi e legature: si con-
fronti, nella lettera di Zenone Castiglioni cito a p. 132, implicita qua-
dam et corrupta Germanica littera conscriptum, dove si tratta di gotica
tedesca. Il contrario di implicatus e x p l i c a t u s : Francesco degli
Ardizzi da Vigevano nella soscr. all'Ottob. lat. 2057 dice che il ve-
scovo di Como Francesco Bossi trascrisse il Laudense delle opere di
Cicerone non sat a plerisque legibilem ob antiquarum litterarum effigiem
stilumque incognitum in Latinas et explicatas bene litteras (Sabbadini,
Storia 95s.; cf. sopra p. 104).
Come stato notato dall'Ullman (Origin 12 ss.), uno degli ele-
menti che determinano la riforma della scrittura l'esigenza fortemen-
te sentita dagli umanisti di una scrittura che sia soprattutto leggibile,
Essi cercano l'eleganza e la chiarezza non solo nelle scritture librarie,
ma anche in quelle di uso quotidiano, ad es. nelle lettere private.
Il Piccolomini rimprovera vivacemente un amico che gli aveva scritto
una lettera illeggibile (Briefw. IV p. 475; cito integralmente):
Eneas episcopus Senensis Ambrosio Spannochie salutem plurimam dicit.
Cinturellus, pape tabellarius, tuas litteras ad me detulit, quas rectius di-
xerim lituras; nescio Crece an Hebraice scripsisti, Latine quidem minime.
Non intellexi unicurn verbum neque penes me quisquam fuit qui tuos
characteres cognosceret. Perinde est igitur ac si nihil ad me scripsisses.
I. Cf. Pearson, Sophoclis fabulac, Oxonii 1924, III vetustissimo libro, decimo
fere post Christum saeculo pulcherrime in membranis scripto >l.
SCRITTURA E DATAZIONE DEI CODICI 143
Reservo penes me scripturam tuam ut, cum Romam veniam, tibi reddam
et a te petam expositionem. Interim non est quod possim respondere,
nisi mihi glosulas miseris. Vale et scias me deinceps Latinas litteras,
non uncinos mercatorios didicisse 1. Ex Ratispona die 3. Maii 1454.
Il Petrarca giudicava troppo artificiosa e poco leggibile la scrit-
tura contemporanea, opera di pittori pi che di scribi (vd. p. 198
n. 2), e le contrapponeva un'ideale di scrittura sobria, chiara
e osservante dell'ortografia come quella che vedeva nei codici
antichi in carolina (vd. Ullman, Origin 12S. e A. Petrucci, La
scrittura di Francesco Petrarca, Citt del Vaticano 1967, 62SS.). Par-
'ticolarmente significative le esortazioni del Traversari ai suoi cor-
rispondenti: ep. 453 col. 579 (al monaco Agostino) vellem ho-
nestiorem literarum faciem dum seribis nitereris exprimere et vel nostram
imitari studeres vel alterius doctioris manum, ut bene ac pure dieta gratio-
res literae commendarent. Altra volta esorta il fratello a procurarsi
una scrittura libraria bella, veloce e corretta (fidelissimam), che imiti
il pi possibile la purezza e l'eleganza della scrittura antica; per far
ci gli consiglia di prendere a modello un codice antico e corretto
e di trascriverlo imitandolo fedelmente fin nei minimi particolari:
ep. 385 col. 501 nec illud quidem te admonere desistam uti non negligas
manum librariam quam optimam atque perquam celerem ac fidelissimam
tibi comparare studeasque priscam illam in seribendo imitari puritatem ac
suavitatem. Quod tunc adsequere facilius si ex emendatissimo antiquoque
codice quidpiam tibi transcribendum deligas totoque annisu ad unguem
exemplar fidum imitari,-{forse imiteris). Questa lettera del Traversari
quasi il manifesto della riforma umanistica della scrittura; l'ideale
calligrafico posto nell'imitazione della scrittura antica (la carolina)
in cui l'elega.nza dei caratteri si unisce alla correttezza ortografica.
Cf. anche Aurispa ep. 35 p. 54 (la lettera forse indirizzata al Francia,
celebre copista) si Officia Ciceronis absoluta sint, pergratum feceris mihi
et Iacobino si ad nos mittas. Nam dominus Angelus. .. scriptorem domi
habet qui litteras credo dignissimas atque aeternas scribit. Vellemus pro
emendatione manus tuae exemplari uti,. solus enim es aut (alter), ut de
me etiam loquar, qui castigatam illam antiquitatem imitentur: vien ri-
I. Esisteva realmente una scrittura differenziata del ceto mercantile per cui
stato proposto il nome di mercantesca ': vd. G. Orlandelli, Osservazioni sulla
scrittura mercantesca nei secoli XIV e XV, in Studi in onore di Riccardo Filangieri, Na-
poli 19.59, I 445-60.
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
I. :Da notre che nell'inv. Mansueti Utterae Jormatae indica anche 'scrittura
a st~mpa '; vd. p. 78.. '
lO
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
textus, sed eadem manu = Vat. lat. 8121 (a. 1444), in una gotica con
influenze italiane: l'autore dell'inventario ha letto la soscrizione da
cui si ricava che il codice stato scritto in Francia; 46 litteris ultra-
montanis bonis (ms. del xv sec. in gotica corsiva libraria, come ri-
sulta da Kaeppeli ad loc.); 47 litteris ultramontanis bonis (Perugia,
Bibl. com. 1049 [N Il, sec. XV; scrittura gotica grassetta, a due
colonne); 50 litteris ultramontanis et pulchris; 109; II3 litteris ultra-
montanis, quasi modernis; 122; 128; 141 litteris bonis, sed parvis et ul-
tramontanis; 146 litteris parvis ultramontanis; 149; ISO litteris parvis
ulvamontanis; 178 ecc. C' anche la variet litterae ultramontanae cur-
sivae: IO litteris ultramontanis cursivis; II litteris ultramontanis et cur-
sivis; 12 litteris ultramontanis cursivis et bonis; IlO litteris cursivis ul-
tramontanis et variatis. Queste espressioni indicano scrittura gotica
non italiana.
Con le espressioni l i t t e r a e d i v e r s a e o v a r i a e, v a -
r i a t a e l'inv. Mansueti nota cambiamenti di mano o di tipo di
scrittura: 156 litteris diversis; 143 litteris variis (cf. anche 168, 190,
192, 198); 26 litteris modernis aliquantulum variatis; 3I litteris modernis
variatis; 96 litteris variatis; 100 Lucanus poeta de bello Cesaris et Pom-
peii. .. litteris modernis et bonis. .. Hic liber habet multas glosas bonas
et variantur littere ab octavo libro usque ad decimum et ultimum; 101
litteris variatis quasi per singulos tractatus (si trattava di un codice mi-
scellaneo); 109 litteris ultramontanis usque ad commentum S. Thome,
ubi sunt littere variate quasi moderne; IlO litteris cursivis ultramontanis
et variatis; Il5 litteris modernis et magnis, sed variatis circa finem secundi
libri; 127; 155; 160; 182 litteris bonis, sed variatis; 188 litteris cursivis
... Littere sunt variate in omni tractatu; 199 litteris bonis, continuatis
usque ad finem tertii libri, postea variatis; 214 Logica Aristotelis ...
Liber Posteriorum Aristotelis et,liber Elenchorum... litteris bonis, sed
variatis in libro Posteriorum et sequenti; 241 litteris var;at;s et pro parte
scriptis manu cuiusdam fratris Constantini de Nucera.
A) POLIZIANO
zioni. Forse questo codice tutt'uno col Plautino codice citato a nobis
della I centuria (66 p. 633), di cui il Poliziano si vale per emendare
most. 830 1: in Mustelaria Plauti locus est mendose scriptus plerisque co-
dicibus ad hunc sane modum: Viden ornamenta in foribus? Video. Specta
qua arte dormiunt. Dormiunt? Ille quidem ut convenit volui dicere . Sed
cum de his neque sensus eliciatur ullus et festivum Plauti dictum vitio
librariorum pereat, faciam, ut arbitror, operaeprecium si scripturam incolu-
mem de Plautino codice citato a nobis iterum reposuero. Est autem prorsus
haec: Viden coagmenta in foribus? Video. Specta qua arte dormiunt.
Dormiunt? Illud quidem, ut connivent volui dicere. Faccio notare che
sia la Mostellaria che i Menechmi sono del numero delle dodici com-
medie venute alla luce colla scoperta dell'Orsiniano, che era quindi,
per queste commedie, l'unico codice antico noto agli umanisti; ma
Branca e Pastore Stocchi escludono che il codex antiquus della II cen-
turia sia l'Orsiniano che non entrato in Vaticana che ai primi del
cinquecento 2. L'Orsiniano ha in Men. 544 manu pcium, in most. 830
contuent corretto da conivent. C' dunque nel secondo passo una di-
vergenza dalla lezione citata dal Poliziano. Vitruvio: un codex vetus
Nicolai Tegrimi menzionato in mise. II 31 , 3.
m e d i a e a n t i q u i t a t i s, s e m i v e t u s : Cic. off.: il Po-
liziano aveva avuto in prestito un codice mediae fere antiquitatis per
opera del bolognese Andrea Magnanimo; si imbatt poi in librum .
non veterem admodum, sed omnino apud saeculum forte prius scriptum ,
qui scilicet publice in Sanctae Crucis bibliotheca servatur (mise. II
14, 6). Marziale: un codice mediae antiquitatis il Poliziano aveva visto
in Vaticana: mise. I 23 p. 553 in eo (se. exemplari) quod Romae, in
Palatina bibliotheca mediae antiquitatis; mise. II IO, 7 qui mediae forte an-
tiquitatis in bibliotheca Palatina est; in mise. II 35, 5 lo definisce vetus,
ma poi cancella: [in vetere] in alio (se. codice) quem Vaticana [Romae]
bibliotheca [retinet] habet (i due passi della II centuria sono citati in
Branca-Pastore Stocchi 154); Pandolfo Rucellai gli aveva prestato un
codice semiveterem (mise. 123 p. 553). Ovidio: il Poliziano collazion
due manoscritti, uno pi antico (vetustior), appartenente alla biblio-
I. Silv. I, 4, 86a hic versus deest in libro vetustissimo Poggi qui e Germania in Ita-
liam est relatus; 5, 5, 24-27 codex vetustus intercisos habet hos versus. Le diverse indica-
zioni sulla provenienza del codice (Germania-Francia) vengono generalmente
spiegate col fatto che il codice era stato trovato in Svizzera..
2. Si veda la lettera di Poggio al Barbaro, pubblicata per la prima volta dar
Clark, class. Rev. & 13, 1899, 125 e riprodotta pi volte, ad "es. in Klotz p. v.
SCRITI'URA E DATAZIONE DEI CODICI 157
l. Pref. alla prima edizione delle Si/vae (Lipsiae 1899), riprodotta nella
seconda, p. LXXI. Cambi poi idea, ritenendo che il Poliziano si fosse sbagliato
(p. LXXXIX).
2. Non sussiste invece, secondo me, un'altra difficolt che ha dato molto da
fare a quanti si sono occupati della questione, cio la nota a S, S, 24-27 (vd. pi
oltre, p. 241).
SCRITIURA E DATAZIONE DEI CODICI 159
simile c' forse un'eco nelle parole stesse del Poliziano 1. Non si
pu escludere che il Matr. in qualche foglio per noi perduto 2 re-
casse qualche nota del tipo di quelle citate 3; simili soscrizioni pas-
savano poi facilmente negli apografi 4. Oppure potrebbe darsi che
nella copia frettolosa dello scriba indotto Poggio non avesse apposto
nessuna soscrizione e l'avesse apposta poi lui stesso o il Barbaro o
il Niccoli a una copia eseguita pi riposatamente.
Come mai il Poliziano nelle note del Corsiniano chiama antiquus,
vetustus, vetustissirnus un codice di cui nella seconda centuria dice
esplicitamente che era un recente descriptus ex antiquo? Non resta che
accontentarsi della spiegazione del Traglia (p. 72) e del Pastore Stoc-
chi (p. 67ss.), anche se essa lascia tuttavia un po' perplessi. Il Poliziano
Poggius Florentinus; soscr. a Cic. pro Caec. (Vat. lat. II458, c. 49V; tra parentesi
quadre le parole cancellate da Poggio nell'atto stesso di scrivere): Ranc orationem
antea culpa temporum deperditam Poggius Latinis viris restituit et in ltaliam reduxit
&/11 eam diligentia sua in Gallia [Iatent] reelusam in silvis [inter Ari] Lingonum adill-
venisset conscripsissetque ad TuIli memoriam et doctorum hominum utilitatem; soscr.
alle altre sette orazioni di Cicerone da lui scoperte, ibid. c. 94r: has septem M. Tullii
~ratiolles, que antea culpa temporum apud ltalos deperdite erant, Poggius Florentinus,
perquisitis plurimis Gallie Germanicque [biblyotheci] summo cum studio ac diligentia
hiblyothecis, cum latentes comperisset in squalore et sordibus, in lucem solus extulit ac
in piistinam digllitatem decoremque restituetls Latinis musis dicavit (M. Tuili Ciceronis
In L. Calpurnium Pisonem oratio, ed. with Text, Introd. and Comm. by R. G.
M. Nisbet, Oxford 1961, xxv); soscr. a Quintiliano (nota da un apografo,
l'Urb. lat. 327; Sabbadini, Storia 285): Scripsit Poggius Florentinus lumc librum
Constantie diebus LIIII sede apostolica vacante. Reperimus vero eum in biblyotheca
mOllasterjj .Sancti Galli, quo plures litterarum stl4diosi perquirendorum librorum causa
accessimus j ex quo plurimum utilitatis eloquentie studiis comparatum putamus, C1lm
antea Quintilianum neque integrum Ileque nisi lacerum et truncum pluriblls locis habere-
muso - Rec verba ex originali Poggii sumpta.
I. Ad es. un'espressione come perquisitis plurimis Gallie Germanieque biblyo-
thecis (cf. nota precedente) pu essere all'origine dell'oscillazione Francia-Ger-
mania nelle notizie date dal Poliziano sulla localit della scoperta.
2. Dal codice si staccata la parte contenente i Punica che, come ha dimostrato
il Thielscher, philol. 66, 1907, 87ss. si trovava all'inizio; manca inoltre il primo
foglio di Manilio, che attualmente precede le Silvae, ma poteva originariamente
essere collocato anche dopo, secondo l'ordine in cui le opere sono citate nella let-
tera di Poggio.
3. Alla fine delle Silvae c' la soscrizione del copista: finis adest vere, precium
vult scriptor hebere (sic) (Marastoni VIII).
4. Ad es. le soscrizioni alle orazioni di Cicerone erano note dagli apografi
anche prima della scoperta dell'autografo di Poggio.
SCRITTURA E DATAZIONE DEI CODICI 161
11
162 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
lo S05cr. a Catone e Varrone, a. 1482 (Maier 354) hoc enim nobis emendandt
1l0VOS codices institutum placuit ne quid ex nostro temere adiceremus neu quid omitteremus,_
quod in antiquioribus exemplaribus invenissemus. Quod si hoc priores librarii institututll"
probassent, non tantum profecto negocii laborisque posteris reliquissent. sicubi ergo no--
strum adhibimus iudicium, relictis tamen antiquae lectionis vestigiis aliquibus, suum cui--
que liberum reliquimus; a Pelagonio, a. 1485 (Maier 347; vd. pi oltre, p. 177S.);
alle Silvae di Stazio (Mai"er 362: non datata; il Pastore Stocchi, p. 625 e 66, la_
colloca dopo il 1481, probabilmente fra il 1489-90 e il 1493) cautio mihi fuit ne
quid itl corrigendo hoc nostro ab illo mutarem, ne nimia, ut adsolet, diligentia aut mihi aut-
ceteris studiosis noceret. Quem si modum tenerent ceteri librorum emendatores telluisscntque-
SCRITTURA E DATAZIONE DEI CODICI
priores, minus multo laboris in hac re quam nunc habemus haberemus; cf. anche l~
soscrizioni citt. a p. 261S.
L Un'analoga diffidenza per questo tipo di correzioni mostra il Merula.
pref. a Marziale cito a p. 289s. e a Plauto cito a p. 314. La predilezione del Poliziano
per i codici antichi era stata notata gi dai contemporanei, come testimonia un
passo di una lettera di Matteo Bosso cito dal Dionisotti, It. med. e Wll. ~ II,
1968, 185: de Ausonio obsequi tibi, Crasse, minime possumus. Transmisimus enim illum
ad Angelum Policianum superioribus iam tribus annis Plorentiam, qui per longum tem-
pus de 1.'0 sibi mutuando non modo precari, sed et nos infestare improbis litteris et magno-
rum intercessu non destitit hominum. In quo quid optet et quaerat pamm video, praeter
antiquitatem, qual.' tanta est eius libri ut nigrescant situ ac senectute membranae et legi
ltequeat plerisque in paginis sintque tabulae exesae pertusaeque a tineis. Solet enim Po-
/icianus codices, quasi vina, magis vetustate quam ratione probare, ut cum 1.'0 ride/lS in-
-gessi quandoque ioco mordaci. Si noti che il Traversari, ringraziando F. Barbaro per
l'invio di un codice delle Epistole di Basilio, esprime un'analoga predilezione~
l'p. 226 col. 296 delector. .. cum erudito dicendi eius viri genere. .. tum eius vo/uminis
antiquitatl.', quam cum in rebus ceteris tum maxime in libris diligo observo et in honore-
habeo.
2. Mise. I 41 p. 589 in codice GeIliano (cf. p. 161) ... quem vir haud indoctusr
ut tum /erebant tempora, sed diligens tamen in primis Nicolaus Nico/us ex vetustissil1W'
exemplari fideliter pro sua more descripserit. Due sono le .garanzie d'autorevolezza
del codice: l'esser copia di un codice antichissimo e l'esser copia fedele. Il Po-
liziano si vale della testimonianza del codice del Niccoli per restituire l'antico vo-
cabolo diffissionibus non capito dai copisti e sostituito nella maggioranza dei codici
da definitionibus. Il Sabbadini, Metodo 56, concorda col Poliziano nel dare al Niccolit
la lode di trascrittore fedele. Va tuttavia osservato che proprio questo codice di
Gellio rappresenta, sembra, una vera e propria recensione del testo, con correzioni
e integrazioni (vd. p. 259s.); e si veda anche il giudizio negativo del Kroymann
circa la fedelt della trascrizione di Tertulliano eseguita dal Niccoli (<< Wien. Sitz.-
Ber. phil.-hist. Cl. 138, 1897, 3 p. 19).
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANlSTI
355); per Plin. nato due codici recenti (un novus Aliorum e un novus
Nicoli, che egli indica rispettivamente ':on le sigle d ed e) furono
da lui collazionati insieme a tre codici antichi (vd. Perosa nr. 7);
per le Silvae di Stazio collazion, come abbiamo visto, l'esem-
plare poggiano, che non era antico, ma gli appariva fondamentale
per il testo sia perch lo giudicava il capostipite di tutti gli altri
manoscritti sia perch serbava vestigia multa. .. merae vetustatis.
B) ALTRI UMANISTI
a n t i q u u s , v e t u s , v e t u s t u s: il presunto codice
autografo di Pier Damiani nella cattedrale di Faenza, oggi Vat. lat,
3797, sec. XI ex. (hod. p. 100; vd. G. Miccoli, Due note sulla tradi-
zione manoscritta di Pier Damiani, Roma 1959, 40); un codice della
biblioteca di S. Cecilia a Roma con 39 omelie di Origene tradotte
da Girolamo, forse il Laur. S. Marco 610, sec. IX (ep. 3 II col. 406);
un codice di Cipriano a Ravenna (ep. 321 col. 420; cf. hod. p. 102
dove detto che era scritto antiquis literis); uno delle Confessioni di
Agostino (hod. p. 30).
n o v u s : un codice di Polluce speditogli dall'Aurispa (ep. 297
col. 386; per questo Polluce cf. anche ep. 272 col. 355 e Aurispa
ep. 5 p. 7); un codice del Contra vituperatores del Crisostomo o della
traduzione fatta dal Traversari (ep. 376 col. 488 cura ut mittas ad me
volumen illud Chrysostomi contra vituperatores novum; dono enim illud
dabo Pontifici); un salterio in greco (ep. 393 col. 512).
Nella Capitolare di Verona il Traversari vide volumina mirae
vetustatis (hod. p. 75). Anche della biblioteca del monastero di No-
nantola aveva sentito dire che vi si trovavano codici mirae vetu-
statis (hod. p. 80).
A questi esempi vanno aggiunti quelli citati nel paragrafo rela-
tivo alle espressioni umanistiche sull'antichit delle scritture (vd.
p. 137ss .).
Infine due casi singolari in cui la definizione di antiquissimus o
vetustissimus applicata, a quanto sembra, a codici del XIV sec. o
dei primi del XV. Il Nolhac (I 192) cita una soscrizione a Terenzio
datata al 1470 del parmigiano Gianluigi Sacca, che dice di aver
trascritto ad quoddam exemplar scriptum et undique revisum per diser-
tissimum et excellentissimum poetam Domitlum Franciscum Petrarcam de
tltlno mccclviii Iulii XV in sero. 111 quo quidem exemplari v e t u s t i s -
s i m o diligenter et accurate observato a praestantissimo viro D. Princi-
valo Lampugnano Mediolanensi ecc. Il Sacca poteva evidentemente
definire vetustissimus un codice scritto poco pi di un secolo prima.
Si noti che l'accenno al codice petrarchesco enfatico e si vuoI
dare importanza al manoscritto: vetustissimus vale quasi ' venerabile'.
In una lettera del Parrasio, scritta, sembra, a Milano verso il 1505,
si legge: quis hunc indicel1l (le Periochae) Livio praetexuerit in obscuro
est; aliqui tamen Florum suspicatltur. Ego nihil affirmo; sed quicumque
fuit, doctus certe fuit et plmus auctoritatis in scholis, ut quidam (for-
se qui) de suo multa addidisset, quae licet a Livio transcripta sint, adul-
SCRITTURA E DATAZIONE DEI CODICI 167
quo e'at etiam libe, M. Juni Nypsi et contuli. E,at inscriptio ~ou. " 'P (~o
ypa:'P~(,)C; Wachsmut) Ge(nethliacon) Lucani ad Oppiam. Signatu, liber sic
A 1 quando non congruit. Soscr. ad Ov. tr:~t. (Maier 351) Contuli hos
quinque Tristium libros cum vetustis duobus codicibus, scilicet 2 vetustiore
non nihil altero ex Divi Marci FIorentina bibliotheca, quod a littera indicat,
altero autem non perinde vetusto ex Medica libraria, quod 3 b littera significatur.
Vbi uterque congruit codex nihil apponimus signi (cf. anche la nota apposta
all'inizio 4: a liber S. Mard, b Petri Med.: ubi nihil, concordant). Da questo
confronto chiaro che il Poliziano anche nella soscrizione al Corsiniano
afferma d'aver messo il segno A solo quando il Laurenziano aveva lezione
diversa dal Poggiano; dove non c' questo segno si tratta di lezioni co-
muni a entrambi i codici. Cf. anche la seconda soscrizione ad Apicio
(Maier 349) Iterum contuli cum vetustissimo altero codice de Vrbinatis Ducis
Guidonis bibliotheca signumque hoc apposui A quoties alicubi a prioribus va-
riasset. Anno sal. MCCCCLXXXXIII, quarto nonas decembres, hora noctis
tertia et 1/2 in Pauli. Idem Politianus.
LA TRASCRIZIONE
METODI DI TRASCRIZIONE
risuros, quasi haec meae culpa sit negligmtiae. At vero si manum calamo,
si mentem his infinitis erroribus addiderint. si insudaverint carie vetusti
operis, ut ipse facio, et plerunque Tyresiam consuluerint 1, ut ego cum
dubito vehementer, erunt profecto modestiores in reprehendendo et quae
minus peifecte traducta (' trascritte " cf. p. 184) sunt a nobis conferent
his quae tolerabiliter fuere transcripta nec quid videant erroris restitisse,
sed quid deinceps sit elimatum magnipendent. .. Si quis forte tibi dixerit:
Tu qui Candidu11l tuum credis tam diligenter ab antiquis scripta traniferre
(' trascrivere " cE p. 184), nonne vides quot in Iocis frigide, quot inepte
ac ieiune Donati libros transcripserit?, Ita fit enim, inquies, ea siqui-
dem vides, quae neutiquam ab illo alias interpretari queunt, sed ut inerant
scripturae fuere mandanda; ceterum nusquam vides quae, eius opera cor-
recta, iugi Iabore atque industria sunt emendata.
C' in questa lettera tutta la teoria della trascrizione umanistica~
si trascrivono gli antichi codici mirando soprattutto ad avere un
testo intelligibile, correggendo ove possibile senza lasciare nessun
segno dell'operazione critica eseguita (nusquam vides quae, eius opera
correcta, iugi Iabore atque industria sunt emendata). L'umanista trascrive
fedelmente solo i Ioci desperati che non riuscito a correggere (quae
neutiquam ab illo alias interpretari queunt, sed ut inerant scripturae fuere
mandanda). Una lacuna incolmabile, una parola o un passo assolu-
tamente incomprensibili sono per lui una spina nel cuore (nonne
vides quot in Iocis .frigide, quot inepte ac ieiune Donati libros transcrip-
serit?). In conclusione la trascrizione anche da un unico esemplare
una vera e propria operazione filologica, un" edizione'. Il guaio
per noi moderni che il lavoro dell'umanista rimane per lo pi
invisibile, ci che rende difficile l'utilizzazione dei codici umanistici
per la ricostruzione della tradizione; ma non si deve dimenticare
che essi valgono anche come documento delle capacit filologiche
e in particolare emendatorie degli umanisti. Se, come si comin-
ciato a fare nel nostro secolo 2, si approfondir lo studio del modo
di lavorare di ciascun umanista, delle collazioni, trascrizioni, com-
1. Il passo va interpunto come nel testo. Th. Stangl, ~ Ber!. pI!. Woch. &.
33, 1913, II8oss., fa di divinare oportet, non legere un'espressione parenttltica e l'in-o
terpreta come un precetto di carattere generale, in cui Poggio affermerebbe che
nel trascrivere bisogna esercitare Wl'arte divinatoria, non riprodurre material-
mente l'esemplare. Lo Stangl assume addirittura questa frase come titolo del suo>
articolo che dimostra assai scarsa conoscenza del linguaggio degli umanisti (cf.
p. 277S.), dei quali parla in tono quasi astioso. L'interpretazione dello Stangt
accettata ancora, fra gli altri, dallo Housman (M. Mani/ii Astron., Cantabrigiae'
1937 2 , I 83) e, recentemente, dall'EhIers (p. II9). Ad escluderla bastano i seguenti
passi paralleli: Poggio ep. 3, 17 p. 216 Philippicas Ciceronis emendavi cum hoc anti-
quo codice, qui ita pueriliter scriptus est, ita mendose, ut in iis quae saipsi non conice/ura
opus fuerit, scd divinatione; 4, 17 p. 339 est eis litteris quibus multi libri ex antiquis . .. ,
/lulla verborum distinctione. ut persaepe divinandum sito Si tratta di espressioni pitto-
resche e volutamente esagerate dell'umaIsta stizzito per la scorrettezza di certi;
codici antichi.
2. CC. I-59 Manilio; 6o-1I5 Stazio. La parte che conteneva silio andata.
perduta (cf: p. 160 n. 2).
3. 1. van Wageningen, pref. all'ediz. di Manilio, Lipsiae 1915, !Vs.; A. E_
Housman, M. ManiJji Astron., Cantabrigiae 1937 2 , V p. v; A. J. DWlston, BulL
Inst. Class. Stud. 14, 1967, 96.
LA TRASCRIZIONE 175
tenbach e port in Italia questa copia che fin fra i libri del Niccoli
ed attualmente a Firenze, Naz. Conv. soppr. I VI IO. Si tratta.
di un manoscritto cartaceo in una brutta gotica corsiva (novis et
barbaris literis, Traversari ep. 306 col. 398; cf. p. 133). Lo ritrascrisse
il Niccoli, la cui copia attualmente alla Nazionale di Firenze,
Conv. soppr. I VI II. La trascrizione non fedele; il Niccoli
muta l'ortografia, elimina dittografie, corregge evidenti errori (E.
Kroymann, Wien. Sitz.-Ber. phil.-hist. Cl. 138, 1897, 3 p. 19). n
Traversari 1 era convinto, e certo il ])ficcoli ne avr condiviso 1'opi-
nione, che le numerose e gravi corruttele presenti nel manoscritto-
importato dall'Orsini fossero dovute non tanto all'esemplare antico
quanto al copista; tanto pi si comprende che il Niccoli non si facesse
scrupolo di correggere nell'illusione di poter restituire lezioni del co-
dice antico. La copia del Niccoli in umanistica corsiva, assai pi leggi-
bile e corretta, soppiant naturalmente il suo esemplare (cf. quanto
detto a p. 120) e da essa derivano tutti gli altri manoscritti
umanistici eccettuato il Vat. lat. 189, che copia diretta, e pi fe-
dele di quella del Niccoli, del codice Orsiniano (Kroymann, l. c.).
In conclusione: lo scriba ignorante che non capisce quello che
copia non solo non capace di correggere eventuali errori dell'ori-
ginale, ma vi aggiunge i suoi; solo la trascrizione eseguita da un
dotto d garanzia di essere corretta: Decembrio polito 3 C. 9V equi-
dem eam in primis ego dixerim librorum politiam ut quam correctissime
scripti sint, quod nisi doctus peritusque librarius nemo praestare poterit-
.. , Paucissimos autem huiusmodi librarios advertimus, cum malae sit
consuetudinis ab indoctis opera transcribi et doctissimum quenque pudeat-
aliorum seribere volumina. Quorum tamen laborem postremo videmus ine-
mendatos libros corrigendi; 75 C. I80r (cf. p. 228 n. 2) eninvero intel-
ligere quae pingit, non pingere -tantummodo librarium decet; Poggio ep~
12, 9 p. 138 quod autem cupis habere Ciceronis orationes, perquisivi di-
ligenter sicubi (sicuti ed.) essent venales; tandem repperi volumen quod-
dam elegans, perpolitum, optimis scriptum litteris et ab eo qui doctissimus
esset, ex quo coniicio omni menda carere.
Per Poggio come trascrittore di codici antichi vd. Appendice l,_
p. 334-ss .
Ma nel complesso panorama dell'umanesimo quattrocentesco s~
I. E? 306 col. 398 cito a p. 187; 271 col. 354 cito a p. 134 n. 2.
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
12
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
minato i due codici di cui disponeva (ex his duobus unum eonfecimus).
Essi presentavano un" ombra' di lettere greche;.il Lamola, che non
sapeva di greco, le ha disegnate (pinxi) a parte confrontando un co-
dice con l'altro perch non ne mancasse neppure una (et emendavi
invieem ut nulla deesset figura); a Guarino spetter poi ricavarne per
congettura le parole greche (per la metafora col nome di Edipo
cf. p. 293). Dalla risposta di Guarino (ep. 456, 2ISS.) apprendiamo
che da questi disegni del Lamola non c'era da ricavare gran che,
non per colpa sua, ma per la corruzione degli esemplari di cui si
era valso. Compiuta la trascrizione il Lamola si' accinge a correggere
il testo latino riconfrontandolo cogli esemplari (nune porro ad La-
tinum textum corrigendum accedam). Traversari ep. 206 col. 267 utor
quodam librario valde familiariter. 1s cum tres decades Titi Livii iam fere
absolvisset duo bus q u e e x e m p l i s 1 uteretur, offindit in altero
eorum, quod erat emendatius, unam syncopem versuum fere sexaginta,
quod animadvertit ex altero facile; cf. anche Poggio ep. 3, 27 p. 264-
cito a p. 259.
TRASCRIVERE
EXEMPLAR (EXEMPLARlUM)
EXEMPLUM
L Vespasiano stava allestendo per Piero di Cosimo de' Medici una rac-
colta delle Vite di Plutarco tradotte in latino; cf. p. 136.
2. L'integrazione del Cagni non mi sembra necessaria.
192 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
in ep. 95 col. 126 (vd. p. 340) il Trave:-sari usa nello stesso signifi-
cato exemplar.
L'uso di copia per exemplar o exemplum biasimato dal Valla
perch non della buona latinit (cf. Krebs-Schmalz, Antibarbarus
I 365): rivedendo le bucce a Poggio egli scrive (in Pog. p. 314):
Pog(ius): Redegi in parvum volumen nonnullas epistolas quas olim aa
te scripsi; id destinare constitui ad quendam Franciscum Ferrariensem et
epistolam addidi in principio, cuius copiam ad te mitto (= Poggio ep.
p. 289 Wilm.). Lau(rentius): Iam volumen pro opere multorum libro-
rum et destinare pro mittere et copiam pro exemplari sive exemplo ostendi
non Latine dici. Non saprei dire a quale suo scritto egli voglia qui
alludere: alla parola copia dedica un capitolo delle Elegantiae (4.
65), illustrandone i significati, ma senza alcun accenno all'uso di
di copia per exemplar o exemplum.
a n t i g r a p h o n : nell'antichit greca pot significare gene-
ricamente 'manoscritto' (Liddell-Scott S. v.), ma anche, ' esemplare
di trascrizione' (soscrizione di Ireneo al 1te:pt by8o&.8ol;; in Watten-
bach 321: xa.t xa.'t'0P.&6>O'"(lI;; a.'t'I;; 1tPI;; 't' &V't'typa.qlOV). Il significato
di 'esemplare di collazione' in una soscrizione latina del 402 d. C.
Oahn nr. 4) temptavi emendare sine antigrapho meum et adnotavi (cf.
Jahn nr. 8 Fl. Eutropius emendavi sine exemplario): il codice stato
cio emendato congetturalmente, senza collazione con altro esem-
plare. In et umanistica corrisponde perfettamente al latino exemplar
e indica esemplare di trascrizione in una lettera di Demetrio Cal-
condila 1: 't'WV IL&.La't'a. 8uva.'t'wv 't'LI;; ~OUe:'t'a.L ILe:'t'a.ypa.ql1jva.l o~
't'eX: 't'oi) ~'t'P&.~WVOI;; ~L~ta. &1; &V't'LYP&.qlWV Wl;; ot6v 't'e: bp.&wv. Nel
Poliziano troviamo una volta la coppia antigraphon-apographon
nel significato di 'modello' e 'copia', ma non in senso tec-
nico-librario: in mise. I 49 p. 598, paragonando l'epigramma sul-
l'Occasione di Ausonio (12 p. 323s. Peiper) col modello greco di
Posidippo (Anth. Palo 16, 275), afferma la superiorit del greco:
nam in istis omnibus, ut ita dixerim, mangonissandis nescio quo pacto
Gfaeci belliores quam Romani nostri, tum velut ab antigrapho decidere
apographon erat necesse.
COPISTA
per ducato (Sabbadini, Scop. I 210 r. 3). Sul pagamento dei co-
pisti e sui sistemi di trascrizione abbiamo un'interessante testimo-
nianza di Vespasiano in una lettera stesa per lui in latino da Donato
Acciaiuoli: ep. 2, 6ss. (a Filippo Podocataro, a. 1448) superioribus
vero meis certiorem te reddidi Florentie neminem esse qui ad fragmenta
scribat. Reperirentur vero scriptores ad volumina eo pacto quo exoptas,
hoc est ut unumquodque latus quinquaginta lineas, versus vero singuli
elementa septuaginta continerent. Pretium unius voluminis essent grossi
sex. L'interpretazione di questo passo presenta qualche difficolt. La
curiosa espressione ad fragmenta scribere si oppone evidentemente al-
l'altra scriptores ad volumina: si pu supporre che si alluda a un si-
stema di trascrizione diffuso anche in et umanistica (per il medioevo
vd. Lindsay 26ss.), quello per cui, per trascriverlo pi rapidamente
o per ottenere pi copie contemporanee, l'esemplare sciolto nei
suoi fascicoli era distribuito fra pi copisti che lavoravano simulta-
neamente 1. Una qualche somiglianza presenta il sistema della 'pe-
eia' sviluppatosi nelle grandi universit medievali (Destrez, La pecia,
Paris 1935: per la sopravvivenza di quest'istituto fino alla prima met
del xv sec. ibid. p. 24s.). Si potrebbe anche fare un passo pi in l
e supporre che sotto l'aulico travestimento di fragmentum si nasconda
il termine medievale ' pecia '. Il Podocataro aveva forse chiesto co-
pisti capaci di lavorare contemporaneamente trascrivendo ognuno
una parte (o pi precisamente una' pecia '?) dell'esemplare e Ve-
spasiano risponde che si trovano solo copisti disposti a lavorare da
soli alla copia dell'intero codice. Essi potrebbero, come il Podoca-
taro desiderava, scrivere in maniera che ogni pagina (latus) avesse
L Petrarca varo 15 soleo habere scriptores quinqlle ve1 sex; habeo tres ad praesens;
Poggio ep. 4, I p. 294 duos habeo seriptores; 4, 2 p. 295 nullum . .. scriptorem habeo.
nam is qui unieus erat abiit et duo qui venturi erant nondum vetlerunt; 4, I I p. 320 faciu
per unum de meis scriptoribus scribi epistolas Hieronymi ecc. Il Traversari ne voleva
assumere addirittura quattro (ep. 260 col. 339, vd. p. 195 n. 3).
2. Ep. 2, 27 p. 155 si potero hune seriptorem tenere ne evolet, absolvet mihi multa:
nam et praesto scribit et iis litteris quae sapiunt antiquitatem, ad quod eum trusi summu
cum labore: sed Neapolitanus est et ita levis, ut ad eum eomprimendum esset opus pistrino;
2, 29 p. 159s. hie scriptor meus, quem summo labore litteras antiquas edocui, Neapoli-
tanus est; hoe eum scribo, putato eum hominem esse spurcissimum et turpissimae vitae;
ep. p. 305 Wilm. habeo scriptorem rudis ingenii et moriblls rustieanis. lam quatuor men-
sibusnil aliud ago quam eum doeere ut diseat seribere, sed vereor ne litus arem. Scribit
modo Valerium in quo experitur ruditatem suam, sed in diem fit stultior. ltaque damo, in-
tono, iurgo, increpo. At is habet aures pieatas, plumbeus, eaudex. stipes, asinl4S et si quitl
stolidius ineptiusque dici potest. Dii eum perdant! Obligatus est mecum biennio, forsan
torrigetur.
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
bebas et quod scriberes ignorabas? Michi autem ab initio safis fuit nosse quod Tuili i
opus esset idque rarissimum; procedenti vero per singulos passus tantum dulcedinis occur-
sabat tantoque trahebar impetu ut legens simul ac scribens laborem unum senserim, quod
lam _ve1ociter ut optabam calamus non ibat, quem verebar oculis anteire, ne si legissem
scribendi ardor ille tepesceret. Sic igitur calamo frenante oculum atque oculo calamum
urgente provehebar, ut non tantum opere delectatus sim, sed inter scribendum multa didi-
cerim memorieque mandaverim. Quo enim tardior est scriptura quam lectio, eo altius im-
primitur heretque tenacius.
I. Fam. 18, 12, 4 e 25; 21, IO, 107; 23, 12, 112; 23, 19, 48.
2. Ep. 35 p. 54; 86 p. 106. _
3. Ep. I p. 228, 312, 3305.; Il p. IO, 194; III p. 505, 532; IV p. 85.
4. Ep. 1,21 p. 81; 2, 22 p. 149; 2,23 p. 150; 2,26 p. 153; 2, 27 p. 155; 2, 29
p. 159; 2, 36 p. 171; 3, 13 p. 211; 3, 14 p. 213; 3, 15 p. 214; 3, 22 p. 223; 3,
25 p. 261; 3, 27 p. 265; 3, 28 p. 266; 3, 38 p. 286; 4, I p. 294; 4, 2 p. 295;
4, II p. 320; 4, 17 p. 340; II, 22 p. 84; 12, 21 p. 153; 12, 25 p. 167; ep. p. 305
Wilm.
5. Ep. 44 col. 82; 45 col. 83; 49 col. 86; 216 col. 283; 230 col. 30 3; 237
col. 311; 271 col. 354; 503 col. 619 (bis).
6. Ep. Il p. 411; III p. 75, 505.
7. Ep. 2, 34 p. 1675.; 2, 39 p. 176; 2, 41 p. 1785.; 3, 20 p. 221; 6, IO p. 103;
7, 3 p. 150; 8, 2 p. 188; 8, 45 p. 280; IO, 8 p. 20; II, 30 p. 101.
8. Ep. 134 col. 187 e 188; 135 col. 189 e 190; 152 col. 211 (bis); I71 col. 231
e 232; 206 col. 267; 218 col. 286 (bis); 227 col. 297; 231 col. 303; 232 col. 306;
244 col. 320; 260 col. 339 (ter); 271 col. 353; 298 col. 388 (bis); 306 col. 398; 309
col. 404; 465 col. 588; 502 col. 619 (bis); 503 col. 619; 508 col. 622 e 623; 51}
col. 626.
200 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
lo Ep. IO, 46; 17, II7; 79, 22; 83,24; 223,36; 318, II; 366, 5; 408, 5; 578,.
41; 631, 7; 879, 8 e 9
2. Ep. c. 3V; 32r; 34r; 49r; 68v; 69r; 7IV; 85r; 86r; 86v; 88r; 95v; 96r.
3. Eleg. I, 17 p. 24; 2, I p. 47; 6, 48 p. 225.
4. Ann. c. C2r; C2V; c5v.
5. Mise. I 38 p. 582; 41 p. 588; 57 p. 612; 58 p. 617; 66 p. 633; 68 p. 635;':
II I, 21; ep. 2, 13 p. 58; 4, 13 p. 128; 5, 3 p. 140 ; 5, 9 p. 157; 8, 15 p. 249;.
II, 6 p. 334S.; 12, 2 p. 370; soscr. a Varrone (Maier 354).
6. In Guarino ep. 366, 16 est praeterea scriptor ornatissimus formae vetustae, scrip--
tor non sinonimo di librarius, ma conserva tutto il suo valore di sostantivo ver--
bale: sa inoltre scrivere elegantemente l'antiqua b.
7. Vd. ad es. Salutati de fato 2, 6 p. 343, 15: in questo capitolo del de fato.
il Salutati usa librarius per' copista' e scriptor per' scrittore '. Cf. Liv. 38, 55,-
8 in L. Scipione malim equidem librarii mendum quam mendacium scriptoris esse'
in summa auri atque argenti.
8. Si noti che col Decembrio sono sostanzialmente d'accordo Krebs-Schmalz,.
Antibarbarus Il 547 Scriptor ist in der gewoluichen Bedeutung Schreiber, als Ge~
gensatz vqn leetor ... , kommt aber nur selten als Benennung der Abschreibe,-
vor; diese hiessen librarii >l.
LA TRASCRIZIONE 20r
I. Poco prima nella stessa lettera (p. 227): reprehendunt ... quod ' cottidie
nostet a m a n u scripserit. non 'quotidie '.
LA TRASCRIZIONE 23
petu, velut hii qui in stadio currunt, ita fugam celerant ut vix antequam.
ad metam veniant, sa/tem pro reereando spiritu, pausam ullam Jciant:
nel che - osserva il Sabbadini - egli doveva aver innanzi agli
occhi i graziosi esemplari carolini dei secoli IX e X.
Si rifanno alla defmizione di Isidoro sia Riccardo da Bury che
il Tritemio: Riccardo da Bury, Phi/obib/on 16, I7ss. sunt igitur tran-
seriptiones veterum quasi quedam propagationes recentium filiorum . .. Sane'
huiusmodi transcriptores antiquarii nominantur, quorum studia inter ea-
que comp/entur /abore corporeo p/us sibi p/acere Cassiodorus confitetur,.
De institutione divinarum litterarum, capitu/o XXxo (segue la citazione);.
Trithemius, De laude scriptorum pulcherrimus tractatus, Magonza 1494.
(H * 15617), c. bv (cit. dal Casamassima p. 542 n. 33) scriptores duplici
apud antiquos appellacione habebantur. Primi dicebantur antiquarii qui
vetera tantummodo scriberent, nomen ab officio sumentes. Secundi appel-.
/abantur librarii qui et nova scribebant et antiqua. Antiquarii cum seribe-
rent etiam antiquis litteris utebarltur. La distinzione di Isidoro respinta
dal Decembrio polito 27 c. 59r cito a p. 200S.; ma con quidam il Decem-
brio alluder non ad Isidoro stesso, ma a suoi contemporanei che
ne accettavano la definizione. In Petrarca remo I, 43 p. 55 la parola
un'eco dotta e gli viene dalla sua fonte (Cassiod. !listo 2, 16):
oblitis quid Eusebio Palestinae Constantinus iniunxerit, ut libri sci/icei'
non nisi ab artificibus iisque antiquariis et petfecte artem scientibus seri-
berentur. Si noti che, mentre Cassiodoro diceva soltanto artificibus'
antiquariis, il Petrarca mette in risalto la seconda caratteristica: l'an-
tiquarius era probabilmente per lui qualcosa di pi di un normale
copista. Il termine si riferisce invece alla realt presente nella lettera.
del 3I dicembre 1493 con cui il Merula annuncia a Ludovico il Moro-
la scoperta dei codici di Bobbio 1: fruere igitur, Ludovice, vivens
gloria tua, gratulare Jto et saeculo nostro quod te rempublicam gubernante'
salus litterarum et Medio/ano prodierit; iam desinant quidam ab superba'
iactatione antiquariorum nec obiiciat alius suas bibliothecas: allusione forse-
ai Medici, ai copisti che lavoravano per loro (per lo pi, si noti,
eleganti scrittori di littera antiqua) e alle loro due biblioteche, la pub-
blica e la privata ?
n o t a r i u s: nell'antichit il tachigrafo (W. Morel, RE..
SuppI. VII 586, 18ss.; Arns 5IS.). Per l'uso medievale vd. Watten-
bach 42IS. Guarino ep. 813, 242 (vd. p. 106); Traversari ep. 96 col.
127 (manda a Cristoforo di S. Marcello, vescovo di Rillni, alcune
'sue lettere non ancora spedite ai destinatari perch se le faccia copiare
se gli interessano) quaeso autem ignoscas huic fiduciae meae, quam nemo
fire praeter unum te esset qui non levitatis aut vanitatis incusaret et me-
rito quidem, quippe quum te notarium rerum mearum et exceptorem fe-
.cisse videar. Deest enim nobis qui excipiat dictata sive scripta transcribat;
134 col. 187 ut vix tenuissimi proventus suppeditent victum neque ve!
.notarium ve! librarium ... pretio possimus conducere.
s c r i ba: nell'antichit scriba , in opposizione a librarius ' co-
pista', il segretari, colui che tiene i libri e i conti (Kornemann,
RE.,2. Reihe, II A 848, 33ss.). In S. Girolamo indica il copista (Arns
.62). Poco usato in et umanistica: compare in Decembrio polito 27
c. 59r cito a p. 200S. e in Traversari hod. p. 64 remanserat Venetiis in
nostro monasterio Dominicus scriba noster infirmus; obque id ipsimet scrip-
simus omnia, nequaquam passi alium secreto visitationis admittere: qui
sembra trattarsi di un segretario.
PARTE QUARTA
LECTIO
SCRIPTURA
I. CatulI. 64, 319: forse calasti errore di stampa per calatisti (calathisti V),
altrimenti non si capiscono le specificazioni cum t e cum c.
LA CRITICA DEL TESTO 213
dosam ' melos' (Pers. prol. 14, cf. p. 280s.; la lezione nectar dunque
per il Poliziano la pi antica e la genuina, mentre melos corruzione
pi recente); 50 p. 599 (vd. p. 294); 75 p. 643 (vd. p. 273). In
Merula, pref. a Marziale (Botfield 152) facilitate nostra fieti, quo
per nos castigatum fuit, id ut publice enarraremus effecerunt, videlicet ut
discerent quibus rationibus quave scriptorum veterum auctoritate, damnata
frequenti scriptura, nostram emendationem tueremur, f r e q u e n s s c r i p -
t u r a 'lezione vulgata' contrapposto a nostra emendatio: vd. quanto
detto per lectio a p. 21 L
Si noti che il Poliziano usa sia lectio che scriptura, ma pi spesso
lectio, nell'Avanzi e nel Beroaldo compare solo lectio, il Valla prefe-
risce invece scriptura.
VARIETAS, VARIUS
EMENDATUS
tus; Traversari ep. 233 col. 307 invento tandem exemplari quo versus
i!li continerentur emendatius seripti. Anzi il Traversari parla addirit-
tura di emendati... seriptores intendendo copisti che sanno scri-
vere correttamente (ep. 503 col. 619).
Naturalmente emendatus pu anche conservare il suo valore di
participio e significare che stato corretto : vd. p. 265.
Anche il sosto e m e n d a t i o si trova usato per indicare lo stato
<li correttezza di un codice, la qualit dell'esser senza mende: vd.
p. 267s.
CORRECTUS
Jatum habeat codicem; ep. II, 25 p. 362 emaculata omnia et vera habe-
rentur; B. Guarini in Poliziano ep. I, 19 p. 27 Martianum Capellam
et Senecae Quaestiones naturales opto, si modo emaculati sint codices.
i n t e g e r : vd. p. 218.
f i d e l i s, f id u s: Guarino p. 223, 52 habet Macrobium-
litteris antiquis, fidelem, emendatum, ita ut et Graecas habeat fide-
optima insertas litteras; Traversari ep. 206 col. 267 (vd. p. 256); 225
col. 294 (vd. p. 255); 385 col. 501 exemplar fidum (cf. p. 143); Me-
rula, pref. a Marziale cito a p. 291: incorrupta atque fidelia. Fidelis
pu essere anche il trascrittore: Traversari ep. 385 col. 501 non ne-
gligas manum librariam quam optimam atque perquam celerem ac fidelis-
simam tibi comparare. Si dice quindi fideliter scribo, transcribo e sim.:
soscr. al Vat. lat. 1958 (vd. p. 191); Salutati ep. III p. 373s. vix enim
invenitur iam ex Petrarce Boccaciique libellis codex fideliter scriptus qui-
que non multum ab exemplaribus degeneravit; Poliziano mise. I 41 p.
589 (vd. p. 163 n. 2).
Sull'esempio di frasi gelliane come in libro speetatae fide i (1,7, I).
in Iugurtha Sallustii summae fidei et reverendae vetustatis libro (9, 14,
26), librum veteremfidei speetatae (13, 31,6) modellata l'espressione
di Guarino ep. 379, 31 Papiam quendam litteris vetustissimis ... et fi-
delitate praeeipua.
s i n e e r u s : pu esser detto di codici (Poliziano mise. I 59
p. 624, cito a p. 188; cf. GelI. 5, 4, I Fabii annales, bonae atque-
sineerae vetustatis libri), ma pi spesso si trova unito a leetio o
seriptura (cf. GelI. 20, 6, 14 cito a p. 212): Valla in Fae. p. 601
(vd. p. 212); Poliziano mise. I 44 p. 592 (vd. p. 212). Cf. anche
Poliziano mise. I 69 tit. p. 636 'Darion' syneeriter esse apud Ca-
tullum (66, 94).
Con significato analogo usato anche il sosto s i n e e r i t a s :
Valla in Fae. p. 599 saepe . . , synceritate earebat codex; Poliziano mise.
I 59 p. 626 si quis de syneeritate lectionis istius ambigat; ep. IO, 4 p. 3II
quoties de syneeritate leetionis ambigitur. Per in pristinam sinceritatem
restituo (reduco) cf. p. 28IS.
ve r u s: (cf. GelI. 18, 9, 5 librum verae vetustatis) Gasp. Bar-
zizza, letto cito a p. 263: quod ex unoquoque (sc. libro) verius videbatur
attentissime in hunc nostrum transtuli; Merula, pref. a Plauto (vd.
p. 314); Poliziano mise. I 97 p. 689 veri integrique eodiees. Frequentis-
simo in unione a leetio e scriptura (cf. Servo Aen. IO, 244 ' spce-
tabit' est vera lcctio): ValIa eleg. I, 17 p. 22 ed emendo p. 616 (vd.
p. 212); Poliziano misc. I 5 p. 520 cito a p. 209; 9 p. 528 expungi
veram scripturam, supponi falsam; IO p. 532; 18 p. 545; 20 p. 549;
24 p. 555; 34 p. 576; 41 p. 589; 50 p. 599; 57 p. 612; 71 p. 637~
LA CRITICA DEL TESTO 217
89 p. 672; II 14, 5; soscr. a Cic. Att. (per tutti questi passi vd.
p. 209s. e 212). Per in veram lectionem restituo vd. p. 282.
Si trova anche il sosto ve r i t a s in Valla in Fac. p. 603 ed
emendo p. 604 e 617 citt. a p. 212.
INTEGRO
prinCIplum mutilus est. Cupio me eertir rcm reddas, nunquid apud vos in
deleetissima ista Medieum bibliotheca totus 1 atque ineolumis sito Quod
si, ut spero, illaesus et integer, mihi gratissimum facies, si primum eius
libri eaput transcribi feeeris.
2) 'Intatto, non corrotto': Merula, pref. a Marziale cito a
p. 291; Poliziano misc. I IO p. 532 (vd. p. 152); 69 p. 636 in elegia
.eadem Catulli ex Callimacho 'Oarion ' legitur pro eo quod sit ' Orion '
(66, 94). Quam quoniam integram adhue inviolatamque dictionem non-
nulli temere attentare iam incipiunt ecc.; 97 p. 689 locus apud Sueto-
nium in Claudio (34) ita perperam legitur in plerisque voluminibus:
- si aut ornatum aut pegma vel quid tale aliud parum cessisset~, cum veri
integrique sic habeant codices: si automaton vel pegma~; II 5, 3 exem-
plaria locis multis adeo mendosa sunt ut ne vestigia quidem supersint in-
tegrae lectionis; II 14, 5 (vd. p. 242) vera et integra . .. leetio; II 25, 3
in codice... vetustissimo' sororientes " in altero non aeque vetusto ' so-
rientes' (Plin. nato 3I, 66) habemus, quarum altera integra est lectio,
.altera vero integrae vestigium.
A volte questi due significati di integer si sovrappongono, come
in Poliziano mise. II 31,3 e 7: in Vitruvio 8, 3, 21-23 sono citati degli
epigrammi greci al posto dei quali negli esemplari a stampa c' solo
uno spazio vuoto e nella maggior parte dei codici antichi dei segni
quasi del tutto privi di significato: sed ego veterem naetus Vitruvia-
num eodieem. .. non adeo turbata in eo vestigia repperi litterarum, quin
versieulum quasi ariolari unum aut alterum sparsimque voces aliquas po-
tuerim, quae cum mihi esse e!egantissimae iueundissimaeque viderentur . ..
Jolebam nimis et angebar quod non eos versus habere integros et, quod
Jicitur, sartos teetos poteram. Poi trov un antico codice greco (Laur.
56, l) in cui erano contenuti epigrammata quoque illa quae desiderabam
prorsus integra emendataque.
Dal secondo dei due significati sopra illustrati deriva l'uso di
integro per' correggere' (vd. p. 276s.). Cos i n t eg r i t a s l e e-
t i o n i s, del tutto equivalente a integra leetio: Gianfrancesco Pico
<lella Mirandola, letto al Bembo (Santangelo p. 30) ve! etiam quae
mancipes librarii 2 integritatem leetionis dum passim eorrumpunt aedidere,
I. cf. per totus in questo senso Salutati ep. I p. 203 petita de Agellio cum pre-
sentibus accipe. Attamen, quod audivi et credo non ignores, totus Agellius Bononie est
4pud heredes domini Iohannis Ca1darini.
2. Per l'espressione mancipes librarii, che indica evidentemente i tipografi,
LA CRITICA DEL TESTO 2 19
CORRUTTELA
CORROTTO
illud ecc.; 75 p. 643 locus ... qui sit mendose nune legitur ecc.; 81 tit.
p. 662 de Oeno et asello quodque apud Propertium mendose legitur ' orno';
89 tit. p. 672 qllod Servius grammatieus Bucolicos Maronis versus tam
mendose legit quam falso enarrat.
P. C. Decembrio usa la forma m e n d a t u s non testimoniata
nel latino classico: letto al Pizolpasso in Sabbadini, Storia 271 opus,
ut intelligo, aetate nostra mendatissimum.
Accanto a questi, che sono i termini di gran lunga pi usati,
troviamo nel significato di 'corrotto', 'scorretto' anche altri ag-
gettivi.
i n c o r r e c t u s : gi nell'antichit usato col significato di
non correctus, non emendatus (Thes. l. L. VII I, 1030, 24ss.).
Petrarca fam. 18, 5 tit. ad Gerardum monachum Cartusiensem, sepe
doctorum hominum libros incorrectiores (' pi scorretti ') esse quam reli-
quorum; 22, 3, 25 (vd. p. 304).
i n e m e n d a t u s: gi anticamente dal significato originario
di 'non corretto', 'non riveduto' (Thes. l. L. VII I, 1292, ISS.)
si era sviluppato quello generico di 'scorretto': ad es. Hier. in
Ezech. 12, 40, 5ss. dum de inemendatis scribuntur inemendatiora de
verbis Hebraicis facta esse Sarmatica; prae! vulg. Par. iuxta LXX
(vd. p. 233 n. 4). I due significati coesistono anche nell'uso
umanistico.
I) 'Non corretto', 'non riveduto ': Guarino ep. 224, 23 is
... Macrobium De Saturnalibus (at)que Aulum Gellium De noctibus
Atticis habere dicitur; quos et ego habeo, sed cum eos emendare cupiam,
illos, te interprete, ab eo habere velim: indignum enim censeo ut qui me
in dies meliorem ]aciunt, ii apud me inemendati maneant; Valla emendo
p. 608 hoc vos in regio codice re1iquistis inemendatum, quod sic emendan-
dum erat; Poliziano ep. IO, 9 p. 317 cogistu quidem me, Laurenti, car-
men edere inconditum, inemendatum; cos pure in una singolare so-
scrizione a un codice del XV sec. di una traduzione del Menone di
Platone, finit Mennon inemendatus (Wattenbach 343 n. I), inemen-
datus allude senza dubbio al fatto che il codice non stato emenda-
tus ad exemplar: nullo correctoris dente percussus direbbe il Petrarca
(!am. 18, 5, 46).
2) 'Scorretto' (sinonimo di eorruptus, depravatus): Guarino ep.
210, 28 hactenus apud nos obversabatur liber Ciceronis De oratore, ita
tamen obtruncatus et dilaniatus, ut eum maxima (pars) operis elegantis-
simi . .. perisset, inemendatum etiam quod reperitur extaret; Poggio ep.
3, 5 p. 195 die Leonardo Aretino ne obliviseatur mittere ad me opera
Seneeae et quamprimum. Nam epistolae iam sunt seriptae: reliqua restant,
iuae habeo inemendata 1; T. Fregoso in Aurispa ep. 75 p. 95 opinamur
illas (sc. eomoedias Plauti), quando quidem apud te sunt, aut emendatis-
simas esse aut inter inemendatas satis emendatas; Poliziano mise. I 57
p. 612 nisi Plinianos inemendatissimos haberemus eodiees.
i n v e r s u s: Beroaldo anno C. b7v quis non videt dietionem
,esse inversam et 'lanien' pro 'lanienam' fuisse perseriptum? (Apul.
met. 3, 3). Riferito a codici in Aldo Manuzio, preE. a Teocrito,
Esiodo ecc., Venetiis 1495 (Botfield 193): si qua tamen leges ineasti-
gata. .. tam hie qllam in eaeteris libris quos ego ad eommunem studioso-
rum omnium utilitatem curo imprimendos . .. , non mihi imputes, sed exem-
plaribus. Non enim reeipio me emendaturum libros - nam in quibusdam
Oedipo eonieetore opus esset; ita enim mutilati quidam sunt et inversi
ut ne iRe quidem qui eomposuit, si reviviseeret, emendare posset - sed
.curaturum summo studio ut vel ipso exemplari imprimantur eorreetiores.
Si trova anche il sosto i n v e r s i o in Beroaldo anno c. b4f apud
.eundem (sc. Gellium) loeus est depravatus unius litterae inversione (pro-
pone di correggere Caspium in Cispium in Gell. 15, I, 2); C. b4v
.apud eundem menda est manifestaria unius tantum litterae inversion~
{medici per melici in GelI. 2,22, I).
v i t i a t u s : Poliziano mise. I 20 p. 549 vitiatideprehenduntur
15
226 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
I. Boccaccio de montibus c. 54r sic, dum potius visa quam intellecta designant quan-
doque vacillante memoria et nonnunquam dum ex non intellectis multa superflua arbi-
trantur et auferunt, aut casu aut eorum permutant iudicio: eo ante alia itum est ut sit (si
ed.) ortographia deiecta diphthongi aut sublatae aut debitis privatae notulis (<< -abbando-
nata l'ortografia del dittongo che o omesso o privato dei segni necessari ; il se-
condo caso forse quello dell'e cedigliata che viene trascritta come semplice e),
punctatio omnis ommissa et signa perdita quorum opere locutionum variationes percipi
consuevere ac insuper opere talium diminutis aut additis aut permutatis in dictionibus
litteris, aliter hodie legantur quam veteres illustresque scripserint auctores necesse est et,
quod longe perniciosius, esto huiusmodi scriptores advertant se minus recte pinxisse, ne
delentes errorem maculam operi suo iniecisse videantur, ultro praetereunt, correctis pul-
chros praeponentes codices (cf. Hier. praef. vulg. Iob iuxta LXX: tanta est enim vetus-
tatis consuetudo ut etiam confessa plerisque vitia placeant, dum magis pulchros habere
malunt codices quam emendatos). Si confronti anche il passo del Clmanges cito a
p. 203S.
2. A questo tipo di corruttela ricorre il Poliziano per spiegare l'interpola-
zione di un verso di Esiodo (vd. p. 234).
3. Rufino, De adulteratione librorum Origenis, PG. 17, 6I5SS. (sulla questione
vd. ad es. G. Bardy, Faux et fraudes littraires dans l'antiquit chretienne, Rev. d'hist.
ecels. 32, I, 1936, 28ISS.).
228 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
I. Inscitiae cod.
2. Polito 75 c. 179v-I8or quis librarius tempestate nostra dabitur, Ilisi idem ora-
toriae sit poeticaeque fcultatis industrius, quantumvis librum ei des emendatissimum,
qui pari tenore prorsus excribat ut in exemplari constiterit? immo qlli non se doctius ill-
telligere putet quam auctor ipse vel libri domitlus, si quidem politius littcrarum charac-
teres elfinxerit, in quorum sola .figuratione seu pictura orthographiam ipsam consistere
creditur? .. Solent ... ex Hetruria Florentinaque civitate potissimum libri quam venustis-
simefacti comparari feruntque ibi Vespasianum quendam eximium bibliopolam librorum li-
brariorumque solertissimum, ad quelli omnis Italica regio longinquae etiam nationis ho-
mines confiuunt quicunqlle libros amatissimos venales optant. Qllem licet arbitramur
Leonardi (il Bruni) Carolique (il Marsuppini) Aretinorum diligentia exemplaria bona
conquircre, tamen, Ilt antea dixi, CUlli alio modo exemplaria sint, alio librariis excrib,mtur.
Quo satis eos percipitur neque syllabarum intensionem depressionemque cognoscere, quae
productae vel breves propter carminis ignorationem (<< per l'ignoranza del metro ~),
LA CRITICA DEL TESTO 229
per quam etiam alias geminari litteras, alias simplices re!inqui opus sit, neque quando cum
eh ve! ph seu th aut y, quod Graeci psilon vocant (cio i-psilon), scribi conveniat, ipsis
duntaxat arbitrio suo describentibus. Ad quae incommoda sponte commissa auidit insuper
incommodius i n Graecornm sermonum defectiones frequenter incidere quasi fenestras, sei
contrario more obscuritatem legentibus opponentes, tum in sermones depravatos (nam de
superfluo geminatis tolerabilius). Eninvero intelligere quae pingit, non pingere tantum-
modo librarium decet. Si noti sermo 'parola' (cf. polito 3 c. 8v cito a p. 85 e 27
c. 78r cito a p. 41).
I. Questa teoria ripetuta ancora dal Robortello in Aeschyli Tragoediae, Ve-
netiis 1552, c. [34v in aliis tragoediis coniatura opus non fuit, quod apte et recte fuerunt
a librariis descriptae. Videntur enim veteres illas in primis adarnasse,. quo factum est ut.
cum eas potissimum in scholis suis auditoribus interpretarentur, nulla in iis inhaeserU
macula. Conversa ratio in aliis fuit: cum enim a paucis legerentur et describerentur, amis-
sis vetustis exemplaribus, vix unus et alter invenitur liber in quo illae descriptae sunt,
atque utinam rate! Cum enim minus tritae essent hominum lectione, filctum est ut minus
etiam splenderent plurimisque inficerentur maculis.
2. Pomponio Leto, pref. a Varr. ling. (Botfield 138), afferma di aver corretto
IL LESSICO fILOLOGICO DEGLI UMANISTI
solo ubi librarii litteras mutaverunt: non ha invece posto mano, nel timore di aggra-
varle, alle corruttele pi profonde (in his que inscitia penitus corrupit). La categoria
di errori che Pomponio si limitato a correggere , in sostanza, quella delle cor-
ruttele meccaniche aventi origine paleografica.
L Ma l'interesse per il problema della genesi dell'errore presente anche
altrove: a proposito della critica testuale neotestamentaria del Valla il Perosa os-
serva che nella redazione ~ della Collatio rispetto alla redazione Cl. rivolta mag-
giore attenzione alle molteplici sfumature dei processi che hanno portato alla
corruzione del testo, con particolare attenzione per gli ipercorrezionismi e per le
sviste mende di origine paleografca e fornisce un ricco elenco di passi (L. Valla,
Col/atio Novi Testamenti. Redazione inedita a cura di A. Perosa, Firenze 1970,
XXXIII e n. 63).
2. Facio invect. I p. 525 ausus es profiteri... te emendaturum omnes depravationes
que in operibus Livii librariorum vitio ceciderunt. Quod nec Aretinus nec Guarinus nec
ante eorum etatem Franciscus Petrarcha nec multi alii nostre etatis doctissimi viri corrigere
ausi sunt, id tu, homo indocte, corrigere audebis? Si corrigi liceret proprio arbitratu atque
iudicio, quod a te fieri intel/igo, quot censes esse qui te hac parte superarent, a quibus in-
genio et eloquentia vinceris, qui pudore ac modestia id facere desinunt? Sed nescis adhuc,
ut video, qua ratione textus corrigendi sint. At ego illud ostendam et gratis. Opportet enim
in emendando aliquo depravato ut similitudo et numerus litterarum conveniat.
LA CRITICA DEL TESTO 231
1. Talia quoque emnt quae sequuntur. Aut sicubi id non fiet, non reprehensione
dignum erit, sed maiore miraculo. Pi oltre non manca di coglier l'occasione di alcune
arbitrarie correzioni degli avversari a Liv. 21, 3I, 6 per rinfacciar loro il loro stesso
principio cos male osservato e contrapporre i suoi emendamenti assai pi rispet-
tosi del testo tradito: emendo p. 604 o lippi, o aliis quae vpbis multa est lippitudinem
exprobrantes, estne istud servare similitudinem, servare numerum literarum in coniectanda
scripturae veritate, alias dictiones eximere, alias adiicere? Videte quanto id a me syncerius
,ustoditur.
2. Cos ad es. in Liv. 22, 7, 14 emendando ab ortu in ab orto, non d una spie-
gazione paleografica dell'errore, ma lo considera un'arbitraria correzione di qual-
cuno che non aveva capito il testo: emendo p. 607 senatum praetores per dies a1(quot
,ab ortu ad occidentem solem in curia retinent}): opinor autorem 'ab orto' scriptum re-
liquisse, id est ab orto sole, idque aliquos vestri similes mutasse. Aliquos vestri similes
una frecciata agli avversari, che talvolta, non avendolo capito, avevano corretto
il testo dove non ce n'era bisogno.
, 3. Si veda anche R. Valentini, Le Emendationes in T. Livium di L. Valla,
- St. it. di fil. dass. }) 15, 1907, 262-302, in particolare le pp. 283-89 (Il criterio pa-
leogreifico nelle Emendationes).
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISn
dell'errore nella grafia haut per haud t. La grafia Annibai per Hanni-
baI e l'erronea interpretazione dell'H iniziale (al principio del libro)
come abbreviazione di un haec l'origine dell'errore in Liv. 23, I,.
I, dove il Valla si avvide per primo che l'haec iniziale andava espun-
to 2.
Molti errori nascono da errata divisione di parole: cos subve-
here temporium per subveheret emporium in Liv. 21, 57, 5s. 3 , distra-
hendo per dis trahendo in 22, 2, I 4, utilis per ut illis in 22, S0, 2, vasis
erat per vas iis erat in 23, 24, 12, ecc. (vd. Valentini cito p. 2845.).
Quest'ultimo tipo di errore era largamente noto agli umanistL
Gi il Barzizza, parlando della sua edizione del De oratore, accennava.
fra l'altro alle correzioni apportate dividendo meglio le parole-
(multa divisa composui, plura composita divisi; cf. p. 263s.) e Poggio.
nelle sue revisioni o trascrizioni di codici antichi restituisce spesso
l'esatta lezione ridistribuendo meglio parole divise male (vd. p. 173-
e Appendice I p. 335s.). Per il Beroaldo vd. pi avanti.
L'errore pu nascere anche da un'abbreviazione fraintesa dal co_o
pista: in Liv. 23, 28, 4 il Valla emenda consentirent in consules sentirent
e spiega (emend. p. 612): consules una syllaba scriptum erat ut in plu-
rimis verbis fit: la conoscenza di questo tipo di errore gli permette-
di emendare in Cic. Jam. I, 2, 2 e 2, 7, 4 tyranno publio lentulo di tutti
i codici in tribuno plebis (eleg. 2, I p. 47). Questo tipo di errore era
ben noto anche a Bartolomeo della Fonte, che emendando Liv.
26, 15, 8 scrive: non 'populoque romano' sed 'praetore' dicendum.
I. Emend. p. 610 nam quidam haud' per t scribunt hincque fuit erroris causa.
Di nuovo corregge un ut in haud in Liv. 24, 8, 5 (einend. p. 615).
2. Emend. p. 610 haec Annibal . .. : .. , Caeterum quid sibi vult primum illud'
verbum haec '? Ego supervacuum existimo et hac de causa adiatum, quod ii qui"
Annibal sine aspiratione scribunt, ipsam figuram aspirationis in principio libri"
nonnihil distare a sequenti vocali et forte maiuscule scriptam videntes, non partem
huius nominis, sed aliud esse putavemnt. Igitur haec " quod vicinum in scriptura erat,
interpretati sunto
3. Emend. p. 606 vos nihil aliud quam dempsistis iIlud t, ut emporium ' tantullt
esset, non intelligentes literam illam ad praecedentem pertinere dictionem (cf: sopra, p.
108).
4. Emend. p. 607 dum consul placandis Romae distrahendoque de/ectu operam
dat . .. : vos sic emendatis: dum consul placandis diis Romae distrahendoque de/ettu
nescientes distrahendo ' duo verba esse: dis " quod fere veteres non gemino ii scribe-
bant et trahendo " id est differendo; nam distrahere delectum nusquam Iegimus.
LA CRITICA DEL TESTO
est. Sed enim quoniam c praetore ' 1 duabus primis litteris c pr' antiqui-
tus notabatur, inerudita saecula pro c praetore' c populum romanum ' mul-
tis in codicibus transcripserant (C. Marchesi, Bartolomeo della Fonte,.
Catania 1900, 163; Sabbadini, Metodo 60).
Anche il Beroaldo tien conto nel congetturare della similitudo-
litterarum: anno c. b4v ita ... in omnibus codidbus scriptum legitur:
elivorum quoque oculi ad easdem vices lunae maiores fiunt aut minores
(GelI. 20, 8, 6) ... Ex litterarum similitudine locum mendosum ita emen-
dandum censeo ut pro c elivorum' legas c aelurorum '. Un paio di volte
egli sottolinea di aver corretto unius tantummodo Iilterae immutatione 2
e ripete spesso di aver tenuto presenti nel congetturare il senso e le
lettere 3. Anche a lui ben nota la categoria di errori originata da
errata divisione delle parole e richiama in proposito un'osservazione
di S. Girolamo: anno c. qv scribit divus Hieronymus in prologo Para-
lipomenon 4 quod saepe culpa scriptorum unum nomen in duo vel tria
vocabu1a dividitur; quod verissimum esse in compluribus aliis scriptoribus
tum in Plautino poemate deprendi ubi saepe duo ve! etiam tria nomina-
subtractis e medio syllabis in unum vocabu1um coagmentata deprendes vel
e regione unum nomen propter latitudinem suam in duo ve! tria vocabuhr
divisum. Legebam adeo nuper Persam P1autinam fabu1am in qua sic 10-
I. Cos il testo del Marchesi. Il Sabbadini, che desume la citazione dal Mar-
chesi trascrive praetor, ma praetore va benissimo.
2. Ann. c. a3v: in Ov. fast. I, 454 la vulgata era Inache laute, ma il Beroaldo.
ritiene che sia da leggere Inachi vacca: ita hunc locum audentius (audientius ed.) emen-
davi nactus reverendae vetustatis codicem in ql40 ita scriptum legimus: Inachae vacca;
ubi unius tantummodo litterae immutatione versus emendandus fuit et in Nasonis fami--
liam redigendus; c. C2r apud eundem (sc. Hieronymum) libro secundo contra Iovinianum
(cap. 36, PL. 23. 349A) in pervulgatis impressisque codicibus haec verba leguntur: nUl.le
restat ut Epicurum nostrum sudantem in hortulis suis inter adolescentulas et mulierculas-
alloquamur . Ego vero illud c sudantem ' emendandum esse censeo et unillS tantummodo-
litterae immutatione legendum 'subantem'.
3. Ann. c. b4r quocirca nos et sensum et ipsos litterarum apices curiose speculati
ita emendavimus (emenda oronus... ad apulos in Oratianus... atabulus in Gell. 2,_
22, 25); c. crr nos pensitato sensu et litteris non multum immutatis correximus ' varias
(Ascon. tog. cando p. 88 Clark. ove si leggeva vertias); c. C4r nos vero pensitatis
curiosissime et verbis et sententia, paulatim demutantes, ita correximus (corregge, in
Plaut~ mi/. 1178, causae hanc habeas furugene in causeam habeas ferugineam).
4 Prae! vulg. Par. iuxta LXX: scriptorum culpae ascribendum, dum de nemen-
datis inemendata scriptitant; et saepe tria nomina, subtractis e medio syllabis, in U/ll4m
vocabulum cogunt ve! e regione unum nomen propter latitudinem suam in duo vel tria-
vocabula dividunt.
234 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
quitur Toxillus servus (V. 480): hU,le ego hominem hodie intra semina
doetis dueam dolis; ubi illud 'intra semina' ita emendandum est 'in
trasenna '.
Anche negli scritti del Poliziano non mancano spiegazioni del-
l'origine delle corruttele e cenni a vari tipi di errore. Cos ad es.
egli sapeva che i nomi propri e le cifre sono maggiormente soggetti
a corrompersi 1, che un'interpolazione pu essere originata da una
nota marginale penetrata nel testo 2, che turbamenti nell'ordine del
testo hanno spesso origine da quaternioni o fogli fuori posto nell'ar-
chetipo 3. In mise. II I, 21 (vd. p. 44), per spiegarsi l'erronea ripeti-
zione di una medesima frase, pensa che il copista abbia distratta-
mente trascritto anche il richiamo in fondo al quaternione. In un
altro capitolo della II centuria, mettendo a confronto le due le-
zioni Stereocles e Stereodes, fa notare come la seconda derivi dalla
prima per una lettura erronea di cl 4. Il criterio paleografico occupa
un posto eminente nella ratio emendandi del Poliziano: le sue con-
getture sono in genere assai aderenti al testo tradito; talvolta egli
sottolinea come basti un lievissimo ritocco alla lezione tramandata
(mise. I 53 p. 607s. in codice . .. quem fuisse aiunt Francisci Petrarchae
primitus . .. sic adhuc extat: ne miniata ceruia tua. Quod si penultimae
dictionis penultimam literam paululum a summo produxeris, hoc est de i
litera l feceris, omne proculdubio mendum sustuleris; cf. p. 292) e in misc.
II 14 dopo aver proposto di emendare in Cic. off. I, 61 Stercocles
in noster Cocles o hinc noster Cocles (cf. p. 288), non ancora soddi-
sfatto soggiunge: possis etiam lectionem non aspernabilem colligere de
litteris ipsis e ricava da Stercocles una lezione plausibile per il senso,
anche se decisamente brutta, senza apportare altro mutamento che
la divisione in tre parole e la facile correzione della r in t. Il discorso
del Poliziano un po' lungo, ma val la pena di riportarlo per in-
tero: nam, quod multis locis auditoribus nostris ostendimus praesertimque
LACUNA
Nei codici medievali deest o deficit erano i termini usuali per in-
dicare lacuna (Wattenbach 274) e lo rimangono in et umanistica:
si vedano le note a codici riportate in Sabbadini, Storia 81 (hic
deficit una carta) e 217ss. (indicazione delle lacune nei codici di Celso);
Biondo Flavio, soscr. all'Ottob. 1592 (Nogara XXXVII) pauca admo-
dum verba deficiunt (cf. p. 3I); Poggio ep. 3, 17 p. 217 cito a p. 327;
ep. p. 460 Wilm. septem reperi M. Tulli orationes . .. , octava pro RosciO'
comedo cui deest principium et finis; descrizione di un codice di Cic.
de or. (cf. p. 31) deficiunt in II multa verba et semiversus; nota al
Vat. lat. 11458 cito a p. 37; Traversari ep. 226 col. 296 (vd. qui sot-
to); 281 col. 376 (vd. p. 286); Avanzi emendo c. a3v lege: iam me
perdere, iam non dubitabas fallere, perfide (CatulI. 30, 3): aliis co-
dicibus deficiebat 'fallere'.
Si trova anche de s i de r a tu r : P. Bembo ep. I, 7 p. 12 (d
notizia al Poliziano del ritrovamento della Gigantomachia di Clau-
diano frammentaria) quanquam in illis ipsis quae desiderantur non valde'
multum amisimus.
Si noti infine l'espressione m i n u s e s t (h a b e tu r) 'manca '.
Nel Vat. lat. 5951 (Celso) una mano del XIV sec. ha indicato le
lacune con note di questo tipo: hoc minus habetur usque huc; hoc
minus est; hinc habetur minus quam in nostro habetur (Sabbadini, Storia
223) 1.
Per 'lacuna' gli umanisti dispongono di vari termini.
d efe c t u s : usato gi nel medioevo (Wattenbach 274). Sa-
lutati ep. I p. 253s.: ha ricevuto l'Africa del Petrarca e vi ha trovato
una lacuna di almeno due libri: qui deJctus quomodo irrepserit ego
nescio; Guarino ep. 216, 19 statui . .. cum Iohanne Arzignano ut deJctus
Oratoris mei suppleat (l'Arzignano aveva portato da Milano l'arato,.
integro e Guarino si faceva completare da lui la sua copia); Tra-
versari ep. 226 col. 296 (ringrazia il Barbaro per l'invio di un codice
antico delle epistole di Basilio) verum hanc meam voluptatem haua
parum obscurat eius operis deJctus non minimus ... : quatuor enim et
LACUNOSO, MUTILO
LA CORREZIONE 1
Distinguiamo:
Il la revisione di un'opera da parte dell'autore stesso o di
altri mirante a migliorare il testo o ad eliminare errori di forma o
di sostanza. un momento della formazione dell'opera che si in-
dica cogli stessi termini emendo e corrigo usati anche per la critica
del testo.
2) La revisione della copia dopo la trascrizione mediante col-
lazione col suo modello. Fu praticata dall'antichit al medioevo al-
l'et umanistica. La raccomandava vivamente Ireneo al termine dd
suo m:pt b'~ocX~o e la sua raccomandazione citata da Eusebio
nella Storia ecclesiastica (5, 20, 2), e da Girolamo, viro ill. 35 (vd.
p. 252) e compare anche in alcuni codici al termine della prefazione
di Girolamo al Chronicon (Arns 65s.). Per la ripresa di questa racco-
mandazione nel medioevo e in codici umanistici vd. rispettivamente
Wattenbach 26IS. e Ullman, Origin 82 n. 3. Frequente nei codici la
soscrizione contuli (vd. p. 246). Questa revisione della copia fa parte
della normale routine della produzione libraria: si vedano i due
elenchi di operazioni dati da Riccardo da Bury e dal Petrarca (vd.
p. 64), nei quali, subito dopo la scrittura dei codici e prima della
miniatura e legatura, ricordata la correzione (corrigunt nel Petrarca.
correctores in Riccardo). Come appare gi dalle soscrizioni della
tarda antichit, il correttore in genere persona diversa dallo scriba.
critica del testo, augurandosi, come rimedio alla crescente corruttela, l'istituzione
di pubbliche biblioteche a cui siano preposti uomini dottissimi qui libros diligen-
tissima collatione revideant et omnem varietatum discordiam recte diffinitionis iHdicio
Iloverint removere. Il Billanovich ha mostrato quanta importanza ha la collazione
nella critica testuale del Petrarca, mentre si era perfino creduto che egli non
avesse mai fatto collazioni (Petrarch and. .. Livy 199 n. 1).
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
CONFERO
l. Sciolgo l'abbreviazione .s. che la Mai"er accoglie tale e quale nel suo testo.
Invece di relicum la Maier legge est locum: la vera lezione mi stata gentil-
mente comunicata da A. Perosa. Ho aggiunto di mio anche la punteggiatura.
Il Poliziano ha collazionato il testo della stampa con entrambi i manoscritti
antichi solo fmo al punto dove si trova la nota; da quel punto fmo al punto
contrassegnato con ql ha potuto collazionare solo uno dei due codici perch
l'altro presentava una lacuna.
2. Adotto la lezione dello Josephson (p. 159): sicuramente errore di lettura
hUtlC della Maier (cf. p. 263 n. I).
3. La soscrizione fu scritta dall'Uberti, ma certamente dettata dal Poliziano
(Campana, Contributi 202S.).
4. Si tratta di Cic. off. Questo passo fa pensare che il Poliziano abbia eseguito.
anche una collazione del De officiis, di cui, per quanto so, non abbiamo altre te-
stimonianze. Il domesticus codex pu essere anche Wla stampa.
LA CRITICA DEL TESTO 249
COLLATIO
'Collazione ': nell'antichit (Thes. l. L. III 1579, 7ss.; Arns 71),
nel medioevo (Wattenbach 332) e in et umanistica: Salutati de
fato 2, 6 p. 342, 9 adhibeat maiorem collationis diligentiam; ibid. p.
343, 20 preponantur . .. viri peritissimi bibliothecis qui libros diligentis-
sima collatione revideant; Traversari ep. 232 col. 306 (chiede a Leo-
nardo Giustinian, per la sua traduzione di Diogene Laerzio, un
altro esemplare da aggiungere ai due mendosi e mutili che gi pos-
siede) fiet enim ex collatione trium exemplarium ut multum opis ac fa-
cilitatis in emendando ac limando opere adeedat (per il codice del Giu-
stinian cf. anche p. 247 e n. I); Giovanbattista Pio, Commentarius in
viginti comoedias Plautinas, Mediolani 1500, c. cc6r haec sunt quae
pro eaptu nostro, leetor integerrime, partim ex collatione diversorum
exemplarium partim aerumnosa lectionis indagine posteritati commendavimus.
COMPARO
EMENDO
I. vd. Thes. l. L. V 2, 462, 1155.; alla bibliografia ivi citata aggiungi: Jahn
366ss.; Timpanaro 4 n. I; Arns 70.
LA CRITICA DEL TESTO 2sr
dere diem quin bonam traducam partem et crescere faciam opus in horas
pluresque esse quinternos traductos, quos et emendare et limare oportet:
emendare e limare sono sinonimi, come in 124, 2sS. (vd. p. 258) e
in Traversari ep. 232 col. 306 (vd. p. 249). L i m o ha qui il valore
.di rivedere e migliorare un'opera propria (o altrui; cf. elimo in
Salutati ep. I p. 251 cito a p. 269); in Guarino ep. 124, 16 priorem
.autem pro Archia limandam orationem cepi indica invece la revisione
.critica del testo di un autore classico. Di emendare la propria opera
si tratta anche.in Poggio ep. 3, 36 p. 283 tempus adhuc extat corrigendi
-et emendandi. Traversari ep. 218 col. 286 accipies itaque, mi Francisce
.suavissime, desideratum diu Chrysostomum nostrum (una sua traduzione
<la quest'autore) etsi non ornatissime . .. scriptum, fideliter tamen, quan-
tum inter occupationes licuit, digestum et emendatum; 226 col. 296 Chry-
sostomi opus emendavi totum. Dum id transcribi fecero statim pervolabit
.ad te; 253 col. 330 quid sit quamobrem id opus (la traduzione di Dio-
gene Laerzio) neque ad liquidum digerere et emendare neque edere iam-
pridem instituerim, literis ... tecum agere necessario debui; 272 col. 356
partem illam SS. Patrum a me conversam mittere idicirco di.fferebam quia,
ut cupiebam, necdum emendaveram. Fatit enim occupatio molestissima
quaesturae ut neque hanc neque Basilium De vera integritate virginitatis
hactenus emendare nequiverim. Quando tamen tu ita vis, istam rudem et
indigestam mittam, sed ea lege ut nondum rescribas (<< a patto che tu an-
.cora non la trascriva ). Sunt mim quaedam quae emendatione opus
habeant, utpote quod quibusdam locis exemplar sequens posui (posuit ed.)
Theopolim; quod nomen, ut postmodum ex antiquo Conciliorum volu-
mine didici, Antiochiam significat; et alia quaedam in hunc modum; 390
col. 509 Ioannis Chrysostomi vitam (la traduzione del Dialogus de vita
lohannis Chrysostomi di Palladio) absolvi atque emendavi transcriben-
damque dedi; 503 col. 619 (vd. p. 195 n. 3); 505 col. 621 exegimus ...
Dionysium (traduzione del De coelesti Hierarchia di Dionigi Areo-
pagita). .. Dum erit emendatum opus totum . .. , mittemus ad te transcri-
bendum sine mendis ut possit diligentius per alios faciliusque transcribi.
Dal complesso di testimonianze desumibili dall'epistolario appare
che dopo la prima stesura di un'opera (che veniva per lo pi dettata
allibrarius, cf. p. 195 n. 3), il Traversari, prima di farla trascrivere
deftnitivamente in bell'ordine, la rivedeva e limava accuratamente:
tale operazione indicata per lo pi con emendo.
I. Per il quo fmale senza il comparativo Salutati ep. III p. 105 (vd. p. 190);.
Guarino ep. 124, 21SS. nee profeeto doleam, si quod ad quaestum adque pecunias tempus:
omiserim quo hisee studiolis meis, si quid sunt, euras impertirem; 358, 8ss. stimulos etiam
;ncuss;st; ut Nonantulam illam advolem quo epitoma illud Laetant;; et rel;quam v;sa/'lt!
vetustatem quam Thomas ille . . , aperuit; Poggio ep. 3, 38 p. 286 (vd. p. 53).
LA CRITICA DEL TESTO 255
sie emendandum puto (p. 608); sie emendandum erat (p. 608) 1. Facio
inveet. I p. 525 (vd. p. 230 n. 2); Beroaldo anno C. aa2r nam eum in
.omnibus passim eodicibus legeretur Ceterano inter Gallias eonstitit autho-
ritas , nos emendavimus ' Ceretano' (Plin. nato 14., 68); c. a3v (vd. p.
233 n. 2); C. b4r (vd. p. 233 n. 3); c. b4v igitur quando dixit Gellius
.apud mensam legi solitum .fisse vetus carmen meliti poetae (2, 22, I) tu
.emenda' melici'; c. b4v (vd. p. 233); c. b5v illud quoque apud eundem
in tertio de oratore (Cic. de or. 3, 99) emendandum est, ut pro' eeram '
.emendes 't~rr.,.m': ita enim seriptum legitur: magis laudari unguentum
.quod eeram quam quod eroeum olere videatur ; C. b6v apud eundem haee
verba passim leguntur li. VIII: magna propter venatum eorum in terris
gratia est (Plin. nato 8, 218). Nos dietionem vulgariam et in hoc [in]
loeo Pliniano nihil signifieantem expunximus et in eius loeo latinissimam
.vetustissimamque substituimus: nam pro 'in terris' emendavimus 'vi-
verris '; C. C2r (vd. p. 233 n. 2); ecc. Il Poliziano, mise. I I
p. 512, specifica con pro arbitrio il generico emendo per indicare
un emendare congetturale ed arbitrario: quos (sc. libros) ... ineon-
sultius supplere Apellieon... et pro arbitrio, quemadmodum quidem
putabat, emendare ausus plurimis temeravit erroribus: l'inciso quemad-
modum ecc. si riferisce all'emendare che segue: credeva di correggere
il testo mentre invece lo guastava. Id. mise. I 75 tit. p. 642 emen-
.data vox in Ibide (Ov. Ib. 569): corregge congetturalmente Agenor
in aeerno. Una correzione che insieme ope eodieum e ope ingenii
in mise. I 20 tit. p. 549 emendata apud Suetonium (Nero 45) et enarrata
vox haee ' aseopera ': emenda in aseopera la lezione vulgata et scopa
:sulla base della lezione aseopa conservata da codici antichi. Macario
Muzio in Poliziano ep. 7, I p. 195 'Oenum' apud Propertium (4,
3, 21; cf. Poliziano mise. I SI) ex leetione PUnii iampridem emendaram
-(emendazione congetturale fondata sull'autorit di un altro autore
antico).
C) Attivit emendatrice in generale. Raccolgo qui i casi in
-cui emendo indica nel suo complesso una specifica attivit filologica
dedicata ad un autore.
11
IL LESSICO fILOLOGICO DEGLI UMANISTI
retto e mutato: ad es. il passo da 20, IO, 7 nam de qua re fino alla fine
di quanto ci conservato non doveva trovarsi nell'esemplare, ma
il Niccoli deve averlo trasferito nel suo testo da un codice del sec.
XIV o XV. L'umanista insomma, pi che una trascrizione, ha dato
una vera e propria recensione del testo, giovandosi anche di un altro
o di altri codici e questo lavoro indicato dall' emendare del passo del
Traversari.
Valla, soscr. a Quintiliano nel Paris. lat. 7723 da lui annotato:
Laurentius Vallensis hunc codicem sibi emendavit ipse millesimo quadrin-
gentesimo quadragesimo quarto, mense decembri, die nono (Billanovich,
Petrarch and ... Livy 139); cf., per l'attivit critica del Valla su Quin-
tiliano, la lettera cito a p. 98.
Poliziano mise. II 25, 2 si Plinianos codices qui vulgo Jruntur itemque
quos docti homines emendarunt inspexeris totos; soscr. a Catullo (Maier
361) Catullum Vronensem librariorum inscitia corruptum multo labore
multisque vigiliis, quantum in me fuit, emendavi, cumque eius poetae plu-
rimos textus contulissem, in nullum proJcto incidi qui non itidem ut meus
esset corruptissimus. Quapropter non paucis et Graecis et Latinis auctori-
bus comparatis, tantum in eo recognoscendo operae absumpsi, ut mihi vi-
dear consecutus quod nemini his temporibus doctorum hominum contigisse
intellegerem. Catullus Veronmsis si minus emendatus, at saltem maxima
ex parte incorruptus mea opera meoque labore et industria in manibus
habeatur. Tu labori boni consule et quantum in te est, quae sunt aut ne-
gligentia aut inscitia nostra nunc quoque corrupta, ea tu pro tua huma-
nitate corrige et emenda 1 meminerisque Angelum Bassum Politianum quo
tempore huic emendationi extremam imposuit manum annos decem et octo
natum. Vale, iucundissime lector. Florentiae MCCCCLXXIII, pridie idus
sextiles. Tuus Angelus Bassus Politianus. Il Poliziano dunque, dopo
aver collazionato un gran numero di esemplari di Catullo, avendoli
trovati tutti ugualmente corrotti, si valse largamente per emendare
di altri autori greci e latini: l'emendazione si fonda quindi su codici
e auctores, due autorit cui il Poliziano si appella costantemente anche
nei Miscellanea. L'invito al lettore a correggere quanto ancora
rimasto corrotto un luogo comune: cf. Pomponio Leto, soscr.
a Varr. ling. (Botfeld 138) parce, qui legeris, si aliqua minus polita
inveneris: nam ita ex omni parte, sive seculum 2 Jcerit sive librarii, volu-
men quodvis corruptum erat, ut necesse fuerit aucupari hinc inde senten-
tias. Ideo sine rubore veniam dabis et errori manum imponas Pomponius
tuus orat. Vale; Merula, pref. a Plauto (vd. p. 294); vd. anche, per
esempi medievali, Wattenbach 337 e 339ss.
L'emendatio di Catullo fu dunque una delle prime fatiche del
Poliziano appena diciottenne, che gi nella soscrizione citata, nel
chieder venia di eventuali errori rimasti, poneva l'accento sulla sua
giovane et. Pi tardi gli sarebbe apparsa superata: cancell con lievi
tratti di p~1Yla la soscrizione a Catullo e cos ammon il lettore in
una nota nello stesso incunabolo, alla fme di Properzio (Mai:er 362):
Catlflli, Tibulli Propertique libellos coepi ego Angelus Politianus iam
inde a pueritia tractare et pro aetatis eius iudicio ve! corrigere ve! inter-
pretari, quo fit ut multa ex eis ne ipse quidem satis, ut nunc est, probem.
Qui leges, ne, quaeso, vel ingeni ve! doctrinae vel diligentiae nostrae hinc
tibi coniecturam aut iudicium facito. Permulta enim infuerint, ut PlautinC'
utar verbo, me quoque qui scripsi iudice digna lini 1. E in un po-
scritto a una lettera ad Alessandro e Lattanzio Cortesi del 27 agosto
1486 (Vat. Capp. 235, cc. 83v-85r; cf. Perosa nr. I; Maier, Politien
118): his scriptis, rediit in mentem quod, cum in Catullum commenta-
rium aliquod nostrum petieris, et quondam nonnihil pueri in Catullum
scripsimus: idque [quale] tamen, qualecunque jerit, marginibus libelli
nostri a.Jfiximus. Et quanquam nonnulla fortasse non inutiliter eruimus.
non tamen pIane profectum a nobis est, ut Catullum aut omnino emenda-
tum aut non alicubi obscurum legere possimus (possumus cod.). Sunt et
nonnulla puerilia neque satis erudita tritisque auribus digna. Qua propter
nondum editione dignum putavi.
Il successivo raffinarsi del metodo filologico del Poliziano, che
si pu seguire attraverso le importanti enunciazioni teoriche delle
soscrizioni a collazioni, lo port a distinguere il momento dell'esame
della tradizione manoscritta (conferre) dal momento successivo della.
scelta fra le lezioni tramandate o della congettura (emendare). Si
veda la soscrizione del 1490 alla collazione di Plin. nato (Maier 352):
cum tribus vetustissimis codicibus contuleram idem Politianus hoc ipsum
cito a p. 263 quae ambigua erant, aut propter librariorum incuriam aut propter vetustateln,
interpretatus fui.
I. Ov. Pont. I, 5. 155. cum relego, seripsisse pudet, quia plurima cerno I me quoque,
qui feci, iudice digna lini. Il P[autinum verbum infuerint: solo Plauto usa il fut. an-
teriore infuerit (Thes. l. L. VII I. 2045. 665.).
262 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
exemplar. .. proque instituto meo ne illa quidem quae liquebat esse cor-
Tupta de veteribus omisi, scilicet ut coniectuTae locus emendaturo super
esset 1. Alla prima fase, quella del confirre, appartengono le numerose
collazioni eseguite dal Poliziano, alla seconda, quella dell'emendare,
quel capolavoro della filologia umanistica che sono le due centurie
dei Miscellanea, che derivano la loro solidit e rigore scientifico
dalla larga humus preparatoria di collazioni in cui affondano le ra-
dici. Colla distinzione fra confirre ed emendare al raffmamento del
metodo corrisponde un precisarsi della terminologia. Questa distin-
zione par di toccarla con mano nella soscr. a Celso di un discepolo
del Poliziano, l'Uberti (Maier 345): antiquus is liber, cum quo hunc
Politiani contuli, emendatus et ipse fuerat seu certe collatus cum codice
altero vetustissimo (a. 1490): col seu l'uberti anche se non oppone
distingue precisando emendo da confiro: fu anch'esso emendato o
almeno collazionato . Il risultato di questa collazione era, come dice
egli stesso pi oltre, una nova emendatio, ex antiquo tamen, ut apparet,
codice. Si ricordi inoltre che in un'altra soscrizione, scritta sotto det-
tatura del Poliziano, l'Uberti aveva cominciato a scrivere corre(xit)
(sinonimo per gli umanisti di emendo), subito cancellato e sostituito
da contulit (cf. p. 248; anche questa soscr. del 1490). Il senso pi
ampio di emendo rispetto alla pura collazione si scorge dalla soscr.
delPolizianoaPelagonio (Maier 347; cf. p. 177s.): ipse cum exemplari
contulit et certa fide (<< fedelmente, scrupolosamente l)) emendavit, ita
tamen ut ab illo mutaret nihil, set et quae depravata inveniret relinqueret
intacta, neque suum ausus est unquam iudicium interponere: dopo la
trascrizione, eseguita da un copista, il Poliziano stesso ha riconfron-
tato la copia coll'esemplare (contulit) e l'ha corretta scrupolosamente
(emendavit). Ma emendo ha un significato troppo ampio e potrebbe
includere anche correzioni congetturali, ed ecco che il Poliziano
sente il bisogno di precisare (ita tamen ut . .. ) che non si scostato
1. Cf. la soscr. a Cic. Att., del 1480 (Perosa nr. 43) est vero hoc mihi solemne
quasi institutum cO"igendorum codicum, ut Ilihil a pTobatioribus exemplaribus mutem
certaque adscribam quae haud dubie cognoscam prava esse, ut scilicet periculum faciam an
ex ipsis quoque male cohaerentibus litteris veram lectionem coniectari aut eminisci valeam.
Cf. anche quanto detto a p. 162S. e Timpanaro p. 6 c' in lui anche la consape-
volezza che la congettura, quando necessaria, deve prender le mosse dallo
stadio pi antico della tradizione che noi possiamo raggiungere, non dalle
ingannevoli rabberciature che le corruttele hanno subto nei codici pi recenti~.
LA CRITICA DEL TESTO
inique non fero . . , Sed nim quod ipse nequibam curavi ut Paulus noster 1
.. , exequeretur. Coepit iam opus suum in membranis tuis... Ego itl
per me emendabo, quando ipse transcribere non potui, ficiamque pro viri-
bus ut ccdicem habeas emendatum; 306 col. 399 Paulus medicus Theo-
phrastum fere absolvit. Eius emendandi curam mihi ipse subscipiam. Questa
emendazione che il Traversari si proponeva di fare personalmente
poteva essere forse qualcosa di pi di una semplice revisione della
copia sul modello. Poliziano ep. 6, I p. 167 (vd. p. 97).
Nei due esempi che seguono emendo ha il significato generico di
, correggere ~: Salutati de fito 2, 6 p. 343, II; Poliziano, soscr. alle
Pandette (M.aier 34IS.) est plurimis locis vetustis litteris emendatus libero
EMENDATIO
I. Paolo dal Pozzo ToscanelIi; vd. G. Mercati, Ultimi contributi alla storia Jegli"
umanisti. I. Traversariana, Citt del Vaticano 1939 (Studi e testi 90), 10SS.
2. Testo critico e critica Jel testo, trad. di L. Canfora dalla Einleitung zur kritischen-
Ausgabe Jer Argonautica des Apollonios, Firenze 1969, 44 n. I.
266 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
tionem probat esse veram conclusio quae sequitur: si tratta in tutti questi
esempi di congettura. Merula, pref. a Marziale cito a p. 21 l e 213;
Beroaldo anno c. c4f priusquam emendationi nostrae applaudamus (con-
gettura); Poliziano, collaz. delle Pandette (Maier 341) est plu-
ribus locis vetustis litteris emendatus liber: quae emendatio vera est et
compar scriptori; ep. 6, l p. 166 (vd. p. 2II); mise. II 5, 5 Hermolaus
Barbarus in Plinianis emendationibus; II 14, 12 nomen . .. ipsum Coc1itis,
quod huius emendationis nostrae caput esse voluimus (congettura, cf.
p. 288s.); nellasoscr. a Properzio (Maier 362) il Poliziano dice di aver
annotato le lezioni ricavate da un codice antico in un quaderno
Antiquarum emendationum, cio di correzioni desunte da codici an-
tichi. P. M. Uberti, soscr. a Celso (Maier 345) quicquid erat novae
emendationis (<< correzione di mano recente ), ex antiquo tamen, ut
apparet, codice (cf. p. 262); Avanzi emendo C. a3v quam vel consimilem
emendationem vidimus modo manu Christophori Papallis. Per la distin-
zione fra emendatio e lectio o ftequens scriptura c lezione vulgata'
vd. p. 2II.
3) Stato incorrotto del testo, c correttezza': per il latino clas-
sico Suet. de notis p. 141, 3 Reifferscheid $.fi et ro: haec apponuntur
qllotiens vel emetidatio vel (sensus) eius versus sollicitius est inspiciendus
queste note si appongono quando ci sono dubbi sulla correttezza
268 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
del verso o sul suo senso . Il Wattenbach (p. 341S.) riporta una so-
scrizione di et umanistica in cui si legge: ab exemplari cuius summa-
emendatio erat esse corruptissimum (<< di cui la massima correttezza era.
l'esser corrottissimo, cio dove era pi corretto era corrottissimo) ..
Poggio ep. 2, 29 p. 159 (vd. p. 131); Aurispa ep. 35 p. 54 (vd. p.
143); 91 p. II4 (vd. p. 214); P. Summonte, letto a Francesco Pu-
derico premessa all'Actius del Pontano (Previtera 124) (Actius, cio
il Sannazaro) advexit nuper ex Heduorum usque finibus atque e Tu-
ronibus. .. Martialis, Ausonii et Solini codices novae atque incognitae-
emendationis (<< di inusitata e ancora non conosciuta correttezza ) .
EMENDATOR
CORRIGO
exemplari (' trascrvere ') feci nomine tuo libellum De viris illustribus.
quem Petrarca noster condidit abbreviatum; sed quia valde corruptus est,
non potui ipsum domino decano tradere, eurabo, quam primum potero,
quod corrigatur et habeas: la copia era risultata molto corrotta e do-
veva quindi essere corretta; III p. 37os. libellum meum De fato et
fortuna si videre cupis, pete nomine meo commoditatem eius a. .. Tho-
masio de la Spina, qui fecit ipsum exemplari (' trascrivere ') et ego cor-
rexi; III p. 620S. tibi... grave non sit donec exempletur eorrigaturque
paululum expectare. Diligentia quidem adhibenda rem hanc aliqualiter pro-
trahet, sed emendatum habebis; Lamola in Guarino ep. 455, 135 (cf.
p. 180) nunc porro ad Latinum textum corrigendum aeeedam. In volgare
si diceva 'r i c o r r e g g e re' (Iacopo Ammannati in Vespasiano
ep. 40, 3; vd. p. 94) o 'riscontrare' (Vespasiano ep. 16,
17; vd. p. 93).
sulla base della lezione miniata ceruia del Laur. 49, 18 (cf. p. 292);
57 tit. p. 612 correctum .. erratum Plinianis exemplaribus (nat. IO,
o
I. Vdo Klotz LI; Marastoni LXVII; A. Mazzarino, pref. a Caro agro, Lipsiae
1962, XXXIVso; Lenz 3440
LA CRITICA DEL TESTO 273
non, come vorrebbero alcWli, come forme del verbo' conicio (il
Marastoni interpreta addirittura ce come conieci), giacch questo ter-
mine non fa parte del lessico fIlologico del Poliziano (che usa solo
un paio di volte il termin coniecto), mentre assai usato corrigo. Il
KIotz (1. c.) pWltualizz, di fronte all'opinione allora dominante
<:he con questa nota il Poliziano contrassegnasse solo le sue conget-
ture, che nella collazione di Stazio dell'incWlabolo Cotsiniano essa
apposta sia a lezioni che si accordano con l'edizione del Calderini
sia a lezioni che si trovano in M, il codice di Poggio: trasse quindi
la conclusione che le note co, ce, c'indicano consenso a Wla lezione
manoscritta (cf. anche Pasquali 70 n. 3), ammettendo tutt'al pi
<:he il Poliziano abbia contraddistinto le sue congetture con ego CO.
Ma neanche la tesi del KIotz accettabile: in realt il Poliziano
<:ontrassegna con queste note a n c h e sue congetture. Ad esempio
nella collazione di Ovidio il Poliziano contraddistingue con c' 1 la
sua congettura acerno ad Ibis 569 (vd. Lenz 344), che in misc. I 75
p. 643 viene presentata con queste parole: mihi sane recta esse et
emendata scriptura videtur, si rationi libera coniectura sit, non 'Age-
nor " sed ' acerno '. Ma anche nella collazione stessa. del Corsiniano
ci sono congetture accompagnate dalla nota ce (vd. Marastoni LXIx:
ad es. Stato silv. 4, 6, 39 stet mensura pedem: ita puto legendum nel
<:ommentario; ce pedem nel Corsiniano; i codd. hanno pedum). Illu-
minante il confronto con l'uso del verbo corrigo nei Miscellanea.
Infatti questo termine adoperato sia quando si tratta di congetture
(vd. p. 271S.) sia quando si tratta di restituzione di lezioni manoscritte
(vd. p. 270). In conclusione, nel Poliziano la nota ce (co, c') contrad-
distingue tutti gli interventi critici del collazionatore, sia che si tratti
di consenso a Wla lezione manoscritta sia che si tratti di congettura;
insomma qualcosa che va al di l delle pure e semplici note di colla-
zione e appartiene alla fase successiva dell'emendare.
La sigla c' 2 non peculiare del Poliziano: compare ad es. nel
18
274 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Aveva visto giusto, per il Laur. 49, 18, F. Hofmann, Der kritische Apparat Z14 Ci-
ceros Briefen an Atticus, Berlin 1863, che si fondava su una collazione del Momm-
sen; gli si oppose recisamente O. E. Schmidt, Die handschriftliche Ueberli~rer14ng
der Briefe Ciceros an Atticus, Abh. der k. sachs. Ges. der Wiss. phil.-hist. Cl.
IO, Leipzig 1888, 283: Was aber Hofmann fiir c mit einem Hakchen ' aus-
giebt, ist in den allermeisten Fallen ein c mit einem iibergeschriebenen deutlichen
s, also CS = Colucius . Eppure una delle sigle da lui interpretate come eS visi-
bile proprio in una delle riproduzioni che accompagnano la trattazione (tav. 3,
r. 24 nell'interlinea; cf. Schmidt, p. 290) ed chiarissimo che si tratta solo di un.
trattino ondulato, come mi conferma anche il Prof. Campana. La sicumera dello
Schmidt ha trascinato con s gli studiosi successivi, che hanno proposto per questa.
sigla altre fantasiose interpretazioni: c(redim14)s Clark, Class. Rev. 13, 1899,
120; c(odice)s Leo presso Sjogren, pref. a Cic. Att. I, Upsaliae 1916, xv n. J.
L Vd. A. C. Clark, l. c., che suggerisce che le note c' in questo codice e nel
Laur. 49, 18 siano del Niccoli.
2. P. Fedeli, pref. a Properzio, Elegie, libro IV, Bari 1965. XXXIU.
3. Die handschr. Ueberlief. cito 304ss.
4. Commentationes T14l1ianae, Upsaliae 19IO, 46s.
.. LA ClUTICA DEL TESTO
CORRECT/O
CORRECTOR
CASTIGO, CASTIGATIO
RECENSEO
I. Ad es. Crinito in Poliziano ep. 12,22 (23) p. 403 rogas IIt locus tibi aliquot recetl-
seam de quibus in secundam eenturiam Politianus retulerat; Guarino ep. 861, 38 me-
mini. .. grandius tibi volumen ex plurimis eonfeetum et auetum epistulis, iII quibus si
qua est ad Chrysoloram ipsum aut de ipso suisque laudibus, rogo ut recenseas et eius in-
ventae mihi facias copiamo Pereu"endae nanque sunt cursim et eius generis exeribendae
et scriptae ad me per diligentem nuntium mittendae.
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
r. Per quest'uso di scribo per indicare l'opera del copista vd. p. 93s.
2. Riassumo la trattazione dello Stauble, p. 188ss.
3. Alle testimonianze citate dallo Stauble si aggiungano, per il '400, quelle
recate da M. Herrmann, Albrecht von Eyb und die Friihzeit des deutschen Humani-
smus, Berlin 1893,88: in appunti presi da Albrecht von Eyb a lezioni accademiche
il recensere di Caliopius recensui glossato con recitare e un discorso di Davo nel-
l'Andria posto sulla bocca del recitator Caliopius; in rielaborazioni tedesche di
drammi terenziani uscite a stampa nel 1486 e 1499 si danno consigli circa il tono
di voce, la mimica e i gesti che devono accompagnare la lettura. Vd. inoltre
Guarino ep. 380, I I con la nota del Sabbadini ad 10c.
LA CRITICA DEL TESTO 279
RECOGNOSCO
RE8TITUO, REPONO l
Fae. p. 602 hune (sc. loeum) aiebat Mediolani a Candido viro perdoeto
ad pristinam syneeritatem reduetum).
i n ve r a m l e e t i o n e m : Poliziano ep. II, 25 p. 362 (vd.
p. 272); cf. in veram leetionem redigo in Merula, pref. a Marziale cito
a p. 289.
i n i n t egru m : vd. p. 277.
Sinonimo di restituo r e p o n o: I) restituire la lezione di un
codice: Poliziano mise. I 39 p. 584 postremus versieulus (Auson. 393,
77 p. 248 Peiper) libris quidem vulgatioribus mendose legitur 'modos'
habens vel ' meos ' pro eo quod nos reposuimus 'nodos'. Sie autem invenio
~um in aliis nonnullis tum in libro Ioannis Boccaeii manu perseripto; 66
p. 633 seripturam ineolumem de Plautino codice citato a nobis iterum
reposuero.
2) Restituire la vera lezione per congettura: Poliziano mise.
I 73 tit. p. 640 voeabulum quod est ' expernata' Catullianis videri exem-
plaribus reponendum (propone expernata al posto di separata o superata
<li codici e stampe in CatulI. 17, 19 sulla base di una citazione di
Festo, p. 396, 27ss. L.); II 14, 5 reponendum . .. pro ilio ' stereocles' 'no-
ster Cocles' (cf. p. 288s.); Avanzi emendo C. a4r (ritiene che in CatulI.
64, 16 sia da leggere illaque atque aUa, ma ricorda e loda anche una
congettura del Sabellico) aliter reponitur istud emistichium illaque
haud alia et tune intelleetus ilIustrior est. Huius lectionis auctor est Mar-
~us Antonius Sabellus; ibid. infra (CatulI. 64, 178) aliqui legunt Id-
menaeos ne petam montes; quae lectio non parum dispUeet, quia Idome-
naeus penultimam producit ratione manifesta. Parthenius, ut plaeraque
alia, sane reposuit id verbum (congetturando Idaeosne).
REVIDEO, REVISO
Per dare wdea della ricchezza del latino umanistico anche nel-
l'ambito ristretto del linguaggio tecnico-filologico ricordo ancora
qualcllilo dei molti vocaboli usati per ' correggere, rivedere'.
e m a c u l o : Poliziano mise. I 24 p. 556 ut in transcursu etiam
Apuleianos codiees emaeulemus.
r e c u r r o : Guarino ep. 880, 4 mitto ecce quinterniones tres (della
:sua traduz. di Strabone) qui s. d. nostro reddantur. Sunt et alii, qui mox
sequentur J' sunt autem limandi paululum et denuo reeurrendi; cf. anche
t r a n s e u r r o in Petrarca varo 4 cito a p. 185.
r e p u r go: Valla, letto al Tortelli cito a p. 304; A. Maffei in
Poliziano ep. 6, 6 p. 182 operaepretium ... arbitratus sum illud (sc.
volumen) ad te qualeeunque transmittere, quod bene in primis abs te per-
lustratum atque omni ex parte diligenter repurgatum ad suum quampri-
mum dominum serena fronte et cute eandidula revertatur.
re s a r e i o : Traversari ep. 303 col. 392 Iosephum tuum accepi-
mus resarciendum. plus habere visus est eadentium litterarum quam ut
possit cito et facile absolvi.
Un'eredit classica 1 sono termini come r e l eg o e p e r l e -
go: Traversari ep. 274 col. 361 Vitas Patrum, quas eonvertere institui,
prosequi propositum est faciamque quamprimum. Tu velim. .. eis interim
ilequanimiter eareas, quoad illas semel relegam; 505 col. 621 (cf. p. 251)
exegimus . .. Dionysium. Et quoniam epistolae desunt quas primo transtu-
limus, oramus eas ad nos mittas manu nostra reliquo inserendas operi et
.relegendas: si tratta, in questi due esempi, di revisione dell'opera
propria da parte dell'autore; 507 col. 622 accepimus Bononiae Diony-
sium abs te transcriptum eum exemplari nostro (<< la copia del Dionigi
eseguita da te insieme col nostro esemplare ) dimisimusque apud
nostrum Thomam relegendum (si tratter di rivedere la copia coll'esem-
plare del Traversari); Poliziano, soscr. all' Rist. Aug., Vita di Carino
(Maier 343) relegi eursim Faesulis, iulio mense, anno 1482. Ang. Poli-
l. Legi o relegi sono assai frequenti nelle soscrizioni: legi et emendavi (Jalm
nr. 3, 14. 18, 19); legi et distincxi (Jalm nr. 12); relegi (Jalm nr. 15,21); legi (Jalm
nr. 17). Cf. anche Sidon. ep. 5, 15.1 librum ... hic ipse deportat Heptateuchi scrip-
.n,m velocitate summa, summo nitore, quamquam et a nobis relectum et retractatum. Per
relego 'collaziono' in una lettera di Paolo (Diacono?) vd. Lindsay II IO.
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
tianus; Traversari ep. 97 col. 128 mittas oro epistolas illas quas transcribi
ex nostris Jeisti a me perlegendas. Cupio enim ut eas quam emendatissi-
mas habeas; Poliziano, soscr. all'Rist. Aug. (Maler 343) perlegeram in
Faesulano iugo: anno MCCCCLXXXII, iulio mense, in Laurentii
Medieis suburbano. Angelus Politianus.
Pomponio Leto usa la perifrasi errori manum impono: pref. a
Varr. ling. (Botfield 138) ubi librarii litteras mutaverunt correxi; in
his que inscitia penitus corrupit non ausus sum manum imponere ne forte
magis depravarem; soscr. al medesimo (vd. p. 260s.).
DEFENDO, TUEOR
ESPUNGERE
enim epici homines dictionem sibi incognitam expungere proque illo quod
est ' durateus' reponere nugamenta quaepiam, vel ' dura tuens' vel ' dira
tenens' occeperunt (Lucr. I, 476); 9 p. 528 expungi veram seripturam,
supponi falsam; Avanzi emendo C. a3r omnes tam antiqui quam recentiores
codices habent ({ niceaeque ager ruber estuosae) (CatulI. 46, 5), quum
tamen 'uber' non 'ruber' legendum sit, ut patet ex syllabae et loci con-
gruitate. Expunge igitur r. Sinonima l'espressione o be lo c o nf o-
d i o in Beroaldo anno c. b7V legendum est 'Hecales anus' et illud
.' ales' obelo conjdiendum (Apul. met. I, 23). Il Poliziano usa l'espres-
sione o b e lo i u g u l o o i u g u l o soltanto: pref. alla traduz. di
Epitteto, Opera, Bas. 1553, p. 393 hoc ego opus cum Latinum facere
aggrederer . .. in duo omnino mendosissima exemplaria incidi pluribusque
locis magna ex parte mutilata. Quapropter cum et caetera quaecunque
usquam exemplaria extarent non dissimilia esse audirem, permisi mihi ut
sicubi aliqua capita aut deessent aut dimidiata superforent, ea ego de Simplicii
verbis, qui id opus interpretatus est, maxima, quantum in me esset, fide
supplerem. Quod si non verba ad unguem (id nullo modo fieri poterat),
at sensum certe ipsum purum sincerumque Latinum a nobis redditum ar-
bitrar. Quod ne quempiam fortasse perturbet, quemadmodum Aristarchus
Homeri versus quos ipse non probaret, ita nos singula ipsa capita quae
nostris quidem verbis explicentur obelo, hoc est veru, iugulavimus 1;
mise. II 50, 13 (dimostra che da espungere Hes. op. 406 che non
compare in una citazione che del passo fa Aristotele) plus . .. fortasse
boni faciam Aristotele defenso quam mali iugulato uno versiculo: qui il
pittoresco iugule, che, come mostra il confronto col passo prece-
dente, equivale ad obelo iugulo, indica esattamente quel che i filologi
moderni indicano con 'espungere'.
INTEGRARE
I. Cf. Hier. praef vu{g. Dan.: haec idcireo, ut dljJcultatem vohis Danihelis osten-
derem, qui apud Hebraeos nec Susannae hahet historiam nec hymnum trium puerorum
nec Belis draconisque fabulas, quas nos, quia in toto orbe dispersae sunt, veru ante posito
easque iugulante subiecimus, ne videremur apud inperitos magnam partem voluminis
detruncasse.
286 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISn
Anon., nota al Riccard. 506 (vd. p. III) hoc supplet Gasparinus (si
tratta per, come abbiamo visto, non di vere e proprie integrazioni,
ma di supplementi exempli gratia, che fan quasi le veci di un com-
mento, riallacciando il filo del discorso interrotto dalle lacune);
Guarino ep. 216, 19 (vd. p. 236; si tratta di colmare le lacune di un
codice con 1'aiuto di un altro); 871, 21 ad Strabonem vero ut redeam,
mirum est dictu quam cadat interdum ingenium simul et industria, CUtn:
incohato plerunque sermonis capiti pedes ipsi succidantur et media mu-
tescat oratio. Tamen ire pergo, sperans aliunde supplere quod intercipi-
tur; Traversari ep. 281 col. 376 ipsum. .. librum (se. Eusebii Chroni--
con) sperabam quotidie recipere ut quod deesset in nostris exemplaribus et 1
suppleri possit; Poliziano misc. I l p. 512 (vd. p. 257); ep. 6, I p. I6T
(vd. p. 241); collaz. delle Pandette (Bandini, Ragion. XXVIII n. 1)-
XXI versuum litterae in exemplari erant exoletae sic ut legi excribique-
non quiverint; poi ha aggiunto coll'inchiostro rosso: inveni deinde has:
geminas epistolas in codice Iustiniano atque inde quod deJerat supplevi;
pref. ad Epitteto (vd. p. 285). In Poliziano mise. I 80 p. 652 si trova
s uffi ci o (vd. p. 291). Come si vede gli umanisti non fanno-
nella terminologia distinzione alcuna fra integrare per congettura e-
per collazione.
CORROMPERE
L vd. P. Maas, Critica del testo, trad. Martinelli, Firenze 1952, 19.
2. I termini corrumpo, depravo, violo compaiono anche nella terminologia_
filologica del Maniacutia (sec. XII; vd. Peri 80).
3. Termine usato gi nel XII sec. dal Maniacutia (Peri 82).
4. Non ho esempi di conicio in senso critico-testuale.
5. Nel cinquecento coniectura sembra essere ormai termine tecnico a giudi--
care da questi esempi del Robortello, Aeschyli Tragoediae, Venetiis 1552: C. (311"
288 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI 'UMANlSTI
19
290 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
1. Cf. anche Poliziano ep. 6, 7 p. 183 clIm bene cOlliectaverim prorsusque divi-
naverim.
LA CRITICA DEL TESTO
Sic enim qUlVlS intelliget neutiquam me mihi asserere aliena, sed mea
duntaxat 'inque meis libris nil prius esse fide' (Prop. 4, I, 80): con
una metafora (Ocno, gi cos pigro, allettato da molti inviti diven-
tato improvvisamente vagabondo e irrequieto e cambia sede ogni
giorno) il Poliziano vuoI dire che molti si sono attribuiti la conget-
tura Oeno: per mettere in chiaro una volta per tutte la questione, egli
sottolinea il fatto che si tratta in realt di una lezione manoscritta e
si appella a quel codice che , egli dice, la radice da cui germogli
l'occasione di codesta 'congettura' (istius eonieeturae detto ironi-
camente). Id., soscr. a Cic. Att. (Perosa nr. 43) est vero hoc mihi
solemne quasi institutum corrigendorum codicum, ut nihil a probatioribus
exemplaribus mutem eertaque adscribam quae haud dubie eognoseam prava
esse, ut scilieet perieulum jciam an ex ipsis quoque male eohaerentibus
litteris veram leetionem coniectari aut eminisci valeam; soscr. a Plin.
nato (Maler 352) ne illa quidem quae liquebat esse corrupta de veteribus
omisi, scilicet ut coniecturae loeus emendaturo superesset. Qui e nel pre-
cedente mise. I 81 eonieetura sembra ormai termine tecnico. Le due
soscrizioni si commentano a vicenda: per la novit rappresentata da
queste enunciazioni del Poliziano vd. p. 245 e 26ISS. F. Pucci in
Poliziano ep. 6, 4 p. 173 (a proposito di mise. I 53 in cui il Poli-
ziano restituisce miniatula cera tua 1 in Cic. Att. 15, 14, 4 sulla base
di miniata ceruia di M) a miniatula quoque eera in epistolis Cieeronis non
admodum diversa nostra leetio fuit, qui nullum quidem emendatiorem eodi-
,em naeti (est enim bonorum librorum in his locis mira penuria), sed
tantum coniecturis permoti, minio ae eera tua ponendum putaveramus.
In conclusione nell'uso umanistico di divinatio, divino e pi an-
cora di eoniectura, conieeto, anche se per lo pi non si tratta ancora di
termini tecnici, c' gi un presagio di quella che sar la loro futura
fortuna nel linguaggio dei filologi. Probabilmente non un caso
che proprio il Poliziano sia, fra gli umanisti da me esaminati, quello
che pi spesso usa coniecto e eoniectura in contesti filologici: egli,
come appare dalle numerose osservazioni che siam venuti facendo
sul suo metodo, sente pi fortemente dei suoi contemporanei l'esigenza
I. Cos ha anche l'edizione principe e il Pucci nella lettera cito Tuttavia dal
discorso del Poliziano appare che la lezione che proponeva era milliata ccrula;
infatti dice che basta prolungare la i fino a .farne una l per ottenere dalla lezione
di M quella corretta (l'apparato dell'ediz. shackleton Bailey. Oxford 1961 ha:
,erula Politianus).
LA CRITICA DEL TESTO 293
l. Decembrio polito 80 C. I9Ir ( Guarino che parla) nam quotiens ipse in emen-
Jandis Quintiliani, Macrobii. A. Gellii Pliniorumve meorum libris Graeea reposui?
2. Guarino ep. 304. 14ss. cito a p. 289. In questa lettera Guarino usa il verbo
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
l1lederi, mentre in ep. 217, 38ss. scrive: de Suetonio pauca sunt quae Craece scripttT
possim interpretari, nisi antiquius volumen nactus sim: adeo nostri depravati sunto Il Sab-
badini perci in Mus. di ant. class. >l 2, 1887, 449 parla di interpretare i passi
greci del testo >l, ma egli stesso si poi tacitamente corretto in Metodo 57, ove scrive
emendare i passi greci >l. Infatti certo, anche pet il confronto con in quibus Oe-
dipus esse possem, che interpretari non qui 'tradurre', ma 'capire, dare Wl senso
emendando ': cf., per Wl valore analogo di interpretor, Lamola in Guarko ep. 455~
134 cito a p. 180 (molto simile; anche qui si tratta di restituire passi greci corrotti
e P. C. Decembrio, letto cito a p. 171S. quae neutiquam ab ilio alias interpretari queullt,.
sed ut inerant scripturae fuere mandanda.
I. Guarino ep. 34, 86ss. (al Mazzolato) posteaquam superiores exaraveram, ve-
Ilit in mentem ut ilIas dictiones Craecas ex Valerio ad te non mitterem. Volo, si ita cen-
sueris, gratiorem tibi rem peragere: si quem habes Valerium ubi inscribi ilIas concupis-
cas, ipsum ad me per fidum quempiam nuntium demitte, ut expolitiores et rectiores inse-
ram; 37, 12SS. cum primum . .. horsum accessi, pro Craecis ilIis auctoritatibus (' citazioni '}
Valerio Maximo interserendis scripsi et ut ad me tantocius transmitterentur feci; 40, 32s.
suscipe ea quae Craece Valerio Maximo intersita sunt.
2. Rispettivamente Ambros. A 212 inf. e I 75 sup.: Sabbadini, Storia 27IS..
3. Traversati ep. 214 col. 280 (al Barbaro) gratum vero mihi simul et iucundunt
fecisti quod Lactantium tuum ad me direxisti... Itaque eius emendationi totus incum-
bam ... Craecas etiam, ut admones, literas ilIi restituam (cf. p. 255); 309 col. 404 (al
Niccoli) quod de non inserendis Craecis literis novo Lactantio praecipis dum venias,.
observabo diligenter.
4. Traversati ep. 215 col. 282S. (al Barbaro) is (il Niccoli) mittet Cicerollis-
epistolas ad Atticum quibus noster Manuel restituit Craecas literas quasque te maxime-
velle adseruit (cf. anche ep. 216 col. 284). Si tratterebbe del Laur. 49, 18, di cui
il Niccoli stato fra i possessori: in questo codice i passi greci sono stati riprodotti
meccanicamente dal copista nel testo e ripetuti pi tardi a margine da Wl'altra.
mano accompagnati da traduzione latina (vd. O. E. Schmidt, Abh. der k.
sachs. Ges. der Wiss. >l phil-hist. Cl. IO, Leipzig 1888, 349s.).
LA CRITICA DEL TESTO 297
I. Traversari ep. 276 col. 366 quod Quitltilianum quereris minus belle et venuste
a me tractatum literasque Graecas non locis omnibus insertas de novo, falleris, nisi fallor
ipse. Nam his quidem locis quibus bene stare videbantur manere sum passus, adiectis ac-
centibus. Placebat enim plus ita dimittere quam non necessariis additionibus librum occu-
pare j nam facilius id mihi fuisset. Ceterum, ubi opus esse visum est, de novo addidi.
2. Ullman, Origin 66 e tav. 34; Marshall, pref. ad A. Gellii Noctes Atticae,
Oxonii 1968, XV; Traversari ep. 271 col. 352 expectamus ... XIV illos Agellii /i-
bros ultimos quos diligentissime transcriptos a te emendatosque testaris. Inseremus liben-
tissime literas Graecas arbitrio tuo, ut extrema veluti manus tam utili labori tuo adpo-
natur. Cf. anche il Lattanzio del Niccoli ricordato sopra, p. 296 (evidentemente
un codice scritto o fatto scrivere dal Niccoli, dato che detto novus).
3 Guarino ep. 223, 54ss. (Giovanni Corvini) habet Macrobium, ut audio, lit-
teris antiquis, fidelem, emendatum, ita ut et Graecas habeat fide optima insertas litteras.
Hunc transeribendum esse cuperem... Curandum esset imprimis ut quicunque transeri-
beret Graecas etiam depingeret (litteras) ea qua iacent forma; Poggio ep. 8, 24 p. 237
cito a p. 184.
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
I. Dai passi citati in questo paragrafo risulta che i verbi pi usati per indicare
la restituzione dei passi greci sono insero (s volte), inscribo (2). restituo (2), inter-
sero (I).
PARTE QUINTA
L'EDIZIONE
INTRODUZIONE
L Vd. per es. Thes. l. L. V 2, 88, I5ss.; H. J. Marrou, Vig. Christ. ) 3. 1949,
208ss.; Ams 8ISS.
2. Petrarcafam. 22, 2, 3SS. (vd. p. 246); Salutati ep. III p. 370S. (vd. p. 270);
Valla, soscr. al Vat. lat. I80! (vd. p. 312); Poliziano ep. 4, 13 p. 128 (vd. p. 253).
A. Maffei in Poliziano ep. 6, 6 invia al Poliziano una copia della traduzione la-
tina di Erodiano tratta da un dubiae sane fidei exemplar colla preghiera di correggerla.
Il Poliziano promette di farlo (ep. 6. 7 p. 183 exemplum certe quod misisti libens emen-
dabo). La copia del Maffei si conservata e presenta in effetti correzioni di mano
del Poliziano (Ottob.lat. 1836: A. Campana, in Il Poliziano e il suo tempo, Atti del
304 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
MINUTA
SCHEDA (SCHEDULA)
I. Le notizie sono desunte da Wilkins 335. Per eUcere cf. la nota a Canzo 23
nel Vat. 3196, c. !IV (Roman 168) post multos annos, 1350 aprilis 3. mane. Qua-
niam triduo exacto institi ad supremam manum vulgarium. ne diutius inter tot curas dis-
trahar. visum est et hanc in ordine transcribere. sed prius hic ex aliis papiris elicitam scri-
bere. La situazione del tutto analoga a quella della lettera: il Petrarca. avendo de-
ciso di trascrivere in ordine nella raccolta delle nugae anche il nr. 23. l'ha prima
20
306 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
tiore animo edam quod hactenus in schedis iacet: sono i fogli di carta.
sciolti su cui avviene la prima stesura di un'opera. Schedula dal
senso materiale di 'foglietto' sembra esser passato ad indicare il
contenuto di un biglietto in una lettera di Niccol Leonardi (Gua-
rino ep. 53, 23): remitte o copiam scedulle illius, quam ad (te) Grece
"
copiato sul foglio della nota, traendolo post multos annos dalle carte su cui l'aveva.
composto. Ex aliis papiris corrisponde a vetustissimae schedulae, confermandoci
che le schedulae erano di carta. Sulla nota a Canzo 23 vd. anche Wilkins 340.
L'EDIZIONE 37
ARCHETYPUS
l. Anche nel passo della pref. a Marziale cito a p. 2895. il Merula esprime una
~naIoga diffidenza per correzioni dotte che possono pervertire il senso e far sparire
espressioni antiche e genuine.
2. Altri casi in cui il Poliziano fa risalire tutti i manoscritti esistenti ad Wl unico
.capostipite (cf. anche Timpanaro 5 n. 2): soscr. ad Apicio (Maier 349) eontlllit
.hune Politianus librum cum vetusto ipso exemplari unde emanasse eaetera putantur, cio
il cod. Phillipps 275 (E): i codici umanistici derivano in realt dall'Urb. lat. II46
{Campana, Contributi 2II); mise. I 5 p. 519S. e 89 p. 673 (vd. p. 153); 25 p. 557
.de hoc itaque uno (cio il Laur. 49, 7 di Cic.fam. che egli giudica descriptum dal Laur.
49, 9 multis argumentis quae nunc omiserim), quantum eoniiciam, cuncti piane quotquot
.extent adhuc epistolarum earundem codices ceu de fonte capiteque manarunt (<i!lesta di-
pendenza dimostrata dal Poliziano col fatto che in tutti si ritrova Wl perturba-
mento nell'ordine delle lettere derivante dallo spostamento di un fascicolo nel
Laur. 49, 7). Circa il fondamento di simili genealogie il Timpanaro (p. 5) pensa
,che talvolta esse siano suggerite pi che altro dall'esistenza di Wl codice antico
-da Wl lato e di Wl gruppo di recenti dall'altro; io ho l'impressione che il Poliziano
abbia in genere ben pi validi argomenti: cos ad es. la scoperta della seconda
centuria (cap. 2) mostra che nello stabilire la genealogia dei codici di Valerio FIacco
egli si vale di Wl ragionamento simile a quello con cui ha dimostrato la dipendenza
<lei codici umanistici dal Laur. 49, 7, cio lo spostamento di Wl foglio nell'archetipo
che ha determinato la trasposizione di Wl gruppo di versi negli apografi. Nel caso
di Stato silv. il Poliziano sapeva che l'opera, prima ignota, era stata portata in Ita-
lia da Poggio: dWlque tutti i codici esistenti dovevano derivare dall'esemplare
poggiano. Analogamente il Merula, come abbiamo visto, era a conoscenza della
dipendenza delle dodici commedie plautine da Wl unico modello.
316 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
DRIGINALIS
EDO, PUBLICO
1. Per quest'uso di exemplar per indicare la minuta delle lettere cf. p. 340~
2. Si noti l'oscillazione fra l'aggettivo e il sostantivo.
320 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
j!1
32 2 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
positum sit, Iulii Iter non sit, sed Antonini,. hic enim prosa oratione Iter
edidit, Iulius carmine. Frequente in soscrizioni in cui indicato il
nome dell'autore dell'opera: soscr. all'Urb. lat. II84 del De fato
et fortuna del Salutati 1:
EDITIO
L Per la critica del testo nel1a prima met del Quattrocento, Rend. del R. 1st.
Lomb. di sco e letto , 59, 1926, IOIS. Si noti che quando il Casacci scriveva queste-
parole il Clark (The Vetus Cluniacensis, Anecdota Oxoniensia >l, Class. Ser. IO,
1905, LXII e pref. all'ediz. delle Filippiche, Oxford 1918 2, p. [12]) aveva gi dimo-
strato che le note marginali del Laur. 48, 22 non sono il risultato della collazione-
d'altro manoscritto >l, ma proprio della collazione di cui parla Poggio nella sua.
lettera. Per tutta la questione cf. Ullman, Origin 33s5.
2. Per maggiori particolari Ullman. l. c.
POGGIO E IL BASo So PETRI H 25
deducere noverint illosque congrue invicem iungere, temerario ausu, nil aliud intelligen-
tes, se scriptores audent profiteri et apposito praedo scribere quorumcunque volumina:
quod etiam turpius, relictis colo textrinisque, persaepe ausae sunt et audent mulieres.
POGGIO E IL BAS. S. PETRI H 25 331
L Certo era del codice di Poggio che l'Aurispa aveva sentito parlare quando
nel 1430 chiedeva in una lettera al Traversari Antonianas Ciceronis perfectas ut nu-
per inventae sunt (ep. 53 p. 69): Vela fam. D erano entrambi lacunosi: solo il co-
dice di Poggio, risultando dalla collazione di un esemplare della fam. D con V.
era veramente integro.
332 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
L Anche qui in prima linea lo Srangl, che come editore di Asconio Pediano-
POGGIO E IL BAS. S. PETRI H 25 335
sextertii centies p2; stlrtos V viros p2; SUO mater (segue un'r crasa)
essuas reciperavit V (remperavit V2) SUO Marte res suas reciperavit p2
(recuperavit P3) ecc. Non era certo una vanteria quando Poggio,
dopo essersi lamentato degli errori puerili del codice, soggiungeva
sed scis in talibus me esse satis sagacem! 1
Nella stragrande maggioranza dei casi le correzioni sono appor-
tate nell'atto stesso del trascrivere, senza che resti la minima traccia
dell'operazione critica avvenuta. Contro 39 errori corretti nello scri-
vere stanno solo tre errori corretti in un secondo tempo 2, cos
he nella trascrizione si conservata anche la lezione di V.
Quante volte colgono nel segno le correzioni di Poggio? Prendo
in considerazione solo i casi in cui l'errore di V menzionato nel-
l'apparato del Clark: in tutti gli altri casi, per lo pi errori banali
del genere di quelli citati or ora, le correzioni di Poggio restitui-
scono alla sua vera lezione il testo sconciato dall'ignorante copista
di V. 2, 93 ad ius V a diversis p2 a tuis Faernus Cl.: la congettura
di Poggio pu andare per il senso e paleograficamente buona, se
si tien conto che l'-er- di diversis poteva essere abbreviato e quindi
facilmente cadere (adiu(er)sis> adiusis> ad ius); tuttavia quella del
Faerno superiore per il senso e paleograficamente ottima (atms>
adlllS: lo scambio fonetico fra t e d frequente in V); 2, 94 impera-
vit V impetravit p2 edd.; impetrarat V p2 imperarat p3 Schoell
(Philippicae, Lipsiae 1916) Boulanger-Wuilleumier, Cl. espunge; 2,
94 tetrechianum V tetrarchiam p2 tetrarchiam unum Faernus edd.; 2,
95 sinestra V sine sua p2 sine nostra Muretus Cl. sine Sexti Ferra-
rius: la congettura di Poggio cattiva per il senso e paleografica-
mente; 2, 95 gynecaeo et V gineceo p2 gynecio est Halin Cl.: la so-
luzione di Poggio va benissimo per il senso, ma quella dello Halm
migliore paleograficamente; 2, 96 iureis V iure p2 edd.; IO, 8
l:arissimi V p2 clarissimi p3 edd.; potestis V post estis p2 edd.; IO,
9 aut potuisset V potuisset autem p2 at potttisset Cl., ma la solu-
I. Non aveva torto neppure quando diceva: t/t /l iis quae seripsi non coniec-
tura opus fuerit, sed divinatione. Alla luce di quanto detto fm qui in iis quae scripsi
diviene pi chiaro: Poggio allude ai passi di V che ha trascritto per colmare le
lacune. Per scribo = transcribo cf. p. 93s.
2. In un caso Poggio tornato due volte sulla stessa parola: 2, 94 compellerat
V p2; successivamente Poggio ha corretto in compellarat che la lezione adottata
dal Cl ark: non contento ha poi corretto ancora in eompulerat.
POGGIO E n. BAS. S. PETRI H 25 337
I. Cleanth. fr. 527 Arnim ap. Seno ep. 107, Il et Aug. de civ. D. 5, 8.
2. Qui e nel seguito, p. 343, 37 c 344, 12 vale ut.
SALUTATI, DE FATO ET FORTUNA 2, 6 343
calamus 18s. 2IS. 24. 100. 103. 13i. 176-178, 187. 189-191. 209s., 213-
172. 1986. 3291 : librarius 28; -o ex- 216, 218. 220, 222-227, 233s. 236.
aratus. seripfus. vd. codex. liber 240s . 247s., 254, 257. 260, 262S.
cancello 96. 109. 268 267. 271, 274. 279s., 282S., 287.
capitulum 6. II3. 263 2.91-293. 29 83 309. 3I2S. 315s.
carmen 111 1 210. 228 2 319. 342: antiquissimlls 128. I48s.,
carta bambagind 49 152. 167. 238; antiquus 7IS., 109,
cartoraio 82 1 II8 1 143. 148. 153, 167. 1741 2IOS.
castigatio 276 21 4, 245, 254, 262. 267. 270. 285,
castigafus 143. 215. 291 321 , 327. 329; bonus 255; calamo
castigo 213. 253. 276 scriptus (exaratus) 715.; impressus 715.
cedula 306 75.233 2 ; manuscriptus 71S. 238; me-
chalcographus 77 diae antiquitatis I54s.; multum anti-
character 102. 106. 127, 134, 142. 201: quus 89; novus 73. 161. 1621, 190;
Romanus 125; -es Cothici 123. 126; pervetus 153. 155; pervetustus 254; re-
Craeci 102.289.293 ;grandes 126-1]0; centior 167. 285; reverendae vetustatis
grandiores 95. 126-130; Langobardi 233 2 ; sane quam vetustus 153. 177;
124; maiores 104. 126-1]0; maiusculi semivetus 95. 150; venerandae vetu-
126-130; vetusfi 95; vetustissimi 105. statis 71, 128. 148; vetus 70, 149,
138; -is forma 3291; vd. ancht." littera 210. 294; vettStissimus IO, 862 96.
c(h)arta 8. I4s. 18s., 2IS., 24-26, 27, 124. 128. I48s. I52S. 165. 168. 188.
28-32, 33. 39, 45 1, 52-54, 78, 101. 190. 218, 226, 235, 241. 248. 252.
IIOS. II3, 144.200. 217. 237s. 306: 26IS. 269s.; vetustus 71. 124. I48s.
bambagina. bombacis. bombycina 26s.; 1561 , 157. 161, 163 168, 238, 241.
dimidia (media)]]; emporetica 18; epi- 248 252.265. 2'l9. 291, 293; -es li-
stolaris 172 , 18; Fabriana 18; haedi- brorum 7; (per)tiulgati, vulgatissimi
na 25; hieratica 49 1 ; imperialis 49; li- 72-75.I24.223,2332,265;vd.anche
braria 172 ,18; membrana I22;papyri digero. exemp/ar
23S.; Parmensis 18; regalis 49; vitu- codicillus 8: -i arborum 27; gemelli 8
lina 19. 78 collatio 213, 2441, 249. 279. 342s.
chartaceus 26. I40s. colligator 64 1
chartarius 53, 83 colligo. -as 53. 64
charteus 25 colligo, -is 95
c(h)artula 7. 32 80. II3 colognellus 42, 146
charfularius (cartol-) 40. 81. 82 1 83s. co/umna 29,30.38,401. 41S., 55, III, 291
chirographum 71. 96. 100S. 309, 312 columnella 33, 415.
circumscribo II, 96; vd. anche interposi- commodus. vd. volumen
fio -pta cOllllllunis, vd. fo/ium. litterae. volumen
circtllllscriptio 98 compactio voluminis 65
clausula 104. 203 comparo 73. 249
clarlSllra 65 1 compendiaria. vd. nota
clavatura 66 compendium 107
clavlIs 66 completus 5. 214. 217. 222
codex 31, 7, II. 27, 37. 61, 645, 67, 69- compositissimus. vd. littera
71, 72S. 75. 81 2, 82, 85s. 88. 96. 99. confero IO. 71S. 95S. 106, 124. 128. 168.
100.14. III 1, II3, lI5. II8, 123, 125. 188, 218 2 241, 246-249, 260. 26ts.
127, 130. 152, 154, I56s. 163, 168, 267.279, 313 2 314-316, 342
INDICE DELLE PAROLE 349
fidelis 121, 130, 143, 1521, 180, 216, grandis 49; vd. anche character, Iittera
2555., 291, 2973 gratus, vd. littera
fidelitas 138, 216 greco, vd. scrittore
fideliter, vd. scribo, transcribo grossus, vd. littera, volumen
fidus 143, 216
figura 59, 102S., 138, 1805., 2322 ; vd.
anche littera haedinus, vd. charta
figurare 59 1 (h)ariolor 29]
finitus 217 hendecasyllabus 255
foglio reale 49 hieraticus, vd. charta
folium 30, ]2-35, 36, 38, 40, 43, 46: com- historiatus 60
mune 50; dimidium]3; vd. anche men-
sura, modus, volumen
forma 49, SI, 76; vd. anche lettera idiographus 101
forma 38, 48, 491 , 55s., ;6, 775., 144: illaesus 218
Gallica lO], II9, 1]0-132; imperialis illuminatio 244
491 ; magna 47, 55; mediocris 48, 55; illuminator 64 1
minima 55; parva 48,55; vetusta 120, illumino 40, 60S., 64
197; vd. anche character, excudo, ex- illustro 60
primo, littera, propago imperfectus 240
formatus, vd. littera imperial(l)e 48s.
formatio 244 imperialis, vd. charta, forma
formo 76, 144 implicatus, vd. littera
formulae litterarum, vd. littera implicitus, vd. littera
fragmentatus 240 impono manum errori 261,284
fragmentum 13, 39, 46, 93, 1595 , 237s.; impressio 71, 75
vd. anche scribo impressor 75s., 79, 271, 275, 286
Francisca 122 impressus 49, 83, 146; vd. anche codex.
frequens, vd. scriptura exemplar, /ittera
frons libri 41 imprimo 37, 56, 70, 75, 77, 79, 127, 188.
fundellus 66 1 2182 ,225,271,2795.,286,289, Pl.
fundus (jndus) 66 313 1 , 320
fusus, vd. scriptura incastigatus 225
incaustum 25
Gallicanus, vd. /ittera incolumis 209, 212, 218, 219, 282
gallico, vd. lettera incolumitas lectionis 219
Gallicus, vd. jrma, /ittera, manus incompletus 214, 240
gemellus, vd. codicillus incorrectio 221
Germanicus, vd. littera incorrectus 224, 304, 313
glos(s)a IO, 83, 97s., 1465., 280 inco""ptus IO, 216, 260, 274, 291, 329 1
glossatus 98 index IIS., 87, 88, 256
glos(s)ula II, 97s., II2, 143, 228, 342 indicium 41
Gothicus (Gotticus), vd. character, lit- indiculus 875.
tera induco 95, 109S., 1II 1, 287
Graecus, vd. character, librarius, lit- inemendatus 69, 175. 2245., 254-
tera, scriptura inexpletus 240
grandior, vd. character in foglio 51
352 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
informator 76s., 321 214, 216, 2185., 234, 242, 255, 2621
informo 76 272, 277, 2815., 292: antiqua 178,
infrascribo 89 211S., 289; apta 2II; varia 2II, 213;
ingens, vd. volumen vetus 211S.; vd. anche incolumitas, in-
initialis, vd. littera tegritas, redigo, restituo
inornatus 62, 190 legare 642
in 40 folio (volumen 4.folii) 51 lego 70, 152, 173, 209, 2105., 244, 256,
inquinatus 226 2571, 264, 271, 282, 287: cOTTup!e
inscribo 7, IO, 12, 28, 32, 41, 491, 89, 210; emendate 162, 287; mendose 72,
135, 139, 296, 298 2 , 299 1 209, 223s., 282; vitiose 73; vd. anche
inscriptio 115., 168 puto -endum
il/sero 2961, 2963 , 297 1 297 2 , 2973, 2991 lettera (lectera) (-e): all'antiqua 121 1;
irlteger 30, 152, 1595, 187, 2095., 216, antiche corsive 122; antiche nuove
217s.,240, 242, 291; vd. anche restituo 122; antiqua 121; bastarda (-e) 144;
itltegritas lectionis 218 corrente 135; di forma 76, 78; gal-
integro 218, 276s. licha (-e) 130s.; longobarda 1241,
intercido 9 125, 128; maiuscole 128; moderna
intercisus lO, 991, 152, 1561, 240s., 263, (-e) 146; tedesca 132
277, 28 7 libellus 31, 8s., 12, 27, 44, 56s., 61, 83,
interlinea (-ia) 98, 112, 342 96, 103, 121, 141, 189s., 193, 200,
interlino 110 217, 254, 261, 270, 276, 306s., 315,
interpolatus 991, 162, 241, 287 320, 328
interpolo 109, Ill t , 287 liber 3-8, Il-18, 20, 22-25, 27s., 30, 33,
interpositio circumscripta Il, 98, 228 38, 40 s., 44, 46, 52-55, 59, 61-64,
interpretor 172, 18o, 2602 , 263, 272, 295 2 66-69, 73, 76, 79-82, 85-89, 935.,
interpunctio 104 975., 101, 104, i06, !Ios., Il3, II9,
interpunctus l04S. 122, 133 1, 134, 138, 140, 145-147,
intersero 2961, 299 1 155, 157, 1595, 163 1, 165, 168, 173-
intervalla dictionum 14 177, 180, 183, 186, 188-191, 1984,
inventariulII 87 1985, 201, 204, 209, 213-215, 2175.,
inversio 225 220-223,225, 228 2 , 229~ 2322 , 2395.,
inversus 225 242, 2441 , 247-249, 2525., 259, 26 3,
inviolatus 2 I 8 265-268, 270s., 275, 2785., 2815.,
Italicus, vd. littera 286s., 2915., 297-299,304,306,3105.,
iugulo 285 313-316, 320, 342-344: antiquissimus
iuncus 28 149, 235 1; antiquus 148, 262; calamo
scriptus 162; manu striptus 162, 287 5 ;
novus 76, 162, 2191; pervetus 148,
153, 212; vetus admodum 13, 154,
lacer 1595, 240, 2415. 161S.; vetustissimus 94, 124, 1485.,
laceratus 2415. 152, 1561, 158; vetustus 149, 167;
Langobardicus, vd. liUeTa -i arborum 31, 25; vulgati 73, 282; vd.
Langobardus, vd. character, littera anche codex, exemplar, frons, officina,
lapsus 221, 2341, 2344, 2351, 235 2 redigo, volumen
Latinus, vd. IiUera, scriptura libraria 86s., 168
latus 41, 196 librarius agg., vd. artifex, charta, matu::eps,
lectio 70, 96, 152, 157, 162, 201}-212, manus, taberna
INDICE DELLE PAROLE 353
librarius sosto 15. 17, 27. 41, 44. 46. 63. 116, II9. 122-126. 129. 152; Longa-
76, 77. 81 3 82. 845. 95. 98, 100. 102. bardica (-ae; Lang-) 124S.; magnae
109-111. 119. 135. 154. 162. 175. 145. 147; maiores 61. 62, I16, 126-
181-183, 187. 190. 195. 197. 1983 130; maiusculae 63. u6. 126-130; ma-
198 5 199-202, 2045. 222. 228-230. lae 140; minutae 140. 141; minutis-
2341 235 3 253. 260. 263. 271. 287. simae 138. 141; modernae 78. 116. 122.
29 1 2982 321. 323, 342: Cracetls 133. 141. 145s. 147. 342; modernae
202; publicus 82 quasi antiquae 122. 146; non admodum
ligatura 61, 65. 244 antiquae 139; notarina 146; novae 89.
ligatus 35. 43, 65. 68 133, 140, 175. 187. 214; optima (-ae)
ligo 20. 56. 60. 64. 675. 85, 185 20. 133. 139. 141S. 175; Parisinae
limo 201. 237, 249, 251. 258, 283 132. 144. 146; parum emendatae 118.
linea 38, 62S. 112. 113. 196 214; parva (-ae) 27. 141. 145. 147;
lineamentum (linia-), vd. littera pessimae 102, I18, 141; Pisana 1043.
lit(t)era (-ae) 7s., 25, 28, 38, 57, 63, 77. 248; principalis 62, 63, 65; pulchra
79, 100, 101$. 1045., 107-109. III, (-ae) 19, 61, 77, 139, 141,145-147;
115. 117-119. 129, 140. 143, 162. quasi antiquae 122; quasi barbarae 134;
168. 174 1 182. 197. 198 3 203. 210. quasi modernae 145-147; rubea 59;
218, 221. 225, 227 1, 228 2 230-235. sculptae 78; speciosissimae 141; tex-
267. 281. 2865. 291-293. 2983. 306, tualis 146; Theutonicae 132; ultramon-
342. 344: Anglicanae 144; antiqua (-ae) tanae 146s. ; ultramontanae cursivae
775. 104.114, 116.117-122, 131. 142. 147; variae 147; variatae 132. 136,
145. 180. 1972 204. 216. 222, 2973 145. 147; veteres 138; vetusta (-ae)
342; antiquae Cllrsivae 122; antiquis- 102. 139s. 265, 267; vetustior (-es)
sima (-ae) 138s.; Atticae 134s.; aureae 119. 140; vetustissima (-ae) 138s. 216;
20; barbarae 89. 118. 133s. 175. 187. -amm apices 1035. 171. 233 3; -arum
214; bastarda 144; bastardina 144; character (-es) I15. 228 1 -arum effi-
bonae 16, 20. 142. 146s.; cadentes 105. gies 103, 104. 142; -amm facies 88.
2 83; communes 63. 127; compositis- 100S. 103. 142s.; -amm facies vetusta
simae 88. 99. 142; corrupta (-ae) 177S., 120, 138s.; -amm figura 102S., 229,
142. 222; crassiores 141; currente5 135S.; 264; -amm (-ae) forma (-ae) 15, 103.
cursivae 136; diversae 147; Etru5cae 135, 3291; -arum formulae 80, 103;
135; explicatae 104, 105 1 142; for- -amm liniameHta 25. II3; -arum no-
matae 76, 78, 116. 1445., 146; forma- tae 59, 104, 135, 197; -arum picturar
tae modernae 146; formatae Pari5inae 68; -arllm simi/itudo 230, 233; -arum
144; Cal/icae 116, 130-132; Cal/ica- tractus 101
nae 131, 157; Cermanica (-ae) I16. litura 18, 110, 142
132. 142. 222; Cothicae (Cotticae) Longobardicus. vd. littera
114-116. 123. 126; Craeca (-ae) 94. longobardo. vd. lettera
141. 180. 184.216.2963, 2964, 2971 Longobardus. vd. littera, volumen
2972.2973.2981; grandes 126-130; gra- lorum 68
tae 88. 142. 143; grossa (-ae) 140S. lumen 60
146; implicatae 1051. 142; implicita
132. 142, 222; impressae 76-78; ini-
tiales 61. 62; Italica (-ae) I16, 132S. magnus. vd. forma. littera, volumen
146; Latinae 104. 142s.; Longobar- maior. vd. charaeter. littera
dae (Lang-) 862 94. 105. 107. 114- maiuscolo. vd. lettera: -e latine 128
23
354 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
~ams"~, vd.papyrns quaternio 425., W., 535., 68, 126, 141, 182
papyreus 24, 132 quaternulus 44, 45
papyrnl1l (-i-) 22, 39 quaternus 20, 32, 435., 45, 339
papyrus (-i-) 135., 165., 19, 21-24, 26, quinternio 14, 25, 32, 38, 42-44, 45s.,
27s., 43, 495., 78, 142, 146, 256, 49, 525., 1961 , 283
305 1 : Memphitica 23; palustris 225., quinternus 35, 435., 46s., 251
vd. anche charta
Parisinus, vd. littera rado 16, 64
Parmensis, vd. charta rampinus 67
parvus, vd. forma, littera, volumen; valde raptim, vd. scribo, transcribo
parvus, vd. volumen rasura IO, 108s.
pecia 196 ratio 213, 258, 273, 288, 293-295
peraro 95, 128 realis, vd. volumen
perftctus 159 5, 219, 237, 331 1 real(l)e 485.; vd. anche foglio
pergamena 20S. recenseo 277-279, 322, 343
pergamenum 16, 20S., 25, 125, 140, 1821, recensor 279, 343
306 recentior, vd. codex
perlego 283S. recognoso 77, 79, 98, 218 2, 260, 279s.,
perversus 226, 281 312-314
pervetus 150s., 153, 164; vd. anche co- recollectae 95
dex, liber rectus 209
pervetustus 164s.; vd. anche codex, vo- recu"o 28]
lumen reute 49
pessimus, vd. littera redigo in librum (-os) 306, ]07; in veram
phalera 68 lectionem 282,289; in volumen 5, 194.
pictura 59; vd. anche littera 303, ]07, 310
pigmentarius, vd. theca redintegratio 277
7tEv~~ 88 reduco in pristinam sinceritatem 216, 282;
pingo 175, 180s., 184, 227 1, 228 in volumen 182, ]07
Pisanus, vd. littera regalis, vd. charta
plenus 219 regius, vd. volumen
postilla 61, 99, III relego 28]s.
praeposterus 226, 281 religo 65 1
principalis, vd. littera repertorium 88
principium 89 repono 242, 282, 288
probatllS, vd. exemplar repurgo 283
propago formis 76, 320 resarcio 28]
protocoU,lm 306, 339 rescribo 100, IlO, 1371 , 181-18], 195 2,
prototypon 313S. 1953, 25 1, 319
publico 76, 79, 272, 3Il, ]19-321 restituo 176,248,272,280-282,294,2963,
publicus, vd. librarius 2964, 298 3, 299 1: in integrnl1l 276s.,
pugiIlaris 54, 200 282; in pristinam sinceritatem 216, 256,
pulcher, vd. littera 281$.; in veram lectionem 212, 217,
punctul1l 155. 282; (suo) loco 281
pungo 109, 110 retraho, vd. exemplum
purpureus, vd. membrana revideo 189, 193, 213, 221, 246, 249,
puto legendum 157, 273 269, 279, 282, 343
356 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
transcribo 8, II, 13, 17, 20, 23, 46, 49, vestio corio 66
525., 75, 94, 98, 118, 120, 1331, vestitus 655., 68
1342,1361, 137, 141, 143, 1725., 175, vetus 149-151, 153s., 166s.; vd. anche co-
177 4, 18o, 181, 182, 184-186, 189- dex, exemplar, lectio, littera, scriptura;
191, 193, 1953, 1961, 1985, 205, 233, mire vetus 148, 150s.; vetus admodum,
245, 2515., 254, 256, 2585., 2645., vd. liber
269, 28o, 2835., 289, 293, 297 2, 2973 , vetustatis mediae 150; mirae, vd. volumen;
298 1, 34, 306, 309, 311 , 317-3 19, reverendae, venerandae 150s.; vd. an-
321: cursim 13, 136s., 181; fideliter che codex, exemplar
216; iII ordine 20, 23, 35 1; mendose vetustior, vd. littera
223; raptim 136s., 181 vetustissimus 149, 150-153, 155, 1605.,
transcriptio 16, 181 2 , 204, 225 1, 266: in 164-166; vd. anche character, codex,
ordine 339 exemplar, liber, littera, volumen
transcriptor 201, 204 vetustus 150s., 160, 164, 166; vd. anche
transcuffo 185 character, codex, exemplar,forma, liber,
transfero 172, 184 littera, volumen; mire vetustus 150s.;
transformator 184 vd. anche volumen; sane quam vetu-
translator 184 stus 153; vd. anche codex, liber
transmissiva 339 violo 209, 287
transumo 184, 312 vitiatus 225s., 234 1
truncatus 137, 242, 254 vitio 323
truncus 31, 1595 , 242 vitiose, vd. lego
tueor 284 vitiosus 289
typus 70 vitium 220, 221, 229, 344
Tyresiam consulo 172, 293 vitulinus, vd. charta
volumen 3-8, 9, 12, 16, 20, 23, 26, 30,
38, 43-46, 52-55, 56-60, 62, 685., 71-
73, 76, 81, 83, 87, 89, 94, 113, 121,
ultramontanus, vd. littera 1235., 128, 130, 132, 139, 140-142,
umbiliClls 66, 68 163 1, 175, 184, 194, 196s., 201, 218,
unicus, vd. exemplar 223, 237, 240, 254, 256, 2585., 2634,
265,277,29 1,293, 311 , 313, 3175.,
322, 3291: antiquissimum 39, 148;
antiquum 25 l, 2891, 295 2, 3291; aptum
variatus, vd. littera 54, 130, 142; commodum 10,54; com-
varietas 213, 2441, 279, 343 mune 50; folii 50; grossum 521; ingetls
varius IO, 213s.; vd. anche lecrio, littera, 12, 182, 185, 252; Longobardum 124;
scriptura magnum 47, 53; mediocre 48, 50, 52-
velox, vd. manus 54; mirae vetustatis 166; mire vetl/stum
veritas scripturae 212, 217, 230, 231 1, 291 148; novum 166; parvum IO, 48, 52-
versus 31, 38, 415., 105, 107, 110S., II3, 54, 83, 136; pervetustum 165, 254;
128, 1561, 158, 1815., 187,2105.,213- reale 49, 521; regium 49; valde par-
215, 223, 241, 255, 264, 267, 286, vum 48; vetustissimum 139, 141; vetu-
297, 321 stum 124, 162, 287; -a librorum 7;
verus 152, 162, 196, 2095., 212, 215, vd. anche conido, edo, redigo, reduco.
216s., 2185., 242, 262 1, 272, 294,314, scriptor
342; vd. anche redigo vulgatus, vd. codex, exemplar
INDICE DEI PASSI CITATI
ANONIMO ANONIMO
soscr. al Palato lat. 1469: 1641, 252
diz. lat.-ted. p. 277: 21, 25, 306s. 339;
p. 218: 185, 189 ANONIMO
ANONIMO ANONIMO
nota al Laur. 65, I: 33, 44 trattato nel Monac. lat. 451: 127
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
soscr. al cod. Firenze, Naz. Conv. soppr. 294.323; C. a2V: 72, 210S.; C. a3r: 167.
A. 2. 2638. allOxon. Balliol. 78 B. al 220,285; C. a3r-v: 210; c. a3v: 2IOS.
Laur. 65. 5. a Palmieri de temp.: 318 214. 236. 267; C. a4r: 2IOS., 282; c.
a4v: 210-212; c. a5V: 211. 213
ApULEIO
BARBARO ERMOLAO il Giovane
apal. 6: 210
fiar. 15 p. 20S. Helm: 210 cast. Plin. C. a2V: 71, 75, 77, 127
met. 1,23: 212. 285; 3, 3: 225 ep. II p. 71: 76, 222. 281, 322; p. 79:
222, 281; p. 83: 277; p. 90: 210, 281;.
ARDIZZI FRANCESCO p. 9IS.: 229
note allOttob. lat. 2057: 184
soscr. allOttob. lat. 2057: 103s. 121 BARBARO FRANCESCO
142, 1641 26 9 letto al Niccoli: 881, 298 1; al Traver-
ARIOSTO LUDOVIco sari: II, 88 1
b3V: 70, 75, III, 271; c. b4r: 104,221, ep. I, 6 p. 30: 87; 7 p. 38: 87; 13-
225, 233 3, 257; c. b4v: 75,220,225,233, p. 61: 87; 21 p. 81: 1994; 2, 2 p. 88:
257; c. b5r: 220; C. b6r: 75, 271, 275; 19; 4 p. 94: 1371; 5 p. 94: 44; 5 p. 95:
c. b6v: 257, 284; c. b7V: 755.,223,225, 1371; 6 p. 96: 8; 7 p. 98: 143, 32; 7
229, 2755., 285; C. b8v: 72, 242, 271; c. p. 100: 23, 1371; 9 p. 104: 7, 12, 123;
CH: 70,755.,2205.,2333,271; C. CIV: 223, 9 p. 105: 1371; IO p. 108 e 19 p. 144:
226,2665.; C. C2r: 72, 755., 2004, 233 2, 1371; 20 p. 145: 1371; 22 p. 148: 121~
257; C. C2V: 76, 2004, 271: C. C3r: 223, 22 p. 149: 33 1, 186, 1994; 23 p. 150:
269, 271; c. c4r: 755., 223, 233 3, 267, 19,435.,50,1371,1994,223; 25 p. 152:
271, 286; c. qv: 72, 76, 220, 2335., 81, 84; 26 p. 153: 14, 16, 19, 255.,
2755.; c. c5r: 103,267,271,284; c. c5v: 435.,50,53 5.,1994,305; 26 p. 154: 93~
28,2004, 223; c. c6r: 95 27 p. 155: 19, 26, 505., 102, II9, 1972 ..
comnt. ... in Asinum aureum L. Apulei, 1994; 27 p. 156: 259, 269, 272; 29 p.
c. 2r: 76 158: 103, H9; 29 p. 1585.: 13I; 29
in Poliziano ep. 6, 2 p. 170: 975. p. 159: 19, 1821, 1994, 214, 222, 328;
letto in Garin p. 378: 83 29 p. 1595.: H9, 1972 ; 29 p. 160:
1371; 30 p. 161 e 31 p. 162: 19, 328;
BESSARIONE, card. 3 1 p. 163: 1371; 32 p. 1645.: 133 1; 32
In illud Evangeli ecc., PC. 161, 625A: p. 165: 14; 33 p. 165: 152 , 19,43,46,
221, 235 3 328; 34 p. 1675.: 139, 1997 ; 34 p. 168:
44,87, 182; 34 p. 169: 1371; 36 p. 171:
BIONDO FLAVIO 151, 15 2, 19, 26, 435., 50, 541, 1994~
Ital. ilI. p. 346: 140, 161 1, 190; p. 374: 36 p. 173: 1371, 182; 38: 225 1; 38 p.
II5 175: 642 ; 39: 225 1; 39 p. 176: Il9..
505cr. all'Ottob. lat. 1592: 3I, 1641, 1997,225 1; 41 p. 1785.: 1997 ; 41 p. 179:
187, 236 26, 803; 3, I p. 187: 14, 19, 26, 43,.
46, 50, 87; 3 p. 189: 39; 3 p. 191:
BOCCACCIO GIOVANNI 1371; 4: 225 1; 4 p. 192: 181 2 , 225 1.
de montib'ls c. 54r: 221 1; c. 74r: 102, 266; 5: 301, 225 1; 5 p. 195: 26, 225;
2905.,329 1; c. 74v: 290 9 p. 26 7: 12; 12 p. 207: 87; 12 p. 209:
13; 12 p. 2095.: III; 12 p. 210: 15t, 19;
BOEZIO 13 p. 210: 87; 13 p. 2II: 15 1, 26, 1994~
cons. 2 carm. 5, I: 148 1 14: 301; I4 p. 213: 33 1, 1994; 15: 301;
15 p. 213: 105, Il9. 123; 15 p. 214:
BORGO (DAL) TOBIA 31, 33 1, 1994; 17 p. 216: II81, 165..
in Gnarino ep. 759, 195: 30, 239; 759, 1721, 1741,223,245,254,259,270,290;.
275: 1895. 17 p. 2165.: 327; 17 p. 217: 30, 33 1.
42, 236; 18 p. 216: II 1; 19 p. 219:
Bosso MATTEO
105, 107; 19 p. 220: 22, 31, 105; 20:
in Poliziano ep. 7, 9 p. 205: 565., 61, 1071; 20 p. 2205.: Il 1; 20 p. 221: 19..
66, 68, 75, 775. 26, 1997 ; 21 p. 223: 1065.; 22 p. 223:
letto in lt. med. e um. & Il, 1968, 33 1 1994; 25 p. 261: 195., 1994; 27
185: 66, 1631 p. 264: 20, 93, 181, 259; 27 p. 2645.:
BRACCIOLINI POGGIO
33 1; 27 p. 265: 33,93, 1951, 1984, 1994;
28 p. 266: 14,20,26, 1994; 29 p. 2665.:
de5cr. di un cod. di Cic. de or.: 305., 87; 29 p. 267: 12, 89, 217. 240; 31
38, IlO, II2, 236, 2385. p. 271: 87; 31 p. 272 : 319; 32 p. 274:
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
12; 35 p. 281: 319; 36 p. 283: 251. nota al Vat. lat. 11458, c. IIV: 37, 165,
259. 269; 37 p. 284: 8. 85. 102, 118, 236
141. 223; 38 p. 285: 33 1, 56. 61, 642; soscr. a Cic. Caec., a Cic. orazioni.
38 p. 2855.: 53; 38 p. 286: 15 2, 16, 26. a Quintiliano. a Valerio FIacco e Asco-
44.64.102,113,1994.2541; 39 p. 288: nio Pediano: 159 5
21 5, 223; 4, I p. 293: 20, 64. 82; I
p. 294: 1971, 1994; 2 p. 294: 165; 2 BRUNI LEONARDO
p. 295: 141, 1971, 1994; 4 p. 304: 1175. ep. 2. IO p. 44s.: 57, 61; 2, 13 p. 49:
222.25 6 .264; 4 p. 3045.: 173. 2775.: 4 268; 3, 13 p. 88: 139; 4,8 p. 119: 85;
p. 35: 305. 36. 242; 6 p. 309: 319; II 4,9 p. 120: 220, 238. 255; IO, 5: 193
p. 320: 1971, 1994; II p. 321: 123.221;
14 p. 329: 8. 319; 17 p. 338: 56. 61; BUD (BUDAEus) GUILLAUME
17 p. 339: 89. 104. 1175. 172-174. 290.
329; 17 p. 340: 33 1 186, 1994; 24 p. adnot. ad Pandect. c. 9r: 1043 , 314
36 5: 290; 5,5 p. 13: 222; IO p. 35: 8,
CALCONDILA DEMETRIO
93; 17 p. 56: 319; 18 p. 59: 123. 126;
6, 7 p. 9 6 : 319; 7 p. 97: 44. 64, 68; IO letto in Ml. darch. et d'hist. de l'c.
p. 103: 195 1 , 1997 ; 14p. 113: 186,319: fran. de Rome & 7. 1887, 487: 194
15 p. 115: 3 19; 19 p. 123: 7; 20 p.
124: 85; 7.3 p. 149: 319; 3 p. 150: 103, CALIGIS (DE) ANDREA
1997 ; 8 p. 160: 193; 8, 2 p. 188: 855., soscr. al Monac. lat. 11301: 258. 322
195 2,1997 ; 3 p. 189: 100. 182, 186. 195 2,
339; 7 p. 201: 86; II p. 208: 186; 12 CASSIANO GIOVANNI
p. 209: 339; 15 p. 218: 339; 18 p. 223:
319; 19 p. 229: 193; 21 p. 233: 31; inst. 5, 39, 2: 100
24 p. 237: 184, 29r; 30 p. 249: 86; 45
p. 279: 339; 45 p. 280: 1952 1997 ; 9. CASSIODORO
26 p. 359: 187; 30 p. 370: 187, 193; 32 hist. 2, 16: 204
p. 375: 235.,86,118; IO, I p. 7: 86; 3 inst. div. 2, 12: 45 2; 15, 6: 295; 30:
p. 12: 269; 8 p. 20: 198 5 1997 , 321; 9 204; 30, 3: 662
p. 22: 113; 16 p. 35: 42. 44; 17 p. 38: orthogr., Gramm. Lat. VII 213. 1155. K.:
42, 46 ; 23 p. 46: 186; II. l p. 56: 54. 43
139,141; 6 p. 63: 54 1,81, 84, 139; 12 varo Il. 38: 43
p. 70: 123, 126; 22 p. 84: 1994, 223,
270; 22 p. 85: 339; 30 p. 101: 1997 ; 12, CASTIGLIONI ZENONE
2 p. 126: 86, 88; 9 p. 138: 141, 175; 18
letto in It. med. e um. 2, 1959. 2015.:
p. 148: 339S.; 21 p. 153: 1994; 24 p.
&
65, 106: 723; 66, 48: 74; 66, 94: 209, CLMANGES (DI) NICOLA
211, 216, 218, 287; 98, 4: 284 ep. 109 p. 306: 203s., 2271
CENNINI PIETRO COLONNA GIROLAMO
soscr. al cod. Firenze, Naz. II IX 14: ediz. di Ennio, rist. Hessel, p. 135 e
312S. 157s.: 723
CICERONE COLUMELLA
ae. 2, 92: 55 9, 2: 74
Att. I, 13: 7; 3, 8, 4: 191; 7, 2,3: 102;
CONVERSINO GIOVANNI
8, II, 3: 290; 13, 6, 3: 189; 15, 14, 4:
271, 292; 16, 3, I: 308, 316; 16, 5. in Salutati ep. IV p. 314: 182
5: 318
Brut. 88: 199 CRINITO PIETRO
elllent. 71: 226 in Poliziano ep. 12, 21 t22) p. 404: 40;
de or. I, 8: 212; I> 80: 99, III; I, 128: 12, 21 (22) p. 405: 210; 12, 22 (23) p.
2381; I, 157: 238 1; I, 193: 238; 3, 17: 403: 277 1 ; 12, 22 (23) p. 409s.: 101;
238; 3, 17-IIO: 239; 3. 99: 257 12, 22 (23) p. 410: 128, 148
div. 2, 63: 235; 2, 75: 290; 2, 85: 104 nota al Monac. lat. 755: 129
fam. I, 2, 2: 232; 2. 7, 4: 232; 2, 13, 3: soscr. ad Apicio: 309
1002; 7, 16, I: 286; II, 14, I: 271,298 soscr. al Monac. lat. 754: 309
fin. I, 65: 29; 4, 36: 240
Lael. 15: 29 CRIVELLI AMBROGIO
off. I, 61: 234, 242
nota alI'Ambros. L 91 sup., c. 6ov:
parto or. 26: 1041
Phil. I, 3: 332, 333 1 ; I, 5: 333; 2, 5: 61, 65
332S.; 2, 6: 333; 2, 1: 334; 2, 8: 33 2 ;
CURZIO RUFO
2, 9: 332, 334, 338; 2, 24: 332; 2, 69:
330; 2,93: 335S.; 2, 94: 336s.; 2, 95: 8, II, 2: 271
335-337; 2, 96: 335s.; 7, I: 334; 7, 2:
332; 7, 3: 33 2-334; 7, 4: 33 2S.; 7, 5: DANTE
334; IO, 7: 332S.; IO, 8: 334-336; IO, de silu et forma aque et terre I, 3: 94, 99
9: 336s.; IO, IO: 333; IO, II: 333s.; IO, Purg. II, 80S.: 60
12: 332; 13, 6: 330
p. red. ad Quir. 23: 240 DECEMBRIO ANGELO
p. red. in seno 39: 240
S. Rose. 19: 271 Ambros. Z 184 sup., c. 49V: 202
Tuse. I, 39: 1764; I, 115: 210 polit.3 c. 8v: 85, 228 2 ; 3 c. 9V: 59,66,
68, 175; 19 c. 42V: 55,96; 19 cc. 42v -
CIRIAGIO (DEL) GHERAllDO 43r: II, 98, 228; 27 c. 59r: 2045.; 27
cc. 59r-60r: 2oos.; 27 c. 59v: 94; 27
soscr. al Laur. Acqu. e doni 446: 318; c. 6or: 82, 84; 27 c. 66v: 44; 27 c.
al Paris. lat. 6568: 318 78r: 41, 228 2 ; 29 c. 94v: 562 ; 29 cc.
94v-95r: 228; 29 c. 95r: 98; 75 cc. I79v-
CLEANTE
180r: 228 2 ; 75 c. I80r: 82 1, 175, 184,
fr. 527 A.: 3421 237; 80 c. I9u: 237, 295 1
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
p. 238, 13 L.: 180; p. 238, 25s.: 180; soscr. al Laur. 48, IO: 30
INDICE DEI PASSI CITATI
HUMMELBERGER MICHAEL 188: 136, 147; 190: 147; 192: 147; 193:
lett. in Wien. Sitz.-Ber. phil.-hi5t. 13 6 ; 197: 140; 198 e 199: 147; 200:
Cl. 89, 1878, 175.: 49 1, 55 48; 202: 48, 141; 204: 136; 212: 132;
214: 147; 221 e 222: 140; 230: 145s.;
231: 132j 236: 48,146; 241: 147; 259:
INVENTARIO BRACCIOLINI 78 ; 261: 33; 279: 24 1 ; 280: 48; 281:
nr. 8: 1821 1455.; 302: 144; 33: 97; 304: 33, 146;
305: 136; 307: 4 8 ; 308: 33, 146; 315:
INVENTARIO MANSUETI 97; 320: 1405.; 324: 136; 325: 141; 326:
402 , 97; 369: 47, 136; 376: 136 ; 377
I: 42, 48, 50, 58, 6o, 145; 2: 42, 58, e 381 e 387: 105 2 ; 389: 402 ; 396: 136;
6o, 145; 3: 101, 58, 97, 144; 4: 975., 145; 424: 77; 426: 48; 440: 241
5: 58,975., 145j 6: 47, I44j 7: 61; 8:
66, 146; 9: 144j IO: 42, III, 147; II:
51, II2, 147; 12: 147; 13: 241,50, 136j INVENTARI MEDICI
14: 19,241,775., 122j 15: 241 , 775., 122;
Alvisi p. 16: 126
16: 24 1, 78, 122; 17: 241 , 78, 122; 19:
Piccolomini, app. II I: 130; 4 e 6: 122;
241, 58; 20: 241, 59, 78; 21: 241, 50, 75,
7: 144; 8: 1305.; 125.: 146; 14: 131; 24:
775., 122; 22: 75; 23: 59,78; 25: 42,
144; 89: 122; III 29: 1241, 125; IV I:
77j 26: 42, 59, 145, 147; 27: 50; 28:
49; 80-85: 78; 100: 49, 78; 101: 51,
101 ,5,78 ; 30: 50, 58, 97; 31: 147; 32:
78 ; 102: 51, 78; 103: 78; doc. XXVIII
101 ,97, 141; 33: 19,97, 141; 34: 101,
2: 51; 7: 68 1 ; 9: 77; 20: 68 1; 27: 78;
48, 59, 97, 146s.; 35: 98; 38: 78; 39:
35: 98; inv. 22: 49; 44: 49, 521; 70:
~;42:~;~:~l,~I~;~:~I,
49; 83: 12 5; 419:. 12 55.; 694: 51;
47,147; 48: 145; 49: 145; 50: 147; 52:
695s. e 701: 50; 702: 141; 1008: 97s.,
50, 136; 53: 50, 145; 54: 50, 145; 55:
113
50, 78 ; 56: 145; 57: 48, 136; 58: 59, Pintor nr. 13: 1255.
145; 59: 48; 60: 136, 141, 144; 61:
136; 63: 122, 145; 64: 59, 122; 65: 101 ;
INVENTARIO NICCOL III D'ESTE
67: 50; 71: 48, 122; 74: 58, 122, 145s.;
75: 122; 78: 122, 136; 79: 141; 80-84: Fumagalli p. XIII: 67
132j 85: 146;86:19;88:144;90:59;93:
13 6 ; 96: 147; 97: 521 , 134; 98; 136; INVENTARIO ORSINI
99: 113, 146; 100: 97, 147; 101: 147;
109: 147; 110: 147; 113: 147; 115: m5S. lat. nr. I: 125, 128; nr. 31: 1251
1465.; II6: 146; 117: 85, 132, 144; 118: m5S. modo nr. 2: 310
144, 146; 120: 48, 146; 121: 146; 122:
147; 12 3: 132; 124: 132; 125: 59; 127: INVENTARIO S. DOMENICO DI PERUGIA
147; 128: 147; 130: 59; 131: 101, 19,
975.; 134 e 135: 51; 137: 975., 146 ; 139: Kaeppeli A 213: 59; 223: 1052
33; 141 : 147; 142: 50, 132; 143: 147;
145: 133, 146; 146: 147; 147: 132; 148: INVENTARIO VISCONTI
146 ; 149: 147; 150: 147; 153: 59, 146;
155 e 156: 147; 157 e 159: 132; 160: 2: 59; 4: 101; 6: 66; 7: 59; 9: 101; IO:
147; 161: 97, 113; 166: 48, 50; 168: 59; 16: 521; 48: 111 1 ; 52: 241 ; 53: 101~
147; 174: 19,48,132; 175: 1405.; 178: 55: 101,59; 59: 101,241 ; 67: 241 ; 70:
147; 181: 59, 146; 185: 59; 182: 147; ~;~:~;~:~,~;~:M;~:
INDICE DEI PASSI CITATI
in Vespasiano cp. II, 24: 84; 12, 24: 84 fast. I, 454: 233 2 , 284; 3, 163s.: 209,
271; 4, 241: 211
MANUZIO ALDO Ib. 569: 257
pref. a Teocrito, Esiodo ecc.: 225, 293 Pont. I, S, 15s.: 261 1
tristo I, 1,7: 58; 1,7,24: 192; 1,7,33:
MARIO MERCATORE 4 1 ; 3, 14, 19: 31
Cyr. ep. clero 4: 45 2 PALLAVICINI BATTISTA
973. c. 4r: 9. 156. 239; C. 10V: 315; a 111 1 212. 2865.; 9 p. 528: 212, 216.
Svetonio. Monac. lat. 754: 211 285; IO tit. p. 528: 209; lO p. 532:
diario odeporico-bibliografco. Monac. 72, 152, 209, 216, 218; 14 p. 537: 102;
lat. 807. c. 53r: 152 17 tit. p. 543: 270; 17 p. 544: 73. 86,
ep. I. I p. I: 190. 307. ]20. 340; 2 p. 149; 18 p. 545: 65. 86. 148. 212.216;
4: 149; 2 p. 5: 73; II p. 17: 97; 18 20 tit. p. 549: 257; 20 p. 549: 72, 209.
p. 25: 6; 2.13 p. 58: 200 5 ; 3.17 p. 85: 216. 219. 2255.; 23 p. 552: 72. 86.
24; 4. 9 p. 124: 105. 128. 148; 9 p. 125: 152; 23 p. 5525.: 124; 23 p. 553: 39.
200; 13 p. 128: 76.2005.253.276.3032; 86, 149, 152, 154,212; 24 p. 555: 73.
13 p. 129: 76. 96. 985. 113. 222; S. I 86, 161, 209. 216; 24 p. 556: 2U. 223,
p. 131: 76.162.2191; 3 p. 140: 1095. 283; 25: 42. 2343 277, 289; 25 tit.
2005, 313 2; 3 p. 143: 76 ]20; 7 p. 147: p. 55 6 : 226; 25 p. 557: 37, 45, 64, 83.
]20; 9: 13; 9 p. 157: 200 5 287; 6. I 86, 148, 226. 281. 315 2 ; 25 p. 558:
p. 162: 95. 99: I p. 1625.: 70.101.113; 109; 26 p. 560: 72. 106. 281, 298 3 ;
I p. 164: 1875.,210; l p. 165: 222. 276; 27 p. 562: 254; ]2 tit. p. 570: 280;
I p. 166: 211. 267. 281. 284; I p. 167: ]2 p. 571 : 72. 86, 270; 33 p. 5725.:
95, 97. 113. 24 1 26 5. 277. 286; 7 p. 115.; 34: 298; 34 p. 575: 271; 34 p.
183: 37. 102. 253. 2901 303 2; 7. 14 576: 188.2095. 216.223; 35: 161; 35
p. 208: ]20; 32 p. 219: 281. 313 2; p. 576: 72. 86. 152. 209, 223 5.; 35 p.
35 p. 227: 202 1, 3132 ; 35 p. 228: 149, 577: 73 5., 94, 124, 148 ; 35 p. 5775.:
202; 35 p. 2285.: 152; 35 p. 229: 101, 187; 35 p. 578: 73; 38 : 28 4; 38 p.
155; 8. 15 p. 249: 37. 75-77, 1095. 582: 200 5 ; 39 p. 584: 73. 282; 39 p.
2005, 202. 220; 15 p. 250: 272; 9. l p. 5845.: 28; 39 p. 586: 28. 72; 40 p.
262: 37; 10.4 p. 310: 188; 4 p. 31 05.: 587: 215; 41: 163; 41 p. 588: 73. 955.,
148.313; 4 p. 311 : 73,1 04.107. 1275. 104. 107. 1095., 128, 200 5 , 313 2; 41 p.
188.216, 249; 4 p. 312: 210. 222. 277; 589: 73, 86, 161. 1632. 187, 212. 214,
7 p. 315: 307, 310. 320; 9 p. 317: 216,219; 44: 284; 44 p. 592: 124. 153.
224; 9 p. 318: 12; 13 p. ]22: 106; 210, 2125. 216. 223; 44 p. 593: 2805.
Il, I p. 327: 1905.; 6 p. 334: 41, 76. 294; 46 p. 595: 124, 149; 47 p. 596:
110. 202; 6 p. 3345.: 200 5 ; 6 p. 335: 203; 49 p. 598: 194; 50 tit. p. 599: 255;
77; 6 p. 33 6 : 284. 289; 6 p. 337: 3205.; 50 p. 599: 735., 86. 149.213. 216, 294;
II p. 351: 32IS.; 25 p. 362: 41, 104, 52 p. 604: 187; 53: 292; 53 tit. p. 605:
107.128,188,215,272.282,3132, ]21; 271; 53 p. 606: 149.221, 235 1; 53 p.
12, I p. 365: 248; I p. 366: 72. 223, 607: 73, 1042. 271; 53 p. 6075.; 102.
284; I p. 367: 73. 188. 220. 294; 2 p. 234; 57 p. 612: 86, 102. 149. 162.2005,
370: 200 5 ; II (12) p. 384: 76; II (12) 210. 216. 223, 225, 245,272, 287; 58 p.
p. 385: 321; II (12) p. 386: 76; 18 616: 210; 58 p. 617: 200 5 , 226. 2341;
(19) p. 396 e 398: 76; 20 (21) p. 401: 59 p. 624: 188,216.223; 59 p. 626: 149.
88 210,216; 61 p. 627: 72, 149; 61 p. 628:
letto ad Ale5sandro e Lattanzio Corte5i: 152. 2205., 235 2 ; 63 p. 630: 210; 66 p.
261; a Lorenzo de' Medici (Prose 785.): 633: 725., 154,2005.223.271,282; 68
76, 152, 1955. p. 635: 200 5, 2225.; 68 p. 636 : 73; 69
mise. I I p. SII: 6. 287; I p. 512: tit. p. 636: 209, 216. 287; 69 p. 636:
257. 286; 2 p. 514: 209. 284; 5 p. 218; 71 p. 637: 72. 128, 148. 210. 216.
5 19: 153. 28 45.; 5 p. 5195.: 3152 ; 5 220; TI p. 638: 220; 73 tit. p. 640: 282;
p. 520: 209. 216; 7 p. 521 : 5; 7 p. 73 p. 64 1 : 13, 39. 149. 2 37; 73 p. 642:
522 : 6; 9 p. 525; 320; 9 p. 527: 109, 111 1 ; 75 tit. p. 642: 257; 75 p. 643: 72,
INDICE DEI PASSI CITATI 37 1
297: 199 8; 230 col. 303: 198 5 1995, 256; 390 col. 508: 26. 45, 141; 390 col.
306; 231 col. 303: 183. 199 8; 232 col. 509: 251; 393 col. 512: 23, 42, 45. 126s.,
305S.: 242. 2471 ; 232 col. 306: 184.1985, 166; 398 col. 517: IO. 54, 83; 414 col.
1998 249. 251. 306. 320; 233 col. 307: 533: 46 ; 415 col. 534: 100, 103. II3;
II3. 187. 215. 297; 234 col. 308: 137, 439 col. 561: 71 139. 142; 453 col.
242. 247'; 235 col. 309: 57; 236 col. 579: 100, 103. 143; 458 col. 583: 252;
310: 247. 255; 237 col. 3II: 103. 199 5; 460 col. 585: 24; 465 col. 588: 101,
240 col. 314: 82S. 86; 240 col. 315: 199 8; 498 col. 616: 165; 501 col. 618:
306; 242 col. 316: 20; 242 col. 317: IO. 45. 54; 502 col. 618: 20. 137; 502 col.
16. 23. 54. 57s. 142; 243 col. 317: 7. 619: 20. 62, 65. 101, 137. 195. 199 8;
26; 243 col. 317s.: 140. 142; 243 col. 503 col. 619: 95, 101. 183, 1953 199 5
318: 58; 244 col. 320: 187. 195 1 1998 1998.215.251, 253, 269; 504 col. 620:
214; 247: 304'; 247 col. 322 : 93s. 193; 66; 505 col. 621: 251S., 283; 506 col.
253 col. 330: 251. 320; 260 col. 339: 621: 252; 507 col. 622: 283; 508: 304';
95. 195 3 197'. 199 8; 271 col. 35 2 : 93. 508 col. 622: 12, 38 2 58. 62, II2S.
237. 259. 2972 ; 271 col. 353: 87. 1998 127; 508 col. 622S.: 62S., 1998; 509 col.
202; 271 col. 354: 133'. 1342 165. 175 1 623: 307; 512 col. 626: 20. 23, 26.196';
186. 199 5; 272 col. 355: 166; 272 col. 513 col. 626: 1998; 762 col. 876: 101;
356: 183. 251. 266; 272 col. 357: 41; 779: 304'; 834 col. 957: 306. 320
272 col. 358: 99. II3; 273 col. 358: 87; ep. Luiso 8. 33: 61
274 col. 360: 26. 66. 68. 141; 274 col. hod. p. 30: 62, 166; p. 64: 86, 205; p.
361: 46. 87. 283; 275 col. 363: 41; 276 66: II 2 ; p. 71: II 2 , 121; p. 75: 166; p.
col. 365: 12. 94; 276 col. 366: 297'; 76: 95s.; p. 79: 139; p. 80 e 100: 166;
277 col. 368: 20. 38, 86, 99. II2S. 142. p. 10IS.: 121; p. 102: 20, 28. 165s.
164; 277 col. 368s.: 33. 88; 277 col. 370: in Aurispa ep. 19 p. 28: 247
94; 281 col. 376: 26. 236. 286; 291 col.
382: 20. 26; 296 col. 384: 165. 186s. TRITHEMIUS JOHANNES
254; 297 col. 386: 60. 166; 298 col. De laude scriptorum . .. , c. bv: 204
388: 81 3 134, 1998; 303 col. 392: 61,
83, 105, 283; 305 col. 395: 264s.; 305 UBERTI PIER MATTEO
col. 396: 44s., 615., 83; 306 col. 398:
II8, 133. 14.165,1751,187.1998.214, so~cr. a Celso: 148s. 188,248,262.267
252; 306 col. 398s.: 88s.; 306 col. 399:
265; 307 col. 401: 1331; 309 col. 404: UGOLINI BACCIO
26,1998,2963 ; 310 col. 406: 133'; 3II in Poliziano ep. 7. 5 p. 200: 75. 320
col. 406: 87, 103, 124, 166; 3II col.
408: 20, 141; 312 col. 409 e 313 col. UGUCCIONE DA PISA
410: 165; 313 col. 4": Il; 314 col.
412: 138; 315 col. 413: 7, 20. 26. 54.
deriv. Vat. Chig. L VIII 289. c. 35vA:
139s., 142; 316 col. 415: 86, 130; 317 25 1
col. 417: 124; 319 col. 419: 86; 321 ULPIANO
col. 420; 20, 27s., 86, 165S.; 321 col.
421: 11 2; 321 col. 422: 137; 333 col. dig. I, 16.6.3: 298; 32, 52. I: 3; 32.
444: 86. 139; 334 col. 445: 139; 376 52, 5: 65
col. 488: 166; 376 col. 488s.: 130; 379
V ALERIO FLACCO
col. 492: 45, 87; 385 col. 51: 100,
143. 187,214.216; 387 col. 504: 23, 214, 2, 572: 209
INDICE DEI PASSI CITATI 375
LONDRA
Balliol College 78 B: 3l 8
British Museum, Add. 12012: 252 Bodleian Library, Auct. P. 2. 2: 71; T.
Harl. 2736: 238 1 ; 5792: 139 1. 27: 149
Can. lat. 34: 238; 95 (C): 171 3
MADRID
PARIGI
Bib1. Nacional 3678 (M): 13, 156-160,
BibI. Nationale, fr. 204: 59; 343: 26. 43 1
174,24 1,277; 85 14: 13~, 13i, 1595,
gr. 425: 318
274, 334 1
Inv. Rs. X 96 (V): 39
lat. 23: 146; 147,390. 4II. 426, 627:
MILANO
48; 65 1: 48. 55, 141; II42: 48;
BibI. Ambrosiana A 212 inf.: 2962 ; D 15 66 : 4 8 55; 1615: 35. 43; 1636.
531 inf.: 258; E 67 sup.: 184; E 127 1655, 1727, 1757. 180 3: 48; 1989:
sup.: 264; 175 sup.: 2962 ; L 85 sup.: 47, II9; 1994: 50; 2066, 2103. 2104,
124s., 148; L 91 sup.: 61, 65; R 88 2151: 48; 2219: 47; 2252: 48; 23 22 :
sup.: 33; Z 184 Sup.: 202; Virgilio 48.55; 2323. 2494. 2540, 2591. 286 7.
del Petrarca (gi A 49 inf.): 29 2923. 3236 A, 3271, 3302: 48; 4539:
141; 49 69: 43; 5054: 29; 5690: 29,
42,291; 5720: 29s.; 5816 : 42; 5840
MODENA
e 6069 I: 145; 6353: 146; 6408: 144;
BibI. Estense, lat. V C 2: 258; VI D 6: 6477: 145; 6568: 318; 6789: 43 1 ;
25 2 6798: 149; 6802: 29. 112; 6830 H:
146; 703 8 : 14 1 ; 7323: 47, 55; 7400:
MONACO 141; 7720: 29; 7723: 260; 7880.1:
10.60.64; 7880, 2: 60; 7975: 152;
Baycrische StaatsbibI., lat. 451: J27; 8045: 145
754: 149, 153, 2II, 309; 755: 129, Rs. g. Ye. 236: 69
188; 756: 309; 766: 152; 807: 142,
152 ; II301: 258, 322 PERUGIA
Libr. impr. e. noto mss. in foI. 35:
71, 168 BibI. Comunale Augusta 57: 48; 273:
48. 136; 681: 48. 146; 996: 48. 50;
MONTECASSINO 1002: 48; 1049: 47. 147; 1054: 48;
1057: 141; 1071 e 1077: 48; 1173:
BibI. dell'Abbazia 91: 123; 361: 141, 165 48, 146
N. F. 22: 48. 50. 58. 145; 46: 47,
NAPOLI 136
BibI. Nazionale IV A 3 (Festo Farne-
PISTOIA
siano): 13, 39, 149, 153, 178-180;
IV A 43: 270; IV C 32: 167 BibI. Forteguerri A 37 (S): 3341
INDICE DEI MANOSCRITrI 379
25
386 IL LESSiCO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Messartelo Bernardino 39, 152 Nolhac (de) P. II, 14, 29, 32, 343 ,
Miccoli G. 166 64 1, 69, 98, 167
Michele, camaldolese del mon. degli Nonio Attico 173
Angeli 61, 63 2, 83, 87, 252 Nonio Marcello 24, 120S.
Michelozzi Bernardo 152 Nori Mariotto, copista 6, 120, 197
Michelozzi Niccol 153 Norton F. J. 83 2
Milano, arch. della chiesa di S. Ambro- note di possesso 80; tironiane 106
gio 7 Novati F. 138, 193, 307, 3221, 3222 ,
Milham M. E. 3092 34 1
Minucci Roberto 247
Miscomini Antonio 279S., 3II
Modio Francesco (Franois dc Maulde) Oehler J. 202
125 Olschki L. S. 69 1
Mohler L. 235 3 Omero 31, 5, 51,60,93, II3. 140, 164,
Momigliano A. 70, 203 223, 285, 297s., 320
Mommsen Th. 1072, 109, 239, 273 2 Orazio 152
monete 137s. Origene 23, 124, 166, 227, 317, 343
Montagna Agostino 120 Orlandelli G. 143 1
Montefeltro (di) Federico, duca di Ur- Orosio 44
bino 3II Orsini Fulvio 343 , 125, 174s., 179, 333
Montefeltro (di) Guido, duca di Urbi- Orsini Giordano, card. 80, 87, 133S.,
no 155, 168 187. 329
Montfaucon (de) Bernard 29 ortografia 143s., 226-228: L(Lw6e:u,
Morel G. 70 L(LUp'J7l 134; Tifernus 108s., 138;
Morel W. 204 Vergilius 95, 129, 138, 294
Mortet ch. 51 Ovidio 71, 154, 164, 167s., 240, 248,
Munari F. III 1 273, 279, 309
Muret(us) Marc Antoine 333, 335s.
MurmeIlius Joannes 361
Palladio Rutilio Tauro 12
Palladio, Vita Chrysostomi 62, 251S.
Naldi Naldo 3II Pallavicini Battista 165
Niccoli Niccol 13-15, 26, 33, 35, 50, Palmieri Matteo 318
57, 81 3, 86-88, 93, 96, 1001, 107, Pandette 7, 46, 96, 102, 105, 107, 10g-
1201, 131, 133 1, 134, 139, 153 2, 156, III, 140, 239, 248, 255, 265, 267s.,
160s., 164, 173, 186, 217, 225 1, 253s., 277, 281, 286, 298, 313
259, 278, 296-298, 319, 327s., 33 1, Panormita Antonio 24, 343 , 1081 , 164,
338: copista 23, 163, 175, 187; cri- 18o, 230, 320, 322, 340
tico del testo 259S. Paoli C. 172, 47 1, 52, 55, 60, 65 2 , 661,
Niccol di Lira 136 801, 81 1 , 82 2 , 84, 85 1, 129
Niccol V, papa 62, 93, 312; vd. anche Paolo, s. 55
ParentuceIli Papalli Cristoforo 210, 212, 248, 267
Nicolaus Gothus 123 Papia 138, 216
Nipso Giunio 59, 168 Pappo di Alessandria 164, 219
Noceto (da) Piero 68, 1961 Parentucelli Tommaso 133 1 , 165, 254;
Nogara B. 3121 vd. anche Niccol V
Noiret H. 194 Patigi, abbatia di S. Vittore 121
INDICE D.EI NOMI B. DELLE COSE NOTEVOLI
Parrasio (Parisi) Aulo Giano 79 153, 165, 1722, 173, 187, 190s., 217,
Partenio Antonio 2"10S., 282, 323 218 2, 225. 235, 249, 253s., 258s.,
Pasquali G. 120, 139, 177, 1781, 273, 264,275,282, 293s., 314, 3152, 329S.
3032. 3122 Plinio il Giovane 46, 55, 201, 214, 221,
Pastore Stocchi M. 86 1, 153S., 158-160, 253, 255, 295 1, 296
1621, 211, 263 3 Plinio il Vecchio 4, IO, 20, 71S., 108,
Pearson A. C. 142 1 119, 127, 131, 149, 162, 164, 186,
pecia 196 188, 201, 222, 225, 229, 240, 247,
Pelagonio 152, 1621, 177. 262S. 254, 257s., 260s., 263, 265s., 272,
Pellegrin E. 26, 35, 472, 55, 65 2, 98, 2805.,284,287,292,2951, 322
122. 145s. plotino 49
Peri V. 226, 235 3 , 243 1, 246, 2801, 2872, Plutarco 7, 16, 53s., 59, 87, 93, 136,
3 140, 19I5., 215, 298, 318
2 87
Periochae liviane 166, 16i Podocataro Filippo 196
Perosa A. 28 1, 41, 71, 99 1, 149 1, 1492, Poggio, vd. Bracciolini P.
152,164,1681,1881,2301,2481 Polibio 68, 135, 196, 320
Perotti Niccol 362, 309, 311, 313 Poliziano Angelo 24, 26, 36, 40, 68s.,
Perrat ch. 28 3 71, 101, 115, 128s., 131, 179, 181,
Persi 122, 145, 153: commento 124 213, 2272, 246, 272-274, 2771, 280,
Peruzzi Filippo di ser Ugolino 87, 94 298, 309, 311, 321, 329: copista 13,
Petrarca Francesco 6, 8, 14, 16, 32, 343 , 178; critico del testo 44, 72-74, 157,
45, 99, 138, 146, 166s., 181, 183s., 161-164, 178, 234s., 245, 248s., 260-
189, 212, 216, 230, 234, 236, 244 1, 263, 288s.; vd. anche Basso, emen-
267, 269s.; 305, 310, 322: copista datio, Stazio
198 6 . Poliziano Lattanzio 247
Petrarca Gerardo 224 Polluce 166
Petreio, accademico pomponian06 Pomponio Mela 222
Petronio 278 Pontano Giovanni Gioviano n, 268,
Petrucci A. 69 1, 143 3IOS., 3162
Petrus chartularius (librarius) 14, 81 Porfirio di Tiro 54
Petrus de Traiecto, copista 821 Postgate I. P. 155 1
Phillimore I. S. 159 Preisendanz K. 44
Piccolomini E. 65 2, 84, 862 prestito dei libri 80
Pico della Mirandola 320 Prete S. II I[
Pier Antonio, amico del Poliziano 96 Prisciano 85
Pier Damiani, s. 166 Probo 106
Pietro, s. 138 Properzio 12, 71, 76, III!, 149, 155,
Pindaro 51 224, 248, 261, 267. 272, 274
Pinelli Gian Vincenzo 310 Prudenzio 79, 280
Pintor F. 125 Pucci Fral,lcesco 95, 1683
Pisistrato 320 Puderico Francesco 268 .~,
Pithou (Pithoeus) Pierre 70, 72 1
Pitti Bonaccorso 133 Questa C. 373 n82, 1722, 17-3, 259
Pizolpasso Francesco, arciv. 104, 174 Quintiliano 5, 8, IO. 562, Q2, 98, 117,
184, 224, 266, 268, 270, 296 132, 152, 1595,202.2195.,222, 237s.,
Platone 25, 93s., 132, 141, 182,224, 318 2405., 248, 272, 280, 295-297, 323;
Plauto 12, 37, 89, 94, 104s., 117s., 133, ps. Quintiliano. 89
390 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISn
Prefazione ...... IX
Abbreviazioni bibliografiche xv
PARTE PRIMA
PARTE SECONDA
PARTE TERZA
La trascrizione
Metodi di trascrizione, 171. - Trascrivere, 181. - Exemplar (Exe~
plarium) 185. ~ Exempium, 189. - Copisl.a, 195.
394 IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
PARTE QUARTA
P ARTE QUINTA
L'edizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 301
Introduzione, 303. - Mi/mta, 304. - Scheda tsehedula), 305. - In li-
brUni redigo ecc., 307. - Arehetypus, 308. - Originalis, 318. - Edo,
publieo, 319. - Editio, 322.
ApPENDICI
INDICI