Professional Documents
Culture Documents
DEL CAMBIAMENTO
MANUALE DI PSICOTERAPIA STRATEGICA
LE TATTICHE
DEL CAMBIAMENTO
MANUALE DI PSICOTERAPIA STRATEGICA
www.ebookecm.it
€ 2012 PRO.MET.EO. EDIZIONI – PROGETTI METE E ORIZZONTI
SO.GE.S. SAS
www.ebookecm.it
Pro.Met.eO. Edizioni
prometeoedizioni@tiscali.it
Enrico Maria Secci
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .IV
CAPITOLO 1
Modelli di psicoterapia strategica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1
CAPITOLO 2
Tecniche di terapia breve strategica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .37
CAPITOLO 3
Prescrizioni strategiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .73
CAPITOLO 4
Casi clinici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .99
I
fino alle scuole più recenti con le differenti caratterizzazioni di obiettivi e
di stili. Ma il suo impegno più rilevante, specifico e articolato è decisa-
mente focalizzato sui metodi, sulle strategie, sulle tecniche e sulle prescri-
zioni strategiche, dove recupera e riorganizza una vasta messe di contri-
buti, “disegnandoli” in senso personale e concludendo con la discussione
di alcuni casi clinici ricavati dalla propria esperienza di psicoterapeuta. Il
tutto esercitando costantemente, come è quasi d’obbligo nella letteratura
strategica, una gradevole creatività linguistica e metaforica. Ci sembra
davvero uno dei migliori prodotti specifici della nuova generazione di psi-
coterapeuti strategici. Abbiamo accettato con piacere di fare questa breve
prefazione al libro del Dott. Secci, sia per l’impatto stimolante e sorpren-
dente che esso ha avuto su di noi, sia perché abbiamo subito deciso con
piacere, che lo utilizzeremo nel nostro impegno formativo e didattico con
i presenti e i futuri specializzandi in psicoterapia strategica integrata.
II
INTRODUZIONE
IV
problemi, e che queste sue caratteristiche la rendono una risorsa insostitui-
bile per la maggior parte delle persone. Infatti, in un limitato numero di
sedute una percentuale considerevole di pazienti si libera da patologie limi-
tanti e terribili, risparmiando non solo denaro, ma soprattutto tempo. Nella
mia prospettiva, il tempo è tra le poche cose preziose degli esseri umani, e
saperlo investire nel proprio benessere vuol dire arricchirsi.
Risolvere un problema in dieci sedute, che corrispondono a circa due
mesi di terapia, è tutt’altra cosa che rincorrere una soluzione in anni di ana-
lisi. Il divario è enorme, soprattutto perché i sentieri della terapia breve
portano proprio dove termina, a volte tortuosamente, la “via maestra” delle
psicoterapie tradizionali. Gli studi sulla qualità dei risultati raggiunti dai
diversi approcci non registrano differenze significative tra terapie brevi e
terapie a lungo termine. Insomma, è come chiedere a un italiano che voglia
raggiungere una splendida località turistica: “Preferisci andarci in canoa o
in aereo?”. Forse in canoa si esperisce la durezza del viaggio, che per alcu-
ni turisti particolarmente intrepidi può essere suggestiva, ma in aereo si
arriva in fretta, più energici, e si spende meno!
Questo libro è il frutto di diversi anni di studio e di lavoro come psico-
terapeuta ad approccio strategico, e rappresenta una ulteriore testimonian-
za dell’efficacia e dell’efficienza dei metodi elaborati da eminenti Maestri
sin dagli anni ’60 perfezionati dai loro illustri allievi, tra cui, soprattutto,
Giorgio Nardone (Centro di Terapia Strategica, Arezzo), e una sintesi prag-
matica del modus operandi del terapeuta strategico, utile per tutti coloro
che vorranno arricchire il proprio lavoro di tecniche e strategie per allevia-
re al più presto la sofferenza dei pazienti e abbreviare la psicoterapia.
Il primo capitolo racconta la storia delle psicoterapie brevi, ne descrive i
presupposti e delinea le fasi della terapia, con particolare attenzione
all’orientamento delle Scuole italiane.
Il secondo capitolo contiene indicazioni sulla pianificazione della psico-
terapia e descrive diciannove tecniche d’approccio ai problemi del pazien-
te/cliente.
Il terzo capitolo affronta, in modo pratico e operativo, le difficoltà che il
terapeuta incontra quotidianamente nell’attività clinica, e suggerisce come
gestirle.
Il quarto capitolo racconta casi clinici trattati nel mio studio -Studio
SCHEMA, Centro di Consulenza Psicologica e Psicoterapia Breve
Strategica, Quartu S.E. (Cagliari)-, che ho descritto esplicitando ed esem-
plificando le manovre e le strategie utilizzate per risolvere i problemi dei
pazienti.
V
1
Modelli di psicoterapia strategica
1
Modelli di psicoterapia strategica
2
Terapia breve strategica: uno schema genealogico
3
Modelli di psicoterapia strategica
1 Un sistema è “un insieme di oggetti e di relazioni tra gli oggetti e tra i loro attributi”. Le propri-
età di un sistema sono: TOTALITA’, ogni parte di un sistema è in rapporto tale con le parti che lo
costituiscono, che qualunque cambiamento in una parte causa un cambiamento in tutte le parti ed
in tutto il sistema; NON-SOMMATIVITA’, corollario della totalità, un sistema non può essere fatto
4
Terapia breve strategica: uno schema genealogico
coincidere con la somma delle sue parti; RETROAZIONE, la retroazione può essere positiva o nega-
tiva [...]. La retroazione negativa caratterizza l’omeostasi (stato stazionario) e gioca un ruolo
importante nel far raggiungere e mantenere la stabilità delle relazioni. La retroazione positiva
provoca la perdita di stabilità del sistema interpersonale che per ritrovare un equilibrio deve cam-
biare, ovvero ricalibrare le relazioni secondo diverse modalità [...]; EQUIFINALITA’, in un sistema
circolare ed autoregolantesi, i risultati (da intendersi come modificazioni dello stato dopo un certo
periodo di tempo) non sono determinati tanto dalle condizioni iniziali, quanto dalla natura del
processo o dai parametri del sistema. [Watzlawick, Beavin e Jackson, 1967; trad. it. 1971, 118]
5
Modelli di psicoterapia strategica
Bateson conobbe Milton Erickson nel 1940 a New York grazie alla
compagna Margaret Mead, che dal 1939 intratteneva una corrispondenza
con Erickson a proposito della trance ipnotica osservata e filmata dalla
coppia in alcuni rituali balinesi (Zeig e Brent, 1995). I tre si incontrarono
al primo congresso della Macy Fondation, al quale Erickson partecipò
come relatore, e lavorarono insieme al Centro Studi Interculturali diretto
dai coniugi Bateson nell’ambito di uno studio comparativo tra i modelli
culturali tedeschi e giapponesi, a cui Erickson partecipò come psichiatra
e ipnotista
Milton Erickson era già all’epoca famoso per i suoi successi terapeutici.
Fondatore e presidente dell’American Society for Clinical Hypnosis, fu il
più grande esempio dell’influenza che un terapeuta può esercitare sui suoi
pazienti, e di come tale influenza, quando adeguatamente gestita, agevoli il
processo di guarigione. Così quando a Palo Alto cominciò la riflessione
sulla comunicazione schizofrenogena Bateson invitò Erickson ad espri-
mersi su un’analogia riscontrata tra il legame creato dal linguaggio ipnoti-
co e quello prodotto dal linguaggio di una madre schizofrenogena. Il
Gruppo di Bateson stava per formulare la teoria del doppio legame quan-
do Haley e Weakland iniziarono una fitta corrispondenza con Erickson, e
si recarono a più riprese a Phoenix per imparare le sue tecniche.
Haley rimase molto impressionato da Erickson, che nonostante fosse
gravemente ammalato sin dall’adolescenza (era poliomielitico e daltonico)
era dotato di un’eccezionale capacità d’intuizione e di uno straordinario
potere ipnotico. Riceveva i pazienti nel modesto studio della sua casa a
2 Un simile conflitto non era che un mite dibattito rispetto alle battaglie aperte in quegli anni dalla
cibernetica e dall’emergente visione del mondo proposta per molte vie dal costruttivismo.
6
Terapia breve strategica: uno schema genealogico
Phoenix che aveva per sala d’attesa il salotto dove circolavano i suoi otto
figli (Haley, 1967), e questo è forse uno degli aspetti meno strani del suo
lavoro di psichiatra e psicologo. Le tecniche ericksoniane erano basate su
nuove forme di comunicazione ipnotica, e fornivano alcune risposte su
come modificare il sistema attraverso la comunicazione per aiutare i
pazienti a svincolarsi dal proprio disagio.
Lankton (1990) ha riassunto in alcuni punti le caratteristiche della tera-
pia di Erickson:
· l’utilizzo di un modello non patologico;
· la valorizzazione delle risorse della persona;
· l’utilizzazione3 di ogni esperienza portata in terapia dal paziente;
· l’impegno del paziente a rendersi attivo al di fuori delle sedute di
terapia per produrre nuovi comportamenti orientati al cambiamento;
· l’impegno del terapeuta a pianificare interventi personalizzati per
ciascun paziente (Lankton, 1990).
Ognuno di questi punti caratterizza le moderne terapie ad orientamen-
to strategico. A Erickson si deve uno dei primi lavori che presentano un
modello di psicoterapia breve, “Special techniques of brief hypnothera-
py”(1954). L’articolo descrive le modalità di utilizzazione del sintomo e le
tecniche di comunicazione ipnotica utili a produrre cambiamenti terapeu-
tici (Haley, 1967). Anche grazie a quest’opera fondamentale la psicotera-
pia cominciava ad essere pensata come breve, a misura del paziente, foca-
lizzata sul sintomo, tecnicamente basata sull’utilizzazione dei contenuti e
dei processi portati dal paziente e sul ruolo attivo del terapeuta (Haley,
1985; Zeig e Brent, 1995).
Milton Erickson fu soprattutto un pragmatico e non lasciò opere siste-
matiche sul suo modello di terapia ma una consistente mole di audio e
video registrazioni sul suo lavoro, e di conversazioni con i suoi allievi e
colleghi. Haley fu tra i primi a raccogliere e distillare le tecniche della
terapia ericksoniana. Lavori come Strategies of psychoterapy (Haley, 1963)
e i celebri volumi Conversation with Milton H. Erickson (Haley, 1985),
rappresentano a tutt’oggi pietre miliari dell’approccio strategico ai pro-
blemi umani.
Nel periodo della collaborazione tra il gruppo di Bateson ed Erickson
3 Vedi Capitolo 2
7
Modelli di psicoterapia strategica
8
Terapia breve strategica: uno schema genealogico
Tra la fine del 1958 ed i primi mesi del 1959 Jackson ottenne un finan-
ziamento per la fondazione di un centro di ricerca sulla psicoterapia che
prese il nome Mental Research Institute (MRI). Con l’apertura
dell’Istituto si costituì a Palo Alto un secondo gruppo di ricerca, parte del
quale continuò a lavorare al progetto di Bateson. Costituivano il secondo
gruppo Virginia Satir e Jules Ruskin, Haley e Weakland; pochi anni dopo
il MRI acquisì la collaborazione di Paul Watzlawick, di Richard Fisch e di
Arthur Bodin. E’ bene precisare che al secondo gruppo di ricerca Bateson
non partecipò mai in modo attivo (Marc, Picard, 1984), perché impegna-
to in progetti lontano dalla California. Nel 1962, a soli tre anni dalla sua
apertura il MRI ottenne dal National Istitute of Mental Health una sov-
venzione per erogare corsi di formazione in psicoterapia familiare. Fu il
primo istituto americano ad ottenere questo prezioso riconoscimento.
La Scuola di Palo Alto era soprattutto un centro di sperimentazione
dell’approccio sistemico-relazionale. Si praticava la psicoterapia familiare
attraverso lo specchio unidirezionale e si affinavano le tecniche di comu-
nicazione terapeutica col sistema familiare. La pubblicazione del libro
“Pragmatica della comunicazione umana” del 1967 (Watzlawick, Beavin,
Jackson, 1967) rappresentò un balzo verso la formalizzazione di quello
che poi diventò l’approccio strategico alla psicoterapia. In esso gli autori,
Watzlawick, Beavin e Jackson, applicavano la teoria generale dei sistemi
allo studio dell’interazione umana, enunciavano gli assiomi della comuni-
cazione derivati dai loro studi, e mostravano che considerare la comuni-
cazione come processo sistemico apriva nuove prospettive d’intervento
sui sistemi umani. Il capitolo “Il paradosso in psicoterapia” descrive in
modo accurato tecniche psicoterapeutiche molto efficaci che, come
vedremo nel prossimo capitolo, fanno parte del repertorio tattico di molte
terapie brevi.