You are on page 1of 71

PARTE VII FATICA

Introduzione (slide1, fine lezione 7 del 19-10-2012 minuto 1.42.30)

Allora parliamo di una vecchia conoscenza, cominciamo dalla base, da quello che gi sappiamo e poi
cercheremo di approfondire man mano che andiamo avanti.
Sappiamo che luomo ha capito che a un certo punto la questione importante per la resistenza dellelemento
non lintensit del carico ma lintensit della tensione e quindi ha definito delle tensioni ammissibile che
oggi chiamiamo tensioni staticamente ammissibili, per le quali si attendeva che la resistenza dellelemento
fosse assicurata al di sotto di tali tensioni. Poi successe un'altra cosa, la prima relativa al secolo 700, dove
nelle miniere di carbone gli inglesi si sono accorti che anche degli elementi (in particolare le catene dei
trenini) dimensionati largamente per assicurarsi di non cedere per tensioni statiche, in realt essi, a un certo
punto, cedevano. A quel tempo la dizione usata per questo tipo di guasto era che il materiale si era
stancato, affaticato, per cui oggi diciamo che il materiale si affatica. Si dovuto arrivare a una
constatazione che anche un elemento dimensionato al di sotto delle tensioni ammissibili poteva cedere. La
caratteristica essenziale che non cedevano subito ma il cedimento era differito nel tempo (il differimento
non era nel tempo ma nellimpiego), e in pi dipendeva dalla variabilit del carico impiegato.

Una terza cosa da tenere conto riguarda la rottura tra due elementi apparentemente uguali che subiscono la
rottura dopo un numero di cicli di carico differenti. Ci dovuto al fatto che c una dispersione statistica
nella realizzazione dellelemento rispetto a quello nominalmente definito, questo per le tolleranze di
produzione del materiale e per cause dovute alla costruzione dellelemento ( scostamenti, difetti di
produzione, ecc.). Questa terza considerazione ha dato luogo alla disciplina denominata affidabilit
strutturale.
Laffidabilit di un componente non una quantit assoluta ma dipende dalle condizioni di particolare
impiego, comunque la vedremo alla fine del corso.

174
Allora nel momento in cui stato compreso che la rottura differita nel tempo dipendesse dalla variabilit del
ciclo, allora la comunit industriale scientifica si adoperata per fare delle prove congruenti tra loro in
maniera tale da poterle confrontare, e per simulare il carico variabile si scelta la legge periodica pi
semplice e cio quella sinusoidale (non stata scelta la bilatera perch essa ha delle singolarit).
Ovviamente, fermo restando che del la frequenza della sinusoide non ci interessa, poich se essa ha un valore
basso allora non influenza decisa la sul fenomeno, allora possibile definire la legge sinusoidale del carico
solo con indicazioni delle ordinate e non con indicazioni di ascisse, per cui bastano due valori che posso
essere la tensione massima e la tensione media, la tensione massima e la tensione minima, la tensione media
e lampiezza, il campo di variazione del carico e la tensione media, comunque me ne bastano solo due.

Ogni ciclo di carico che vado ad applicare definibile con solo due parametri, mentre la frequenza
arbitraria serve fondamentalmente solo per sapere la durata della prova. Uno dei parametri pi importanti
per definire il ciclo il rapporto tra tensione minima e tensione massima, cio R:

R=min/max

Qualcuno ha definito anche A che il rapporto inverso, ma non ha avuto successo perch per il ciclo
dallorigine essendo la tensione minima nulla allora A vale infinito.
Il parametro R varia da -1 ad 1, ovviamente per R=1 la tensione minima uguale a quella massima e quindi
ci troviamo nel caso particolare di carico statico.

175
Possiamo notare che al variare di R il ciclo cambia.

1) Quello pi importante il ciclo per il quale R=-1 e cio il ciclo alternosimmetrico caratterizzato da
tensione media nulla e tensione minima uguale a meno la tensione massima. Tale ciclo quello
utilizzato per le prove.

2) Per R compreso tra -1 e 0 la tensione media aumenta un po.

3) Per R=0 il ciclo caratteristico si chiama ciclo dallorigine o ciclo pulsante, ove la tensione minima
nulla e la tensione massima pari al doppio di quella media.

4) Per R maggiore di 0 avr un altro ciclo in cui la tensione media aumenta sempre di pi fino a R=1 in
cui ci troviamo nel caso statico

Saranno i cicli alternosimmetrici quelli di riferimento salvo casi specifici come per esempio nella meccanica
della frattura, per essere sicuri che la frattura sia sempre aperta useremo come ciclo di riferimento quello
pulsante(R=0) e anzi per essere pi sicuri riguardo le tolleranze di realizzazione delle prove invece di usare
R=0 il quale potrebbe diventare R=-0,005 per motivi di imperfezione e quindi nascer un momento di

176
chiusura(della frattura) allora useremo per le prove di frattura R=0,05 o R=0,075. Comunque per le prove di
fatica in assoluto uso R=-1, mentre per le prove di fatica nella meccanica di frattura useremo R=0,075.

Curve S-N di Woehler a R=cost

In questi grafici (attenzione: non sono le classiche curve di Woehler) possiamo notare che egli mise in luce il
fatto che a parte un certo campo nel quale sembrasse che la forma del ciclo non avesse una grande
importanza sulla durata, ma questo avveniva solo per durate brevi (1000 5000 cicli di carico) (parte iniziali
delle curve nel grafico max-N parametrizzate per R differenti); in un campo di durata superiore si notava che
al diminuire della tensione aumentava la durata.

Le curve presentate sono delle curve tipo Woehler, perche le curve di Woehler classiche sono fatte per certo
valore di R e in particolare R=-1 e invece queste curve sono fatte per casi di carico ciclico differenti, cio al
variare di R. (quelle del primo grafico sono a provino liscio, mentre del secondo sono a provino intagliato)
possiamo notare che:

Se ci mettiamo alla durata di 105 cicli e calcoliamo il limite di fatica per 105 cicli (basta tracciare una linea
verticale passante per il punto N= 105), notiamo che tale limite ovviamente dipende dal tipo di carico, in
particolare se io me ne vado sulla curva R=-1 io leggo qui che la tensione massima uguale a 31 Ksi,
mentre nel caso di R=0 mi trovo che la stessa durata la ottengo su una tensione massima di 45 Ksi, ma in
questo caso la tensione minima nulla mentre la tensione media uguale alla ampiezza e a loro volta sono
uguali alla met della tensione massima. Quindi possiamo affermare che lampiezza di carico (sigma a) per
177
R=0 pi bassa di quella relativa al caso R=-1. Per un provino intagliato abbiamo la stessa cosa. La
resistenza minima in termini di ampiezza (non considerando gli effetti della tensione media) la si ottiene
sempre per il ciclo alternosimmetrico, per questo motivo si fa riferimento al ciclo alternosimmetrico, perch
ci troviamo nel caso in cui la resistenza minore rispetto agli altri casi di cicli di carico.

Le curve sulla diapositiva sono R= costante cio ogni punto della curva ha diverse m. Per esempio il caso
ciclo alterno simmetrico R=-1 come possiamo vedere quando ci avviciniamo R=1 cio carico uniforme la
curva tende ad essere costante, praticamente aumentando il tempo o si rompe subito o non si rompe perch
non pi un carico a fatica ma un caso di carico statico.

Ovviamente la resistenza a fatica viene eseguita su macchine apposite ad esempio la Schenk che
praticamente fa delle prove in ciclo alternosimmetrico su di un provino montato in un gruppo di afferraggi
tipo come una trave appoggiata e alle estremit del provino viene applicato il carico mediante un bilanciere,
che ha il pregio che i carichi alle estremit sono uguali e quindi il diagramma del momento sulla lunghezza
del tratto utile del provino assolutamente costante per cui la rottura per fatica si pu innescare in un punto
qualsiasi e quindi ho un tratto di provino che devo esaminare per trovarla, in poche parole c lindifferenza
della sezione di rottura.

Questo un provino Hamsler lo schema di carico uno schema a trave incastrata e quindi lungo lasse della
trave ho un momento che varia linearmente e quindi per avere una tensione costante (massima lungo il
provino) il raggio deve variare con la radice cubica della lunghezza ed per questo che i provini sono conici.
Queste sono macchine per prove su provini, ci sono anche macchine per prove per giunti oppure per un
componente che sar quel che sar.

178
La cosa importante che si ottenuta dalle varie prove che sostanzialmente il comportamento dei provini, e
quindi dei componenti, caratterizzato da tre zone distinte nel campo della durata. Abbiamo una prima zona
nella quale le durate sono molto brevi, anche se non assoluto sapere dove termini, in quanto c chi dice a
1000 cicli, chi 5000 o 10000 per cui diciamo che la durata nellordine delle migliaia di cicli.

Tale zona si chiama campo di fatica oligociclica, dove non si rileva una grande influenza della
sollecitazione sulla durata, infatti quella curva iniziale praticamente orizzontale, anche se in realt un po
inclinata ma chi se ne frega perch linclinazione bassa(stabben). In questo campo di fatica oligociclica
importante il comportamento non lineare del componente, cio non tanto importante il valore della tensione
ma il valore della deformazione plastica che si determina allinterno del componente. In questo campo le
tensioni sono elevate e quindi entrare in campo plastico molto possibile;

Infatti Ramber-Osgood dice che non c distinzione tra il campo plastico ed elastico.

Nella seconda zona si nota che la durata cresce notevolmente al diminuire della ampiezza di sollecitazione a
, tale zona prende il nome di campo della resistenza a termine o campo della fatica ad elevato numero di
cicli e quindi al diminuire della a aumenta la durata dellelemento.

Al di l di un certo valore noi non notiamo pi nessun aumento della durata al diminuire della tensione,
lelemento sembra resistere indefinitamente, questo campo prende il nome di campo di resistenza (durata)
indefinita. Ovviamente per sempre non esiste perch qualsiasi ricercatore a un certo punto interrompe la
prova, quindi lui affermer che nel campo studiato non si verificano rotture. Quando noi abbiamo delle prove
sperimentali e vediamo un pallino che rappresenta la rottura, in alcuni vediamo una freccetta associata che

179
significa che per quei provini la rottura non si verificata, essa probabilmente avverr ma al di fuori del
campo che stato esaminato.

Allora il problema che la rottura non viene certificata non poi cos importante infatti da un punto di vista
utilitaristico lutente dopo un certo periodo lo vorr cambiare il componente, oppure il prodotto diventa
obsoleto; per cui non si ha nessun interessa nel far durare il componente 100 miliardi di cicli (i componenti
non li realizzeranno mai) quindi quando prendiamo come riferimento delle durate, per gli acciai di solito
prendiamo 1 o 2 milioni di cicli e per le leghe leggere che hanno una resistenza a fatica migliore prendiamo
5 *108.

Oltre tali limiti non ci spingiamo perch le prove costeranno di pi ecc. In pi queste tensioni limite sono
state determinate in funzione di un impiego, se guardiamo il diagramma di slide 5 ci sono alcune curve che
non hanno un tratto di stabilizzazione orizzontale per questo motivo necessario parlare di limite di fatica
per un certo numero di cicli, ad esempio limite di fatica per 10^7 cicli, cio la tensione (in termini di
ampiezza per carico alternosimmetrico) al di sotto della quale per quella durata non si verificano rotture.

[2h 12min]

Ovviamente noi useremo dei modelli per studiare il fenomeno della fatica e prevedere la durata di un
componete. Dunque, possibile osservare che il tratto di resistenza a termine pu essere rappresentato con
una relazione approssimata di questo genere:

a= C x N-k

dove C ed N sono due coefficienti che dipendono dal materiale e dalle condizioni di prova.

ma si potrebbe usare anche la relazione logaritmica:

ln(a)=ln(C) K ln(N)

A volte potrebbe essere usata una relazione del genere

a=ln(C) Kln(N)

questa non particolarmente interessante perche si usa solo per ristrette famiglie di materiali.

Negli Stati Uniti si adopera una relazione leggermente diversa:

a=f(2Nf)b

In questa relazione non si considerano i cicli ma le alternanze(un ciclo costituito da due alternanze).
f la tensione di rottura allo strappo, ovvero la tensione per la quale durante il primo ciclo si verifica la
rottura (in realt durante il primo quarto di ciclo proprio perch si verificher prima dellarrivo alla tensione
massima). Tale tensione notevolmente maggiore della tensione di rottura, perch non un carico statico ed
infatti sappiamo che allaumentare della velocit di applicazione del carico la resistenza del materiale
aumenta. Infatti, di solito assumiamo 350MPa pi la di rottura.

180
Il primo problema di calcolarci K e C. Con un esempio vediamo come si fa.
Supponiamo di aver fatto 10 prove e in corrispondenza di ogni provino abbiamo trovato una certa durata
(ossia a imposta, da cui ricaviamo Nf). Ci calcoliamo i coefficienti C e K, con il principio dei minimi
quadrati: se ho una relazione che potrebbe essere di tipo lineare, lapprossimo con una retta y=a+bx, calcolo
i coefficienti imponendo che sia minimo lerrore rispetto ai valori sperimentali. Se in corrispondenza di un
valore xi sperimentalmente ho trovato yi, da un punto di vista analitico mi sono trovato un altro valore (A+
bxi) quindi c una differenza, questo errore :

= ( + )

Tale differenza la voglio indipendente dal segno quindi metto il quadrato:

= ( + )2

e poi voglio che nel complesso lerrore sia il minimo possibile quindi sia il minimo la somma di tutti i
quadrati degli errori (in un verso o nellaltro BOH).

= ( + )2
=1,

181
Lo posso fare ricavando le costante A e b in modo tale che le derivate dellerrore totale rispetto ad A e b
abbiano un valore stazionario. Il problema lo si risolve materialmente scrivendo queste due derivate avendo
cos il seguente sistema di equazioni (1) e da queste ricavo i due coefficienti (2).

Nel nostro caso importante sapere chi la variabile indipendente, ad esempio nella relazione:

a= C x N-k

si assume N come variabile indipendente e la variabile dipendente sia a. Nelle prove invece, abbiamo
imposto il a e abbiamo visto quale fosse N. Allora partendo dalla relazione precedente troviamo la Nf in
funzione di a e quindi abbiamo la (3), da cui la (4) per cui:

x=ln(a) b=-1/k A=(1/k)*ln(C)


(c confusione tra N e Nf,, ma non ci facciamo caso, forse il prof ha sbagliato)

Una volta capito il metodo dei minimi quadrati , a questo punto lo applico ai 10 valori che ho, mi ricavo cos
i due coefficienti A e b e cosi ho K e C. In particolare avr k=0,052796 e C=893,0985. Se prendo le costanti
statunitensi o inglesi invece abbiamo i valori (5).

Ora se traccio la retta su un grafico e metto anche i valori sperimentali, far cos una verifica visiva (c un
buon accordo tra dati sperimentali e modello analitico). [2h 20min]

Infine quindi possibile calcolare la af grazie alla equazione della retta trova e quindi se pongo ad esempio
Nf=107 cicli ottengo (6).

182
il problema non concluso perch in realt la resistenza a fatica non una pratica amministrativa. Perch
non assoluto il fenomeno di rottura a fatica. Infatti ci sar una dispersione dei dati e questa dispersione non
affatto piccola. Noi possiamo perfettamente avere delle durate anche maggiori di 10 volte quella prevista.
Per cui invece di avere una curva di Woehler noi dovremmo dire che abbiamo una curva che sposa tutti i
valori di tensione al di sotto della quale lo sperimentatore non ha individuato rotture. In altri termini non ha
nessun significato prendere un solo provino e vedere quanto dura. Se ne prendono di pi e si vede sotto la
stessa tensione nominale quanto durano (i provini).

In figura si unisce, quindi, con una curva i valori dei cicli al di sotto del quale il provino non ha riscontrato
rottura e con unaltra curva il numero di cicli che rappresenta i massimi raggiunti, cio nessun provino
durato pi di quei valori. Se ci mettiamo a fare tante prove, possiamo indicare come curva di Woehler quella
al 50%, cio la mediana ( la probabilit dei valori sopra la curva uguale alla probabilit dei valori al di sotto
della curva) senza dimenticare che qua stretto e qua largo, quindi man a mano che diminuisce la tensione
la dispersione dei risultati aumenta, anche di molto (si riferisce al primo grafico in alto).

Nello studio dei fenomeni di fatica, gli eventi sono sempre caratterizzati da una certa dispersione e tale
dispersione non affatto piccola, infatti noi possiamo perfettamente avere delle durate anche maggiori di
10 volte quella minima sotto la stessa tensione. Per tale motivo invece di avere una sola curva di Woehler,
noi dovremmo dire che abbiamo una curva che sposa tutti i valori di tensione al di sotto del quale lo
sperimentatore non ha individuato rotture. In altri termini, e questo tenetelo sempre presente, non ha
nessun significato prendere un provino, sollecitarlo e vedere quanto dura; ma necessario prenderne
almeno 10 o 20 e vedere, sotto la stessa tensione nominale, quando tempo dura. Allora questo
sperimentatore ha unico con una curva, i valori dei cicli al di sotto del quale non ha riscontrato rotture,
come ha unito con una curva il numero di cicli che rappresentano i massimi raggiunti cio nessun provino
183
durato quel valore per quella durata. A questo punto potremmo dire che se ci mettiamo a fare tante prove,
possiamo indicare come curva di Woehler quella al 50%, cio la mediana in cui la probabilit al sotto
uguale alla probabilit al di sopra, senza dimenticare che questo (alla dicitura stretto sul grafico in alto a
sinistra) mentre largo qui, cio a mano a mano che diminuisce la tensione, la dispersione dei risultati
aumenta anche di molto.

Sperimentalmente si pu vedere che la durata, a parit di tensione, ha una distribuzione alla Weibull. Nota
sulla Weibull: esso un modello per il quale la probabilit di guasto per un fenomeno che avanza nel tempo
aumenta nel tempo, quindi rispecchia perfettamente quello che avviene per un componente meccanico, in
quanto per esso pi lo adoperi e pi facile che si rompa perch c lusura, la cricca ecc. per cui ci sono
molti fenomeni meccanici che sono modellabili secondo una distribuzione alla Weibull. Tale distribuzione
caratterizzata da due parametri e giocando su di essi possiamo trovare una curva che molto simile ad una
gaussiana (diciamo che comprende la gaussiana).

Se invece lavoriamo a durata costante, allora la distribuzione delle tensioni che da luogo a quella stessa
durata una Rayleigh (leggi reyli). Quale che sia la distribuzione potete pure pensare che sempre una
gaussiana ed allora ha senso disegnare la curva al di sotto del quale non si verifichi rottura? Certamente no,
perch per esempio alla gauss avrebbe ascissa infinito. Per possiamo rappresentare la curva in
corrispondenza della quale si ha il 10% di probabilit che la rottura sia gi intervenuta, poi tracciare quella in
corrispondenza della quale la rottura ha il 20% di probabilit che si sia verificata, poi il 30% e cosi via. In
questo senso alle curve S-N, cio tensione-numero di cicli, si dovrebbe sostituire lidea delle curve P-S-N,
cio probabilit-tensione-numero di cicli.

184
Supponiamo di prendere 16 provini, li sottopongo ad un carico alternosimmetrico con sigmaMax=350 Psi e
verifico le durate. La sigma_a sempre la stessa mentre ogni provino ha una durata diversa. Allora come
faccio a costruire la probabilit di rottura di quel provino.

La prima cosa da fare di vedere come passare da Ksi a MPa (1).La prima cosa da fare quello di mettere in
ordine crescente di durata, cio le due tabelle hanno TEST.N che sono diversi, ad esempio quel 16 alla prima
tabella non il 16 della seconda, la seconda tabella tiene conto della durata.

Poi quando io faccio delle prove sperimentali non posso direttamente se il fenomeno segue una Weibull o
una Rayleigh o Gaussiana, soprattutto non conosco i parametri statistici. Quindi la prima cosa da fare
quello di costruirsi una cumulativa non parametrica, partendo dallidea che prima di questa prova non ci sia
stata rottura(5,2*10^5)3, mentre dopo questa prova(3,62*10^6) si saranno rotti gi tutti i provini, anche se
facendo cos io approssimo comunque io ragiono sui dati sperimentali che ci, per questo conviene fare
parecchie prove a parit di tensione. Fondamentalmente come se io costruissi una cumulativa sotto forma
di istogramma, quindi come se dicessi che mezza classe in meno e mezza classe in pi, la cumulativa a 0 e
la cumulativa a 1. Naturalmente c da capire come vado a dare il rango medio, cio la probabilit di classe,
cio che probabilit ad esempio alla classe 2 (6,7*10^5)? Lo faccio in maniera frequenziale, su tutti i provini
2 soli si sono rotti ( il TEST N.2) quindi dico 2/N, ma siccome ho mezza classe qui e mezza qui allora dir
invece di N dir N+1, quindi a questa durata io attribuisco la probabilit 1/17, allaltra 2/17 e cos via.

I valori di queste probabilit prendono il nome di rango medio. Per motivi futili questi ranghi medi vengono
lievemente alternati e quindi si viene a definire il rango mediano che quella in (2).

Allora in questa maniera io ho questa cumulativa che una spezzata, che rappresenta il risultato delle mie
prove sperimentali. Quello che voglio vedere quello di fare un test, quello che si chiama bont di
adattamento, cio devo vedere quale distribuzione statistica sia associabile a questa curva cumulativa.

185
Allora io lo faccio con la Weibull perch fisicamente i risultati di risposta a fatica normalmente sono
rappresentabili o con un Weibull oppure con una Log-Normale (che una variabile il cui logaritmo ha una
distribuzione di una Weibull ma scocciante). Allora la cumulativa di una Weibull la (3).

Per una certa durata io ho una probabilit di rottura che la (3), dove x la durata, quindi sarebbe N, F(x)
la probabilit. Di questa cumulativa io non conosco i coefficienti, cio ne che il coefficiente di forma e ne
che il coefficiente di scala (che ci dice dove il valor medio). Evidetemente come li determino? Ebbene
ho un arma e quella adopero cio il principio dei minimi quadrati, per io quella relazione la debbo in
qualche modo per variazione delle variabili, cio cambio delle variabili trasformare in una relazione lineare
del tipo (4); quindi, praticamente applico il ln e dico.. -7min ottengo le (5)

Per togliermi i logaritmi ho fatto due volte il logaritmo nella Y. questa cumulativa sperimentale la voglio
vedere se approssimabile con una Weibull continua, allora applico il principio dei minimi quadrati quindi
porto a 0 le derivate di y rispetto ad m e c, me le calcolo ed ottengo alla fine m, e (6).

186
Quindi ho dato il modello, ora vedo se valido tale modello, cio che aderenza ha con i dati sperimentali.
Allora lo possiamo fare graficamente, mediante limpiego delle scale funzionali. Un diagramma di scala
funzionale un diagramma fatto in modo che una popolazione distribuita seconda quella distribuzione
probabilistica riportata su un diagramma abbia la rappresentazione di una retta. Ad esempio se io voglio fare
conla Weibull un plot di scala funzionale allora sullasse delle ascisse metter logaritmo di Nf e sullasse
delle ordinate metter il ln(ln(1/(1-F(X))). Qui quindi non faccio altro che verificare la bont di adattamento
mediante la regressione lineare(???). ho quindi ricavato queste costanti che sono i coefficienti della Weibull
continua, quindi una distribuzione di una Weibull continua dovrebbe avere questa forma ( la retta del
diagramma in slide 12), e siccome questa retta me la sono ricavata mediante la regressione lineare evidente
quindi che nel piano funzionale ha una rappresentazione di una retta, poi vado a rappresentare nello stesso
diagramma i valori sperimentali, cio il numero di ciclo riscontrato e il rango mediano che gli corrisponde e
vado a vedere a quale distanza si trovano (quindi sto disegnando i puntini). Posso notare nel diagramma che
ad occhio si trova tutto bene, tenente presente che molto facile far trovare i dati qui, mentre nelle code
dovete notare la differenza, cio la bont di adattamento non si trova mai intorno al valor medio ma sempre
sulle code, l che sbagliate, infatti ci sono delle distribuzioni di variabili che intorno alla media si
comportano quasi alla stessa maniera, invece agli estremi no. Quindi praticamente la verifica va fatta agli
estremi. O giudicate ad occhio, oppure vi calcolate il coefficiente di correlazione che si chiama r 2 o . Quindi
fate la sommatoria della variazione non spiegata diviso la variazione totale oppure fate la variazione spiegata
diviso la variazione totale, facendo punto per punto il valore sperimentale meno il valore stimato e
rapportando il valore sperimentale meno il valore medio, sempre tutto al quadrato. In questo caso il valor
medio ve lo ricavate dalla tabella precedente e quindi esce che r2=0,977 che un po troppo alto, perch se il
coefficiente di correlazione molto basso allora significa che non c corrispondenza tra la vostra

187
distribuzione e quella effettiva, ma se molto alto allora come se aveste truccato i valori e cio come se
aveste fatto qualche errore opposto, cio sono andato a ipotizzare direttamente quella relazione e non ho fatto
un vero controllo, cio il coefficiente di correlazione non deve essere ne troppo basso ma neanche troppo
alto.

FINE LEZIONE 7

LEZIONE 8 DEL 23/10/12 MIN.2.30

Riprendo la fenomenologia del comportamento dei materiali in presenza di un carico variabile nel tempo con
riferimento a cicli del carico sinusoidali.

Dopo aver ricordato i tipi di cicli, le curve di Woehler, abbiamo parlato della dispersione statistica dei
risultati sperimentali. In questa maniera abbiamo un quadro preliminare della faccenda.
Dobbiamo anche tener presente quale sia laspetto di una frattura per fatica. Nulla pi immediato da
individuare, in generale, una rottura per fatica. Mentre per rottura sotto carico statico abbiamo superfici
frastagliate, nel caso di rottura per fatica una buona parte della superficie dellelemento assolutamente
liscia, si dice vellutata, in effetti chi come me le ha toccate vi assicuro che sembrano di stoffa, ma solo per
una parte di sezione mentre per un altra parte si nota quella irregolarit che indica un altro tipo di rottura.
Sulla parte di superficie liscia si notano delle rigature visibili ad occhio nudo o al microscopio, le quali
sembrano guardare tutte quante con la loro concavit in una certa direzione. Fondamentalmente tutto questo
188
ci dice che la rottura per fatica una rottura che interviene perch c una frattura che si propaga nella
sezione, parte come cricca o microcricca e guarda caso tali curve guardano tutte nel punto nel quale si
originata la cricca.

La cricca pu essere dovuta alle cause pi disparate: difetto di produzione, Es. saldatura con qualche soffio
internamente; difetto di costruzione, ecc.; Infatti soprattutto in inglese si parla di rock flow: cricca fetente,
quella cricca che si innesca perche ho collegato male i componenti, ho distorto gli elementi mentre li
montavo ecc.

Oppure possono anche nascere durante limpiego. Nel senso che durante limpiego si generano delle
dislocazioni dovuti a scorrimenti di piani cristallini per il quali sulla superficie del pezzo si vengono a creare
o delle intrusioni o estrusioni cio i piani cristallini scendono(ovviamente a distanze nanometriche). Dato che
dalleffetto di intaglio sappiamo che in queste zone non fa altro che determinarsi una redistribuzione delle
sollecitazioni e siccome leffetto di esaltazione delle tensioni sono tante pi elevate quanto pi piccolo il
raggio di curvatura dellintaglio e ovviamente pi piccolo di questo non possibile, dato che stiamo in scale
nanometriche, quindi si determinano delle sovratensioni che il materiale non capace di sopportare e quindi
cede. Si crea dunque una microcricca che pian piano si propaga e determina il danno per fatica dopo tot.
tempo.

Quindi il numero di cicli avanti rottura il numero di cicli che impiega questa frattura a propagare
allinterno della sezione finch la parte integra risulta essere talmente ridotta da non riuscire pi a sopportare
un nuovo ciclo di carico e quindi si ha il cedimento (numero di cicli oltre i quali si ha il cedimento). Questa
parte vellutata si spiega con il fatto che per buona parte della propagazione essa avviene per scorrimento cio
per una tau da taglio, quindi non una rottura fragile ma una rottura per scorrimento. Ovviamente ci
dipende dal materiale, se ho un materiale a bassa duttilit questa parte di taglio sar molto ridotta e quindi
avr direttamente una rottura di tipo fragile anche prima di una rottura di schianto finale. Questo discorso
tende a far comprendere come parlare di un un danno progressivo per fatica del tutto equivalente a parlare
di un danno da propagazione di una cricca che diventa frattura. Abitualmente parliamo di frattura quando il
guaio stato fatto (il componente rotto), altrimenti parliamo di cricca crepa o difetto, ovviamente non
assoluto.

Questa constatazione ha fatto si che prima di tutto si sia cercato di biforcare le curve di Woehler, cio di dire
come io traccio una curva di Woehler che corrisponde al numero di cicli avanti rottura in presenza di un
certo carico affaticante allora cerchiamo di disegnarne un'altra che corrisponde al numero di cicli dopo il
quale comparsa la cricca. Allora se mi riferisco a 25 Ksi io avr che fino a questo punto(A) non c
niente(guada figura in alto), qui(B) compare la cricca, questo(C) il numero di cicli nel corso del quale la
cricca si allarga, ed infine qui(D) la sezione cede. Questa rappresentazione estremamente suggestiva e la si
lasciata perdere, perch il problema fondamentale (che non ci consente di tracciare tale curva di nascita
della cricca) che non possiamo vedere la cricca perch compare con una dimensione di qualche nanometro,
e quindi c un problema per trovarla, se ho un provino (barretta shenk) abbiamo visto che poich il
momento costante lungo il tratto utile la cricca potrebbe generarsi in qualunque sezione di tale tratto utile,
allora ogni tanto devo fermare la prova a vedere se trovo con il SEM (microscopio elettronico) dov la
sezione che si danneggiata, cio dove nata la cricca. Questa idea quindi stata abbandonata
anche se come trucchetto numerico ci fa comodo.

Come seconda considerazione o parliamo di fatica o propagazione di frattura noi stiamo parlando
sostanzialmente della stessa cosa, (questo vero in un senso , non vero nellaltro) ci che si vuole dire che
se ho un carico ciclico una cricca che si creata o che preesistente sicuramente propaga (purch i carichi
abbiano un certo valore ecc.). Dallaltra parte la cricca pu propagarsi anche sotto carico statico, di solito

189
una propagazione instabile cio immediata, a meno che il materiale non sia molto duttile; e quindi
lelemento o resiste o non resiste e ci vero quanto pi fragile il materiale.

[20min]

Il danneggiamento per fatica che parte dallelemento nuovo e che porta alla rottura del componente si
verifica perch c una cricca che si propaga, allora la durata del componente la possiamo valutare in due
maniere diverse: o con le curve di Woehler (valutazione globale del fenomeno della fatica cio praticamente
prendo atto di un fenomeno fisico e sulla base di risultati sperimentali generici mi faccio un calcolo a durata
del componente) oppure posso studiare il danneggiamento progressivo ed infine la rottura seguendo
levoluzione della frattura, cio studiandomi come la frattura propaga (meccanica della frattura). C una
totale equivalenza dei due metodi di studio infatti gli standard di progettazione e certificazione aereonautica(
ne abbiamo due FAR(usa) e GIAR(eu)) dicono che li dove c qualche incertezza cio il danneggiamento per
fatica pu avere delle biforcazioni, esempio ci sono parecchie fratture, ecc., allora la determinazione della
durata deve essere fatta sulla base della meccanica della frattura.

Quindi a questo punto noi dobbiamo dire che quando un elemento si sia rotto per fatica, esso mostra una
superficie di rottura che in parte assolutamente liscia, con strisce che vengono chiamate lische di aringa e
una parte che individua il cedimento finale di schianto. Questo caso pu essere notevolmente complicato nel
caso per esempio si verifichino la comparsa di due cricche, allora ho due superfici lisce e una parte che cede
di schianto che resta al centro. La presenza di sollecitazione di taglio produce delle doppie curvature di
190
queste ondulazioni. Comunque sono schemini che non dovete assumere come vangelo, danno solo un idea
per mostrare come si presenta una frattura.

Qui mostreremo alcuni esempi che gi ho presentato: Questo un albero del rotore delle pale di un
elicottero, qui (prima figura in alto sul raccordo) si avuto linnesco, notare che le curve (linee di spiaggia)
che guardano verso linnesco.

La seconda figura in basso rappresenta i due lati della superficie di rottura di un albero, qui si avuto
linnesco e tutte e due le superfici guardano qua(CIOE NEL PUNTO A),e le frecce b-b sono le superfici di
rottura finale.

191
facile che il danno da fatica sar tanto pi facile determinarsi quanto pi esistano delle singolarit, ci vale
sia per un fatto da effetto di intaglio e sia per un fatto di irregolarit di superficie (esempio macchine utensili
per asportazione di truciolo, a seconda della macchina che io impiego per realizzare un elemento io posso
avere una finitura migliore o una peggiore, come lesempio di limare le unghie dopo averle tagliate). Allora
evidente che se io faccio il foro, nellintorno di questo foro ci sar una certa redistribuzione delle
sollecitazioni; allora ci saranno delle zone in condizioni di resistenza pi debole rispetto alle altre zone. Ecco
che lesistenza di un foro facilmente profeta dellinsorgenza di un danno da fatica. Queste fori per viti da
prigionieri sono molto sollecitati.

Un altro esempio questo(figura in basso) e riguarda i collegamenti tra lamiere chiodate con un aggravante
che riguarda il semplice coprigiunto, perche quando comincia a cedere, essa cede tra le due interfacce delle
due lamiere e quindi comincia a rompersi allinterno e quindi non visibile. In pi c il cedimento in
corrispondenza dei fori (esempio dei quaderni a spirale).Sappiamo che la chiodatura avviene per
compressione e la zona circostante il foro oltre a essere soggetto alla azione tagliante del chiodo anche
soggetto a una tensione di compressione che se forte impedisce alla cricca di fatica di penetrarvi e in questo
caso la cricca sempre propagher e romper la fila di fori ma tenendosi alla larga dei fori; se invece il carico
di chiusura modesto allora la cricca arriva fino al foro e poi riparte.

192
193
Levoluzione pi generale possibile di una cricca da fatica questa(figura in basso a sinistra, la sigla
CRACK INITIATION).

Inizialmente c quell innesco nanometrico(in corrispondenza della sigla TENSILE) che come un asta tirata
avente un forte intaglio determina un apertura e quindi una nascita della cricca per effetto delle sigma(nasce
come una frattura non per scorrimento ma di tipo fragile cio per trazione ossia x allontanamento delle file
atomiche), quando prende piede, soprattutto se il materiale duttile si ha una transizione alla superficie di
frattura per cedimento per taglio (MA KE STA DICENDO QUA???). Se questa un asta soggetta a trazione
(sempre figura in basso), il taglio massimo avviene a 45 gradi allora noter una inclinazione di questa
superficie(stadio 1). Nello stadio 2 tornano ad essere pi importanti le tensioni di trazione e quindi noter
delle tracce di rottura fragile che finir con la rottura del componente perch la superficie diventata troppo
modesta. Per quanto riguarda la figura a destra, possiamo dire che non esiste un solo modo di propagazione,
perch se facciamo riferimento ad un materiale reale con una costituzione cristallina sappiamo che i cristalli
sono disposti in maniera casuale e quindi hanno capacit diverse di assorbire il carico esterno e poi sappiamo
che le superfici esterne dei grani non si sposano perfettamente, infatti esistono degli spazi che se non hanno
vuoti sono riempiti da impurezze ,ecc. Quindi si vede che a seconda delle condizioni la propagazione della
frattura pu essere tale da spezzare sia i singoli cristalli(propagazione intracristallina grano (a)) oppure si pu
avere una propagazione intercristallina (grano (b)) nel senso che la frattura interessa le impurezze che si
trovano tra un grano ed un altro. Su questo fatto giocano diverse caratteristiche per esempio le dimensioni
dei grani dei cristallini e la temperatura (a parit di dimensioni dei grani). La rottura che avvera sar quella
che richiede nu carico inferiore; quindi di solito a bassa temperature la rottura dei grani richiede una tensione
inferiore rispetto alla propagazione intercristallina, mentre oltre una certa temperatura si allenta questo
collante di sostanze poste tra i grani e quindi la frattura non interessa pi i grani ma i contorni degli stessi.

194
[37min]

Ci premesso, passando a quello che pu e deve essere la base del calcolo a fatica cio per un calcolo a
durata del componente vi ricordo che noi tendiamo ad assumere dei valori medi perch non possiamo
pensare di avere dei casi sperimentali circa il comportamento a fatica di qualsiasi componente in qualsiasi
condizione. Per esempio sappiamo che il limite di fatica per un materiale ferroso valutato in corrispondenza
di 10^6 cicli mentre per una lega leggera di 5x 10^8 cicli. In un provino standard questo limite di fatica
pari a met della tensione di rottura per un acciaio, e il 40% della tensione di rottura per una lega leggera(in
grosso modo); ci non vero sempre. Queste curve(si riferisce alla slide 20) sono tutti dati sperimentali
realizzati con materiali differenti e vedete che effettivamente tutti i risultati sperimentali sono compresi in
una specie di striscia. Per ( con tutto il beneficio) si osserva che quando aumenta la tensione di rottura del
materiale aumenta anche il limite di fatica ma con una dispersione che va via via crescendo, finch pi o
meno qui (10^6 cicli) questo aumento non pi cosi palese e quindi assumiamo che oltre un certo valore la
tensione al limite di fatica per una lega leggera o acciaio non aumenti pi. Quindi qua assumiamo che la
tensione limite di fatica al di la di 700 MPa non riesca pi ad andarci e cos per la lega leggera al di la di 160
MPa non riesca ad andare.
195
Questo lo facciamo perch noi come dobbiamo procedere? Noi dobbiamo disegnare la curva di Woehler
(R=-1) e attraverso la curva di Woehler calcolare il dominio di resistenza per la durata che mi interessa.

Il discorso il seguente: ho un certo materiale del quale probabilmente non conosco le caratteristiche di
resistenza a fatica, debbo valutarle valutarle in qualche maniera ossia avere un ordine di idee poi dovr
passare ad un dominio di resistenza e nel passaggio dovr tener conto che mi sto riferendo a un componente
e non a un provino. Quindi dovr passare dal provino al componente e poi per il componente dovr
tracciarmi il dominio di resistenza per la durata che mi interessa; quando avr fatto tutto ci avr tutti gli
elementi per capire se il mio componente avr la durata che io richiedo oppure no.

Il primo passaggio quindi di tracciare la curva di Woehler: esistono due metodi che sono nella sostanza gli
stessi a parte un diverso grado di approfondimento, perch sicuramente ho sulla destra il limite di fatica oltre
il quale ritengo che la tensione alternosimmetrica che determina la rottura non diminuisca pi. il cosidetto
campo per la durata indefinita. Per quel che riguarda a sinistra, le curve partiranno dalla resistenza allo
schianto (tensione per la quale il provino cede nel primo quarto di ciclo, una rottura per carico applicato
improvvisamente infatti maggiore della tensione di rottura per carico statico e circa 350 MPa pi della
tensione di rottura (per lacciaio), per le leghe leggere sar 70-80 MPa). La curva tensione-durata presenta
quell andamento decrescente quando la durata maggiore di 5000 10000 o 1000 cicli, cio quando abbiamo
superato quell intervallo relativo alla fatica oligociclica, che definiamo non tanto perch il numero di cicli
avanti rottura modesto, perch se facesse parte di una legge unica io la accetterei, ma perch nel suo interno
non sembra che linfluenza della ampiezza di tensione sulla durata sia cosi evidente come nellintervallo
successivo, infatti alcuni dicono che nel campo di fatica oligociclica la tensione di rottura a fatica costante.
In pratica in questi metodi di previsione noi riteniamo che ci sia una riduzione che non sia nemmeno tanto
bassa, infatti secondo Juvinall ad esempio la tensione limite di fatica a 1000 cicli circa il 90%-95% della
sigma di rottura; allora siamo partiti da 350 MPa in pi scendiamo al 90 % quindi la riduzione poi non
talmente bassa, e allora se seguo il metodo di Juvinall mi far una curva di W che parte da f arriva a 1000 e
poi dopo 10^6 cicli arriva alla e.

Il metodo di Mitchell che in generale va bene (in quanto sono pi comuni le applicazioni in cui la durata
elevata e quindi non ci troviamo nel campo della fatica oligociclica) trascura la prima fase (oligociclica) e
quindi prende la congiungente tra f e e.

Ora affrontiamo due problemi, queste sono curve di Woehler approssimate secondo gli standard attuali, cio
valgono per carico alternosimmetrico. Siccome il nostro scopo quello di costruirci un dominio di resistenza
in cui le sollecitazioni alle quali il componente assoggettato possono essere le pi varie possibili e
comprenderanno in linea di massima sia una media, sia una di ampiezza; allora non possiamo
accontentarci di curve di Woehler di questo genere. A questo punto le vie possibili sono due, una prevede
per ogni materiale e per ogni condizione di lavoro il tracciamento di tutte le curve di Woehler (oltre a quella
R=-1) al variare di R oppure adotto un modo pi rapido per capire quale possa essere leffetto della tensione
media. In pi dovr trovare delle metodologie per passare da queste curve di Woehler che corrispondo a un
provino che ho sollecitato in condizioni standard al comportamento del componente oggetto di studio.

196
Cominciamo con laffrontare il problema della tensione media:

se io prendo un qualsiasi provino e porto i risultati delle curve di Woehler su di un diagramma in cui sull
asse delle ordinate ho messo le ampiezze e sullasse delle ascisse la tensione media evidente che i risultati
delle curve di Woehler si trovano sullordinata caratterizzata dal valore di media nulla, in quanto la curva
di Woehler stata creata per R=-1. (Per ogni punto della curva di W per R=-1 associo una certa durata.
dalla mia curva di W mi trovo tanti pallini che stanno sulla stessa retta verticale, ovviamente ognuno di essi
corrisponde a una certa durata). Una volta fatto questo posso fare delle prove per vedere quale sia l effetto
della tensione media.

Per esempio posso su quel componente studiare per via sperimentale quale sia la combinazione (a, m) che
al variare di m mi d luogo la stessa durata. Quindi mi traccer le coppie (a, m) che mi assicurano la
stessa durata del mio provino. Quindi mi trovo delle curve di iso-durata (curve a numero di cicli costante)
questo discorso lo faccio per forza sperimentalmente, perch devo verificare quale coppie mi danno luogo
alla stessa durata. Se io vado a tracciare delle curve a durata costante( che mi ricordano i contorni dei domini
di resistenza a fatica, in pratica sarebbero le curve parametrizzate in N) io mi ricordo che landamento
generale tale che essi siano delle curve e non rette e che allaumentare della tensione media lampiezza che
mi da luogo alla stessa durata si va a ridurre finch va a zero (per estrapolazione, NB sono tratteggiate
sembra che convergano verso la tensione di rottura) convergendo verso la tensione di rottura ( la tensione
per la quale la rottura avviene staticamente, senza che io aggiunga unampiezza ulteriore).

A questo punto le curve sperimentali sono state modellate (cio si assunto un modello che potesse essere
utile a descriverle), e qua abbiamo i 4 casi pi comuni, pi lipotesi SWT.
197
Gerber che ha pensato bene di dire che se sono curve allora fa vedere che se ne accorto e quindi prende una
funzione di secondo grado, per cui scrive questa relazione (1); invece gli altri approssimano queste curve con
una retta, e non fanno tanto male perch leffetto curvatura si risente nella zona finale del grafico, dove per
dato che ho superato certamente la tensione di snervamento non vado proprio a finirci.

Morrow usa f che ha come effetto che la retta con cui interpolo i dati sia pi o meno obliqua.

Nel terzo grafico in basso vedo queste palline interpolate con i vari modelli e vedo che Morrow si trova
meglio, fermo restando la fortissima variazione. e un limite di fatica a durata illimitata, se devo invece
tracciarmi la legge per durata finita al posto di e metto la tensione alternosimmetrica per una durata
definita(ar). Quindi se uso Morrow scriver la (2) che lequazione della retta nel diagramma a-m che
passa per i punti (ar,0) e (0,f) (supponiamo che la curva passi per questi punti). Allora se io ho una
ampiezza sigma e tensione media sigma m evidentemente la tensione alternosimmetrica che mi da luogo alla
stessa durata la (3).

Viceversa siccome io di solito ho la curva di Woehler di tipo (1) slide6, io non ho sigmaAR ma ho una certa
combinazione a, m e al primo membro di questa equazione (che lequazione di Woehler) mi deve
comparire un ampiezza quindi mi ricavo lampiezza a pari alla (4), dove sigmaAR alla (3) e cosi mi ricavo
questa legge di W modificata .

[59min]
in altri termini noi stiamo usando la stessa relazione con due scopi diversi, questa serve per vedere come si
modificata la resistenza alternosimmetrica per una certa durata in presenza di un carico esterno che
caratterizzata oltre che da unampiezza anche da una tensione media. A destra vediamo come si modificata
la curva di Woehler per la presenza di una tensione media. Oltre queste leggi che per sono quelle che pi si
utilizzano allora esiste anche lipotesi SWT(amici che lavoravano insieme). Lipotesi sono fondate su
interpolazioni eseguite in maniera differenti di dati sperimentali. La tensione alternosimmetrica equivalente
per una certa durata uguale alla media armonica tra la tensione massima e lampiezza, ed essendo la
tensione massima uguale alla sigma media pi lampiezza allora otteniamo (5). Questo giusto per farvelo
sapere.

198
Per vedere come si procede io mi sono inventato queste prove, tali prove corrispondono tutte quante a 10^7
cicli. essi corrispondo tutti per la stessa durata e siccome il diagramma lo faccio tensione media e ampiezza
mi devo ricavare la tensione media e ampiezza per questi cicli. Dopo questa tabella mi metto su un piano
tensione media ampiezza e mi disegno con i pallini i valori sperimentali. Traccio le curve che mi delimitano
il mio dominio di resistenza. seguendo i vari criteri, ad occhio si vede che sembra che nessuna si trovi, in
realt perch ci sono forte dispersioni e mentre Gerber curvilineo quindi scocciante, Goodman il pi
conservativo di tutti (si trova al di sotto di tutti i risultati sperimentali), quindi ci da un margine di sicurezza
in pi, perch a parit di durata ci d luogo a tensioni ammissibili come valor medio ed ampiezza pi basse
di quelle effettivamente richieste. Morrow sembra che vada meglio perch ha una pendenza intermedia,
anche se io lo userei solo se ho sigmaf pi attendibile rispetto a quello presentato in slide. Quindi questo
per stabilire le frontiere di questo dominio. Chi ha avuto piu successo di tutti stato goodman, infatti tutti i
domini di resistenza adoperano la retta di Goodman. Quindi diciamo che a questo punto noi non abbiamo
ancora costruito il dominio di resistenza, diremo che per costruirlo ci sono diverse modalit, una quella
fatta alla triennale. Comunque, con questi passaggi non stato ancora definito il dominio di resistenza a
fatica, ma abbiamo solo detto che se vogliamo la retta limite a durata costante al
variare di sigmam e ampiezza allora questi criteri qua possono essere usati.

199
Qui ho preparato un esempio. Qui per dico che la tensione media 200 mpa e voglio sapere quant la
durata per una ampiezza parti a 450 mpa. Io parto dalla conoscenza delle caratteristiche statiche, sigmaR e
sigmaS e dalla curva di Woehler per ciclo alternosimmetrico. Allora la curva di Woehler questa (1).

Qual la ampiezza del ciclo alternosimmetrico equivalente al ciclo reale? Secondo Morrow, dalla equazione
della retta di Morrow, dico la (2). Vale 507,8 mpa. Quindi questo il ciclo alternosimmetrico equivalente a
quello reale, la durata del componente sar quella che sar stata calcolata in presenza di questa ampiezza del
ciclo alterno simmetrico equivalente(507,8) allora nf sar 165mila cicli. Ora il problema finito. Per lo
posso affrontare in un altro modo, invece di far comparire una tensione alternosimmetrica equivalente io ho
una curva di Woehler a sigmam=0, posso costruire una curva di Woehler con sigmam=200mpa cio diversa
da 0. Allora in questo caso io so che la sigmaa cio lampiezza che mi da luogo a una certa durata uguale a
(3), dir che in presenza di una sigmam lampiezza legata alla durata da una relazione del genere. Con
morrow so che sigmaf sta a numeratore e denominatore qua quindi invece di sigmaf calcolo sigmaf-
sigmam e diventa la (4) che semplicissimo. cambiato il coefficiente iniziale, non lesponente e quindi ho
le curve di Woehler per diversi valori della tensione media.

200
Diagramma di Haigh-Soderberg che costruisce il dominio di resistenza in un piano dove sullasse delle
ordinate metto le ampiezze e sullascisse le tensioni medie. Utilizza come retta frontiera del dominio quella
di goodman che parte da sigmaAR che lampiezza del ciclo alternosimmetrico che mi da luogo alla durata
per il quale sto disegnando il dominio di resistenza e va a finire in sigmaAR=0 e sigmam=sigma di rottura
cio nel punto in cui abbiamo un carico statico pari al carico di rottura. Poi per evitare di portare in conto
delle tensioni che ci porterebbero il componente in campo plastico allora mi disegno la retta che va dal punto
(sigmas,0) al punto (0,sigmas) e quindi quella retta per la quale sigmamax uguale a sigmas, cio
sigmam+sigmaa=sigmas e quindi il mio dominio di resistenza questo in figura slide 25 in grassetto.

[1h 14min]: A volte gli sperimentatori fanno cose strambe, questa retta passa al punto (0,sgimaAR) e va al
punto sigmaAR=0(prima retta con la matita) quindi io potrei pure avere un altro dato sperimentale e pensare
di costruire questo dominio utilizzando un altro dato sperimentale. Diciamo che il castello che sto costruendo
cade per la forte dispersione dei risultati nei fenomeni di fatica, per potrei farlo e quindi potrei pensare di
disegnare questa retta non solo passante per il punto(0, sigmaAR) ma anche per un altro punto che non
sigmaAR=0 perch qualcuno potrebbe dire che il punto SigmaAR=0 un punto di una prova statica e non un
punto di prova a fatica ed infatti Morrow ha detto il punto (sigmaf,0). Quando intendiamo ad utilizzare un
punto diverso da SigmaAR=0 che punto usiamo?(il prof vuole introdurre quel punto cerchiato in nero sulla
slide 25 del primo grafico) Se abbiamo il dato sperimentale usiamo la resistenza dallorigine,quella per la
quale sigmam=sigmaA. Praticamente il punto rappresentativo di questa resistenza allorigine stara sulla retta
uscente dallorigine, inclinata di 45, perch lascissa =allordinata, quindi supponiamo di aver trovato
questo valore(punto cerchiato) allora ZAC e mi traccio questa retta(prima retta in grassetto) .

201
Ci lho fatto perch quello che si usa con un altro diagramma che purtroppo per motivi storici viene
utilizzato in Italia, quello di Goodman, il quale scocciante da usare.

in pi su questa slide a destra ci sono i diagrammi di Haight-soderberg tracciati sulla base dei dati
sperimentali, ovviamente allaumentare della durata i diagrammi si abbassano sempre di pi, se voglio che
un componente duri di pi le tensioni devono diminuire a parit di ascissa le ordinate devono scendere,
quindi se aumento la durata che desidero allora noto questo abbassamento e il fatto che questa frontiera sia
costituito da un segmento di retta sempre meno attendibile, invece se mi trovo per durate brevi mi trovo in
ottime approssimazione posso usare lidea della linearit cio usare le rette. Ricapitolando dicendo che il
dominio di resistenza poligonale. Se le scale sono uguali, i cicli pulsanti dallorigine sono sulla bisettrice
mentre tutti i cicli alterni simmetrici sono sullasse delle ordinate.

Esiste il diagramma di Haigh-Smith. Quasi nessun campo esiste una simile confusione circa la parternit di
questi domini di sicurezza; questo diagramma mette tensioni massime e tensioni minime sugli assi. Allora
sappiamo che sul diagramma di Haigt-Soderber il ciclo alternosimmetrico stava sullasse delle ordinate,
perch su quello delle ascisse mettevamo il valor medio. Qua mettiamo sulle ascisse il valor minimo, quindi
il valor minimo deve essere uguale e opposto al valor massimo per cui tutti i casi di cicli alternosimmetrico
(ricorda R=-1) stanno sulla retta a 135 cio la bisettrice del secondo quadrante.

Per quanto riguarda la curva sigmaMax=sigmaS che nel diagramma di Haigh-Soderberg era una retta
inclinata a -45, in questo diagramma diventa una ordinata (quella in orizzontale in grassetto).
202
Per quanto riguarda il ciclo dallorigine esso sta sullasse delle ordinate (e non pi sulla retta a 45).
Ci sta ad indicare che questo diagramma ruotato tutto di 45, non una semplice rotazione di 45 ma si
anche distorto; la retta a 45 la retta di sigmamax=sigmamin, cio rappresentativa del carico statico.
Praticamente io sullasse delle ascisse e delle ordinate mi traccio la sigma di rottura, e mi ricavo quel
punto(blu) sulla retta a 45. Poi ho i valori sperimentali della prova alternosimmetrica e quindi li inserisco
sulla bisettrice del secondo quadrante (R=-1) ed ottengo il punto rosso (in cui sigmamax=-sigmamin).
Unisco il punto blu e il punto rosso ed ottengo la retta rossa che la troncher in corrispondenza dellordinata
sigmamax=sigmaS (snervamento). Ottengo cos il diagramma in grassetto. [1h.23min]

Oppure se non volessi usare sigmar (sigma di rottura) allora posso usare sullasse delle ordinate sigma_a0
(cio il valor massimo che due volte lampiezza per il ciclo dallorigine) e quindi posso tracciare la retta
rossa con il punto rosso e il punto individuato dalle coordinate (sigmamin=0, sigmamax=2sigma_a0).
Comunque un diagramma usato dagli aereonautici.

In Italia amiamo il diagramma di Goodman. Sugli assi ci sono le tensioni sigmamax e sigma medie. Il
diagramma di Goodman un dominio di resistenza che viene rappresentato in corrispondenza di una
durata assegnata. Sullasse delle ordinate noi abbiamo la tensione massima ma anche la tensione minima, e
sullasse delle ascisse abbiamo la tensione media.

203
Esistono due modi per costruire il diagramma di Goodman, quello meno diffuso e quello pi diffuso.
Vediamo quello meno diffuso che si basa sulla sigma_ar e sulla sigmaR (se il prof te lo chiede tu digli quello
pi diffuso):

Io avr che per m=0 (R=-1) la tensione massima e quella minima saranno pari alla ampiezza del ciclo
alternosimmetrico, per tale motivo sullasse delle ordinate posso prendere due punti (quelli gialli), uno di
coordinate (0,sigmaaR) e il secondo di coordinate (0,-sigmaaR), dove sigmaaR il limite di fatica
alternosimmetrica per una durata assegnata; potr prendermi poi sullasse delle ordinate e su quello delle
ascisse il valore della tensione di rottura sigmaR e quindi tracciare sulla retta inclinata di 45 il punto rosso
di coordinate (sigmaR,sigmaR). Da ci dato i punti gialli e il punto rosso posso tracciarmi questi lati che
debbono arrivare nel punto rosso, ci perch la sigmamax non pu superare la sigma di rottura, oppure
posso avere una sigma media con =0 (quindi un carico statico) che non pu superare la tensione di
rottura.
Naturalmente io non voglio mai andare in campo plastico, quindi la sigma massima la troncher in
corrispondenza della tensione di snervamento ( linea tratteggiata passante per punto (0,sigmaSn)).
Va da s che se io mi trovo in un qualsiasi punto (punto verde), io ho questa sigmamedia ( a cui corrisponde
questa sigmamax e se dalla sigmamedia tolgo la sigmamax allora io debbo stare sul tratto inferiore e quindi
voglio dire che in questa zona tra questa ascissa e questaltra il tratto inferiore andr da questo punto a
questaltro.

Tutto questo si esprimeva che questo diagramma caratterizzato da una simmetria obliqua rispetto allasse a
45. simmetrico, cio la parte di sopra simmetrico rispetto a quella di sotto ma non una simmetria
ortogonale, cio in questa direzione qui perpendicolare allasse di simmetria ma una simmetria obliqua
rispetto ad una altra direzione che quella verticale, perch le sigma di sopra devono essere uguali alle sigma
di sotto.

Vediamo adesso quello pi diffuso che utilizza come parametri quelli del ciclo alternosimmetrico e quello
del ciclo dallorigine.

Quindi la prima cosa da fare identica a quello che abbiamo fatto prima, ossia che per m=0 (R=-1) la
tensione massima e quella minima saranno pari alla ampiezza del ciclo alternosimmetrico, per tale motivo
sullasse delle ordinate posso prendere due punti (quelli gialli), uno di coordinate (0,sigmaaR) e il secondo
di coordinate (0,-sigmaaR), dove sigmaaR il limite di fatica alternosimmetrica per una durata assegnata;
inserir nel diagramma il risultato sperimentale tensione media e ampiezza del ciclo dallorigine, (questo
non sbobinato ma ho fatto a modo mio) e sapendo che nel ciclo dallorigine la sigma max uguale a 2
volte la tensione media allora mi prendo lascissa di valore sigma_a0 (limite di fatica per carico
dallorigine) e lordinata di valore 2sigma_a0 ottenendo cos il punto rosso come punto superiore e come
punto inferiore ho il punto verde poich la sigmamin nulla nel caso di carico dallorigine.
Unaltra frontiera di questo diagramma individuato dallordinata sigmamax=sigmaSn, in quanto la
tensione massima al pi uguale alla tensione di snervamento perch dobbiamo escludere la
plasticizzazione del mio elemento.

Da ci il tratto superiore del diagramma di goodman parte dal punto giallo (0,sigma_aR), passa per il punto
rosso prima individuato e poi arriva fino allordinata sigmaSn in corrispondenza del punto della retta
inclinata a 45. Infine abbiamo la parte inferiore simmetrica.

204
La stessa cosa la posso fare anche per le sigma medie negative, posso pensare che vi siano dei materiali che
resistano a compressione cosi come resistano a trazione e abbiamo casi in cui ci non vero ad esempio la
figura mostra il caso della ghisa, mostra origine e il dominio di resistenza a sollecitazione positiva e
negativa. Quando adopero la costruzione del diagramma di Goodman attraverso la tensione
alternosimmetrica e la tensione dallorigine, questa frontiera superiore rappresentata da una retta che passa
per il punto (o,sigmaar) e (a0, 2a0)[1.31.50]. Ovviamente questa retta viene troncata dove sigma max
=sigmasnervamento e per le applicazioni che faremo mi interessa conoscere questa ascissa sigma1, cio
quella ascissa nella quale dal tratto obliquo si passa al tratto orizzontale. Inseriamo qua la sigmaS e ci
troviamo il sigmamedio che esce questa qua la 1. Io vi ho dato queste relazioni ma ovviamente non sono le
uniche, perch questo il tratto superiore che puo essere costruito con altri modi,sigmarsigmar.

205
1.33.20 Tutto questo che diciamo ci serve trovarci il coefficiente di sicurezza a fatica utilizzando il
diagramma di Goodman. Come facemmo con il diagramma di Haig-Sodeberg; NB in quel caso definimmo 4
modalit di calcolo del coefficiente di sicurezza ma Il coefficiente vero di sicurezza il numero 4 che
rappresenta la minima distanza dalla frontiera, perch quello che prevede qualsiasi modo di variare del
carico e infatti il pi basso possibile. Il diagramma di Goodman si focalizza sullo studio del coefficiente di
sicurezza usando il metodo 3, dove la tensione media e lampiezza variano proporzionalmente.
Quindi il coefficiente di sicurezza deve tenere conto contemporaneamente della variazione sia del valore
medio e sia dellampiezza e poich il diagramma lineare, ci permette di rintracciare il coefficiente di
sicurezza sempre badando alla distanza dalla frontiera in maniera semplice, con i triangoli simili.
spiegazione diagramma fai prima a sentirla . 1h 37min

206
Vediamo come misurarlo in una diagramma di Goodman(non la sbobinatura). Analizziamo la figura in
alto. Sappiamo che un ciclo caratterizzato da due parametri ad esempio tensione media e ampiezza del
ciclo allora bisogna considerare un coefficiente di sicurezza che tiene conto di entrambi, in questo siamo a
facilitare il fatto che il dominio utilizzato un dominio rettilineo, infatti se per esempio abbiamo un ciclo
effettivo che abbia una tensione media OQ e una a che CA oppure AB e quindi ho un ciclo che ha come
a CB debbo far aumentare proporzionalmente tutti parametri di questo ciclo quindi a e m sino a
portarli in condizioni di rottura e quindi non faccio altro che tracciare la OC e la OB e perch in una
diagramma a frontiera rettilinea OC incontrer il lato superiore della frontiera in punto F proprio mentre
sulla stessa verticale del punto P nel quale la retta OB ha incontrato l'altra frontiera per cui possiamo dire
che arriva a rottura il ciclo che ha tensione media OE oppure ED e ampiezza FD o DP, poich lho costruito
per proporzionalit con delle rette esiste una similitudine tra le tensioni medie e le ampiezza nei due casi,
quindi questo mi fa essere sicuro che la stessa proporzione che c' tra le tensioni medie c' anche tra le
ampiezze. E quindi posso usare come coefficiente di sicurezza il rapporto tra le ampiezza o il rapporto tra le
tensioni medie poich lo stesso rapporto ma potrei anche fare rapporto tra i lati obliqui FO e CO tanto
FP FO
parlo in termini di triangoli simili e posso scrivere f . Il problema che di solito io posso voler
CB CO
tirare fuori una formula per non dover fare ogni volta tutta questa procedura allora posso verificare che i
due triangoli ORF e FHG sono simili e se voglio ricavare il coefficiente di sicurezza come rapporto tra OE e
OQ la OQ la tensione media di esercizio, devo ricavarmi la OE che l'altezza rispetto alla RO del triangolo
ROF che simile a FGH, che ha l'altezza EL e quindi posso dire che OR:GH=OE:EL e se applico le componenti

207
OR OE OE
posso scrivere dove OE la m1 cio il punto che ci siamo ricavati prima
OR GH OE EL OL
come quel punto nel quale, nel tratto superiore del diagramma di Goodman, la tensione massima uguale
alla tensione di snervamento e f OL OR e poich OR= ar e anche OL= m1 e OQ= me unica
OQOR GH
cosa che non s OH che per lho tenuto prolungando la retta OL sino ad arrivare nella verticale HL e
allora posso dire che GH=HL-GL=HL- S HL non so quant ma so che HL=HS SL e SL la tensione media
che corrisponde al punto e quindi sarebbe m1 e HL=HS m1 allora devo ricavare solo HS. Posso
OL CA m1 ae
considerare triangoli OAC e OHS che sono simili e ricavare HS e quindi sono in grado
OQ me
ar
di calcolare il coefficiente di sicurezza che si riferisce alla retta di Goodman come f
ar
ae me - 1
ao
ma non sempre valida perch occorre che la retta OH sia sempre al di sopra di S nel suo estremo, ma
possiamo avere anche casi in cui questo non succede e questo significa che la retta OF a una pendenza
minore della retta OG quindi in questo caso la relazione valida altrimenti considero solo le ordinate e dico
che la sicurezza rispetto allo snervamento il rapporto tra la tensione di snervamento e la tensione
massima.

208
[1h 56 min]

Si pu verificare che a mano mano che le dimensioni del componente aumentano, al resistenza a fatica va
diminuire ecco che la letteratura pullula di diagrammi tipo quello in slide 32, per quale si osserva che per
tener conto delleffetto grandezza si pu prendere la delle prove in laboratorio e moltiplicarla per un certo
coefficiente e che al crescere del diametro ( la lunghezza a cui facciamo riferimento in questo caso)
diminuisce (diagramma). Quindi la resistenza del componente diminuisce allaumentare della sua grandezza;
ci possiamo rendere conto di ci con uno schema banale tipo quello (**): se ho unasta sollecitata a trazione
pulsante (alternata), registrer un certa resistenza a fatica; se suppongo di tagliare a fette tale asta e di
provare tutte le fette, trover che una delle fette quella che magari ha il difetto allinterno ceder sotto la
stessa tensione che ho verificato per lasta dalla quale proviene mentre le altre hanno una tensione maggiore.
Questo esempio rappresenta ci che in ingegneria si definisce come criterio di weakest link, cio dellanello
pi debole, ed proprio tale anello che determina la resistenza del componente. Quindi posso pensare che
poich allaumentare delle dimensioni di un pezzo sia pi facile che in punto si annidi una cricca (un difetto,
un voto ) ecco allora che pi facile allaumentare delle dimensioni che la resistenza diminuisca.

In realt parlare cos in termini generici delle dimensioni e basta non significativo perch per esempio in
una trave inflessa se esiste un difetto ed in corrispondenza dellasse neutro esso non influenzer la
resistenza a fatica; se invece sta sulle fibre estreme dove le tensioni sono massime allora certamente
influenzer fortemente la resistenza a fatica. Questo ci conduce a parlare del cosidetto effetto grandezza non
solo in termini dimensionali ma anche in relazione al tipo di diagramma delle sollecitazioni con il quale
abbiamo a che fare:

209
Consideriamo il caso di due provini, uno di 6mm di diametro e latro di 20mm di diametro; li ho sottoposti
entrambi a flessione, ovviamente ciascuno dei due caratterizzato da un legame di sollecitazione a farfalla;
se la flessione presente rotante ciascuna generatrice si trova sistematicamente dalla parte tesa e dalla parte
compressa. Siccome per semplicit salvo casi particolari riteniamo che lacciaio resista in egual modo a
trazione e a compressione sia statica che a fatica quello che ci interessa il valore assoluto di questa
sollecitazione. Assumendo che la zona pi sollecita sia quella nella quale le tensioni siano maggiori del 90%
della tensione massima, allora la corona circolare che cos identifichiamo avr superfice di 5.37 mm2 se
faccio la stessa cosa sullaltro, la stessa superfice avr area 59.69 mm2 cio pi di dieci volte di quella
precedente; quindi molto pi facile che li vi sia un difetto.

210
Esistono vari criteri per passare dalla resistenza del provino a quella del componente; un criterio molto noto
quello di Kugel che ci dice che se il volume maggiormente sollecitato al 90-95% passa da Vr a V2 la
tensione limite di fatica passa da er a e2, in modo tale che valga la (2).

Abitualmente noi facciamo in unaltra maniera cio diciamo che se non vogliamo tenere conto per momento
delleffetto del diagramma delle tensioni, ma solo delle dimensioni, di per se le prove sperimentali ci
suggeriscono che la tensione effettiva tenuto conto delleffetto grandezza varia al mutare nelle dimensioni
dellelemento cilindrico secondo una relazione del tipo (1) slide 33. Al di sotto dei 8 mm non teniamo conto
delleffetto grandezza perch i provini utilizzati per le prove a fatica hanno il diametro di 8 mm, quindi se il
provino ha un diametro maggiore di 8 mm il termine moltiplicativo della e corrisponderebbe al C2 che
abbiamo visto nel diagramma precedente (slide 32). In questo modo noi stiamo tenendo conto soltanto delle
dimensioni non del diagramma delle sollecitazioni.

Per quello che riguarda il diagramma delle sollecitazioni ci si rif ad unidea abbastanza simile a quella di
Kegel e cio si dice: soffermiamoci su di un certo strato di tensioni massime e calcoliamo qual il volume
che sollecitato in questa maniera; di solito si prende quello che si chiama la A95 cio la parte di sezione
nelle quali le tensioni sono maggiori del 95% della max, quindi si prende il 5% di estremit; poi ce lo
calcoliamo per sappiamo che la = M r/W (modulo di resistenza a flessione), dopo di che andiamo a vedere
qual il diametro dellelemento cilindrico che avrebbe la stessa area al 95%. Il diametro di quel cilindro tale
che la corona circolare con > 0.95 max che mi sono calcolato per il mio componente la (3); essendoci
cos riportati ad un elemento cilindrico equivalente a tale diametro equivalente applichiamo la (1) slide 33.

Nel calcolo del coefficiente delleffetto grandezza fondamentale stare attenti al tipo di sollecitazione
perch, il che ho per il mio cilindro una corona circolare se ho una flessione rotante se ho una flessione
alternata io avr un segmento circolare sopra e un segmento circolare sopra e quindi non sar pi valida
questa relazione (??) ma quella del segmento circolare; qual il diametro di quel provino del quale la
somma delle superfici di due segmenti circolari al 95% uguale a ci che mi sono trovato. Quindi bisogna
stare attenti al tipo di sollecitazione che deve essere il medesimo sia per lelemento che per il provino,
altrimenti sto confrontando come suol dirsi mele con banane.

211
[2h 12min]

212
Un altro problema che noi abbiamo quello della finitura superficiale; anche la finitura superficiale del
componente influenza la sua resistenza a fatica ed infatti se infatti scrivo la (1) tengo conto che allaumentare
del grado di finitura nella superfice ho questo coefficiente Cs che si avvicina a 1. Questo discorso molto
evidente infatti quando realizzo un pezzo (esempio un albero) parto da un disegno nel quale mi compare una
dimensione che quella nominale, poi nel momento in cui lo realizzo commetto tutta una serie di errori
(dimensionali infatti ho delle tolleranze dimensionali che mi dicono quale sia lampiezza e la posizione
dellintervallo di variazione del diametro effettivo rispetto al diametro che io posso ancora accettare; errori
geometrici per esempio la forma circolare della direttrice potrebbe essere in realt una forma ellittica, lasse
potrebbe risultare non perfettamente rettilineo o non perpendicolare alle sezioni di estremit); ci sono poi
classe di errori legati al fatto che se andiamo a prendere una lente di ingrandimento e ci andiamo a guardare
la superfice dellelemento che io realizzato, mi trovo che essa non una superfice liscia (regolare), ma pi
o meno alterata in funzione del tipo di lavorazione con la quale lho realizzata. Questo il motivo per cui
prima si tornisce un elemento e poi lo si rettifica, perch abbiamo prima una finitura superficiale scadente e
poi per qualche motivo dobbiamo migliorarla. Io noter sulla superfice finale del mio componente una
doppia famiglia di irregolarit una sar una famiglia di regolarit diciamo a passo lungo che dipende da
fattori esterni occasionali che stanno agendo sul mio componente e in pi trover irregolarit a lunghezza
donda piccola dovute alle vibrazioni dellutensile, alla rigidezza dei ancoraggi dei pezzi sullutensile ed
eventualmente se non ho messo la macchina su di una base equilibrante anche dalle vibrazioni che
provengono dal resto dellofficina. Analizzando il profilo del componente con un profilometro sarebbe
possibile osservare una successione di picchi e di valli che possono essere pi o meno pronunciati in
funzione delle modalit con cui il componente stato realizzato; tali picchi li possiamo qualificare in vario
modo il pi semplice era lindice di Schmaltz che diceva: sul tratto che prendiamo in esame prendiamo la
cresta pi alta la valle pi bassa facciamo la differenza questo lindice di Schmaltz. Alternativamente
possiamo tracciarci lordinata della retta di compenso e questo lindice di scabrosit medio oppure rispetto
a questo valore medio possiamo farci la varianza delle valli e dei picchi e otteniamo lindice quadratico di
scabrosit. Questi sono tanti modi per rappresentare quella che la finitura superficiale.

[2h 19 min]

Queste scabrosit sono importanti per leffetto dintaglio perch le gole sono dei punti in cui si determinano
tensioni locali elevate; quindi pi la superfice irregolare e pi le gole sono profonde e quindi caratterizzate
da raggi di curvatura piccoli pi facile che localmente si superino le tensioni ammissibili e quindi pi
facile che si inneschi una cricca in quel punto; quindi se esiste una variazione della tensione limite di fatica
per effetto del tipo di finitura superficiale. Questo coefficiente non pu che tenere conto di due cose : il grado
di finitura e della resistenza del materiale. Perch a parit di intaglio un materiale ceder e laltro no; ecco
perch normalmente troviamo relazioni del tipo (1) slide 35, che relazioni dovute a prove sperimentali che
hanno individuato linfluenza tipica di certe lavorazioni. Alternativamente si possono impiegare i diagrammi
(*) che invece di fare riferimento al tipo di lavorazione fanno riferimento al tipo di ondulazione (al tipo di
irregolarit) e in particolare allindice medio di irregolarit. Infatti in questi diagrammi abbiamo la tensione
di rottura del materiale e poi tante curve parametrate in funzione del grado di finitura indipendentemente da
quale lavorazione sia stata ottenuta.

213
Questo diagramma (**) va un po pi in la perch tiene anche conto delle condizioni ambientali di lavoro
(componenti immersi in acqua pura o in acqua salata); c anche un effetto corrosione che determina la
riduzione non tanto della sezione ma la catalizzazione superficiale e quindi la formazione artificiale di
ondulazioni che possono dar luogo a dannegiamenti.

Osserviamo anche le curve di Woehler (***) per un elemento lavorato di precisione e una per una superfice
grezza; in (****) abbiamo sempre curve di Woehler per un elemento lavorato ed un elemento lavorato e poi
immerso in acqua salata (di solito al 3%); questo vuol dire anche le condizioni ambientali mi determinano
delle variazioni delle resistenza sai statica che a fatica (staticamente ci e meno sentito).

[2h 26min]

Proprio il fenomeno della irregolarit superficiale ci permette di fare delle osservazioni; perch abbiamo
detto che al variare del grado di finitura noi abbiamo delle gole e dei picchi pi o meno pronunciati e quindi
delle sovratensioni pi u meno pronunciati. Questo da lidea di bilanciare queste sovratensioni in qualche
maniera e quindi produrre un sistema di tensioni residue che sia in grado di equilibrare quelle provengono
dalla finitura superficiale.

214
Questo si pu fare in tanti modi uno classico la rullatura che consiste nel far passare nel caso in figura un
albero ruotandolo con moto elicoidale tra tre rulli che lo comprimono allo scopo di ottenere una
deformazione plastica; in questo modo viene indotto in uno strato superficiale uno stato di sollecitazioni di
compressione che residua. Dobbiamo realizzare uno strato esterno (esterno perch li possiamo agire e perch
normalmente le tensioni massime stanno sulla superfice esterna)..; quindi qua abbiamo delle tensioni di
trazione che ci preoccupano molto meno di quelle di compressione per cui questo lho indotto, questo il
digramma di flessione dovuto al carico ed il terzo il diagramma risultante. Dove avrei trazione che mi
preoccupa molto di pi perch tende ad aprire lintaglio e quindi a far schizzare la cricca, io ci ho avuto una
riduzione di tensione; grazie a queste tensioni residue.

Un altro caso il caso della pallinatura che un metodo con quale componenti non molto grandi vengono
chiusi in una cabbiana e vengono proiettati contro di esso dei rottami o delle sferette dacciaio per effetto di
aria compressa o forza centrifuga. Lo scopo di questa lavorazione lo stesso di quello della rullatura ossia
quello di ottenere sulla superfice uno stato di tensioni di compressione e quindi mettere lelemento nelle
condizioni migliori di resistere. Lefficacia di una lavorazione per pallinatura viene misurata in gradi almen,
il (*) mostra delle sovratensioni dovuti a sollecitazioni di pallinatura; ho un piccolissimo strato che
assoggettato a forti trazioni negative e poi si vanno a spegnere, diventano poco positive per lequilibrio della
sezione (debbono corrispondere ad unuguaglianza dei momenti). Se ho un pezzo tipo un albero e lo giro
mentre lo pallino ovvio che il suo asse rimarr rettilineo, ma se ci metto una piastra e la pallino solo da un
lato la compressione si ha solo da un lato e la piastra si incurva e resta curva; perch ci un diagramma di
tensione e deformazione che meno da una parte e zero dallaltra (perch lho pressato soltanto da un lato).

I gradi almen sono fatti in questa maniera: comprate una cassetta nella quale ci sono tante piastrine che sono
gi state pallinate con unintensit di pallinatura diversa quindi presentano certe curvature; poi vi danno tutta
215
una serie di piastrine piane, per sapere a che grado almen stiamo lavorando mettiamo la piastrina piana nella
cabina la palliniamo da un lato poi landiamo a confrontare con le piastrine campione che abbiamo (le
sovrapponiamo). Posso scrivermi lequazione del contorno del mio dominio di resistenza a fatica che diventa
pari alla (1), e siccome la tensione residua e statica che essa altero il valore della tensione media. Le (**)
sono altre curve di Woehler.

Ovviamente anche leffetto di intaglio ha un efficacia e siccome un esaltatore delle tensioni ovviamente se
leffetto di intaglio elevato pi elevato saranno le sovratensioni locali, pi sar facile che si determini delle
cricche delle aperture. Allora vediamo (*) curve di Woehler per provini per intagli laterali mentre le (**) per
provini cilindrici con una gola.

Possiamo dire che quando prendiamo le curve che siamo costruendo per poterci lavorare sopra noi partiamo
da quella del provino, la f non pu cambiare perch una rottura in un quarto di ciclo quindi nessuna
rottura nessun effetto ha il tempo di agire; per quel che riguarda e esso sar stato ridotto in funzione del tipo
di sollecitazione, in funzione delleffetto grandezza, in funzione della finitura superficiale, in funzione della
temperatura e in funzione dellaffidabilit che desidero (quindi in funzione della dispersione dei dati
sperimentali). Per cui in realt il punto rappresentativo di e si spostato quindi se voglio parlare di
componenti invece di utilizzare la curva di Woehler relativo al provino utilizzer quella pi in basso; se poi
il componente intagliato il valore di e ancora pi cambiato pi ridotto. Questo con il criterio di Mitschke
se invece utilizzo Juvinall esso adopera anche la 1000 e si dice abitualmente che per essa tutti questi fattori
non hanno avuto ancora il tempo di agire per cui da questo punto di vista la 1000 rimane sempre la stessa; se
pu scendere se c un intaglio perch lintaglio c fin dallinizio, con un Kf1000 che calcolato con una q
che sperimentale e abitualmente assunto pari alla (1).

Fine lez 8

216
Lezione 9 del 26/10/12

Laltra volta abbiamo discusso dei vari fattori che possono influenzare la durata a fatica dei componenti
meccanici, in particolare riferendoci a un confronto tra il comportamento di un provino standard e quello che
invece in termini geometrici, di finitura superficiale o altro pu riguardare un componente reale. Alla fine
abbiamo fatto vedere gli schemi seguiti da Juvinall e da Mitchell (mitciell) per stimare a partire da una
curva di fatica stimata per un provino la corrispondente per un componente reale. Queste modalit di
procedura voi li trovate pi o meno in tutti i manuali della fatica, possono cambiare un pochino ma
sostanzialmente sono simili. Quello che pu cambiare sono i valori numerici che vengono attribuiti a queste
diverse costanti perch ciascun autore pu riferirsi a certe prove sperimentali rispetto ad altre e quindi
andando ad interpolare i risultati delle prove sperimentali disponibili si trovato certe legge invece che di
altre. Per esempio Juvinall e Shigley quando fanno il calcolo delleffetto grandezza, invece di fare quel
discorso che facemmo alla triennale in cui considerammo larea equivalente al 95% delle tensioni ecc hanno
considerato un diametro che 0,37 il diametro del componente effettivo. Ci una posizione perfettamente
rispettabile per seguendo due metodi differenti potreste non trovarvi con lo stesso risultato. Tale scarto dei
risultati delle prove a fatica dovuto alle forti dispersioni nello studio della fatica.

217
218
Tale esempio serve per vedere un po come dobbiamo procedere con i fenomeni della fatica. Abbiamo una
AISI 4340 (acciaio inossidabile statunitense) che ha certi valori di tensioni ed soggetta a flessione non
alternata, ecc leggi slide. Calcoliamo la curva S-N.

Calcoliamo prima il coefficiente di intaglio e quindi dobbiamo riferirci a queste curve parametrate che
stanno sulla slide (che abbiamo fatto alla triennale). 9min

Le caratteristiche a fatica sono riferite ad un carico privo di carico medio; (leggere traccia dellesercizio). La
barra sar del tipo come illustrato nel diagramma in alto a dx; per prima cosa mi vado a calcolare Kt e Kf che
i vari manuali pubblicano sulleffetto di intaglio. Le varie curve sono parametrate nel rapporto diametro
massimo su quello minimo; sullasse delle ordinate io mi ritrovo il fattore di forma, quindi il fattore teorico
d2
di intaglio. Per trovare il valore di Kt si procede per interpolazione lineare : ho 1,094 ;traccio la retta a
d1

0,047 , mi calcolo la distanza tra la curva 1,1 e quella 1,02, ne faccio il 94% e quindi mi vado a trovare
d1
il valore di kt=2.35?? ( facendo come dice il prof il valore di kt dovrebbe essere circa 1,9 mentre sulla slide
scritto 2,35) ; poich stiamo parlando di un acciaio =0,064mm posso calcolarmi il Kf.

1 Kt 1
Questa in basso la formulazione per via numerica e non per via grafica q e quindi q e
K f 1
1

da qui si ricava Kf=2,29 .Tutto ci per vedere che il fattore teorico e quello effettivo di intaglio si discostano
di poco.

Dopo aver ricavato i coefficienti ottengo m=0,413 quindi se non avessimo un effetto di intaglio io mi dovrei
aspettare che invece di 0,5 il valore 0,413. In realt c anche il kf =2,29 quindi avr 211Mpa. A 103 cicli
con i valori di Shigley avr 1055Mpa. A questo punto ho ricavato la curva di Whoeler nel campo della
resistenza a termine e in assenza di tensione media che poi dovremmo trasformarla tenendo conto di
Morrow etc. i limiti di fatica per 10^6 cicli e 10^3 cicli servono per costruire la curva di Woeheler per carico
alterno-simmetrico. Comunque un esempio del genere sta spiegato meglio alla triennale.

Prima di proseguire opportuno fare una piccola NOTA: lapproccio visto prima ed alla triennale era una
approccio detto Stress-life cio tensione-numero di cicli e la relazione che li legava veniva detta legge di
Woehler o legge Stress-life (secondo il Dowling), mentre se interviene leffetto della tensione media allora
la legge si chiamer legge di Woehler modificata o legge Stress-life modificata ( quella di slide 21 in cui
abbiamo supposto di utilizzare lipotesi di Morrow). In questo nuovo approccio troveremo il legame tra le
deformazioni e la vita del componente tramite la legge Strain-life che NON la legge di Coffin-Manson, in
quanto quella di Coffin-Manson lega sono la deformazione plastica al numero di cicli e NON la
deformazione totale. Se interviene la tensione media allora useremo sempre lipotesi di Morrow e quindi
alla fine ricaveremo una legge Strain-Life modificata (che la 2 di slide 48 al centro slide). FINE NOTA.

Lanalisi del comportamento a fatica di un componente per una durata che indica un elevato numero di cicli
esaurita, quindi come raffigurazione complessiva certamente stato detto quasi tutto.
Per c un campo nel quale noi non siamo entrati, ed il campo della fatica oligociclica, cio il campo della
fatica a un basso numero di cicli. C da dire che il campo di applicazione della fatica ad un basso numero di

219
cicli non cos ampio come laltro (infatti noi per la maggior numero delle volte ci troveremo a utilizzare
sempre il campo della fatica ad un elevato numero di cicli e poi c qualche volta che utilizzeremo il campo
della fatica oligociclica). In questo campo capiremo certe cose che fin ora sono state mascherate da questa
analisi complessiva che abbiamo fatto.

Allora possiamo cominciare a valutare lo studio di due signori che lo fecero negli anni 50, Coffin e Manson.
Essi ebbero lidea che poich nel campo della fatica oligociclica (stiamo fino a 1000 o 10000 cicli avanti
rottura). Losservazione sperimentale ci diceva che si aveva questa durata breve con piccole variazioni
della tensione applicata allora nel nostro diagramma avevamo quasi una curva orizzontale nel campo
oligociclico. In ogni caso stiamo in presenza di tensioni molto elevate, e ricordando ci che si detto sui cicli
di isteresi e sul problema dellinversione del carico in campo elastoplastico lascia prevedere un forte
quantitativo di energia dissipata per deformazione plastica; daltra parte tra le varie teorie sulla rottura c
quella che attribuisce alla rottura il fatto che il materiale assorbe energia di deformazione e la conserva,
finch non ne pu assorbire dellaltra e quindi cede. Dunque, queste due considerazioni spinsero Coffin e
Manson a fare delle prove sperimentali analizzando se ci fosse una relazione tra lenergia plastica associata
al ciclo di carico che veniva attribuito e il numero di cicli avanti rottura, cio non pi tensione-numero di
cicli ma deformazione plastica-numero di cicli. I risultati furono sorprendenti, infatti possiamo vedere che
in un piano logaritmico (in alto a sinistra) i risultati sperimentali erano praticamente allineati lungo una retta,
ci vuole dire che il legame tra deformazione plastica e numero di cicli a fatica dello stesso tipo di quello
rappresentato dalle curve di Woehler (cio tensione-numero di cicli, infatti la curva di Woehler in un piano
logaritmico rappresentato da una retta). Ecco allora che loro introdussero il range (max-min che non
lampiezza) utilizzando la stessa forma che viene utilizzata per le curve di Woehler (1).

220
Dove C e D sono dei coefficienti. Per motivi che a voi non sfuggiranno, perch vi ricordano la legge del
due, si preferisce oggi rappresentare la legge di Coffin e Manson con riferimento allampiezza: se la
variazione allora la legge del due dice di prenderne la met, ma la met proprio lampiezza e quindi si pone
di solito la (1) nella forma (2).Dove il primo membro lampiezza della deformazione plastica.

A questo punto loro prolungarono la loro ricerca in un campo in cui il numero di cicli non basso ma un
campo ad elevato numero di cicli e si trovarono risultati di questo genere (grafico in basso a sinistra), in cui
loro andavano a verificare a ciascun carico che veniva applicato quale fosse il ciclo di isteresi corrispondente
e utilizzando Ramberg-Osgood ecc, videro che sotto nessun ciclo larea del ciclo di isteresi nulla ma ci
evidente perch siccome Ramberg-Osgood scompare la distinzione tra campo di comportamento elastico e
campo di comportamento plastico, cio c sempre un comportamento plastico. Ebbene osservarono che
analizzando il ciclo di isteresi che corrisponde ad un certo ciclo di carico, a mano a mano che ci si porta da
una resistenza a basso numero di cicli a una resistenza ad un elevato numero di cicli, larea del ciclo di
isteresi non mai nulla ma tende a diminuire. Ci vuol dire che nel campo ad elevato numero di cicli sono
prevalenti le deformazioni di tipo elastico mentre sono molto ridotte le deformazioni di tipo plastico, ci
evidente perch se voglio avere un elevato numero di cicli avanti rottura allora debbo utilizzare tensioni
basse a cui corrisponde a trovarci in campo elastico e quindi in queste regioni le deformazioni elastiche
hanno il sopravvento su quelle plastiche. A questo punto viene lidea di rappresentare il comportamento a
fatica di un componente in termini di deformazione e non in termini di tensioni, cos possiamo distinguere la
parte plastica, che conduce alla rottura, e la parte elastica. Ci ha dato luogo a quella che si chiama la
metodologia Strain-life.

[25 min]

221
Per ottenere una funzione Strain-Life possiamo dire che il range della deformazione totale pu essere dato
dalla somma di una variazione di deformazione elastica pi una variazione di deformazione plastica la (1).
Ce lo portiamo tutti in termini di ampiezza, per non dimenticare che stiamo parlando di fenomeni di
fatica,(2); E poi possiamo dire che la e sar uguale a /E (3).

La (3) pu essere descritta come lampiezza della oscillazione dellonda di deformazione totale uguale
allampiezza della tensione diviso il modulo di Young, pi lampiezza della deformazione plastica.
Lampiezza della tensione legata al numero di cicli dalla legge di Woehler (4).

Mentre lampiezza della deformazione plastica legata alla durata secondo la relazione di Coffin e Manson
(5); quindi posso dire che lampiezza della deformazione totale legata alla durata da questa relazione
binomia (che dora in poi chiameremo legge strain-life) (6), nella quale la prima parte corrisponde alla parte
elastica e la seconda alla parte plastica. Con questa relazione mentre prima avevano 2 coefficienti da
calcolarci (f, b), adesso ne abbiamo 4 perch si sono aggiunti f, e c.

Se portiamo la legge strain-life appena ricavata nel campo delle durate, possiamo rappresentare in un piano
logaritmico deformazione totale su numeri di cicli. Si nota che la parte plastica rappresentata da una retta,
mentre quella elastica pure e la somma delle due una curva. Tale curva tende a zero, sia pure
asintoticamente e sia pure al di fuori del campo osservato, ci dipende dal fatto che noi abbiamo che la curva
reale somma di due rette entrambe decrescenti e man a mano che ci spostiamo verso il numero di cicli
elevati poich si riduce lampiezza della deformazione plastica allora si riduce anche larea del ciclo di
isteresi (comunque confusionario e non ha detto nulla di nuovo). E queste sono curve sperimentali.
222
Se io ho un acciaio (grafico a destra) ad elevata duttilit, cio alta capacit di deformazione plastica (ci vuol
dire che un acciaio molto sensibile alla deformazione plastica) allora al variare della deformazione plastica
la sua durata pu aumentare solo con forti variazioni della deformazione plastica. Se abbiamo materiali a
bassa duttilit allora c una notevole insensibilit alla deformazione plastica e quindi gli effetti sono meno
vistosi.

Su tutti i manuali trovate che le aliquote di deformazione elastica e le aliquote di quella plastica si ha per un
certo numero di cicli che dato dalla uguaglianza dei due termini della legge binomia. Tale numero di cicli
lo vuole allesame ma non importante ai fini dello studio della fatica

Questa lidea che ci importa Ramberg-Osgood nel campo della fatica, infatti come Ramberg-Osgood per
un comportamento statico ci dice che non esiste solo deformazione elastica ma c sempre un po di
deformazione plastica piccola o grande che sia, ebbene tale risultato c anche nel caso del comportamento a
fatica.

Ora pu venire lidea che esiste un legame tra i parametri della Ramberg-Osgood e la legge binomia,
premesso che sui vari manuali voi trovate i coefficienti per i diversi materiali (slide 47). Allora con Coffin e
Manson abbiamo introdotto nel campo della fatica lequivalente della legge di Ramberg-Osgood e siccome
che abbiamo visto per fare questo io nel campo a fatica debbo introdurre due nuovi coefficienti f e c allora
possiamo vedere se esiste un legame tra le costanti di Ramberg-Osgood H e n e le costanti (quelle del
comportamento a fatica per tensione, quindi )sigmaf e b, e questi f e c. possiamo dire semplicemente che
la deformazione plastica con Ramberg-Osgood data dalla (1); Ma se mi trovo nel campo della fatica in
condizioni alternosimmetriche dicendo che sigma la tensione sotto la quale si ha una certa durata allora
posso qui introdurre la legge di Goodman (forse il prof si imbrogliato, la legge di woehler) e quindi posso
sostiture a sigma la relazione di Woehler

2.2

223
Daltra parte per la legge di Coffin e Manson abbiamo che lampiezza plastica data dalla seguente

2.3

Unendo tutto abbiamo la seguente relazione

2.4

Quindi se c una relazione tra i parametri di comportamento statico e i parametri di comportamento a fatica,
tale relazione deve scaturire dalla 2.4. in questo caso, il ragionamento semplice. Dato che ho adoperato la
legge di Ramberg-Osgood che indipendente dal numero di cicli, allora nella 2.4 il numero di cicli deve
scomparire, per cui al primo membro ho N^b, al secondo ho N^n*c, dove il coefficiente n scaturito dalla
Ramberg-Osgood, b scaturito dal comportamento stress-life cio woehler, mentre c scaturito dal
comportamento strain-life. Quindi b=n*c in maniera tale da eliminare la dipendenza del numero di cicli.
Facendo questo noto che la 2.4 mi restituir la seguente relazione (3.1).

Se tutto questo vero, debbono allora valere la 3.1 e la 3.2. per sapere se tutto vero allora dobbiamo
applicare queste ipotesi a dati sperimentali e vedere se vero oppure no.

224
Unaltra cosa che possiamo introdurre, dato che fin ora abbiamo parlato solo delle tensioni
alternosimmetriche in cui la tensione media nulla, di considerare leffetto della tensione media.
Sappiamo gi che se prendiamo la relazione di Morrow, gi sappiamo come modificare il numero di cicli o
durata in presenza di tensione media non nulla infatti, sfruttando lequazione di Morrow (1.1).

Dove la ar quella del ciclo alternosimmetrico, cio il limite di fatica per carico alternosimmetrico per una
durata assegnata, e viene data dalla legge di Woehler, e quindi possiamo ricavare lampiezza di tensione a
del nostro ciclo dalla (1.2).

Tale relazione esprime la curva di Woehler per tensione media non nulla.
Potremmo dire che la (1.2) pu essere intesa come analisi dellinfluenza della tensione media sullampiezza
di tensione che ci da luogo ad una certa durata, oppure come durata che abbiamo sotto un certo tipo di ciclo
di carico, quindi possiamo pensare di dire che:

a=f(2Nf*)b, dove Nf* un numero di cicli equivalente, cio il numero di cicli che io avrei sotto tensioni
alternosimmetrica moltiplicata per un coefficiente correttivo che tiene conto del fatto che la tensione media
non nulla, come scritto nella (1.3).

Allora questa idea fece dire a Morrow che il numero di cicli di cui bisogna tener presente nellambito dello
studio della fatica data dalla (1.3), dove se la tensione media nulla allora otteniamo la forma classica di
Woehler. Se io debbo esprimere la deformazione totale come somma di quella legato alla tensione e di quella
legata alla deformazione plastica, io lo far come abbiamo fatto nelle slide precedenti, solo che io
considerer un numero di cicli equivalenti N* e non N. facendo cos introdusse leffetto della tensione
media.

[41min]

225
I tre amici SWT fecero unaltra considerazione, cio seguivano lidea che il risultato fosse legato al
prodotto ampiezza*valore massimo, perch dicevano che leffetto legato allampiezza di deformazione ma
anche legato alla tensione massima. Per esempio nel diagramma di goodman se prendiamo una ampiezza di
tensione ovviamente tale ampiezza per sigma_m che va a 0 pu essere tanto forte da portarmi sulla frontiera
del dominio, ma anche una ampiezza di tensione piccola se la porto in un punto in cui c una forte tensione
media allora posso portarmi vicino alla frontiera e quindi aver rottura, per tale motivo loro seguirono lidea
che il fattore che mi determina la resistenza o meno del componente deve essere legato sia allampiezza che
al valore massimo. Ci lhanno introdotto come prodotto e non come somma e quindi dissero che nel
momento in cui facevamo la teoria stress-life entrambi questi dati erano forniti in termini di tensioni, quindi
avevamo il prodotto sigma_max * sigma_a.

In questo caso, poich stiamo in una strain-life, allora ci deve essere la deformazione totale e ci deve essere
la tesione massima. Allora loro dissero che il prodotto tensione massima per ampiezza di deformazione deve
essere una funzione della durata, se io vado a particolarizzare questo prodotto per il caso di deformazione
alternosimmetrico, allora la sigma_max diventa la sigma_ar e la epslon massima diventa lampiezza di
deformazione quindi deve essere valida la relazione ( 3.2).

quindi scrissero la loro forma di resistenza per il caso in cui la tensione media non sia nulla in questa forma
(4).

Le due leggi 2 e 4 hanno considerazioni bellissime per state attenti perch queste ipotesi mostrano tutte
delle forti dispersioni tra di loro, infatti se sbirciamo la fine dellesempio di slide 53 in cui abbiamo un
acciaio soggetto a fatica con un ampiezza di deformazione del 4% 0 , e una tensione media di 100MPa e
quindi valutiamo la vita a fatica.

226
sfruttando lipotesi di Morrow scrivo lequazione strain-life modificata con N* che un numero di cicli
equivalente ed ottengo 8124 che non sono i cicli effettivi ma sono i cicli corretti dalla presenza della tensione
media. Da questa mi ricavo la durata effettiva che 1426 cicli, sono pochi perch ci troviamo nel
campo oligociclico.

Con lipotesi di SWT, prendo la legge di Ramberg-Osgood utilizzata nel campo della fatica, da cui ricavo
sigma_a, e da questa la sigma_max che mi serve per lipotesi SWT. Scrivo la legge strain-life modificata
secondo SWT e non secondo Morrow mi trovo una durata effettiva di 5091 che tre volte quella che mi
fornisce Morrow. Resto nel campo della fatica oligociclica ma i risultati sono molto diversi. (non fidarti
troppo di queste artifici).

48min

Per concludere questa parte sulla strain-life facciamoci questo ultimo esempio

Ho un certo acciaio con certe caratteristiche ed ho fatto delle prove, al variare della tensione mi sono
misurato lampiezza della deformazione totale e il numero di cicli a rottura; vogliamo calcolarci i coefficienti
della strain-life e della stress-life. Le leggi sono espresse in termini di alternanze (queste prime tre colonne
sono le stesse le alternanze sono il doppio dei cicli); fai prima a sentire

227
228
[58min]

Tutto questo che abbiamo visto si riferisce ad una sola tensione, cio abbiamo analizzati casi di
sollecitazione monoassiale, dobbiamo vedere il campo di fatica pluriassiale che faremo nella lezione 11.

229
AFFATTICAMENTO DEI MATERIALI PARTE 2

[1h 13min]

Prima per, sempre in riferimento a casi di fatica monoassiale, resta da vedere un altro problema. Diciamo
prima per premessa che noi quando studiamo un provino lo facciamo sempre per un carico ad ampiezza
costante ed andamento sinusoidale. Quando invece io mi voglio avvicinare al comportamento reale di una
struttura reale, questo comportamento sinusoidale assolutamente non sono sufficienti a descrivere il
fenomeno perch i cicli di carico ai quali sottoposto una struttura reale, sono variabili con le condizioni
operative differenti e quindi le registrazioni del carico ci dicono che queste storie non sono sinusoidali, ma
diventano talmente complicate che in molte condizioni noi abbiamo un grave problema, e cio se da queste
storie siano estraibili dei cicli di carico. Fine anni 70, inizio anni 80.

La pietra fondale dalla quale possiamo partire quella non di considerare una strana storia di carico ma una
considerare una storia di carico regolare ma a pi livelli (o per meglio dire a pi gruppi). Quindi dobbiamo
definire preventivamente la funzione di danno. [1h 17 min]

Nella figura abbiamo semplicemente una curva di Woehler, se il mio componente sollecitato in maniera
alternosimmetrica da questa ampiezza di tensione a, quando ha superato N cicli (tralasciando la dispersione
e quantaltro) allora cede. Supponiamo che al mio componente io non faccia fare N cicli ma n piccolo cicli,
poi lo ripongo in magazzino, poi lo riprendo e gli faccio fare un certo numero di cicli finch non si rompe;
quanti cicli fara? non ne far N cicli ma ne far nr. Non riuscir a fare N cicli perch il componente gia
danneggiato, cio lidea del danno indica rappresenta lidea della minor prestazione (in termini di cicli),
rispetto ad un altro componente identico ma che non sia stato sottoposto precedentemente a cicli di carico.

Quindi se n=0, quando io sottopongo lelemento sotto un carico esso andr a rottura dopo N cicli. Ma se ha
gi fatto n cicli (n0) allora come se il materiale avesse una memoria, cio ha gi inglobato una energia di
deformazione plastica, e quindi non che pu ricominciare da 0 ma comincia dal punto in cui si era fermato.
Quindi diremo che il componete gi danneggiato e lo rappresenteremo dicendo che il danno D0, tale D la
chiamo funzione di danno. Io la posso rappresentare in maniera del tutto arbitraria i cui valori siano compresi
230
tra 0 ed 1, e danno=0 significa che il componente vergine mentre D=1 vuol dire che il compente rotto.
Quando dico che la funzione danno una funzione arbitraria voglio introdurre in concetto di assiomaticit
che si impiega in statistica (cio posso introdurre una mia idea di funzione D e poi comportarmi secondo le
ipotesi per le quali lho definita). Nella fatica il danno, cio questa minore sfruttabilit del componente,
dipende da molti fattori, sar una funzione che dipender dal numero di cicli che ho fatto rispetto al numero
di cicli avanti rottura; dipender, dato che a me interessano i cicli a pi livelli (o gruppi), dalla tensione
media e dallampiezza del ciclo di tensione; e infine dipender anche dalle caratteristiche del materiale,
quindi dalla tensione di rottura. Quindi in generale definir la funzione di danno in questi termini:

D=f(n/N;r,a,m)

Cos come in altri casi conveniente definire la funzione danno in termini del modulo di Young apparente,
cio del legame tensione deformazione. Pi il modulo piccolo (piccola rispetto al valore che ha per un
componente nuovo) e pi significher che lelemento si degradato. Questa una ipotesi che si fa in una
tecnica degli ultimi anni che viene chiamata variamente come PFA o PDA (progressive failure analysis e
Progressive Damage Analysis), in entrambi i casi bisogna qualificare questo danno o questa rottura
progressiva, allora la definiamo attraverso una funzione di danno.

Qual limportanza che pu avere questa funzione di danno. Evidentemente limportanza la mostra nel
momento in cui io faccio un certo numero di cicli sotto una certa tensione e poi vado ad unaltra tensione,
quindi mi muovo su di un altro livello e voglio sapere a questo nuovo livello (cio a questa nuova ampiezza
di tensione) quanti cicli pu ancora fare prima di rompersi. questa la novit. Mentre prima io tenevo un
ciclo di carico e prendevo sotto quel ciclo di carico quando si sarebbe rotto, ora con la storia a due livelli io
231
mi pongo il problema di avere una storia mia pregressa, con un'altra tensione, mi chiedo quanto tempo pu
funzionare? Questa una domanda che vi chiedono sempre come lavoro quando farete i progettisti
professionisti: cambiano le condizioni di esercizio, che succede alla mia macchina? 1h24min inizia una storia
della sua vita, 1h28min finisce la storia.

Quindi quando cambia il modo di funzionare della macchina, ho fatto n cicli sotto una tensione 1, ora vado
sotto un altro livello di tensione i e voglio sapere quanto tempo dura. Questo concetto a fatto nascere la
cosiddetta curva di isodanno, se il danno io lo definisco come una certa funzione slide1, allora due punti(sul
grafico) rappresentativi di due condizioni di lavoro saranno equivalenti se in quei due punti la funzione
danno ha lo stesso valore. In altri termini io ho fatto n1 cicli sotto sigma1, qual il punto rappresentativo
delle condizioni nella quali si trova il mio componente? Il danno ormai assorbito, e si trova gia allinterno
del mio componente, allora io devo trovare un numero di cicli fittizio sotto i, per il quale alla fine di ni la
funzione di danno ha lo stesso valore che ha sotto sigma1 quando ho fatto n1 cicli, perch il danno lo
stesso. Una volta individuato lequivalente allora la vita residua questa (nir sul grafico) ed la distanza di
quel punto dalla curva di rottura(che la curva di Woehler). Quindi importantissimo individuare la
funzione di danno perch io debbo raggruppare tutte le condizioni che corrispondono ad un danno costante
cio allisodanno altrimenti non ho modo di passare da una parte ad unaltra. Quando facciamo questi primi
approcci, allora gi diciamo che la funzione di danno un po troppo complicata, quindi ci togliamo alcune
variabili indipendenti come a,m,r e diciamo solo che la funzione di danno nei modelli semplici (che poi
sono quelli utilizzati) funzione solo del rapporto n/N.

D=f(n/N)

Questo concetto importantissimo, perch se ad esempio io ho una macchina che lavora ad un certo livello
di tensione, poi posso cambiarlo questo livello e quindi io debbo capire quando si possa rompere la mia
macchina, e ci lo posso capire solo andando a vedere se al termine di ogni intervallo, cio al termine di ogni
livello di tensione, qual il danno che si prodotto e quindi poi possiamo spostarci in unaltra condizione di
carico o tensione dicendo per che il punto rappresentativo per il quale la funzione danno la stessa.
232
Vediamolo con questo grafico. Abbiamo che sotto la tensione 1 io ho fatto un numero di cicli n1, poi a 2
mi sposto pi sopra al punto B e il punto rappresentativo ha lo stesso valore della funzione danno rispetto
al primo punto cio il punto A (se vedi la slide la linea rossa che segue). Poi faccio n2 cicli e arrivo fino al
punto C, poi cambio la tensione a 3, e arrivo a D che ha lo stesso valore di danno del punto C, poi faccio n3
cicli ed arrivo al punto E, scendo a 4 e quindi scendo lungo la curva isodanno dal punto E al punto F e qui
faccio n4 cicli ed arrivo a G dove si rompe.

[1h34min]

Il primo modello che abbiamo introdotto per studiare questo caso quello che si chiama un modello a due
livelli, cio io faccio fare un certo numero di cicli al mio componente ad un livello di carico, poi cambio il
mio livello di carico ed continuo fino a rottura. Attraverso questa idea si potuto introdurre la pi celebre
teoria del danno cumulativo, e cio la teoria di Palmgren-Miner (che poi dici solo Miner).
Tale teoria ha il pregio di essere semplice, e cio il danno non funzione del rapporto n/N ma proprio il
rapporto n/N!!!. quindi per un livello i-esimo il danno prodotto ni/Ni

Di=ni/Ni

Allora faccio n1 cicli sotto la tensione sigma1, poi passo alla tensione sigmai che pi alta (o pi bassa) e
faccio un numero nir di cicli finch non si rompe il componete. Allora questa legge una legge lineare,
quindi additiva, quindi i danni che vengono prodotti ai diversi livelli di carico sono sommabili tra di loro,
quindi io posso dire che sotto la tensione sigma1 (dico tensioni ma sono ampiezze mi raccomando). Sotto
sigma1 stato realizzato un danno n1/N1, poi me ne vado al livello sigmai in cui eseguo nir cicli e quello si
233
rompe, qual il danno raggiunto? Ebbene esso nir/Ni. Ora essendo una storia a due livelli di carico, come
posso rappresentare il fatto che il mio componente si sia rotto? Semplice posso dire che la funzione di danno
per un componente rotto 1, quindi essendo i danni sommabili abbiamo che:

n1/N1 + nir/Ni = 1

questa semplice considerazione ci consente di ricavare immediatamente, secondo miner, le condizioni di


isodanno tra i due punti rappresentativi di due livelli di tensione, in quanto quando io scrivo la relazione
suddetta, allora nir (Ni-ni), ove ni il numero di cicli al livello sigmai per il quale si hanno gli stessi effetti
di danno se il componente venisse sollecitato al livello di tensione sigma1 per un numero di cicli n1, quindi
quei punti si debbono trovare su una curva di isodanno perch il danno lo stesso. Allora avremo che:

n1/N1=ni/Ni (per i ragionamenti leggi sopra e fatti due conti sulle slide)

questa la condizione di isodanno secondo lipotesi di Miner, e cio si trovano su una curva di isodanno
tutti i punti che hanno lo stesso rapporto n/N. per cui se parliamo ad esempio di danno al 30% allora la curva
sar quella corrispondente a tutti i punti per i quali n/N=0,3.

A questo punto attraverso lipotesi di Miner, noi possiamo anche costruirci le curve di danno equivalenti alle
curve di Woehler, infatti essa non altro che una curva di danno caratterizzata dal valore unitario del
parametro quindi una curva di danno per D pari a 1. Dunque la curva S-N data dalla (1), dove N il
numero di cicli avanti rottura. Mentre il danno il rapporto tra n/N cio il numero di cicli n eseguito
rapportato al numero di cicli avanti rottura. Ricavandoci N come espresso nella (2), cio il numero di cicli
eseguiti diviso il danno prodotto il numero di cicli avanti rottura.
Inserendo la (2) nella 1, otteniamo la (3).

Allora con la curva di Woehler io mi posso domandare quanto tempo dura un componente sotto un certo
carico, mentre con la (3) io mi posso domandare qual il danno che ho prodotto nel mio componente quando
avr compiuto n cicli, oppure ribaltando la cosa posso dire che se io non voglio superare un certo danno,
allora quanto tempo deve lavorare, cio qual il numero di cicli necessario per arrivare ad un certo danno?.
Nella (3) n maggiore di 1, D minore di 1, ognuno elevato rispettivamente per k e k, quindi le curve
isodanno in un piano logaritmico saranno delle rette decrescenti e per D=1 mi trovo sulla curva S-N mentre
234
per danni inferiori ho rette parallele alla curva di Woehler. Queste cose ci servono dopo per le storie di
carico.

[1h 43min]

Curva alterno simmetrica con dati in slide; mi scrivo la curva di Woehler e mi ricavo C e k. Quindi a e pari
alla (1) con le opportune sostituzioni delle costanti, la curva di isodanno per come labbiamo definita sar
pari alla (2). Mi posso domandare se a = 150 MPa quanti cicli posso compiere finch il danno diventa pari a
30% ? la (3). Che succede se dopo 122000 cicli passo a 180 MPa ai quali corrispondono 97120 cicli per
componente nuovo avanti rottura?....

235
Un caso molto particolare e molto comune questo qua. Una qualsiasi macchina che si trova in un impianto
industriale ha un certo ciclo di lavoro. Se voi ad esempio prendete la giostra (sistema di sollevamento a
percorso chiuso), essa scenda, carica, lo solleva, lo porta, lo scende, lo trascina nellacqua, esce, lo solleva,
va al deposito, lo molla e torna. I carichi quindi seguono un certo ciclo di lavoro. Allora schematizziamo
quanto detto:

Io ho un ciclo di lavoro che chiamo blocco, e allinterno di questo ciclo di lavoro agiscono diversi livelli di
carico ciascuno dei quali chiamati gruppo i. Quindi la mia macchina prima fa n1 cicli sotto la tensione
sigmaa1, posso ne fa n2 sotto sigmaa2, poi n3 sotto sigmaa3 e infine n4 fino a sigmaa4 e poi si ripete per tutta
la vita la sua vita. A un certo punto si rompe, il danno cio andato ad 1. In questo caso anche se si continua
a parlare di numero di cicli avanti rottura, io penso (prof ) che sia molto pi importante sapere quante volte
riesce a compiere il ciclo di carico completamente.

Prendiamo il gruppo 1, in un blocco, sotto il carico sigma1 io avr fatto n1 cicli, se considero questo blocco1
e il blocco2 allora sotto il carico sigmaa1 avr fatto n1+n1 cicli, cio 2*n1 cicli, se considero invece 10
blocchi allora sotto il carico sigma1 avr fatto 10*n1 cicli, mentre in generale se considero n b blocchi
arbitrari (nb=numero di blocchi arbitrari) allora sotto un carico generico q-esimo avr compiuto un numero di
cicli nq pari a nb*nq (metti nq segnato) ove nq il numero di cicli compiuto dal carico q-esimo in nb blocchi,
mentre nq (segnato) il numero di cicli compiuti dal carico q-esimo in un unico blocco. nq=nb*nq

236
Quindi se nbf il numero di blocchi avanti rottura, ossia il numero di blocchi in tutta la vita del
componente, allora sotto il carico q-esimo avr fatto un numero di cicli nqf pari a nbf*nq (segnato) quindi nqf
il numero di cicli compiuto dal gruppo q-esimo in tutta la vita del componente cio in nb blocchi. Nqf=nbf*nq

Se io sommo nqf relativo a tutti quanti i gruppi, io otterr il numero di cicli avanti rottura N f, e quindi vale la
seguente:

=
=1

Dove h il numero di gruppi che costituisce un blocco.

Se mi ricordo la (1) allora vale la (2); questa relazione ci dice che la sommatoria degli nq il numero totale
di cicli che costituisce un blocco che moltiplicato per il numero di blocchi a rottura nbf mi da il numero di
cicli totali avanti rottura (attenzione che tali oscillazioni non sono stati compiuti sotto la stessa tensione).
Molte volte esprimiamo tutto questo in termini di fattore di partecipazione, esso ci dice come costituita Nf,
cio il rapporto tra il numero di cicli avanti rottura del gruppo q-esimo e il numero di cicli (complessivi)
avanti rottura della struttura. Quindi il fattore di partecipazione del carico q-esimo pari al rapporto tra nqf,
cio il numero di cicli compiuti sotto il carico q-esimo prima che la struttura si rompa diviso il numero totale
di cicli che fa la struttura prima di cedere. importante questo, perch tale fattore pu essere definito
allinterno di un unico blocco e non allinterno di una vita, proprio perch il blocco ripetitivo e infatti
continuando lespressione del fattore di partecipazione, abbiamo lultima relazione in basso in slide, e cio il
numero di cicli che fa il gruppo q-esimo in un blocco, diviso il numero complessivo di cicli in un blocco.
quindi quando io conosco la composizione del ciclo mi posso ricavare alfa.

237
Se abbiamo capito questo, allora sotto ad nq (segnato) cicli ho prodotto un danno che sar secondo MIner la
(1) in slide 9, dove Nq il numero di cicli avanti rottura sotto il carico q. Il danno complessivamente
prodotto allinterno di un blocco, siccome per miner lineare allora non altro che la somma dei danni,
quindi sar la (2). Se io ho nb cicli allora il danno prodotto in nb cicli sar nb moltiplicato per il danno
prodotto in un blocco. quando arrivo a rottura allora il danno prodotto sar nbf (numero di blocchi avanti
rottura) per il danno prodotto in un blocco come la 3. Essendo il danno a rottura pari a 1, allora nbf uguale
allinverso del danno prodotto in un blocco:

nbf=1/Db

Naturalmente il danno avanti rottura Db lo posso esprimere anche come la sommatoria nella relazione (3.2),
cio la sommatoria del numero di cicli sotto il carico q-esimo nq segnato eseguiti finch la struttura non si
rotta rapportata al numero di cicli per il quale si romperebbe sotto il solo carico q-esimo Nq.
ricordandomi il coefficiente di partecipazione, ricavo la 4.2 ove alfaq caratteristico del carico q-esimo
mentre Nf caratteristico della struttura ed sempre lo stesso per cui esce fuori sommatoria e quindi ricavo
al 4.3. Da ci posso dire che il numero di cicli a rottura Nf pari alla relazione (4.4).
[2h 1min]

Potremmo finirla qua, ma a volte preferiamo esprimere tutto questo facendo intervenire la tensione, allora se
io ho Nq, cio il numero di cicli a rottura sotto il solo carico q-esimo, ad esso corrisponde una certa tensione:
sigmaa=C*N^-k, per cui se conosco Nq, posso sapere la sigmaq sotto la quale sto lavorando (io ho una
relazione stress-cicli, quindi al posto di N posso mettere una sigma grazie alla legge di woehler).
Delle volte si fa ricorso ad un sigma di riferimento, che corrisponde ad una certa durata, quindi per il carico
q-esimo abbiamo la relazione (6), mentre per il carico di riferimento abbiamo la (5). Se uguaglio i valori di
C, posso ottenere che il numero di cicli a rottura sotto il carico q-esimo uguale al numero di cicli a rottura
del carico di riferimento * (sigmarif/sigmaa)^-1/k come la (8).

allora la 8 la piazzo nella (4.4), ed ottengo la Nf che pari alla (9.3).


Per complicare ancora le cose, su diverse pubblicazioni (abitudine che tramonta) si fa riferimento alla
tensione equivalente, in questo ambito la tensione equivalente quella tensione che agendo da sola mi
produce la rottura dopo gli stessi Nf cicli, da cui la (10).

238
Naturalmente la teoria di Miner, siccome fa uso di una curva di Woehler, quindi parte dal concetto che a tutte
le situazioni di carico la tensione media sia la stessa. Quando io ho dei cicli di lavoro reali questo non vero,
quindi il ciclo di carico a blocchi si presenter nel seguente modo come nella figura in slide 10 e in questi
casi, prima con Morrow o goodman mi riporto alla stessa tensione media e poi posso applicare il discorso di
prima.

239
Ho un materiale con queste costanti e come tensione di riferimento 10^7 da cui 100Mpa. Poi ho la storia di
carico a blocchi e ogni blocco fatto da tre livelli; il numero di cicli avanti rottura per un singolo gruppo me
lo ricavo da Woehler sapendo sigmaa. Allinterno di un blocco, io ho 16 cicli(h=16); calcolo i fattori di
partecipazione. Adesso abbiamo tutto. Cominciamo a considerare il primo blocco che sotto il carico 1
calcolo il danno D1, i doppi pedici stanno ad indicare che il primo pedice relativo al blocco mentre il
secondo relativo al carico. Infine calcolo Db (danno prodotto in un blocco) che la somma dei singoli
danni per ogni singolo gruppo. Poi calcolo nbf che dalla slide precendente so che linverso di Db, e quindi
ottengo 37000 blocchi circa. Quando la mia struttura cede, il carico 1 avr agito per n1f cicli, cio 10*nbf
cio 370000 volte. Poi calcolo anche per gli atri 2 tipi di carico.
Voglio ora vedere se vale Miner, facendo le somme dei cicli compiuti ottengo proprio 1!!!!
Il numero di cicli complessivi eseguiti dalla struttura Nf sar 599000 cicli. Mi diverto e trovo Nf con le altre
formule avente Nrif e comunque si trova tutto. Si trova anche con le tensioni di riferimento e posso
calcolarmi la tensione equivalente che uguale a 142,9 Mpa che metto nella relazione finale e mi trovo lo
stesso valore di Nf.

240
La legge di Miner molto utilizzata perch molto semplice, ma non esattamente vera, ma piuttosto
approssimata infatti nel campo della fatica la funzione di danno deve essere funzione del rapporto n/N ma
non abbiamo mica detto che deve essere proprio il rapporto, infatti dipender dal materiale, e altri fattori.
Fatto sta che se io ho per esempio se io ho cicli di carico semplice noi parliamo di low-high, high-low ecc.
supponiamo che io abbia fatto un nl cicli di carico a carico basso, poi lo porto a un carico alto, applico questa
relazione (la 1 che quella di Miner) e mi ricavo nh che il numero di cicli eseguito sotto il carico maggiore
prima che il provino si rompa. Se invece vado a fare una prova sperimentale, ebbene se ho fatto una
successione low-High allora la rottura interviene quando ho eseguito un numero di cicli sotto il carico
maggiore tale che la somma maggiore di 1 (relazione 2). Se invece faccio prima il carico alto e poi vado a
basso, allora il numero Nf sperimentale tale che questa somma minore di 1. Ci vuol dire che il ciclo a
basso livello produce un danneggiamento che minore di quello che Miner propone e il ciclo elevato da un
danno maggiore rispetto a quello che miner propone.

Ci perch la teoria di Miner Interaction-free cio non influenzata dal danno precedente ed stress-
independet cio non dipende dal livello di tensione.

Slide 13 low-high

241
Tutto ci si vede abbastanza bene con questo grafico che rappresenta le curve di Woehler in campo
bilogaritmico. Qui ho un carico l, ho fatto nl cicli e sono arrivato al punto nero nel grafico in alto. Ogni
punto appartenente alla retta parallela a quella di Woehler hanno lo stesso danno( una isodanno). Quindi a
questo punto vado sul carico SigmaH, il punto nero si sposta lungo lisodanno e secondo Miner si romper
dopo aver prodotto questo numero di cicli nH. In realt sperimentalmente questo non vero, infatti non si
rompe dopo nH cicli ma si rompe dopo nH+ns cicli. Ovviamente questo punto (fatto con la matita) non esiste
perch corrisponde ad un danno maggiore di 1 e quindi impossibile, ma posso dire (grafico in basso), che il
punto a matita si deve trovare sulla retta D=1, e poich il numero di cicli che io ho effettivamente prodotto
questo allora si sposta lestremo di sinistra. Per cui la curva di isodanno reale non quella che ho dato io con
la legge di Miner parallela alla curva di Woehler ma una retta convergente alla curva di Woehler verso il
basso.

Se io faccio prima il danno elevato e poi quello basso allora io mi trovo che arrivato al carico sigmaL dovrei
farmi nL cicli per arrivare a rottura, ma noto che sperimentalmente io non arrivo a farli perch lelemento si
rompe prima, cio si rompe qui (punto nero dove sta scritto impossibile). Ma allora sempre lestremo si
sinistra che si sposta e questa volta viene pi avanti, quindi ho di nuovo una curva isodanno che non
parallela a Woehler ma convergente sempre verso il basso alla curva di Woehler. Un carico inferiore
produce un danno inferiore rispetto a quello che prevede Miner. Ancor di pi dobbiamo dire che poich i
risultati sono diversi a seconda di come sia arrivato prima il carico allora Miner non vede la successione dei
carichi (interaction-free). Poi poich gli N grandi dipendono dalle sezioni allora non si pu dire che le
tensioni non interessano(stress-independent), infatti queste sono le critiche che si sono mosse al criterio di
Miner. Cio si dice che le approssimazioni prodotte da Miner esistono perch la sua teoria interaction free,
priva di interazione intendendo in questa maniera che non dipende dallesatta successione dei livelli di
242
carico, mentre lesperienza dice che dipende. Poi stress free ossia il danno indipendente dalla tensione
(cio non compare la in maniera esplicita nella tensione). La realt non nessuna di queste due ipotesi.

Anche se nella realt molto spesso si adotta Miner bisogna tener presente che lerrore pu essere anche uno a
due e quindi non di poco conto per cui bisogna introdurre delle diverse teorie.

[2h 24 min]

243
FINE LEZIONE 9

244

You might also like