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Ma quando arriva il Regno? L y C E U M
Quaderni Vicentini 3
Gli Americani di Parise:
A G O R lunico originale in Bertoliana
Dario Borso 113
Zonin e i suoi complici Verso il sistema elettorale
Tutti i vip colpevoli dellhorror proporzionale? Non arriveranno
Pino Dato 5 le cavallette
Due miliardi di euro Luigi Poletto 127
per 32 signori Il caso Dal Molin
Quaderni Vicentini 14 Giovanni Sala 138
Borgo Berga e il recupero fallito Ovidio, la poesia
Ciro Asproso 17 Augusto, il potere
Le nequizie che lUnesco Roberto Pellizzaro 146
rimprovera a Variati Ivan Della Mea
Ciro Asproso 22 ventanni dopo lultimo incontro
Pedemontana Veneta: i 90 Km Gianni Sartori 153
pi cari e assurdi del mondo Quella malattia che James
Pino Dato 25 Parkinson scopr 200 anni fa
Pedemontana Veneta: le obiezioni Sandro Dal Fior 164
della Corte dei Conti Che cos il marchio CE e in che
Quaderni Vicentini 32 termini attesta la qualit
Di nuovo Goldin a Vicenza Francesca Sanson 172
Basilica sotto sequestro per 6 mesi
Pino Dato 47
Goldinfinger e la Basilica R A D I C I
del Palladio La strage di Kos: italiani trucidati
Tomaso Montanari 54 senza giustizia n memoria
Il caso Treviso: lo sfruttamento Sonia Residori 183
del Museo di Santa Caterina Il diritto di Decima: liniqua
Lucio Panozzo 56 imposta agricolo-religiosa
Specchietto per allodole elettorali? Giordano Franchini 197
Giovanni Bertacche 77 Barbara Kistler e Andrea Wolf:
Gli enomi costi della Chiesa morire per il Kurdistan
cattolica Gianni Sartori 206
Lucio Panozzo 80
Il caso Ilaria Capua
Simone Dato 90 M N E M O S I N E
Scusi, sa dov la storica libreria
Do Rode? Working Title Film Festival
Quaderni Vicentini 93 Marina Resta 211
Vicenza in armi. Un mercato Anna Netrebko:
bellicista nella nuova Fiera Lultima Traviata
Daniele Bernardini 95 Alberto Milesi 216
Perch un nuovo inutile ospedale Giovanni Bellini: il pittore
a Montecchio Maggiore? del pappagallo
Carmelo Rigobello 102 Filippo Mario Fasulo 224
Due capolavori: smantellato La pala di Castelfranco
lasilo, degradato il convento del grande Giorgione
Quaderni Vicentini 108 Giangiacomo Gabin 230
My old heart di Rino Gentile
LA LETTERA Toto Cacciato 238
Freda, il libro della moglie
e le bombe vicentine TEATRO- Atto unico
(risponde Giorgio Marenghi) 110 Mansarda con gelsomini e belve
Toto Cacciato 241
Quaderni Vicentini
2 Rivista bimestrale 1/2017. Numero di Gennaio Febbraio 2017
Registrazione del Tribunale di Vicenza n. 2154/13 del 9 settembre 2013
Stampa: ATENA NET - Grisignano (Vicenza).
Numero uscite per anno: 6 (sei).
Scadenze: 20 marzo (gennaio/febbraio), 20 maggio (marzo/aprile),
20 luglio (maggio/giugno), 20 settembre (luglio/agosto), 20 novembre
(settembre/ottobre), 20 gennaio (novembre/dicembre).
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Editore: Dedalus Libri, contr Vittorio Veneto, 13 - 36100 Vicenza.
Direttore Responsabile: Pino Dato
Vice Direttore: Lucio Panozzo
Comitato tecnico-scientifico: Ciro ASPROSO, Daniele BERNARDINI,
Giovanni BERTACCHE, Adriano CANCELLARI, Carmelo CONTI,
Emilio FRANZINA, Giangiacomo GABIN, Roberto PELLIZZARO,
Fulvio REBESANI
Autori e Collaboratori
Franca ARDI Giovanni BALDISSEROTTO Elena BARBIERI Federico BAUCE
Sara BELPINATI Giuseppe BERNARDINI Giuseppe BERTONCIN Dario
BORSO Valentina BOSCAGLIA Vittorio CABE Toto CACCIATO Renato
CAMURRI Gianfranco CANDIOLLO Keti CANDOTTI Beppe CAROLLO
Carmine CARRISI Fiorenza CONTI Pino CONTIN Federica COSTA Sonia
DADAM Sandro DAL FIOR Franco DALLA POZZA Simone DATO Stefano
DATO Giuseppe DELIA Simona DE SIMONI Valentina DOVIGO Stefano
FERRIO Mario FIORIN Giordano FRANCHINI Rino GENTILE Claudio
GIRARDI Elisa LO MONACO Antonio MANCINI Giorgio MARENGHI Paolo
MARINELLO Alberto MILESI Mario MIRRI Tomaso MONTANARI Matteo
NICOLIN P. Sergio M. PACHERA Gianni PADRIN Gaetano PALERMO
Virgilio PANOZZO Mario PAVAN Luigi POLETTO Carla PONCINA Giu-
seppe PUPILLO Roberto RECH Sonia RESIDORI Marina RESTA Carmelo
RIGOBELLO Claudio RIGON Giovanni SALA Sereno SALION Francesca
SANSON Gianni SARTORI Amanda SEPE Maria A. SERRA Giorgio SPIL-
LER P. Giorgio M. VASINA Gualtiero VECELLIO Antonio VIGO Andrea
Progetto grafico: Dedalus Libri
Fotografie: Dedalus
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eccezionale adepto. Come Luca, appunto, che un bel giorno and in Giudea
e, secondo una ricostruzione testuale, avrebbe incontrato la madre di Ges,
ormai molto anziana, intorno allanno 50.
Ma di episodi comparativi interessanti sia per chi ha i favori della fede,
sia per chi non li ha o non li ha pi il libro pieno. Ma perch cito questo
testo di Carrre oggi, qualche giorno dopo la Pasqua del 2017?
C
PINO DATO
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della banca vicentina
8
Tuttavia, chi era gi ab origine tecnicamente carente ed era l solo perch
aveva un bel cognome, non ugualmente giustificato. Le sue responsabilit,
come consigliere della banca e del dux, sono identiche a chi conosceva la
ragioneria, la tecnica bancaria, la Bce, il diritto tributario e quello civile. E
la societ, i soci, i cittadini, danneggiati, hanno diritto a chiedergli conto. A
metterlo con le spalle al muro. A esercitare nei suoi confronti unazione di
responsabilit. E, di conseguenza, a chiedergli i danni.
Per i sindaci il problema del dubbio non si pone. I sindaci, per legge, devono
sapere. Non possono accampare scuse di sorta. Non solo: devono controllare
che gli amministratori facciano i bravi ragazzi. Devono controllare che la
cassa corrisponda a quella che sta scritta sui libri. Devono essere compe-
tenti. Noi di Quaderni Vicentini lo abbiamo scritto subito dopo quel 22
settembre 2015 e dopo che Zonin ha dovuto lasciare la nave in naufragio
come un qualsiasi Schettino. I sindaci, ci siamo pi volte chiesti, doverano?
Non avevano il dovere di controllare le procedure di aumento di capitale?
Le famose baciate? E per i fidi elargiti generosamente a questo e quello, e
senza garanzie, non avevano obiezioni? Non sapevano perch erano idioti
scolaretti che stanno nellultimo banco a fare gli asini, o erano obbligati a
informarsi per sapere?
La loro responsabilit pari a quella degli amministratori, se non moral-
mente superiore.
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capo della Procura
vicentina
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cato i tempi lunghi della sua azione inquirente e accusatoria. Ora ha davanti
agli occhi un dossier, di parte la stessa banca, gli attuali amministratori
ma ricco di dati, di rilievi e di episodi. Con date, cifre, comportamenti,
documenti a supporto.
Da questa massa di dati pu ricavare elementi di carattere penale a iosa. I
dati gli arrivano da chi ha competenza. Di parte, ma competenza. Cosa c
di meglio per avviare finalmente unoperazione di giustizia che, al di l degli
effetti pratici (non proprio ottimistici per il recupero del danno) potrebbe
offrire alla citt di Vicenza un po di respiro etico?
La citt, colpita al cuore da una vicenda fallimentare che nasce lontano,
oggi una citt senza risorse, senza appigli autorevoli, e sta vivendo, per la
rilevante perdita di miliardi di euro di risparmi subita, una fase depressiva.
Prima, ai tempi dello Zonin in gran spolvero, aveva il petto in fuori (forse
troppo). I vicentini brava gente sono stati derubati. Sono pi poveri. A parte
laspetto economico, oggi non sanno che fare. Una tornata di vera giustizia
ridarebbe loro almeno un po di aria da respirare.
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Lincredibile pastrocchio dellhotel di Cortina
Le macerie continuano.
Gli esempi si moltiplicano. Parliamo solo di qualche esemplare di decine,
centinai di fatti simili o uguali. Il castello delle accuse impressionan-
te. Aveva ragione Alessandro Penati: horror la parola giusta.
Prendiamo i fratelli Ravazzolo di Torri di Quartesolo, titolari della Cofrav
spa, unazienda di confezioni. Sono stati affidati da Zonin e compagni per
100 milioni di euro, utilizzati per unottantina di milioni per comprare
azioni BpV. Garanzie? Pochissime, largamente inferiori al fido. Ma prima di
arrivare alla fine, stiamo al principio. La Cofrav ha un fatturato che sta
fra i 6 e i 10 milioni di euro. Come pu una banca dare a questo soggetto un
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fido per 100 milioni? Se lo fa, compie evidentemente un illecito amministra-
tivo. Va contro la legge bancaria ma anche contro letica pubblica e privata.
I soci semplici, quelli che vanno dal ragioniere al primo piano, proprietari
delle azioni della banca, non sono danneggiati da una simile dissennatezza?
Ancora: risultano prestiti, per baciate e non solo, a Zeta srl di Giuseppe Zi-
gliotto, presidente di Confindustria Vicenza e consigliere di amministrazione
della banca. Un evidente conflitto di interessi. Poi Zigliotto stato liquidato
per le azioni BpV, in dispregio alla precedenza di altri soci che chiedevano
il rimborso: a parte la scorrettezza delloperazione non c un altro evidente
conflitto di interessi?
Ancora. Risultano prestiti concessi alle societ di famiglia di Gianni Zonin:
alla Masseria Altamura, allActa, alla Mobiliare Montebello, alla
Rocca Montemassi. Profili di rischio alto o molto alto. Qui non c solo
un evidente conflitto di interessi (pu un presidente di banca dare fidi a
propri soggetti privati? Non pu). Di fronte a questo tipo di accuse cosa dir
lavvocato Ambrosetti? Speriamo di sentirlo presto, perch a babbo morto
non lo sentir pi nessuno.
Non parliamo poi del cognato di Zonin, lottimo Gianfranco Pavan:
riuscito a liquidare nel 2015 le sue azioni (ma la richiesta risaliva al 2014
ha detto addolorato); non solo, era presidente di una delle societ pi im-
portanti del gruppo BpV (se non ricordo male, forse era lImmobiliare
Stampa), una societ che ha operato anche a nome della casa madre (vedi
Cortina) e che ha, fra i suoi graziosi adepti, altri commercialisti, altri vip
(sindaci e quantaltro), ed ha ricevuto anche finanziamenti per la Castello
del Poggio, impresa di propriet. Familismo esasperato o no? E la banca,
intanto, crolla.
I fondi lussemburghesi
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(dal 2003 al 2010) Nosiglia
CIRO ASPROSO
A tal scopo vengono previsti degli incentivi (premi di edificabilit e/o destina-
zioni duso pi remunerative) che incoraggino i Privati ad investire nellarea
oggetto di trasformazione, in modo tale che costoro ne traggano un beneficio
economico detto anche plus-valore. Questo, verr in parte restituito grazie
alla realizzazione di opere pubbliche a beneficio della collettivit.
Loperazione Borgo Berga rientra a pieno titolo nel novero di tali strumenti
urbanistici e pi specificamente nel varo della L.R. del Veneto 23/99, che
istituisce i Programmi Integrati di Riqualificazione Urbanistica Edilizia
ed Ambientale (PIRUEA). Tant che nel marzo 2003 la Giunta Hllweck
sottoscrise con FIN.VI (proprietaria dellarea) il Protocollo dIntesa per la
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Volumi e altezze da + 40
(un bel regalo ai privati di due piani di fabbricato)
In tutti e due i casi il vulnus nella Delibera approvata dal Consiglio co-
munale e come sostengono i consulenti della difesa non sar facile dimostrare
la lottizzazione abusiva. Infatti qui non si tratta di un Piano di Lottizzazione
in area verde, bens del Programma di Recupero di unarea dismessa.
Tanto per intenderci, in quegli stessi anni Comuni ben pi grandi del nostro,
come Padova, o anche pi piccoli, come Altavilla (pure a guida centrodestra),
si preoccuparono per tempo di definire in maniera chiara e trasparente i
criteri perequativi da attribuire alla contrattazione urbanistica, utilizzando
le risorse ricavate per realizzare opere dinteresse collettivo.
Vedo di spiegarmi con un esempio:
Se il Comune, attraverso un Protocollo dIntesa col Privato, concede per
22 EGREGIO VARIATI
LEGGA CHE BELLE NEQUIZIE
LE RIMPROVERA LUNESCO
PER BORGO BERGA
1. Il Comune di Vicenza non ha tenuto conto che linsediamento li-
mitrofo alla core zone e alla buffer zone e che dista 500 metri
dalla Rotonda del Palladio;
I due sindaci felici e contenti inaugurano insieme il nuovo tribunale, loro comune
delitto di lesa vicentinit
Area commerciale?
Prendetene pure quanta volete
Un altro aspetto che solitamente non viene mai considerato, che allepoca
del dibattito sul PIRUEA le Associazioni di categoria del settore commercio
assunsero una posizione nettamente contraria. Infatti, con i suoi 12 mila
mq di superficie utile commerciale Borgo Berga sopravanza ampiamente
la superficie di vendita dellAuchan e configura larea come un nuovo e
impattante polo mercantile. Tale scelta non ha mai trovato la condivisione
degli operatori economici, non mai stata oggetto di un pubblico dibattito,
n stata inserita in un qualche Piano di programmazione urbanistica. Fu
semplicemente calata dallalto.
Un Programma di recupero attuato senza dialogo con la citt pressoch
impossibile che riesca nel suo intento.
Lerrore di Hllweck aggravato da Variati
Q
PINO DATO
Su queste basi le uniche parole serie e certe sono venute dalla Corte
dei Conti, che ha avuto tutto il tempo di valutare lo stato dellarte,
ovvero lultima convenzione, valutarne gli aspetti finanziari, gli iter
proposti, e soprattutto i conti attendibili e reali.
Il nocciolo della questione, quello che avrebbe fatto saltare il banco,
sarebbe da individuare nella drastica modifica del traffico atteso
negli anni successivi al primo utilizzo (dal 2020 se tutto va bene, ma
lecito dubitarne).
I pedaggi che avrebbero dovuto essere incassati tutti dal privato (la
SIS) sono stati rivisti al ribasso. Mentre secondo il primo calcolo
avrebbero dovuto essere 18 miliardi in 36 anni di concessione, se-
condo un calcolo successivo, diventavano poco pi di 12.
Bene, allora si cambia convenzione. Mentre prima la Regione avrebbe
garantito alla SIS la differenza fra i pedaggi reali e quelli attesi, con
il cambio saltano le garanzie ma la regione paga un canone annuo 31
che, moltiplicato per gli anni della concessione fa circa 12 miliardi
di euro. Fissi.
Dunque, rispetto ai calcoli iniziali la SIS disposta a rinunciare a
pi di 6 miliardi di euro, pur di essere certa di averne dodici. E la
Regione Veneto? La Regione, ovvero Zaia, convinta di incassarne,
secondo gli ultimi calcoli, 13. Sottratti i 12 di canone fisso a SIS fa un
miliardo di utile in 36 anni. Che ri-bellezza!
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e delle opere compensative richieste dagli enti locali. Inoltre, parte della viabilit di
raccordo con lopera non inclusa nel costo e a ci dovr provvedersi con ulteriori
fondi pubblici.
La convenzione presenta condizioni di notevole convenienza per il concessionario,
ricadendo molti rischi sul concedente; incombe, pertanto, lalea di un potenziale debito
sulla regione, dal momento che il rischio di mercato risulta sbilanciato a sfavore della
parte pubblica.
Costante risultato, nel tempo, laumento del contributo pubblico. Peraltro,
nonostante le assicurazioni, il perfezionamento dei finanziamenti di parte privata non
si ancora realizzato, con la conseguenza che lavanzamento dei lavori, finora, stato
reso possibile soprattutto attraverso il contributo pubblico, in contraddizione con le
finalit del ricorso al partenariato pubblico-privato.
Modesta risulta lattivit di controllo e di monitoraggio dellopera, anche a causa
della direzione dei lavori affidata, per disposizione legislativa, allesecutore stesso.
Il collaudo stato affidato allesterno della stazione appaltante ed intuitu
personae. Il pagamento dei collaudatori a carico del concessionario contrario al
principio del buon andamento amministrativo, dal momento che la loro posizione
quali contraddittori dellesecutore non tollera condizionamenti.
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Pedemontana - Estratti dalle obiezioni della Corte
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glio, mentre il nuovo sistema delle esenzioni per il traffico residente locale divenne pi
restrittivo rispetto alla primitiva formulazione.
Nel nuovo piano economico-finanziario, linvestimento a carico del concessionario -
che, nel piano del 2007, era di 1.609 milioni, di cui 365 di capitale proprio ed il resto
reperibile con due finanziamenti a medio-lungo termine - prevede un aumento a
500 milioni del capitale, la soppressione del debito junior ed una ristrutturazione di
quello senior, con oneri finanziari capitalizzati aumentati, a causa dellincremento del
valore, della minore durata del debito e dellincremento del costo del finanziamento,
da 259.570.000 a 354.243.000 euro. Secondo il commissario, lincremento degli oneri
capitalizzati pi consistente rispetto allaumento del valore delle opere, in quanto i
tassi di interessi bancari complessivi (cio comprensivi di spread) sono aumentati dal
2007 al 2013, a seguito della crisi economica iniziata nel 2009.
Non risulta prevista alcuna copertura del rischio finanziario.
Lonere di costruzione, al netto di Iva, da 1.828.824.000 arrivato a 2.258.000.000
di euro, con un incremento del 23,47 per cento, mentre la quota di capitale privato
- mezzi del concessionario, finanziamenti e finanziamento Iva - da 1.901.006.000 a
2.280.133.000 euro, con un aumento del 19,94 per cento.
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La struttura commissariale () si avvale, in tale continua, complessa ed articolata
attivit, della collaborazione dei due consulenti () e del Comitato tecnico scientifico.
Tuttavia, dai verbali di accertamento, ad eccezione di quello del 10 febbraio 2015, non
risultano formulate osservazioni, se non che le opere realizzate, ad una analisi visiva,
sembrano coerenti con quanto indicato nel s.a.l.
Dai contratti di affidamento della direzione lavori, si rilevata una disparit nei
compensi. Nel corso dellistruttoria, sono stati individuati due contratti stipulati qua-
si contemporaneamente, che hanno duplicato alcune figure, quali quelle di direttore
operativo ed ispettore di cantiere.
2. Le carenza nella rendicontazione
Linoltro dei rendiconti della contabilit speciale al Ministero delleconomia e delle
finanze avvenuto solo dopo linizio dellattivit istruttoria della Corte dei conti, senza
che, per linadempimento, il ministero controllore abbia mai sollecitato il commissario.
La Ragioneria territoriale dello Stato di Venezia segnala, peraltro, irregolarit. Bench
il commissario affermi non essere pervenuta alcuna comunicazione in tal senso da
parte della Ragioneria territoriale di Venezia, questultima riferisce, al contrario, di
aver richiesto chiarimenti il 4 settembre 2015, di non avere avuto ancora risposta e di
aver, pertanto, sollecitato il commissario.
3. I controlli della regione
Per le attivit di verifica e di controllo di sua pertinenza, la regione procede, nella fase
di liquidazione ed erogazione degli acconti in corso dopera, alle verifiche previste dalla
legge, esaminando la documentazione posta a fondamento dellemissione del certificato
di pagamento. Tali verifiche vengono effettuate, anche a campione, sulla contabilit tra
lemissione di uno stato di avanzamento lavori ed il successivo.
4. Lassenza di monitoraggio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti
La Struttura tecnica di missione presso il Ministero delle infrastrutture ha segnalato di
non essere mai stata destinataria di alcuna relazione periodica da parte del commissario.
5. Il monitoraggio ambientale
Le attivit di monitoraggio ambientale sono a carico del concessionario, che, peraltro,
remunera lente regionale che le pone in essere.
Pedemontana - Estratti dalle obiezioni della Corte
Il collaudo stato affidato allesterno della stazione appaltante. La scelta si discosta dal
canone di buona amministrazione per cui laggiudicatore nomina i collaudatori
scegliendoli allinterno delle proprie strutture. In termini di efficienza, efficacia ed
economicit, non pu non sottolinearsi che sarebbe stato auspicabile lintervento del
concedente nella delicata fase della presa in carico dellopera. N, a compensare tale
svuotamento di ruolo e di funzione, pu bastare il coordinamento e lalta sorveglianza
sugli interventi.
Gli incarichi di collaudo, formalizzati a partire dal 2013, sono stati affidati senza alcuna
forma di pubblicit, seppur remunerati in base alla tariffa professionale, a dipendenti
di altre amministrazioni aggiudicatrici.
Lonere finanziario definito applicando le tariffe degli ingegneri e degli architetti. Lim-
porto determinato sullo stato finale dei lavori, al lordo di eventuali ribassi e maggiorato
dellimporto delle riserve dellappaltatore diverse da quelle iscritte a titolo risarcitorio.
Allatto della nomina, in maniera non trasparente, lammontare del compenso non
viene stabilito, ma demandato al concessionario. Secondo il commissario, gli atti di
nomina delle commissioni di collaudo tecnico-amministrativo non demandano alla
discrezionalit del concessionario lammontare del compenso, ma fanno salve le dispo-
sizioni in materia (), sia a livello nazionale che regionale, che, ovviamente, restano
applicabili. Nondimeno, per la determinazione dellemolumento per il collaudo statico,
si fa riferimento ad una trattativa privata fra il concessionario-contraente generale e
il singolo professionista.
Gli emolumenti da corrispondere ai collaudatori sono integralmente posti a carico del
concessionario. Su tale prassi, la Corte dei conti ha espresso una severa critica.
Laffidamento di pi collaudi alle stesse persone si pone in violazione del principio della
rotazione, normativamente previsto.
Nella tabella seguente (tab. n. 8), sono riportati i contratti finora stipulati per il collaudo
statico, con il loro onere economico.
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originariamente previsto in ulteriori tre trimestri, si sono, invece, protratti per un pe-
riodo maggiore e, cio, sino al dicembre 2013, principalmente a causa della necessit di
recepire le prescrizioni dettate con il decreto di approvazione del progetto definitivo, che,
in due casi, ha comportato la necessit di attivazione di nuove procedure di valutazione
di impatto ambientale (lotto 2B e 3F). Si resa, pertanto, necessaria la redazione di
progetti definitivi aggiornati e relativi studi di impatto ambientale, cui seguita la fase
di pubblicazione, istruttoria ed approvazione, previo parere della Commissione Via del
Ministero dellambiente e della tutela del territorio e del mare; tale articolata procedura
di approvazione si complessivamente protratta per un periodo di circa ventun mesi
ed ha consentito, quindi, il perfezionamento della progettazione esecutiva solo alla fine
del 2013. Il tempo previsto per lesecuzione complessiva dei lavori , invece, rimasto
inalterato, essendo solamente traslato a causa del citato scostamento nellapprovazione
della progettazione esecutiva.
Al 12 dicembre 2015, la percentuale di avanzamento risulta del 16,41 per cento per i
lavori e del 16,65 per cento per limporto complessivo delle attivit.
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aggiuntivo alla convenzione, sono, tuttavia, stati inseriti specifici allegati per meglio
disciplinare i livelli di qualit della gestione dellopera e le procedure per leventuale
applicazione di sanzioni e penali da parte del concedente, in caso di mancato rispetto,
da parte del concessionario, dei propri obblighi, compresi quelli nella fase di esercizio.
Tali procedure prevedono, nel periodo di esercizio dellopera, lapplicazione di sanzioni
e penali ed, in caso di grave e reiterato inadempimento da parte del concessionario,
giungono a prevedere persino la sospensione o la decadenza della concessione.
d) Il piano economico-finanziario si discosta parzialmente dalle prescrizioni richieste
dalla delibera Cipe 27 maggio 2004, n. 11, con la quale fu approvato lo schema di piano,
ai sensi dellart. 4, c. 140, della l. n. 350/2003.
44
adottate (direttiva 2004/52/Ce e 2009/750/Ce), che prevedono lelevata automazione
nelle procedure di riscossione dei pedaggi e di effettuazione delle transazioni. In par-
ticolare, per ogni progetto esecutivo relativo alle singole tratte, il progettista ha fornito
una specifica dichiarazione con la quale dichiara che il sistema di esazione proposto
conforme alla direttiva europea 2004/52/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio del
29 aprile 2002 in materia di telepedaggio stradale nella comunit. Si segnala, tuttavia,
che tale direttiva non ha ancora trovato piena attuazione a livello comunitario. In ogni
caso, ove tecnicamente e funzionalmente possibile, si cercato, in sede di progettazione
esecutiva, di contenere, per quanto possibile, loccupazione complessiva delle opere.
f) Nellaudizione del comandante regionale del Veneto del Corpo forestale dello Stato
del 28 ottobre 2014 presso la Commissione parlamentare dinchiesta sulle attivit illecite
connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad essi correlati, lo stesso paventa una
forte preoccupazione per le implicazioni dellopera, prevedendosi una movimentazione
di milioni di metri cubi che passano, lambiscono, attraversano un territorio molto indu-
strializzato, quindi, per sua stessa natura, produttore di rifiuti. () Non ritengo che i
sistemi attuali di controllo siano sufficienti. () Credo che, a fianco di grandi cantieri,
come () la Pedemontana, debba essere istituito un organo controllore a parte speciale
() che si occupi, specificatamente, di questo. Vedo gli organi ordinari poco efficaci.
Tali preoccupazioni non sono condivise dal commissario delegato. Infatti, nellambito
delle attivit di monitoraggio ambientale e di controllo (audit) delle attivit poste in
essere dal concessionario, un ruolo fondamentale sostenuto dallArpav, organo istitu-
zionalmente deputato ad attivit di verifica e controllo in materia ambientale e profondo
conoscitore dellambiente e del territorio attraversato. Arpav svolge, infatti, su incarico
del concessionario, attivit di audit per lintera estensione dellopera e per lintero
periodo di realizzazione della stessa, oltre, ovviamente, a svolgere, autonomamente, la
propria funzione istituzionale di controllo. Si precisa, inoltre, che il concessionario ha
nominato, ai sensi di quanto previsto dalle linee guida per il progetto di monitoraggio
ambientale delle opere di cui alla legge obiettivo redatte dalla Commissione speciale di
valutazione dimpatto ambientale del Ministero dellambiente e della tutela del terri-
torio e del mare, il responsabile ambientale per lintera opera () e che, nel bilancio
complessivo dei volumi di sterro e riporto di materiale, vi un notevole esubero di
materiale proveniente dagli scavi, dellordine di alcuni milioni di metri cubi, del tutto
idoneo alla realizzazione di rilevati e sottofondi stradali, per cui appare poco verosimile
si debba ricorrere a materiale con provenienza esterna al cantiere della superstrada. In
ogni caso, si confida nelle attivit di controllo da parte di tutte le autorit preposte, fra
cui lo stesso Corpo forestale dello Stato, assicurando, sin dora, da parte di questufficio,
la massima attenzione e collaborazione.
Peculiarit sullaffidamento dei lavori
Come gi accennato, costituita la societ di progetto Superstrada Pedemontana veneta
s.r.l. - subentrante nella convenzione allassociazione temporanea di imprese con man-
dataria il consorzio Sis - i lavori sono stati riaffidati allo stesso consorzio, in qualit
di contraente generale, con contratto del 7 marzo 2011, integrato il 19 dicembre 2013.
Singolare risulta linterscambio degli stessi soggetti come sottoscrittori per luno o per
laltro ente. Secondo il commissario delegato, i soggetti indicati dispongono dei neces-
sari poteri di firma per intervenire quali rappresentanti legali nella sottoscrizione degli
atti. () Daltra parte, la circostanza che i medesimi soggetti possano essere investiti
di poteri di rappresentanza sia della Superstrada Pedemontana veneta che del socio
affidatario conseguenza diretta della previsione di cui allart. 156 del codice contratti.
La societ di progetto ha affidato, peraltro, un numero rilevante di subappalti (all. n. 7),
per i quali sono state seguite le procedure previste dal protocollo di legalit sottoscritto
con le Prefetture di Vicenza e Treviso il 23 luglio 2010.
Pedemontana - Estratti dalle obiezioni della Corte
b) Sul commissariamento
Il commissariamento ha permesso la deroga alla legislazione vigente, inclusa la legge
obiettivo, che gi rappresenta una modalit eccezionale e semplificata di realizzazione
delle opere, trasformando listituto in mezzo ordinario di soluzione dei problemi or-
ganizzativi dellapparato amministrativo, nella convinzione del legislatore e dellam-
ministrazione che solo attraverso misure straordinarie e ricorrendo alla deroga delle
norme si possano garantire lefficienza e lefficacia degli interventi. La deroga reiterata
e pluriennale alle ordinarie competenze - derivata dalla presunta inefficienza delle
amministrazioni - tanto pi singolare in quanto il commissariamento stato solleci-
tato dalla Regione Veneto, esautorata nelle sue funzioni amministrative e di gestione.
Peraltro, tale surrogazione solo apparente, dal momento che la scelta del commissario
caduta su un funzionario della stessa regione.
Le procedure durgenza e le conseguenti modalit operative hanno prodotto una serie di
ricorsi giurisdizionali, con un appesantimento delle attivit, cosicch la via giudiziaria si
trasformata in una sede per manifestare le preoccupazioni delle popolazioni rappresentate
dagli enti e dalle istituzioni locali, che hanno, poi, accettato, compensazioni da cui sono
derivati ulteriori incrementi nel costo dellopera. E mancato un confronto fra i soggetti
coinvolti su un progetto ben definito che delineasse, in modo compiuto, anche la viabilit di
raccordo. La struttura commissariale presenta costi rilevanti che si aggiungono a quelli degli
organi ordinariamente preposti alle attivit ad essa delegate. Peraltro, a causa dei vasti poteri
attribuitile ed alla sua non adeguata composizione, stato necessario il ricorso a consulenze
esterne. I controlli dei ministeri competenti e della regione sono risultati carenti.
c) Sulla progettazione
Il progetto dellopera risultato carente, tanto da essere oggetto di continue rielabo-
razioni gi immediatamente dopo lapprovazione del preliminare da parte del Cipe.
46
Il commissario riconosce loriginaria debolezza progettuale, dal momento che le nu-
merose richieste dei comuni accolte dallo stesso hanno comportato un significativo
miglioramento in termini di inserimento dellopera nel contesto territoriale, ambientale
e paesaggistico dellarea pedemontana veneta. Anche alcuni enti locali hanno conte-
stato lo scarso approfondimento tecnico del progetto. Talune rimodulazioni - che hanno
comportato, fra laltro, due nuove procedure di valutazione di impatto ambientale - si
sarebbero potute evitare con una previa, pi puntuale e rigorosa attivit progettuale.
Appare incerta la sostenibilit finanziaria dellopera, viste le previsioni ottimistiche sui
volumi di traffico ed il conseguente rischio che gli insufficienti flussi di cassa generati
possano produrre ulteriori esborsi pubblici; alla perdita di strade a libera circolazione si
potrebbe, pertanto, aggiungere un ulteriore onere collettivo, attraverso la socializzazione
delle eventuali perdite.
d) Sui costi
Il costo di realizzazione, nel corso degli anni, cresciuto notevolmente. Nello studio di
fattibilit del 2003 - seppur con riferimento ad una soluzione progettuale diversa, senza
oneri capitalizzati ed Iva - veniva valutato sotto il miliardo di euro; oggi ha superato,
con gli oneri capitalizzati, i 3 miliardi, anche a causa del necessario, continuo miglio-
ramento progettuale e delle opere compensative richieste dagli enti locali. Queste ultime
avrebbero dovuto essere preventivamente definite nella loro - seppure approssimativa
- entit in sede di progetto preliminare, ammettendo solo quelle generate direttamente
dallimpatto dellinfrastruttura sul territorio e destinate alla mitigazione dei suoi effetti
sullambiente e sulla collettivit interessate, con puntuale definizione dellonere econo-
mico. Parte della viabilit di raccordo con lopera non inclusa nel costo dellopera e a
ci dovr provvedersi con ulteriori fondi pubblici.
f) Sui controlli
Modesta risulta lattivit di controllo e di monitoraggio dellopera, anche a causa della
direzione dei lavori affidata, peraltro per disposizione legislativa, allesecutore stesso.
Ci imporrebbe, pertanto, una rigorosa attivit di vigilanza e di alta sorveglianza da
parte del commissario delegato. Va rilevata anche lassenza di attivit in tal senso
esercitate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Scarsi sono anche i controlli
del Ministero delleconomia e delle finanze sulla contabilit speciale.
Il collaudo stato affidato allesterno della stazione appaltante, intuitu personae ed
applicando la tariffa professionale a pubblici dipendenti; il pagamento dei collaudatori
a carico del concessionario contrario al principio del buon andamento amministra-
tivo, dal momento che la loro posizione quali contraddittori dellesecutore non tollera
condizionamenti.
DI NUOVO GOLDIN 47
LA BASILICA PALLADIANA
6 MESI SOTTO SEQUESTRO
PORTA IL VAN GOGH
DEI DISEGNI DI OTTERLO
Le chiamano mostre Blockbuster, ma ai sindaci tipo Variati
e ai vice sindaci tipo Bulgarini piacciono da morire. Sono
convinti (in buona fede?) che siano portatrici di cultura vera
e sono anche convinti (in buona fede?) che per la citt siano
un affare. Eppure Variati aveva detto che con le tre mostre
gi fatte era da considerare chiusa lera Goldin.
Promesse da sindaco? Ma la mostra una fotocopia
di unaltra mostra su Van Gogh. Fatta a Brescia, museo di
Santa Giulia, 9 anni fa. Cambia (in parte) il nome.
E senzaltro la giacca di Goldin alla presentazione
PINO DATO
48
sua mostra sugli impressionisti e che ne ha caratterizzato il ritorno nella
citt natia dopo anni di assenza (in seguito a polemiche feroci sempre sullo
stesso tema: la mostra goldiniana blockbuster e lui che con la sua Linea
dOmbra fa la parte del leone), il suo rapporto con le citt (oggi di nuovo
Vicenza, spesso Treviso, un tempo Brescia, che ultimamente lo ha respinto)
problematico e altalenante.
(...) In quella che sar la prima, ampia ed organica mostra mai dedicata in
Italia a questa parte dellattivit di Van Gogh, Goldin riunir tutti i periodi del
suo lavoro. Da quello iniziale nella regione mineraria del Borinage, a Bruxelles
e poi Etten, al fondamentale tempo trascorso allAia e poi brevemente nel Dren-
the fino al meraviglioso e copiosissimo periodo di Nuenen, dove il rapporto con
la pittura comincia a diventare pi intenso, fino a una scelta di alcuni fogli del
periodo francese. Ma soprattutto sul tempo olandese, insuperato per il disegno
nella sua autenticit e drammaticit, che lesposizione bresciana si concentra.
(...) Ottantacinque opere disegnate, oltre come detto a venti quadri, per dare
vita ad un affascinante diario dellanima che porter a conoscere, in una
dimensione affatto nuova, certo meno abusata, il grande piccolo uomo che il
27 luglio del 1890 decise di chiudere la sua esistenza con un colpo di pistola.
(...) La caratteristica della mostra sar che tutte le opere proverranno dal Krller-
Mller Museum di Otterlo, in Olanda. Il museo di Otterlo, unitamente al Van
Gogh Museum di Amsterdam, conserva una grande parte dellintera produzione
di Van Gogh, ed quindi occasione felicissima questa di Brescia. Ben si sa infatti
come il disegno non sia mai esposto in permanenza e occorra invece attendere le
rarissime occasioni legate alle mostre. Costituita soprattutto nei primi ventanni
del XX secolo da Helene Krller-Mller, la sua raccolta vangoghiana fu seconda
solo a quella appartenente ai discendenti di Vincent, e assomma circa duecento
disegni e circa cento dipinti. Nel 1938 venne aperto il museo a lei intitolato nel
grande parco nazionale olandese di Hoge Veluwe, a unora e mezza dalla capitale.
(in questo piccolo estratto, in corsivo parole lette anche in questi giorni per
presentare la mostra dellottobre vicentino 2017)
Il book, sempre a firma Marco
Goldin, della mostra al Museo Santa
51
Giulia di Brescia nel 2008
52
allo studio Gherardi, che sta predisponendo con me lallestimento, sfrut-
teremo la navata della Basilica prevedendo unandata e un ritorno. In un
semplice periodo, con sole due subordinate, ci stanno alcuni seri dubbi, che
mi sembra giusto trasferire ai due amministratori vicentini Variati e Bul-
garini, la grande coppia di questi anni di mostre. Ma c anche una certezza
ed nella principale dotata del verbo sfrutteremo. Che Goldin e Gherardi,
per i loro onesti e giusti obiettivi di espositori, sfrutteranno la navata della
Basilica non ci sono dubbi. Gli crediamo sulla parola. Ma che stiano attenti:
anche questo va detto loro. Stiano attenti. Dopo lunica certezza, il primo
dubbio: landata e il ritorno. Doppia corsia. Doppi cassoni. Che bellezza. Il
secondo dubbio nel soggetto sussidiario (Assieme allo studio Gherardi).
Chi pagher Gherardi? Goldin o Bulgarini? Goldin o i vicentini? Oggi non
si sa. Consiglio al ragioniere capo del Comune: se arriva in qualche ufficio
una fattura intestata a Gherardi, giratela a Goldin. Perch Variati ha detto
che lallestimento sar a suo carico. Terzo dubbio: le spese di allestimento
saranno a carico di Linea dOmbra. Ma il contratto precisa a carico di chi
saranno le strutture, cio i doppi cassoni andata e ritorno? In teoria, am-
mettiamolo: essendo struttura di lungo utilizzo (teorico) dovrebbero essere
a carico del comune. Basta che in occasione della prossima mostra di Goldin
non siano tolti, buttati al macero, e sostituiti con altri cassoni. Se sono a
perdere, devono essere pagati da Goldin. Se sono stabili, dal comune. Per
la cosa va precisata. Lo faranno prima del 7 ottobre? Questa la madre di
tutti i dubbi.
10. SEI MESI. Dare la basilica gratis per far vedere la stessa mostra a pi
visitatori possibile in modo che lunico proprietario dei biglietti, cio Gol-
din Marco, amministratore unico e socio unico di Linea dOmbra, ne possa
vendere il numero pi alto possibile, non solo unassurda indecenza, una
patente mancanza di rispetto nei confronti dei vicentini. Una mostra lunga
sei mesi non esiste in nessun museo al mondo.
53
gli sprovveduti ma logico
che venda la merce che ha
deciso di vendere.
nelle regole del gioco.
Ma quando dichiara di
ammirare Marco Goldin,
parole testuali (vedi GdV
del 19 marzo 2017) perch
con coraggio si accolla
il rischio di impresa il
sindaco ha letteralmente
superato se stesso.
Rischio dimpresa? Sei
mesi di biglietteria tutta sua? Nessun costo daffitto? Sponsor comunque
presenti. Sapete perch Variati ha detto questa enorme sciocchezza? Perch,
stavolta, non ci sono i milioni della Cariverona. Certo, quelli, quando cerano,
erano surplus gioioso allo stato puro.
Tutto questo incredibile. E la cosa pi incredibile di tutte che n Goldin,
n Variati, n Gian Marco Mancassola del Giornale di Vicenza in ben due pa-
gine di illustrazioni piene di rapimento estatico, abbiano detto onestamente
e chiaramente che questa, con qualche variante eccezionale (due filmini di 7
o 8 minuti?) la stessa mostra su Van Gogh fatta al Santa Giulia di Brescia
dal 18 ottobre 2008 al 25 gennaio 2009 dal titolo Van Gogh. Disegni e
dipinti. Capolavori dal Kroller-Muller Museum.
La mostra vicentina su Van Gogh cambia appena il titolo. Ci mette il
cielo e il grano. Ma la base della mostra sono gli 80 disegni di Van Gogh
presenti al Kroller-Muller Museum di Otterlo. Pi qualche dipinto. E allora
di che rapimento stiamo mai parlando?
dunque una mostra fotocopia. Gi vista. Gi descritta con le stesse paro-
le. Se andate a cercare su internet (ibs.it) troverete il catalogo con qualche
sconto della vecchia mostra sui disegni presenti a Otterlo di Van Gogh.
Autore Marco Goldin. Se non sbaglio, ho letto titoli dei molti giornali amici
di questo bravissimo commerciante di mostre di successo in cui si parlava
di segreti mai raccontati, di lettere mai viste. I segreti si sono gi scoperti
da tempo (neanche Brescia li aveva scoperti, ce nera stata unaltra di mo-
stra su Van Gogh, sempre a Brescia, sempre di Goldin, nel 2005). Anche l
cerano delle lettere.
La morale questa: bello rivedere Van Gogh. Ma non raccontateci frottole.
E soprattutto: se c stata unaltra mostra con gli stessi quadri, ditelo ai
visitatori, ai lettori, ai cittadini, ai clienti.
Ultima cosa, caro Variati, caro Bulgarini: tutto questo ambaradan, con la
cultura, non centra nulla.
Goldinfinger
54 e la Basilica Palladiana
TOMASO MONTANARI *
55
lapoteosi del marketing del capolavoro. Da gennaio la stessa accozzaglia
di opere sublimi si spost a Verona, ma con un altro imperdibile titolo:
Da Botticelli a Matisse.
Fin qui niente di particolare: notorio che Goldin (indimenticato produt-
tore de Gli Impressionisti e la neve, (la mostra che imprezios i Giochi
olimpici invernali di Torino) interpreta nel modo pi efficiente labuso
a ciclo continuo della storia dellarte che praticato anche in molti
altri luoghi (dalle Scuderie del Quirinale al Palazzo Reale di Milano). Quel
che invece davvero notevole la risposta che Goldin ha dato a coloro
che gli hanno mosso queste stesse critiche: Credo nelle emozioni, non
nella conoscenza per pochi sapienti. E ancora: Ho la convinzione che
le opere darte non debbano essere relegate alla sola fruizione elitaria
riservata ai sapienti.
Ecco lultima frontiera del tradimento della storia dellarte, ridotta
a strumento per opporre le emozioni alla conoscenza, e il popolo alllite.
la stessa retorica che usa Matteo Renzi quando difende dalle critiche
degli storici dellarte la bufala autopropagandistica della ricerca della
Battaglia di Anghiari dietro Vasari, o Silvano Vinceti quando dice di aver
trovato le ossa di Caravaggio o di Monna Lisa.
Questa retorica prevede che alle obiezioni scientifiche non si risponda
con argomenti razionali e verificabili, ma con lappello ad ineffabili e
incontrollabili emozioni.
Ed una retorica tre volte menzognera: mente una volta perch tenta
di ammantare di un anelito democratico il marketing della propria car-
riera politica o dei propri affari; mente una seconda volta, perch illude
di far godere dellarte senza nessuno sforzo di conoscenza; mente una
terza volta perch toglie ai cittadini lunico mezzo per costruire davvero
la democrazia: e cio la conoscenza, che si dipinge falsamente come in-
conciliabile con lemozione.
La storia dellarte una disciplina umanistica, cio utile a costruire quella
che i latini chiamavano humanitas: la vocazione di noi tutti a non vivere
come bruti, ma a seguire la conoscenza. Ma il Dio Mercato ha invece
bisogno di clienti, emozionati e ignoranti. Questo insanabile contrasto
oppone, per qualche mese, il senso ultimo della Basilica di Palladio a
quello del suo effimero contenuto.
56 IL CASO GOLDIN A TREVISO
IL SINDACO INNAMORATO
E LO SFRUTTAMENTO
DEL MUSEO DI S. CATERINA
UNA STORIA ESEMPLARE
La stella di Marco Goldin, mercante darte bravo a far
innamorare di s i sindaci (di destra e di sinistra), lieti di
costruire altrimenti inesistenti politiche culturali con la
grancassa mediatica delle Grandi Mostre, nata e si
fortemente sviluppata proprio a Treviso, la sua citt, partendo
dai generosi finanziamenti di Fondazione Cassamarca,
proprietaria della nota Casa dei Carraresi, per arrivare alle
affinit elettive con il sindaco Manildo, neo-fautore delle
Grandi Mostre. Ma a scapito, come raccontiamo in dettaglio
in questo servizio, della pi adeguata politica di conservazione
e sviluppo del patrimonio museale trevigiano a partire
dal delicato complesso di Santa Caterina
QUADERNI VICENTINI
I Musei di Treviso
58
getto di Studiomas Padova, con architetto Heinz Tesar -, che ha consentito
di riaprire il Museo il 29 ottobre 2015, con un allestimento completamente
rinnovato: il Bailo diventato il museo del tardo Ottocento e del Novecen-
to e il filo conduttore dellesposizione la nutrita collezione di opere dello
scultore Arturo Martini.
La riapertura al pubblico del Bailo stata salutata con entusiasmo dalla
cittadinanza - pur con una promozione quasi inesistente - e ha portato un
gran numero di visitatori nei primi mesi di attivit. Malgrado le ottime pre-
messe - la ricchezza e limportanza delle collezioni, la qualit del progetto di
recupero dello spazio e di riallestimento, lapprezzamento del pubblico - fin
da prima della riapertura sono emerse alcune criticit. Molto limitati, ad
esempio, sono gli ambienti destinanti ad alcune funzioni primarie per un
museo: non stata individuata una sala destinata a bookshop, se non un
generico espositore allingresso; non esiste unaula didattica e i laboratori
si svolgono in un ambiente polifunzionale, generalmente adibito a sala
conferenze; manca ancora, sebbene lo spazio sia stato predisposto, unarea
ristoro/caffetteria. Questi limiti sono dovuti anche al fatto che il recupero
ha riguardato solo il 60% della superficie dellex convento: rimane incerta
la sorte del rimanente 40%, per il cui completamento si sarebbe potuto ac-
cedere a un finanziamento regionale, poi richiesto per Santa Caterina. A pi
riprese, tra marzo e aprile 2016, lAmministrazione comunale ha annunciato
alla stampa lavvio di un crowdfunding per il Museo, di cui, per, non si
pi saputo nulla.
A un anno e mezzo dalla riapertura, il Bailo sembra sparito dallagenda
dellAmministrazione, oscurato dalla grande mostra sugli Impressionisti.
Dopo la chiusura del Museo Bailo nel 2003, le collezioni permanenti hanno
trovato una nuova sistemazione nel complesso di Santa Caterina, struttura
di origine trecentesca che comprende la Chiesa di Santa Caterina, il
convento e due chiostri, la cui destinazione a sede espositiva e museo fu
ipotizzata fin dalla riscoperta del corpus di affreschi tardogotici, svelati in
seguito al bombardamento alleato su Treviso dellaprile del 1944.
Al termine di una lunga serie di restauri - i cui progetti originali risalgono a
Carlo Scarpa, interrotti dalla morte in Giappone -, a partire dal 2003 Santa
Caterina ha progressivamente sostituito il Bailo come sede delle raccolte di
archeologia e arte: significativo stato il riallestimento, con finanziamento
statale, della collezione archeologica nel 2007.
Contestuale a uno degli interventi di recupero dello scorso decennio stata
la creazione ex novo di unampia sala sotterranea, la Sala Ipogea, di recente
intitolata allartista trevigiano Giovanni Barbisan e inaugurata nel 2006
per ospitare piccole mostre temporanee.
Nel corso degli anni anche la Pinacoteca ha occupato gli spazi dellex con-
vento, in particolare il lungo corridoio al primo piano, la cosiddetta manica
lunga, le sale attigue e larea delle ex Scuderie. Dopo la riapertura del
Bailo, il Museo di Santa Caterina comprende tre sezioni: larcheologica,
negli ambienti al piano terra e al piano interrato, la Chiesa con gli affreschi
staccati delle Storie di SantOrsola di Tommaso da Modena e la Pinacoteca,
con opere dal Trecento alla met dellOttocento tra cui vale la pena ricordare
almeno la Madonna con bambino di Giovanni Bellini, la Madonna con
60
bambino di Cima da Conegliano, il Ritratto di domenicano di Lorenzo
Lotto, il Ritratto di Sperone Speroni di Tiziano, il Ritratto di famiglia di
Hayez e unampia serie di opere di Paris Bordon, Jacopo Bassano e
Rosalba Carriera.
Ben prima della decisione di trasformare parte della struttura in sede per
grandi mostre temporanee, affidate a societ private, il Museo di Santa
Caterina presentava gravi carenze sia riguardo alle strutture - travi e tetti
- che allallestimento.
Se alcuni dei problemi sono stati affrontati nei recenti lavori - in particolare
la riparazione di tetti e travature -, altre questioni sono state completamente
trascurate. Vari ambienti delledificio conventuale presentano infiltrazioni
dacqua in condizioni di pioggia, come la Sala Ipogea, soggetta a infiltrazioni
anche dalla falda sottostante.
Mentre lallestimento della sezione archeologica stato seguito dalle So-
printendenze ai Beni Archeologici e ai Beni Architettonici, sulla base di un
progetto museologico e museografico, la Pinacoteca ha vissuto una storia
travagliata, segnata da continui spostamenti di opere e quindi da un piano
museologico approssimativo e da un allestimento improvvisato e vetusto: si
sono susseguite negli anni sistemazioni temporanee, spesso raffazzonate e
prive di logica, impoverite dalla mancanza di pannellistica e da un apparato
didascalico ridotto allosso.
Il complesso Ca da Noal - Ca Robegan - Casa Karwath, di origine
medioevale, acquisito dallAmministrazione comunale nel 1935, la terza
sede dei Musei Civici.
Adibita inizialmente a museo della Casa Trevigiana, Ca da Noal, a partire
dagli anni Settanta, ha ospitato importanti mostre darte, con allestimenti
progettati da Carlo Scarpa. Da alcuni anni chiusa in attesa di adeguamenti
per le normative di sicurezza. Gli ambienti di Ca Robegan - Casa Karwath,
restaurati nel 1995, sono sede di piccole esposizioni temporanee. Ricordiamo
che le collezioni dei Musei Civici di Treviso comprendono ricche e pregevoli
raccolte di arti applicate - in particolare ceramiche e stoffe -, conservate da anni
nei depositi, la cui naturale collocazione dovrebbe essere proprio Ca da Noal.
61
sito internet obsoleto e riporta scarne informazioni su opere e collezioni
permanenti; manca del tutto la promozione attraverso i social network, al
punto che non esiste una pagina facebook dei Musei Civici.
Malgrado siano edite molte opere sulle collezioni e sugli artisti pi rap-
presentativi dei Musei e risalga solo al 2015 la pubblicazione di due guide
tematiche, gli spazi destinati al bookshop sono residuali. pressoch assente
il merchandising di qualit - cartoline, poster, riproduzioni di opere, ecc. -,
sebbene i visitatori ne facciano richiesta.
62
architetto di fiducia di Goldin; ladeguamento impiantistico allingegnere
Carlo Chiodin.
A fronte dellimponente impegno di spesa, il Comune di Treviso a novembre
partecipa con il progetto di adeguamento di Santa Caterina, a un bando re-
gionale (Deliberazione Giunta Regionale del Veneto 2047) per interventi di
valorizzazione, conservazione e restauro di immobili sedi di musei, etc. che
prevede un contributo di 722.750 euro. Di fronte alle perplessit espresse
da molti sullammontare della cifra impegnata, 1.225.000 euro, e sul fatto
che il progetto di completamento del Bailo avrebbe invece avuto molte pi
chances di finanziamento, il sindaco Manildo rassicura pubblicamente sulla
certezza del finanziamento regionale: la maggior parte della somma investita
sarebbe rientrata senza gravare sulle casse del Comune. Questa scelta, come
vedremo, metter unipoteca sulle successive decisioni dellAmministrazione.
63
Il 6 febbraio 2015 il Comitato organizza unassemblea pubblica nella quale
viene dettagliatamente illustrato il progetto dellAmministrazione e sono
evidenziate le gravi e pericolose ricadute sul futuro del Museo. Allassemblea
sono presenti il sindaco, che difende strenuamente il progetto, alcuni asses-
sori, diversi consiglieri e lo stesso Goldin che mantiene uno stretto riserbo
e non interviene, nonostante venga chiamato esplicitamente in causa.
Nel frattempo Goldin, tramontati gli Impressionisti dal Museo di Detroit
per indisponibilit delle opere, a gennaio 2015 aveva annunciato il nuovo
ambizioso progetto: ottanta capolavori tra il 1500 e i primi del Novecento,
da una decina di musei, con il titolo molto impegnativo di Treviso e il
mondo, un progetto molto ampio e articolato che coinvolger ovvia-
mente Santa Caterina e anche il Bailo, dal 28 novembre 2015 all8 maggio
2016 (Il Gazzettino, 22/1/2015).
La penale di Goldin
64
La prosecuzione dei lavori: secondo progetto con variante
65
La mattina stessa del 5 settembre, alle ore 8.30, con delibera di Giunta
250 Mostre dArte a Santa Caterina, viene approvata la proposta di Linea
dOmbra. Il provvedimento non comporta, al momento, impegni di spesa
per il Comune.
Ma lasciamo la parola al Gazzettino del giorno dopo, il 6 settembre: Il
ritorno di Marco Goldin a Treviso, annunciato ieri tra lo stupore generale,
sta tutto qui. Dimenticate le polemiche, gli attriti e il clamoroso strappo di
marzo, quando ruppe con lamministrazione e rinunci allorganizzazione
di una mostra che sembrava ormai sul punto di decollare. La trattativa
questa volta ha avuto solo due protagonisti: il sindaco e Goldin. Che hanno
badato al sodo. Prima cosa: tutti i costi delloperazione sono a carico di
Linea dOmbra e dei suoi sponsor. - Pi che sponsor sono amici - dice Goldin
- Unicredit, Generali, Segafredo Zanetti, Pinarello. Ci tengo a sottolineare
che per queste mostre non ci sar un solo euro di finanziamento pubblico.
Anzi per luso di Santa Caterina pagheremo un affitto. Sono poi contento
di arrivare per secondo. Prima di noi, a inaugurare Santa Caterina, ci
sar Arthemisia e la sua mostra. Ovviamente so gi che a qualcuno la
nostra proposta non piacer. Ma ho schiere di nemici in tutto il mondo,
ci sono abituato -. Il Comune metter a disposizione Santa Caterina alle
stesse condizioni, e con gli stessi spazi, previsti per la mostra del prossimo
ottobre di Escher: - In pi useremo solo la sala ipogea. Lallestiremo noi e,
alla fine, regaleremo lallestimento al Comune.
Linea dOmbra si impegna quindi a corrispondere al Comune 20.000 euro
per luso degli spazi espositivi, oltre che a sostenere le spese per allestimento
Ipogea, pulizie, estensione dellorario del Museo e servizio di biglietteria.
Modalit di bigliettazione: 14 euro per la visita a tre mostre, 16 euro cumulativi
per tre mostre + Pinacoteca . Tutti incassati interamente da Linea dOm-
bra, non infatti previsto nessun ristorno a favore del Comune di Treviso.
L8 settembre 2015, data significativa, viene firmata la concessione di
alcuni spazi della sede museale di Santa Caterina per la realizzazione di
Mostre dArte, che prevede il lancio di tre Mostre, dal 29 ottobre 2016 al 17
aprile 2017: Storia dellImpressionismo, Tiziano, Rubens, Rembrandt,
Da Guttuso a Vedova a Schifano.
66
il primo piano per destinarlo a sede espositiva per le collezioni permanenti;
ad adibire a spazi espositivi per mostre temporanee il piano terra delle ex
Scuderie e la Sala Ipogea risanata; a rimuovere parte degli interventi nelle
sale del primo piano, prima della sistemazione a Pinacoteca civica: quindi
via le grate metalliche sulle finestre interne del chiostro, su alcune porte
della manica lunga e sulle facciate del complesso.
Il 19 aprile Linea dOmbra richiede ulteriori spazi espositivi per le mostre in
programma e si dichiara disponibile a sostenere le spese per ladeguamento.
Il 20 aprile 2016, con delibera di Giunta Comunale 92, vengono prontamente
accolte la richiesta di Linea dOmbra di ampliamento della concessione di
spazi espositivi e la sua offerta di eseguire i lavori di sistemazione degli spazi,
assumendo a proprio carico ogni onere connesso alla redazione del progetto
e allesecuzione dei lavori medesimi per un importo di euro 640.000.
Si approva cos il progetto di ampliamento degli spazi concessi alla grande
mostra a tutte le sale della Pinacoteca - sale 7, 16, 17, 18, 19, 20, 21 -, che
viene, di fatto, sfrattata.
Il 26 aprile finalmente cominciano i lavori nel Museo.
68
del 20 maggio 2012 con epicentro in Emilia. Inoltre, secondo quanto pat-
tuito con Linea dOmbra nel contratto di concessione degli spazi museali
per mostre, sono state ritinteggiate le sale espositive; forniti e installati
serramenti blindati e porte tagliafuoco; riparati limpianto di riscaldamento
e la centralina antincendio.
In vista del riallestimento della Pinacoteca a inizio 2018, viene costituita
nel mese di novembre una Commissione incaricata di elaborare il progetto
museologico - cio scegliere con precisi criteri artistici e culturali le opere
da esporre - per la riapertura al pubblico della Galleria Permanente
del Museo di Santa Caterina. Del gruppo di lavoro fanno parte Andrea
Bellieni, Enrica Cozzi, Eugenio Manzato, Sergio Marinelli, insieme al Con-
servatore dei Musei e al Dirigente Lippi.
Mentre con delibera del Consiglio Comunale 43-492 del 30 settembre 2016,
si era approvato linserimento nellElenco degli Incarichi di un professioni-
sta per lindividuazione di soluzioni museografiche per lesposizione delle
raccolte di arte antica (secc. XIII-XIX) nel complesso di Santa Caterina. Il
professionista dovr lavorare in stretta collaborazione con la commissione
per la Galleria Permanente del Museo e stendere il progetto museografico
per il riallestimento della Pinacoteca.
Riallestimento Pinacoteca e restauro Sala Ipogea saranno il quarto progetto
per Santa Caterina. Ma, mentre per il restauro dellIpogea stata gi stanziata
la somma di 1.200.000, per i costi di lavori e materiali darredo necessari al
riallestimento della Pinacoteca non sono ancora state fatte cifre.
Lintera vicenda fin qui riassunta rivela due problemi di fondo per Santa
Caterina. Il primo linadeguatezza di un edificio fragile dal punto di vista
architettonico, con stanze piccole e direttamente comunicanti, a ospitare
eventi che possano richiamare un alto numero di visitatori in tempi molto
ridotti. Ma il problema pi grave la trasformazione di una sede museale in
uno spazio promiscuo, in cui le esigenze dellesposizione temporanea met-
tono in secondo piano la visibilit e la fruibilit delle collezioni permanenti.
Gli interventi dellAmministrazione nel Museo di Santa Caterina, tra 2015 e
2016, hanno marcato un sostanziale cambio di destinazione duso di alcune
sale, tolte alle attivit ordinarie del Museo e destinate a un uso improprio.
Lex-Chiesa di Santa Caterina - corpo integrante del Museo -, che conserva
importanti cicli di affreschi tardogotici e ospita gli affreschi staccati delle
Storie di SantOrsola di Tommaso da Modena, stata adibita da tempo ad
auditorium, destinazione che, oltre a mettere in pericolo lincolumit di opere
tanto fragili e preziose, ha reso difficoltosa la visita del sito in occasione di
conferenze, dibattiti, incontri che spesso nulla hanno a che fare con lambito
culturale del Museo.
Oltre a questo, da qualche tempo lAmministrazione ha individuato nella ex
Chiesa uno spazio per la celebrazione di matrimoni civili, dando la possibilit
69
di svolgere rinfreschi e banchetti nuziali nei due chiostri attigui.
La Chiesa e il Chiostro grande hanno spesso ospitato in passato, in orario
serale, piccoli concerti di musica classica con un numero di spettatori ri-
spettoso dei limiti di capienza - 350 spettatori il limite massimo sicurezza
consentito -, senza installazioni di strutture invasive e pericolose per il
patrimonio monumentale e artistico.
Da due anni, invece, la Chiesa ha ospitato eventi che potevano mettere a
rischio gli affreschi: nellagosto del 2015 stata sede della trasmissione
televisiva Parallelo Italia; mentre nel 2016, per tre luned successivi, 12,
19, 26 settembre, Marco Goldin vi ha tenuto le lezioni introduttive alla
mostra Storie dellImpressionismo, superando ogni volta le cinquecento
persone in sala, ma con lautorizzazione volante, direttamente in loco, del
sindaco Manildo che se ne assumeva la responsabilit - come dai resoconti
dei quotidiani Gazzettino e Tribuna del 14, 19 e 28 settembre. Tanto che
lex assessore alla Cultura Vittorio Zanini si sentito in dovere di inviare
unallarmata lettera pubblica al Sindaco - Tribuna del 7 ottobre - in cui
chiede perch stato consentito di superare il numero previsto e consen-
tito dai regolamenti del Museo, di spettatori in occasione delle tre serate
tenute da Marco Goldin e perch si mettono a rischio () gli affreschi di
Tommaso da Modena.
Gli spazi sono stati concessi anche per il Pinarello Festival, dal 29 al 31
ottobre 2016, in occasione del primo fine settimana di apertura della mo-
stra, per celebrare i Ventanni di Linea dOmbra. In queste giornate, ideate
a curate da Marco Goldin, si sono tenuti alcuni concerti di musica pop, tra
cui due di Franco Battiato.
Fino ai primi mesi del 2015, unampia sala della struttura conventuale, inti-
tolata alla storica dellarte Clara Rosso Coletti, era adibita a sala conferenze.
Durante la mostra Escher questo ambiente, privato delle pannellature che
preservavano le pareti ma consentivano la visione degli affreschi sopravvis-
suti, diventato sede del laboratorio didattico della mostra e, insieme, spo-
gliatoio per il personale di Arthemisia, oltre che sala microfonaggio gruppi.
Ora la sala Rosso Coletti passata a guardaroba per la mostra di
Linea dOmbra, con linserimento di arredi specifici e la copertura delle
pareti con nuove pannelli che hanno nascosto gli affreschi, contravvenendo
cos alle prescrizioni della Soprintendenza (16/6/2015). Da mesi non esiste
pi un guardaroba per i visitatori del Museo.
Fino a febbraio 2015 laula didattica era in unampia sala vicina al chiostro
piccolo, attigua allallora guardaroba e ai bagni, consentendo cos alle classi
di muoversi agevolmente e in sicurezza. Poi, con la mostra Escher, latti-
vit didattica stata trasferita nella Sala Ipogea, mentre lo spazio liberato
- senza alcun intervento migliorativo - stato adibito a bookshop per Escher.
Allapertura delle mostre di Goldin laula didattica stata nuovamente trasfe-
rita, questa volta in una stanza ricavata da un deposito interno al Museo, dal
momento che la Sala Ipogea ospita una delle tre mostre di Linea dOmbra,
Da Guttuso a Vedova a Schifano.
Fino allinizio del 2015, il vano a sinistra della porta dingresso al Museo era
70
usato come biglietteria e bookshop. Ora lo spazio diventato una control
room (sala di controllo) e il bookshop del Museo non esiste pi. Si possono
acquistare solo alcune pubblicazioni, esposte in un piccolo spazio nel boo-
kshop di Linea dOmbra. La biglietteria del Museo stata di fatto eliminata
e lemissione dei biglietti per la parte delle collezioni permanenti visibili
viene gestita direttamente dal personale di Linea dOmbra: i visitatori
interessati alle sole collezioni museali sono costretti a sottostare alle esigenze
della mostra, compresi i tempi di attesa alla cassa. La sezione archeologica,
al piano terra, non stata toccata, ma la fruizione degli spazi stata resa
difficile e disagevole, dal momento che i visitatori della mostra temporanea
raggiungono il guardaroba attraversando il settore archeologico.
Pur non disponendo, al momento, di tutti i dati per valutare appieno lim-
patto dei lavori e degli interventi legati alla mostra di Linea dOmbra sulla
realt museale cittadina, in base allesperienza della mostra Escher e a
quella fatta in oramai cinque mesi di Impressionisti, possibile tirare le
somme individuando alcuni elementi molto preoccupanti.
I lavori realizzati nel 2015 e nel 2016 a Santa Caterina hanno comportato
la perdita di arredi e pannellature in molti casi ancora in buono stato.
Gli interventi alle sale del primo piano, lungo la manica lunga, cio le
strutture in cartongesso sovrapposte ai muri, hanno ridotto i volumi delle
stanze, ma hanno soprattutto cancellato la realt architettonica delledi-
ficio storico, chiudendo anche le aperture verso lesterno, peraltro alterate
dallinserimento di griglie di sicurezza. Lungo lo scalone seicentesco stata
installata una porta a vetri, con parti in metallo inserite nella muratura, che
rompe senza necessit la continuit della scalinata ed quindi funzionale
alla sola grande mostra.
Lautorizzazione, da parte della Soprintendenza, a inserire alcuni elementi
- griglie alle finestre, inferriate con porte automatiche - legata alla reversi-
bilit degli interventi. Alla fine della mostra sar quindi necessario riportare
in luce le finestre, togliere le inferriate delle porte, ecc.: ma su chi rica-
dranno i costi dello smantellamento di queste strutture temporanee?
Sar lAmministrazione a doversi accollare le spese per eliminare le cose
in pi ereditate dalla Grande Mostra e ripristinare secondo le prescrizioni
della Soprintendenza? I costi di queste superfetazioni, legate alla mostra
temporanea, sono stati sostenuti in toto da Goldin o sono gravati anche
sullAmministrazione? Riuscire a districarsi tra le spese delluno e dellaltra
non sar semplice, ma a fine mostra per il sindaco sar un obbligo renderle
pubbliche, in nome della tanto sbandierata trasparenza amministrativa.
Tolte le griglie alle finestre del Museo, le inferriate delle porte di scorrimento,
i cartongessi che ostruiscono le finestre, alla fine cosa rimarr delle opere di
71
miglioria del Museo e quindi del dono di 640.000 euro di Goldin alla citt?
Dallinizio dei lavori, e in particolare dal mese di settembre 2015, la Pinaco-
teca non stata pi visibile nella sua interezza, restando per periodi anche
molto lunghi inaccessibile al pubblico. E lo rimarr, molto parzialmente
visibile o del tutto smobilitata, fino a dicembre 2017, cio per ben 26 mesi
complessivi. Consideriamo anche che a motivo dei lavori la collezione per-
manente stata smontata e riallestita pi volte, con evidenti rischi per lin-
tegrit delle opere e costi di spostamenti gravati in toto sulle casse comunali.
Durante la mostra Escher, 31 ottobre - 3 aprile 2016, soltanto una selezione
delle opere pi significative stata esposta, senza alcun apparente criterio
museologico, nella manica lunga e negli ambienti adiacenti, in molti casi
senza didascalie.
Nei mesi successivi alla mostra Escher (aprile-giugno 2016) stato neces-
sario un nuovo disallestimento per lavorare negli ambienti contigui alla
manica lunga: alcune opere sono state spostate nelle sale delle ex Scuderie,
invisibili al pubblico fino allestate per problemi organizzativi del Museo,
altre sono state collocate nei depositi, altre ancora sono state esiliate in
alcuni ambienti dellarea Mezzanini al terzo piano, stanze molto piccole
riattate per loccasione e precedentemente deposito di vario materiale del
museo, visitabili solo dopo laboriose richieste.
Le opere nellarea ex Scuderie, piccola selezione ordinata in base a criteri
tematici, sono state esposte a luglio ma a fine agosto 2016 sono state tolte,
per consentire nuovi lavori in vista della Grande Mostra.
Nei mesi di settembre e ottobre 2016 la Pinacoteca stata chiusa definitiva-
mente e sono rimaste disponibili per il pubblico solo la sezione archeologica,
i Mezzanini e la Chiesa con gli affreschi staccati di Tommaso da Modena.
Una selezione della permanente, trenta opere, stata ricollocata
nella manica lunga, entrando dunque a far parte del percorso espositivo di
Linea dOmbra e visibile solo con il biglietto degli Impressionisti. Il pubblico
interessato alle sole collezioni del Museo, oltre alla sezione archeologica,
pu vedere appena una piccola selezione della permanente, nei Mezzanini.
Da maggio a dicembre 2017, per otto mesi la Pinacoteca rester chiusa al
pubblico per il parziale smantellamento di strutture e arredi installati per
lesposizione temporanea, in modo da poter metter mano alla risistemazione
delle sale e al riallestimento delle opere della collezione permanente, secondo
un nuovo piano museologico e museografico.
Gli spazi per le attivit specifiche del Museo - aula didattica, bookshop,
guardaroba - sono stati ridotti al minimo o eliminati, con evidente disagio
per il pubblico interessato alle sole collezioni di Santa Caterina o a svolgere
le attivit didattico-educative incentrate sul patrimonio cittadino.
Il pubblico di Storie dellImpressionismo, con il biglietto della
mostra ha potuto vedere trenta tra le pi prestigiose opere della collezione
museale, senza che Linea dOmbra abbia corrisposto un solo euro del bi-
glietto al Comune di Treviso.
Le lamentele dei visitatori
72 Anche per la mostra sugli Impressionisti, come per Escher, lalto afflusso
di visitatori - in particolare nei fine settimana e nellultimo mese di aper-
tura - ha creato disagi non solo allingresso e nella biglietteria, inadeguati
a sostenere limpatto di centinaia di visitatori in tempi molto ristretti, ma
anche le sale sono risultate troppo anguste per una visione adeguata delle
opere, con varie lamentele riportate apertamente sui social.
Alcuni importanti ambienti espositivi, come la Chiesa e la sezione arche-
ologica, sono in questi mesi sede sia delle attivit ordinarie del Museo che
corridoi di passaggio per i visitatori della mostra.
Da met al 27 ottobre 2016, per consentire lallestimento della mostra, il
Museo di Santa Caterina stato chiuso al pubblico e sono state interrotte
tutte le attivit: di fatto uninterruzione di servizio di dieci giorni per con-
sentire a un privato di movimentare le opere della sua mostra.
La volont di trasformare Santa Caterina in uno spazio per grandi esposizio-
ni temporanee, mettendo in secondo piano la primaria funzione di Museo
Civico, ha avuto importanti ripercussioni anche sulle altre sedi museali
cittadine, in particolare sul nuovo Bailo.
A pi riprese, come si accennato, lAmministrazione ha sottolineato la
necessit di trovare finanziamenti per completare il restauro della seconda
parte di questo Museo, anche attraverso un crowdfunding di cui per non
ha mai fornito dettagli e modalit operative. Come gi ricordato, si sarebbe
tuttavia potuto ottenere parte dei fondi proprio attraverso il bando regionale
DGR Veneto 2047 del 3/11/2013, con buone possibilit di riuscita presen-
tando il progetto di completamento del Bailo, il cui primo stralcio aveva gi
goduto di un finanziamento europeo.
Se ci si chiede come tutto ci sia stato possibile e perch non ci siano stati
interventi risoluti da parte della Soprintendenza - autorit e arbitro in ma-
teria - nello sbrogliare limbarazzante groviglio Museo di Santa Caterina,
basta scorrere le dichiarazioni raccolte dalla giornalista Veronica Rodenigo
per Il giornale dellarte on line, del 3 ottobre 2016, da cui appare chiaro il
ruolo ondivago della Soprintendenza, che si fa scavalcare dallincalzare dei
lavori e detta prescrizioni a futura memoria: non si fa, ma, se ormai si
fatto, tutto reversibile al 100%.
Gli architetti Andrea Alberti, dirigente, e Giuseppe Rallo, funzionario, della
Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per larea metropolitana
di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, Luca Maioli, storico
dellarte della stessa Soprintendenza, interpellati su Santa Caterina da Ro-
denigo, rilasciano dichiarazioni che non chiedono commenti.
Luca Maioli: Non stato consegnato un piano museologico definitivo bens
parziale, e a mostre concluse, il museo sar oggetto di riallestimento se-
Casa dei
Carraresi,
73
Treviso.
A lungo fu anche
casa di Marco
Goldin, finch
dur lidillio
con il padrone
di Fondazione
Cassamarca,
De Poli.
Questa scelta culturale, tuttavia, ha vincolato per molti anni a venire, insieme
a ingenti risorse economiche, anche le pi importanti decisioni di politica
culturale per la citt. Su questa scelta hanno pesato ragioni squisitamente
politiche che poco, per, hanno a che fare con una progettualit culturale
degna di questo nome, ben definita e trasparente in linee dindirizzo, obiettivi
e prospettive sul futuro dei Musei Civici.
Si badato invece a marcare il distacco da un lascito prestigioso - il re-
stauro del Bailo - maturato, per, nel corso del lungo ventennio di governo
gentiliniano-leghista. Si rendeva necessario bilanciare il Bailo rinnovato con
75
linaugurazione di una grande mostra, da celebrare nellautunno 2015,
proprio in concomitanza con la riapertura del Museo rimesso a nuovo.
Oltre che assecondare la pressione dei commercianti del centro di Treviso,
desiderosi di rinverdire i fasti goldiniani a Ca dei Carraresi.
Su questo sfondo entrano in scena le Grandi Mostre e il loro massimo
officiante, Goldin, imprenditore dellarte, dotato di non comuni capacit
organizzative, abile nellaccontentare e mettere daccordo commercianti e
politici, suscitando, con robusti investimenti, clamori mediatici capaci di
emozionare lopinione pubblica e nascondere la mancanza di progettualit
della Giunta.
Non si poteva usare Ca dei Carraresi di Fondazione Cassamarca, sede
storica a Treviso per questo genere di esposizioni temporanee, a causa di
vecchie ruggini tra il Presidente di Fondazione Dino De Poli e il curatore
Goldin - nate in occasione dellultima mostra di Linea dOmbra a Treviso,
tra ottobre 2003 e marzo 2004, Loro e lazzurro. Da Cezanne a Bonnard - e
allora si individua come sede alternativa lincolpevole Santa Caterina.
LAmministrazione comunale, contro ogni buon senso, mette mano al
progetto pi improbabile e costoso, dando il via, nei due anni a seguire, a
una vera e propria sarabanda di lavori e delibere, che vedr avvicendarsi
curatori di mostre - da Goldin ad Arthemisia, poi di nuovo Goldin - e fiori-
re diversi progetti di adeguamento strutturale - ben tre - con conseguenti
disallestimenti e riallestimenti, pi o meno improvvisati, della Pinacoteca.
Un lavorio inesausto e dal futuro incerto, degno della Fabbrica di san Pietro.
76
spazi per mostre temporanee, quelli s adeguati agli standard internazionali e
adatti a ospitare esposizioni di alto livello. Il Museo completato poteva essere il
cardine per la ridefinizione dellintero sistema museale cittadino.
Era e, ancor pi oggi, necessario recuperare il ruolo e la figura del direttore
dei Musei nella pianta organica dei dipendenti del Comune, per colmare
lattuale grave lacuna di competenze tecnico-scientifiche e riprendere in
mano una sorvegliata gestione dei Musei Civici. Mai come in questi mesi si
fatta sentire la mancanza di una figura istituzionale investita dellautorit
capace di arginare lingombrante invadenza di politici e privati.
Una mostra? 77
O uno specchietto
per allodole (elettorali)?
GIOVANNI BERTACCHE
79
attecchire. Ma almeno si cogliesse loccasione dellafflusso di turisti, che
nonostante tutto ci si augura numerosi, per programmare la visita a palazzi
e ville palladiane, e non solo.
A partire dalla stessa Basilica, alla Loggia del Capitanio, al Chiericati, Valma-
rana, Braga, Teatro Olimpico; alle ville, a cominciare da quella pi famosa e
imitata La Rotonda, alle tante sparse sul territorio provinciale. Non minor
cura per far conoscere la Vicenza romana coi suoi numerosi siti sparsi in
citt ed evidenziati da appositi pannelli; lacquedotto romano rintracciabile a
partire dalle risorgive della Motta di Costabissara, le 5 arcate e una ventina di
pilastri (tutti in pessime condizioni) alla Lobia. Ed ancora le tante strutture
museali sparse nella provincia, i monumenti della grande guerra (nel primo
centenario); le fabbriche e le minuscole strutture di creativit artigianale
che dialogano con tutto il mondo, facendo del vicentino un ambasciatore
dingegno, di conoscenze e di economia.
Una mostra a Vicenza, al di l dellevento in s, o una vetrina delle bellezze
e delle risorse del suo territorio oppure costituisce una meschina operazio-
ne di sfruttamento, senza alcuna utile e duratura conseguenza. Per questo
la logistica anzitutto, pressoch assente o distratta, deve essere tarata per
questo scopo. A cominciare dallinformazione, confinata in un unico uffi-
cietto allestremit opposta dellitinerario anzich allarrivo in citt (stazione
ferroviaria, stazione degli autopullman, nei pressi dei parcheggi) e meglio
ancora se itinerante, coinvolgendo enti e associazioni che pi traggono
vantaggi dalla rete dinformazione. Quindi i trasporti pubblici, comodi
ed economici, per gli spostamenti frequenti, dentro e fuori citt. Le visite
programmate con guide gratuite, a illustrare luoghi, opere, monumenti. La
mostra unoccasione per ri-pensare il territorio e le sue potenzialit non
un punto di arrivo, cessato il quale tutto torna come prima.
Non sarebbe feconda n utile e non lascerebbe segno.
80 GLI ENORMI COSTI
DELLA CHIESA CATTOLICA
(per cattolici, Laici,
ATEI, PERFINO fedeli
DI ALTRE CHIESE)
Dal costo dell8 per mille con quelle storiche incredibili ambi-
guit mai risolte, all8 per cento sugli oneri di urbanizzazione
degli enti locali, misterioso e sfuggente, allipocrita finanzia-
mento fiscale delle scuole private, allinsegnamento monopo-
listico della religione nelle scuole di uno Stato che si professa
laico, al privilegio incomprensibile dei cappellani militari,
al monopolio dellassistenza spirituale nei nosocomi,
al mancato pagamento dellIMU per la gran parte
del patrimonio immobiliare di propriet, il Vaticano, alias la
Chiesa cattolica, riceve dagli italiani un mare incontrollabile
e inquantificabile di denaro (non solo pulito...). Lo Stato, in
questo senso, subisce passivo. In una parola: non esiste
LUCIO PANOZZO
Benedetto XVI
sciti a stabilire una vera e propria tassazione sulla carne viva del popolo
italiano, anche se da quel concordato lItalia uscita come repubblica laica,
avendo eliminato nellaccordo il concetto di religione di stato. Sia detto
di passaggio: mentre in occasione del primo Concordato-Trattato (1929) la
ratifica parlamentare aveva avuto modo di essere votata con il valido aiuto
del partito comunista, col secondo concordato sono convinto che le diffe-
renze furono poche, tanto vero che vinse chi doveva vincere, perch cos
era stato deciso dai padroni dellItalia. In questo articolo nostra intenzione
presentare un excursus, ancorch incompleto, almeno paradigmatico della
situazione attuale, sconosciuta ai pi perch ogni decisione presa sulla pelle
del contribuente perde, per ordini superiori, il diritto di menzione sui mass
media, nessuno escluso. Ogni tanto qualcosa si riesce a leggere tra le righe,
ma non sufficiente. La stampa specializzata in questo senso insufficiente
al massimo. Faccio solo un esempio: LATEO, organo ufficiale dellUNIO-
NE ATEI E AGNOSTICI RAZIONALISTI, Associazione dai cui studi traggo
parte di quanto vado scrivendo, entra in circa 4000 case (parlo dellintera
Italia), dove abitano famiglie che gi conoscono largomento, quindi, a
parte i concetti donchisciotteschi che ci contraddistinguono, solo fatica
sprecata. Non per questo dobbiamo eliminare lAssociazione (riconosciuta
come associazione di promozione sociale dal competente ministero), anzi
faremo di tutto per migliorarla e vieppi diffonderla, stiano certi di questo
coloro che la vorrebbero affossare.
82
- Prima parte (documentabile): contributi alla Chiesa cattolica
da parte dello Stato italiano
Come si legge in questa tabella della Corte dei Conti alla Chiesa Cattolica sono stati
elargiti dallo Stato in 24 anni a titolo di 8 per mille ben oltre 18 miliardi di euro.
Citt del Vaticano. La mole un po inquietante della sede dello IOR, la banca vaticana.
85
e non meno paradossali: gli insegnanti di religione cattolica vengono sapori-
tamente pagati dallo Stato, mentre gli stessi insegnanti vengono scelti
dal vescovo di riferimento, cio il presule della diocesi sotto la quale
ricadono il/i provveditorato/i (province e diocesi non corrispondono, come
ben si sa). Altri piccoli privilegi: lo stipendio degli insegnanti di religione
cattolica sono un po pi pesanti di quelli dei colleghi di altre materie; gli
insegnanti di religione cattolica possono emigrare negli elenchi dei provvedi-
torati (esempio: un professore di matematica che non riesce a trovare posto
si propone come professore di I. R. C. per poi, raggiunto il ruolo, emigrare
negli elenchi dei provveditorati con diritto di avere subito un posto di ruolo).
Ma il privilegio gigantesco questo: solo la religione cattolica ha diritto a
insegnare nelle scuole la materia denominata religione cattolica. Tutte le
altre religioni, tra cui quelle che hanno trattati e/o concordati con lo Stato
italiano, se vogliono insegnare religione, devono costituirsi in scuola privata,
ma, si badi bene, scuola privata che non avr mai lo status di scuola paritaria.
Il calcolo sul costo dellinsegnamento I. R. C. viene dedotto da varielementi,
in quanto il ministero competente non crede opportuno pubblicarlo sul suo
sito. Viene stimato in 1.250 milioni di euro/anno. Riporto il link nel quale
chi lo vuole pu andare a leggersi con un po di pazienza la serie incredibile
di privilegi e prevaricazioni annessi e connessi, tipo gli esoneri, sempre
difficili da ottenere. Si pu tranquillamente asserire che anche nella scuola
comandano loro, come dappertutto, del resto.
https://www.uaar.it/laicita/ora-di-religione/#07
CAPPELLANI MILITARI.
Per questo argomento vale quanto detto sui privilegi della scuola: i cappellani
militari sono esclusivamente cattolici a fronte di una popolazione che
di anno in anno diventa sempre pi internazionale e multiculturale e dove
i non credenti stanno superando i 10.000.000 su una popolazione di 60.
Credo di poter dire che nel caso in esame la Chiesa abbia superato se stessa
in quanto a privilegi, mentre lo Stato italiano diventa una trottola nelle mani
del Vaticano, che la fa girare quando vuole e come vuole.
Se non basta il paragone, possiamo parlare di abilissimi burattinai che
tirano i fili attaccati al collo dei nostri politici. Il bello che i grossi/grassi
cardinali, mentre tirano i fili e fanno ballare le marionette, si fanno anche
delle grosse/grasse risate. Veramente non si capisce come i nostri politici
non abbiano un rigurgito dorgoglio nazionale mentre si fanno dirigere e
deridere in questo modo dalla Chiesa cattolica quando questultima, a suon
di costituzione, dovrebbe essere solo tollerata e non dovrebbe partecipare
alla grande mangiatoia, come invece le permesso di fare dagli imbelli
governanti di uno stato burletta.
Voglio aggiungere: come fa lEuropa ad accettare questa situazione quando
ci sanziona per stupidaggini ben pi piccole? Vorrei capire anche come fa
la Corte europea dei Diritti dellUomo a tollerare questa ingiustizia,
ma anche l stato dimostrato che i diritti sono di volta in volta esaltati o
86
calpestati, come qualche anno fa nei confronti della denuncia di una signora
finlandese abitante ad Abano Terme (Pd) che si era rivolta alla Corte per pro-
testare contro lesposizione del crocifisso nelle aule scolastiche frequentate
dai figli. Credo che una figura barbina come quella della Grande Chambre in
quelloccasione sia difficile trovarla da qualche altra parte: la Chiesa catto-
lica trionf anche in quel caso (per quello che a volte viene chiamata chiesa
trionfante). Una straordinaria offesa, un clamoroso autogol da parte di un
ente che dovrebbe vigilare sui diritti fondamentali e al quale, lo confesso,
credevo ciecamente.
Ma veniamo allargomento.
Riporto, tanto per cominciare, quello che mi sembra un altro dei tanti
privilegi. Dalle righe sotto riportate da Wikipedia si evince subito la prima
mostruosit. Per parlare dei poteri dellOrdinariato viene usata la parola
giurisdizione. Non dobbiamo prendere sottogamba luso delle parole da
parte di quelli che per definizione ne sono maestri. Giurisdizione una
parola che ha il suo bravo significato, una mostruosit se usata a sproposi-
to. E mi sembra proprio che qui sia stata usata in tal senso. Daltra parte,
per chi si crede padrone del mondo, questo anche poco. Prego il lettore
di leggere attentamente queste poche righe, meditare e rileggere pi volte,
finch lassurdit del significato balzer agli occhi anche dei meno attenti.
87
tutti gli ospedali di personale consacrato per lassistenza spirituale ai de-
genti. Questo si accompagna alla presenza nauseante di cappelle, capitelli,
immagini sacre, candele accese, santi e crocifissi appesi dappertutto. Anche
se mi ripeto, lo faccio per una buona causa: il tutto solo ed esclusivamente
di matrice cattolica. Non capisco perch le altre religioni non protestino con
forza il loro diritto a partecipare. Forse sar perch sanno gi che sarebbe
fatica sprecata, in quanto questo tipo di apostolato profumatamente pagato,
e lo Stato italiano, lo sappiamo, non pagherebbe mai personale consacrato
appartenente ad altre religioni, anche se queste religioni hanno stipulato
fior di patti e concordati.
Fornisco una prova di ci che sto dicendo: lUAAR, dopo vari tentativi,
riuscita ad entrare nel programma di assistenza spirituale, in quanto ha di-
mostrato la presenza di circa 10.000.000 di persone non credenti in Italia.
Dopo varie difficolt, lo Stato non ha potuto esimersi da un atto di giustizia,
e lUAAR ha potuto organizzarsi in modo da partecipare al programma,
ovviamente limitata dalla carenza di personale proprio adatto alla bisogna.
Piccolo particolare: lUAAR fornisce personale seriamente addestrato esclu-
sivamente volontario, che cio non percepisce nessun compenso, a differenza
del personale cattolico che (dati di qualche anno fa) percepisce uno stipendio
di circa 1.500 euro netti al mese, con diritto di vitto e alloggio negli ospedali.
Siccome di sacerdoti ne vedo pochi in corsia, indagher su quelle che sono
abitudini inveterate in seno alla chiesa cattolica, cio il subappalto delle
prebende. Mi spiego: dal vescovo che in tempi antichi aveva la nomina in
diocesi lontane e scomode, che offriva a chi era meno ricco la possibilit di
sostituirlo previo compenso che a volte non raggiungeva la met della pre-
benda (si chiamava e si chiama tuttora cresta), ai parroci che operavano lo
stesso scambio per quanto riguardava le parrocchie. Mi capitato di vedere
qualche frate in corsia, cos ho fatto due pi due. Si sa per certo che i frati
sono pi poveri dei secolari, specialmente quelli appartenenti agli ordini
poveri per antonomasia. Che poi non sono neanchessi poveri sul serio
88
le quali non avranno proprio le grandi ricchezze, ma tutte assieme fanno i
grandi numeri. Scuole (viste pi su), ospedali, case di riposo, case di cura,
arrivano a decine di migliaia di unit. Seminari e simili possono essere di
propriet delle diocesi, ma anche propriet diretta del Vaticano-Chiesa
Cattolica.
Che la legge italiana riservi particolari concessioni nel caso dellIMU (chia-
miamola cos, lICI il passato), pu essere anche giusto, un trattamento
riservato anche a realt italiane. Che la Chiesa non debba pagare per quanto
riguarda gli edifici religiosi o meno che godono dellextraterritorialit (es.
SantAntonio di Padova), passi, ma che non vogliano pagare su niente, que-
sto non accettabile. Se il lettore fa mente locale a quanto pu ammontare
lentrata totale dellIMU e divide per tre la cifra risultante, questo terzo
corrisponde a grandi linee al quarto che lo stato perde a causa di questo
rifiuto a compiere il proprio dovere da parte della Chiesa.
Se si pu ipotizzare, e da varie fonti viene anche confermato, una cifra totale
di 25 miliardi di entrate IMU e lo si divide per tre, il risultato d 8,6 miliar-
di. Moltiplichiamo 8,6 per quattro, e avremo il totale che lo stato dovrebbe
incassare se non ci fosse questo privilegio mai concesso, ma del quale la
chiesa si appropriata con la prepotenza: 34,4 miliardi.
Piccolo ragionamento: basandomi su studi e statistiche rintracciabili in In-
ternet, ipotizzo che lo Stato italiano versi in varie forme sei miliardi lanno
alla Chiesa cattolica. Mi riferivo a questo quando, allinizio dellarticolo, ho
parlato di spese documentabili. Sicuramente questa cifra comprende anche
una parte degli 8,6 miliardi di cui sopra, ma credo che quando ci occuperemo
di spese non documentate o documentate per ipotesi, dovremo aggiungere
qualcosa proprio in riferimento allIMU mancata. Invito i lettori a cliccare
su questo link, per avere ragguagli sulla cifra totale riservata dallo Stato alla
Chiesa cattolica:
http://www.icostidellachiesa.it/
89
romana, a va sans dire. Per si deve accennare al fatto che altre religioni
hanno stipulato i loro bravi trattati con la Repubblica Italiana: di essi, 8 sono
confessioni cristiane, 3 sono religioni diverse. Esistono altre intese firmate
in attesa di ratifica o perfezionamento legislativo da parte di altre realt.
Non credo di dover spiegare che non ho accesso alle cifre con le virgole,
quindi si potrebbe dire che i miei conti fanno acqua, ma assicuro il lettore
che quei circa che ho disseminato nel testo stanno a significare variazioni
minimissime. Gli ordini di grandezza sono rispettati.
Consip, Renzi, Travaglio e il tritacarne mediatico
senza che nulla di tutto ci che aveva portato la Capua a essere riconosciu-
ta mente rivoluzionaria da una nota rivista scientifica, avesse il bench
minimo peso.
Ma al di l della vicenda specifica, ci sarebbe da chiedersi che cosa rimasto,
nel cittadino medio - quello che avr letto il titolo di un qualsiasi giornale, o
il post di un qualsiasi contatto su Facebook - rispetto allo svolgersi dei fatti?
Probabilmente la stragrande maggioranza di quelli che allepoca vennero
almeno sfiorati dalla notizia, tuttora convinta che Ilaria Capua fosse una
profittatrice, una mascalzona che utilizzava i contatti con le case farmaceu-
tiche per arricchirsi.
Cos come, tornando allinizio, la maggior parte della popolazione minima-
mente acculturata, e sicuramente molto ideologizzata, rester comunque
persuasa del coinvolgimento di Tiziano Renzi nella vicenda del CONSIP.
Ma lo sar a tal punto che, anche ove fosse messa davanti a fatti dimostranti
il contrario, troverebbe una propria personale spiegazione, un proprio
personale accomodamento di questultimi alla tesi iniziale, attraverso con-
siderazioni di tipo complottista. Come se ne esce, dunque?
La gente si informa sempre meno, e in maniera estremamente superficiale:
il tempo allapprofondimento tempo perso, si preferisce saperne, o credere
di saperne, di tutto un po, piuttosto che focalizzarsi su taluni argomenti.
I giornali, da parte loro, nelle varie declinazioni, si appiattiscono e non
fanno nulla per invertire la tendenza, soffocati tra la necessit di
rincorrere altri mezzi dinformazione pi rapidi e penetranti, e perenni
sofferenze finanziarie.
Chi tuttavia riconosce lattuale deriva, e desidera combatterla, deve attivarsi
per ripristinare e cominciare a far crescere nuovamente la cultura dellin-
formazione, da un lato non incorrendo negli stessi errori, anche quando
se ne sarebbe solleticati per vicinanza ideologica, dallaltro sforzandosi
di creare piccole zone di terreno fertile, attraverso il confronto giorno per
giorno con chi si ha vicino, eludendo e combattendo le semplificazioni, le
banalizzazioni. E poi, soprattutto, aborrendo senza se e senza ma i processi
mediatici, sia che largomento ci tocchi, sia che ci sia relativamente distante.
LUOGHI STORICI DI UNA CITT
CHE NON C PI 93
Scusi, sa dov la storica
Libreria Do Rode?
I l dialogo reale. Il viaggiatore, un uomo di Pesaro, di una
sessantina danni, mi ferma davanti alla targa in marmo posta in contr
Do Rode, in centro a Vicenza, proprio accanto lentrata di quella che era
la storica Libreria di Virgilio Scapin. Il viaggiatore conosce Scapin, ha
letto i suoi libri.
La targa, sinceramente,
bella (a parte lerroneo ita-
liano Due Ruote). Rappre-
senta il vecchio caro Virgilio
benissimo. Lautore Nereo
Quagliato, indimenticabile
scultore vicentino, morto
suicida, a Longare, nel 2012.
La targa stata concepita
e commissionata dallAm-
ministrazione Comunale
di Vicenza. Dice: Qui nella
Libreria Due Ruote dal 1962
al 2002 fece casa e bottega
darte, incontro di amici e
di scrittori, Virgilio Scapin
autore di rara e radicata
vicentinit 1932-2006.
In quella libreria, nel maggio
1963, a inaugurarla vennero
due grandi amici di Virgilio
Scapin, Goffredo Parise e
Guido Piovene, per presen-
tare un romanzo appena
uscito di questultimo, Le Furie.
- Bella la targa, mi fa il signore di Pesaro, ma la libreria dov?
La libreria non c pi. Al suo posto c Casa della Calza.
E gli indico lentrata del negozio, proprio accanto alla targa, con le vetrine,
le calze esposte, un po di pubblicit.
- La libreria non
c pi, gli dico.
94
- Ma l c scritto
qui nella Libreria
Due Ruote...
- Bisognerebbe
cambiare, lei
dice, giusto? Per
esempio: in quel-
la che fu la Libre-
ria Do Rode, fece
casa e bottega ec-
cetera...Giusto?
- S, mi dice il si-
gnore di Pesaro,
cos disorien-
tante...Ma am-
metto anche che mettere una targa su una bottega che non c pi e che anzi
ha trasformato il suo oggetto - dai libri alle calze - anche in modo piuttosto
drastico, non il massimo. Disorienta pi o meno allo stesso modo.
- Ha ragione. Dobbiamo allora trasferire le nostre perplessit altrove. Verso il
Comune. Perch il Comune, vista limportanza del luogo al punto da metterci
una targa, non ha pensato di prenderlo in affitto, il locale, mantenendone
la vocazione culturale?
- Ma i Comuni, si sa, non hanno soldi, oggi. O li hanno solo per certe gran-
casse.
- Ha proprio ragione - gli dico.
Ma ci consoliamo con un pensiero non poi peregrino. Conoscendo Virgilio
- lui per averlo letto, io per averlo letto e frequentato - conveniamo con un
sorriso che Virgilio, dal cielo dei poeti, a veder al posto della sua libreria
una casa della calza non pu non averci riso su. La sua radicata vicentinit,
anzi, lo avr fatto ridere a crepapelle.
VICENZA...IN ARMI 95
UN MERCATO BELLICISTA
NELLA NUOVA FIERA
Il mercato delle armi condiziona pesantemente
la possibilit di una convivenza pacifica nel mondo.
Negli spazi della Fiera a Vicenza si ripetuta questanno
unesposizione di armi aperta anche ai minori,
unica nel suo genere. Il Comune di Vicenza ha perso gran
parte della possibilit di controllo sui programmi fieristici
dopo lincorporazione della Fiera in quella riminese e la sua
richiesta di negare la visita ai minori non stata tenuta
in alcun conto dai nuovi organizzatori
DANIELE BERNARDINI
Esposizione di
96 pistole allHIT
Show di Vicenza
(Italian Exhibition
Group)
Il mercato mondiale
delle armi
non va in crisi
Il mercato mondiale degli
armamenti, dopo un periodo
in cui sembrava aver subito
un rallentamento, dal 2003
tornato a crescere, alla faccia
dellincipiente crisi economi-
ca. A fine 2006 la produzione
mondiale di armi cresciuta del 50% rispetto al 2002. USA ed Europa oc-
cupano la fetta pi grossa di questo mercato. Nel 2006 gli USA coprivano il
63% del mercato mondiale, con 41 industrie e oltre 200 miliardi di dollari
di fatturato: le prime due aziende produttrici a livello mondiale erano le
americane Boeing e Lockeed (rispettivamente per 30 e 28 miliardi di
dollari), seguite al terzo posto dalla britannica BAE Systems con 24 mld.
Nel 2007 lItalia (che ripudia la guerra per Costituzione - v. articolo 11) era
al settimo posto nel mondo come produttrice di armi.
Tale posizione era (ed ) ottenuta attraverso industrie partecipate dallo Sta-
to: Finmeccanica, ad esempio, partecipata dal Ministero dellEconomia
per il 32,45%, con un giro di 9 miliardi di dollari di vendite. Questo colosso
industriale al quinto posto mondiale e al primo in Europa per profitti legati
al settore militare (1,3 mld di dollari).
La partecipazione statale alla produzione di armi non notoriamente solo
un problema italiano. In Francia, per fare un esempio, il Thales Group (7
produttore a livello mondiale) vede la partecipazione del governo al 31%.
I maggiori esportatori di armi nel modo (sommando i dati dal 2000 al 2007)
sono nellordine: USA al 32%, Russia al 26%, Francia al 9%, Germania
all8%, Inghilterra al 5%, Olanda al 3%, Svezia, Cina e Italia al 2% a testa
Nel 2015 lexport italiano nel mondo triplicato rispetto al 2014: da 2,9
97
a 8,2 miliardi di euro nel 2015 (come si evince dalla relazione della
Presidenza del Consiglio Ministri alle Camere del 18 aprile 2016).
Se consideriamo limitatamente la produzione di armi leggere, lItalia era
nel 2014 al primo posto nel mondo.
Pur non esistendo una definizione condivisa accettata internazionalmente,
potremmo definire leggere quelle armi utilizzabili e trasportabili da una
sola persona, grazie alle dimensioni ed i pesi contenuti. Il Segretario Gene-
rale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, le ha cos inquadrate: Disponibili
senza difficolt e facili da usare, le armi leggere e di piccolo calibro sono
stati i principali strumenti di violenza e, talvolta, le sole usate in quasi tutti
i recenti conflitti di cui si sono occupate le Nazioni Unite. Nelle mani delle
truppe irregolari che operano con scarso rispetto del diritto internazionale
ed umanitario, tali armi hanno portato ad un grave sacrificio di vite umane.
Il commercio di queste armi sta attraversando un momento doro.
Il tipo di guerre che oggi si combatte in molti terreni e contesti si giova pi
di armamenti facilmente trasportabili che di grandi strumentazioni: la ri-
chiesta quindi altissima e, in ossequio al dio-profitto, non importa se chi
la fa sia un bandito, uno sgozzatore, un dittatore Tra i massimi acquirenti
di armi di ogni tipo spiccano infatti gli Emirati Arabi, che non brillano per
democrazia e sono sospettati di fare da sponda per larrivo di armi a gruppi
terroristici (ISIS inclusa). Pecunia non olet.
98
1959) stato un presbitero, scritto-
re e partigiano italiano.
Fu una delle pi significative figure
del cattolicesimo italiano nella
prima met del Novecento. Il suo
pensiero anticip alcune delle
istanze dottrinarie e pastorali del
Concilio Vaticano II
duzione e commercializzazione.
Le armi e il diritto
di difesa personale
In questa breccia della moralit
pubblica si infilano gli interessi
di chi produce armi, anche perch
si torna a parlare del diritto alla
difesa armata personale, argomento tab in Italia da almeno 70 anni. Col
favore di una certa parte politica, pronta a sfruttare in questo senso ogni
occasione di cronaca (come il fatto del benzinaio armato di fucile nostro
conterraneo) questa mentalit sta guadagnando proseliti.
Gli Stati Uniti in questo campo sono molto pi avanti di noi, anche se avanti
non parrebbe la parola pi adatta. Trump, tra le sue prime dichiarazioni,
ha promesso di liberalizzare il possesso di armi da parte della popolazione
civile ancor pi di quanto gi non lo sia negli USA, ventilando anche la can-
cellazione delle zone dove finora era vietato portare armi (Gun Free Zone).
Ad ascoltare le sue parole, negli USA si potr legittimamente entrare armati
nelle scuole, nei tribunali, negli ospedali
Qualche decisione in tale direzione gi stata presa, visto che, nel recente
febbraio, il parlamento USA ha abolito la norma, che Obama aveva timida-
mente fatto approvare, che contrastava lacquisto di armi da parte di soggetti
con problemi psichiatrici.
Che mentalit pu costruirsi un giovane che si stia formando in un clima
come questo?
99
pagg 13-26). Italian Exhibition group S.p.A. il nome del nuovo gruppo
nato dalla fusione: in esso Rimini contava per l81%, Vicenza solo per il 19%
(per la precisione 6% al Comune, 6% alla Provincia e 6% alla Camera del
Commercio di Vicenza). La percentuale complessiva di propriet vicentina,
poi, di recente ulteriormente calata (12%) dopo lacquisizione, da parte
di IEG, della Fiera di Arezzo. Questo per dire che le possibilit di controllo
da parte delle istituzioni vicentine sugli spazi espositivi nel territorio berico
sono decisamente crollate.
Questa manifestazione fieristica ha esposto armi per la caccia, lo sport (e fin
qui la cosa potrebbe essere accettabile) e la difesa personale (escluse solo
le armi da guerra). La cosa, come era prevedibile, ha suscitato fin dalledizione
2016 perplessit e decisa avversit in quella parte della societ civile che vede
in questo tipo di esposizioni un pericolo, soprattutto dal punto di vista etico,
educativo. stato pubblicizzato un documento di dissenso alla manifestazione
con le firme di 28 associazioni, tra le quali Rete Italiana per il disarmo, Osserva-
torio permanente sulle armi leggere, ACLI, Azione Cattolica, Beati i costruttori
di pace, CGIL, CISL, Commissione diocesana per la pastorale sociale, Donne in
rete, Loma Santa, Pax Christi Molte critiche erano comprensibilmente motivate
anche dal fatto che lesposizione era aperta anche ai minorenni, bastava
che fossero accompagnati. Da questultimo punto di vista la manifestazione si
presentava come unica nel suo genere in Europa.
Anche la Chiesa vicentina nel 2016 ha fatto sentire il suo dissenso, divulgando
un documento nel quale si leggeva: una mostra di questo tipo, promuo-
vendo una serie di sport e giochi di guerra, di fatto finisce per ingenerare
confusione,rischiando di legittimare una cultura della violenza;
quello che ci preoccupa che la mostrasar aperta anche ai minori,
seppure accompagnati; sembra prevalere una logica di mercato che
giustifica il business senza alcuna preoccupazione etica. I minori
di oggi sono potenziali acquirenti di domani: questo insegnano le regole
delle pubblicit. Come cittadini, genitori, educatori ci chiediamo: questo
che vogliamo proporre alle future generazioni? vogliamo davvero formare i
nostri ragazzi proponendo loro unidentit che vedeil possesso di unar-
ma come forma di sicurezza e di difesa?
100
che ha incorporato la
Fiera di Vicenza. Il 19%
accreditato alla triade
vicentina (Comune,
Provincia, Camera di
Commercio) al momento
della sua costituzione
diventato poco pi del
12% dopo lacquisizione
di Arezzo. Il Comune di
Vicenza titolare di un
terzo di questo 12%
101
in calce al discorso di Hullweck per linaugurazione del teatro di Vicenza).
Un clima generale che privilegi il bene comune nei confronti degli interessi
privati, che valorizzi la presa di posizione coraggiosa rispetto allindifferen-
za, in un contesto urbano, fondamentale per formare dei cittadini attenti,
solidali e attivi. A Vicenza, evidentemente, a complicare la gi balbettante
immagine che la citt offre ai suoi giovani in formazione, non bastavano le
due basi militari americane, gli sgorbi urbanistici ci mancava anche questo
tipo di manifestazioni. Vicenza ha bisogno di aria nuova e tutti i vicentini che
vogliono crescere i loro figli in un ambiente sereno, pacifico, solidale e co-
struttivo devono far sentire la loro voce in tutti i modi ed i contesti possibili.
PS - Finch scrivo, si viene a sapere che Trump vuol rivedere gli accordi
anti-atomici firmati nel recente passato e fomenta la sua opinione pubblica
verso il ritorno ad una America leader nucleare del mondo. Mala tempora
currunt !
Bibliografia
Per saperne di pi:
- Istituto di ricerche Internazionali ARCHIVIO PER IL DISARMO: Il commercio
internazionale di armi.
www.archiviodisarmo.it
- Primo Mazzolari: Tu non uccidere, Ed San Paolo 1991
102 GRANDI INUTILI OPERE
CRESCONO: PERCH
UN NUOVO OSPEDALE
A MONTECCHIO MAGGIORE?
Razionalizzazione dellesistente e risparmio dovrebbero
giustificare una nuova opera pubblica. Sempre.
Sono, questi, obiettivi raggiungibili dal progettato nuovo
ospedale di Montecchio Maggiore? Con i dati oggi disponibili,
le perplessit non mancano
CARMELO RIGOBELLO
105
TURA OSPEDALIERA ARZIGNANO E MONTECCHIO MAGGIORE
Ecco le domande che vogliono fare da sintesi a questo articolo per con-
figurare un quadro completo dellargomento sul prossimo numero.
partamenti (almeno per ora), e il derni avevamo raccontato con dovizia di particolari il percorso seguito, con
lostinazione che gli usuale, dal sindaco di Vicenza, Achille Variati, per
111
Se volesse approfondire questi temi mi permetto di consigliare la lettura del
romanzoNon ci sono innocentiscritto da Anna K. Valerio e Silvia Valerio,
pubblicato dalle Edizioni Ar, casa editrice di cui fondatore Franco Freda.
Interessante perch rappresenta una ricostruzione degli eventi provenien-
te da persone molto vicine alleditore padovano, le autrici sono infatti la
moglie e la cognata, ed illumina su circostanze che gli accusati non hanno
avuto certo linteresse ad approfondire in sede giudiziaria.
Personalmente ritengo lopera apprezzabile dal punto di vista letterario
ma significativa soprattutto per i riferimenti presenti nel libro a molti
personaggi, sia pur citati con pseudonimi, di cui non difficile cogliere
lalter-ego reale. Scrivono infatti le autrici nel risvolto di copertina: la
storia vera di Freda, di Ventura e dei membri dei loro gruppi tra il 67 e il
69. Rilevanti, solo per fare un esempio, sono le circostanze e le persone
intervenute alla fantomatica riunione di Padova del 18 aprile 1969 o la
ricostruzione dellattentato allo studio del rettore dellUniversit di Pado-
va, Enrico Opocher avvenuto 3 giorni prima. Tenuto conto dei riferimenti
anche a personaggi e avvenimenti vicentini il libro meriterebbe forse una
recensione per la sua testata.
Confidando nella pubblicazione della presente, resto a disposizione per
chiarire anche di persona quanto sopra riportato.
Cordiali saluti
Roberto Fontana - Vicenza
112
Roma-Venezia e mettere una bomba su un altro treno diretto a Milano non
ho riferito una sciocchezzuola.
Massari stato assolto? Buon per lui. Ma aggiungerei un piccolo particolare:
la frase stata raccontata perch cos appare nei verbali di interrogatorio.
Vogliamo cancellare i verbali dello Stato? Per il diritto alloblio? La frase
entrata nella storia parallela e giornalistica dei processi alla cellula nera. Che
poi il nostro lettore si attacchi sempre alle necessarie assoluzioni, dico solo
che anche Freda e Ventura sono stati assolti (poi la Cassazione, per rimediare
allenormit, afferm che erano colpevoli ma che non si poteva fare pi niente
perch la legge fatta cos, uno schifo in pratica) pur essendo colpevoli.E
le posso assicurare, carissimo lettore meticoloso, che anche lo sconosciuto
di Vicenza, amico di Freda, stato assolto perch il potente di turno, cio il
padre, riusc a far valere i suoi rapporti strettissimi con certa magistratura.
Adesso passiamo alla sua tirata pubblicitaria sul libro-romanzo Non ci sono
innocenti. Io lho letto questo libro, per dovere. Se faccio il giornalista, lo
devo fare. Anche questa volta lho fatto come per tanti altri libri. Ma mi
rimasto uno schifo in bocca. Invece sembra che lei, caro lettore vicentino
meticolosissimo, non abbia questo problema. Lei in realt ha sposato in
toto la versione (di destra estrema) del libro e non stato colto da nessun
disgusto, neanche per il titolo. Infatti cosa significa: Non ci sono innocenti?
Lei mi dice che il romanzo, con tutti i suoi pseudonimi che fanno cortina
fumogena, una storia romanzata ma reale di Freda e di Ventura.
Non ci ho messo tanto a capirlo. Ho letto per bene (avventure erotiche a
parte, che sono patrimonio letterario delle due biondissime signore im-
parentate con Freda) tutte le avventure di questi poveri giovani (di estrema
destra) sempre alle prese con depositi di armi, di esplosivo, ho letto anche
le pseudo-motivazioni nichiliste, il complesso della sconfitta e lo schifo
per la democrazia. Le due signore non hanno avuto ritegno, nello scrivere
il romanzo, di toccare una ferita inferta a tutta Italia e in particolare alla
citt di Milano. Perch scrivere di Giulio, o lAutocrate (cos nel libro viene
ribattezzato Franco Freda, il nazista di Padova), significa parlare di Piazza
Fontana. Cos per Cavallante (Giovanni Ventura), o per il vecchio
(Marco Pozzan) e cos anche per tanti altri, compreso lamico vicentino di
Freda, sullo sfondo ci hanno messo anche lui.
Alla fine di questa sua lettera lei in questa maniera ha preso, nonostante
lo stile pseudo-neutrale, posizione. In un modo che spiega anche la sua
sensibilit per certe inesattezze o per certi coinvolgimenti. Ma lei doveva
essere pi diretto, criticare senzaltro il sottoscritto, che non certo infal-
libile, ma presentarsi. Avrei preferito che mi dicesse: Sono un fascista o
un simpatizzante, per me Freda innocente, benissimo ha fatto la moglie a
scrivere il romanzo Non ci sono innocenti.
Come vede, la guerra civile del 1945 non affatto finita, c (e lei lo di-
mostra anche se nella lettera non preme il grilletto) chi ancora sensibile
alle sirene di un certo anarchismo di estrema destra, quellarea politico-
criminale che ha fatto saltare in aria (a pezzi) 17 persone (innocenti?) quel
pomeriggio del 12 dicembre 1969.
GLI AMERICANI DI PARISE 113
LUNICO ORIGINALE
IN BERTOLIANA
ECCO LE PROVE
Dario Borso, studioso dellopera parisiana, ci ha inviato un
saggio esemplare che illumina di luce definitiva la vicenda de
Gli Americani a Vicenza, il racconto lungo di Goffredo Parise
che aveva trovato un importante progresso filologico nella
stampa curata da Domenico Scarpa per Adelphi, con linseri-
mento del capitolo settimo, mancante nelle precedenti versio-
ni, e invece presente nel dattiloscritto originale regalato da
Pino Dato alla Biblioteca Bertoliana nel 2002. Dario Borso
dimostra, con ricchezza di riscontri filologici, che la versione
rappresentativa della volont di Parise quella presente in
Bertoliana a Vicenza, mentre quella adelphiana nasce da
una copia carbone a suo tempo smarrita dal grande Edo.
DARIO BORSO *
1. Nella fresca riedizione adelphiana de Gli americani a Vicenza, il curatore
Domenico Scarpa afferma: fu lo stesso Parise a dichiarare di aver composto
il racconto nel 1956, benche la data debba probabilmente slittare di un anno.
Ma accaddero di certo nel 1956 i fatti che lo ispirarono1.
In realta i fatti che lo ispirarono accaddero di certo nel 1957 e quindi la data
di composizione del racconto altrettanto di certo slitta di almeno un anno. Su
Il Giornale di Vicenza del 5 marzo 1957 infatti, usci a firma F.M.R. (ossia
Fazio Maria Ripari) un pezzo recante a titolo Ieri il fungo non si e visto:
1
G. Parise, Gli Americani a Vicenza e altri racconti 1952-1965, Adelphi, Milano 2016, p. 201.
In una premessa alla seconda edizione de Gli Americani a Vicenza (Scheiwiller, Milano 1966)
lautore in effetti aveva dichiarato: Questo racconto fu scritto nel 1956 a Vicenza, mentre ero
ospite di mia madre e osservavo le truppe americane della SETAF.
Ieri pomeriggio poca gente era tornata al piazzale della Vittoria. Tutti, piu
o meno, pero saspettavano di udire alle 14,30 il boato dellesplosione, se
non addirittura di vedere il fungo mostruoso prendere quota nel cielo della
citta. Alla delusione della prima attesa se ne aggiunta cosi una seconda.
[...] e stato un aviere che ha fatto esplodere un candelotto fumogeno collo-
cato sul prato. Il candelotto se alzato sibilando, con una detonazione cosi
modesta che pochi, per non dire nessuno, lha avvertita in citta. Si son viste
fiamme, un gran fumo nero che ha preso quota, espandendosi rapidamente.
A 70 metri di quota la carica chimica si e esaurita, il fumo ha cominciato 115
a disperdersi, rapidamente.
116 il fungo. Uno dei palloni del gelataio scoppio, gli altri si afflosciarono.
Trascorsero mezzora, quaranta minuti, cinquanta, unora: una pioggia
sottile come rugiada comincio a scendere lentamente sul piazzale, su
colline e parchi. I palloni si posarono lucidi sul tetto del carrettino dei
gelati, la barba del fotografo Diotisalvi e i suoi lunghi capelli dartista
divennero presto la pelliccia gocciolante di un cane. I frati, finito di
rincorrersi e di pizzicarsi, serano coperti col cappuccio. Passo unora
e mezza e la folla si mosse rabbiosa e lenta; alcuni si diressero verso il
santuario per ripararsi dalla pioggia, altri verso la citta, il capo coperto
con fazzoletti annodati. Una lunga fila di automobili scese lentamente
strombettando e sorpassandosi. Alla curva il cieco suonatore di armo-
nium fu investito e ruzzolo per alcuni metri insieme al cassone e ai suoni.
Lo scoppio atomico, rimandato a causa del tempo, avvenne alle quattordici
del giorno successivo: una nube di proporzioni modeste, a forma di fungo,
bianca e vaporosa in superficie, dallo stelo rossastro, si alzo in silenzio dal
campo di aviazione svaporando nel cielo sereno in 6 minuti.
Il recupero della fonte, ribadito da altre coincidenze tra capitoli degli Ame-
ricani e cronache del Giornale
2
di Vicenza, chiarisce il modo di procedere,
ovvero la poetica di Parise ; ora pero conviene concentrarsi sullo slittamento
di un anno della data di composizione, e sugli effetti ermeneutici chesso
comporta.
7
Segnatamente: vicino alle stazioni,cap. I, p. 26, r. 5 Adelphi; vicino al pozzo, cap. I, p.
27, r. 11; vicini al punto, cap. I, p. 30, r. 6; vicino al morto, cap. III, p. 34, r. 27.
Da circa venti giorni ogni sera una Chevrolet di color scuro, pesante e mal
tenuta, sostava in prossimita delle macerie dellantico teatro Eretenio, per
118 ripartirne di li a poco, veloce. Dagli anfratti delle rovine sepolte derbe e
di salici intricati sorgevano in quei pochi istanti di sosta alcune figure di
giovani che, a rapidi balzi lungo i cornicioni e le crepe, si appressavano
allautomobile e vi si infilavano agili, con fischiettii e risatine; quindi la
Chevrolet ripartiva silenziosa in direzione dei colli. Avevo gia notato
quellauto scivolare veloce lungo le strade, rallentare o sostare in vicinanza
di cantieri edili appena rischiarati da un lumino rosso, nei pressi di case in
costruzione e di rovine periferiche; una sera quella stessa Chevrolet sosto
per circa quindici minuti ai piedi del Seminario Vescovile, infilata nelle
erbacce della zona di scarico. Da un pertugio alto una diecina di metri e
come rientrante nelle massicce vecchie mura delledificio, era calato un
biglietto come una farfalla bianca, giu tra le felci selvatiche sorgenti dai
detriti. Senza rumore e forse gia nascosto nel folto, il guidatore lo raccolse
e riparti. Lo seguii a distanza con la mia Topolino. Egli si diresse verso le
mura del vicino cimitero israelitico, discese costeggiandolo e spari lungo le
sponde sinuose di un canale di irrigazione. Proseguii a piedi per raggiun-
gerlo senza essere visto: giunto in vicinanza dellauto quasi strisciando,
lentissimamente presi a sbirciare nellinterno: un giovane, per quel che
potevo vedere nel buio di quel quarto di luna, sui sedici o diciassette anni,
vestito da dArtagnan, o giu di li, con un gran cappello piumato, dormiva.
Ritornai rapido e sempre curvo alla mia automobile e a fari spenti attesi.
Era quella, dove sostavo, una via di circonvallazione ancora in disordine
e illuminata qua e la a lunghe distanze da tubi al neon che campeggiava-
no contro il cielo scuro come sottili aste fosforescenti e senza riverbero.
Chiunque si fosse addentrato a destra o a sinistra di quella via, nei campi,
nei depositi di ferri vecchi appena cintati di filo spinato o lungo il canale di
irrigazione alle spalle del cimitero israelitico, avrebbe potuto, a pochi metri
dalla via di circonvallazione che corre su un dorsale a terrapieno, rimanere
nellombra piu fonda, nascosto, e nel medesimo tempo a portata di strada.
E poiche, ai due lati di questa, scorrono canali e canaletti intricati le cui
direzioni e anse son note solo a chi le conosce per avervi pescato o nuotato
o fatto saltare delle cariche per intontire le anguille, limpressione, per chi
transita sulla strada e che non vi si possa scendere a causa del-
le acque che sembrano lambirla parallele da entrambi i lati.
Trascorse quasi unora prima che qualcuno apparisse dallombra. Grossi
camion passavano sulla strada a veloce andatura, i teloni bagnati duna
pioggia caduta lontano, forse nel Friuli o a Trieste, provocando risucchi
daria che rombavano alle orecchie. Silenziose e leggere alcune biciclette
dal lumino abbagliante andavano verso la campagna costeggiando le
mura della citta e la grossa mole dAlcazar del Seminario Vescovile, sepolta
nelloscurita dei ritiri spirituali. A quellora forse anche i passi del padre
lettore serano spenti nei corridoi; nelle lunghe camerate a volta, confusa nel primo
sonno incerto tra le immagini della realta e quelle baluginanti della preghiera, si
muoveva forse in passi appena pronunciati la figura esile di S. Ignazio Maria 119
de Liguori, o quella, possente come i suoi quattro volumi, del padre Alfonso
Rodriguez, rivestito dumilta contro le tentazioni. O forse un chierico solo
(quello del biglietto lanciato dal pertugio), a piedi scalzi e il cuore in tumulto,
raggiungeva correndo il suo letto
di ferro, vi si infilava tremando
e non riusciva a prendere son-
no, tali e tanti erano i tormenti
dellanimo.
Trascorsa dunque quasi unora,
durante la quale mera parso di
udire sbattere la portiera dellau-
tomobile e un fruscio lungo le
sponde del canale, udii accen-
dersi il motore e in pochi istanti
la Chevrolet fu sulla strada.
Lamericano accese i fari, appe-
na in tempo per illuminare in pieno la mia Topolino che stava per ripartire
lenta: ci fu da entrambe le parti un attimo di esitazione: lamericano spense
i fari, io pigiai sullacceleratore, inutile manovra dal momento che dovevo
voltare. Poi i fari si riaccesero, lauto sali dallombra forzando sul motore
e scivolo via silenziosa sulla strada. 8
8
Qui cadeva il passo ridondante cassato da Parise nel dattiloscritto: Forse lamericano aveva
notato in precedenza la mia auto seguirlo o, stando nelloscurita del suo buco, ne aveva
distinto la sagoma contro le luci che salivano vaporose dal centro. Non avevo calcolato
appunto questo: mentre egli sera appostato in un luogo completamente allombra, oltre il
quale si chiudeva il buio delle campagne e per di piu al di sotto del livello stradale, al contra-
rio io avevo fermato la mia Topolino proprio sul lato opposto della strada e quindi al limite
di un terrapieno relativamente alto rispetto al piano della citta incapucciata dallalone lu-
minescente. E li ero rimasto quasi unora, aspettando chegli sorgesse dal suo nascondiglio.
Ma poiche, che se ne fosse accorto o meno, o che lo sospettasse soltanto, oramai mi trovavo
anchio sulla sua strada, lo sorpassai sempre tenendolo docchio. Tentai questa manovra
in un crocicchio illuminato perche volevo accertarmi di un sospetto che mera venuto al
momento di ripartire. Distrattamente non avevo pensato che sarebbe stato piu opportuno e
avrei ottenuto molto di piu stando nascosto nel folto dellerba in prossimita dellauto anziche
fermo e lontano nella mia Topolino. E che, in ogni caso, avrei potuto osservare da vicino e
con maggiore probabilita visiva cio che succedeva laggiu anziche attendere, senza vedere
nulla, che la Chevrolet salisse sulla strada per poi seguirla. Infatti laggiu, nei meandri del
cimitero israelitico e di tutti quei canali, avrebbe potuto succedere ogni traffico, del tutto al
riparo dei miei occhi: una sostituzione del guidatore (che avevo osservato solo di sfuggita)
o un camuffamento, (il costume da moschettiere del ragazzo giustificava questa supposizio-
ne) o la sparizione del ragazzo che magari era andato a casa, o a letto, o abitava da quelle
parti (ma cosi vestito?) o laggiunta di nuovi ospiti nellauto provenienti dalla campagna
(ma come? attraverso i canali di irrigazione o dallinterno stesso del cimitero israelitico?).
Laltro lungo passo cassato da Parise per ridondanza era al cap. I (p. 30, r. 30 Adelphi), e
dunque assente in tutte le edizioni: Il suo gioco era freddo e quasi meccanico ma estrema-
Allincrocio sorpassai: guardando nellinterno della Chevrolet vidi che il
ragazzo vestito da dArtagnan non cera piu. Lamericano era solo al vo-
120 lante e mi parve tutto fradicio, come uscente da un fiume. Accelerai ancora
e girai in una viuzza laterale; lasciai correre silenziosa lauto americana
e, di nuovo, a lunga distanza, la seguii. Risali rapida lungo tutti i viali di
circonvallazione lasciandosi alle spalle il centro della citta. Giunta allal-
tezza degli archi della stazione ferroviaria diminui notevolmente landa-
tura e prese a girare lentamente intorno al piazzale, sostando qua e la
nei posteggi. Questi giri durarono pochi minuti. Lorologio della stazione
segnava le 0,40 allarrivo della Chevrolet, scattarono quattro minuti, poi,
dopo aver costeggiato lentissima il marciapiede, lauto riparti veloce in
direzione delle colline. Alle 0,43, proprio quando la Chevrolet scivolava
lungo lorlo del marciapiede, a passi rapidi, nervosi e apparentemente
disattenti, col naso allinsu a fiutare, e lombrello al braccio, dalle porte
vetrate della stazione usci Azerbagian, ladro e ricattatore. Lancio un
rapido sguardo nellinterno della Chevrolet, con quei suoi passi sventati
passo dietro lauto e attraverso spedito il piazzale senza voltarsi. Fu in quel
momento che la Chevrolet riparti verso le colline: un momento prima o un
momento dopo il guidatore e Azerbagian non avrebbero potuto vedersi a
meno che questultimo non avesse camminato, cambiando la sua direzione,
in modo da attraversare la strada allauto. E fu il lampo di scimmia finta
e svagata che vidi negli occhi di Azerbagian a persuadermi che anche li,
anche nellinterno della Chevrolet e anzi in tutti i suoi giri egli in qualche
modo (quale non so) doveva avere la sua parte.
Questo volume di racconti e per meta un libro dautore e per laltra meta
mente preciso. I due contadinotti, che tutti conoscevano per due campioni di scopa, presi
dal gioco bestemmiavano calando la carta sul tavolo con grandi pugni di cui lamericano
sorrideva. Furono portati litri di vino, lamericano era anche disposto a offrire tutto lui
nonostante vincesse in modo sbalorditivo ma la testardaggine dei due avversari lo obbligo
a continuare il gioco. Trascorse poco tempo che anche lamericano si accaloro mandando al
diavolo i compagni che gia stavano rigonfiando le tute, in procinto di tornare nei boschi e
nelle valli. Stavolta fu lui a perdere varie battute e si dovette ingoiare da Toni Mona quattro
scope una dietro laltra. Divenne furioso: batteva le carte con pugni secchi sul tavolo, beveva
avidamente il vino schioccando la lingua, divento tutto rosso e prese a sudare. Usci fuori
qualche bestemmia, infine sorse un litigio tremendo tra lui e il suo compagno di gioco Bepi
Arlesega a causa di un asso e di un sette. Il gioco minacciava di protrarsi fino al mattino,
il signor Mario padrone del bar essendo un patito di scopa. Senonche i due negri che erano
usciti ricomparvero con un globo che doveva essere un superiore e che sollevato lo scafan-
dro chiamo con parole dure lamericano al tavolo da gioco. Questi rispose di aspettare un
momento poiche era lultimo giro e il superiore ribatte seccamente che se era per un solo
giro bene, ma non di piu.
una raccolta postuma, curata dalleditore. La morte ha voluto cosi. Esi-
steva un progetto tra Goffredo Parise e Alcide Paolini, gia concordato
[...]: tuttavia, la scelta dei racconti non e una scelta dautore; essa e stata
discussa da Giosetta Fioroni,9 da Natalia Ginzburg e da altri amici, tra i 121
quali chi scrive questa nota.
122 come curatore a scapito di Garboli, Ginzburg & friends). E tale sbiadimento
raggiungera il culmine tre anni dopo, in una ristampa mondadoriana dellan-
tologia dove la nota di Garboli e preceduta da una prefazione del discepolo
Silvio Perrella dedicata in testa al maestro 12. Ebbene, premesso che Parise
non pubblico mai raccolte di racconti, Perrella afferma:
Sembra, pero, che ci stesse pensando verso la fine della sua vita: si era
probabilmente fatto strada in lui il desiderio di mettere ordine in questa
sua dispersa produzione narrativa. Cosa che fu realizzata, un anno dopo
la sua morte, da Giosetta Fioroni, Natalia Ginzburg e Cesare Garboli.
Invece il racconto nel 1987 usci monco, e quando nel 2001 riemerse il
dattiloscritto originale completo del capitolo settimo, lignaro Garboli dal
Giornale di Vicenza sentenzio che se Parise ha deciso di tagliarlo non
puo essere stato che lui stesso a deciderlo, aggiungendo: sapeva di vivere in
una citta dove le voci corrono e penso che non abbia voluto provocare illazioni o
suscitare pettegolezzi. Nella riedizione Adelphi infine, Scarpa, dopo averla de-
finita addirittura, da meta che era un libro doppiamente dautore di Goffredo
Parise e di Cesare Garboli, al proposito pedissequamente afferma:
Circa venticinque anni prima era nata una relazione amorosa con Elsa Fonti
che ebbe il suo nido segreto tra i cipressi di Montecchio Maggiore dove
Elsa viveva (colli vicentini dunque, da non confondere coi berici) proprio
nel 1957, anno in cui Parise scrisse gli Americani e sposo Mariola Sperotti.
14
Sulla rivista, da sempre alfiera della borghesia colta conservatrice, cfr. F. Simonetti (a cura di), LIllu-
strazione italiana. 90 anni di storia, Garzanti, Milano 1963. Parise aveva gia rischiato a fine 1953 su Il
Borghese con Laceto sulle ferite: Provoco grande scandalo e seppi che si minaccio di sequestrare quel
numero della rivista per causa mia, cfr. Incontro con Longanesi, Il resto del carlino, 5 ottobre 1957.
Lintervento delleditore su Ragazzi di vita fu poi preventivo, come confida Pasolini a Vittorio Sereni il
9 maggio 1955: Garzanti allultimo momento e stato preso da scrupoli moralistici e si e smontato. Cosi
mi trovo con delle bozze morte fra le mani, da correggere e da castrare (su cio cfr. di prossima uscita
S. De Laude, I due Pasolini. Ragazzi di vita prima della censura, Carocci, Roma). Nonostante i tagli
il processo ci fu, unestate del 1956 che vide cassare il racconto di Arbasino Povere mete sia dalla rivista
Paragone (a prime bozze corrette), sia dalla casa editrice Einaudi, che lanno dopo pubblico Le picco-
le vacanze mutilo di esso per evitare quelli che Italo Calvino pavento ad Arbasino come inopportuni
tralala forensi. Punctum dolens qui come negli esempi precedenti era lomosessualita, precisamente
a: Avvenne che un ex compagno dalla vita non chiara invitasse a una misteriosa partita di piacere cui
avrei dovuto acconsentire bendato in vettura (si usava): rifiuto, dopo abboccamenti con i portavoce del
clero. No, non era una crisi religiosa vera, soltanto lesperienza eccitante di questi ecclesiastici aperti
alle frequentazioni piu spregiudicate. Su cio cfr. A. Arbasino, Romanzi e racconti, Mondadori, Milano
2009, pp. cxvii-cxx.
Ne scrive la stessa Fonti in unintroduzione a trentasei lettere inviategli da
Parise tra il 1957 e il 1982:
124 Piu lo respingevo, piu lui insisteva, dicendomi che avevo troppe sovrastrut-
ture. Aveva anche ragione. Un giorno entro dalle Apolloni a Vicenza (un
negozio sul corso) e compro un gatto di feltro mettendomelo in mano con
aria furtiva. Il giorno dopo me ne comunico il prezzo. Mi regalo Il ragazzo
morto e le comete, e poi fui costretta a mandargli un vaglia per limpor-
to, perche continuava a dirmi che mi aveva fatto un regalo di valore. Si
offese per il vaglia ma lo incasso: cosa che non mancai di fargli notare.
Anche io avevo un carattere pessimo. Era nel 1953-54. Non ne facemmo
nulla e lui si mise con la Mariola Sperotti, che essendo ricca, di famiglia
nota a Vicenza, che nuotava, andava a cavallo, era cio che il suo fondo di
snobismo desiderava di piu [...]. Trovandoci in Piazza dei Signori il giorno
di San Giuseppe 1957 [19 marzo], alla ennesima richiesta di Edo di fare
un giretto con lui nel pomeriggio, io accettai [...]. Fu una bella estate, ad
Asolo, a Venezia, a Torcello, anche sul Garda a Cisano da un suo amico.
Una volta arrivammo da Comisso sotto un temporale terribile, che blocco
un paio di volte la sua 500. Comisso ci fece vedere i suoi quadri dipingeva
al momento cardinali enormi e rossi e ci lascio nel seminterrato dove
cera un divano: entrato poi piu tardi allimprovviso (ebbi limpressione
che avesse spiato dietro la porta), ci disse con occhio tondo che eravamo
belli come due etruschi sul sepolcro. Diede ad Edo il manoscritto de La
mia casa di campagna e mi ricordo ancora la bellezza delle pagine sul cielo
delle stagioni. Alla fine di luglio ad Edo venne nostalgia della Mariola:
spari [...]. Una settimana dopo il suo matrimonio [celebrato il 29 agosto
1957] venne a cercarmi, ed a rapirmi nuovamente con il suo catorcio. Era
disperato e sconvolto, e nonostante non volessi, lo riaccettai perche era la
sola maniera per essere meno infelici. 15
126 e minestrone.
Nico Naldini
Aggiunse che gli italiani erano tutti straordinari, allegri e ricchi di vita. Mi sorrise, quasi
scusandosi di non saper dire, a uno sconosciuto scrittore italiano, qualcosa di piu originale.
Si allontano, quasi strappata a forza dal marito. Mi fece un po pena. Proprio una povera
libellula. Parise aveva scritto sul Corriere della sera del 2 febbraio 1983 in tuttaltri termini
dellincontro avuto con Capote e Marilyn durante una breve permanenza a New York a meta
aprile 1961. Ho dimostrato che esso non avvenne mai nel mio Capote, in M. Belpoliti, A. Cor-
tellessa (a cura di), Goffredo Parise, Riga 36, Marcos y Marcos, Milano 2016, pp. 383-386.
Nellintervista invece si aggiunge addirittura Miller! (E ad ogni modo, Gli sbandati era gia
uscito sugli schermi il 31 gennaio 1961, dieci giorni dopo che lo sceneggiatore aveva divorziato
da Marilyn.)
VERSO IL SISTEMA 127
ELETTORALE
PROPORZIONALE?
NON ARRIVERANNO
LE CAVALLETTE
Come siamo arrivati alla situazione di stallo determinata
dal tentativo affrettato di cambiare la Costituzione
Repubblicana attuato da Matteo Renzi e per fortuna
respinto dagli italiani? Partendo da un esame dei diversi
sistemi elettorali disponibili in potenza e ripercorrendo un
pezzo (non esaltante) di storia italiana, il cerchio si richiude:
sul vecchio proporzionale (corretto) tanto osteggiato?
LUIGI POLETTO
129
ma elettorale maggioritario a turno unico tende al dualismo dei partiti e un
sistema elettorale maggioritario a doppio turno oppure proporzionale tende
al multipartitismo. Poi Giovanni Sartori4 ha corretto la tesi del grande
politologo francese sostenendo che un sistema maggioritario rafforza il
bipartitismo se il sistema bipartitico preesistente e radicato e se leletto-
rato ostile alle pressioni maggioritarie del sistema disperso nei collegi,
mentre anche in presenza di un sistema maggioritario il bipartitismo non
si afferma se esistono minoranze etniche, monotematiche, religiose etc.
concentrate in alcuni collegi: in tal caso il maggioritario non pu eliminare
il pluripartitismo.
La terza classe di sistemi elettorali quella proporzionale: i seggi sono
ripartiti tra le forze politiche in proporzione alla percentuale dei voti con-
seguiti generalmente in collegi plurinominali. Il sistema proporzionale
si profila come il pi democratico se si assume come criterio di base la
corrispondenza tra voti e seggi, ma ha un difetto molto serio: sollecita una
abnorme proliferazione di partiti e una illimitata frantumazione del sistema
politico. Al fine di ovviare ai problemi di ingovernabilit e di instabilit che
sono consustanziali ad esecutivi di coalizione possono essere introdotti
alcuni correttivi. Il primo costituito dai sistemi tecnico-matematici di
trasformazione dei voti in seggi (dHondt, Sainte Lague, Hare, resti pi
alti). Il secondo correttivo lintroduzione di una soglia percentuale di voti
per avere accesso al Parlamento: la soluzione adottata in Germania dove
il sistema proporzionale personalizzato con clausola di sbarramento al
5% ha evitato leccessiva frantumazione dei partiti che aveva intossicato la
Repubblica di Weimer. Il terzo sistema la dimensione delle circoscrizioni
in rapporto agli eleggibili: pi le circoscrizioni sono piccole pi si attiva una
soglia implicita di accesso alle assemblee parlamentari come in Spagna. La
quarta possibile correzione lintroduzione di un premio di maggioranza
alla lista o alla coalizione vincente: in tal modo chi abbia ottenuto una
maggioranza relativa di una certa consistenza beneficia di un regalo in
decurtazione da chi abbia perso le elezioni.
3
I partiti politici di Maurice Duverger, Edizioni di Comunit, 1975
4
Ingegneria costituzionale comparata di Giovanni Sartori, Il Mulino 2004
130
Il presidente Sergio Mattarella (75 anni) con lex premier Matteo Renzi (42)
5
Storia della Repubblica. LItalia dalla Liberazione ad oggi di Guido Crainz, Donzelli 2016
6 Storia della Prima Repubblica. LItalia dal 1943 al 1998. Di Aurelio Lepre, Il Mulino, 1999.
7
La Repubblica dei Partiti. Evoluzione e crisi di un sistema politico (1945-1996) di Pietro
Scoppola, Il Mulino 1997.
8
Il bipartitismo imperfetto. Comunisti e democristiani in Italia di Giorgio Galli, Il Mulino 1966
9
Chi vincer in Italia? La democrazia bloccata, i comunisti e il fattore K di Alberto Ron-
chey, Arnoldo Mondadori editore 1982
una crisi dellegemonia della D.C.10
Tra la fine degli anni 80 e linizio degli anni 90 fatti epocali nello scena-
131
rio internazionale (il fallimento dellesperienza sovietica del comunismo
realizzato) e interni (lemergere di un consolidato sistema di corruzione
imperniato sui partiti) aprirono la strada ad una rottura di sistema anche
a livello di regime elettorale, rottura che produsse una nuova legislazione
attraverso due successivi passaggi referendari: il referendum del giugno
1991 sulla preferenza unica e il referendum dellaprile 1993 sullabolizione
del sistema proporzionale per il Senato. Fu rapidamente varata una legge
che prese il nome dal deputato DC Sergio Mattarella, lattuale inquilino del
Colle, e dunque Mattarellum: il 75% dei seggi veniva assegnato con si-
stema maggioritario ad un turno in collegi uninominali e il 25% con formula
proporzionale; il passaggio alla c.d. Seconda Repubblica contrassegnata
da un meccanismo di alternanza e da una sagomatura bipolare del sistema
politico. Tale legge elettorale fu applicata con effetti per nulla disprezzabili
nelle elezioni del 1994, 1996 e 2001.
132
padre indiscusso
del sistema elettorale
denominato
(da lui stesso)
un porcellum.
Parlamento.
Una pronuncia dramma-
tica quella della Supre-
ma Corte che ha tuttavia
lasciato in vita un si-
stema proporzionale
decurtato dal premio di
maggioranza e caratterizzato dal sistema delle preferenze sia per il Senato
che per la Camera definito dalla stampa Consultellum perch risultante
dalla pronuncia della Consulta. Lattuale Parlamento repubblicano - come
nota giustamente il costituzionalista Alessandro Pace12 opera in forza del
principio di continuit dello Stato che avrebbe dovuto funzionare per un
orizzonte temporale limitato. Dunque un Parlamento eletto in base ad una
legge incostituzionale: uno sfregio alla politica e alla sua dignit; non c
traccia in questo fallimento della politica, in questa appropriazione preda-
toria delle regole del gioco di quella cultura del compromesso virtuoso tra
culture politiche diverse - su cui ha tanto insistito Norberto Bobbio13 - che
aveva dato origine alla Costituzione repubblicana.
133
c.d. voto a data certa) e dello Stato centrale a danno delle autonomie locali
(mediante listituto della c.d. clausola di supremazia statale). Il combina-
to disposto tra legge elettorale iper-maggioritaria e riforma costituzionale
avrebbe prodotto effetti dirompenti: si andava verso quella che Stefano Ro-
dot ha definito una democrazia di investitura14 e si delineava un modello
che - come bene argomentato da Gustavo Zagrebelsky - sanciva il primato
dellesecutivo allinsegna di una sorta di premierato assoluto, emarginava
la rappresentanza, creava la sudditanza ad oligarchie, assecondava istinti
autoritari, provocava la perdita della sovranit popolare15.
Il referendum del 4 dicembre ha spazzato via la riforma costituzionale e
la sentenza della Consulta n 35 del 201716 ha bocciato lItalicum in alcune
parti fondamentali. La sentenza della Corte Costituzionale ha salvato il
premio di maggioranza se si raggiunge il 40% dei voti, ma ha bocciato il
ballottaggio perch produttivo di un effetto distorsivo analogo a quello
individuato nella sentenza n 1 del 2014. Secondo la Consulta il legittimo
perseguimento dellobiettivo della stabilit di governo, di indiscusso in-
teresse costituzionale, non pu giustificare uno sproporzionato sacrificio
dei principi costituzionali di rappresentativit e di uguaglianza del voto,
trasformando una lista che vanta un consenso limitato, ed in ipotesi anche
esiguo, in maggioranza assoluta17.
Tuttavia dalla sentenza si possono distillare altre conclusioni.
E stato bocciato il ballottaggio, ma non il premio di maggioranza in s e
per s, sicch la Suprema Corte ha sancito la costituzionalit di un rapporto
asimmetrico tra voti e rappresentanza purch il premio abbia una soglia
che lo rende ragionevole. Tale orientamento stato da molti criticato. Per
esempio Massimo Villone ha obiettato che in tal modo si realizza un mecca-
nismo in cui la disprorporzionalit e la distorsione della rappresentanza
sono molto elevate18
Inoltre non illegittimo il ballottaggio in s, ma solo il ballottaggio con
collegio unico nazionale e voto di lista, il che significa che un altro tipo di
ballottaggio - ad esempio quello nei collegi uninominali - sarebbe legittimo.
I capilista bloccati non sono illegittimi perch non configurano una lesione
della libert di voto dellelettore presidiata dallart. 48, secondo comma,
Cost.: una questione essenzialmente politica lasciata allapprezzamento
della discrezionalit legislativa.
La Corte Costituzionale ha mantenuto le candidature plurime, ma ha altres
stabilito che il candidato eletto in pi collegi non potr pi optare a propria
discrezione per un collegio. Entra in gioco quindi il criterio del sorteggio.
14
Democrazia e Costituzione di Stefano Rodot, Castelvecchi 2016
15
Loro diranno, noi diciamo. Vademecum sulle riforme istituzionali di Gustavo Zagrebelsky,
Laterza 2016
16
Sentenza n 35/2017della Corte Costituzionale in www.cortecostituzionale.it
17
Sentenza della Corte Costituzionale n 35/2017 in www.cortecostituzionale.it
18
Legge elettorale, il passo di lato della Consulta di Massimo Villone, Il manifesto dell11
febbraio 2017
Infine la Suprema Corte dice che la Costituzione, se non impone al legisla-
tore di introdurre, per i due rami del Parlamento, sistemi elettorali identici,
134
tuttavia essi non devono ostacolare, allesito delle elezioni, la formazione
di maggioranze parlamentari omogenee. E il tema dellarmonizzazione dei
sistemi elettorali tra Camera e Senato.
135
dei sistemi elettorali.
Il secondo fattore decisivo per la scelta riguarda appunto lanalisi empirica.
Qui emerge il potente contributo di uno dei pi eminenti politologi contem-
poranei, Arend Lijphart21. Lijphart realizza una valutazione comparativa tra
36 Paesi individuando due modelli diversi di democrazia di natura idealti-
pica: la democrazia maggioritaria (Modello Westminster) e la democrazia
proporzionale (Modello consensuale). Il modello maggioritario esclu-
sivo, competitivo
e avversariale e Arend Lijphart (Apel-
il modello consen- doorn, 17 agosto 1936)
suale inclusi- un politologo e accade-
vo, cooperativo e mico olandese
negoziale. I due naturalizzato statuni-
modelli sono ca- tense, specializzato in
ratterizzati da 10 Sistemi Comparati, ele-
zioni e sistemi elettorali.
variabili differen-
professore emerito
ziali relativamente allUniversit di San
a regole e istituzio- Diego (California)
ni. Ecco allora che
democrazie mag-
gioritarie e demo-
crazie consensuali
presentano rispet-
tivamente (ovvia-
mente con una pluralit di soluzioni miste): 1) maggioranze monopartitiche
e coalizioni pluripartitiche; 2) dominanza dellEsecutivo e equilibrio di
potere tra Esecutivo e Legislativo; 3) bipartitismo e multipartitismo; 4)
sistemi elettorali maggioritari e formule proporzionali; 5) rappresentanza
degli interessi pluralista/competitiva e sistemi di organizzazione degli inte-
ressi corporativi/concertativi; 6) centralizzazione delle competenze nello
Stato e federalismo/decentramento; 7) Parlamenti monocamerali e sistemi
bicamerali; 8) Carte Costituzionali flessibili modificabili con legge ordinaria
e Costituzioni rigide modificabili con procedure particolari e maggioranze
qualificate; 9) Parlamenti giudici delle proprie leggi in ultima istanza e
Parlamenti che emanano leggi sottoposte a controllo di costituzionalit
da parte di Corti Supreme; 10) banche centrali dipendenti dai Governi e
banche centrali indipendenti. Ebbene le democrazie Westminster sono
chiaramente non superiori a quelle consensuali per quanto attiene alla
buona governance, alle politiche macroeconomiche e alla conservazione
della pace civile. Per quanto riguarda poi la qualit democratica e la capacit
di rappresentare (dimensioni misurate attraverso molteplici indicatori) il
modello consensuale risulta avere un rendimento nettamente superiore.
21
Le democrazie contemporanee di Arend Lijphart, Il Mulino 2014
Dunque lanalisi scientifica di carattere empirico ci racconta la superiorit
dei modelli consensuali / proporzionali.
136
Lanalisi tecnico-giuridica, la contestualizzazione storica
e la praticabilit politica: verso un proporzionale corretto
E il nuovo status quo, differenze Camera Senato difficili da cambiare di Roberto DAli-
22
140
provincia Manuela Dal Lago
5
Tar Veneto, sez. I, ordinanza n. 717 del 17/09/2008; http://www.altravicenza.it/dossier/
dalmolin/doc/2009121301VE_200800717_OS.pdf.
6
Consiglio di Stato, sez. IV, ordinanza n. 5067 del 1/10/2008; http://www.altravicenza.it/
dossier/dalmolin/doc/2009121305CDS_200805067_OO.pdf.
7
Ilvo Diamanti: Se la democrazia diventa inutile in http://www.repubblica.
it/2007/02/rubriche/bussole/democrazia-inutile/democrazia-inutile.html .
8
http://www.comune.vicenza.it/albo/notizie.php/53978.
Paolo Costa, commissario
governativo al Dal Molin
La consultazione autogestita
9
http://www.comune.vicenza.it/albo/notizie.php/53993.
e di un qualcosa da cui possono derivare intuibili ostacoli .
Dal punto di vista giuridico la questione che peraltro oggetto di un
ricorso al T.A.R. discusso in pubblica udienza il 22 ottobre scorso, e di
cui attendiamo la sentenza10 troppo lunga e complessa per essere 145
esposta in questa sede. Voglio solo evidenziare che la vicenda della
progettazione ed autorizzazione della base ha incrociato una discipli-
na in sostanziale trasformazione, nel senso di una progressione verso
una pi adeguata tutela dei valori ambientali e della partecipazione
democratica, che mi limito quindi a richiamare:
Direttiva 87/337 CEE: esclude dal proprio campo di applicazione
le opere destinate alla difesa nazionale;
di conseguenza il DPCM 377/1988 prevede lesclusione secca della
V.I.A. per tali tipi di opere;
la Direttiva 2003/35/CE (divenuta autoapplicativa il 25/06/2005)
stabilisce invece che gli Stati membri possono decidere, dopo una
valutazione caso per caso se cos disposto dalla normativa nazionale,
di non applicare la presente direttiva a progetti destinati a scopi di
difesa nazionale, qualora ritengano che la sua applicazione possa
pregiudicare tali scopi;
in applicazione della nuova disciplina comunitaria il Codice
dellambiente (D. Lgs. 152/2006) prevede ora che, in caso di opere
destinate alla difesa nazionale, la V.I.A. possa essere esclusa ma solo
in base ad un Decreto interministeriale tra i ministri dellAmbiente
e della Difesa.
10
T.A.R. Veneto, sez. I, RG 1737/2008.
146 OVIDIO, LA POESIA
AUGUSTO, IL POTERE
17-2017: DUEMILA ANNI
DI BATTAGLIE PERSE
Sono passati due millenni dallanno in cui il grande poeta
della latinit, Publio Ovidio Nasone, morto esule e triste
sulle rive del mar Nero. Lui fu cacciato dal potere,
da Augusto, ma la sua grande poesia gli sopravvisse.
la battaglia eterna fra potere e poesia, che si riproposta
sempre, nei secoli, negli anni, fino ad oggi: una battaglia in
cui tutti i protagonisti, nel bene e nel male, hanno perso.
Ma la poesia, se questo ci pu consolare, ha vinto
ROBERTO PELLIZZARO
147
centrale:
il monumento
a Ovidio
che lui riteneva una mancanza di rispetto nei confronti del grande
concittadino conosciuto in tutto il mondo, ha preso la situazione di
petto e dopo aver caricato su un camion una pala meccanica, ha ripu-
lito in un paio di ore quella che era diventata una discarica pubblica:
ha fatto giustizia.
Ai lavori assistevano due vigili urbani, che, stando ben attenti a non
intervenire prima della fine, elevavano alluomo una multa di 100
euro perch colpevole di non avere rispettato le regole, essendo en-
trato in zona vietata senza autorizzazione. Tragicomica burocrazia:
hanno fatto giustizia.
La notizia di Sulmona mi ha fatto tornare, come dincanto, ai tempi
lontani degli studi giovanili; precisamente a Sofocle (V secolo a.C.)
e alla sua tragedia ANTIGONE, che Hegel (1770-1831), il grande
filosofo tedesco promotore dellIdealismo, aveva definito la tragedia
perfetta. Anche nellantica rappresentazione sofoclea i diritti della
polis si scontrano con quelli privati.
La letteratura latina
presenta, almeno a
mio parere, otto tra
i poeti degni di fama
imperitura. Trala-
sciando per motivi di
spazio Catullo, Mar-
ziale, Giovenale ed
Ennio, il pi antico,
pater delle lettere
latine, autore del po-
ema epico Annales di
cui ci sono pervenu-
te poche centinaia di
versi, rimangono Lucrezio,Virgilio, Orazio e Ovidio citati in ordine
cronologico.
Orazio sul piano della forma il classico per eccellenza: i suoi versi
risultano tecnicamente perfetti, frutto del suo modo di intendere
lopera letteraria: limae labor et mora...una lunga e laborio-
sa fatica. il poeta a cui maggiormente si attinge per le citazioni:
famosissimo il suo carpe diem, quam minimum credula postero 1;
ma sul piano della pura ispirazione non il massimo.
Virgilio il pi noto e il pi studiato. Gi al ginnasio ci risultava
indigesto. Proprio allora usciva la canzone Una lacrima sul viso a riec-
cheggiare beffardamente il suo verso pi affascinante e profondosunt
lacrimae rerum et mentem mortalia tangunt2. Da allora Vir-
gilio fu dissacrato, battezzato con irriverenza - poco classica - lacrima-
tore professionista, piangina pectoris: una lagrima in scarsea. Ci sar
qualcuno che ha letto tutta lEneide? Arrivati al 4 libro al punto in
cui tra tuoni e fulmini (come a dire alla presenza e con lapprovazione
degli dei) Enea e Didone copularono, anche la vecchia professores-
1
Vivi il giorno che passa, senza assolutamente credere nel domani.
2
Le cose hanno lacrime e le vicende mortali toccano il cuoretraduzione di Guido Padua-
no, curatore della collana Classici della letteratura europea, tra gli antichisti italiani pi
noti, recentemente ospite allauditorium Fonato per la rassegna Classici Thiene.
"Eco e Narciso"
(1903), di John
150
William
Waterhouse
sa si arrese: ci
fermammo ed
io non ho mai
avuto la minima
curiosit di arri-
vare al 12 libro.
E a dirla tutta sia Virgilio che Orazio, a loro disdoro, mica ci anda-
rono piano con ladulazione nei confronti dellInvictus, princeps
Augustus. Figli del loro tempo, daccordo. Ma il giudizio non pu
non risentire dello smodato farisaico uso della lingua (intesa come
organo) in modo improprio: un peccato davvero non veniale 3.
Fra Lucrezio e Ovidio c una relazione che li affratella pur nella diver-
sit delle loro tematiche: il dolore. Di Lucrezio ho detto. Ovidio, suo
malgrado, ha inventato il mestiere dellesule. Quasi sicuramente per
colpa dellArs Amatoria e per aver visto qualcosa che non doveva
vedere, lo stesso autore al proposito volutamente vago 5, Ovidio fu
colpito dalla pena dellesilio comminatogli inflessibilmente da Augusto,
4
Come conquistare una donna, tecniche di seduzione, la diffusa sensualit, come far
durare lamore, limportanza del sesso: a dimostrazione di una profonda conoscenza
della femminilit. Non un testo scritto oggi: Ars amatoria conta pi di 2000 anni ben
portati.
5
Ovidio, uomo di mondo, probabilmente vide e improvvidamente propag uno scanda-
lo di corte in cui era implicata Giulia, figlia unica non immacolata di Augusto
che, come accennato, aveva instaurato unepoca moralistica degna dello
Stato Pontificio morto con la breccia di Porta Pia6 . Nell8 d.C. Ovidio
152 fu relegato a Tomi (la Costanza odierna) sul Mar Nero, allora non certo
un luogo delizioso ed accogliente per trascorrere le vacanze. A nulla
valsero le sue supplicationes.Tutti coloro che avevano goduto dei
suoi versi e lo avevano eletto poeta dellUrbe gli voltarono le spalle;
nessuno ebbe il coraggio di perorarne la causa in alto loco. Ieri come
oggi dallaltare alla polvere in un amen: nihil novi sub sole.
Augusto non cambi pi la sua decisione, censurando cos lautore,
non lopera, che continu a circolare, a conferma di quanto sia idiota
la censura in ogni tempo e in ogni luogo. Ovidio, abitante della
lontananza, mor sessantenne di crepacuore nel dolore pi assoluto,
mai essendosi assuefatto al suo destino; nellanno 17, tre anni dopo
Augusto, prima il suo dio, poi il suo carnefice: neppure il successore
Tiberio fu clemente con lui.
Questanno dunque ricorre il bimillenario dalla sua morte. Chiss
che al piccolo gesto dellimprenditore Di Toro consegua qualcosa di
bello e di degno della grandezza di Publio Ovidio Nasone 7, la cui
sorte fu segnata nel bene e nel male dal suo talento e dalla sua arte
superba.
6
La Roma del 1870 (e secoli a scendere) come la Roma augustea; la Roma che nel 1600
ha messo al rogo Giordano Bruno.
7
Oltre alle opere menzionate cito cinque tra le minori: Tristia ed Epistulae ex Ponto,
a ricordarci sofferenza, solitudine e desolazione nellesilio; Fasti (di storia contempo-
ranea), incompiuto; Ibis (satirico) e Halieutica (sulla pesca). Perduta invece Medea,
tragedia che ai suoi d godette di grande favore.
IVAN DELLA MEA 153
VENTANNI DOPO
LULTIMO INCONTRO
Era nato il 16 ottobre 1940, se n andato il 14 giugno 2009:
un vuoto incolmabile. Per quasi 50 anni le sue canzoni
di lotta e malinconia, le sue parole di coraggio, il suo modo
di essere compagno di strada e di cielo, sono stati un
mito per migliaia di giovani e meno giovani.
Ha fatto musica e poesia contro la societ dei consumi, ha
manifestato contro loppressione, si battuto per la libert pi
difficile: insieme anarchica e comunista. Un artista
irriducibile, dallo spirito combattente di un ragazzo:
Con gli oppressi e contro gli oppressori. Sempre!
GIANNI SARTORI
Nerone
Nerone era un cane che per anni era stato legato alla catena, in un deposito
dalla parte dei Navigli, a far la guardia. Divenuto vecchio venne slegato,
portato altrove e abbandonato, come da manuale.
La sua condizione pass da quella di schiavo a quella di liberto affamato.
Ritorn nei paraggi, l dove aveva trascorso tutta la sua vita, cercando una
qualche convivenza, un rapporto con gli umani, una mediazione tra una
carezza, un tozzo di pane e tante pedate.
Una sera nei pressi del vecchio capannone alcuni giovani avevano acceso
un fuoco ed erano intenti a farsi di eroina. Nerone, afflitto da cronica
solitudine, si avvicin per fare amicizia ma qualcuno, gi sotto leffetto
della droga, gli spar un colpo di pistola in testa.
Il giorno dopo tocc proprio a Ivan e al figlio ritrovare il cadavere della
povera bestia. Ivan ne riport unemozione fortissima, anche per la
disperazione del bambino. E nacque cos la canzone per questo cane
155
morto in guerra, vittima inconsapevole dei mille egoismi e miserie di un
mondo imperniato sullusa e getta, tanto per umani che per bestie.
Era una delle tante storie che Ivan Della Mea raccontava, accompagnato
dalla sua chitarra: una canzone in cui riversava la sua profonda umanit,
il suo rifiuto di restarsene indifferente di fronte alle tante ingiustizie del
mondo, grandi o piccole che siano. Tra laltro questa non lunica sua
canzone animalista ante litteram (o meglio: antispecista). Ricordate
El me Gatt? Ivan evidentemente sempre stato un uomo incapace di
girarsi dallaltra parte, uno che sentiva veramente sulla propria pelle lo
schiaffo dato a chiunque in qualsiasi parte del mondo (citazione guevarista,
ovviamente). Roba daltri tempi.
Vale la pena
Luomo bianco
1
Assieme a quelle di Gualtiero Bertelli, Stefano Maria Ricatti, Paolo Pietrangeli, Fausto Omo-
dei, Claudio Lolli, Alessio Lega...magari anche Gianfranco Manfredi (almeno per i versi Non
aspettarti comprensione da lui, son troppi anni che non prende pi il tram...).
Le opere di Ivan Della Mea
156 Discografia
33 giri
1966 - Io so che un giorno (I Dischi del Sole, DS 122/24)
1969 - Il rosso diventato giallo (I Dischi Dello Zodiaco, VPA 8104)
1972 - La balorda (I Dischi Dello Zodiaco, VPA 8165)
1972 - Se qualcuno ti fa morto (I Dischi del Sole, DS 1009/11)
1974 - Ringhera (I Dischi del Sole, DS 1045/47)
1975 - Fiaba grande (I Dischi del Sole DS 1060/62)
1978 - La piccola ragione di allegria (I Dischi del Sole, DS 1090/92)
1979 - Sudadio giudabestia (I Dischi del Sole, DS 1114/16)
1980 - Sudadio giudabestia 2 (I Dischi del Sole, DS 1120/22)
1983 - Karlett (I dischi del Sole)
CD
1997 - Ho male all'orologio (il manifesto)
2000 - La cantagranda forse walzer (il manifesto)
EP[modifica | modifica wikitesto]
1962 - Ballate della violenza (I Dischi del Sole, DS 19)
1964 - Ho letto sul giornale (I Dischi del Sole, DS 36)
1965 - La mia vita ormai (I Dischi del Sole, DS 43)
1972 - La nave dei folli (I Dischi del Sole, DS 78)
45 giri
1966 - Noi lo chiamiamo Vietnam/Ballo tondo del Vietnam (I Dischi del
Sole, DS 204)
Ottobre 1966 - O cara moglie/Io ti chiedo di fare all'amore (I Dischi del
Sole, DS 205)
1967 - Ci che voi non dite/La linea rossa (Linea Rossa, LR 45/3; con
Giovanna Marini)
1968 - Creare due tre molti Vietnam/Comandante Che Guevara (Linea
Rossa, LR 45/12; con Paolo Ciarchi)
1970 - O cara moglie/Piccolo uomo (I Dischi del Sole, DS 208; con Paolo
Ciarchi)
1972 - Ballata per Franco Serantini/Davanti a San Giulio (Linea Rossa,
LR 45/12)
Opere letterarie
1990: Il sasso dentro (edizioni Interno Giallo)
1992: Se nasco un'altra volta ci rinuncio (edizioni Interno Giallo)
1992: Cantata Ambrosiana (edizioni Il Grandevetro)
1997: Sveglia sul buio (edizioni Est)
1998: Cantagranda (edizioni Il Grandevetro/Jaca Book)
2004: Prima di dire, cantate. Dalla caduta del muro di Berlino alla se-
conda guerra del Golfo (edizioni Jaca Book)
2005: Accadde a Tuscamelot (edizioni Jaca Book)
2009: Se la vita ti d uno schiaffo (edizioni Jaca Book)
2010: Un inedito e testimonianze (edizioni Il Grandevetro/Jaca Book)
157
Una foto storica: Ivan Della Mea con Paolo Ciarchi alla chitarra,
Paolo Pietrangeli e Giovanna Marini dal vivo nel 1974
Ricordo che lincontro risale al 1995 e penso sia inutile precisare a chi si
riferisse il buon Ivan.
159
per la musica usai quella di una ballata dedicata a Felice Cavallotti.
A Pisa vi furono due manifestazioni, perch cera chi voleva a tutti i costi
appropriarsi della morte di Franco, installarci la sua bandierina. Questa era,
in sostanza, la posizione di Adriano Sofri. Invece Luciano, mio fratello,
riteneva che la formidabile ondata di sdegno e solidariet che la morte
del giovane anarchico (massacrato dalla Celere e poi lasciato crepare in
carcere, ndr) fosse troppo preziosa per farne una questione di bandiera.
Alla fine si tennero due distinte manifestazioni: in una parl Adriano Sofri,
nellaltra Umberto Terracini (padre costituente, ndr).
D. E gli anarchici?
R. Se non ricordo male anche tra gli anarchici vi furono valutazioni diverse.
Penso fossero pi o meno equamente distribuiti tra le due manifestazioni.
Tra laltro pioveva che Dio la mandava. Di questo se ne ricordano bene tutti
i partecipanti, tranne Marino che per sostiene di ricordarsi di essere stato
istigato da Sofri ad ammazzare Calabresi proprio in quella circostanza....2
...Molti Vietnam...
D. Possiamo
riassumere a
grandi linee la
tua produzione?
R. Le mie prime
canzoni risalgono
agli inizi degli
anni Sessanta, con
la Ballata della
piccola e grande
violenza. I dischi
principali sono: Io
so che un giorno
(con le ballate del
Gioan); Il rosso
diventato giallo;
Se qualcuno ti
fa morto; La
balorda; La
ringhiera (sulla strage fascista di Brescia); Fiaba grande; La piccola
ragione di allegria (su mio fratello); Su da dio, gi da bestia, un lavoro
sulle contraddizioni, sullemarginazione metropolitana e sulle risposte
di alcuni settori giovanili, in particolare sulla droga. Risale al 77, in
coincidenza con lincremento dei morti per overdose.
Per i centanni dalla morte di Carlo Marx, in collaborazione con lUniversit
di Urbino, ho fatto Carlet. Poi, finita ormai lesperienza dei Dischi del
Sole, ho continuato a scrivere libri.
D. Ce li puoi elencare?
R. Con leditore Bertani (il mitico Bertani di Verona,...ndr) ho pubblicato
Fiaba dorso, di bagato e di un giorno centenario, su come ho vissuto il
centenario della morte di Marx. Poi, per Interno Giallo, Il sasso dentro, un romanzo
nero metropolitano. Con Se nasco unaltra volta ci rinuncio ho vinto il premio Forte
dei Marmi. Poi c stata Cantata Ambrosiana e lultimo, per ora, Un amore di luna
edito dalla Granata Press (ricordo che Ivan ha scritto anche moltissimi articoli
Nel 1975 Einaudi pubblic il libro
di Corrado Stajano, dedicato
161
a Franco Serantini
162
quindi organiche. Un vero disastro comunque, con conseguenze irreparabili.
C anche un altro aspetto da rilevare. In quei trenta giorni la mobilitazione
fu praticamente tutta esterna; non cera nessuno dei minacciati di cassa
integrazione. Molti di loro erano giovani e in fondo logico che un giovane
se ne freghi se va in cassa integrazione. Al momento dellaccordo poi, come al
solito, gli operai dissero di no e i delegati di s. Ancora unoccasione persa per
riflettere sulla democrazia dentro il sindacato...
3
Casualmente, nel 2009, mi trovavo a Milano e ho partecipato alla manifestazione - non auto-
rizzata e blindatissima - contro lo sgombero del CSOA Cox18 di via Conchetta dove larchivio
di Primo Moroni (1936-1998, fondatore della libreria Calusca) aveva trovato ospitalit. Lar-
chivio, di inestimabile valore storico, rischiava di venire disperso e danneggiato a causa delle
perquisizioni e del sequestro da parte della polizia. I due principali mandanti delloperazio
ne sarebbero stati la Moratti e il De Corato. (http://www.carmillaonline.com/2009/01/22/
sgombero-del-centro-sociale-conchetta-a-milano/)
4
Confermo: ancora nel 1985 avevo visitato il Leoncavallo storico (quello originario) e gi
allepoca erano in corso lavori di ristrutturazione e insonorizzazione (al prezzo purtroppo del-
la cancellazione di molti dei bellissimi murales originari). Ricordo di aver anche conosciuto
un giovane Daniele Farina (presumibilmente ancora integro e non ancora cinico ideologo
come lo defin Primo Moroni) che mi regal una copia del prezioso Che idea morire di marzo
in memoria di Fausto e Iaio (assassinati nel marzo 1978 dai NAR).
europeo prodotte in Italia sono nate e cresciute nei Centri Sociali, sia per
la musica che per il teatro. Questo spiega perch il Leoncavallo fosse una
163
cosa di giorno e unaltra di notte, quando veniva occupato da 4-5 mila
persone che volevano vedere le avanguardie artistiche. Giustamente Primo
Moroni sostiene che lapertura alla citt dei leoncavallini avvenuta solo
in difesa, ossia come risposta tattica allattacco della giunta. I dieci-
quindicimila delle manifestazioni avrebbero potuto e dovuto essere molti
di pi. C stata la quasi totale assenza delle organizzazioni e dei partiti
della sinistra. Non bastava la presenza per quanto significativa di Umberto
Gay. Bisogna riconoscere che nonostante le assemblee al Teatro dellElfo
non si riusciti a spiegare adeguatamente alla citt che il Leoncavallo
riguardava tutta Milano, tutti i Centri Sociali...Personalmente ho scritto
sullUnit che non bastava firmare manifesti e appelli, ma che alle iniziative
del Leonka bisognava partecipare fisicamente. Soprattutto nel caso di
prevedibili interventi da parte della polizia. Bisognava far capire a quella
testa di c... di Formentini (quello che chiamava i compagni del Leoncavallo
randagi che non hanno diritto di cittadinanza) che il suo atteggiamento
politicamente controproducente oltre che sbagliato.
165
indice analitico di 6 pagine e 10 tavole. interessante la riflessione finale
(pagine 339-343) sul come lo studio dei fossili dimostra che la terra non
il risultato di una creazione, come narrato nel libro della Genesi (Mosaic
account: racconto di Mos, perch si riteneva fosse stato scritto da Mos),
ma la conclusione di pi creazioni per il tempo e il modo in cui avvenuta
la comparsa delle specie viventi sulla terra.
The Mosaic account of this deluge has, however, been doubted, from the
total absence of the fossil remains of man. The assumption of the suc-
cesssive creations with accordant changes in the state of the planet, does
not, indeed, agree with the Mosaic account of the creation, at least in its
ordinary acceptation. (pagina 342).
Probabilmente conosceva gli studi di Jean-Baptiste Lamarck (Bazentin-
le-Petit 1 agosto 1744 Parigi 18 settembre 1929), che per primo teorizz
levoluzione degli organismi viventi.
Ha partecipato al dibattito politico nel periodo successivo alla rivoluzione
francese (1789) pubblicando brevi saggi con lo pseudonimo Old Hunter
(Vecchio Cacciatore), e ha scritto libri sulla formazione dei medici e per
linformazione alle famiglie dei segni e sintomi delle malattie e dei corretti
stili di vita e di attenzione alla crescita dei ragazzi.(Medical Admonitions
to Families, respecting the Preservation of Health and the Treatment of
Sick, Observations on the Excessive Indulgence of Children, particularly
intended to shows its Injurious Effects on their Health, and the Difficulties
it occasion in the Treatment during Sickness.).
Duecento anni fa, nel 1817, ha pubblicato il saggio che lha reso famoso: An
Essay on the Shaking Palsy (Paralysis Agitans), composto da una
prefazione, pagine i-iv, e cinque capitoli: il primo Definition-History-Illu-
strative cases (pagine 1-18), il secondo Pathognomonic Symptons Examined
- Tremor coactus - Scelotyrbe Festinans (pagine 19-27), il terzo Shakyng
Palsy Distinguished from other Diseases with which may be confounded
(pagine 27-32), il quarto Proximate Cause.Remote Causes - Illustrative
cases (pagine 33-55) ed il quinto Considerations respecting the Means of
Cure (pagine 56-66).
Nella prefazione J. Parkinson scrive di sapere che non si mai abbastanza
cauti quando si fanno delle ipotesi, particolarmente in medicina; di sapere
che il saggio non perfetto, perch manca dello studio anatomico; ma poich
una malattia non classificata e invalidante, decide di non rinviare la pub-
blicazione delle sue osservazioni, e non si lamenter se verranno criticate,
ma sar soddisfatto per aver attirato lattenzione di chi potr studiare con
pi mezzi questa malattia.
Ho copiato i titoli dei cinque capitoli perch lo svolgimento del saggio un
166
La copertina originale del libro di J. Parkinson (1817)
esempio tuttora attuale di metodologia clinica, sul come devono essere
studiati i malati, e quindi le malattie.
167
Nei primi tre capitoli J. Parkinson definisce la malattia Involuntary tre-
mulous motion, with lessened muscular power, in parts not in action and
even when supported ; with a propensity to bend the trunk forwards, and
to pass from a walking to a running pace : the senses and intellects being
uninjured. (pagina 1, righe 1-6), ne descrive sei casi clinici e ne evidenzia
le caratteristiche comuni e i segni che la identificano con sicurezza detti
patognomonici perch la differenziano dalle malattie con le quali potreb-
be essere confusa: the tremolous agitations, and the almost invincible
propensity to run, when wishing only to walk (pagina 19, righe 3-5) il
tremore involontario, la rigidit muscolare e landatura festinante (a piccoli
passi veloci e con il busto piegato in avanti); infine che i segni della malattia
iniziano e peggiorano lentamente ma inesorabilmente.
Negli ultimi due capitoli ipotizza la causa della malattia, che ritiene essere
conseguenza di una lesione del midollo allungato, e propone delle cure,
nessuna delle quali stata efficace.
Nel suo saggio J. Parkinson ha descritto la malattia in modo che possa essere
riconosciuta e catalogata, distinguendola da malattie con sintomi simili e ha
sottoposto le sue osservazioni al giudizio critico dei suoi pari.
stato Jean-Martin Charcot (29 novembre 1825 16 agosto 1893), che
nel 1882 fond la prima Clinica delle malattie nervose in Europa allHospital
de la Salptrire a Parigi, che conferm la specificit della malattia descritta
da J. Parkinson e, ritenendo che i segni paralysis agitans o shaking palsy
non fossero i pi importanti, propose di chiamarla malattia di Parkin-
son. (Charcot J-M De la paralysie agitante in Oeuvres Compltes (tome
1, Leons sur les maladies du systme nerveux, pp. 155188. A Delahaye,
Paris, 1872)
La causa della malattia di Parkinson non nota. La ricerca della sede delle
alterazioni anatomiche, che J. Parkinson auspicava indicando il midollo
allungato come possibile organo, ha dimostrato invece come segno pato-
gnomonico la degenerazione della substantia nigra, che uno dei nuclei
della base dellencefalo, le cui cellule producono dopamina, un mediatore
della trasmissione degli impulsi nervosi, che arrivano alla corteccia cerebrale
motoria da dove sono trasmessi ai muscoli per i movimenti volontari.
Nuova conoscenza sul meccanismo di funzionamento (attivazione e con-
trollo) dei movimenti volontari si accumulata, a partire dalla met del
secolo scorso, quando si tent di ridurre il tremore grave con la chirurgia,
lesionando aree cerebrali, in particolare del talamo: il tremore diminuiva,
ma si provocavano danni inaccettabili della capacit di parlare e di deglutire,
e della comprensione.
Successivamente, negli anni Settanta e Ottanta, Mahlon DeLong e colla-
168
boratori (Garrett E. Alexander, Hagai Bergman, Thomas Wichmann), che
lavoravano al National Institutes of Health, Bethesda, Maryland, sperimen-
tando sulle scimmie rhesus, dimostrarono che i nuclei della base dellencefalo
(globus pallidus, substantia nigra, striato) partecipavano al controllo della
direzione e dellampiezza del movimento dei muscoli volontari: elaborarono
cos la teoria del circuito motorio tra nuclei della base e corteccia motoria
dellencefalo, funzionante per una tuttora non spiegata interazione di me-
diatori chimici, in particolare della dopamina. E osservarono che la stimo-
lazione con basse frequenze (5-10 Hertz) provocava aumento del tremore,
invece la stimolazione con alte frequenze (50-100 Hertz) ne provocava una
riduzione, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4272856/pdf/
nihms650227.pdf).
La prima cura efficace per la malattia di Parkinson stata quella con il farmaco
levodopa, un precursore della dopamina, brevettato nel 1963. Da allora la terapia
con levodopa lo standard per la malattia di Parkinson, preparato in forma
di compresse o capsule, utile alla maggioranza dei malati ma come capita
spesso dopo alcuni anni diventa inefficace e pu avere effetti collaterali inaccet-
tabili, indicati complessivamente con il termine discinesie. Inoltre, la levodopa
interferisce con altri farmaci ( quindi necessario che il medico sia informato di
tutti i farmaci che i malati stanno prendendo) ed il suo assorbimento diminuito
da cibi ricchi di proteine.
I ricercatori hanno trovato altri farmaci utili per la cura della malattia di Parkin-
son, nessuno per pi efficace della levodopa, ma che sono utili in associazione
con la levodopa ad avere uguale beneficio con minori effetti collaterali.
Nel frattempo continuata la ricerca sul funzionamento del circuito moto-
rio e sono state introdotte in medicina le moderne tecniche di immagine,
la TAC (tomografia assiale computerizzata), la RNM (risonanza nucleare
magnetica) e la SPECT (Single Photon Emission Computed Tomography,
Tomografia ad emissione di fotone singolo).
La SPECT utile per confermare la diagnosi di malattia di Parkinson:
lesame si esegue iniettando un tracciante radioattivo ioflupane, marcato
con Iodio 123 (nome commerciale DaTSCAN), che si concentra dove c
dopamina nei nuclei della base cranica e indica se la quantit normale o
diminuita, com nella malattia di Parkinson e non in malattie con sintomi
simili, definite parkinsonismi.
La TAC e la RNM consentono invece di localizzare con precisione le varie
zone dellencefalo e quindi decidere dove impiantare gli elettrostimolatori.
stato cos possibile riprendere con strumenti pi adatti lidea di curare la
malattia di Parkinson con la chirurgia, impiantando nei nuclei della base
cranica degli elettrodi collegati e attivati da uno stimolatore posto sotto la
cute del torace (come i pacemaker per il cuore). La programmazione della
169
frequenza di stimolazione un processo lungo parecchi mesi: allinizio
necessario attendere la guarigione delle ferite chirurgiche e successivamente
si procede aumentando lentamente la frequenza e contemporaneamente
diminuendo la levodopa fino a trovare il migliore arrangiamento.
Lintervento chirurgico
Il primo ad eseguire lintervento in un uomo stato il neurochirurgo fran-
cese Alim-Louis Benabid (2 maggio 1942) nel 1987 allUniversit Joseph
Fourier (UJF), Grenoble, France, che impiant un elettrostimolatore nel
talamo. Lattesa era che il tremore diminuisse con stimolazioni di bassa
frequenza (5-10 Hertz), mentre regred con alte frequenze (circa 100 Hertz).
Da allora la tecnica e i risultati sono cambiati: ora si impiantano non uno
ma due elettrostimolatori, uno a destra e uno a sinistra, e non nel talamo
ma nei nuclei della base cranica. Finora sono noti i risultati fino a dieci anni
dopo lintervento chirurgico, e sono soddisfacenti per i malati e per gli ope-
ratori, e losservazione degli operati continua per raccogliere informazioni
di eventuali altri effetti oltre a quelli sul movimento conseguenti alla
presenza degli elettrostimolatori, che comunque potrebbero anche essere
tolti, se necessario.
Nel periodo post-operatorio molti malati hanno sintomi depressivi o mania-
cali, che di solito sono transitori. Talvolta per capita che, anche se c un
evidente miglioramento dei movimenti, peggiora la capacit di comprensione
e di esecuzione degli ordini, e compaiono segni psichiatrici, come depressio-
ne, apatia, comportamenti compulsivi Non spiegato quale sia la causa di
queste complicanze non-motorie, ma psicologiche e psichiche, dellintervento
chirurgico. Ma la compromissione della vita personale, familiare e sociale che
ne consegue, vanifica il risultato del miglioramento dei movimenti: questo pro-
blema affrontato selezionando i malati cui proporre lintervento chirurgico
e valutandone il risultato misurando sia lattivit motoria che non-motoria.
170
costui (una sorta di homunculus che albergava dentro di lui) e in segno di
rispetto per lo stimato ricercatore che fiss il perimetro di gioco lo chiam
Mr Parky. Abituato comera allargomentare filosofico, avvi con lui una
discussione su ci che gli stava pi a cuore e che riguardava gli effetti del
tempo che passa, i condizionamenti della malattia e i conseguenti limiti
del libero agire. (pagina 146, righe 22-28)
A. Bonomi un appassionato ciclista. La verit che sto celebrando un
piccolo rito, che si ripete ogni anno, soprattutto da quando lannuncio della
malattia ha portato un certo scompiglio nella vita di tutti i giorni: un rito
che consiste nel percorrere tutta la salita che dalla Val dOrcia conduce
alla rocca di Radicofani e nel registrare i cambiamenti intervenuti rispetto
allanno precedente. Poche centinaia di metri di dislivello: ordinaria ammi-
nistrazione per un ciclista che non sia gravato dallet o dai limiti imposti
da qualche patologia sorniona. E, in effetti, per me le cose sono un po pi
complicate, visto che ho compiuto da pochi giorni i settantacinque anni e
che devo misurarmi con le incognite della malattia. (pagina 90, righe 15-26)
A. Bonomi autoironico: Pedalare solo un aspetto della filosofia del
movimento che ho cominciato a elaborare da un certo punto in poi. In
effetti, prendere coscienza della malattia comporta lesigenza di adottare
delle contromisure: questo dice il buonsenso. Muoversi, e poi ancora
muoversi, continuo a ripetere. Ma per farlo bisogna attrezzarsi. E cos in
un angolo della mia stanza ho raccolto un tappetino da ginnastica, uno
smartwatch e un enorme pallone (pi professionalmente gym ball). Agli oc-
chi di una persona normale questo armamentario potrebbe rappresentare
la controparte strumentale di una lucida follia. Vedere un signore settan-
tacinquenne, con al polso un pataccone rettangolare, tenere in equilibrio
sul proprio ombelico un enorme pallone, o gym ball che dir si voglia, non
cosa di tutti i giorni. (pagine 101 e 102).
171
bre 1922) stato uno scrittore
che ha modificato la struttura
e la grammatica del romanzo
europeo, fra l800 e il 900.
Autore della famosa Alla ricer-
ca del tempo perduto, roman-
zo pubblicato in sette volumi
tra il 1913 e il 1927.
FRANCESCA SANSON
Q
ualit, termine che apre la strada a un insieme di caratteristi-
che di natura positiva, tratti distintivi di un prodotto, di una perso-
na, di un processo, di unazione. Indubbiamente associa a s un concetto di
valenza positiva. Robert Musil per delineare il proprio personaggio Ulrich
quale mediocre, cio uomo ideale del periodo, che riassume in s, appun-
to, tutte le non-qualit (1) costretto ad anteporre alla parola qualit la
locuzione privativa senza, per spogliare quanto di positivo questa parolina
implicitamente propone.
E a sondare per bene nel presente, questo fuorviante termine non pi
cos tacitamente garanzia di valenze imprescindibili di un prodotto, di un
suono, di unattivit, di un qualcosa cui fa riferimento, quale anticipatore della
sequenza di propriet e di valori fondamentali, formali, sostanziali e positivi,
caratterizzanti quel qualcosa.
(1) L'uomo senza qualit (Der Mann ohne Eigenschaften) opera dello scrittore austriaco
Robert Musil ( Berlino 1930 e 1933). Si tratta di una delle opere pi importanti della let-
teratura mondiale, opera monumentale, il lavoro di un'intera vita. Pensato inizialmente
come grande romanzo autobiografico, seppur scritto in terza persona, ambientato nei
primi anni del secolo scorso, ha un'originalissima struttura in quanto contiene ampi stralci
di tipo saggistico a temi storico-filosofici. Ambientato in quella che a tutti gli effetti Vienna,
capitale di un grande impero pluri-etnico detto "Kakania", narra la vicenda esistenziale e
spirituale di Ulrich: una specie di "uomo ideale" che, riassumendo in s tutte le qualit o,
meglio, le "non-qualit" del secolo appena iniziato, il Novecento, vive parzialmente alienato
dal "mondo reale" e del tutto privo di autentici interessi.
Il grande scrittore austriaco Robert
Musil (Klagenfurt, 6 novembre
173
1880, Ginevra, 15 aprile 1942). Il suo
capolavoro lUomo senza qualit
(1930). Lultima edizione italiana
di questo straordinario romanzo
epocale della Newton Compton
(2013), versione integrale delledi-
zione originale, per la traduzione di
Micaela Latini.
Il marchio , sigla della Comunit Europea, assunta per effetto del Trat-
tato di Maastricht del 1992, entrata da molti anni a far parte del nostro
mondo di consumatori e utenti.
Senza porvi soverchia attenzione, e troppe volte senza conoscerne a fondo
la valenza, siamo tratti in inganno per la scarsa chiarezza sullargomento e
del suo significato. Molti produttori e distributori, giocando sullequivoco,
lasciano tacitamente intendere che tale sigla attesti la qualit del prodotto!
Ma non proprio cos!
Linformazione oscura, lasciata troppo spesso al caso e nessun organo
preposto sembra avere intenzione di fornire chiarezza! Ragioni? Troppe!
Interessi: molti! Vantaggi lobbistici, tanti!
La sua presenza nella confezione o nellimballo di un prodotto non intende
denotare le caratteristiche qualitative degli ingredienti, dei materiali, delle
componenti o addirittura del prodotto stesso, ma garantisce solamente
che quel determinato articolo realizzato in ottemperanza alle Direttive
174
Europee specifiche di quella classe di prodotti, esclusivamente con riferi-
mento alla sicurezza dellutilizzatore!! Quindi parlo e faccio riferimento
alla qualit certo, ma in tuttaltri termini, rispetto allintendere comune!
Non tutti gli articoli e i prodotti soggiacciono allobbligo di tale
marcatura per circolare liberamente allinterno della Comunit Europea
e quindi per essere commercializzati anche in Italia. Infatti, non tutti i pro-
dotti con luso potrebbero mettere in forse la sicurezza dellutilizzatore e,
rappresentando un potenziale pericolo, causare danni anche alla persona.
Faccio un passo indietro per spiegare meglio cosa siano le Direttive
Europee. Esse sono diposizioni emanate dal Parlamento Europeo e dal
Consiglio dellUnione Europea. Nel caso esaminato di nostro interesse, con
riferimento specifico di prodotto, meglio, di una classe/famiglia di
prodotti, e come il termine stesso - Direttiva- connota, si limitano a indi-
care quali siano i requisiti essenziali di un articolo o di un gruppo di articoli,
affinch sia garantita la sicurezza duso del fruitore.
Il mercato Europeo, quindi ogni Stato membro della Comunit, obbligato
ad armonizzare, secondo tali indicazioni, i propri regolamenti di legge in
materia di sicurezza e di tutela della salute del consumatore, con riferi-
mento agli specifici prodotti, prima di poterli mettere in commercio. E fin
qui suppongo che le finalit di queste indicazioni denominate Direttive
siano chiare. Da tale presupposto si pu comprendere che il produttore e/o
il distributore, in ambito Europeo, quindi anche in Italia, ne sia lunico
responsabile, nel caso in cui gli articoli dallo stesso commercializzati non
osservino le norme di sicurezza evidenziate dalle Direttive specifiche di
riferimento e ovviamente recepite, per obbligo, dallo Stato italiano.
175
secondo specifiche modalit essenziali, se non testati come prescritto, nel caso
di caduta non proteggono, con le ovvie conseguenze immaginabili.
Anche per siringhe e termometri, per citare un altro gruppo di strumenti
con cui possiamo facilmente essere direttamente confrontati, esistono spe-
cifiche Direttive, che servono a garantire la sicurezza nel funzionamento
e nelluso, poich se cos non fosse, tali prodotti, intervenendo sulluomo
in modo pi o meno invasivo dipendentemente dal prodotto,- pensiamo
a una siringa - arrecherebbero danni perlopi occulti. Quindi, garanzie
quali la sterilit del prodotto, laffidabilit nella misurazione, solo per citare
alcuni requisiti essenziali del gruppo, rendono il prodotto sicuro e non
compromettono la salute.
Cucine, scaldabagni e stufe a gas, ad esempio, sono apparecchiature usate
per il riscaldamento, per la cottura, per la produzione di acqua calda, appar-
tenenti ad altro gruppo merceologico rispetto agli esempi sopra illustrati, che
devono, per forza di cose, essere costruiti secondo le specifiche di sicurezza
e di controllo indispensabili allo scopo
per cui sono realizzati. Anche in questo
caso ne va della sicurezza delluomo ed
anche per questi esistono le Direttive
specifiche, dedicate.
Senza dubbio molti di voi avranno nota-
to anche che nei giocattoli la sigla CE fa
bella mostra di s. Che sta a significare?
Ad esempio un pelouche, anche se
realizzato in Cina, per circolare libe-
ramente sul territorio europeo e quindi
italiano, deve rispettare i requisiti spe-
cifici di prodotto per giochi riservati
a bimbi da zero ai 14 anni.
Che cosa significa in concreto?
Che gli occhietti dellorsetto, ad esempio, non devono staccarsi, che il
materiale con cui confezionato lorsetto non deve perdere il pelo, poich il
bimbo li potrebbe ingerire e soffocarsi. Questo e altro ancora sono garanzie,
in termini di sicurezza, che la marcatura CE conferisce al giocattolo preso
ad esempio, se il marchio CE accompagnato dalla dicitura da zero a 3 anni.
Quindi sino a questo punto mi pare abbastanza chiaro che la marcatura CE
dichiari la conformit del prodotto relativamente alle direttive specifiche
che lo governano in termini di sicurezza.
176
sul mercato europeo larticolo, deve procedere, affinch le conformit di
prodotto, promulgate dalle Direttive Europee, siano rispettate dal proprio
fabbricate extra-CEE. Lazienda estera, fuori dal territorio Europeo, non pu
apporre marcature CE e neppure rilasciare dichiarazioni di conformit, che
spettano appunto al distributore europeo affinch siano valide.
La Direttive Comunitarie definiscono tutta la documentazione - fascicolo
tecnico - che il fabbricante, il suo mandatario se il fabbricante si
trova fuori della CEE o limportatore di materiali, prodotti, dispositivi,
macchine o impianti, devono produrre per poter apporre il marchio CE.
Non si tratta del manuale duso, bens di una raccolta di tutti i documenti
realizzati durante la progettazione, la costruzione, il collaudo del prodotto
conservata dal fabbricante, e nel caso di produzione extra-CEE, dal man-
datario con sede in un paese dellEuropa.
Le norme prescrivono anche che, a fronte di una richiesta da parte delle
autorit competenti, - gli organi di sorveglianza - il costruttore sia in
grado di mettere a disposizione il fascicolo tecnico nei tempi richiesti, nel
caso di rischi accertati per la sicurezza.
Riallacciandomi allesempio del giocattolo provvisto di marcatura CE e di
dicitura adatto da zero ai 3 anni, il giocattolo assolve tutti i requisiti previsti
di sicurezza che non metteranno in pericolo un bimbetto piccolo, avvezzo a
giocare pi con la bocca che con le manine. Ma di qualit dei materiali, dei
filati e delle imbottiture impiegate non se ne parla!
Va da s che gli usi impropri per cui il prodotto concepito e realizzato
sono esclusi.
Gli elettrodomestici
La dimensione non vincolante, ma le rotondit s! Neppure il colore di
stampa lo , ma la forma lo assolutamente! Anche gli elettrodomestici, essen-
do potenziali pericoli quotidiani, se costruiti osservando le precauzioni ovvie
per luso sicuro, sono marchiati CE. E quali sono, ad esempio, i potenziali
pericoli, che se non eliminati in fase costruttiva, possono compromettere la
sicurezza e causare incidenti? Un frullatore provvisto di marcatura CE
non deve azionarsi, se il tappo di chiusura del bicchiere non serrato a
dovere. Infatti se cos non fosse, azionerei lavvio anche con il tappo non
perfettamente chiuso, provocando la fuoriuscita con effetto esplosivo del
tappo e del contenuto, con le immaginabili conseguenze al malcapitato che
si vedr aggredire dallimmancabile esplosione!!
Un phon per capelli deve soddisfare le norme di compatibilit elettroma-
gnetica, tra le altre, ossia funzionare e non generare interferenze con altri
elettrodomestici.
In fatto di sicurezza tutti i piccoli elettrodomestici, gli apparecchi per
illuminazione, gli elettroutensili non professionali, le apparecchiature per
estetica, che senza dubbio non comporterebbero il problema descritto per
il frullatore, debbono garantire limpiego della bassa tensione oltre ad
altre caratteristiche che potrebbero causare danni alla persona, se non os-
servate. La sigla CE corretta attesta e serve a garantire che larticolo, che
ho acquistato, realizzato a regola darte secondo le vigenti norme europee
di prodotto, il che conferisce limpiego perfetto in termini di sicurezza.
179
giandolo in termini qualitativi,
poich provvisto di marchio
CE, non sta facendo bene
il suo mestiere e forse non sa
neppure di cosa stia parlando!
I dispositivi medici
180
Altri esempi, sempre della medesima famiglia di Dispositivi Medici,
possono riguardare gli strumenti di misurazione - ad esempio Clearblue
Conception della Procter & Gamble srl - test di gravidanza con indicatore
digitale di concepimento. Essendo uno strumento di misurazione pi com-
plesso, sar provvisto della marcatura Dispositivo CE + un numerino , nel
caso citato di esempio Dispositivo Medico CE0843.
Mentre un amplificatore acustico standard, venduto in farmacia - quindi
dispositivo medico non individuale - resta un Dispositivo Medico
semplice, e sar marcato Di-
spositivo Medico CE, senza il
numerino.
Un apparecchio per aerosol di
uso domestico - altro esem-
pio - invece, somministrando
farmaci, marchiato come
Dispositivo Medico CE +nu-
merino, esplicitamente potre-
ste leggere Dispositivo Medico
CE0051. E qui mi fermo! Il
codice 0051 dellesempio corrisponde all Organismo Notificato di Certifi-
cazione No. 0051: lIstituto IMQ.
I Dispositivi Medici pi semplici, quindi, come i nostri cerotti dellesempio
precedente, necessitano solo del marchio Dispositivo Medico CE, mentre
quelli pi complessi, richiedendo lintervento di un Organismo di Certi-
ficazione, riportano il codice numerico corrispondente allOrganismo che
controlla lazienda produttrice.
Il fabbricante di tali Dispositivi Medici obbligato a servirsi di un terzo
neutrale - l Organismo di Certificazione- con lobiettivo di perfezionare
il controllo sulla qualit dei prodotti, esercitandolo non solo al termine, ma
durante tutte le fasi del processo di produzione, mediante uno specifico
addestramento di tutto il personale e grazie alla partecipazione attiva della
manodopera. Questo terzo neutrale, denominato appunto Organismo di
Certificazione accreditato dallUnione Europea a svolgere lattivit di con-
trollo e certifica la conformit dei sistemi di gestione aziendale o dei
prodotti o del personale, come prescritto dalle Direttive Europee, nel
nostro caso, per Dispositivi Medici. Quindi il Parlamento e il Consiglio
dellUnione Europea, con lemanazione delle Direttive di riferimento,
affidano la responsabilit al fabbricante e lesecuzione di prove e controlli
agli Organismi di certificazione.
Per i Dispositivi Medicila sicurezza richiesta si estende anche a tutto ci
che salvaguarda la salute dellutilizzatore.
Sia chiaro che i Dispositivi Medici pi complessi, proprio perch diretta-
mente hanno influenza sulla salute, necessitano di questa marcatura, - CE +
codice numerico dellOrganismo di Certificazione - mentre un prodotto come
il casco di protezione
per bici non necessita
181
obbligatoriamente di
tale procedura, bens
deve adempiere esclu-
sivamente gli obblighi
dettati dalle Direttive
Europee del gruppo
relativo.
Le attivit di controllo
182
indicata nella prescrizione sono.....che stato fabbricato per il paziente....
e pertanto destinato esclusivamente a questultimo. (2)
Analogamente su tale falsariga fornir lottico elencando le componenti del
Dispositivo Medico su misura (=individuale)- locchiale da vista- : specifiche
della montatura marcata CE, nome del produttore, requisiti delle lenti oftalmiche
(nome del fornitore, marca, indicazioni, prodotto, trattamento, colore, etc.) nor-
me di uso e manutenzione e riferimenti delle normative per Dispositivi Medici
Individuali. Parimenti si regoler il tecnico che realizza gli ausili acustici, sulla
base di una prescrizione medica individuale, quella redatta dal medico.
Tali dichiarazioni accompagnano la ricevuta o lo scontrino fiscale e sono
detraibili. Sono certa che ai pi, quanto sopra descritto, gi noto, poich
qualsiasi ottico provvede a redigere tale dichiarazione. Poco di frequente in-
vece accade che il medico dentista consegni copia di tale dichiarazione, che
il proprio odontotecnico gli ha fornito!
Ovviamente il paziente non ha rapporti con lodontotecnico, bens sin-
terfaccia con il proprio medico dentista,che per le Direttive Europee di
riferimento obbligato a esibire al proprio paziente tale dichiarazione.(3)
Desidero rendere comprensibile che in caso di cure dentistiche non sar la
cura canalare che richiede la dichiarazione di conformit, non sar lottu-
razione di una carietta, bens solamente quei lavori che sono realizzati dall
odontotecnico sulla base dellimpronta e delle indicazioni fornite dal medico
dentista per la realizzazione della protesi su impianti, della coroncina, in-
somma di tutto quello che non compete la prestazione medica dentistica,
bens di quanto richiede lintervento di un odontotecnico.
In Europa questa prassi quotidiana, mentre in Italia, perlopi non nota,
e a oggi nessuno ha lintenzione di informare il paziente in tal senso.
Perch? In una prossima occasione approfondiremo questo italianissimo
aspetto!
(2) Nome del medico dentista e riferimento di conformit per dispositivi medici secondo la
Direttiva 93/42, allegato I e allegato VIII, oltre alleventuale elenco dei rischi non eliminabili
completano la dichiarazione (Riferimenti questi ultimi presenti nella dichiarazione che accom-
pagna i lavori di protesi dentali)
(3) La Direzione generale dei dispositivi medici in capo al Ministero della Salute in Italia
che, tra le altre cose, ha la responsabilit di attuare la disciplina dei dispositivi medici, compresi i
compiti concernenti, la sorveglianza del mercato, lautorizzazione degli organismi notificati, la
vigilanza sugli incidenti, le indagini cliniche.
Qui alcuni organismi di certificazione :
- Organismo Notificato No.0373 Istituto Superiore di Sanit
- Organismo Notificato No. 0051 Istituto IMQ
-Organismo Notificato No. 1370 Bureau Veritas Italia S.p.A
-Organismo Notificato No. 0426 - ITALCERT.
LA STRAGE DI KOS (1943) 183
ITALIANI TRUCIDATI
SENZA GIUSTIZIA
N MEMORIA
Tribunali vari e memoria storica hanno derubricato
nelloblo molte stragi di nazisti e collaborazionisti italiani
compiute scientemente dopo l8 settembre.
Tra le molte vicende efferate del Dodecaneso, possedimento
italiano sancito dai trattati successivi alla prima guerra
del Novecento, emersa solo in tempi relativamente recenti
e per merito di una studiosa di valore, Isabella Insolvibile,
la terribile vicenda della strage di Kos, cento ufficiali italiani
giustiziati senza piet e illegalmente dai nazisti e lasciati
cadere, successivamente, per ragion di Stato, nel pi
ignobile oblio da autorit e storiografia italiane
SONIA RESIDORI
184
Ben visibile,
per la vicinanza
alla Turchia,
lisola di Kos
(o Coo).
convissero in modo,
tutto sommato, pa-
cifico, anche se non
mancarono fermenti
nazionalisti, soprat-
tutto greci.
Verso la fine del 1936
larrivo del governa-
tore Cesare Maria De Vecchi con la conseguente fascistizzazione e milita-
rizzazione del Possedimento, e la successiva introduzione della legislazione
razziale, cambiarono il quadro, provocando profonde fratture. Con lentrata
in guerra dellItalia, il Dodecaneso torn ai governatori militari e nellestate
del 1943 la carica era ricoperta dallammiraglio Inigo Campioni.
In quei mesi a Kos, la seconda delle isole per importanza, la guarnigione
italiana, comandata dal col. Felice Leggio, era costituita da circa 4.000
italiani del 10 reggimento fanteria della divisione Regina, un gruppo misto
di artiglieria, piccoli reparti di marina, aeronautica, carabinieri, finanzieri
e camicie nere e, come in tutti i distacchi militari di stanza nellEgeo, vi-
veva in una sorta di isolamento psicologico, una sorta di mentalit di
paceper la lontananza con la madrepatria e dal corso degli eventi nazionali.
Pertanto, la notizia dellavvenuto armistizio con gli eserciti anglo-americani,
data alla radio nella serata dell8 settembre 1943, nel lontano Dodecaneso
giunse ancor pi inattesa, seppur accolta collettivamente con grida e canti
di euforia, nella speranza che fosse il preludio della sospirata pace.
I tedeschi presenti nellisola di Kos erano una decina e furono portati nella
caserma dei carabinieri e trattati pi come amici che come prigionieri1.
1
Insolvibile I., Kos 1943 1948. La strage, la storia, Edizioni scientifiche italiane,
Napoli 2010, p. 41.
Il castello di Kos, dove furono
inizialmente rinchiusi dai nazisti
185
gli ufficiali italiani
2
Lammiraglio Inigo Campioni venne deportato assieme allammiraglio Mascherpa nel
campo 64/Z di Schokken in Polonia, ma nel gennaio 1944 venne consegnato alla Repub-
blica sociale e rinchiuso prima a Verona e poi a Parma, dove il 22 maggio 1944 venne
processato con Mascherpa, accusati di aver ubbidito agli ordini di Badoglio. Condannati
a morte, furono giustiziati due giorni pi tardi, in Manzari G., La partecipazione della
Marina alla guerra di Liberazione (8 settembre 1943 15 settembre 1945), in Bolletti-
no darchivio dellUfficio storico della Marina Militare, a. XXIX, 2015, p. 212.
Prigionieri
italiani
186
a Kos
in tre punti
dellisola di Kos,
cogliendo di sor-
presa italiani e
inglesi che pa-
radossalmente
scambiarono i
rumori con quel-
li di navi inglesi
di rifornimento.
Regn una confusione paralizzante tra i due comandi, inglese e italiano,
e dopo brevi tentativi di resistenza, le truppe tedesche ebbero facilmente
ragione degli avversari: verso sera solo il tenente Franco Di Giovanni,
con la 12a compagnia mitraglieri, stanziata sullistmo di Cefalo, si difendeva
accanitamente.
Le azioni tedesche di bombardamento furono costanti per tutta la giornata
del 3 ottobre, mentre da parte britannica, al contrario, manc il sostegno
aereo. Durante i combattimenti laviazione tedesca riprese la tattica psi-
cologica, gi utilizzata su altri fronti, di lanciare sullisola un volantino
che invitava gli italiani ad arrendersi dal momento che I soldati
germanici sono pronti a ricondurre in Patria quanti di voi consegneranno
le armi. Scegliete! O libert e Patria con laiuto germanico, o sicura morte
per seguire lInghilterra e i vostri ufficiali traditori.
Il mattino del 4 ottobre i tedeschi sferrarono un attacco in forze e, al tra-
monto, accerchiati, gli uomini di Di Giovanni dovettero arrendersi.
Alcuni italiani e inglesi riuscirono a fuggire dallisola prima della fine dei
combattimenti e a riparare nella vicina Turchia, alcuni lo fecero dopo aver
combattuto accanitamente, altri fuggirono molto prima, gi la mattina dello
sbarco. Secondo le fonti tedesche furono fatti prigionieri 1.388 inglesi
e 3.145 italiani. Quindi mille tedeschi erano riusciti ad avere la meglio
su 5.500 avversari: la sorpresa dellattacco riusc in parte per linferiorit
aerea e per i marchiani errori italo-inglesi nel coordinamento dei rinforzi
e dei mezzi di difesa, in parte per i rinforzi inglesi che non arrivarono, ma
anche per il comportamento di taluni reparti italiani.
187
Le conseguenze della caduta di Kos furono pesanti e subito dopo caddero,
nonostante alcuni coraggiosi tentativi di resistenza, i piccoli presidi di Calino,
Stampalia, Simi e altre isole minori.
Terminati i combattimenti, i tedeschi si dedicarono ad una vera e propria
caccia alluomo, riuscendo a catturare, certo grazie ad alcune delazioni, gli
italiani che si erano dati alla macchia e che tentavano di scappare dallisola.
I soldati e i sottufficiali italiani prigionieri furono concentrati nel castello
di Kos, e ad Antimachia nel castello e nel campo di aviazione, subendo
fin dallinizio un trattamento duro, inumano, feroce.
Rapinati regolarmente dei propri oggetti personali, furono costretti a
lavorare senza sosta per la sistemazione delle piste datterraggio, basto-
nati e umiliati in tutte le maniere, furono tenuti senza cibo per tre giorni
di seguito3. Ai prigionieri inglesi, invece, fu riservato un trattamento
molto diverso: raggruppati in una zona separata, ebbero assistenza, rancio,
coperte e ricovero, nella misura del possibile.
3
Insolvibile, Kos 1943 1948, cit., p.99.
4
Insolvibile, Kos 1943 1948, cit., p. 104.
Fucilate gli ufficiali italiani!
188 Il criterio secondo il quale i tedeschi sceglievano chi fucilare, e chi risparmia-
re, si basava sul fatto che lufficiale sottoposto a giudizio avesse combattuto o
meno durante la battaglia del 3 e del 4 ottobre, ma per lo pi la valutazione
si basava sul comportamento dei reparti: se il reparto aveva combattuto, e
magari bene, tutti gli uomini che vi appartenevano andavano fucilati.
In realt, il criterio non era applicato rigorosamente, e i tedeschi procedettero
in modo arbitrario e cos ufficiali che avevano combattuto vennero rispar-
miati, altri, invece, magari appartenenti allamministrazione, o comunque
non a reparti operativi, vennero fucilati.
Ai condannati venne detto che sarebbero stati imbarcati per essere depor-
tati in continente, cos gli ufficiali italiani si avviarono verso il luogo della
fucilazione portandosi dietro le valigie. Le esecuzioni cominciate la sera
stessa del 4 ottobre, durarono dai tre ai cinque giorni, e avvennero allalba e
al tramonto di ogni giorno. Il tenente Franco Di Giovanni fu uno dei primi.
La popolazione di Kos e i militari italiani rimasti sullisola ritenevano, perch
cos era stato detto loro dai tedeschi, che gli ufficiali scomparsi dallisola
dopo la resa fossero stati tutti deportati.
Fin dai primi giorni delloccupazione tedesca, infatti, iniziarono le depor-
tazioni in continente della maggior parte dei soldati italiani, che vennero
poi smistati nei vari campi di internamento dellEuropa centro-orientale.
Partirono anche gli ufficiali che, per un motivo o per laltro, erano stati ri-
sparmiati dalla strage. Lurgenza di deportare i prigionieri italiani derivava
dalla difficolt di provvedere al loro sostentamento, ma soprattutto perch
rappresentavano una forza lavoro indispensabile per le esigenze belliche
del Reich. I trasporti di prigionieri avvenivano via mare per mezzo di navi
inadatte al trasporto di uomini, stipate allinverosimile. Il 12 ottobre uno di
questi piroscafi fu colpito dallaviazione inglese e stava affondando, pure i
tedeschi gettarono bombe a mano nelle stive per impedire che i prigionieri
tentassero di evadere per salvarsi e mitragliarono coloro che si trovavano in
acqua. Al rientro della nave in porto mancavano allappello 140 prigionieri
italiani, tra coloro che erano annegati e quelli uccisi dalle guardie tedesche.
Subito dopo la resa anglo-italiana a Kos, mentre erano ancora in corso fuci-
lazioni di ufficiali italiani, inizi lopera di propaganda svolta con solerzia
dai collaborazionisti italiani per arruolare connazionali prigionieri nelle
file dellesercito tedesco. Tra tutti si distinse il capitano Camillo Nasca.
Kos.
Unesecuzione
nazista
189
190
dai bombardamenti alleati. Violenze e sopraffazioni di cui fecero le spese
soprattutto i civili. Padre Bacheca racconta anche di varie impiccagioni,
di poveri pastori, padri di famiglia e anche di una giovane donna incinta
accusata di aver trasmesso messaggi agli Alleati5.
Ma tra il 1944 e il 1945, la penuria delle scorte alimentari divenne una vera
e propria emergenza quotidiana, in tutto il Dodecaneso, per la popolazione
e, in particolare, per i prigionieri.
Spinti dalla fame, i soldati italiani si davano al furto che, se scoperto,
pagavano poi con la condanna a morte. Lopera della missione cattolica
nellassistenza e soccorso ai prigionieri italiani fu fondamentale, in quanto le
suore e il parroco provvedevano a sfamare i prigionieri rinchiusi nel castello
o quelli in transito da Rodi per il trasferimento in continente.
Solo nel marzo del 1945, infatti, la Croce Rossa internazionale cominci a
sbarcare a Kos grosse quantit di viveri. Per tutta la durata delloccupazione
tedesca, si susseguirono, da parte dei prigionieri, i tentativi, spesso riusciti,
di fuggire dallisola per raggiungere la vicina Turchia.
191
che mantenne, bench sottoposto ad atroci torture, il pi assoluto silenzio
non solo sul proprio operato, ma anche su quello degli altri e specialmente
delle autorit italiane. Coloro che tentavano di fuggire da Kos, se scoperti,
venivano puniti con la fucilazione, pena prevista anche per coloro che, ade-
renti come lavoratori o come combattenti, disertavano per lasciare lisola.
192
religiose e in una fossa comune senza alcuna iscrizione.
Fui invitato, come medico, a presenziare allesumazione scrive il tenente
Avallone con lincarico di raccogliere tutti gli elementi possibili con cui
procedere alla individuazione dei militari. Il lavoro present molte difficolt,
perch la zona ricca di acqua stagnante e la stagione era stata piovosa fino
a qualche giorno prima. [] Nelle fosse i corpi erano disposti alla rinfusa e su
di essi si trovarono i resti di valige, piccole cassette, zaini, contenenti oggetti
diversi (biancheria, carte, scarpe, oggetti di toeletta) tutto per in uno stato di
completa macerazione. Nei vestiti di alcuni corpi furono rinvenuti portafogli
contenenti carte di riconoscimento (pi spesso Tessera dellUnuci), biglietti di
banca, assegni bancari, fotografie, fotografie completamente sbiadite. Durante
il lavoro di scavo veniva portato fuori, di tanto in tanto, qualche oggettino
metallico (catenine, chiavi, ciondoli, anelli) accuratamente raccolto8.
8
AUSSME, cart.2129 B/4/4, Ten. Avallone, Relazione riguardante gli avvenimenti
di Coo dopo l8 sett. 1943, pp.9-10, cit. in Insolvibile, Kos 1943 1948, cit., p. 115.
9
Insolvibile, Kos 1943 1948, cit., p. 199.
193
La strage degli ufficiali italiani di Kos una di quelle finite nel cosiddetto
armadio della vergogna, che ha conservato e nascosto tutti i fascicoli
riguardanti le stragi compiute dai nazisti e fascisti in Italia e allestero duran-
te il biennio 1943-45. Lincartamento era conservato inserito nel fascicolo
relativo alleccidio di Lero, del quale la corposa documentazione su Kos
doveva servire a supporto della tesi accusatoria contro il responsabile, il
gen. Mller, di cui le carte riportano il nome di battesimo errato: invece di
Friedrich Wilhelm, litalianizzato Franz Ferdinando. Il gen. Mller, infatti,
aveva diretto anche loperazione Leopard per la conquista di Lero, terminata
pure questa con una strage di italiani. In particolare era stato fucilato, con
molti altri, dopo essere stato fatto prigioniero, il ten. Lo Presti, coman-
dante di una batteria che aveva resistito a lungo ai tedeschi.
Nel gennaio del 1960, lintero fascicolo fin archiviato, come tanti altri, dal
procuratore militare Enrico Santacroce che dispose la provvisoria ar-
chiviazione degli atti perch nonostante il lungo tempo trascorso dalla
data del fatto anzidetto, non si sono avute notizie utili per laccertamento
della responsabilit10.
10
Insolvibile, Kos 1943 1948, cit., p. 229.
La ridicola maschera dellArchiviazione provvisoria
195
richieste di estradizione e di risarcimento. [] In unEuropa che poteva
costruirsi davvero solo con la fine della contrapposizione bipolare, la
collisione tra due dei suoi paesi principali, lItalia e la Germania, su temi
relativi a un periodo coincidente con lestrema negazione dellidea stessa
di unit democratica e paritaria tra popoli europei, avrebbe mostrato la
fragilit del progetto e messo in piena evidenza le contraddizioni interne
(ad esempio tra sistemi giuridici). [] Si scelse, quindi, di dichiarare la
prescrizione e in ogni caso di archiviare, trasformando cos una decisione
illegale quale quella dellarchiviazione provvisoria in una sentenza storica
definitiva, chiusa dal sigillo di una formale legalit12.
Per quanto riguarda la strage di Kos, il 12 ottobre 1999 il procuratore Inte-
lisano chiese nuovamente larchiviazione del fascicolo intestato a Muller
Franz Ferdinando, archiviazione che venne prontamente concessa, senza
neppure rettificare lerrore onomastico dellimputato, il tenente generale
Friedrich Wilhelm Mller, giustiziato, tra laltro, gi nel maggio del 1947
ad Atene per crimini di guerra.
La vicenda di Kos, la strage di 93 ufficiali italiani, rimasta sepolta dalla
volont politica nel tumulto degli eventi della guerra di Liberazione fino
a pochi anni fa, quando una giovane storica, Isabella Insolvibile, con
competenza e tenacia, ne ha portato alla luce la dinamica e ne ha ricostruito
le fasi pi drammatiche con il suo volume, Kos 1943-1948. La strage, la
storia, edito nel 201013.
Lautrice ha identificato nella vicenda di Kos un microcosmo nel quale
possibile riconoscere il dramma nazionale e individuale rappresentato
dallarmistizio dell8 settembre 1943 vissuto dallesercito italiano, ma anche
lassunzione di responsabilit di quei militari con la conseguente scelta di
resistere ai tedeschi. I soldati stanziati nellisola di Kos, tanti militari di
guerra e pochi di mestiere, si trovarono catapultati in una situazione del
tutto inaspettata, come molti altri loro connazionali e coetanei. Probabil-
mente resistettero ai tedeschi nellisola perch non avevano alternative, ma
anche per obbedire agli ordini, richiamandosi al giuramento di fedelt fatto
al governo legittimo perch erano e si dimostrarono King and Badoglios
men, uomini del re e di Badoglio14. Forse la maturazione politica e ideo-
logica della scelta, se tale fosse stata, sarebbe venuta pi tardi. Sicuramente
si tratt di resistenza militare vera e propria, di una decisa volont di non
cedere militarmente ai tedeschi, ritenendo legittimo il diritto dellItalia e
del suo esercito di uscire dalla guerra15.
La strage di Kos non stato un episodio isolato. Come ha scritto Giorgio
12
Insolvibile, Archiviazione definitiva, cit., pp.16-17.
13
Le indagini relative alle due stragi sono state riaperte dal procuratore De Paolis
nel 2013, su richiesta di alcuni parenti delle vittime.
14
Insolvibile, Kos 1943 1948, cit., p. 242.
15
Iuso P., Esercito, guerra e nazione. I soldati italiani tra Balcani e Mediterraneo
orientale 1940-1945, Ediesse, Roma 2008, p.132.
Rochat, tra il settembre e lottobre del 1943 ce ne furono altri, tanti, nelle
isole dellEgeo, nella Grecia settentrionale, nelle isole joniche, lungo la co-
196
sta adriatica. Cambiano le circostanze e il numero dei morti, sono sempre
soldati e ufficiali che rifiutarono di arrendersi ai tedeschi, combatterono
con varia fortuna, furono fatti prigionieri e alcuni fucilati, pochi o molti
nei diversi casi16.
16
Rochat G., Resistenza e forze armate, cit. in Insolvibile, Kos 1943 1948, cit.,
pp.247-248.
IL DIRITTO DI DECIMA 197
(LINIQUA IMPOSTA
AGRICOLO-RELIGIOSA
CHE ANTICIP l8)
Imposta epocale, la Decima nasce con la nascita della
Chiesa cattolica e si consolida nellAlto Medioevo.
Imposta ecclesiastica, calcolata sul reddito da lavoro
agricolo, tassava il prodotto. Odiata dai contadini,
fu rilanciata dal Concilio di Trento. In Italia ci vollero
ventanni per eliminarla nellOttocento, ma per qualche
anno con risultati pratici modesti: la Magistratura infatti
era tutta di parte, cattolica e conservatrice
GIORDANO FRANCHINI
198
Unimposta del diritto canonico, commisurata ai soli frutti
del fondo agricolo: dunque, al lavoro
Listituto, quindi, era tipico dellordinamento di diritto canonico.2
Il sistema di commisurazione del tributo permette di contraddistinguere la
decima in generale dagli altri oneri tributari gravanti direttamente sul fondo
agricolo (quali i livelli e i canoni enfiteutici).
Questa constatazione permette di differenziare ulteriormente lo ius decima-
tionis dagli oneri reali ius in re - inerenti direttamente al fondo. Il diritto di
decima risulta vincolato ai soli frutti del fondo ius ad rem senza nessuna
implicazione con il diritto di propriet. Un fatto che diventa ancor pi evidente
se si considera che i terreni incolti non erano soggetti al pagamento
decimale, mentre vi incorrevano solo al momento della loro messa a coltura
e senza che peraltro il fruitore della decimazione potesse obbligare in alcun
modo il soggetto decimato alla coltivazione forzata del fondo3.
1
P. CIPROTTI, Decima, in: Enciclopedia del Diritto, Vol. XI, Giuffr, 1962, p. 805.
2
V. DEL GIUDICE, Istituzioni di Diritto Canonico, Vol. I, Milano, Giuffr, 1932, p. 414.
Mentre le decime personali, in quanto costituiscono una obbligazione che la persona ha in
corrispettivo delle funzioni di culto, sono da pagarsi da tutti i fedeli, ma solo da questi, le
decime reali o prediali, invece, in alcuni casi possono esser dovute anche da acattolici, se
proprietari di fondi soggetti al pagamento delle decime.
3
A. FERRARESE, Aspetti e problemi economici del diritto di decima in terraferma veneta
in et moderna, Verona, Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona, 2004, p. 26.
veniva riscossa4.
Il diritto di decima poteva essere ceduto a terzi alla stregua di un qualsiasi
199
diritto disponibile, anche disgiuntamente dal fondo sul quale gravava. Di
conseguenza, il diritto di decima veniva frazionato in percentuali propor-
zionali alle quote cedute. Relativamente, infatti, alla decima a favore della
pieve di San Pietro in Villafranca, Varanini scrive in ordine alla ventesima
spettante a San Pietro di Villafranca in quanto il diritto fu ceduto per
met dalla pieve di San Pietro al comune di Verona5, e quindi la decima fu
suddivisa in due quote percentuali uguali, appunto di un ventesimo luna.
Nella gi menzionata pubblicazione, Ferrarese traccia una distinzione tra
la cosiddetta decima grande e la decima piccola: la distinzione tra decima
grande e decima piccola verte infatti nella letteratura giuridica tra decime
relative alle colture principali, e quindi pi redditizie, e decime dei prodotti
secondari, come erano solitamente quelli che in antico regime costituivano
la base alimentare della popolazione delle campagne.6
Citando altra autorevole letteratura7, Ferrarese descrive quelli che si possono
definire gli elementi peculiari che caratterizzano il diritto di decima ossia:
il privilegio, la prescrizione, la consuetudine e la convenzione8.
200
centenaria o immemorabile11.
201
spontaneamente, senza essere costretti da una norma giuridica. In progresso
di tempo, invece, scemando lentusiasmo e cominciando a scarseggiare le
offerte spontanee, venne imposto ai fedeli, dalle leggi ecclesiastiche positi-
ve, di portare una parte dei loro redditi. Anteriormente al codice di diritto
canonico le decime erano regolate dalle disposizioni dettate dal Concilio
di Trento17 svoltosi negli anni 1545-1563.
A poco a poco la decima divenne unimposta che si potrebbe definire a carattere
generale, nel senso che arriv a colpire indifferentemente pressoch tutte le
varie tipologie di reddito. Durante let delle riforme, il principio ispiratore
dellimposta che di fatto comportava una violazione alla libert di godimento e
della disponibilit dei beni, fu aspramente criticato, tanto che lapplicazione della
decima stessa sub nel decorso del tempo un importante ridimensionamento18.
detta lex Hieronica (una decima su cereali, vino, olio e fruges minutae, CIC., Verr. 3, 7,18),
che giudicarono conveniente mantenere, , p. 32. V. AMOROSINO A. LANTIERI, Le
tasse nella storia I Tributi dallantichit ad oggi, Roma, Edizioni dellAteneo, 1982 In Ba-
bilonia il sistema tributario si basava sulla decima, cio sullimposta del prodotto lordo della
terra. E questo un primo passo che porter alla elaborazione dellimposta fondiaria., p. 9.
P. CIPROTTI, Decime, cit. Nella religione romana un istituto simile fu la decima Herculis, e
inoltre vi qualche esempio di decima offerta ad Apollo sulla preda bellica p. 806.
17
V. DEL GIUDICE, Istituzioni di Diritto Canonico, cit., p. 413.
18
V. AMOROSINO A. LANTIERI, Le tasse nella storia, cit. pp. 22-23.
19
L. BONIZZATO, Povegliano processo ad una storia, Amministrazione comunale Poveglia-
no Veronese, 2004, p. 312.
La Rivoluzione francese (ovviamente) la soppresse
20
P. CIPROTTI, Decima, cit., p. 807.
21
A. FERRARESE, Il dibattito parlamentare sullabolizione delle decime nellItalia liberale
(1862-1887), in: Studi Storici Luigi Simeoni, LVI, 2006, pp. 403-459. Cfr. p. 403. Questo
recente contributo storiografico, al quale si rimanda per un migliore approfondimento, ci
fornisce dati pi aggiornati ed esaustivi rispetto al Ciprotti di cui alla nota precedente.
22
AP., Documenti Camera, leg. XVI-1, n. 177, 22.IV.1887, p. 3, in: A. FERRARESE, Il dibattito
parlamentare , cit. pp. 451-452.
203
Raccolta
del
frumento
nel Medioevo.
(Autore
ignoto).
di minor importanza23; gli oppositori si scagliarono, ovviamente, contro tale
inusuale procedura con la quale alla chetichella, in un disegno di legge che
204
tratta daltro, in una seduta mattutina, ci si chiede di approvare una vera e
propria legge di confisca24.
23
A. FERRARESE, Il dibattito parlamentare , cit. p. 455.
24
AP., Discussioni Camera, leg. XVI-1, 17.IV.1887, p. 3717 (Di Camporeale).
25
Ibidem, p. 3807 (Toscanelli).
26
Ibidem, p. 3710 (Toscanelli).
27
A. FERRARESE, Il dibattito parlamentare , cit. p. 456. Tutti i riferimenti citati nelle
varie note e relativi alle Discussioni Camera e Discussioni Senato, sono tratti dal saggio di
Ferrarese.
28
AP., Discussioni Camera, leg. XVI-1, 1.VII.1887, p. 4361 (Bonghi).
29
A. FERRARESE, Il dibattito parlamentare , cit. p. 457.
30
AP., Discussioni Camera, leg. XVI-1, 1.VII.1887, p. 4361 (Bonghi): almeno non siamo ipo-
criti [] e diciamo le cose schiette. Se vogliamo far leggi nemiche della Chiesa, diciamolo
apertamente; ma non pretendiamo di essere ispirati da un alto sentimento del sacerdozio,
quando siamo davvero espirati dal desiderio di abbassarlo. E possibile [] che voi non imma-
giniate o non sappiate che un vescovo con 6000 lire, e un parroco con 800 lire poco meno
che obbligato a mendicare?.
31
A. FERRARESE, Il dibattito parlamentare , cit. p. 458.
32
AP., Discussioni Camera, leg. XVI-1, 17.VI.1887, p. 3714 (Zucconi).
italiano dei figli e dei figliastri33 e il cui fine fosse quello di parificare,
nientaltro che parificare34. Il sentore o, meglio, lillusione di una raggiunta
205
stabilit legislativa fu per assai breve.
33
AP., Discussioni Camera, leg. XVI-1, 1.VII.1887, p. 4363 (Mascilli).
34
AP., Discussioni Camera, leg. XVI-1, 2.VII.1887, p. 4422 (Fagioli).
35
Ci era forse dovuto anche a causa della mancanza di una consolidata giurisprudenza che,
dato il breve decorso del tempo intercorso tra lapprovazione della legge e linizio delle prime
questioni, non poteva essersi ancora formata.
206 MORIRE PER IL KURDISTAN
LA BREVE ESTATE
DI BARBARA KISTLER
E ANDREA WOLF
Due donne straordinarie che la storiografia ufficiale
tenderebbe a cancellare (e onorate come eroine esemplari
dalla comunit curda) hanno offerto la loro vita ad una
causa che ritenevano superiore e degna: una svizzera e una
tedesca, entrambe provenienti da paesi floridi dellOccidente
sazio e ricco, hanno condotto una loro guerra personale
per il riscatto del popolo kurdo e per la libert
I
GIANNI SARTORI
1
Se a noi che nel nostro piccolo punto della carta geografica adempiamo il com-
pito che preconizziamo e mettiamo a disposizione della lotta il poco che ci per-
messo dare: la nostra vita, i nostri sacrifici, se uno di questi giorni ci tocca esalare
lultimo respiro in una qualsiasi terra gi nostra perch bagnata del nostro san-
gue, si sappia che abbiamo misurato la portata dei nostri atti e che ci consideria-
mo niente altro che elementi del grande esercito del proletariato....
(Ernesto CHE Guevara)
Barbara Kistler
(21 novembre 1955,
208
Zurigo - gennaio 1993,
Provincia di Tunceli,
Turchia)
210
nel gennaio 1965.
Mor nellOttobre 1998 a atak,
Turchia.
La comunit kurda
gli ha dedicato un monumento
WORKING
TITLE FILM
FESTIVAL
A VICENZA
MARINA RESTA *
W orking Title Film Festival, festival del cinema del lavoro, inaugura
la sua seconda edizione, a Vicenza dal 27 aprile al Primo maggio, con
un programma ancora pi ricco di quella desordio. Un evento speciale nella
serata di apertura, gioved 27 aprile alle 21.00 al cinema Primavera (in via
Ozanam 11, che ospita tutte le proiezioni): il dramma grottesco Maquina-
ria Panamericana del messicano Joaquin Del Paso, in seconda visione
italiana dopo il Torino Film Festival. La sera successiva lomaggio ai registi
Razi Mohebi e Soheila Javaheri con Cittadini del nulla e Refugee in
Italy: un film di finzione e un documentario sulla condizione sociale e in-
teriore del rifugiato, raccontati dallo sguardo consapevole di chi ha vissuto
le stesse esperienze sulla propria pelle.
Due dibattiti al Polo Giovani B55 (contr Barche 55). Il primo Platforms.
212
digitale Alessia Camera, il giornalista di Repubblica Riccardo Staglian,
che presenta il suo ultimo saggio Al posto tuo. Cosi web e robot ci stanno
rubando il lavoro (Einaudi, 2016), e il giornalista Giulio Todescan a mode-
rare. Il secondo Richiedenti asilo, rifugiati e lavoro. Cineasti, giornalisti
Unimmagine
del film
"The Potato
Eaters"
di Ben De Raes
214
sempre pi labile confine fra uomo e macchina. Due elementi che ritrovia-
mo, ma con tuttaltro segno, in Radio Popolare di Giacomo Coerezza,
dove i microfoni della redazione della storica radio milanese veicolano da
quarantanni passioni sociali e politiche e senso comunitario.
215
(sotto i 50 minuti). La premiazione avverr la sera del Primo maggio, e il
premio consiste in un oggetto di artigianato digitale ideato e realizzato ad
hoc dal FabLab Dueville. Uno speciale riconoscimento sar poi il Premio
Campo Lungo, promosso da Coldiretti Vicenza, che premier il film che, fra
quelli in concorso a tematica verde, meglio racconta il lavoro nellagri-
coltura, nella pesca, nellallevamento, e in generale il rapporto fra il lavoro
delluomo e lambiente naturale.
Il festival, organizzato dallassociazione Lies Laboratorio dellinchiesta eco-
nomica e sociale, risultato vincitore del bando Sillumina - Copia privata
per i giovani, per la cultura promosso dalla Siae e dal MiBACT, ed soste-
nuto da Comune di Vicenza, Cassa di Risparmio del Veneto, Combinazioni
srl, Coldiretti Vicenza, Cooperativa sociale Insieme, Drunken Duck, Cgil
Vicenza. Partner tecnici sono Hotel De La Ville, Vicenza Film Commission,
Veneto Film Network, FabLab Dueville, Serimab, Loison. Media partner
sono Veneto Economia, Radio Popolare Verona, A Nordest di che e This is
not art - Questa non e arte. Con la collaborazione di Laboratorio di Storia
Orale LabOr - DiSSGeA Universita di Padova e IIS Boscardin Liceo Artistico
Vicenza.
Il programma completo pubblicato nei cataloghi distribuiti in citt e sul
sito www.workingtitlefilmfestival.it.
216
QV LOPERA
LULTIMA TRAVIATA:
ANNA NETREBKO
SUPERA SE STESSA
Grande successo alla Scala per La Traviata interpretata
da una grande, imprevedibile Anna Netrebko.
La difficile interpretazione ha ricordato quella storica,
ancorch diversa - con la regia iper-realista di Luchino
Visconti - della grande Maria Callas nel lontano 1955
ALBERTO MILESI
218
Pertanto, se fossi stato croato non avrei scommesso una Kuna, e se fossi stato
un usurario olandese, un fiorino, che la russa avrebbe mantenuto limpegno
e perci non avevo nemmeno tentato di procurarmi per tempo un biglietto,
sapendo che in caso di rinuncia allultimo minuto (eventualit tuttaltro che
rara nel mondo dellopera), sarei caduto in uno stato di depressione che
avrebbe potuto durare un apprezzabile lasso temporale con riflessi, non
solo sullumore, ma anche sul mio peso specifico che, come valore, non
dei pi bassi.
Violetta e la camelia
Quando si riapre il sipario per linizio del secondo atto, borghesi e nobili 219
si rivedono nella spensieratezza della vita di campagna. Anche Violetta e
Alfredo, pur affondato nei suoi bollenti spiriti vivono felici in un casino
di caccia della Provenza.
Il giovane, venuto a sapere dalla cameriera Annina (soprano) che Violetta
ha venduto i gioielli per pagare le loro vita dispendiosa, si precipita a Parigi
per procurarsi del denaro. Violetta, rimasta sola, riceve la visita di Gior-
gio Germont (Baritono), padre di Alfredo, che le chiede di troncare una
relazione che minaccia di portare disonore alla propria famiglia e problemi
economici al proprio figlio.
Violetta, sdegnata, in un duetto di proporzioni lunghissime rispetto alle
consuetudini musicali dellepoca, gli dimostra che stata lei a vendere i
suoi gioielli e afferma di non aver mai chiesto denaro allamante. Quando
Germont sembra convinto, non rinuncia al proposito di separarli e la scon-
giura di rinunciare ad Alfredo per non rovinare il fidanzamento della figlia
a causa dello scandaloso legame.
Violetta cerca ancora di resistere a questa richiesta rimarcando
come, priva di parenti, di veri amici e con la sua salute minata dal-
la tisi, unica sua consolazione vivere la sua grande storia damore.
Germont allora le far notare che, quando il tempo avr cancellato la sua
avvenenza, Alfredo si stancher di lei. Ci proferito, le resistenze di Violetta
si placano e accetta di lasciare Alfredo scrivendo due lettere che legger
dopo il celebre addio Amami, Alfredo di cui, ricevuto il ben servito, sca-
teneranno la gelosia nei confronti del barone Douphol (baritono), vecchio
pretendente gi conosciuto.
Gelosia che verr dispensata a piene mani nella successiva scena: in casa
dellamica Flora Bervoix (mezzosoprano) dove Violetta giunge accompa-
gnata dal barone; Alfredo al tavolo da gioco e, alla richiesta della giovane,
risponde che se ne andr solo se lei lo seguir. Violetta costretta a rive-
largli di aver giurato a Douphol di non rivederlo mai pi: lascia credere di
aver fatto questo giuramento per non raccontare del colloquio avuto con il
padre del giovane. Alfredo allora, indignato, getta il denaro vinto al gioco
ai piedi di Violetta che sviene in braccio a Flora; sopraggiunge il padre che
lo rimprovera per il gesto plateale, ma non gli svela la verit.
Il triste declino
Il terzo atto rappresenta invece il precoce declino sia fisico che economico di
Violetta: la tubercolosi si fa pi acuta e il dottor Grenvil (basso profondo)
rivela ad Annina che la sua padrona in fin di vita. Violetta, sola nella stanza,
d laddio del passato. Rilegge la lettera nella quale il vecchio Germont le
Una giovanissima
Maria Callas in una parte
220
di Violetta
I pregiudizi sociali, dunque, hanno diviso i due amanti, riuniti tuttavia dalla
verit e dallamore qualche minuto prima del definitivo distacco.
Ancor oggi il tema della prostituta redenta dallamore, che Verdi ave-
va tratto dal romanzo a sfondo autobiografico La Dame aux Camelias (La
Dama delle Camelie) pubblicato da Dumas Figlio nel 1848 e trasposto per
il teatro nel 1852, coinvolge e appassiona: sorelle di Violetta in celluloide
sono le protagoniste di Pretty Woman o del film di Ozpetek Harem Suar
(dove La Traviata viene citata) e in Moulin Rouge, pur senza alcun espli-
cito riferimento, La Traviata fornisce il fil rouge della vicenda assai fedele
allambientazione originaria e che finisce con la morte della protagonista.
221
e Luchino
Visconti, preparano
La Traviata alla
Scala del 1955
in un ruolo fra i pi
difficili da eseguire
perch, se la si vuo-
le cantare come
scritta, al soprano
si richiede di essere
brillante e legge-
ra nel primo atto,
lirico nel secondo
dove il tratteggio
psicologico molto
articolato e, infine,
drammatico nel ter-
zo in cui lartista deve evocare, con verit, rassegnazione per la malattia.
Poche voci hanno saputo essere cos camaleontiche e lascoltatore si gio-
coforza abituato ai compromessi, accettando di volta in volta Violette che
magari suonavano come strumenti, ma erano carenti nel fraseggio, oppure
corte di estensione o prive del virtuosismo di cui necessita il finale primo,
quando su un frenetico ritmo viene intonata la pirotecnica cabaletta Sempre
libera deggio folleggiar di gioia in gioia con la quale Violetta celebra la
sua sconsiderata vita di cortigiana.
Nelle quattro rappresentazioni date nel maggio del 1955, di cui si conserva
una registrazione dal vivo piuttosto fedele alla realt, si compiva grazie a
Maria Meneghini Callas (come si faceva chiamare prima del divorzio
dal marito) questo miracolo: tutte le tre categorie della voce femminile pi
acuta: soprano leggero, lirico e drammatico si sposarono felicemente.
In quellanno, baciato da Dio (tenuto conto che dopo una novena genero-
samente finanziata da mia Nonna, nacque pure mia Sorella), Maria Callas
riusc a piegare quelle voce multipla - come la definiva il grande tenore
Lauri Volpi nella seconda edizione del suo saggio Voci Parallele- non esente
da asprezze e discrepanze fra i tre registri. Fu, tuttavia, qualcosa di eccezio-
nale, poich gi lanno dopo, nel corso delle ben 17 repliche programmate
fra gennaio e la tarda primavera, si sarebbe dovuto constatare linizio del
suo precoce declino che lavrebbe per sempre allontanata dalle scene dopo
una disastrosa Norma a Parigi del 1964 e sino allultima apparizione
in Tosca a Londra nel 1965.
La regia di Luchino Visconti fu per lepoca, maniacalmente realistica,
222
piuttosto che innovativa: ogni dettaglio dalle camelie, fino alle porcellane e
dagli arredi fino alle tappezzerie era rigorosamente originale. Cos come la
recitazione di Maria Callas che fu paragonata a quella di attrici del calibro
di Sarah Bernhardt o Eleonora Duse, e molti spettatori restarono
scandalizzati da tanta verit che portava la divina, prima di intonare il suo
assolo conclusivo del primo atto, a lanciare le proprie scarpette rosse al
proscenio come se avesse male ai piedi per aver troppo ballato nella festa
che si era appena conclusa.
Dopo quasi un decennio dalle fortunate recite della Callas, la Scala riprese il
titolo affidandolo per sole tre recite ad un terzetto che sulla carta sembrava
straordinario. Mirella Freni (1935) era Violetta, Herbert von Karajan (1908-
1989) il direttore dorchestra e Franco Zeffirelli (1923) il regista.
Fu un tremendo fiasco: la Scala - forse per la prima volta - causa il precoce
ritiro dalle scene del soprano greco-americano, dovette confrontarsi con i
suoi cosiddetti vedovi che fischiarono sonoramente la Freni che si esib
solo alla prima del 17 dicembre facendosi sostituire per le altre due recite
da Anna Moffo (1932-2006) e che, traumatizzata dallesperienza che non
le imped di diventare una prediletta della Scala, si astenne per tutto il resto
della sua prestigiosa carriera dal riproporre questo ruolo. Anche von Karajan
e Zeffirelli, che pure erano nel pieno della propria carriera artistica, vennero
ritenuti troppo raffinati, decadenti e calligrafici, per cui non ottennero il
successo sperato.
Tocc a Riccardo Muti (1941) riprendere La Traviata pi di ventanni
dopo nella stagione 1989/90, nonostante in quella stagione resistessero
ancora molti di quei vedovi che rendevano assai complicato riproporre titoli
frequentati dalla divina.
Per prendere adeguata distanza da loro, Muti ebbe la geniale idea di proporre
uno spettacolo tuttaltro che davanguardia. Scrittur come scenografo il
premio Oscar Dante Ferretti e per la regia Liliana Cavani, e in questo
contenitore tridimensionale, che sembrava un set cinematografico, non fece
cantare le star del momento, ma voci giovanissime, quasi debuttanti, di cui
il pubblico ammir vivacit e freschezza e una sorta di spontaneit che in
realt era il frutto della cura certosina che il maestro napoletano dedic
alla preparazione di questi acerbi interpreti dei tre ruoli principali. Fu un
successo imprevisto quanto clamoroso.
Rotto il ghiaccio, lallestimento in questione venne poi ripreso decine e decine
223
di volte fino a quando, con la direzione del milanese Daniele Gatti (1961)
e la fuoriclasse tedesca Diana Damrau (1971), La Traviata venne scelta
per inaugurare la stagione 2013/2014 con esiti molto contrastati.
Per Anna Netrebko si ripreso lo spettacolo nato con Muti che, cos tra-
dizionale e per certi aspetti polveroso, ha consentito alla russa di muoversi
nel rispetto delle didascalie originali senza che lattenzione su di lei venisse
distolta, anche solo per un secondo, da quel tipo di soluzioni sceniche e
registiche antimusicali a cui oggi abbiamo dovuto abituarci.
Il boato ricevuto alla fine dello spettacolo la dice tutta sul fatto che lesito
della serata stato trionfale anche per quella piccola ma rumorosa parte
di loggione, che fa parte dellarredamento della Scala e che ama contestare
cantanti e direttori di fama alla prima sbavatura.
Solo una piccola parte della critica generalista, spesso adusa ad avallare
prestazioni di rara modestia, nel prendere le distanze da questo trionfo
allantica, si dimostrata tanto snob quanto diva stata la Netrebko.
A mio avviso Anna Netrebko con la sua voce bella e potente stata assoluta-
mente al di sopra di ogni aspettativa. Sin dalle sue prime frasi conversative,
che risultano quasi sempre coperte da coro e orchestra, si notato uno smalto
e una proiezione fuori dal comune. Il brindisi, grazie anche al contributo
dellottimo tenore Francesco Meli stato elettrizzante e da l numero dopo
numero, compresa la temibile cabaletta e il successivo duetto col baritono,
che era limmenso Leo Nucci (1942), il soprano si mosso con una sicurezza
e una freschezza impensabili per una cantante che da dieci anni ha spaziato
in un repertorio che temevo le avesse fatto perdere la duttilit e lelasticit
che sarebbero servite a portare a termine la sua missione e, soprattutto, la
sua consacrazione a storica interprete scaligera.
Superato lo scoglio del primo atto, Anna Netrebko ha cantato in un
crescendo dintensit, senza accusare limiti dintonazione che talvolta si
riscontrano nella sua sontuosa vocalit, ben sostenuta dallorchestra diret-
ta, come sempre a memoria, da Nello Santi: il vecchio maestro che ebbe i
natali in Veneto ad Adria nellormai lontano 1931.
In estrema sintesi credo che linterpretazione di Anna Netrebko risulti una
delle pi compiute e complete che si siano potute ascoltare. Non assimilabile
a quella della Callas, pu semmai ricordare per bellezza di timbro e nobilt
di cavata a quella della sua rivale per antonomasia: Renata Tebaldi (1922-
2004) ma con in pi quelle capacit virtuosistiche che a questo leggendario
soprano, purtroppo mancavano.
224 QV ARTE
GIOVANNI BELLINI
IL PITTORE
DEL PAPPAGALLO
Erano passati solo dieci anni dalla scoperta di Colombo
quando il Giambellino raffigur il battesimo di Cristo, opera
somma di un autore che non dovremmo mai stancarci di
riguardare e interpretare, e che si trova allinterno del
tempio di Santa Corona a Vicenza. La presenza
del pappagallo nellampia affascinante scenografia
belliniana un inedito per larte italiana del tempo, ma
dopo Colombo lecito pensare che un pappagallo si
trovasse a Venezia: dono prezioso scambiato tra i reali
di Spagna e il Doge del tempo?
Umanissimo Pantocratore
Il capolavoro
Il Duomo di Castelfranco
234
(apside della crociera)
dello scultore Bernardi
detto Torretto (1694-
1773)
Nella stupenda qua-
dreria della Sagrestia
si possono inoltre am-
mirare sette frammenti
degli affreschi di Paolo
Caliari detto il Verone-
se (1528-1588) eseguiti
nel 1551 per la villa So-
ranza di Treville, demo-
lita allinizio dell800:
sul soffitto il Tempo e
la Fama, sulla parete di
destra la Giustizia e la
Temperanza e quattro
ovali con putti alati. Tra le opere pi significative della Sagrestia
spiccano la Cena in Emmaus e la Consacrazione Vescovile di San
Nicol di Paolo Piazza (1560-1621). Inoltre lAnnunciazione di
Pietro Damini (1592-1631) la Presentazione al Tempio di Pal-
ma il Giovane ed infine un San Rocco ai piedi delle Vergine con
Bambino attribuita a Jacopo da Ponte detto il Bassano (1515-1592).
Credo che a qualche lettore, dopo avere digerito questa lunga esposi-
zione, verr la voglia di andare a Castelfranco Veneto. a due passi
da Vicenza e non mancano, nei dintorni, delle buone trattorie.
Mi verrebbe ora voglia di parlare del Giorgione ma come dimenticare,
visto che siamo a Castelfranco, il Museo Casa del Giorgione dove
dal dicembre 2009 ad aprile 2010 venne celebrato il suo massimo
artista in occasione del V centenario della sua morte. Anche durante
quellevento, io cero! Mi fu possibile, nellambito di quella formi-
dabile esposizione, ammirare opere definite, nella presentazione,
suggestioni: quadri come la celeberrima La tempesta custodita a
Venezia presso le Gallerie dellAccademia, le tre et delluomo visi-
bile a Firenze a Palazzo Pitti-Galleria Palatina e tanti altri splendidi
quadri che non elenco per non annoiare chi legge.
Doppio ritratto
236 Flavio Caroli, per chi non lo conoscesse, quel signore dalla vistosa
ciocca bianca di capelli non di rado ospite, per descrivere ed aiutare
lo spettatore a interpretare famosi quadri, nella serale trasmissione
televisiva Che tempo che fa condotta da Fabio Fazio. un critico che
amo molto per la pacatezza e la chiarezza con le quali descrive larte.
Io ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente, a Cremona, in
occasione della presentazione di una sua opera, Arte dOriente-Arte
dOccidente, altro buon libro da leggere.
Eccolo, allora:
Protagonista quasi assoluto delle rime facili di casa nostra o ro-
mantico ispiratore del poeta in lirico abbandono, ne abbiamo fatto, alla
fine, unastrazione cui assegnare un posto altrove da noi, dove riposa
lidea stessa della nostra esistenza, dimenticandone la natura di muscolo
umano. Invece, il cuore e l, chiuso nella gabbia, complicato ed impietoso
metronomo che ci ammonisce in silenzio per tutta una vita. Anzi, e lui stesso
la vita! Non la morte, perch quando si ferma, quella gi non gli appartiene.
Affascinati dal suo mistero ci accostiamo ad esso con la veste del rispetto.
Come Machiavelli nellavvicinarsi ai grandi della storia; come il chirurgo
che ne emenda i difetti. Fortemente icastica, la sua ardita rappresentazione
conferma di come la coerenza ed il rigore filologico non siano categoria
dellarte: Michelangelo, nella Sistina, ci offre lombelico di Adamo non
nato da donna e Magritte accende luminosi lampioni sotto un chiarissimo
cielo turchese. Ed allora: cuore matto, cuore infranto, cuore malato, cuore
ingrato, cuore leggero e, poi, cuore di madre, cuore di tenebra, cuore di
pietra. Anzi, pietra che si fa cuore, pietra raccolta nel greto dei nostri passi,
con tutte le cicatrici della et dei consuntivi e dellAnagrafe dal respiro
corto (My old heart).
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Toccarlo bisogna questo cuore! Violare la gabbia che lo imprigiona
e spingere le dita nelle sue rugose asperit; seguire il profilo delle sue
malconce arterie fino al laccio impietoso che lo soffoca segnando la cifra
stessa di quanto intensamente vissuto, sofferto, amato e, pi ancora, di
quanto, pur ardentemente desiderato, non si riusciti a vivere fino in
fondo, prigionieri di catenacci senza ricordo
Ed infine, ascoltare in silenzio il rantolo meccanico della rugginosa mac-
china che aspira linfa e ossigeno da trasmettere a quel meraviglioso ar-
cano chiamato vita, mentre un ritmo sincopato si strozza in una surreale
colonna vitrea.
Quanti pensieri muove un cuore, pietra raccolta nel greto dei nostri passi,
se ha la forma del cuore ci induce a questa narrazione e afferma i concetti
del ready-made: dare significato ad un oggetto trovato, magicamente dispo-
nibile, che posto in un contesto con altri oggetti vicini, come i colori su una
tela, manifesta, nellinsieme, la pagina di un testo, pagina unica e di proprio
significato. La composizione tutta ora appartiene, con i valori plastici, este-
tici e di contenuto ad un mondo ricreato che una manifestazione darte.
Ricordando Marcel Duchamp.
QV TEATRO 241
ATTO UNICO
Mansarda con gelsomini e belve
Toto Cacciato
CALA LA TELA
NOTIZIE SUGLI AUTORI
248 CIRO ASPROSO. Responsabile commerciale e della sicurezza in unimportante azienda del
Vicentino. Ha una lunga esperienza politica legata a Vicenza e ai suoi problermi alle spalle.
Consigliere di Circoscrizione dal 1985 al 1990 e dal 1990 al 1992. stato presidente della cir-
coscrizione 5 dal 1992 al 1995 e consigliere comunale di Vicenza, per i Verdi, dal 1995 al 2008.
Nella sua attivit politica ha sempre approfondito temi connessi alla salvaguardia dellambiente,
del territorio e alla qualit della vita.
Giovanni Bertacche. Avvocato del Foro di Vicenza. Amante della storia di Ignago, dove
nato. Ha scritto Il curato di Ignago e, della Madonna delle Grazie sul colle Zovo, dove ha
conosciuto Edo Parise, ha scritto Chiesa senza confini. Per Monteviale, dove stato sindaco,
ha pubblicato Terre False (La tragedia di Monteviale 1943-1945). Per Vicenza: fondando
lassociazione Vicenza In Centro ha inteso dare un progetto alla bella addormentata e ali-
mentare in giovani e vecchi lamore per la citt pi bella del mondo. Ha lanciato liniziativa
dellUniversit Internazionale di Architettura Andrea Palladio.
Dario Borso. Nato a Cartigliano (Vicenza) nel 1949, si diploma al Liceo Classico Brocchi
di Bassano per poi studiare filosofia allUniversit Statale di Milano, dove si laurea con lode.
La tesi su Hegel viene poi pubblicata da Feltrinelli. Ha insegnato dal 1998 al 2005 Storia
dellEstetica alla Facolt di Architettura del Politecnico di Milano; attualmente insegna Storia
della Filosofia allUniversit degli Studi di Milano.
Toto Cacciato nato ad Agrigento, dove attualmente vive, ha vissuto oltre trentanni
a Vicenza, dove ha insegnato materie artistiche. Giornalista pubblicista, ha collaborato con
quotidiani e riviste a tiratura e distribuzione nazionali. Si dedica alla pittura praticamente
da sempre. La sua attivit espositiva ha acquistato rilevanza dagli anni 70, con allestimenti
in personali e in qualificate collettive e pubbliche istituzioni. Periodicamente ritorna alla
fotografia: sua la mostra Architettura e Paesaggio nella Valle dei Templi. Attualmente si
dedica alla video-arte e ai documentari Pirandello di Girgenti.
SANDRO DAL FIOR. Nato a Vicenza nel 1947. Medico. Ha lavorato presso lOspedale di
Vicenza come radioterapista fino al 1990 e dallo stesso anno si trasferito a Belluno, dove vive.
Ha collaborato a lungo con Il Sospiro del Tifoso, periodico vicentino.
Pino Dato. laureato in economia, lettere, filologia e letteratura italiana, a Ca' Foscari.
Pubblicista dal 1973, ha fondato e diretto per oltre 35 anni "Il Sospiro del Tifoso". Ha pub-
blicato molti libri, fra i quali Dimenticare Vicenza? (due edizioni, 1983, 2011), Un laccio al
cuore (romanzo), Quasi erotica (poesie), Onisto, un vescovo pastore nella sacrestia dItalia
(con Fulvio Rebesani), Vicenza, la citt incompiuta (con Fulvio Rebesani), Vicentinit (il ma-
noscritto ritrovato), Lultimo antiamericano (Goffredo Parise e gli Usa, dal mito al conflitto).
Simone Dato. nato a Vicenza nel 1972. Si lasureato in Ingegneria Meccanica allUni-
versit di Padova e lavora come Product Manager in Azienda multinazionale. Pratica teatro
amatoriale. Scrive racconti. Ama il cinema di Tarantino e la musica di Springsteen.
Filippo Mario Fasulo, Avvocato del Foro di Venezia, di origini messinesi, gi Direttore
degli Aeroporti internazionali di Palermo Punta Raisi e Venezia Marco Polo, appassionato
darte, di gastronomia, e cultore di Diritto Europeo.
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Tomo II, 2007/2008.- Il maso chiuso nella patente imperiale teresiana del 1770. La lettera-
tura in lingua italiana, in: AA.VV.: Studi di storia economica e sociale in onore di Giovanni
Zalin, Sommacampagna (VR), Ed. Cierre, 2011; Un personaggio importante: Papa Innocen-
zo XI, in: Manoscritto di don Francesco Savoldo, parroco di Povegliano Veronese fra il 1689 e
il 1719, Verona, Ed. Share, 2013, pp. 25 - 41. I moderni Principi Contabili nella Summa di Fr
Luca Pacioli, in: Il Commercialista Veneto, riv. bim., 2014, n. 222, pp. 21, 32.
Giangiacomo Gabin, nato a Precenicco (UD) nel 1939, riceve i primi insegnamenti
di tecnica pittorica dal Maestro Otello De Maria nei primi anni settanta. Prosegue poi la sua
formazione artistica frequentando i corsi di pittura allAccademia di Belle Arti G.B. Cignaroli
di Verona tenuti dal Maestro Silvio Lacasella e quelli della Scuola Libera del Nudo allAcca-
demia di Belle Arti di Venezia. Predilige la pittura en plein air dopo il fortunato incontro
con il Maestro Romano Lotto. Nel suo studio invece dipinge i suoi sogni sempre ispirati alla
natura. Esercita inoltre lattivit di scultura frequentando lo Studio del Maestro Ceramista
Cesare Sartori di Nove. Vive a lavora a Vicenza.
GIORGIO MARENGHI. Nato a Vicenza nel 1948. Laureato in scienze Politiche, indirizzo
storico. Dopo il 1968 e relative importanti, movimentate esperienze, ha scelto la strada del
giornalismo. Attualmente cura il sito www.storiavicentina.it con un occhio di riguardo alle
inchieste sul terrorismo veneto e alla politica americana nella citt del Palladio e di Mariano
Rumor.
Alberto Milesi ha due passioni: lOpera e Vicenza; proprio per questo stato felice di
scrivere per QV la cronaca di qualche evento che cadenza la sua intensa vita teatrale. Anche
se nato nelle Prealpi lombarde in un paese equidistante da Bergamo e Brescia, dal 1986
risiede a Vicenza, dove arriv per far pratica legale nello studio di un leggendario avvocato
vicentino. Innamorato appunto di Vicenza, a cui ritiene di essere debitore della sua fortuna
professionale, intrattiene intensi contatti con il mondo artistico e culturale vicentino al quale
riconosce un respiro tuttaltro che provinciale seppure poco valorizzato rispetto alle risorse
economiche del territorio. Laureato in giurisprudenza a Pavia. orgogliosamente un ex ufficiale
di complemento degli Alpini.
Lucio Panozzo. Ha al suo attivo molte pubblicazioni (ricordi, racconti, romanzi), tra le
quali spicca, per qualit e impegno Saga Longobarda, una fiaba a sfondo storico verosimile, e
documentato. Ha collaborato a Il Sospiro del Tifoso. Attivo nel mondo dellassociazionismo
vicentino (Italia Nostra, UAAR, Cenacolo dei Poeti dialettali, Compagnia degli Autori Vicen-
tini, CAI). La sua formazione culturale nel solco dei Lumi e del Darwinismo. Altre opere: Il
venticinquesimo libro dellOdissea, Azoto liquido, Anni dargento.
LUIGI POLETTO. 58 anni, laureato in giurisprudenza. Per oltre trentanni stato impegnato
nella politica e nelle istituzioni vicentine quale membro del Consiglio Comunale della citt (di
cui stato anche il Presidente) e del Consiglio provinciale. Ha recentemente contribuito a fon-
dare lAssociazione Giuristi Democratici di Vicenza ed Vice-presidente provinciale dellANPI.
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aprile - 2 maggio 1945) appena uscito: Il coraggio dellaltruismo. Spettatori e atrocit collettive
nel Vicentino 1943-45 (2004), Il Guerriero giusto e lAnima bella. Lidentit femminile nella
Resistenza vicentina (1943-45) (2008).
Gianni Sartori nato nel 1951, giornalista pubblicista, ha collaborato con varie testate,
sia a livello locale (Nuova Vicenza, La Voce dei Berici...) che nazionale (Umana Avventura,
Etnie, Frigidaire, Narcomafie, Senza Confini...) realizzando interviste, reportage, servizi foto-
grafici riguardanti la tutela dei Diritti Umani, la difesa delle minoranze, i Diritti dei popoli e
la salvaguardia dellambiente.