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1 Applicazioni lineari
1.1 Definizione
Si considerino lo spazio tridimensionale euclideo E e lo spazio vettoriale V ad
esso associato.
A:VV
A : u 7 v V .
figura 1.1
in altri termini A trasforma vettori tra loro paralleli in vettori tra loro ancora
paralleli (figura 1.2). In particolare, per = 0 si ha
A0 = 0 ,
figura 1.2
Ou = 0 per ogni u V .
somma A + B:
prodotto di A per :
prodotto di composizione di A e B:
possibile mostrare che linsieme delle applicazioni lineari Lin(V), con le prime
due operazioni introdotte, uno spazio vettoriale.
1.2 Diade
Tra le applicazioni lineari particolare interesse ha la diade o prodotto tensoriale
definita come nel seguito.
Siano a, b V due vettori, il prodotto tensoriale tra a e b lapplicazione
a b Lin(V) tale che
figura 1.3
(e e)u = (u e)e ,
cio trasforma ogni vettore u nella sua componente vettoriale uk lungo e (figura
1.4). Se applichiamo la trasformazione lineare I e e al vettore u otteniamo
(I e e)u = Iu (e e)u = u uk ;
in altri termini Iee (detto proiettore ortogonale) trasforma u nella sua com-
ponente u perpendicolare ad e, ossia proietta u lungo il piano perpendicolare
ad e. Fissata una terna cartesiana ortogonale (e1 , e2 , e3 ), si ha
I = e1 e1 + e2 e2 + e3 e3 .
figura 1.4
u = u1 e1 + u2 e2 + u3 e3 .
Per la linearit di A si ha
da cui
v1 = v e1 = u1 Ae1 e1 + u2 Ae2 e1 + u3 Ae3 e1 =
= u1 A11 + u2 A12 + u3 A13
v2 = v e2 = u1 A21 + u2 A22 + u3 A23
v3 = v e3 = u1 A31 + u2 A32 + u3 A33 ,
1.4 Trasposta
Per ogni applicazione lineare A, esiste ununica applicazione AT , detta traspo-
sta di A, che gode della seguente propriet:
Au v = AT v u per ogni u, v V
(A + B)T = AT + BT
(A)T = AT
(AB)T = BT AT
(a b)T = b a
[AT ] = [A]T .
0 W12 W13 u1 W12 u2 + W13 u3
W12 0 W23 u2 = W12 u1 + W23 u3 ,
W13 W23 0 u3 W13 u1 W23 u2
ed il vettore u:
Wu = w u per ogni u V .
1.6 Rotazioni
Si consideri la seguente applicazione lineare:
(e e)e = e;
(I e e)e = 0;
We = 0,
si ha:
Re = e . (1.2)
RRT = RT R = I . (1.3)
cio lapplicazione R non varia il modulo dei vettori. Infine, poich |Rv| = |v|,
dalla 1.4 si ottiene
\ = |u||v| cos uv
|Ru||Rv| cos (Ru)(Rv) c
(1.6)
\ = cos uv
cos (Ru)(Rv) c,
cio R lascia immutato langolo formato da due generici vettori (figura 1.5).
figura 1.5
u = uk + u .
Si ha che:
Ru = Ruk + Ru .
dove
Ruk = uk = C O
Ru = cos u + sin e u = D O ,
figura 1.6
di rotazione. Si ha:
Re1 = cos e1 + sin e2
Re2 = sin e1 + cos e2
Re3 = e3 .
Pertanto, nel sistema di riferimento fissato, la matrice delle componenti di R
assume la forma:
cos sin 0
[R] = sin cos 0 (1.7)
0 0 1
Utilizzando la 1.7 possibile provare la propriet 1.3.
Si considerino ora le rotazioni di ampiezza piccola. Poich per 0 si ha
sin = + o() e cos = 1 + o(), con o() quantit infinitesima di ordine
superiore a , si ha
R = I + W + o() .
R = I + W per || 1 .
Ru = u + Wu = u + e u . (1.8)
In figura 1.7, nella quale si suppone che e sia perpendicolare al piano del fo-
glio, il vettore u rappresentato dal segmento orientato A O. Osservando
che e u = B A, si vede come il segmento orientato B O rappresenta
lapprossimazione per || 1 di Ru. Dal punto di vista geometrico la prece-
dente relazione permette di affermare che per || 1 possibile approssimare
larco AC della circonferenza di centro O e raggio |u| con il segmento tangente
BA.
Introducendo il vettore w = e, detto vettore rotazione, possibile scrivere
Ru = u + w u .
figura 1.7
R = I+W, W Skw(V) .
2 Vettori applicati
2.1 Nozione di vettore applicato
Numerose grandezze fisiche sono descritte da vettori (spostamento, velocit,
forza, campo elettrico, ecc.). Per alcune di esse e, in particolare, per le forze,
necessario tuttavia precisare, oltre a direzione, verso e modulo, anche il punto
di applicazione. Leffetto di una forza su di un corpo deformabile pu infatti
variare notevolmente al variare del punto di applicazione. Dunque le forze sono
descritte da vettori applicati.
Definizione. 2.1. Si definisce vettore applicato una coppia (A, u), con A E
e u V. Il punto A detto punto di applicazione, la retta cui appartiene u
detta retta dazione.
Definizione. 2.2. Si definisce momento del vettore applicato (A, u) rispetto
al punto O, detto polo, il vettore (libero) m(O) cos definito:
m(O) = (A O) u .
Si osservi che
per le propriet del prodotto vettoriale, il vettore momento m(O) per-
pendicolare al piano passante per O e contenente il segmento orientato
B A che rappresenta il vettore u (figura 2.1). Inoltre risulta:
dove b = AO sin(A\ O)u = AO sin (> 0), detto braccio del vettore
u rispetto ad O, rappresenta geometricamente la distanza della retta
dazione di (A, u) dal polo O;
il momento del vettore applicato (C, u), con C appartenente alla retta
dazione r, uguale a quello di (A, u) prima definito; in altri termini, se
facciamo scorrere un vettore applicato lungo la sua retta dazione il suo
momento rispetto ad un generico polo C non varia.
figura 2.1
scrivere
n
X n
X
0
m(O0 ) (Ai O) + (O O0 ) ui =
= (Ai O ) ui =
i=1 i=1
Xn n
X
= (Ai O) ui + (O O0 ) ui =
i=1 i=1
Xn
= m(O) + (O O0 ) ui = m(O) + (O O0 ) r .
i=1
m(B) = (A B) u + (B B) u = (A B) u = m (cost.)
|m| = b|u| ,
ove b detto braccio della coppia. Per semplicit spesso una coppia viene
rappresentata solo attraverso il suo momento.
figura 2.2
I = m(O) r = cost.
figura 2.3
r (Q O) = n(O) .
Lequazione 2.3 descrive, al variare del parametro reale , i punti di una retta
parallela ad r e passante per il punto
r n(O) r m(O)
O=O+ =O+ .
|r|2 |r|2
Si osservi che per tutti i punti Q appartenenti allasse centrale si ha m(Q) =
p e, pertanto,
p
|m(Q)| = |p| < |p|2 + |n(O)|2 = |m(O)| ,
In virt della formula di trasposizione dei momenti e della 2.5, due sistemi
equivalenti hanno lo stesso momento risultante rispetto a qualunque punto
O0 E. Inoltre, se r 6= 0, i due sistemi hanno lo stesso asse centrale.
Definizione. 2.7. Un sistema di vettori applicati S si dice equilibrato o
equivalente a zero se risulta:
figura 2.4
dunque equivalente ad S.
figura 2.5
Dimostrazione.
) Se I = 0, detto Q un generico punto dellasse centrale di S, il campo dei
momenti descritto dallequazione
m(O) = p + r (O Q) = (O Q) r .
Tale equazione coincide con quella del sistema costituito dal vettore (Q, r) che
ha quindi lo stesso momento risultante. Infine banalmente S e (Q, r) hanno la
stessa risultante, per cui i due sistemi sono equivalenti.
m(Q) = (Q Q) r = 0 ,
pertanto I = r m(Q) = 0.
Infatti, il sistema
figura 2.6
figura 2.7
I = r m(O) = 0 .
Pertanto i sistemi di vettori paralleli ammettono, per f 6= 0, un risultante
equivalente. Se al contrario f = 0, il sistema equivalente ad una coppia.
Definizione. 2.9. Si definisce centro di un sistema di vettori paralleli a
risultante non nullo il punto C E tale che
n
X
f (C O) = fi (Ai O) ,
i=1
S = {(Ai , fi e), |i = 1, . . . , n} ,
figura 2.8
figura 2.9
figura 2.10
{(O, v1 ), (O, v2 )} ,
figura 2.11
{(A1 , v1 ), (A2 , v2 )} ,
figura 2.12
figura 2.13
figura 2.14
figura 2.15
S 0 = {(O, r)} ,
infatti i due sistemi hanno lo stesso risultante e, in virt della formula di traspo-
sizione dei momenti, hanno lo stesso momento risultante rispetto a qualunque
polo.
figura 2.16
figura 2.17
figura 2.18
figura 2.19
m(P) = (P3 P) u3 .
Si osservi che, nel caso in cui le rette dazione siano concorrenti in un punto
improprio (sistema di vettori paralleli), la condizione espressa dalla precedente
proposizione solo necessaria.
3 Carichi distribuiti
Un carico distribuito una forza applicata su un insieme mono o bidimensio-
nale, quale una curva o una superficie, e distribuita sullo stesso secondo una
definita legge che fornisca la pressione per ciascun punto della superficie o della
linea (figura 3.1).
figura 3.1
figura 3.2
figura 3.3
individua direzione e verso del carico distribuito. Si cerca ora il punto Pr tale
che il sistema costituito dal vettore applicato (Pr , r) sia equivalente al carico
distribuito. Detta sr lascissa individuata dal punto Pr , il momento rispetto
al polo O di (Pr , r) dato da
Z s 2 Z s2
mr (O) = (Pr O) r = sr e1 q(s) ds e = sr q(s) ds e1 e .
s1 s1
Dovendo risultare mr (O) = m(O), si ottiene
Z s2
s q(s) ds
|m(O)| br
sr = Zs1 s2 = = .
|r| sin sin
q(s) ds
s1
Si analizzano di seguito alcune distribuzioni notevoli di utilizzo frequente.
figura 3.4
figura 3.5
figura 3.6
u(P) = P0 P .
figura 4.1
La funzione
f : B B0
B 3 P P0 B 0
detta deformazione e, perch sia ammissibile, essa deve soddisfare le seguenti
condizioni: ingettivit, regolarit e preservazione dellorientamento (det f >
0 in B).
La variazione di configurazione del corpo B (deformazione) pu quindi
essere descritta dal campo vettoriale di spostamento:
u : BV
P B u(P) V
Definizione. 4.1. Uno spostamento del corpo B detto rigido se, a seguito
di esso, tutti i punti di B mantengono la loro distanza reciproca:
|u(P)| 1 |u(P)| 1 .
o equivalentemente
figura 4.2
Con il teorema seguente si prova che uno spostamento rigido piano sempre
una rotazione o una traslazione.
figura 4.3
figura 4.4
figura 4.5
u1 (Q) cos +u2 (Q) sin + ((yA yQ ) cos + (xA xQ ) sin ) = 0 . (4.7)
Si osservi che lespressione (4.7) una equazione lineare omogenea che lega
i tre parametri di spostamento u1 (Q), u2 (Q) e . Noti due di essi, resta
univocamente determinato il terzo: il corpo C vincolato con una carrello ha
quindi due gradi di libert.
Sia P r, ove r lasse del carrello. Risulta
figura 4.6
u(A) = 0 . (4.8)
Dunque la cerniera un vincolo doppio che sottrae al corpo C due gradi di liber-
t. In funzione dei parametri di spostamento del corpo rigido C , le equazioni
di vincolo assumono la forma:
u1 (Q) (yA yQ ) = 0
(4.10)
u2 (Q) + (xA xQ ) = 0 .
Risulta inoltre:
u(P) = u(A) + e3 (P A) = e3 (P A) ,
figura 4.7
figura 4.8
figura 5.1
u : P u(P) .
figura 5.2
5.1 Sconnessioni
Le sconnessioni sono quei dispositivi in corrispondenza dei quali le funzioni
u1 (s), u2 (s), (s) che descrivono i parametri di spostamento della trave, posso-
no subire discontinuit. Nella nostra trattazione si riscontreranno unicamente
funzioni f (s) con discontinuit di prima specie, per le quali esistono i seguenti
limiti:
lim f (s) = f (s+ ) 6= lim f (s) = f (s ) .
ss+ ss
5.3).
figura 5.3
figura 5.4
ui (P) = ui (Qi ) + i e3 (P Qi ) , i = 1, . . . , n ,
ossia
ui1 (P) = ui1 (Qi ) i (yP yQi )
i = 1, . . . , n .
ui2 (P) = ui2 (Qi ) + i (xP xQi )
r[ C ] min{m, 3n} .
l = 3n m = 3n (v + c) = 3 + s v ,
2. r[ C ] < 3n: in tal caso il sistema (6.2) ammette soluzioni diverse dal-
la banale e si dice cinematicamente indeterminato e il sistema di travi
pu subire spostamenti rigidi infinitesimi; il sistema (6.2) costituito da
equazioni linearmente dipendenti;
Dunque risulta:
pendolo improprio: = 0 CR r
(punto improprio qualunque)
u(A) e = 0
doppio pendolo: CR C
=0
(punto improprio della direzione di e)
cerniera: u(A) = 0 CR A
u(A) = 0
incastro: CR .
=0
figura 6.1
figura 6.2
figura 6.3
figura 6.4
figura 6.5
se ui,j (P) = 0 per ogni P i due corpi sono solidali tra loro.
figura 6.6
ui 6= 0 , uj 6= 0 , ui,j 6= 0 .
figura 6.7
CI A CII C CI,II B .
Si osservi che questi tre centri di rotazione non sono allineati, il che nega la
tesi del primo teorema delle catene cinematiche. Si deduce quindi che lipotesi
dello stesso teorema non pu essere vera (se lo fosse, allora sarebbe vera anche
la tesi), dunque i tre campi di spostamento uI , uII e uI,II non possono essere
tutti diversi da 0. facile verificare che questo implica che i tre campi di
spostamento sono tutti nulli, e cio che la struttura isostatica. Infatti, se ad
esempio si suppone uI = 0, si ha
figura 6.8
figura 6.9
6.4 Esercizi
Si esegua lanalisi cinematica della struttura in figura 6.10.
La struttura senza vincoli ha 3 gradi di libert. Ciascun vincolo sottrae un
singolo grado di libert alla struttura stessa, per cui l = 3 (1 + 1 + 1) = 0.
Dunque la struttura pu essere isostatica o labile a vincoli inefficaci. Si studia
ora per quali valori dellangolo si ha labilit.
figura 6.10
= 0. (6.4)
u2 (B) = 0. (6.5)
Risulta
det C = sin = 0 = 0 + k.
Si osservi che la terza equazione combinazione lineare delle prime due per
cui, posto u1 (B) = u, il sistema ammette le 1 soluzioni (u1 (B), u2 (B), ) =
(u, 0, 0).
Il campo degli spostamenti (6.3), nel caso in cui = , diventa quindi
u1 (P) = u1 (B) (yP yB ) = u
(6.8)
u2 (P) = u2 (B) + (xP xB ) = 0.
Ciascun punto P subisce uno spostamento pari a u in direzione x e nullo in
direzione y, per cui il campo degli spostamenti una traslazione in direzione
x (orizzontale).
Gli stessi risultati possono essere ottenuti per via geometrica. I tre vincoli
sono semplici, per cui ciascuno consente 1 possibili centri di rotazione per
il corpo rigido a cui sono collegati. In particolare il pendolo improprio in A
consente tutte le possibili componenti di traslazione, ossia consente tutte le
rotazioni intorno ad un qualunque punto improprio (CR C ). Il carrello in
B consente tutte le possibili rotazioni intorno ad un punto del suo asse (CR r)
e lo stesso dicasi per il carrello in C (CR s). Conseguentemente, se 6= 0
(come in figura 6.11), non esiste nessun punto CR che sia compatibile con le
tre condizioni dettate dai vincoli. Infatti lunico possibile centro di rotazione
figura 6.11
figura 6.12
figura 6.13
u1 (D) = 0.
si ottiene:
u1 (A) + 2L = 0 (6.12)
dunque per
sin = 0 = 0 + k
come possibili centri di rotazione tutti i punti appartenenti al suo asse s, per
cui per = 0 s contiene C , dunque C compatibile con tutti i vincoli e
rappresenta il centro di rotazione per la struttura che quindi labile a vincoli
inefficaci. Il campo degli spostamenti possibili una rotazione intorno a tale
punto improprio, ossia una traslazione in direzione verticale. Per 6= 0 non
esiste alcun centro compatibile con i vincoli, e la struttura iperstatica.
figura 6.14
figura 6.15
uII II II II II
2 (C) = u2 (E) + (xC xE ) = u2 (E) L
si ha
uII II I I
2 (E) L u2 (A) L = 0 . (6.17)
uII
1 (D) = 0 .
Essendo
uII II II II II
1 (D) = u1 (E) (yD yE ) = u1 (E) + H ,
si ha
uII II
1 (E) + H = 0. (6.18)
Essendo il campo uII (P) identicamente nullo, il centro assoluto del II tratto
non esiste. Conseguentemente il campo degli spostamenti relativi coincide, a
meno del segno con il campo degli spostamenti assoluti del I tratto:
(
uI,II II I I
1 (P) = u1 (P) u1 (P) = u1 (P) = (yP yA )
uI,II II I I
2 (P) = u2 (P) u2 (P) = u2 (P) = L (xP xA ) ,
del primo tratto, per cui la condizione imposta dal pendolo diventa una con-
dizione sul centro assoluto CI . Infatti il punto in cui si annulla lo spostamento
relativo (centro relativo) coincide con il punto il cui si anulla lo spostamento
del tratto I (centro assoluto di I).
I carrelli in A e B impongono che CI appartenga ai rispettivi assi, per cui
se le tre rette passanti per A, B e C sono concorrenti esiste un possibile CI
compatibile con i tre vincoli e la struttura labile a vincoli inefficaci (figura
6.16). In caso contrario la struttura isostatica.
figura 6.16