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Geometria e gruppi
a cura di
Tommaso Parolini
Il curatore
tommaso.parolini@studenti.unimi.it
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2 Gruppi di Lie 15
2.1 Definizione ed esempi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
2.2 Campi left-invarianti e algebre di Lie associate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
2.2.1 Algebra associata al gruppo lineare generale delle matrici . . . . . . . . . . . . . . 19
2.3 Sottogruppi e sottoalgebre di Lie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
2.3.1 Morfismi di gruppi e algebre di Lie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
2.3.2 Sottogruppi e sottoalgebre di Lie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
2.3.3 Sottogruppi a un parametro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
2.3.4 La mappa esponenziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
2.4 Rappresentazione aggiunta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
2.5 Studio delle algebre di Lie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
2.5.1 Forma di Killing . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
2.5.2 Algebre semisemplici e criteri di Cartan . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
2.5.3 Studio delle algebre semisemplici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
2.5.4 Complessificazione delle algebre di Lie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50
2.5.5 Algebre complesse semisemplici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
2.5.6 Classificazione delle algebre complesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61
2.5.7 Forme reali compatte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67
2.5.8 Rappresentazione delle algebre semisemplici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68
2.5.9 Prodotti di rappresentazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77
2.5.10 Sottoalgebre e rappresentazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 83
2.6 Dalle algebre ai gruppi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97
Bibliografia 100
0.1. Notazione matematica 5
Insiemi
Gli insiemi generici, se ci non causa ambiguit, vengono indicati con lettere maiuscole in carattere italico:
A, B.
Per gli spazi numerici standard riservata la consueta simbologia black board: R per i reali, C per
i complessi, Q per i razionali, Z per gli interi e N per i naturali. Inoltre si indica con H linsieme dei
quaternioni.
Gli spazi topologici generici (e in particolare le variet) vengono indicati con lettere corsive: M, N , X , Y.
Per i gruppi di Lie, che sono variet, si usano perlopi i caratteri corsivi G, G 0 , H.
Per le algebre di Lie si adoperano lettere in carattere gotico (quasi sempre minuscolo): g, g0 , h, se si parla di
algebre reali (in particolare delle algebre dei gruppi classici su(n), u(n), so(n), . . .), o caratteri calligrafici
L , L 0 se si parla di algebre complesse (in particolare delle algebre complesse semplici Al , Bl , . . . , G2 ). Se
per si vuole porre in risalto che unalgebra stata ottenuta complessificando unalgebra reale, si user g
(e simboli analoghi); viceversa, la forma reale compatta di unalgebra complessa L sar indicata da LC
(e il sottospazio di Cartan reale da HR ).
Matrici e applicazioni
Le matrici sono indicate da lettere maiuscole o minuscole in italico: A, B, a, b. Sono indicate in minuscolo
quando importante far notare che sono elementi di unalgebra di matrici esponenziabile a un gruppo
di matrici, cosicch ea = A. Per la matrice identit si adopera la notazione I, talvolta indicando la
dimensione: Id , Ipq . In modo analogo, la matrice nulla indicata con O (con eventuali pedici per indicarne
la dimensione).
Per la funzione identit s usata la notazione 1, di solito con un pedice per indicare su quale spazio
agisca: 1G . Analogamente, la funzione nulla scritta O (con eventuale pedice).
In certi casi, la distinzione tra matrice identit (o nulla) e funzione identit (o nulla) sfumata. La scelta
se indicarla nelluno o nellaltro modo riflette la sensibilit dellautore.
Spesso, le applicazioni tra due spazi (variet, gruppi di Lie, ecc.) sono denotate da lettere greche minuscole
o maiuscole. Le lettere e vengono usate di solito per indicare un generico omomorfismo tra gruppi o
algebre di Lie. Fanno eccezione alcune mappe, come le mappe di moltiplicazione left e right, di aggiunzione,
esponenziale e di rappresentazione aggiunta: L, R, I, exp, Ad, ad.
I vettori generici sono indicati da lettere minuscole italiche (es. v) quando sono interpretati come entit
astratte o funzionali lineari, o con il grassetto (es. v) quando sono visti come elementi di Rn (o spazi
isomorfi). I campi vettoriali sono indicati da lettere maiuscole diritte X, Y, Z.
Indici
Per gli indici vengono quasi sempre riservate le lettere i, j, k, l, m, n, p, q (a seconda della convenienza).
Gli indici possono essere posizionati in basso o, quando ci non possa causare ambiguit, in alto, come in
xi .
Una coppia di indici uguali, uno in alto e uno in basso, sottindendono una somma se non diversamente
specificato (convenzione di sommatoria), come in ij k Tk := k ij k Tk .
P
Di norma gli indici vengono posizionati in alto nel caso di componenti di un vettore e per potersi servire
della convenzione di sommatoria, come in h = i hi .
Capitolo 1
In questa sezione viene introdotto il concetto di variet differenziabile. La nozione di variet (manifold
in lingua inglese) estende quella di superficie in R3 e la amplia, permettendo di trattare con spazi molto
generali in modo efficace e versatile. Si richiede che sulla variet sia definita una struttura geometrica,
detta struttura differenziabile, che permetta alle propriet di regolarit definite per gli oggetti sulla variet
di mantenersi coerenti a seguito di un cambio di coordinate.
Vengono in seguito studiate brevemente le funzioni definite su una variet e introdotto un concetto di
differenziabilit per tali funzioni, unitamente ai concetti conseguenti di spazio tangente, differenziale e
spazio cotangente. Da ultimo, vengono definite le mappe di inclusione tra variet.
La propriet a) richiede allo spazio M di possedere una topologia 1 che ne elenchi gli aperti, e inoltre di
godere della propriet di Hausdorff (per ogni coppia di punti distinti dellinsieme devono esistere due
aperti separati contenenti rispettivamente luno e laltro punto).
La propriet b) richiede che, in prossimit di un qualunque punto dello spazio, questo sia confondibile
con Rn (cio che si appiattisca opportunamente quando guardato abbastanza da vicino).
Pi precisamente, si dice omeomorfismo (da non confondere con omomorfismo) tra spazi topologici una
funzione invertibile che sia continua con la sua inversa, vale a dire una funzione invertibile f dallo spazio
X allo spazio Y tale che, se linsieme A X un aperto di X , allora la sua immagine f (A) Y un
aperto di Y.
Un omeomorfismo : U Rn tra laperto U M e laperto (U ) Rn detto mappa delle coordinate,
e le sue componenti
xi := i (1.1.1)
(dove i : Rn R la proiezione sulli -esimo asse coordinato) sono dette funzioni coordinate; la dupla
(U, ) chiamata sistema di coordinate o carta.
[
a) M = U ;
b) , , la funzione di transizione := 1 k
di classe C sul proprio dominio (U U ).
Siamo ora pronti per dare la definizione di variet differenziabile (Warner 1971, p. 6).
Una variet quindi uno spazio localmente omeomorfo a Rn ; il numero n rappresenta la dimensione della
variet (si parla di variet n-dimensionale o, brevemente, di n-variet).
Osservazione 1.1.1. Per gli scopi di questo corso sar sufficiente considerare solo variet infinitamente
lisce (con funzioni di transizione infinitamente derivabili sul loro dominio).
Osservazione 1.1.2. La condizione di massimalit per latlante F puramente tecnica, e pu essere di
volta in volta data per scontata; infatti, un atlante non massimale pu sempre essere reso tale aggiungendo
a esso tutte le carte compatibili della variet.
Dora in poi il termine variet verr abitualmente usato in riferimento allo spazio M anzich alla dupla
(M, F). Si sottintender altres il termine differenziabile.
Esempi
a) Linsieme Rn una n-variet. Esso pu essere descritto da una sola carta (U, ), prendendo come
insieme U lo stesso Rn e come omeomorfismo : U Rn la funzione identit.
con
U := Sn \{(0, . . . , 0, 1)}
e
x1 xn
: U Rn , (x) := ,..., .
1 xn+1 1 xn+1
possibile dimotrare che queste funzioni, chiamate mappe di proiezione stereografica, sono compa-
tibili (la funzione di transizione tra luna e laltra carta liscia sullintera n-sfera privata dei poli
nord e sud).
1 Uno spazio topologico detto a base numerabile o secondo numerabile se esiste un sottoinsieme B (base) della sua
topologia T tale che ogni elemento di T pu essere scritto come unione di elementi di B, e questo numerabile (Naber 2011,
p. 567).
8 Capitolo 1. Cenni di geometria differenziale
c) Linsieme RPn delle rette in Rn+1 passanti per lorigine (spazio proiettivo di dimensione n) una
n-variet. Questo spazio pu essere visto come linsieme Rn+1 quozientato rispetto alla relazione
dequivalenza:
x y x = y per qualche R.
Denotiamo con [x1 , . . . , xn+1 ] la classe di equivalenza dei vettori multipli di (x1 , . . . , xn+1 ); allora
RPn pu essere descritto dalle n + 1 carte (Ui , i ), dove
Definizione 1.1.4. Sia M una n-variet e f : U R una funzione a valori reali definita sullaperto
U M; si dice che f differenziabile (di classe Ck ) su U se lo la funzione f 1
su (U U ) per
ogni mappa delle coordinate dellatlante {(U , )} di M.
Si noti che f 1 n
unordinaria funzione da R in R, e quindi la nozione di differenziabilit per essa
definita nel modo standard.
Del tutto analoga la definizione per funzioni definite tra variet.
Definizione 1.1.5. Sia M una m-variet e N una n-variet, e sia f : M N ; si dice che f differen-
ziabile (di classe Ck ) su M se lo la funzione f 1
su (U f
1
(V )) per ogni coppia di mappe
, (dove si intende che {(U , )} un atlante di M e {(V , )} un atlante di N ).
Di nuovo, la funzione f 1 una funzione definita su R
m
a valori in Rn , per cui definito in modo
standard il significato di differenziabile.
Infine, diamo il concetto di diffeomorfismo tra due variet.
Definizione 1.1.6. Se una mappa differenziabile tra variet f : M N invertibile e linversa f 1
una mappa differenziabile, si dice che f un diffeomorfismo tra variet.
Di seguito, adotteremo anche la dicitura regolare per indicare una funzione differenziabile.
1.2. Vettori tangenti 9
Definizione 1.2.2. Un vettore tangente alla variet M nel punto p M una funzione
v : F(M) R
tale che:
Osservazioni
Bisognerebbe specificare che il vettore v agisce non sulla funzione f , ma su un suo germe cio
sulla classe dequivalenza delle funzioni coincidenti in un intorno di p. Ci che conta ai fini della
derivazione, infatti, solo la variazione locale della funzione, sicch il numero v(f ) uguale per ogni
funzione f appartenente alla classe dequivalenza. Per non appesantire la trattazione, a ogni modo,
continueremo a parlare di funzioni in luogo dei loro germi.
Definizione 1.2.3. Sia M una variet e p M; si definisce spazio tangente a M nel punto p, e si denota
con Tp M, linsieme dei vettori tangenti a M in p.
Linsieme Tp M pu essere dotato della struttura di spazio vettoriale tramite la definizione della somma
tra vettori e della moltiplicazione per uno scalare, definite tramite lazione dei vettori su una funzione
arbitraria f F(M):
(v + w)(f ) := v(f ) + w(f )
(v)(f ) := v(f )
dove v, w Tp M e R.
Se M una n-variet, allora Tp M uno spazio vettoriale di dimensione n. Si pu introdurre una base
naturale su tale spazio. Sia infatti U M un aperto abbinato alla carta (U, ), e sia p U ; si definiscano
gli n vettori
: F(M) R
xi p
(f 1 )
f 7
ri
(p)
con le xi definite come in 1.1.1. Possiamo anche scrivere (con abuso di notazione):
f
(f ) := .
xi p xi p
10 Capitolo 1. Cenni di geometria differenziale
Questi sono evidentemente elementi di Tp M; notiamo che la loro azione sulla funzione xj F(M) :
(xj 1 ) rj
j
(x ) = = = ij ;
xi p ri
(p) r i
(p)
v i := v(xi ) (1.2.1)
: TM M
(p, v) 7 p
possibile equipaggiare T M con una struttura differenziabile in modo da renderlo una variet di
dimensione doppia rispetto a M.
1 Il
F
simbolo indica lunione disgiunta tra insiemi.
1.3. Differenziale di una funzione 11
df : Tp M Tf (p) N
definita da
df (v) : g 7 v(g f )
per ogni v Tp M e g F(N ).
Osservazione 1.3.1. df una mappa lineare.
Definizione 1.3.2. Una curva su una variet M una mappa regolare
: I M,
Qualora la variet M coincida con Rn , la nozione di vettore tangente si riconduce a quella usuale1 :
d(xi ) dxi
i i i
(t) = (t)(x ) = = dr = x (t),
dr t t
X : M TM
p 7 Xp Tp (M)
Xf : M R
(1.4.1)
p 7 (Xf ) (p) := Xp (f )
Se lapplicazione Xf F(M) regolare per ogni f F(M), si dice che regolare il campo X. I campi
vettoriali regolari possono quindi essere visti come endomorfismi dello spazio F(M),
X : F(M) F(M),
X(f g) = f Xg + gXf.
Definizione 1.4.2. Siano X e Y campi vettoriali regolari; detta parentesi di Lie di X e Y lapplicazione
[X, Y] : M T M
p 7 [X, Y]p ,
(cfr. (1.4.2)) per ogni f funzione regolare in un intorno di p, e le funzioni Xf e Yf sono definite
dallequazione (1.4.1).
La parentesi di Lie gode delle seguenti propriet:
Definizione 1.4.3. Sia V uno spazio vettoriale e [, ] : V V V unapplicazione che goda delle propriet
a), b) e c). Allora (V, [, ]) unalgebra di Lie.
1.4. Campi vettoriali 13
Pertanto, lo spazio vettoriale dei campi vettoriali regolari, munito delloperazione parentesi di Lie,
unalgebra di Lie.
Un campo vettoriale genera in modo naturale un flusso sulla variet sulla quale definito.
Definizione 1.4.4. Sia X un campo vettoriale regolare sulla variet M, e sia : (a, b) M una curva
su tale variet. Si dice che una curva integrale di X se
Risulta di notevole importanza stabilire sotto quali condizioni esistano curve integrali di un dato campo
vettoriale.
Una prima risposta fornita dal seguente
Teorema 1.4.1. Sia X un campo vettoriale regolare sulla variet M e sia p M. Allora esistono, e
sono unici, un intervallo aperto I = (a, b) R, non necessariamente limitato e contenente lo 0, e un
curva p : I M tali che:
a) p (0) = p;
b) p una curva integrale di X;
c) se : (c, d) R M soddisfa a) e b), allora (c, d) (a, b) e = (c,d) .
Osservazione 1.4.3. La c) dice che la curva p definita sullintervallo pi esteso possibile, garantendo
lunicit.
Possiamo ora definire una funzione che faccia scorrere i punti di M lungo le curve integrali.
Definizione 1.4.5. Viene chiamato flusso del campo vettoriale regolare X la funzione
t : Ut M
(1.4.4)
t (p) := p (t)
a) 0 = 1;
b) s t = s+t ;
c) t un diffeomorfismo per ogni t, e 1
t = t .
il punto p (t) (s) giace sulla curva integrale passante per p (t), naturalmente. Ma anche la mappa s 7
p (t + s) una curva integrale passante per lo stesso punto (questo si verifica immediatamente ponendo
s = 0). Il teorema di unicit 1.4.1 garantisce che queste mappe sono la stessa, cio che p (t) (s) = p (s+t),
cio la propriet b). La propriet a) banale, mentre la c) conseguenza di b).
Definizione 1.4.6. Se il dominio della curva integrale p (t) coincide con R per ogni p M, il campo
vettoriale X detto completo.
Un campo vettoriale completo genera una famiglia di flussi {t } che gode della struttura di gruppo, ed
perci chiamata gruppo a un parametro di trasformazioni su M.
14 Capitolo 1. Cenni di geometria differenziale
Definizione 1.5.1. Sia f : M N una funzione differenziabile tra una m-variet M e una n-variet
N . f detta immersione se il suo differenziale dfp non singolare per ogni p M.
Definizione 1.5.2. Sia f : M N unimmersione. Se f una funzione iniettiva (anche detta uno a
uno), allora (M, f ) detta sottovariet (o submanifold ).
Definizione 1.5.3. Sia f : M N unimmersione iniettiva. Se f inoltre un omeomorfismo tra M e
f (M), allora detta embedding (o imbedding).
Per comprendere meglio la differenza tra le definizioni, pensiamo di voler applicare linsieme R allinter-
no del piano. La pi generale immersione sar una curva regolare qualsiasi, con una parametrizzazione
adeguata che permetta di percorrerla al variare del parametro su tutto R.
Affinch la curva sia anche una sottovariet per necessario richiedere liniettivit: non possono cio
verificarsi intersezioni o sovrapposizioni di tratti di curva.
Persino questa specificazione non previene per da situazioni patologiche: una curva in cui un estremo si
avvicina asintoticamente a un altro punto appartenente alla curva per il valore del parametro tendente
allinfinito s descritta da una funzione iniettiva, ma non omeomorfa a R (a causa della presenza del
cappio).
Se per richiediamo che la funzione dinclusione sia un embedding, allora la curva risultante avr effetti-
vamente la medesima topologia di R.
Capitolo 2
Gruppi di Lie
Esempi
(Rn , +), dove + lordinaria somma tra vettori, un (banale) gruppo di Lie; lo stesso vale per
(R\{0}, ) (con labituale prodotto tra reali);
(Cn , +) e (C\{0}, ), a patto di considerare Cn una 2n-variet reale (piuttosto che una n-variet
complessa, della quale non stata data la definizione e di cui non si tratta in questo corso), sono
allo stesso modo gruppi di Lie;
La 1-sfera unitaria S1 = {ei , R}, assieme alla moltiplicazione complessa mutuata da C\{0},
un gruppo di Lie;
S1 S1 (toro) un gruppo di Lie con loperazione di moltiplicazione componente per componente
mutuata da S1 . Si veda la seguente osservazione per maggiore chiarezza.
Osservazione 2.1.1. Se (G, G ) e (H, H ) sono due gruppi di Lie, allora anche il loro prodotto cartesiano
G H, unitamente alloperazione di gruppo definita da
(g 1 , h1 ) (g 2 , h2 ) := (g 1 G g 2 , h1 H h2 ) (g 1 , h1 ), (g 2 , h2 ) G H,
ed esiste un elemento e G, chiamato identit, tale che e g = g e = g g G; e inoltre, a ogni elemento g G associato
un elemento g 1 G, detto inverso di g, tale che g g 1 = g 1 g = e. Allora, si dice che la dupla (G, ) un gruppo.
16 Capitolo 2. Gruppi di Lie
si osserva facilmente che (Mn (R), d) uno spazio metrico completo. immediato constatare che Mn (R),
2
con questa topologia indotta da Rn , una variet differenziabile.
inoltre facile osservare che il sottoinsieme di Mn (R) costituito dalle matrici non singolari, detto gruppo
lineare generale:
GLn (R) := {A Mn (R)| det A 6= 0},
assieme alla moltiplicazione tra matrici definita nel modo usuale (riga per colonna), un gruppo (non
abeliano1 ).
La mappa determinante
det : Mn (R) R
ovviamente regolare (essendo un polinomio di grado n). Dato che
ed essendo R\{0} un insieme aperto, allora anche GLn (R) un aperto2 ; per losservazione 1.1.3, dunque,
lo stesso GLn (R) una variet.
Notiamo che le operazioni di prodotto matriciale
X
(A, B) 7 AB = C, Cij = Aik Bkj
k
e di matrice inversa3
A 7 A1 , (A1 )ij = (det A)1 (cof A)ji ,
essendo operazioni polinomiali, sono regolari.
Il gruppo lineare generale pertanto un gruppo di Lie.
(cof A)ij := (1)i+j (min A)ij , dove (min A)ij il determinante della matrice quadrata ottenuta rimuovendo da A li-esima
riga e la j-esima colonna.
2.2. Campi left-invarianti e algebre di Lie associate 17
Lg : g 0 7 gg 0 (traslazione left)
Rg : g 0 7 g 0 g (traslazione right),
per ogni g G. Questi sono diffeomorfismi, essendo regolari ed essendo il loro inverso dato da L1
g = Lg 1
(e similmente per R). Scegliamo di concentrare lattenzione sulla mappa L (non farebbe alcuna differenza
scegliere invece R).
Definizione 2.2.1. Sia X : G T G un campo vettoriale. X detto left-invariante se
dLg (X) = X Lg g G.
Questo vuol dire che si ottiene lo stesso risultato valutando prima il campo in un punto g 0 G e poi
spostando il vettore tramite dLg , o prima spostandosi da g 0 a gg 0 (tramite Lg ) e poi valutando il campo.
In formule, possiamo scrivere questa constatazione nella forma
Notiamo che la formula 2.2.1 implica che il campo left-invariante X completamente determinato dal suo
valore nel punto identit e di G. Infatti, prendiamo g 0 = e; allora si vede che
Xg = dLg (Xe ),
il che definisce il valore del campo in qualunque punto g G semplicemente trasportando il vettore Xe
tramite la mappa di traslazione L.
In effetti, esiste una vera e propria corrispondenza biunivoca tra i campi left-invarianti definiti su G e i
vettori tangenti al punto e, come verr stabilito tra poche righe.
Prima di enunciare tale risultato, tuttavia, possibile compiere alcune osservazioni. Denotiamo con L
linsieme dei campi left-invarianti su G.
Osservazione 2.2.1. L uno spazio vettoriale; in virt delle propriet di linearit dei campi vettoriali,
infatti, segue immediatamente che la combinazione lineare di due campi left-invarianti anchessa un
campo left-invariante.
Osservazione 2.2.2. I campi appartenenti a L sono necessariamente regolari.
Enunciamo ora il fondamentale teorema cui si accennava in precedenza, cominciando con un lemma.
Lemma 2.2.1. Siano f : M N e g : N P funzioni regolari tra variet. Allora
d(g f ) = dg df.
Dimostrazione. La linearit della mappa si deduce dal fatto che i campi vettoriali valutati in un punto sono
funzioni lineari. Proviamo dapprima liniettivit. Supponiamo che X e Y siano due campi left-invarianti
e coincidenti nel punto e; allora, sfruttando la left-invarianza:
cio X = Y. Dimostriamo ora che la mappa suriettiva. Consideriamo un vettore qualunque v Te (G);
definiamo il campo vettoriale Xv dato da
cosicch v in effetti limmagine della mappa Xv 7 Xve ; il campo inoltre left-invariante in quanto
Xvgg0 = dLgg0 (v) = d(Lg Lg0 )(v) = (dLg dLg0 )(v) = dLg (Xvg0 ) g, g 0 G
Il seguente teorema afferma che lo spazio L pu essere dotato della struttura di algebra di Lie (vedi
definizione 1.4.3).
Teorema 2.2.3. Se X e Y sono campi left-invarianti, allora anche la loro parentesi di Lie [X, Y], definita
come in 1.4.2, left-invariante.
Dimostrazione. Per ipotesi, X, Y L; dobbiamo mostrare che [X, Y] L, vale a dire che
dLg ([X, Y]g0 )(f ) = [X, Y]g0 (f Lg ) = Xg0 (Y(f Lg )) Yg0 (X(f Lg )) =
= Xg0 (dLg (Y)(f )) Yg0 (dLg (X)(f )) = Xg0 (Y(f ) Lg ) Yg0 (X(f ) Lg ) =
= dLg (Xg0 )(Y(f )) dLg (Yg0 )(X(f )) = Xgg0 (Y(f )) Ygg0 (X(f )) = [X, Y]gg0 (f ).
L detta algebra di Lie associata al gruppo di Lie G. Il teorema 2.2.2, daltra parte, garantisce che tale
spazio isomorfo a Te (G); tramite detto isomorfismo, possibile dotare in maniera naturale della struttura
di algebra di Lie lo stesso Te (G). Questo viene ottenuto definendo la parentesi di Lie sullo spazio tangente:
dove Xu e Xv sono definiti dalla 2.2.2. In pratica, passiamo dai vettori u, v definiti sullo spazio tangente
ai campi vettoriali Xu , Xv a essi associati via isomorfismo, e di cui sappiamo effettuare la parentesi di Lie;
quindi, passiamo nuovamente allo spazio tangente valutando il campo vettoriale cos ottenuto nel punto
e.
1 Il differenziale della funzione identit 1 a sua volta lidentit.
2.2. Campi left-invarianti e algebre di Lie associate 19
Esempi
Come abbiamo gi constatato, (R, +) un gruppo di Lie. Cerchiamo i suoi campi left-invarianti. Il
pi generale campo vettoriale definito su R della forma:
d
Xt = (t) ;
dr t
(t) = (0),
Apriamo una parentesi generale sugli spazi vettoriali per una constatazione che useremo a breve.
Consideriamo uno spazio vettoriale n-dimensionale V sul campo reale; fissata una sua base {e1 , . . . , en },
chiamiamo {e1 , . . . , en } la sua base duale, definita da ei (ej ) := ji . Notiamo che {(V, )}, dove
: V Rn
v i ei 7 (v 1 , . . . , v n ),
in effetti un atlante per lo spazio V , con le ei che svolgono il ruolo di funzioni coordinate (globali), in
quanto
ei (v) = v i = (ri )(v)
(con la definizione 1.1.1). Pertanto, ogni spazio vettoriale automaticamente una variet.
1 Indichiamo con un isomorfismo tra due spazi (a priori, spazi vettoriali; ma possibilmente anche algebre).
20 Capitolo 2. Gruppi di Lie
Lo spazio tangente a uno spazio vettoriale pu essere identificato con lo spazio stesso. Il generico funzionale
su Tv (V ) (per qualche v V ) si scrive infatti:
a = ai ,
ei v
Applichiamo queste considerazioni al caso in questione. Lo spazio Mn (R) (a differenza di GLn (R)) uno
spazio vettoriale, perci Te (Mn (R)) Mn (R). Possiamo riassumere la catena di isomorfismi in
Questo a priori un isomorfismo di spazi vettoriali, cosicch nulla ci assicura che la struttura di algebra
di Lie sia preservata nel passaggio dallalgebra gln (R) allo spazio Mn (R); in realt, lo spazio Mn (R) pu
essere strutturato come algebra di Lie definendo su di esso loperazione:
[A, B] := AB BA A, B Mn (R)
Osserviamo che il valore della funzione Y(xij ) nel punto A GLn (R) (per la left-invarianza di Y)
GLn (R) R
B 7 (AB)ij ,
P P
con (AB)ij = k Aik Bkj = k xik (A)xkj (B) (per definizione di funzione coordinata xij ). Possiamo ora
applicare il vettore Ye a questa funzione e scriverne lazione implicitamente nascondendo B nel seguente
modo (ricordando la linearit di Ye ):
X X X
YA (xij ) = Ye (xij LA ) = xik (A)Ye (xkj ) = xik (A) ((Ye ))kj = xik (A) ((Y))kj .
k k k
Poich un analogo conto vale ovviamente per Ye (X(xij )), e per la linearit dei campi, possiamo concludere
che:
(([X, Y]))ij =
Xn o
= Xe (Y(xij )) Ye (X(xij )) = ((X))ik ((Y))kj ((Y))ik ((X))kj =
k
= [(X), (Y)] ij .
Questo dimostra che gln (R) coincide (via isomorfismo) con Mn (R), con il commutatore tra matrici a
svolgere il ruolo di parentesi di Lie sullo spazio.
Osservazione 2.2.3. Quanto visto per le matrici pu essere pensato equivalentemente in termini di
operatori lineari agenti su uno spazio vettoriale V di dimensione n. In questottica1
Lo spazio degli automorfismi2 Aut(V ), assieme alla composizione di funzioni , un gruppo di Lie
(isomorfo a GLn (R)); la sua algebra di Lie End(V ) (isomorfo a Mn (R)).
Osservazione 2.2.4. Possiamo estendere le considerazioni fatte su GLn (R) a GLn (C); in questo modo,
lalgebra di Lie del gruppo (isomorfa a) Mn (C); occorre per tener presente che questi gruppi di Lie
(e le corrispettive algebre di Lie) sono pensati come spazi reali (di dimensione 2n2 ), piuttosto che come
spazi complessi di dimensione n2 .
Definizione 2.3.1. Una mappa tra gruppi di Lie : G H detta omomorfismo di gruppi di Lie se
una mappa regolare e anche un omomorfismo tra gruppi (in senso algebrico1 ) .
Se inoltre un diffeomorfismo2 , essa detta isomorfismo di gruppi di Lie.
Se G = H, essa detta automorfismo di gruppi di Lie.
Definizione 2.3.3. Una mappa tra algebre di Lie : g h detta omomorfismo di algebre di Lie
se unapplicazione lineare e se preserva loperazione di parentesi di Lie, ossia se [(g1 ), (g2 )]h =
([g1 , g2 ]g ) g1 , g2 g.
Se inoltre una biiezione, essa detta isomorfismo di algebre di Lie.
Se g = h, essa detta automorfismo di algebre di Lie.
Una rappresentazione di un gruppo induce in modo naturale una rappresentazione dellalgebra a esso
associata. Vale infatti il seguente
Dimostrazione. Sia X un campo vettoriale left-invariante su G; per il teorema 2.2.2, si ha che Xe Te (G)
in modo biunivoco. Sia d(X) lunico campo left-invariante su H tale che3 d(X)e0 = d(Xe ), e chiamiamo
per brevit X := d(X); in questo modo Xe0 = d(Xe ).
Vale la propriet
X(g) = d(Xg ) g G;
infatti, sfruttando la left-invarianza e il lemma 2.2.1, si ha
X = d X;
Procediamo con la dimostrazione avvalendoci della propriet sopra dimostrata (qui f una qualunque
funzione regolare sul gruppo G):
= Xe (Y(f ) ) Ye (X(f ) ) = d(Xe )(Y(f )) d(Ye )(X(f )) = Xe0 (Y(f )) Ye0 (X(f )) =
= [X, Y]e0 (f ).
Nella penultima eguaglianza si utilizzato il fatto che, essendo un omomorfismo, vale (e) = e0 .
Abbiamo dunque dimostrato che immagine della parentesi [X, Y]e mediante la mappa coincide con la
parentesi delle immagini [X, Y]e0 , ossia che preserva le parentesi di Lie tra le algebre.
Osserveremo in seguito che, bench il teorema garantisca che a partire da ogni isomorfismo di gruppi pu
essere trovato un corrispettivo isomorfismo di algebre, non vero il contrario.
a) H un gruppo di Lie;
I sottogruppi di Lie possono essere individuati cercando i sottogruppi in senso algebrico 2 del gruppo di
Lie. Questo viene mostrato dal seguente
Teorema 2.3.2. Sia H un sottoinsieme chiuso e un sottogruppo (algebrico) di G. Allora H anche una
sottovariet e (quindi) un sottogruppo di Lie di G.
Sottogruppi classici
In forza del teorema appena enunciato, individuiamo immediatamente una serie di sottogruppi di grande
rilevanza.
SLn (R) := {A GLn (R)| det A = 1}, il gruppo lineare speciale, un sottogruppo di Lie di GLn (R);
infatti, esso un suo sottogruppo algebrico, ed chiuso in quanto controimmagine, tramite la
funzione regolare determinante, del sottoinsieme chiuso3 {1}.
1 Si presti attenzione al fatto che usiamo lo stesso simbolo [, ] per denotare le parentesi di Lie definite su g e su h.
2 Se G un gruppo algebrico e H un suo sottoinsieme, H detto sottogruppo di G se non vuoto, se chiuso rispetto
alloperazione di gruppo di G ristretta su H e se contiene linverso di ogni suo elemento.
3 Le controimmagini tramite funzioni continue di insiemi chiusi sono a loro volta insiemi chiusi; si confronti il paragrafo
2.1.
24 Capitolo 2. Gruppi di Lie
O(n) := {A GLn (R)|AAT = I}, il gruppo ortogonale, un sottogruppo di Lie di GLn (R); infatti,
la mappa f : A 7 A1 AT da GLn (R) Mn (R) regolare, e
O(n) = f 1 ({0}).
In modo analogo sono sottogruppi di Lie (di GLn (R) o di GLn (C)):
Diamo ora la corrispondente definizione di sottoalgebra; questa pi semplice, dato che trattiamo con
spazi lineari (non dobbiamo preoccuparci della struttura differenziabile).
X, Y h = [X, Y] h.
Esempi
e pu pertanto essere ridotta arbitrariamente variando il parametro libero a; quella tra una matrice
B O(2)\SO(2) (caso b)) e lidentit, invece, costante:
p
d(B, I) = (a 1)2 + b2 + b2 + (1 a)2 = 2.
i
Tj = j ,
2
e formano una base per lalgebra
[Ti , Tj ] = ij k Tk , (2.3.1)
a) (t + s) = (t)(s);
b) (0) = e;
c) 1 (t) = (t).
Esempi
t 7 Lg v (t)
(la curva integrale per e traslata di g). Allora, se (t) = Lg v (t), applicando il ragionamento della
dimostrazione precedente con (t) in luogo di s (t), si ha:
v v d
X(t) = XLg v (t) = d(Lg v (t)) = (t).
dr t
X (0) = Xe X.
exp : g G
exp(X) := X (1).
Per un motivo che apparir chiaro tra poco, cerchiamo la relazione tra X e sX , con s R. Consideriamo
la mappa
h : t 7 X (st);
h un sottogruppo a un parametro
di G perch lo X , e h(t) = sX (st) (ricordando che se (t) un
d
curva, (t) la mappa f 7 dr t
(f )). Quindi
daltra parte,
sX (0) = sX,
28 Capitolo 2. Gruppi di Lie
Perci
(d exp)0 = 1g ,
il che implica che la mappa esponenziale localmente invertibile, avendo differenziale non singolare nel
punto 0.
Esprimiamo questa conclusione nel seguente
2.3. Sottogruppi e sottoalgebre di Lie 29
Esempi
Se A una matrice, la mappa esponenziale coincide con lesponenziazione matriciale ordinaria:
1
exp A = eA := I + A + A2 + ;
2
infatti:
eA converge per ogni A: sia R tale che |xij (A)| i, j; allora si dimostra facilmente
per induzione che |xij (Aj )| (n)j j = 1, 2, . . . , da cui
X |xij (Aj )| X (n)j
< +;
j
j! j
j!
Algebre di Lie dei gruppi classici Vogliamo ora servirci della mappa esponenziale per individuare
in modo semplice le algebre di Lie dei gruppi classici di matrici.
U = eA , A su(n),
Lalgebra su(n) pertanto formata dalle matrice antihermitiane a traccia nulla; la condizione di
antihermiticit prescrive che i numeri lungo la diagonale siano immaginari puri, dando n scelte
possibili, e che i numeri nel triangolo inferiore della matrice siano determinati da quelli nel triangolo
superiore, che possono essere scelti in n2 n modi diversi (essendo numeri complessi); la condizione
di traccia nulla toglie un grado di libert, cosicch la dimensione dellalgebra pari a
dim su(n) = n2 1.
1 Una variet M semplicemente connessa se per ogni curva chiusa in essa contenuta possibile trovare unomotopia
che mappi la curva in un punto appartenente alla variet. Unomotopia tra due funzioni f, g : I M (con I intervallo di R)
una funzione continua H : I [0, 1] tale che H(t, 0) = f (t) e H(t, 1) = g(t), cio una deformazione continua del sostegno
di f in quello di g.
2.3. Sottogruppi e sottoalgebre di Lie 31
Dato che la dimensione del gruppo (inteso come variet) e quella dellalgebra (intesa come spazio
vettoriale) sono la medesima, SU(n) una variet (n2 1)-dimensionale.
M = eA , A so(n),
Lalgebra so(n) formata dalle matrice antisimmetriche; notiamo che la condizione di traccia nulla
implicata dalla richiesta di antisimmetria, e pertanto non costituisce alcun vincolo extra; questo
si riflette nel fatto che le algebre o(n) e so(n) coincidono, come abbiamo avuto modo di vedere per
n = 3. La condizione di antisimmetria garantisce una libert di (n2 n)/2 (i numeri sono reali),
sicch
n2 n
dim so(n) = .
2
U = eA , A sp(n),
le propriet si scrivono1
M = eA , A so(p, q);
le propriet di M si scrivono
det eA = 1 = TrA = 0.
1
1 Riguardo la seconda propriet, immediato dimostrare che BeA B 1 = eBAB per ogni matrice A e per ogni matrice
invertibile B, semplicemente applicando la definizione di esponenziale.
32 Capitolo 2. Gruppi di Lie
Anche in questo caso, si pu mostrare agilmente che la condizione di traccia nulla segue dalla prima;
la dimensione dellalgebra (e del gruppo) anche in questo caso
n2 n
dim so(p, q) = .
2
Consideriamo il gruppo SO(1, 1), il pi semplice possibile gruppo di questa classe. Questo un
gruppo di Lie di dimensione 1. La generica matrice M SO(1, 1) si pu scrivere nella forma
x y
M= con x2 y 2 = 1;
y x
Linsieme di matrici del tipo a) separato da quello delle matrici del tipo b); la matrice identit
appartiene evidentamente al primo tipo. Quindi linsieme SO(1, 1) consta di due componenti (e si
pu mostrare che O(1, 1), definito come SO(1, 1) ma senza la condizione di determinante unitario,
consta di quattro componenti). Osserviamo che in questo caso
q p t
d(M, I) = 2(cosh t 1)2 + 2 sinh2 t = 2 cosh2 t cosh t +,
Unimportante propriet della mappa esponenziale che pu essere fatta commutare con gli omomorfismi.
Abbiamo gi visto come ogni omomorfismo di gruppi generi automaticamente un omomorfismo tra le
corrispettive algebre, dato da d.
(avendo indicato con un pedice lalgebra su cui agisce lesponenziale; questo verr dora in poi sottinteso).
Ossia, vale il seguente diagramma commutativo:
GO
/H
O
exp exp .
g /h
d
2.3. Sottogruppi e sottoalgebre di Lie 33
t 7 (exp(tX)).
daltra parte, questa curva un sottogruppo a un parametro di H, dato che vale la propriet di omomor-
fismo
(exp(tX))(exp(sX)) = (exp((t + s)X)).
Sappiamo anche che la curva
t 7 exp(td(X))
lunico sottogruppo a un parametro il cui vettore tangente nel punto 0 d(X); le due curve devono
quindi coincidere. Ponendo t = 1, si ottiene la tesi.
Questo teorema costituisce una sorta di viceversa del teorema 2.3.1: se ho una rappresentazione dellal-
gebra
: g gln (R),
posso costruire la mappa
exp
e domandarmi se questa sia una rappresentazione di G. Questo equivale a chiedersi se esista un omomor-
fismo
: G Mn (R)
tale che = d, nel qual caso (per il teorema appena visto)
exp((X)) = (exp(X)).
Teorema 2.3.7. (di Baker-Campbell-Hausdorff ) Sia G un gruppo di Lie con algebra associata g;
allora, per ogni X, Y g, esiste in g una curva t 7 Z(t) tale che
(vedi il teorema seguente); altrimenti, possiamo comunque affermare che G abeliano sullintorno dellidentit raggiunto
dalla mappa esponenziale.
34 Capitolo 2. Gruppi di Lie
Esistono altri risultati analoghi, ma possiamo dire che in generale i gruppi non compatti possono non
essere coperti interamente dallesponenziale.
Abbiamo gi visto che ogni elemento del gruppo (compatto) SO(3) esprimibile come esponenziale di un
qualche elemento dellalgebra generata dalle matrici T1 , T2 e T3 . Estendiamo ora questa considerazione
ad altri gruppi compatti.
Il gruppo unitario U(n). Consideriamo una matrice A U(n), e supponiamo che sia diagonale:
A = diag(1 , . . . , n ).
Poich i i sono numeri complessi non nulli (A invertibile), possiamo estrarne il logaritmo e scrivere
Nel caso di A generica, esiste sempre una matrice B U (n) tale che BAB 1 diagonale e
appartenente a U (n), cosicch a : BAB 1 = ea , da cui
1
A = B 1 ea B = eB aB
,
Il gruppo speciale ortogonale SO(n). In questo caso dobbiamo adottare una strategia leggermente
diversa. Se A SO(n) diagonale (con A = diag(1 , . . . , n )), dato che AAT = I si ha che i = 1;
posso ora osservare che1
0 1 cos t sin t
exp t = ,
1 0 sin t cos t
da cui
1 0 0
= exp ;
0 1 0
dato che det A = 1 n = 1, necessario che vi sia un numero pari di 1. Posso scrivere A
come esponenziale di una matrice diagonale a blocchi, in cui i blocchi sono sottomatrici quadrate di
zeri con in alto a destra e in basso a sinistra in corrispondenza delle occorrenze dei 1 sulla
diagonale. Ad esempio:
1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
A= = exp .
0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0
Ripetendo il ragionamento di cui sopra, posso dunque affermare che exp suriettiva su SO(n).
Il sottogruppo di GL2 (R) delle matrici 2 2 invertibili con determinante positivo contiene elementi
che non sono scrivibili come esponenziale di una matrice; un esempio dato dalla matrice
2 0
;
0 1
Enunciamo ora due risultati noti come primo e secondo teorema di Lie.
1 Cfr. il primo esempio della sezione 2.3.3.
2.3. Sottogruppi e sottoalgebre di Lie 35
Teorema 2.3.9. Per ogni algebra di Lie g esiste un gruppo di Lie G tale che g lalgebra associata a G.
Teorema 2.3.10. Se G1 e G2 sono due gruppi di Lie le cui algebre associate sono isomorfe, allora essi
stessi sono isomorfi in un intorno dellidentit. Se inoltre sono due gruppi semplicemente connessi, essi
sono isomorfi globalmente.
Riconsideriamo gli esempi studiati in precedenza alla luce del secondo teorema di Lie.
(R, +) e SO(2), come abbiamo visto, hanno algebre isomorfe (1-dimensionali); tuttavia, non sono
isomorfi. Ricordiamo infatti che SO(2), essendo isomorfo a S1 (la 1-sfera), non semplicemente
connesso, mentre R lo . Posso concepire S1 come il risultato della quozientazione di R rispetto al
gruppo degli interi:
S1 = R Z
(dal momento che si ottiene dalla retta reale indentificando due punti che distino tra loro 2);
viceversa, R uno srotolamento della 1-sfera, o pi formalmente un suo ricoprimento. Diciamo
infatti che un insieme A un ricoprimento di B se B un quoziente (non banale) di A; in pi,
se A un insieme semplicemente connesso, si dice che A il ricoprimento universale di B: luso
dellarticolo determinativo giustificato dal fatto che il ricoprimento universale unico a meno di
isomorfismi. Abbiamo quindi che R il ricoprimento universale di S1 .
Abbiamo visto che SO(3) e SU(2) hanno algebre isomorfe, ma non sono isomorfi essi stessi. Mo-
striamo che in effetti SU(2) un doppio ricoprimento, nonch il ricoprimento universale, di SO(3).
Una matrice di SU(2) della forma
A= con ||2 + ||2 = 1;
i2 = j 2 = k 2 = ijk = 1,
(con e come sopra), vengono preservate le propriet del prodotto quaternionale, nel senso
che la matrice corrispondente al prodotto tra quaternioni q1 q2 proprio la matrice q1 q2 ; inoltre,
definendo il prodotto scalare tra quaternioni q1 = 1 + j 1 = a1 + ib1 + jc1 + kd1 e q2 = 2 + j 2 =
a2 + ib2 + jc2 + kd2 nel seguente modo:
hq1 , q2 i := a1 a2 + b1 b2 + c1 c2 + d1 d2 ,
36 Capitolo 2. Gruppi di Lie
e in particolare
|q|2 := hq, qi = det q.
Inoltre, la coniugazione quaternionale viene tradotta nella coniugazione hermitiana:
q := a ib jc kd = q .
Osserviamo che
S3 {q H | |q| = 1} SU(2),
analogamente a come S1 SU(1). Da qui in avanti confonderemo il quaternione q H con la
matrice corrispondente q M2 (C). Consideriamo ora il sottinsieme di H (isomorfo a R3 ):
H0 := {q H | q = q} = {ib + jc + kd | b, c, d R}
: SU(2) Aut(H0 )
A 7 (A)
cio (A) conserva le norme. Da questultima propriet deduciamo che (A) (vista ora come matrice
quadrata) appartiene al gruppo O(3); ma una mappa regolare, quindi manda insieme connessi
in insiemi connessi; allora
Im() = SO(3)
(infatti Im() 3 I, chiaramente). Vediamo che un omomorfismo tra SU(2) e SO(3): vale la
propriet
(AB)(q) = (AB)q(AB)1 = A(BqB 1 )A1 = ((A) (B))(q);
inoltre
def
A Ker() (A) = IH0 AqA1 = q q H0 Aq = qA q H0 ;
si consideri in particolare
i 0
q= ;
0 i
2.3. Sottogruppi e sottoalgebre di Lie 37
allora, la matrice
A= SU(2)
appartiene al nucleo1 di se
i 0 i 0
= = i =i ,
0 i 0 i
si ha la condizione
0 1 0 1
= = = ,
1 0 1 0
1 Si denota con Ker() il nucleo di ; il nucleo di un omomorfismo tra i gruppi G e H definito come linsieme degli
Ig
GO /G
O
exp exp ;
g /g
dIg
GO
Ad / Aut(g)
O
exp exp .
g / End(g)
d Ad
2.4. Rappresentazione aggiunta 39
IA : B 7 ABA1 A, B G.
G abeliano = Ig (g 0 ) = gg 0 g 1 = gg 1 g 0 = g 0 g, g 0 G,
ossia
Ig = 1 G g G;
ma
g Z(G) = Ig = 1G = Adg = 1G .
Questo equivale a dire che il centro contenuto nel nucleo di Ad; in realt, si pu vedere che
Z(G) = Ker(Ad).
Z(g) := {X g | [X, Y] = 0 Y g}
1 cfr. osservazione 2.3.3
40 Capitolo 2. Gruppi di Lie
Z(g) = Ker(ad).
Adg (s) s g G.
Quando possibile restringere in questo modo la rappresentazione Ad, si parla di rappresentazione ridu-
cibile (ed possibile ridurre in modo analogo ad). Riassumendo le considerazioni esposte sopra, possiamo
affermare che la riducibilit di una rappresentazione legata alla presenza di ideali non banali dellalgebra
associata al gruppo (con non banali si intende diversi da {0} e da g). Notiamo in particolare che Z(G)
un sottogruppo invariante di G, e allo stesso modo Z(g) un ideale di g.
0 i/2
AdA (T1 ) = = (12 22 12 +22 )T1 +2(1 2 +1 2 )T2 +2(1 1 +2 2 )T3 ;
i/2 0
[Ti , Tj ] = fij k Tk
(gli n3 numeri fij k sono detti costanti di struttura dellalgebra g); ponendo al posto di a il vettore Tk , si
ha quindi
B: ggR
definita da
B(X, Y) := Tr(adX adY )
detta forma di Killing sullalgebra g.
Osservazione 2.5.1. B una mappa bilineare e simmetrica, come segue dalle propriet della traccia.
Osservazione 2.5.2. B Ad-invariante, nel senso che
infatti, notiamo che in generale se un automorfismo di g, allora (per la definizione 2.3.3 di automorfismo
di algebre) vale [(X), (Y)] = ([X, Y]), da cui
cio
ad(X) = adX ,
o ancora
ad(X) = adX 1 .
Nel nostro caso, = Adg , sicch
Esempio
SU(2).
A partire dalla ormai ben nota base di su(2), {T1 , T2 , T3 }, e ricordando lespressione trovata alla
fine della sezione precedente per le [adTi ], possiamo calcolare la forma di Killing sui vettori di base:
B(AdA (Ti ), AdA (Tj )) = B([AdA ]ki Tk , [AdA ]lj Tl ) = [AdA ]ki [AdA ]lj (2kl ) =
2.5. Studio delle algebre di Lie 43
= 2[AdA ]ki [AdA ]kj = 2([AdA ][AdA ]T )ji = 2([AdA ][AdA ]1 )ji = 2ij = B(Ti , Tj ).
[adTk ]ji = fki j = B(Ti , Tj ) = Tr(adTi adTj ) = [adTi ]kl [adTj ]lk = fil k fjk l ;
ossia, posso ricavare lespressione della forma di Killing direttamente dalla costanti di struttura.
u(2).
Come abbiamo gi visto, gli elementi dellalgebra u(2) sono le matrici antihermitiane, cio quelle
della forma
ia c + id
A= ;
c + id ib
possibile decomporre tale matrice nel seguente modo:
ab ab
i 2 c + id 2 0
A= + i ab .
c + id i ab 2 0
| {z } | {z 2 }
su(2) I
[X1 , X2 ] = 0 X1 g1 X2 g2 .
Osservazione 2.5.5. Se unalgebra qualunque g possiede un centro Z(g) non banale, allora
g = g0 Z(g)
Lalgebra u(2) ha dimensione 4; una base opportuna di generatori per tale algebra data da {T1 , T2 , T3 , T4 },
con T1 , T2 , T3 identici a quelli di su(2) e T4 = 2i I. Si ha (ovviamente) [Ti , T4 ] = 0 i = 1, 2, 3, cosicch
le costanti di struttura fij k non nulle sono esattamente quelle di su(2). Dal momento che, come abbiamo
visto,
[adTk ]ji = fki j ,
44 Capitolo 2. Gruppi di Lie
si trova che
0 0 0 0 0 0 1 0
0 0 1 0 0 0 0 0
0 1 0 0 ;
[adT1 ] = [adT2 ] =
1
;
0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0
1 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 ;
[adT3 ] = [adT4 ] =
0
= O4 .
0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0
Si pu a questo punto calcolare la forma di Killing, che risulta essere
B(Ti , Tj ) = 2ij per i, j = 1, 2, 3;
B(T , T4 ) = 0 per = 1, 2, 3, 4.
Questa una forma degenere. Il motivo di questa degenerazione da ricercarsi nella presenza del centro
u(1), come vedremo a breve.
Di seguito vengono date (senza dimostrazione) le forme di Killing per alcuni gruppi classici di matrici.
su(n) : B(X, Y) = 2n Tr(XY);
u(n) : B(X, Y) = 2n Tr(XY) 2 TrX TrY;
so(n) : B(X, Y) = (n 2)Tr(XY);
sp(n) : B(X, Y) = 2(n + 1)Tr(XY);
Studiamo un altro esempio, diveso da entrambi i precedenti per quanto riguarda le propriet della forma
B.
Esempio
SO(2, 1).
Come abbiamo visto,
A so(2, 1) AT = gAg 1 dove g = diag(1, 1, 1);
si trova che
0 x y
A = x 0 z .
y z 0
Lalgebra quindi 3-dimensionale; i suoi elementi sono molto simili a quelli di so(3), bench con
una parte simmetrica. Una base naturale dellalgebra data da
0 0 0 0 0 1 0 1 0
T1 = 0 0 1 , T2 = 0 0 0 , T3 = 1 0 0 .
0 1 0 1 0 0 0 0 0
Si trovano i commutatori
[T1 , T2 ] = T3 , [T2 , T3 ] = T1 , [T3 , T1 ] = T2 ;
le Ti sono proprio le matrici dellaggiunta [adTi ], cosicch la forma di Killing
B(Ti , Tj ) = Tr(Ti Tj ) = 2ai ij dove a1 = a2 = 1, a3 = 1.
Questa perci una forma non degenere indefinita. Questultima propriet legata alla non com-
pattezza del gruppo.
2.5. Studio delle algebre di Lie 45
Diciamo in questo caso che g una somma semidiretta delle algebre p e j, e scriviamo
g = p + j;
s
se in particolare anche j un ideale di g, allora g somma diretta delle due algebre. Supponiamo ora che
p sia un ideale abeliano. Le relazioni di cui sopra diventano
una situazione del genere vale per il gruppo di Poincar (nel qual caso p genererebbe il sottogruppo delle
traslazioni, evidentemente abeliano, e j il gruppo di Lorentz). In questo caso si ha che
cio
( (
P 0 P P
adP : adJ : ;
J P J J
6= 0 0
le matrici [adP ] e [adJ ] che agiscono sui vettori J = eP = hanno dunque la forma
0 6= 0
! !
6= 0 0 0 0
adJ = , adP = .
0 6= 0 6= 0 0
bene evidenziare la differenza rispetto al caso di u(2), in cui la presenza del centro causava la degene-
razione gi a livello della rappresentazione aggiunta; qui, invece, laggiunta non degenere, ma solo la
forma di Killing.
Allo scopo di generalizzare le considerazioni svolte sopra, introduciamo il concetto di semisemplicit.
1 Qui, come di seguito, indichiamo con P qualunque elemento appartenga a p, e con J qualunque elemento appartenga a
j. Si tenga conto che questo un abuso di notazione (ad esempio, [P, P ] indica la parentesi di Lie tra due elementi qualunque
di p, anche diversi tra loro).
46 Capitolo 2. Gruppi di Lie
Definizione 2.5.3. Unalgebra di Lie detta semisemplice se non abeliana e se non possiede alcun
ideale abeliano proprio.
Un importante risultato che caratterizza le algebre semisemplici dato dal seguente
Teorema 2.5.1. (secondo criterio di Cartan) Unalgebra di Lie semisemplice se e solo se la sua
forma di Killing non degenere.
possibile dare una definizione alternativa di semisemplicit facendo uso della nozione di ideale solubile.
A questo scopo, consideriamo unalgebra di Lie g e poniamo
( (0)
g := g
g(k) := span X g | X = [Y, Z] per qualche Y, Z g(k1)
k 1,
o pi sinteticamente, con abuso di notazione,
g(k) = [g(k1) , g(k1) ] k 1.
Si ha1 g(0) g(1) g(k) ; in effetti, g(k) un ideale di g per ogni k = 1, 2, . . ., come possiamo
dimostrare agilmente per induzione. Sfruttiamo lidentit di Jacobi per scrivere
[Z, [X, Y]] = [X, [Y, Z]] [Y, [Z, X]] X, Y, Z g,
| {z } | {z }
g(1) g(1)
da cui vediamo che la parentesi di Lie di qualunque elemento di g con qualunque elemento di g(1) ap-
partiene a g(1) (che pertanto un ideale). Per il passo induttivo, riscriviamo lidentit di cui sopra con
X, Y g(k1) , k 2 e Z g per ottenere
[Z, [X, Y]] = [X, [Y, Z] ] [Y, [Z, X] ],
| {z } | {z } | {z }
g(k) g(k1) g(k1)
| {z }
g(k)
Esempio
Lalgebra delle matrici triangolari superiori solubile. Prendiamo ad esempio il caso delle matrici
3 3: si ha che
a b c
def
M g M = 0 d f a, b, c R;
0 0 g
immediato mostrare che queste matrici sono nilpotenti, cio si annullano se elevate a una potenza
sufficientemente elevata (in questo caso, 4). In effetti, osserviamo che
0 x y
A g(1) = A = 0 0 z
0 0 0
1 La notazione A B qui usata in senso di inclusione impropria, spesso indicata anche con A B.
2.5. Studio delle algebre di Lie 47
per qualche x, y, z R, e
0 0 s
B g(2) = B = 0 0 0
0 0 0
per qualche s R; questultima algebra un ideale abeliano di g (sicch g(3) = {0}).
Dora in poi rivolgeremo la nostra attenzione alle algebre semisemplici; questo perch, data una qualunque
algebra g, posso sempre scrivere
g = i + g0 ,
s
dove i un ideale solubile di g, e posso pensare che g0 sia semisemplice (altrimenti scrivo anchessa come
somma semidiretta fino a ridurmi a unalgebra semisemplice); daltronde, gli ideali solubili possono essere
studiati con metodi semplici (in sostanza, possono essere ricondotti allalgebra delle matrici triangolari
superiori), mentre la parte interessante proprio quella semisemplice.
Dimostrazione. Sia g unalgebra semisemplice ma non semplice. Allora esiste un suo ideale proprio g0 .
Sia ora g00 il sottospazio di g definito da
g00 := {X g | B(X, Y) = 0 Y g0 }
(una sorta di sottospazio ortogonale di g0 ). Si ha che
dim g0 + dim g00 = dim g;
Esempi
su(2) ha forma di Killing non degenere, quindi semisemplice; in effetti, anche semplice. Se cos
non fosse, infatti, sarebbe decomponibile come somma di due algebre,
su(2) = g1 g2 ,
di cui una delle due necessariamente 1-dimensionale; ma allora su(2) avrebbe un ideale abeliano, il
che non pu essere data la semisemplicit.
Allo stesso modo, si pu mostrare che su(n) semplice n.
Come abbiamo gi visto nel caso n = 2,
u(n) = u(1) su(n),
e pertanto u(n) non semisemplice (forma di Killing degenere).
so(n):
so(2) abeliana (non semplice);
so(3) semplice;
so(4) un caso particolare (vedi sotto);
so(n) semplice n 5.
Il gruppo di Poincar non semisemplice, dato che contiene lideale abeliano delle traslazioni.
2.5. Studio delle algebre di Lie 49
Lalgebra so(4) e so(3, 1) Analizziamo pi in dettaglio il caso di so(4). Questa lalgebra delle matrici
4 4 reali antisimmetriche:
aT = a,
e una sua base opportuna :
0 0 0 0 0 0 1 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 1 0 0 0
T1 =
0 1 0 0
T2 =
T3 =
1 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0
T4 =
0 0 0 0
T5 =
0
0 0 0 1 ;
T6 =
0 0 0
1 0 0 0 0 1 0 0 0 0 1 0
1 1
Ti0 := (Ti + Ti+3 ), 0
Ti+3 := (Ti Ti+3 )
2 2
(sempre con i = 1, 2, 3), si trova che i commutatori sono diventati
Approfittiamone per analizzare anche lanaloga algebra so(3, 1), cio lalgebra di Lorentz; questa formata
dalle matrici a tali che
aT = gag 1 con g = diag(1, 1, 1, 1).
Si pu dimostrare che una base di questalgebra data dallinsieme {Ti }6i=1 , dove T1 , T2 e T3 sono come
quelle di so(4), mentre
0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0
T4 = T5 = T6 = ,
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1
1 0 0 0 0 1 0 0 0 0 1 0
Osserviamo da subito che i primi tre elementi generano ancora lalgebra so(3); a causa del segno positivo
degli ultimi commutatori, tuttavia, non possibile ripetere il procedimento usato per so(4) per separare
lalgebra in due copie di so(3): per farlo, infatti, dovremmo introdurre la base
Sj := Tj , Sj+3 := iTj+3
50 Capitolo 2. Gruppi di Lie
1 1
Sj0 := (Sj + Sj+3 ), 0
Sj+3 := (Sj Sj+3 ),
2 2
il che non lecito perch dobbiamo attenerci alle combinazioni lineari reali degli elementi dellalgebra.
Questo ci suggerisce che uno studio di una versione complessificata delle algebre pu rivelarsi utile allo
scopo di vedere due algebre altrimenti differenti come il medesimo oggetto. Questo dunque quello che
ci proponiamo di fare.
Un esempio di questo caso fornito da su(2), poich le matrici di Pauli sono linearmente indipendenti
anche sui numeri complessi:
i3 2 + i1
1 0 0
i Ti = = = 1 = 2 = 3 = 0.
2 2 + i1 i3 0 0
b) I vettori T1 , . . . , T3 , linearmente indipendenti sui reali, sono invece linearmente dipendenti sui
complessi. Ad esempio,
sl2 (C) = {a M2 (C) | Tra = 0}
ammette la base naturale
1 0 0 1 0 0
T1 = , T2 = , T3 = ,
0 1 0 0 1 0
i 0 0 i 0 0
T4 = , T5 = , T6 = ,
0 i 0 0 i 0
e questi vettori non sono evidentemente indipendenti sui complessi (Tj+3 = iTj per j = 1, 2, 3). In
questi casi, definiamo
g := {(X, Y) | X, Y g}
con la struttura
(X, Y) + (X0 , Y0 ) := (X + X0 , Y + Y0 );
(X, Y) := (1 X 2 Y, 1 Y + 2 X) = 1 + i2 C;
[(X, Y), (X0 , Y0 )] := ([X, X0 ] [Y, Y0 ], [X, Y0 ] + [Y, X0 ]).
Si pu facilmente verificare che g, definita in questo modo, unalgebra di Lie sul campo complesso.
2.5. Studio delle algebre di Lie 51
(X, Y) X + iY un isomorfismo.
Definizione 2.5.7. Si dice forma reale di unalgebra di Lie complessa L unalgebra reale g tale che
g L .
Abbiamo gi avuto modo di constatare che unalgebra complessa pu possedere molte forme reali; ad
esempio, si ha che
so(4)
e so(3,
e 1),
e pi in generale
so(n)
e so(p,
e n p).
Anche per SU posso definire il gruppo
e si pu dimostrare che
su(n)
e su(p,
e n p).
a) g semisemplice g semisemplice;
b) g semplice = g semplice.
Dimostrazione. a) Si consideri una base {T1 , . . . , Tn } di g, e la corrispettiva base {(T1 , 0), . . . , (Tn , 0)}
di g; dato che le costanti di struttura delle due algebre sono le medesime, si ha
pertanto, Bg degenere se e solo se lo Bg , da cui segue la tesi per il secondo criterio di Cartan
(teorema 2.5.1).
b) Sia g semplice, e ipotizziamo per assurdo che g non lo sia; allora g possiede un ideale proprio i. Sia
{T1 , . . . , Tm } una sua base, e sia {T1 , . . . , Tm , Tm+1 , . . . , Tn } una base di g completata da quella di
i; osserviamo che
in quanto [Ti , Tj ] deve essere un elemento di i per ogni Tj (per definizione di ideale). Nellalgebra
g, il sistema {(T1 , 0), . . . , (Tm , 0)} genera un ideale proprio i, dato che le costanti di struttura sono
le stesse:
[(Ti , 0), (Tj , 0)] = fij k (Tk , 0), 1 i m = fij k (Tk , 0) i,
(dal momento che fij k = 0 k m + 1), ma un simile ideale non pu esistere perch contraddice
lipotesi che g sia semplice.
Osservazione 2.5.10. A proposito di b), rileviamo esplicitamente che non vale limplicazione inversa. Un
controesempio costituito dalle algebre so(4) e so(3, 1), dal momento che
so(4)
e = so(3,
e 1) = su(2)
e su(2),
e
H 0 sottoalgebra abeliana di L = H 0 H ;
2.5. Studio delle algebre di Lie 53
si sono definiti per linearit gli n l funzionali j su H . Questi sono chiamati radici dellalgebra L .
Osservazione 2.5.12. La rappresentazione adh diagonale in questa base, ed :
[adh ] = diag 0, . . . , 0, 1 (h), . . . , nl (h) .
| {z }
l
Osservazione 2.5.13. Nessuno degli j pu essere il funzionale nullo, poich in questo caso sarebbe
[h, aj ] = 0 h H ,
e questo permetterebbe di estendere la sottoalgebra di Cartan, in contraddizione con la richiesta che sia
massimale.
Denotiamo linsieme delle radici con .
Definizione 2.5.10. Data una radice , linsieme degli elementi a L tali che
[h, a ] = (h)a h H
Osservazione 2.5.14. possibile vedere H come lo spazio L0 , cio il sottospazio relativo al funzionale
nullo, inteso come radice. Infatti, si ha per definizione
[h, h0 ] = 0 h H h0 H ;
0 := {0}.
Se + 6= 0, allora
B(a , a ) = 0;
infatti,
(
L++ se + +
(ada ada )(a ) = [a , [a , a ]] ;
=0 se + +
/
In generale, se + 6= 0 vale che L++ L = , dato che sottospazi di radici diverse sono tra
loro disgiunti; nel primo caso, (ada ada )(a ) non ha parti proporzionali a a (ovvero diagonali),
e perci la matrice [ada ada ] a traccia nulla se + 6= 0, mentre nel secondo caso (ada ada )
loperatore nullo. In entrambi i casi, la forma di Killing non nulla solo se + = 0.
Si pu osservare che il ragionamento sopra riportato vale in generale per , , 0 . In particolare,
B(h, a ) = 0 h H ,
e
B(a , a ) = 0 .
Pertanto, un elemento a L pu avere forma di Killing non nulla solo con un elemento del
tipo a L ; dato che L semisemplice, la forma B deve essere non degenere, e quindi deve
necessariamente esistere un tale elemento; in altre, parole, se una radice, lo necessariamente
anche .
La forma di Killing B non degenere su H ; infatti, se fosse degenere, dovrebbe esistere un elemento
h0 H tale che
B(h0 , h) = 0 h H ;
ma sappiamo che
B(h0 , a ) = 0 ,
e pertanto avremmo B(h0 , ) 0 su tutto L , e questo non pu essere perch B deve essere non
degenere sullalgebra.
Lultima osservazione ci dice che esiste una forma bilineare simmetrica non degenere sulla sottoalgebra
H ; questo permette di stabilire una corrispondenza biunivoca tra tale spazio e il suo spazio duale H ,
e anche di dotare H , a sua volta, di una forma bilineare simmetrica non degenere.
Infatti, sia ; questa per definizione un elemento di H . Possiamo associare ad lelemento
h H tale che
(h) = B(h , h) h H ,
che esiste ed unico.
Definiamo inoltre la seguente forma su H :
h, i := B(h , h ) , H ;
Esempi
su(2)
e =: A1 . Come abbiamo gi visto, una sua base data da {T1 , T2 , T3 }, dato che questi sono
linearmente indipendenti anche sul campo complesso; abbiamo inoltre visto che
[adTi ] = ti ,
H := {T3 | C};
infatti:
H una sottoalgebra abeliana:
[1 T3 , 2 T3 ] = 0;
H massimale:
[i Ti , T3 ] = (1 T2 2 T1 ),
e questo nullo se e solo se 1 = 2 = 0;
La matrice di rappresentazione aggiunta
0 0
[adT3 ] = 0 0
0 0 0
diagonalizzabile.
Da questo vediamo che il rango di su(2)
e 1.
Osserviamo che
[h, T1 iT2 ] = T2 iT1 = i(T1 iT2 ),
cio si hanno le due radici e , con:
: (h) = i;
h = h,
(h) = B(h , h) h H ,
da cui
(h ) = B(h , h ) = 2 B(h, h) = 2 B(T3 , T3 ) = 22 ;
ma daltra parte
(h ) = (h) = i,
da cui
i i i/4 0
= = h = T3 = . (2.5.1)
2 2 0 i/4
Prima di calcolare h , svolgiamo una considerazione generale.
56 Capitolo 2. Gruppi di Lie
hi i = i hi ;
infatti,
def def
B(hi i , h) = (i i )(h) = i i (h) = i B(hi , h) = B(i hi , h) h,
da cui lasserto perch B non degenere.
1
h, i = B(h , h ) = (h ) = i = .
2
su(3)
e =: A2 . Questa algebra ammette una base naturale {Tj }8j=1 , dove
i
Tj := j ,
2
e le j sono le cosiddette matrici di Gell-Mann:
0 1 0 0 i 0 1 0 0 0 0 1
1 = 1 0 0 2 = i 0 0 3 = 0 1 0 4 = 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 i 0 0 0 0 0 0 1 0 0
1
5 = 0 0 0 6 = 0 0 1 7 = 0 0 i 8 = 0 1 0 .
i 0 0 0 1 0 0 i 0 3 0 0 2
[i , j ] = 2ifij k k ,
con
f12 3 = 1,
1
f14 7 = f51 6 = f24 6 = f25 7 = f34 5 = f63 7 =
2
3
f45 8 = f67 8 = ,
2
ed f completamente antisimmetrico rispetto a tutti i suoi indici; tutti gli altri commutatori sono
nulli. Si dimostra che i Tj da noi definiti sono linearmente indipendenti sul campo complesso (e
formano quindi effettivamente una base); si ha chiaramente
[Ti , Tj ] = fij k Tk .
B(Ti , Tj ) = 3ij .
T3 =: h1 , T8 =: h2 .
2.5. Studio delle algebre di Lie 57
Osserviamo che
1 : 1 (h1 ) = i , 1 (h2 ) = 0;
i i 3
2 : 2 (h1 ) = , 2 (h2 ) = ;
2 2
i i 3
3 : 3 (h1 ) = , 3 (h2 ) = ;
2 2
osserviamo in particolare che 3 = 1 + 2 . Queste sono tutte le radici, dato che la dimensione di
su(3)
e 8, e la sottoalgebra di Cartan ha dimensione 2.
Esplicitamente,
Esplicitamente
1 0 0 0 0 0 1 0 0
1 1 1
h1 = 0 1 0 h2 = 0 1 0 h3 = 0 0 0 (2.5.2)
6 6 6
0 0 0 0 0 1 0 0 1
Possiamo osservare che le radici sono disposte in modo geometricamente regolare (interpretando i
prodotti come prodotti scalari, dato che sono tutti reali): rappresentando i vettori h su un piano,
avendone fissato uno in modo arbitrario, i valori dei prodotti scalari impongono che essi si dispongano
sui vertici di un esagono. Aggiungendo anche la radice nulla (di molteplicit due), otteniamo un
ottetto.
58 Capitolo 2. Gruppi di Lie
Definizione 2.5.11. Una radice , scrivibile in una certa base di radici come = j j detta positiva
se il primo coefficiente j diverso da zero un numero positivo. In questo caso, scriviamo che > 0.
Linsieme di tutte le radici positive denotato con + . Ovviamente, se una radice positiva, (che
una radice) non lo (diciamo che negativa, e che ). Si ha quindi che esattamente la met
delle radici sono positive, laltra met negative1 :
= + , #+ = # .
Definizione 2.5.12. Una radice detta semplice se positiva e se non pu essere scritta come = +
con , + .
Pu sembrare che le definizioni 2.5.11 e 2.5.12 siano prive di interesse, dal momento che dipendono dalla
scelta di una base. In realt, si pu vedere che il numero e la configurazione spaziale delle radici positive
e semplici indipendente dalla scelta della base (che si limita a ruotare lo spazio).
Osserviamolo esplicitamente in su(3):
e
Riportando su un piano le radici trovate (e le loro opposte) si pu notare che le configurazioni delle radici
sono le medesime, eventualmente a meno di una rotazione.
Linteresse delle radici semplici risiede nel seguente risultato.
Teorema 2.5.7. Se lalgebra complessa L ha rango l, L possiede l radici semplici indipendenti (salvo
cambiamenti di base); queste formano una base {1 , . . . , l } di H . Inoltre, se + , allora = j j
per qualche vettore (j ) di interi non negativi.
Da questo vediamo che viene naturale scegliere, come base privilegiata di unalgebra complessa semisem-
plice, quella formata dalle sue radici semplici.
Ad esempio, una base privilegiata di su(3)e quella formata da {1 , 2 } (le radici semplici definite
precedentemente).
Matrice di Cartan
Definizione 2.5.13. Le radici della forma + k, con , e k intero, costituiscono l-stringa di
radici contenente .
Teorema 2.5.8. Data unalgebra complessa e due radici , , esistono due interi non negativi p, q
tali che
+ k k : p k q,
e
h, i
pq =2
h, i
(e questo numero sempre un intero).
1 Denotiamo con #A la cardinalit dellinsieme A.
60 Capitolo 2. Gruppi di Lie
Definizione 2.5.14. Sia {1 , . . . , l } una base di radici semplici dellalgebra complessa L ; si definisce
matrice di Cartan di L la matrice l l A di componenti
hj , k i
Ajk = 2 .
hj , j i
Questa matrice ha dei 2 lungo la diagonale; per quanto riguarda le altre componenti, notiamo che il
prodotto tra radici semplici distinte sempre negativo. Per dimostrarlo, osserviamo dapprima che
j k 6 ;
hj , k i
pq =2 = q < 0,
hj , j i
Teorema 2.5.9. Se L , L 0 sono due algebre complesse semisemplici di dimensione n e rango l, con
H , H 0 rispettive sottoalgebre di Cartan e , 0 rispettivi sistemi di radici, allora, se : H H 0
lineare e se vale inoltre 0 ((h)) 0 0 , allora pu essere esteso a un isomorfismo di
algebre di Lie tra L e L 0 .
Dal momento che ogni algebra semisemplice pu essere scritta come somma diretta di algebre semplici,
ci concentreremo su queste ultime.
Per prima cosa, introduciamo i diagrammi di Dynkin di unalgebra, cos definiti:
A partire dal diagramma di Dynkin possibile ricostruire lintera algebra, perch esso contiene le indi-
cazioni per costruire la matrice di Cartan (e viceversa). Infatti, se il vertice j e il vertice k non sono
collegati da linee, allora Akj = Ajk = 0; in caso contrario, se sono collegati da N linee, si ha che
s
j hj , j i Akj p Ajk r j
= = = Ajk = Ajk Akj = N .
k hk , k i Ajk Akj k
1 1 1 1 2 2 2 1
1 1 1 2 1 1 1
1 1
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
1 1 1 1 1 1 1
62 Capitolo 2. Gruppi di Lie
2 2 1 1 3 1
I diagrammi delle algebre semisemplici si ottengono accostando i diagrammi delle loro componenti semplici
(dal momento che queste componenti sono del tutto indipendenti).
Osservazione 2.5.18. Valgono le seguenti osservazioni:
A1 B1 C1 ;
B2 C2 ;
A3 D3 ;
D2 A1 A1 ;
A , D e E hanno radici della stessa lunghezza.
Esempi
L = A1 .
In questo caso, il rango 1 (si tratta dellalgebra su(2));
e il diagramma semplicemente:
1
La matrice di Cartan banalmente A = 2 .
L = A2 .
Il rango 2, e il diagramma:
1 1
2 1
Siccome A12 = 1 1 = A21 , la matrice di Cartan A = . In effetti, abbiamo gi visto
1 2
che le radici di A2 (cio su(3))
e soddisfano
h1 , 2 i 1/6
A12 = 2 =2 = 1 = A21 .
h1 , 1 i 1/3
L = A3 .
Si pu mostrare che A3 = su(4).
e Il rango 3, e il diagramma:
1 1 1
2.5. Studio delle algebre di Lie 63
Dato che le radici sono tutte della stessa lunghezza, la matrice di Cartan simmetrica, e si ha:
A12 = 1 1 = 1
2 1 0
A13 = 0 = A = 1 2 1 .
0 1 2
A23 = 1 1 = 1
L = A4 .
Si pu mostrare che A4 = su(5).
e Il diagramma :
1 1 1 1
La matrice di Cartan :
2 1 0 0
1 2 1 0
A= .
0 1 2 1
0 0 1 2
In generale, si pu intuire che la matrice di Cartan di Al sar la matrice l l con 2 sulla diagonale,
1 nelle caselle immediatamente adiacenti a un 2 e 0 altrove.
L = G2 .
Il diagramma, come abbiamo gi visto,
3 1
La matrice di Cartan
2 1
A= .
3 2
L = B3 .
Il diagramma
2 2 1
La matrice di Cartan
2 1 0
A = 1 2 1 .
0 2 2
L = C3 . Il diagramma
1 1 2
64 Capitolo 2. Gruppi di Lie
La matrice di Cartan
2 1 0
A = 1 2 2 .
0 1 2
Ora che sappiamo costruire la matrice di Cartan a partire dal diagramma di Dynkin, vediamo come sia
possibile ricostruire lalgebra a partire dalla matrice di Cartan.
Diamo prima la seguente
Definizione 2.5.16. Sia + , e sia = j j con j radici semplici. Il livello di il numero intero
X
j .
j
Esempio L = A3 .
vi sono tre radici semplici (di livello 1) 1 , 2 , 3 ; cerchiamo le radici di livello 2 usando le stringhe di
radici.
Consideriamo l2 -stringa passante per 1 :
h1 , 2 i
1 + k2 , p k q, pq =2 = A21 = 1;
h2 , 2 i
1 + 2 una radice.
+ = {1 , 2 , 3 , 1 + 2 , 2 + 3 , 1 + 2 + 3 };
dim A3 = l + 2 #+ = 3 + 2 6 = 15.
2.5. Studio delle algebre di Lie 65
se h = h , h0 = h con , , si ha allora
X X
B(h , h ) = (h )(h ) = B(h , h )B(h , h ),
cio X
h, i = h, ih, i,
h i
2 2 2 2 2 2
= 2 h1 , 1 i + h1 , 2 i + h1 , 3 i + h1 , 1 + 2 i + h1 , 2 + 3 i + h1 , 1 + 2 + 3 i =
2 2
2
2 2A 2A A12
= 2 h1 , 1 i + h1 , 1 i 12 + h1 , 1 i 13 + h1 , 1 i + h1 , 1 i +
4 4 2
2 2
A12 A13 A12 A13
+ h1 , 1 i + h1 , 1 i + h1 , 1 i + h1 , 1 i + h1 , 1 i =
2 2 2 2
2 1 1 1 1 2
= 2h1 , 1 i 1 + + + + = 4h1 , 1 i
4 4 4 4
1
= h1 , 1 i = .
4
Questo metodo pu sempre essere applicato; i prodotti delle radici semplici si trovano immediatamente:
1
h2 , 2 i = h3 , 3 i = h1 , 1 i = (vd. diagramma di Dynkin);
4
1 1
h1 , 2 i = h1 , 1 iA12 = ;
2 8
1
h1 , 3 i = h1 , 1 iA13 = 0;
2
1 1
h2 , 3 i = h1 , 1 iA23 = .
2 8
Tutti gli altri prodotti si ricavano per linearit.
Conoscere i prodotti tra le radici fornisce le informazioni necessarie per disegnarle nello spazio HR (ossia
Rl ).
Vi sono l norme indipendenti hi , i i, pi 12 l(l 1) prodotti misti indipendenti hi , j i, i < j, per un
totale di 12 l(l + 1) prodotti di radici indipendenti. Questo numero equivale in effetti alle l2 scelte di
coordinate per le i , meno le 21 l(l 1) rotazioni di Rl .
Vi sono 1
2 (n l) sottospazi di radici L con + e altrettanti (e corrispettivi) sottospazi L .
66 Capitolo 2. Gruppi di Lie
eccetera.
La forma di Killing definita negativa:
X
a LC a = j (ihj ) + x (e + e ) + y i(e e ) con j , x , y R.
=
+
Di seguito elenchiamo le forme reali compatte delle algebre dei gruppi classici di matrici:
Al su(l + 1)
Bl so(2l + 1)
Cl sp(l)
Dl so(2l)
Osservazione 2.5.19. so(3) su(2) deriva dal fatto che, come gi osservato in precedenza, A1 B1 .
Osservazione 2.5.20. Allo stesso modo, da D2 A1 A1 deriva so(4) su(2) su(2).
68 Capitolo 2. Gruppi di Lie
prendendo combinazioni lineari a coefficienti reali di queste matrici, si ottiene una rappresentazione di
LC .
Vale la seguente propriet fondamentale (di cui non daremo la dimostrazione, peraltro complicata):
Teorema 2.5.11. Ogni rappresentazione di un gruppo di Lie compatto equivalente a una rappresenta-
zione unitaria (cio una rappresentazione in termini di matrici unitarie).
Qui con equivalente si intende che esiste una base in cui gli elementi della rappresentazione sono matrici
unitarie. Corrispondentemente, la rappresentazione dellalgebra pu essere effettuata mediante matrici
antihermitiane; pertanto, esiste una base in cui
(ihj ) = (ihj ), (e + e ) = (e + e ), (i(e e )) = (i(e e )).
Osservazione 2.5.21. Da un lato, si ha (usiamo h , e , ecc. per denotare le corrispettive matrici rappre-
sentative (h ), (e ), ecc.):
R
z }| {
[h , e ] = ((h )) e = (h )e ;
daltra parte,
[h , e ] = [e , h ] = [e , h ],
cio
[h , e ] = (h )e ,
da cui
e L .
[(h), (h0 )] = 0 h, h0 HR ,
h H , (h) diagonalizzabile.
questi funzionali lineari sono detti pesi della rappresentazione . Nel caso = ad, i pesi sono proprio le
radici (ivi compresa la radice nulla di molteplicit l).
Dato che jj H , nello spazio H esistono i corrispettivi vettori:
per qualche h H ; questo ci permette di definire i prodotti tra un peso e una radice:
h, i := B(h , h ).
Dal momento che le (hj ) hanno autovalori reali, i pesi (h) sono reali h HR , proprio come le radici:
anche i pesi, perci, possono essere disegnati nello spazio HR (ossia Rl ).
Con una base ortonormale {H1 , . . . , Hl }, posso pensare a come a un vettore di Rl :
:= 1 , . . . , l := (H1 ), . . . , (Hl ) .
A differenza delle radici non nulle, i pesi possono anche coincidere tra loro, e pertanto gli spazi di pesi
possono avere dimensione maggiore di 1.
Esempio
L = A1 = su(2).
e
Consideriamo la rappresentazione di dimensione 2; questa chiamata la rappresentazione
fondamentale di A1 .
Avevamo gi visto (2.5.1) che h = 41 10 1
0
; i pesi sono dunque:
1 1
1 (h ) = ; 1 (h ) =
4 4
Dal momento che
1
(h ) = h, i = ,
2
si ottiene
1 1
1 = , 1 = 1 = .
2 2
La rappresentazione di dimensione 3 di A1 la rappresentazione aggiunta, e pertanto i pesi
sono le radici:
1 = , 2 = 0, 3 = .
70 Capitolo 2. Gruppi di Lie
L = A2 = su(3).
e
1 1
h1 = diag(1, 1, 0); h2 = diag(0, 1, 1);
6 6
I pesi sono dunque
1
1 (h1 ) = , 1 (h2 ) = 0;
6
1 1
2 (h1 ) = , 2 (h2 ) = ;
6 6
1
3 (h ) = 0, 3 (h2 ) =
1
6
e sono tutti diversi (non c degenerazione). Richiamando a mente le radici di A2 , si pu vedere
facilmente che
2 1 1 1 1 2
1 = 1 + 2 , 2 = 1 + 2 , 3 = 1 2 ;
3 3 3 3 3 3
notiamo che 2 = 1 1 , 3 = 1 1 2 .
h|i = (h)|i
0 1 0 1
e |i = 0 0 0 0 = 0
1
0 0 0 0
= .
0 0 0 1
e2 |i = 0 0 1
0 = 0
0 0 0 0
Per dare la definizione precisa di highest weight, dobbiamo prima definire una relazione dordine tra i
pesi.
Definizione 2.5.17. Dati due pesi e di una rappresentazione di unalgebra L , si dice che
>
>
per ogni altro peso della rappresentazione, si dice che lhighest weight di .
Valgono le seguenti propriet per lhighest weight .
a) non degenere;
b) ogni altro peso della rappresentazione ha la forma
= j j
Vediamo come si possano classificare tutte le rappresentazioni di una data algebra L a partire dalla sua
matrice di Cartan.
Definizione 2.5.19. Detta A la matrice di Cartan dellalgebra L di rango l e j le sue radici semplici
(j = 1, . . . , l), gli elementi
j := k (A1 )kj , j = 1, . . . , l
sono detti pesi fondamentali di L .
Osservazione 2.5.22. Osserviamo che
p
hj , k i hp , k i(A1 ) j
2 =2 = Akp (A1 )pj = kj .
hk , k i hk , k i
i j essendo i pesi fondamentali di L . Inoltre, a ogni vettore (nj ) (N0 )l corrisponde una rappresenta-
zione di L il cui highest weight pari a nj j .
72 Capitolo 2. Gruppi di Lie
Il teorema permette di individuare ciascuna rappresentazione tramite un vettore di l interi non negativi:
una rappresentazione di unalgebra di rango l verr quindi scritta come
(n1 , . . . , nl );
1 j 1 h, k i
h, k i = nj hj , k i = n jk hk , k i = nk hk , k i = nk = 2 .
2 2 hk , k i
Esempi
A1
La matrice di Cartan banalmente A = 2 , da cui il peso fondamentale 1 = 1/2; le rappresenta-
zioni sono caratterizzate dagli highest weight = n1 , con n = 0, 1, 2, . . .
A2
La matrice di Cartan
2 1 2/3 1/3
A= = A1 = ;
1 2 1/3 2/3
i pesi fondamentali sono perci
2 1
1 = 1 + 2
3 3 ,
2 = 1 1 + 2 2
3 3
e le rappresentazioni sono del tipo (n1 , n2 ); vediamone alcune.
(0, 0): ovviamente la rappresentazione banale.
(1, 0): lhighest weight
2 1
= 1 = 1 + 2 ;
3 3
riconosciamo in lhighest weight della rappresentazione fondamentale (3-dimensionale) di A2 ,
i cui pesi sono 1 = , 2 = 1 , 3 = 1 2 .
(1, 1): qui abbiamo
= 1 + 2 = 1 + 2 ,
che lhighest weight della rappresentazione aggiunta (di dimensione 8). In questo caso
presente una degenerazione sugli spazi dei pesi: infatti, sappiamo che la sottoalgebra di Cartan,
che non altro che lo spazio relativo al peso 0 (radice nulla), ha dimensione 2.
(0, 1): vedremo a breve che questa una rappresentazione 3-dimensionale, la cosiddetta
complessa coniugata della (1, 0).
...
Nei casi precedenti, ci siamo imbattuti in rappresentazioni che avevamo gi studiato oppure molto semplici
da studiare (come le (n) di A1 ); vogliamo trovare dei metodi generali che ci permettano di ricostruire
il diagramma dei pesi di una rappresentazione qualsiasi, e in particolare trovare la dimensione di tale
rappresentazione.
A tale proposito, enunciamo un risultato generale che permette di trovare la dimensione di una rappre-
sentazione qualunque.
Teorema 2.5.13. (formula di Weyl) Sia la rappresentazione di unalgebra di Lie L ; allora
Y h + , i
dim = ,
h, i
+
Passiamo ora alla costruzione del diagramma dei pesi; bench non esista un metodo algoritmico generale
che consenta di ricavare tutti i pesi di una qualunque rappresentazione, vi sono alcuni strumenti di cui ci
si pu servire:
le stringhe di pesi (a partire dallhighest weight e scendendo);
le riflessioni di Weyl;
lindividuazione delle rappresentazioni complesse coniugate.
Abbiamo gi visto come ricavare nuovi pesi tramite le stringhe; illustriamo brevemente gli altri due
metodi.
Riflessione di Weyl
Si pu dimostrare che se un peso di una certa rappresentazione di L , allora un peso anche
h, i
S := 2
h, i
per ogni radice di L ; inoltre, e S hanno la stessa molteplicit.
Loperazione S detta riflessione di Weyl, e pu essere interpretata geometricamente come la riflessione
rispetto al piano perpendicolare alla radice .
da cui
(hj ) = (hj ),
e per linearit
(h) = (h) h HR ;
questo significa che i pesi di sono gli opposti di quelli di , con la medesima molteplicit: il diagramma
dei pesi viene riflesso rispetto allorigine.
Pertanto, una rappresentazione coincide con la propria coniugata se e solo se il suo diagramma dei pesi
invariante rispetto alla simmetria centrale j 7 j , j = 1, . . . , l. Ad esempio, la rappresentazione
aggiunta di A2 (1, 1) coincide con la propria complessa coniugata, mentre (1, 0) no ( possibile mostrare
che (1, 0) = (0, 1).
Appare inoltre immediato che = .
Leffetto della coniugazione complessa su una rappresentazione irriducibile di unalgebra stato stu-
diato per tutte le algebre esistenti: possibile dimostrare che valgono le seguenti (di seguito, una
rappresentazione irriducibile di L ):
Teorema 2.5.14. se L Bl , o Cl , o Dl con l pari, o E7 , o E8 , o F4 , o G2 , allora ;
se L Al , allora (n1 , n2 , . . . , nl1 , nl ) (nl , nl1 , . . . , n2 , n1 );
se L Dl con l dispari, allora (n1 , n2 , . . . , nl1 , nl ) (n1 , n2 , . . . , nl , nl1 );
se L E6 , allora (n1 , . . . , n6 ) (n5 , n4 , n3 , n2 , n1 , n6 ).
Facciamo un esempio sulla costruzione del diagramma dei pesi.
Esempio Prendiamo ancora lalgebra A2 , e consideriamo la sua rappresentazione (2, 0). Come abbiamo
visto, la dimensione di questa rappresentazione 6, e lhighest weight = 21 = 34 1 + 23 2 .
Per trovare i pesi, consideriamo l-stringa + k1 ; k deve variare tra p e 0, con
h, 1 i
p=2 = n1 = 2;
h1 , 1 i
in questo modo, troviamo i due nuovi pesi
2 = 1 , 3 = 21 .
Un semplice calcolo mostra che S2 = (niente di nuovo), mentre otteniamo due nuovi pesi calcolando
h 1 , 2 i
4 = S2 2 = 1 2 2 = 1 2 ,
h2 , 2 i
h 21 , 2 i
5 = S2 3 = 22 2 2 = 21 22 .
h2 , 2 i
chiaro da considerazioni di simmetria che lultimo peso deve essere 6 = 1 22 : questo pu essere
ottenuto a partire dall2 -stringa passante per 21 , o anche come riflessione di Weyl di 4 rispetto
alla radice 2 .
76 Capitolo 2. Gruppi di Lie
Osservazione 2.5.24. Notiamo che la simmetria del diagramma dei pesi si traduce nella propriet
6
X
i = 0.
i=1
Questa una propriet generale: la somma di tutti i pesi di una rappresentazione d sempre 0. Questo
implica che, dati tutti i pesi tranne uno, questo pu essere ricavato automaticamente.
Possiamo dimostrare agilmente questa propriet. Scegliamo la base canonica (di Weyl) dellalgebra,
cosicch
[hj , e ] = h, j ie , , [e , e ] = h = j hj ;
quindi, tutti gli elementi di base possono essere pensati come commutatori di due elementi dellalgebra;
quindi, se a L , si ha
a = [a0 , a00 ]
Tr (h) = 0 h H ,
Definizione 2.5.20. Dato un peso = j j , dove j sono radici semplici, si dice livello del peso il
valore intero
X l
j .
j=1
Questo istituisce una gerarchia tra i pesi: in particolare, lhighest weight lunico peso di livello 0.
Diamo la seguente formula per ricavare in modo ricorsivo la molteplicit di un peso qualunque.
dove
1 X
=
2
+
e la seconda somma corre su tutti i valori di k tali che + k un peso il cui livello minore di quello
di .
Data la sua natura prettamente ricorsiva, la formula di Freudenthal si presta facilmente a essere imple-
mentata in un algoritmo e computata da un calcolatore.
2.5. Studio delle algebre di Lie 77
diventa naturale a questo punto costruire la rappresentazione prodotto di 1 e 2 che agisce sullo spazio
prodotto tensoriale dei due spazi di rappresentazione {|i} {|i}, di dimensione d1 d2 . A questo scopo,
definiamo il sottogruppo a un parametro
e prendiamone il generatore:
d h t1 (a) i
|i |i 7 e |i et2 (a) |i = 1 (a)|i |i + |i 2 (a)|i.
dt t=0
la stessa definizione di rappresentazione prodotto pu essere data per rappresentazioni di algebre com-
plesse.
Osservazione 2.5.25. In generale, 1 2 sar una rappresentazione riducibile; siamo interessati a studiare
come si riduca nei vari casi.
Osservazione 2.5.26. Se 1 = 2 =: , e se {|i i}i=1,...,d il corrispettivo spazio di rappresentazione,
allora agisce sullo spazio {|i i |j i}i,j=1,...,d (con d dimensione di ). Passiamo alla nuova base
(S) (A)
{ij , ij }i,j , con
( (S)
ij := |i i |j i + |j i |i i
(A)
;
ij := |i i |j i |j i |i i
(A)
il numero di Sij indipendenti pari a 12 d(d + 1), mentre quello di ij indipendenti 12 d(d 1) (cosicch
il numero di elementi di base proprio d2 ).
(S) (A)
I sottospazi {ij }i,j e {ij }i,j sono ( )-invarianti. Infatti:
(|i i |j i |j i |i i) = |i i |j i + |i i |j i |j i |i i |j i |i i,
che di nuovo un elemento dello spazio di partenza. Abbiamo quindi trovato che si riduce sempre
nel seguente modo:
= ( )S + ( )A
(dopodich le parti simmetrica e antisimmetrica della rappresentazione potranno a loro volta ridursi
ulteriormente).
78 Capitolo 2. Gruppi di Lie
Esempio L = A2 .
Prendiamo = (1, 0) =: 31 ; sappiamo che
3 3 = (3 3)S + (3 3)A ;
gli elementi dellalgebra di Cartan, in questa rappresentazione, hanno chiaramente la forma di matrici
diagonali
1 0 0
A = 3(a) = 0 2 0 ;
0 0 3
per definizione, lelemento della rappresentazione prodotto sar
= diag(1 , 1 , 1 , 2 , 2 , 2 , 3 , 3 , 3 ) + diag(1 , 2 , 3 , 1 , 2 , 3 , 1 , 2 , 3 ) =
= diag(21 , 1 + 2 , 1 + 3 , 2 + 1 , 22 , 2 + 3 , 3 + 1 , 3 + 2 , 23 ).
chiaro dalla procedura che il peso relativo allautospazio {|i i |j i} la somma dei pesi relativi
allautospazio {|i i} e allautospazio {|j i}. Ad esempio, il peso relativo allautospazio generato da {|1 i
|1 i} 21 .
(S)
Lhighest weight della rappresentazione (3 3)S quello relativo a 11 , cio 21 , mentre quello di
(A) (A)
(3 3)A quello relativo a 12 (dal momento che 11 nullo), cio 1 + 2 .
Il peso 21 = 21 contraddistingue la rappresentazione (2, 0) = 6, mentre 1 + 2 = 21 1 =
1 2
3 1 + 3 2 = 2 lhighest weight di (0, 1) = 3 (cos indicata in quanto complessa coniugata di 3).
In definitiva, si ha la decomposizione:
3 3 = 6 + 3,
vale a dire
(1, 0) (1, 0) = (2, 0) + (0, 1);
si noti che le dimensioni sommano correttamente a 9.
Il diagramma dei pesi del prodotto pu essere ottenuto a partire dal diagramma dei pesi di 3 sommando
i pesi tra loro in tutti i modi possibili. Il risultato un diagramma con 9 pesi, che pu essere visto
come la sovrapposizione dei diagrammi di 6 e 3. Pertanto, il prodotto di due (o pi) rappresentazioni ha
unintuitiva rappresentazione grafica.
Prodotto triplo
Vogliamo ora costruire il triplo prodotto .
Lo spazio di rappresentazione costituito dagli elementi |i i |j i |k i, che denotiamo per semplicit
con |i j ki. Partizioniamo tale spazio nel seguente modo:
c) combinazioni miste:
(3)
ijk := |i j ki |k i ji + |j i ki |k j ii;
(4)
ijk := |i j ki |j k ii |j i ki + |k j ii;
(3) (4)
gli elementi ijk e ijk sono simmetrici rispetto allo scambio, rispettivamente, i j e i k.
Questa divisione fornisce una base dello spazio di rappresentazione, dal momento che
1 (1) (2)
1
(3) (4)
|i j ki = ijk + ijk + ijk + ijk ;
6 3
()
possibile dimostrare che ciascuno dei sottospazi generati dai ijk invariante rispetto alla rappresenta-
zione prodotto. Pertanto, essa si scompone (almeno) in
(1) (2) (3) (4)
= + + + .
Esempio L = A2 .
Consideriamo nuovamente la rappresentazione 3, e studiamo 3 3 3.
Lhighest weight senzaltro 31 , che anche lhighest weight dello spazio totalmente simmetrico ( il
(1)
peso relativo a 111 ). Quindi si ha
(1)
= (3, 0) = 10;
la dimensione, ottenuta facilmente usando la formula 2.5.13 di Weyl, pu essere verificata direttamente
enumerando gli elementi di base dellalgebra:
(1) (1) (1) (1) (1) (1) (1) (1) (1) (1)
111 , 112 , 113 , 122 , 123 , 133 , 222 , 223 , 233 , 333 .
(2)
Lo spazio completamente antisimmetrico generato dal solo elemento non nullo 123 , per cui il suo highest
weight deve essere 1 + 2 + 3 = 1 + (1 1 ) + (1 1 2 ) = 0; pertanto
(2)
= (0, 0) = 1.
Per quanto riguarda i casi misti, diamo unelencazione esplicita delle rispettive basi:
(3) (3) (3) (3) (3) (3) (3) (3)
112 , 113 , 221 , 223 , 331 , 332 , 123 , 132
3 3 3 = 10 + 8 + 8 + 1,
ossia
(1, 0) (1, 0) (1, 0) = (3, 0) + (1, 1) + (1, 1) + (0, 0)
(e le dimensioni sommano correttamente a 27).
80 Capitolo 2. Gruppi di Lie
l+1l+1
nella sua parte simmetrica e antisimmetrica. I pesi di l + 1 sono noti (esistono apposite tavole dei pesi
che possono essere consultate al riguardo), e sono
1 , 1 1 , . . . , 1 1 l .
(S)
Lhighest weight della parte simmetrica quello relativo a 11 , cio 21 , mentre quello della parte
(A)
antisimmetrica 21 1 (relativo a 12 ), che risulta essere proprio 2 . Pertanto
(S) 1
l+1l+1 = (2, 0, . . . , 0) = (l + 1)(l + 2)
2
e
(A) 1
l+1l+1 = (0, 1, . . . , 0) = l(l + 1)
2
(le dimensioni coincidono con le possibili scelte di coppie i, j tenendo conto di simmetria e antisimmetria).
Questo mostra che le parti simmetrica e antisimmetrica sono irriducibili.
Generalizzando ulteriormente al caso di pi fattori, cio
l + 1 l + 1,
Tableaux di Young
Il prodotto di rappresentazioni di Al pu essere visualizzato ed effettuato manipolando oggetti schematici
chiamati tableaux di Young. Un tableau di Young un modo di schematizzare una rappresentazione
irriducibile che sfrutta la propriet b) enunciata alla fine dello scorso paragrafo.
Si comincia definendo il tableau della rappresentazione fondamentale l + 1: questo :
o il prodotto simmetrico:
1 2 3
.. .. ..
. . .
Le colonne sono disposte in ordine di lunghezza decrescente da sinistra a destra (o, equivalentemente,
le righe sono in ordine di lunghezza decrescente dallalto al basso). Dal momento che i cubetti vengono
incolonnati a seguito di unantisimmetrizzazione, le colonne non possono essere pi lunghe di l + 1 (non
esistono oggetti antisimmetrici rispetto a un numero di indici maggiore della cardinalit dellinsieme su
cui tali indici prendono valori).
Calcoliamo lhighest weight di un tableau qualsiasi, ad esempio
Gli elementi di base di questa rappresentazione sono simmetrici rispetto allo scambio di indici dal primo
al quinto, o di indici dal sesto al nono, o del decimo indice con lundicesimo; e sono antisimmetrici rispetto
allo scambio di un indice dal primo al quinto con un indice dal sesto in poi, eccetera.
Lelemento di base cui corrisponde lhighest weight quello per cui la somma degli indici minima (dal
momento che, come abbiamo visto, si ha 1 > 2 > > d ), ed quindi 111112222334 . Allora lhighest
weight 51 + 42 + 23 + 4 .
Pi in generale, supponiamo di avere un tableau con n1 colonne di lunghezza 1, n2 colonne di lunghezza
due, . . . , nl+1 colonne di lunghezza l + 1. Il contributo di una colonna di lunghezza j allhighest weight
j
(
X j j = 1, . . . , l
i = 1 + . . . + (1 1 j ) = .
i=1
0 j =l+1
Notiamo che le colonne lunghe l + 1 non contribuiscono allhighest weight (e possono quindi essere
cancellate dal tableau).
Lhighest weight si ottiene sommando tutti i contributi:
= n1 1 + + nl l ,
che per definizione lhighest weight della rappresentazione (n1 , . . . , nl ). Questo istituisce una corrispon-
denza molto intuitiva tra rappresentazioni di Al e tableaux di Young.
Esempi
Abbiamo visto che 3 3 = 6 + 3; questo si scrive
= +
= + + +
(dove abbiamo indicato con la rappresentazione banale, che si potrebbe equivalentemente scrivere
nella forma ).
82 Capitolo 2. Gruppi di Lie
Da questi due esempi si intuisce che potrebbe esistere un metodo grafico per calcolare il prodotto di due
tableaux (cio di due rappresentazioni). In effetti, esiste un algoritmo che permette di decomporre un pro-
dotto di questo tipo semplicemente operando sui tableaux, anche se questo metodo non particolarmente
intuitivo, e manca uninterpretazione accessibile di quello che si sta facendo.
Il modo pi semplice per illustrarne il funzionamento farlo su un esempio. Calcoliamo perci 8 8
(prodotto dellaggiunta di A2 con s stessa).
Per prima cosa, disegniamo i due tableaux, etichettando i cubetti del secondo nel seguente modo:
a a
b
a
a
a
Ripetiamo il procedimento con il secondo; scartiamo le copie di tableux gi prodotti (due ta-
bleaux sono uguali se hanno la stessa forma e gli stessi contrassegni); attaccando il secondo cubetto
otteniamo:
a
a a a
a
a
a a
a a
a a b a a a b a
b a a b
b
a a b a b
a b a a
b a a a a b
Infine, per ogni tableau, partendo dallalto a destra e percorrendo le righe verso sinistra e andando
a capo alla fine di ciascuna, contiamo il numero di a e di b presenti nel tableau tenendo traccia dei
totali. Se, a un qualsiasi punto del conteggio, il numero di b supera quello di a, allora il tableau non
valido e deve essere cancellato.
Nel nostro caso, verranno cancellati i tableaux numero 1,4,7 e 9.
I tableaux cos ottenuti forniscono la decomposizione dellalgebra. Abbiamo pertanto (avendo cancellato
le colonne di lunghezza 3) che
= + + + + +
vale a dire
8 8 = 27 + 10 + 10 + 8 + 8 + 1
(le dimensioni sommano correttamente a 64).
Tableaux e algoritmi del genere esistono anche per le rappresentazioni di so(l), ma sono pi complessi e
perci meno interessanti.
2.5. Studio delle algebre di Lie 83
La simmetria di colore ritenuta esatta. I quark possiedono anche un gruppo di simmetria non esatta
detto gruppo di sapore, che sempre SU(3).
Sono in corso tentativi di unificare le simmetrie esatte note in natura (simmetria di colore, simmetria
elettrodebole) in ununica teoria del tutto che le comprenda tutte come casi particolari. Si pensa che
queste simmetrie, infatti, possano essere cristallizzazioni di ununica, grande simmetria che si sarebbe
rotta durante le fasi primordiali delluniverso: SU(5) il candidato a essere il gruppo della simmetria in
questione, dal momento che contiene al proprio interno losservata simmetria SU(3) SU(2) U(1).
b) Se A una matrice di su(2), allora adA una matrice di so(3) (come abbiamo gi visto), e in
particolare di su(3) (tutte le matrici reali antisimmetriche sono in particolare antihermitiane e a
traccia nulla).
Diciamo che due immersioni sono coniugate tra loro se esiste un automorfismo di L che mappa luna
nellaltra; due immersioni coniugate sono sostanzialmente la stessa, in quanto membri della stessa classe
di equivalenza; per questo motivo, siamo interessati a studiare immersioni che non siano coniugate.
Le immersioni a) e b) non possono essere coniugate, perch la prima riducibile (in modo banale), mentre
laltra non lo (essendo la rappresentazione aggiunta).
Usando la base di Weyl, troviamo gli elementi di base delle due immersioni. Di seguito denotiamo gli
elementi appartenenti alla sottoalgebra tramite apici, mentre gli oggetti privi di apice sono elementi della
sovra-algebra L .
a) Si ha
1 1 0 1 0 1 1 0 0
h00 = , e00 = , e00 =
4 0 1 2 0 0 2 1 0
(gli elementi e0 si trovano da h00 sapendo che [e00 , e00 ] = h00 e inoltre e00 = (e00 ) ). Limmer-
sione si limita ad aggiungere una riga e una colonna di zeri, cosicch
1 0 0 0 1 0
0 1 3 0 1 6
h0 = 0 1 0 = h1 , e0 = 0 0 0 = e1 ,
4 2 2 2
0 0 0 0 0 0
0 0 0
1 6
e00 = 1 0 0 = e1 .
2 2
0 0 0
Osserviamo che la sottoalgebra di Cartan di su(2) contenuta in quella di su(3) a seguito dellim-
mersione; si dice in questo caso che limmersione in forma canonica. Bench questo non accada in
generale, vale il
Teorema 2.5.16. (di Dynkin) Se L 0 L , allora esiste un automorfismo di L tale che
(H 0 ) H ,
Questa immersione non in forma canonica; per renderla tale, diagonalizziamo h00 :
1 0 0 1 i 0
1 1
U h00 U 1 = 0 1 0 , con U = 1 i 0 SU(3).
2 2 0 0
0 0 0 2
Introduciamo una nuova nozione che render evidente la differenza tra questa immersione e la precedente.
Notiamo che limmersione a) regolare, mentre la b), anche una volta messa in forma canonica, non lo .
Unimmersione sar in generale non regolare; siamo interessati a studiare le immersioni regolari.
A4 A2 A1 ;
Esempi
1 1 + 2 2
(dove 1 , 2 sono le radici semplici e 1 , 2 numeri complessi), mentre il generico funzionale sul
sottospazio di Cartan di su(2)
0 0
(con 0 radice semplice di su(2) e 0 C).
Imponiamo che i funzionali siano coincidenti su H 0 :
ovviamente sufficiente imporre questa condizione sugli elementi di base (in questo caso, sul solo
h00 ). In generale, avr quindi tante relazioni quant la dimensione di H 0 . Come abbiamo gi visto,
si ha
3
h00 = h1 ,
2
da cui
3 3 1 1
1 1 (h00 ) + 2 2 (h00 ) = (1 1 (h1 ) + 2 2 (h1 )) = (1 h1 , 1 i + 2 h1 , 2 i) = 1 2 ,
2 2 2 4
1 0
0 0 (h00 ) = 0 h0 , 0 i =
2
1
= 1 2 = 0 . (2.5.4)
2
a) Consideriamo la rappresentazione 3 di su(3); i pesi sono
2 1 1 1 1 2
1 = 1 + 2 , 2 = 1 + 2 , 3 = 1 2 ;
3 3 3 3 3 3
Stando alla 2.5.4, limmersione porta i pesi in
1 0 1
1 , 2 0 , 3 0,
2 2
che sono rispettivamente i due pesi della 2 e lunico peso della 1 di su(2), fornendo la branching
rule
3 2 + 1.
Specifichiamo che con la scrittura di cui sopra intendiamo che i pesi della rappresentazione 3
di su(3), una volta ristretti al sottospazio di Cartan di su(2), coincidono con i due pesi della
rappresentazione 2 di su(2), pi il peso della rappresentazione banale (o, in breve, la restrizione
della rappresentazione 3 di su(3) coincide con la somma delle rappresentazioni 2 e 1 di su(2)).
b) Consideriamo ora la rappresentazione aggiunta 8 di su(3); i pesi sono le radici (comprese le
radici nulle):
1 + 2 , 1 , 2 , 0, 0, 2 , 1 , (1 + 2 ),
che vengono mandate rispettivamente in
1 0 0 1 1 1
, , 0 , 0, 0, 0 , 0 , 0 .
2 2 2 2
2.5. Studio delle algebre di Lie 87
Esempi
su(2) su(3) con limmersione speciale.
Con lo stesso procedimento di prima, ricordando che in questo caso
h00 = 3h1 ,
e imponendo che
1 1 (h00 ) + 2 2 (h00 ) = 0 0 (h00 )
si ottiene
0 = 21 2 . (2.5.5)
a) Considerando la 3 di su(3), otteniamo, dalla 2.5.5:
1 0 , 2 0 , 3 0,
ossia
3 3.
b) Considerando la 8, otteniamo
1 + 2 0 , 1 20 , 2 0 , 0 0,
0 0
0 0, 2 , 1 2 , (1 + 2 ) 0 ,
dando
8 5 + 3.
Da questo esempio appare evidente che la branching rule dipende dallimmersione. Questa immer-
sione non ammette pi uninterpretazione grafica trasparente.
su(3) su(2) su(5) con limmersione regolare.
necessario imporre che
1 1A4 + 2 2A4 + 3 3A4 + 4 4A4 = 0 1A2 + 00 2A2 + 000 A1
su ciascuno dei tre elementi di base di H 0 :
5 A4 5 A4 5 A4
hA1 =
2
h , hA2 =
2
h , hA
=
1
h .
3 1 3 2 2 4
Si ottiene
1
0 = 1 3
3
2
00
= 2 3
3
1
000
= 3 + 4
2
88 Capitolo 2. Gruppi di Lie
Si ha
2 A2 1 A2 1 1
1 + 2 , 2 1A2 + 2A2 ,
3 1 3 3 3
1 2 1 A1 1
3 1A2 2A2 , 4 , 5 A1 ;
3 3 2 2
i pesi 1 , 2 e 3 sono quelli della rappresentazione 3 di su(3), mentre 4 e 5 sono quelli della
2 di su(2) (le rispettive rappresentazioni fondamentali).
In effetti, considerando come stata definita limmersione, una simile decomposizione proprio
quello che ci dovevamo attendere.
Prima di poter scrivere la branching rule, necessaria una digressione. Infatti, non avrebbe
senso scrivere 5 3 + 2, dal momento che le rappresentazioni a membro destro si dovrebbero
riferire allalgebra L 0 , che su(3) su(2), e non singolarmente a su(3) o a su(2).
|i |i 7 e1 |i e2 |i .
Questa rappresentazione si indica con (1 , 2 ), e la sua azione esplicita su un elemento (a1 +a2 ) L1 L2
(con a1 L1 e a2 L2 ) data da
diverse: mentre il prodotto di rappresentazioni 1 2 si effettua tra due rappresentazioni della stessa
algebra L (per dare una nuova rappresentazione della medesima algebra), la rappresentazione (1 , 2 )
costruita a partire da rappresentazioni di L1 ed L2 , algebre in generale diverse, e costituisce una rappre-
sentazione dellalgebra, ancora diversa, L1 L2 .
Valgono le propriet:
1 , 2 irriducibili = (1 , 2 ) irriducibile;
Per concludere lesempio di cui sopra, quindi, scriviamo la branching rule di su(3) su(2) su(5) che
abbiamo trovato:
5 (3, 1) + (1, 2).
L 0 L 00 L ,
con L 00 algebra abeliana; il caso tipico L 00 = u(1) (lalgebra del gruppo circolare, o equivalentemente
il campo dei reali con loperazione di addizione).
Consideriamo una base di L data da {T1 , . . . , Tn }, scelta in modo tale che {T1 , . . . , Tm } (con m < n) sia
una base di L 0 .
Consideriamo la branching rule della rappresentazione aggiunta adL : dato che il suo spazio di rap-
presentazione
coincide con L , L 0 sar un suo sottospazio, e questo deve essere invariante, in quanto
adL L 0 = adL 0 ; possiamo cio scrivere
Se vogliamo che limmersione sia estendibile a L 0 u(1) L , necessario che uno tra i generatori
rimanenti Tm+1 , . . . , Tn sia lelemento base di u(1). Supponiamo che tale elemento sia Tu ; allora
[Tj , Tu ] = 0 j = 1, . . . , m
(dato che le algebre sono in somma diretta), cio nello spazio di rappresentazione L deve esistere uno
spazio 1-dimensionale (quello generato da Tu ) su cui ogni elemento di L 0 viene mandato nella matrice
nulla. In altre parole, deve essere
Questo avviene se e solo se nella parte di decomposizione che abbiamo chiamato altro figura la rappre-
sentazione banale.
In definitiva, limmersione L 0 L estendibile a L 0 u(1) L se e solo se
adL adL 0 + 1 + . . . ,
Esempi
su(2) su(3) con limmersione regolare.
Laggiunta di su(3) 8. Abbiamo gi visto che
8 3 + 2 + 2 + 1,
sicch limmersione pu essere estesa a su(2) u(1) su(3).
Per inciso, osserviamo che tutte e tre le immersioni sopra menzionate sono massimali. Unimmersione
L 0 L detta massimale se L : L ( L ( L.
00 0 00
Esempi
su(2) u(1) su(3).
Limmersione regolare su(2) su(3)
a b 0
a b
su(2) 7 c d 0 su(3);
c d
0 0 0
gli elementi di u(1), via immersione, devono essere matrici su(3) che commutano con tutte le matrici
di questo tipo. Grazie al lemma di Schur 1 si pu facilmente mostare che tali matrici sono della forma
0 0
0 0 con 2 + = 0.
0 0
1 Questo pu essere enunciato come segue: se una rappresentazione riducibile di dimensione d di L e A una matrice
d d tale che [(a), A] = 0 per ogni a L , allora A un multiplo della matrice identit.
2.5. Studio delle algebre di Lie 91
Lantihermiticit impone inoltre che e siano immaginari puri, cosicch le matrici di u(1) sono
del tipo
i 0 0
0 i 0 con R.
0 0 2i
Graficamente, si pu osservare che u(1) si sistema sullasse della ordinate (avendo posto come asse
delle ascisse H 0 . Il fatto che u(1) H 0 non un caso: si ha
[hu(1) , e1 ] = 1 (hu(1) ) e1 ,
e dato che e1 e0 , e poich gli elementi di u(1) devono commutare con quelli di su(2), ne segue
che
1 (hu(1) ) = B(hu(1) , h1 ) = 0.
analogamente a prima, vediamo che gli elementi di u(1) sono del tipo
0 0 0 0
0 0 0 0
0 0 0 0
b= con 3 + 2 = 0,
0 0 0 0
0 0 0 0
Rappresentazioni di u(1)
: R+ u(1)
ey 7 eiy y R;
con
u(1) R+ Ker .
Questo significa che stiamo percorrendo il gruppo u(1), pensato come circonferenza unitaria, avendo cura
di quozientare sul numero di giri compiuti, o, in altre parole, stiamo avvolgendo la retta reale sulla
circonferenza unitaria.
Le varie rappresentazioni di u(1) corrispondono ai possibili numeri di avvolgimento di tale ricoprimento:
p : eiy 7 eipy , p Z,
dove lintero p viene usualmente chiamato la carica della rappresentazione. La carica deve necessaria-
mente essere intera, perch lidentit ei(y+2) = eiy impone la condizione di quantizzazione eip(y+2) =
eipy = 2p = 2k per qualche k intero.
A livello di algebra, troviamo che lunico elemento di base
d iy
e = i,
dy y=0
che rappresentato da
d ipy
e = ip,
dy y=0
cosicch le funzioni
p : iy 7 ipy
forniscono le rappresentazioni di u(1). Notiamo che a questo livello non ci sono pi esplicite condizioni di
quantizzazione della carica: nulla ci vieta di considerare p un parametro continuo.
Osservazione 2.5.28. In realt, la carica del gruppo u(1) non deve necessariamente essere un numero
intero, ma linsieme dei valori che pu assumere in biiezione con Z. Infatti, oltre al ricoprimento di
cui sopra, si potrebbe scegliere un doppio ricoprimento 2 : ey 7 eiy/2 , con
Ker 2 = {e4k | k Z}
e rappresentazioni del gruppo eiy/2 7 eipy , per cui la condizione di quantizzazione si scrive
eipy y=4 = 1 = 2p Z.
In modo analogo, si potrebbe scegliere un ricoprimento x per ogni x reale e diverso da 0; la condizione
di quantizzazione sussisterebbe nella forma xp Z. Ci che conta che la carica u(1), a differenza di
quella della corrispettiva algebra, risulta necessariamente discretizzata: xp = {0, 1, 2, . . .}
2.5. Studio delle algebre di Lie 93
Esempio
Siamo ora pronti per studiare la branching rule di su(2) u(1) su(3) con limmersione regolare.
Vogliamo aggiungere la carica della rappresentazione di u(1) alla branching rule 3 2 + 1.
Il sottospazio di Cartan dellalgebra L 0 = su(2) u(1) ha dimensione 2, e abbiamo visto che u(1) si
inserisce perpendicolarmente a H 0 (sottospazio di Cartan di su(2)). Disegniamo il sottospazio di Cartan
reale dellalgebra L 0 , che sar isomorfo a R2 , e poniamo il sottospazio u(1) sullasse delle ordinate; in
questo modo, la carica u(1) di un vettore dello spazio un multiplo della sua ordinata.
Tracciati i tre pesi:
1 1 1
1 = 3, 1 2 = 3, 1 3 = (0, 2)
6 6 6
possiamo assegnare arbitrariamente una carica a uno di essi (ci equivale a fissare una scala delle ordinate);
ad esempio, scegliamo di assegnare una carica pari a 1 al peso 3 ; allora i pesi 1 e 2 avranno entrambi
carica 1/2; poich 3 evidentemente il generatore di u(1), mentre gli altri due pesi generano H 0 ,
possiamo scrivere la completa branching rule:
3 2( 1 ) + 1(1) .
2
Allo stesso modo, si verifica che per la rappresentazione aggiunta di su(3) vale
8 3(0) + 2( 3 ) + 2( 3 ) + 1(0) .
2 2
Si ponga attenzione al fatto che le cariche di u(1) sono state assegnate mantenendo la stessa scala di
ordinate scelta prima.
Nellesempio visto sopra, lassegnazione della carica u(1) poteva essere svolta agilmente per via grafica,
dato che il sottospazio di Cartan della sottoalgebra era isomorfo a R2 . Vogliamo ora trovare un modo pi
generale per compiere lassegnazione.
Per un generico peso = j j , la carica u(1) coincide con la sua coordinata lungo lasse u(1), cio
j j (hu(1) );
il generatore hu(1) scelto arbitrariamente.
Nel nostro esempio, abbiamo considerato il peso 3 portatore di carica 1:
1 2
3 (hu(1) ) = 1 (hu(1) ) 2 (hu(1) ) = 1;
3 3
chiamando hu(1) = h1 + 21 2 si ottiene
1 1 2 1
1 , 1 + 2 2 , 1 + 2 =1
3 2 3 2
2 1 1
= 1 = = 1 = hu(1) = 6 h1 + 12 2 .
3 4 6
La carica di 1 sar quindi
2 1 2 1 1 1 1
1 (hu(1) ) = 1 (hu(1) ) + 2 (hu(1) ) = 1 , 6 1 + 2 + 2 , 6 1 + 2 = .
3 3 3 2 3 2 2
Osservazione 2.5.29. La somma delle cariche u(1) di una rappresentazione deve essere 0, dal momento
che lo la somma dei pesi (e, in particolare, delle loro ordinate).
1
3 2( 1 ) + 1(1) : 2 + 1 1 = 0.
2 2
3 3
8 3(0) + 2( 3 ) + 2( 3 ) + 1(0) : 2 + 2 = 0.
2 2 2 2
94 Capitolo 2. Gruppi di Lie
Tabella 2.1: La classificazione delle particelle del MS in rappresentazioni del gruppo di simmetria SU(3) SU(2)
u(1).
Particelle Rappresentazioni
SU(2) u(1) SU(3)
g 1 0 8
Bosoni
W , Z0 , A (1, 3)(0) + (1, 1)(0)
l
2 1
Leptoni1 l L 1
lR 1 2
i
u
2 1/3
di L
Quark2 3
uiR 4/3
1
diR 2/3
Si pu dimostrare che, con la stessa convenzione dellesempio di cui sopra, valgono le seguenti regole
(riferite sempre a questa immersione):
24 (3, 2)( 5 ) + (3, 2)( 5 ) + (8, 1)(0) + (1, 3)(0) + (1, 1)(0) (2.5.7)
3 3
(dove abbiamo elencato le antiparticelle levogire, che appartengono allo spazio delle corrispettive rappre-
sentazioni complesse coniugate, in luogo delle particelle destrogire); queste appartengono, rispettivamente,
agli spazi di rappresentazione di
(1, 2)(1) , (3, 2)( 1 ) , (1, 1)(2) , (3, 1)( 4 ) , (3, 1)( 2 ) ;
3 3 3
paragonando questa scomposizione con la 2.5.6, e tenendo conto che 5 (3, 1)( 2 ) + (1, 2)(1) (lul-
3
timo addendo si spiega ricordando che 2 = 2), si pu notare che le particelle materiali possono essere
interamente fatte rientrare nella rappresentazione 10 + 5 del gruppo SU(5).
In modo analogo, la radiazione pu essere inserita nella rappresentazione aggiunta 24 di SU(5) (cfr. 2.5.7).
In questo caso, la branching rule della rappresentazione prevede lesistenza di due bosoni addizionali,
appartenenti a (3, 2)( 5 ) e a (3, 2)( 5 ) , la cui esistenza non mai stata rilevata. La mancata osservazione
3 3
pu essere spiegata ipotizzando per questi bosoni una massa molto elevata, al di l dellintervallo di energie
sperimentalmente accessibili dai nostri acceleratori. Purtroppo lesistenza di tali particelle implicherebbe
fenomeni mai osservati quali il decadimento del protone: i nuovi bosoni renderebbero infatti possibile, ad
esempio, il canale di decadimento (con violazione del numero barionico)
p e+ + 0 ,
mentre le osservazioni sperimentali suggeriscono fortemente la stabilit del protone, con una vita media
> 2.1 1029 yr.
La maggior parte delle teorie di grande unificazione ipotizza che questa coincidenza si possa spiegare
nellambito di una simmetria pi ampia rispetto a quella del MS e codificata dal gruppo SU(5). Il gruppo di
simmetria SU(3) SU(2) u(1) usato nel MS, che abbiamo visto essere naturalmente immerso in SU(5),
sarebbe stato privilegiato in natura a seguito di un meccanismo di rottura spontanea della simmetria
avvenuta nelle prime fasi del big bang analogamente a quanto previsto dalla teoria elettrodebole, oggi
largamente accettata, che prevede che il gruppo di simmetria u(1)em delle equazioni di Maxwell sia il
risultato di una rottura della pi generale simmetria elettrodebole SU(2)L u(1)Y .
Per avere un meccanismo di questo tipo (meccanismo di Higgs) necessario postulare lesistenza di un
nuovo campo scalare (lunico campo che possa avere un valore di aspettazione del vuoto diverso da 0
senza compromettere linvarianza di Lorentz). Il bosone associato a questo campo, chiamato bosone di
Higgs +
,
0
appartiene alla rappresentazione 2 di SU(2) e ha ipercarica 1. Il suo valore di aspettazione sullo stato di
vuoto
0
hi =
v
con v 6= 0.
Nella teoria elettrodebole si ha v 100 GeV; la simmetria del vuoto si riduce a u(1)em , in quanto
i hi =
6 0 Y hi =
6 0,
mentre
3 + Y 1 0 0
Qem hi = hi = = 0.
2 0 0 v
Per estendere questa idea allintero SU(3) SU(2) u(1), consideriamo la sua algebra associata come
immersa in unalgebra di dimensionalit maggiore:
su(3) su(2) u(1) g;
96 Capitolo 2. Gruppi di Lie
un semplice conteggio mostra che il rango di g deve essere 4. Inoltre, richiediamo che le rappresentazioni
di g non coincidando con le proprie complesse coniugate, in modo da includere nel modello la violazione
di C. Questa seconda richiesta esclude a priori (vedi teorema 2.5.14) le algebre Bl , Cl , D2l (per ogni l),
E7 , E8 , F4 e G2 .
Delle algebre complesse semisemplici rimanenti, solo A4 ha rango 4, perci su(5) la scelta pi naturale
di sovraalgebra per una GUT. Vengono anche studiate le algebre pi complesse di rango 5 (su(6), so(10)),
6 (su(7), E6 ), ecc.
C e
Consideriamo la branching rule 5 (3, 1)( 2 ) + (1, 2)(1) , legata alle particelle di e .
3 e L
Abbiamo visto come, per motivi puramente algebrici, la somma delle cariche (pesate sulla dimensione
delle rappresentazioni) debba essere nulla; questo si traduce in
3 Yd + 2 Te = 0,
In conclusione, le teorie basate su SU(5) sono in grado di spiegare in modo elegante e semplice molti
riscontri osservativi di altrimenti difficile giustificazione teorica, ma non sono esenti da problemi. Oltre
al gi citato decadimento del protone, uno dei maggiori grattacapi dato dal problema della gerarchia: il
tempo di vita del protone implica che la scala di rottura della simmetria GUT debba essere superiore a
1014 1015 GeV; risulta difficile spiegare in modo soddisfacente perch questa scala sia di tanto superiore
a quella, ad esempio, della rottura elettrodebole, per non parlare delle energie comunemente implicate in
fisica delle particelle (dellordine di qualche GeV).
2.6. Dalle algebre ai gruppi 97
Teorema 2.6.1. Sia g unalgebra di Lie reale semisemplice; esiste allora un unico gruppo di Lie connesso
G con le seguenti propriet:
b) tutti e soli i gruppi di Lie semisemplici G la cui algebra di Lie isomorfa a g si possono scrivere
nella forma
G G/K,
dove K un sottogruppo finito del centro Z(G);
Esempi
SO(3), come abbiamo gi visto, isomorfo a SU(2) {I}.Questo vuol dire che la forma reale
compatta di A1 lalgebra associata sia a SU(2) sia a SU(2) {I}.
u(1) R+ Ker , dove Ker = {e2k | k Z}; questo in realt un caso speciale (u(1) non
semplicemente connesso). In effetti, qualunque sottogruppo di Ker si scelga per quozientare R+ si
otterr sempre u(1), ricoperto pi o meno volte (vedi il paragrafo sulle rappresentazioni di u(1)).
Consideriamo un gruppo G = G K, e cerchiamo di capire quali rappresentazioni dellalgebra si possano
esponenziare a rappresentazioni del gruppo.
Partiamo da una rappresentazione dellalgebra, esponenziamola e otteniamo in questo modo una rap-
presentazione di G. Chiamiamo questa rappresentazione G . Condizione necessaria e sufficiente affinch
questa sia anche una rappresentazione di G che
G (T ) = I T K. (2.6.1)
ogni gruppo di Lie connesso G isomorfo al gruppo di ricoprimento universale G quozientato per un sottogruppo invariante
discreto K del centro di G, e questo vale in particolare per il gruppo universale lineare. In questo caso, K prende il nome di
linearizzatore, e si pu dimostrare che sempre finito.
Se il linearizzatore banale (contiene solo lidentit), il gruppo universale lineare e il gruppo di ricoprimento universale
coincidono; questo accade ad esempio quando g unalgebra reale compatta, oppure quando g non compatta ma semplice,
e la sua complessificazione g semisemplice ma non semplice (Cornwell 1984, ibid.).
98 Capitolo 2. Gruppi di Lie
Individuiamo gli elementi del centro Z(G), che sono tutti e soli quelli del tipo exp h per h HR ; essi
sono rappresentati (per definizione) da matrici che commutano con tutti gli elementi di G, e questo
implica, per il lemma di Schur, che
G (T ) = (T )I T Z(G).
Ora che abbiamo Z(G), vogliamo capire chi sia Ker G = {T G | G (T ) = I}. G anche
rappresentazione di G se
K Ker G .
Esempi
su(2).
Z (su(2)) 3 I; vediamo se esista un exp h 6= I nel centro, con h = ph; sappiamo che eh coincide con
I se
p
p = 2M, M Z = Z;
2
se p pari, viceversa, avremo eph = I. Il centro quindi
h
z }| {
4i 1
Z (su(2)) = I, eph = I, exp h = {I, e4ih1 };
p=1 1/2 2 1
|{z}
h,i
su(3).
Z (su(3)) 3 I; cerchiamo altri elementi del centro. I candidati sono elementi del tipo exp p1 h1 + p2 h2 .
Perch un elemento del genere non coincida con I, deve essere
p1 A1 11 + p2 A1 12 6 Z
e/o
p1 A1 + p2 A1
21 22
6 Z.
Ricordando che
2/3 1/3
A1 =
1/3 2/3
si verifica facilmente che le scelte (
p1 = 1
p2 = 0
e (
p1 = 0
p2 = 1
costituiscono due soluzioni indipendenti. Non esistono altre soluzioni indipendenti, perci il nucleo
di su(3) sar
Z (su(3)) = {I, eh1 , eh2 } Z3 .
Considero (n1 , n2 ); per la 2.6.2, si ha che
2 1
eh1 Ker (n1 , n2 ) se n1 + n2 Z,
3 3
1 2
eh2 Ker (n1 , n2 ) se n1 + n2 Z.
3 3
In definitiva, su(3) lalgebra associata ai due gruppi di Lie SU(3) e SU(3) Z3 , e le rappresentazioni
di su(3) che si esponenziano a dare rappresentazioni di SU(3) Z3 sono quelle che soddisfano le
condizioni di cui sopra, che si possono anche riscrivere nella forma
n1 n2
Z;
3
ossia le rappresentazioni (1, 1), (0, 3), (3, 0), . . .
Si pu mostrare in generale che il centro di SU(n) isomorfo al gruppo ciclico Zn . Ad esempio,
Z (su(4)) Z4 ; questo possiede il sottogruppo invariante
non banale Z2 , quindi su(4) lalgebra
associata ai tre distinti gruppi di Lie SU(4), SU(4) Z2 e SU(4) Z4 .
Bibliografia
G.L. Naber. Topology, Geometry, and Gauge Fields - Foundations, 2nd edition. Springer, New York,
2011.
W. Rudin. Real and Complex Analysis. McGraw and Hill, Singapore, 1987.
F.W. Warner. Foundations of Differentiable Manifolds and Lie Groups. Scott, Foresman and Company,
Glenview, IL, 1971.
Questo documento pubblicato secondo il testo della licenza libera CC BY-SA 3.0. 2012-13