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ELSA FILOSA
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Albertus, which also is th only important source that distinguishes between ba-
lagius and rubinus. The two stones which are missing (viz. ambra and alabastro)
were very seldom included in any lapidary.
SUETINUS [Succinus] lapis est crocei coloris, quem Graeci eliciam5 vocant. In-
venitur enim aliquando translucens ut vitrum. Vocabulum autem trahit a materia:
quia succo vel gumma arboris nascitur, quae pinus vocatur: vulgariter autem lubra
vocatur. Confricatus autem trahit folia, paleas, et fila, sicut magnes ferrum.6
In queste terzine, Beatrice paragona la velocit con cui la Trinit crea gli
angeli alla minima frazione di tempo che intercorre tra un raggio di luce,
che percuote un corpo trasparente, e il risplendere del medesimo raggio
nella trasparenza di quel corpo. La scelta dei corpi "translucenti" per attu-
are la similitudine cade sul vetro, sull'ambra e sul cristallo. Alla ricerca
della fonte precisa da cui Dante possa aver attinto le informazioni sulla
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Alberto Magno, Dante e le pietre preziose: una nota su ambro ed alabastro, elsa filosa
Inoltre, anche per la presenza del cristallo nel verso dantesco sopra
citato (Par. 29.25), si pu fare riferimento, oltre che ad Isidoro di Siviglia
come suggerisce Cioffari, ancora una volta al De mineralibus. Infatti, questo
trattato, nel capitolo che discute i motivi dei diversi colori nelle pietre
preziose intitolato "De his quae bene et male commixta sunt, et de causa
diversitatis colorum in lapidibus pretiosis," si sofferma anche sulla traspa-
renza, come caratteristica particolarmente spiccata nel cristallo:14
Dicamus igitur quod omnes lapides perspicui causantur ex multa materia aeris et
aquae, quae terrestri apprehendente materia est congelata et congregata: et si illa
quidem perspicuitas aeris vel aquae, tunc signum habet quod sola frigiditas excel-
lens apprehendit materiam: et haec est sicut perspicuitas cristalli et berylli et adamantis
et lapidis qui vocatur iris. Sed differenza habent in perspicuitate et natura aquea:
quoniam crystallus non solum materiam aquae habere videtur, se aqueitatem de-
clinantem in aereitatem, propter quod maxime perspicuus est, et ad claritatem
declinans.15
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Nel tentativo di individuare la fonte da cui Dante possa aver tratto delle
informazioni sull'alabastro, Cioffari, non avendo trovato alcun riferimento
utile nei lapidali medievali, indica come testo pi probabile la Naturalis
historiae libri di Plinio:16
Nicomar idem est quod alabastrum, quod quidem est de genere marmorum:
tamen quia virtus ejus est mirabilis, inter lapides pretiosos ponitur. Et expertum
est de hoc, quod frigiditate sua conservat aromatica unguenta. Et ideo pyxides de
hoc lapide fecerunt Antiqui. Conservat etiam frigiditate sua corpora mortuorum
a foetore excellenti: et ideo monumenta et mausolea antiqua de hoc lapide inven-
iuntur: est autem albus nitens. Aiunt etiam quod victoriam dat et amicitiam
conservat.22
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Alberto Magno, Dante e le pietre preziose: una nota su ambro ed alabastro, elsa filosa
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Alberto Magno, Dante e le pietre preziose: una nota su ambro ed alabastro, elsa filosa
12. Alphabetical Lapidary, xxvii, in Studer & Evans, Anglo-Norman Lapidaries (Parisi Champion,
1924), 224:
18. "Alabastrum vas unguentanum e lapide sui generis cognominatum, quam alabastnten vocant
[. . .]" (ed. Cit. XX vii 2).
19. Op. cit., vi, in Studer & Evans, 208:
20. Caii Plini Secundi, Naturalis historiae libri XXXVII, a cura di Carolus Mayhoff (Teubner,
1967-1972), XXXIII. 1.
21. De Mineralibus, II, tract. ii, cap. 12.
22. "Nicomar la stessa cosa dell'alabastro, che un tipo di marmo: tuttavia, grazie alle sue
meravigliose virt, posta tra le pietre preziose. sperimentato che grazie alla sua freddezza conserva
gli unguenti aromatici. Per questo gli Antichi fecero vasetti di questa pietra. Sempre grazie alla sua
freddezza preserva i corpi dei morti da un estremo fetore: perci si trovano antichi monumenti e
mausolei fatti con questa pietra: anche di un bianco brillante. Dicono anche che dia vittoria e
conservi l'amicizia."
23. De Mineralibus, I, tract. ii, cap. 3.
24. "Invece, tra i generi di marmo, il bianco, che e chiamato alabastro, e senza alcun dubbio
composto da materiale molto trasparente, il quale alterato ed ha duramente sopportato la parte pi
fine della terra: e cos ne deriva il pi nobile risplendente colore in esso."
25. Dartmouth Dante Project. A cura di Robert Hollander. Dartmouth College, http://dante.dart-
mouth.edu. Gi il Buti tra il 1385 e il 1395 scriveva: "L'alabastro spezie di marmo bianchissimo e
purissimo; e, posto dentro in uno vasello d'alabastro uno lume, riluce come una lanterna d'osso."
Ancora, in tempi pi recenti Natalino Sapegno scrive: "foco dietro ad alabastro: fiamma che si muova
dietro un alabastro trasparente, illuminandolo tutto e al tempo stesso vincendo con la sua luce pi
intensa quella luminosit diffusa."
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26. "Il Porena ricorda di aver visto in una chiesa di Toscana un sacrestano far scorrere, dietro ad
un paliotto d'altare di alabastro, un lume per mostrarne la trasparenza: l'effetto, dice il critico, ne
che si vede una luce pi concentrata e forte scorrere in una pi tenue luminosit diffusa e aggiunge
che Dante deve aver visto un fatto simile. Infatti a Ravenna, nel mausoleo di Galla Placidia, le
finestrelle sono chiuse da lastre di alabastro; quelle esistenti sono moderne (1908), ma non si pu
escludere che in passato tali finestre non fossero di alabastro, come ora: avremmo in tal caso quasi la
prova del fenomeno che aveva colpito il poeta." Probabilmente Dante aveva esperito la visione della
fiamma della candela, dentro una lampada fatta di alabastro, anche a Volterra, che, a pochi chilometri
da Firenze, tutt'oggi uno dei centri pi pregiati per la produzione e la lavorazione dell'alabastro.
27. Si vedano ad esempio gli studi di Valeria Bertolucci sulla perla e sullo smeraldo in Morfologia
del testo medievale (Bologna: II Mulino, 1989); solo sullo smeraldo si veda Vincenzo Cioffari, "A Note
on Dante - Smeraldo," Speculum 19 (1944), 360-63; sullo zaffiro, Caron Ann Cioffi, "'Dolce color
d'orientai zaffiro': A Gloss on Purgatorio 1.13," Modem Philology 82 (1985), 355-64; sul cristallo, H.D.
Austin, "Three Dante Notes. II. 'Crystal' in Dante Usage," Italica 13 (1936), 1-5. Sulle pietre in
generale, A. Levavasseur, "Le pierres prcieuses dans la 'Divine Comdie,' " Revue des tudes Italiennes
4 (1957), 31-100; R.M. Durling and R.L. Martinez, Time and th Crystal (Berkeley: University of
California Press, 1990); Brenda D. Schildgen, "Wonder on th Border: Precious Stones in th Com-
edy," Dante Studies 113 (1995), 131-50.
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