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Su due fonti del Tractatus di Alberto Magno 107
ben preciso della sua vita e della sua formazione, quando era lettore di teolog
nel convento domenicano di Ratisbona e non era ancora stato a Parigi, a stu-
diare teologia.
Quanto segue vuol essere appunto un modesto contributo in questa direzione.
7 Luca 1, 42.
8 Tractatus. ed. cit., n. 157, p. 66, rr. 70-77.
9 Genesi 12, 2.
10 Giobbe 1. 3.
n Tractatus, ed. cit., n. 161, p. 68, rr. 13-17.
12 P. 39. n. 95. r. 53: p. 41. n. 98. r. 1.
13 Ed. coloniense t. XXVIII.
14 De invertitone, 1. 2, c. 54, n. 163.
15 De consider atione, 1. 2, c. 12 (PL 182, 756).
16 De bono, tr. II q. II a. 1 punto (1), n. 152 e 155, ed. cit., p. 99, rr. 16-20 e p. 100,
rr. 23-31.
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108 A. Tarabochia Caavero
natura e alle propriet dell'ombra 17 e osserva, fra l'altro, come l'immagine del-
l'adombramento, riferita al velarsi della luce della divinit per l'opacit del
corpo umano, descrive, in modo simbolico, il rapporto fra la natura umana e
la natura divina in Cristo.
Per spiegare questa sua osservazione ricorda che: I filosofi distinguono
tre tipi di ombra, a forma di cilindro (cilindroide), di canestro (calatoide) e
di cono (conoide). Poich infatti l'ombra risulta dal fatto che un corpo opaco
si oppone alla luce, il corpo oscuro e la luce possono essere di quantit uguale
o ineguale; se ineguale, allora (il corpo oscuro) maggiore o minore. Se dunque
il corpo opaco e la luce sono di quantit uguale, allora l'ombra generata detta
cilindroide, perch quell'ombra si distende per linee uguali, per quanto dista
dalla luce, n diminuisce. E cilindro chiamata la figura, che cresce per linee
uguali. Se poi il corpo oscuro maggiore della luce, allora l'ombra generata si
chiama calatoide, perch in greco calato la figura che da piccola e stretta
diventa larga. Se poi il corpo oscuro pi piccolo della luce, allora l'ombra si
chiama propriamente conoide, perch allora l'ombra portata, rispetto alla luce,
si restringe sempre pi, quanto pi si allontana dalla luce 18.
Tutto ci si compiuto dunque, simbolicamente, in Cristo. In lui infatti la
divinit e l'umanit, presenti entrambe non come abiti o apparenze , n
mescolate e confuse, ma nella loro verit, si rapportano in modo da proiettare
sulla Vergine e su di noi un'ombra a seconda dei casi cilindroide, calatoide,
conoide. Cilindroide, in quanto Cristo possedette in egual misura gli attributi
della divinit e quelli dell'umanit; calatoide se consideriamo tutto quello che
Cristo soffr per noi in quanto uomo, quando, nella passione, fu manifesta solo
la debolezza della carne e la luce della divinit si ritrasse per non salvare l'uomo
con un miracolo. Se infine si considera la dignit delle due nature, allora la luce
della divinit incomparabilmente supera l'opaco dell'umanit e dalle due nature
si genera quindi l'ombra detta conoide19.
Alberto Magno attribuisce questa distinzione delle ombre a dei filosofi e,
a questo proposito, la nota a pie' pagina rimanda a un capitolo del De motu
circulan corporum caelestium di Cleomede20 e a un capitolo della Historia
naturalis di Plinio il Vecchio21.
Nel capitolo in questione22 Cleomede dimostra che le eclissi di Luna si
hanno quando questa passa nell'ombra della Terra e che solo se quest'ombra
a forma di cono, e non di cilindro o di canestro, si spiegano le differenze fra
le varie eclissi.
Per il contenuto, ed anche per i termini usati, l'opera di Cleomede poteva
senz'altro essere la fonte di Alberto Magno, ma era scritta in greco e nell'intro-
duzione lo Ziegler non parlava di traduzioni latine medioevali.
Di Cleomede si sa invero ben poco, e questo attraverso l'unica opera che
17 Non cos nella Postilla a Isaia, scritta dopo il 1250, e nel Commento al vangelo
di Luca, composto dopo il 1262. In entrambi i casi, seguendo Origene, spiega questa
espressione osservando che con il termine ombra non si intende l'oscurit, che non
pu in alcun modo derivare dalla somma luce di Dio, ma l'immagine riflessa come da
uno specchio, che Dio form in un corpo di bambino, per rendere tutta l'immagine
della sua maest divina. Cfr. Super Isaiam, VII, 14, ed. col. t. XIX, p. 110, rr. 4-10;
Super Lucam 1, 35, ed. Borgnet, t. XXII, pp. 101-102.
18 Tractatus. ed. cit.. n. 188, p. 77. rr. 16-35.
19 Tractatus. ed. cit.. nn. 189-190. t>. 77. rr. 36-92.
20 Cleomedes, De motu circulari corporum caelestium, 1. 2 c. 6, nn. 119-120.
21 Plinius. Historia naturalis . 1. 2 c. 8.
22 Ed. H. Ziegler, Leipzig 1891, p. 214, r. 27-p. 218, r. 7.
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Su due fonti del Tractatus di Alberto Magno 109
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110 A. Tarabochia Caavero
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Su due fonti del Tractatus di Alberto Magno 111
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