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SAN DOMENICO
DELLA FONDAZIONE
CASSA DI RISPARMIO
DI FANO
Le origini della raccolta darte della Fondazione sono Categoria dipinti acquisiti a titolo oneroso dalla
relativamente recenti: fu infatti nel 1969 che la Cas- Fondazione nel periodo 1996 - 2006:
sa di Risparmio di Fano, di cui la Fondazione la - Sebastiano Ceccarini, Madonna in Gloria col
diretta e legittima erede, pot acquisire la propriet Bambino, San Giuseppe e Angeli;
dello splendido Sposalizio della Vergine del Guercino - Sebastiano Ceccarini, Estasi di San Filippo Neri;
gi appartenuto alla famiglia Mariotti che lo aveva - Simone De Magistris, Deposizione;
commissionato al celebre pittore emiliano nel 1649 - Giovanni Francesco Guerrieri, Il miracolo dei
collocandolo nellaltare di famiglia allinterno della pani e dei pesci;
Basilica di San Paterniano. Con questa acquisizione - Giovanni Francesco Guerrieri, Santa Maria
fu inaugurata la c. d. quadreria che si arricchita Maddalena penitente;
nel tempo di altre importanti opere quali la Madon- - Giovanni Francesco Guerrieri, La visione di San
na col Bambino attribuita a Giovanni Santi padre Carlo Borromeo;
di Raaello, la Madonna della Rosa e la suggestiva - Giovanni Francesco Guerrieri, Madonna col
tela ragurante Agar e Ismaele di Simone Cantarini. Bambino e i Santi Francesco, Pietro e Giacomo;
Ma la svolta decisiva si ebbe nel 1999 con lacqui- - Ignoto di scuola marchigiana, Il sogno di San
sto della Maddalena penitente e della Visione di San Giuseppe;
Carlo Borromeo di Giovanni Francesco Guerrieri, - Gaetano Lapis, San Giovanni da Capistrano;
del quale peraltro recenti sono gli acquisti della Cleo- - Francesco Mancini, Sacra Famiglia;
patra, del Miracolo dei pani e dei pesci e nellultimo - Pompeo Morganti, Madonna con Bimbo in
anno della bellissima pala Madonna col Bambino e trono fra San Sebastiano e San Rocco;
i Santi Francesco, Pietro e Giacomo proveniente da - Giovanni Giacomo Pandol, Annunciazione.
Arcevia. A parte la raccolta di tele a sfondo religioso
che vanno ad arricchire la Pinacoteca San Domeni- Categoria dipinti acquisiti il 17.7.2006, con-
co, la Fondazione possiede la pi importante rac- testualmente allatto di acquisto della Chiesa,
colta al mondo delle nature morte (13) del fanese dallIstituto Diocesano per il Sostentamento del
Carlo Magini, oltre ad una collezione di quadri di Clero:
arte contemporanea dedicata agli artisti locali del - Federico Barocci (copia da), Annunciazione;
900 e di monete antiche, provenienti dalla Zecca - Ignoto sec. XVI, Cena di Betania;
di Fano, raccolte in teche funzionali e moderne per - Gianandrea Lazzarini, San Vincenzo Ferreri
essere ammirate dai visitatori. Di seguito vengono restituisce la vista a un cieco;
riportati i dipinti pervenuti alla Fondazione a vario - Gianandrea Lazzarini, Vergine con Bambino,
titolo, raggruppati per categoria di provenienza. Santi e Sante domenicani;
- Jacopo Negretti detto Palma il Giovane, San
Categoria dipinti provenienti dalla Carifano spa, Tommaso dAquino adora il Crocisso;
in forza di atto 1 luglio 1992: - Felice Torelli, Madonna del Rosario e Pio V;
- Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, - Federico Zuccari, Nascita di San Giovanni Battista.
Sposalizio della Vergine;
- Simone Cantarini, Madonna con il Bambino e i In occasione dellacquisto da parte della Fonda-
Santi Tommaso e Girolamo; zione della Chiesa di San Domenico, sono state
- Simone Cantarini, Agar e Ismaele; restituite a questultima due coppie di angeli do-
- Simone Cantarini, Madonna della rosa; rati realizzati per i due altari centrali di ranata
- Sebastiano Ceccarini, Madonna del Rosario; fattura, di epoca tardo barocca.
- Lorenzo Garbieri, San Gerolamo e lAngelo;
- Ignoto di scuola romana, Madonna con il Mario L. Severini
Bambino sulle nubi.
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Pompeo Morganti
(Fano, inizi sec. XVI - 1562/64)
Figlio del pittore fanese Bartolomeo, si forma con la semplice annotazione obiit accanto al
nella bottega del padre col quale collabora no nome e senza precisazione di data, nella lista dei
alla sua morte avvenuta fra il 1536 e il 1538. Il confrati che dal 1557 al 1564 gurano nel Libro
primo documento che lo riguarda un atto del della Congregazione di San Michele, nella cui
6 agosto 1527 nel quale Pompeo, testimone ad chiesa un trentennio prima, con la grande tavola
un battesimo, detto pictore. Se ne ricava che eseguita e rmata insieme al padre (Resurrezione
nel 1527 Pompeo gi maggiorenne, in grado di Lazzaro e San Michele che caccia Lucifero), era
di accettare commesse e garantire in proprio. La iniziata la sua fortuna di pittore.
sua data di nascita dovrebbe quindi collocarsi nei
primi anni del Cinquecento. Le sue prime ope-
Particolare della gura di
re sono da riconoscere nella tavola ragurante San Rocco
la Vergine col Bambino, S. Sebastiano, S. Rocco,
angeli e committente (Fano, Fondazione Cassa di
Risparmio) e nella tela ragurante la Madon-
na del Carmine (Fano, chiesa del Carmine). Nel
1532, insieme al padre, denisce con la Congre-
gazione di S. Michele il contratto per la grande
pala daltare dellomonima chiesa. E un contrat-
to importante, per prestigio e per compenso. Nel
32 cade probabilmente anche il matrimonio del
pittore, visto che nellaprile del 33 viene bat-
tezzato il suo primo glio, Francesco. Pompeo,
grazie al suo stile accattivante e composto, mor-
bido nelle linee e nei panneggi, atto a suscitare
aato devozionale e sentimenti di preghiera, ha
ormai consolidato la sua notoriet e numerose
piovono le commesse. Le sue opere pi prege-
voli sono ad Orciano (PS) (Sposalizio mistico di
Santa Caterina), a Corridonia (MC) (Cristo in
gloria, Vergine e Santi), a Filottrano (AN) (Resur-
rezione di Lazzaro), a Pesaro (Madonna con Bam-
bino), a Montegridolfo (RN) (Apparizione della
Vergine), a Pergola (PS), Candelara (PS), Sirolo
(AN). Numerosi anche gli impegni sottoscritti
ed eseguiti nella sua citt, per la Cappella del
Vescovado, per il conte Martinozzi, per la chiesa
di Santa Maria del Ponte Metauro, la Scuola di
San Michele, la Cattedrale, la Corte dei Priori,
opere di cui non resta per traccia se non nei
documenti darchivio. Nel 1562 Pompeo abita
a Pesaro, dove si temporaneamente trasferito
per lesecuzione probabile di qualche lavoro. E
lultimo documento che lo indica ancora in vita.
La sua morte sar di l a poco registrata a Fano,
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LA CHIESA DI SAN DOMENICO A FANO
Madonna col Bambino, San Sebastiano, San esistente, cera un dipinto su tavola oggi perduto,
Rocco, angeli e committente eseguito nel 1528 da Bartholomaeus (fan)ensis,
(tempera su tavola, cm 203,5x163,5) non altri che il fanese Bartolomeo Morganti, pa-
dre di Pompeo.
Acquistata sul mercato antiquario di Parma da La presente tavola, che pure vede la Vergine se-
un amatore di cose urbinati convinto di ravvisare duta sopra un piedistallo e aancata dai Santi
nellopera assonanze con la pittura di Timoteo Sebastiano e Rocco, risponde alla stessa icono-
Viti (Urbino, 1465 1523), la tavola, che reca graa. Sul piedistallo per non c pi il carti-
sul retro una iscrizione apocrifa settecentesca glio (bullettino) con iscrizione e data, ma solo
mirante ad assegnare il dipinto allurbinate Al- uniscrizione direttamente posta sulla faccia del
fonso Patanazzi (DI ONSO PAT AZZI basamento, uniscrizione che, per la frammenta-
DA URBINO), stata subito riconosciuta da riet del recupero, non mostra alcuna data, anche
chi scrive come una delle prime prove del pit- se quella del 1528, come si vedr, le si attagli per-
tore fanese Pompeo Morganti (Fano, XVI sec.; fettamente. Pompeo Morganti infatti, formatosi
notizie dal 1527 al 1562/64), attribuzione poi nella bottega del padre e suo collaboratore, nel
confermata dal restauro che ha fatto riemergere, 1527 documentato come pictore (G. Boia-
nella fronte del piedistallo, le iniziali del nome ni Tombari, 1994, p. 173); egli dunque mag-
POMP(eius). giorenne - era nato verosimilmente agli inizi del
Cinquecento - e in grado di accettare commesse
Particolare della fronte del
piedistallo con le iniziali e garantire in proprio, e lavora a strettissimo con-
del nome tatto col padre, sicuramente nella stessa bottega.
Lopera di certo una delle primissime prove del
giovane Pompeo, ancora maldestro e ricco din-
certezze. In essa per gi convergono tanti temi
che saranno oggetto di rivisitazione nel corso di
tutta la vita del pittore. Nel suo iter non verranno
mai meno anatomie incerte e traballanti, indul-
genze a vezzosit un po androgine, sionomie
di angeli, santi e madonne volutamente grazio-
se, n verranno meno i basamenti in tralice su
cui far sedere le vergini con bambini in braccio;
ma proprio questo suo riproporre tracciati gi
percorsi consente di valutarne meglio il cammi-
no, di recepire il suo denirsi allinterno di un
clima culturale, quello fanese primocinquecen-
tesco appunto, che aveva ancora davanti agli
occhi Perugino, Giovanni Santi e Raaello, gli
Il Becci (1783, p. 14), scrivendo della chiesa pesa- intarsiatori senesi Barili e lo scultore Bernardino
rese di San Rocco, riferisce che Laltar maggiore di Pietro da Carona, e che al supremo ordine di
ha un bellissimo quadro in tavola. Nel piedistallo quello straordinario classico mondo si aggrappa-
ove sta sedente la Vergine Ss.ma in mezzo ai Santi va come a un modello insuperabile del fare arte (i
Sebastiano e Rocco, leggesi come in una specie di Presciutti), o da quello si distaccava nel tentativo
bullettino Bartholomaeus ensis, 1528. A Pesa- di una proposta pi libera e gi manieristica (i
ro dunque, nella chiesa di San Rocco non pi Morganti). La modesta tavola s un punto di
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partenza, tale per da consentirci di cogliere da stre chiese.
subito le dierenze fra lirrompere di una inne- Il momento storico in cui lopera si cala fu sicu-
gabile drammaticit nella concezione gurativa ramente provvido di commesse per le tante bot-
di Morganti padre (Bartolomeo) e la navigazione teghe di artisti del territorio. Limitandoci a Fano
in acque indubbiamente pi tranquille, al riparo possiamo osservare che mentre Bartolomeo Mor-
da turbolenze e inquietudini religiose, di Mor- ganti impegnato ad eseguire il bellissimo qua-
ganti glio (Pompeo). Di sicuro non un capola- dro in tavola per la chiesa pesarese di S. Rocco,
voro, che anzi il dipinto non va esente da certa il glio Pompeo, quasi certamente ricalcandone
goaggine propria di chi, non genio di nascita, limpianto compositivo, esegue il dipinto in ar-
ma coscienzioso artigiano della pittura, aronta gomento che, s detto, una delle sue primissi-
i primi signicativi impegni, e tuttavia una te- me opere, coeva, per datazione e stile, alla piccola
stimonianza importante per comprendere e rico- tela della Madonna del Carmine nellomonima
struire gli esordi di una personalit artistica che chiesa fanese, dipinto recentemente riconosciuto
ha avuto una sua particolare rilevanza e una sua quale opera di Pompeo Morganti, anchesso da
precisa collocazione nel panorama pittorico alto- ricondurre agli anni immediatamente anteceden-
marchigiano della prima met del Cinquecento, ti il 1530 (Ugolini, 2006, p. 23). Contempora-
tant che Ottaviano Zuccari adava proprio al neamente i Presciutti, laltra famiglia di pittori
suo stimatissimo amico Pompeo Morganti ledu- fanesi, licenziano opere di identico soggetto per
cazione del glio Taddeo (G.Vasari, 1568). alcune chiese di localit vicine alla citt (Bargni,
Non sappiamo per quale chiesa del fanese, o del Bellocchi). E va anche detto che unanaloga eufo-
pesarese, o di quale altra localit sia stata eseguita ria di commesse aveva tenuto dietro alla peste del
la tavola. Possiamo per ragionevolmente pensa- 1505, come dimostrano il frammentario aresco
re che Pompeo Morganti la dipinga intorno al- della chiesa di Santa Maria del Ponte Metauro,
lanno 1528, in contemporanea cio con quella o la tela di piccolo formato di Bartolomeo Mor-
eseguita dal padre per la chiesa pesarese. E ci, ganti, oggi nel santuario di Cartoceto, con le im-
oltre che per le ragioni gi dette, anche per lapo- magini ormai ben note e con liscrizione: VOTO
tropaica presenza dei santi Sebastiano e Rocco PUBLICAE (leggi: PUBLICE) SUSCEPTO
che, invocati com noto quali protettori da SUB ANNO MDVIIII MENSIS JUNII (per
epidemie e pestilenze, godono di particolari re- voto pubblicamente assunto nel mese di giugno
viviscenze devozionali in quei lassi di tempo resi dellanno 1509). E questo il contesto storico e
nefasti dallimperversare di tali morbi. Proprio devozionale, il reticolo fattuale entro cui la tavola
nel 1527 sera avuta lennesima ondata di peste. di Pompeo Morganti si colloca e di cui contribui-
Il senso del dipinto ben si chiarisce allora se lo si sce a denire i contorni.
colloca negli anni che immediatamente seguono (GU)
al passaggio della peste, anni che vedono una va-
sta oritura di opere che si connotano, data tal-
volta anche la presenza del committente com
nel nostro caso, quali autentici ex-voto commis-
sionati con levidente intento di esprimere rin-
graziamenti per lo scampato pericolo. Tali agelli
si rincorrevano puntuali ogni venti-trentanni, e
questo spiega labbondanza incredibile di sogget-
ti iconogracamente quasi sempre uguali lasciati Bibliograa: Vasari 1568; Becci 1783; Boiani Tombari 1994;
in ogni epoca sulle pareti e sugli altari delle no- Ugolini 2006.
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Simone De Magistris
(Caldarola 1538 - dopo il 1611)
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Ignoto zuccaresco
(seconda met sec. XVI)
Nativit del Battista nella tavoletta che tiene in mano, il nome Gio-
(olio su tela, cm 341,5x221) vanni da dare al bambino (Lc. 1, 566), nome
estraneo alla tradizione di famiglia, e dunque
La grande tela centinata, ricca di gure, , per la inusuale e sorprendente. La gioia del momento
sua struttura narrativa e compositiva, opera di pare recepita anche dal cane, membro lui pure
notevole complessit. della famiglia. A destra invece situata una
Il registro inferiore mostra il primo bagnetto fat- grande apertura (nestra o porta?), al di l della
to al neonato Giovannino, glio di Zaccaria e di quale una donna, con in mano un canestro, si
Elisabetta, precursore e cugino di Ges. Cinque muove allinterno di una architettura conclusa
donne (levatrici, parenti, vicine di casa, ancelle) sul fondo da una porta sovrastata da un oculo di
sono visibilmente indaarate nelle varie opera- bramantesca memoria e lontani, sullo sfondo, i
zioni, mentre dalla sinistra una canefora reca torricini del noto palazzo urbinate.
proteici doni alla famiglia. Accudiscono diret- Bench citato da quasi tutte le guide fanesi, del
tamente il bambino lancella che gli sta imme- dipinto non si conoscono n il committente, n
diatamente dietro e lo lava, e lanziana gibbosa lautore, n lanno di esecuzione. Il pi antico
donna (levatrice?) che lo sta togliendo dallac- e prezioso riferimento sullopera sono ancora le
qua per darlo alla giovane seduta sulla destra, parole di Stefano Tomani Amiani il quale, in-
gi pronta ad asciugarlo. In basso, agli angoli torno alla met dellOttocento, scriveva (1981,
estremi della tela, ormai fuori campo e a mezza p. 93): Sovra la cantoria al destro lato appeso
gura, i santi Domenico e Francesco, ricono- al muro un altro quadro di grande dimensione,
scibili luno dal giglio, dal rosario e dalla rossa ove con composizione complicatissima rappre-
ammella sul capo, laltro dalle stimmate delle sentata la nascita di S. Giovanni Battista. Pur
mani. Sono i fondatori dei due massimi ordini di questo dipinto signora lautore; ma per nei
mendicanti, sempre appaiati, in omaggio a quel partiti, nei gruppi, nel colorito rammenta assais-
reciproco rispetto con cui Dante li ha cantati nel simo lo stile di Federico Zuccari.
suo poema. Quella sopra la cantoria non era di certo la collo-
Nella parte pi alta, in una gloria di luci, angeli cazione originaria della grande tela. Essa doveva
e nubi, fanno la loro apparizione lEterno Padre stare sicuramente sopra uno degli altari: quale?
benedicente e lo Spirito Santo nelle sembianze Provvidenziali i recenti lavori per la sistemazione
della simbolica colomba. della chiesa, grazie ai quali tornato alla luce,
Nella zona centrale della tela, in secondo piano, nella conca di parete sopra il primo altare a de-
ragurato, come su un palcoscenico, ci che stra, un aresco tardogotico ragurante le Storie
sta avvenendo in unaltra parte della casa. A sini- di San Giovanni Battista. Su questo altare sta-
stra, dietro una tavola imbandita con solo pane va la nostra tela, e non dicile capirne il per-
e vino, sta la neomamma Elisabetta, distesa a let- ch. Dedicato da subito al Battista laltare viene
to e servita da unancella che, come duso, reca ornato con lo stupendo aresco che racconta,
alla puerpera, in una scodella (desco da parto) nella sequenza delle varie scene, i fatti salienti
protetta da coperchio, il primo brodino dopo il della vita di S. Giovanni. Verso la ne del 500
lieto evento; vicino ad Elisabetta c suo marito si procede ad una sua prima ristrutturazione, si
Zaccaria il quale, diventato muto nel tempio per nascondono i vecchi areschi, ormai antiquati
aver dubitato delle parole dellarcangelo Gabrie- e forsanche sporchi e poco leggibili, ricopren-
le che annunciavano a lui, vecchio, la nascita di doli con una grande tela centinata di analogo
un glio dallanziana moglie Elisabetta, sterile, soggetto, la Nativit di San Giovanni Battista
riacquister la parola solo dopo aver indicato, appunto, le cui dimensioni sono perfettamente
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LA CHIESA DI SAN DOMENICO A FANO
sovrapponibili allincavo contenente gli are- di forma rettangolare come richiesto dal nuovo
schi. In epoca neoclassica ha luogo unulteriore dossale daltare, ragurante San Vincenzo Ferrer
trasformazione, quella davvero imponente che che risana un cieco. Ed sopra la cantoria che la
vede la chiesa completamente ristrutturata nella vede appunto Stefano Tomani Amiani.
ridistribuzione degli altari, nelle pareti, nella ri- Quanto al fatto di rammentare assaissimo lo
pavimentazione, nella sottatura, nella dotazio- stile di Federico Zuccari doveroso prendere
ne delle grandi colonne laterali, quella che vede atto che lopera, databile allultimo quarto del
ormai la chiesa farsi apoteosi dellordine dome- XVI secolo, si cala in quel particolare momento
nicano e dedicare i suoi altari alle pi splendide della cultura gurativa alto-marchigiana denito
gure dellordine medesimo. E adesso che la tela da Luciano Arcangeli manierismo metaurense
con la Nativit del Battista, non pi in linea col ed senzaltro da ricondurre ad un pittore che
nuovo programma iconograco della chiesa, vie- individua nellattivit, soprattutto romana, di
ne rimossa e collocata sopra la cantoria: bisogna Federico Zuccari, di Perin del Vaga e delle loro
infatti far posto a quella altrettanto grande, ma botteghe i suoi modelli di riferimento. Un pit-
Particolare del registro
inferiore ragurante il ba-
gnetto di San Giovannino
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tore la cui mano sicuramente riconoscibile, a della donna sso davanti a s dice infatti che un
Fano, anche nei frammentari areschi recente- improvviso pensiero attraversa la sua mente, una
mente recuperati a Palazzo de Petrucci ed il cui domanda, subito esplicitata dalla sua deformit
nome altamente probabile risponda a quel- sica (gobba), che segnala linterrogarsi di chi,
lo del durantino Luzio Dolci (Casteldurante, posto davanti a fatti inspiegabili, non sa deci-
1500/10 ca. - 1591), viste le non poche anit frarne il mistero, il disegno divino che in essi si
che corrono fra questa tela e quella della Nativit nasconde. Il quesito della donna ci viene dalla
della Vergine (1579) nella chiesa di Santa Chiara narrazione evangelica: che cosa diventer mai
a Cagli, da lui rmata e datata. Un pittore stima- questo bambino per il quale accadono cose
to e imitato, come dimostrano le citazioni che tanto inspiegabili? Nei dizionari iconograci
nel Seicento da questopera ancora si traggono leggiamo infatti che ogni deformit segno di
- si veda unaltra Nativit della Vergine, quella mistero, maleco o beneco, e che lanoma-
della chiesa di Santa Maria dAntico in Valma- lia esige, per essere capita, un superamento delle
recchia -. Un pittore informato e attento ai con- abituali norme di giudizio e pu quindi intro-
tenuti della narrazione evangelica, in possesso durre a una conoscenza pi profonda dei misteri
dei mezzi atti ad esprimerne gli interrogativi e e della vita.
le celate verit che ogni cristiano deve saper leg-
gere e scoprire. Nulla infatti parrebbe segnala- (GU)
re fra le donne in primo piano la presenza della
Vergine Maria, neanche unaureola, che invece
ruota attorno alle teste di S. Domenico e di S.
Francesco. Eppure la Vergine c e deve essere
riconosciuta, come suggerisce la Legenda aurea,
nella giovane donna in veste rossa e manto blu
umilmente seduta a terra, pronta ad adempiere,
come sempre, al suo ruolo (nel caso specico:
accogliere il bambino e asciugarlo). Solo dopo
questo avvenuto riconoscimento si chiarisce il
senso da dare allinterscambio di sguardi, cos
presaghi di doloroso futuro, con cui saldamente
si legano linfante Giovannino e la giovane don-
na, la Madre del suo Signore; solo dopo questo
avvenuto riconoscimento ci si rende conto per-
ch soltanto a lei, a quella giovane donna, sia
riservato il privilegio di avere, come assistente,
un angelo. Cos per la gibbosa gura di anzia-
na, la cui gobba nullaltro parrebbe essere se non
casuale accidente di natura, segno invece, nella
verit del simbolo, dellinquietudine che assale
lessere umano allorch viene a trovarsi in pre-
senza di eventi anomali che lo sovrastano e di
cui non sa cogliere i nessi (stranezza del nome
dato al bambino, parto di una sterile in tarda Bibliograa: Tomani Amiani 1981; Cucco 1994; Pitture 1995;
et, voce riacquistata da un muto). Lo sguardo Asioli 1910; Vecchione Mascarin 2005.
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Ignoto scuola veneta
(seconda met sec. XVI)
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Jacopo Negretti
detto Palma il Giovane
(Venezia 1544 - Venezia 1628)
A giudizio di Edgardo Mottini: Ben pochi fra i San Tommaso dAquino che adora il Crocisso
numerosi discepoli del Tintoretto eccelsero. Sul- (olio su tela, cm 275,5 x 192,5)
le sue orme non si creava che della vuota retorica
e della virtuosit tormentata. Si gi in pieno Firmato in basso a destra: IACOBUS PALMA
Seicento con larte enfatica di Jacopo Negretti, VENETUS / F., il dipinto ragura lepisodio
detto Palma il Giovane (1544-1628), pronipote della vita del Santo in cui Cristo gli appare di-
di Palma il Vecchio. cendo Bene scripsisti de me Thomas.
Un giudizio, invero, alquanto ingeneroso e sbri- Collocato in San Domenico nel 1591, vi rima-
gativo, formulato quando ancora dellartista ve- sto custodito no agli anni del secondo conitto
neziano nessuno si era seriamente occupato come mondiale. Trasferito successivamente presso la
fece poi Pietro Zampetti denendolo: Grande Pinacoteca Civica, stato oggi ricollocato allin-
continuatore della tradizione pittorica lagunare terno della chiesa, sullaltare dove era stato collo-
cinquecentesca, che con lui si concluse, scaval- cato dopo il rifacimento interno settecentesco.
cando il secolo. Lo stesso non manc inoltre di Ricordata dal Serra e dal Venturi, la tela stata
giustamente evidenziare che: Questo artista era pi volte oggetto delle riessini di Pietro Zam-
il vessillifero della pittura veneziana, anche quale petti che delineano un Palma qui dimentico dei
allievo e continuatore di Tiziano. precedenti tizianeschi e tintoretteschi, rivolto
E certamente tramite Tiziano il giovane Palma invece a modelli provenienti dalla pittura di
entr nelle grazie di Guidubaldo II della Rovere Federico Barocci e che deniscono un mondo
che, dopo il trasferimento da Urbino a Pesaro espressivo, privo di magniloquenza e una iden-
della capitale del ducato, lo protesse e mand tit cromatica extra veneziana.
a Roma, adandolo alla protezione del proprio Lo stesso studioso ebbe inoltre ad intuire la cro-
rappresentante diplomatico. nologia dellopera, datandola allultimo decen-
Tornato a Venezia, noto che lartista non ces- no del secolo XVI, salvo spostarla poi ai primi
s di ricorrere ai della Rovere, legandosi sempre anni del Seicento nel suo cotributo pi recente,
pi strettamente a Francesco Maria II che ad sulla scorta delle indicazioni che provenivano
proprio a lui lincarico di dipinere una pala dal- dalla monograa sullartista curata dalla Mason
tare per la piccola chiesa votiva di SantUbaldo Rinaldi.
in Pesaro. Ad entrambi gli studiosi era sfuggito quanto gi
Continuando la tradizione tizianesca, provato reso noto dalla Boiani Tombari nel testo di un
che il Palma invi diverse sue opere nelle Mar- suo studio relativo alla storia della chiesa di San
che: ad Urbino (LIperatore Eraclio che porta la Domenico in Fano: merito di Nicola Evan-
Croce), a Pesaro (Annunciazione e S.Orsola), a gelisti se questa cappella si orn del quadro r-
Pergola (Vergine con il Bambino e i Santi Andrea e mato Jacopo Palma (il Giovane) rappresentante
Ubaldo), a Fano (S.Tommaso dAquino che adora S.Tommaso dAquino.
il Crocisso), a Senigallia (Madonna col Bambino Costui, con diposizione testamentaria del 12
e Santi e Lot e le glie) e anche pi a sud, a Re- giugno 1590, ebbe infatti a stabilire che i suoi
canati (Resurrezione), a SantElpidio a Mare (As- eredi: Accipere debeant operam Divi Thome de
sunta e Santi) e a Potenza Picena dove nel 1599 Aquino iam compitam in civitate Venetis iuxta
lasci uno dei suoi capolavori (Crocissione). ordinem illustrissimi domini Guidobaldi a mon-
te et illam ponere debeant in altare S.Thome
eiustem domini testatoris existente in ecclesia
S.Dominici de Fano. Ci che regolarmente av-
venne in data 19 gennaio 1591.
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LA CHIESA DI SAN DOMENICO A FANO
(FB)
234
Particolare del gruppo
di angioletti che sovrasta
il capo di San Tommaso
dAquino
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Ignoto baroccesco
(ne sec. XVI - primi decenni sec. XVII)
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Giovanni Giacomo Pandol
(Pesaro 1567 - Pesaro post 1636)
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Lorenzo Garbieri
(Bologna 1580 - Bologna 1654)
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Giovanni Francesco Guerrieri
(Fossombrone 1589 - Pesaro 1657)
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Giovanni Francesco Guerrieri
(Fossombrone 1589 - Pesaro 1657)
Madonna col Bambino e i Santi Francesco, ghi impianti compositivi - seppur di piani pi
Pietro e Giacomo liberamente espansi o franti -, le attitudini delle
(olio su tela, cm 325 x 200) gure e gli ampi panneggi contrastati da eetti
di piena luce, di riverbero o di controluce del
Il dipinto, acquistato e fatto restaurare dalla Fon- Lanfranco.
dazione Cassa di Risparmio di Fano nel 2006, fu Pi avanti: Suggestivo nellasciutta individua-
originariamente dipinto dal Guerrieri per lalta- zione il paesaggio, segnato al centro dalla folta
re maggiore della chiesa dei Santi Pietro e Giaco- chioma della quercia; la suggestione dei bruni e
mo di Rocca Contrada (oggi Arcevia) intorno al soprattutto dei verdi, cupi o vellutati, coagula lo
1625; data in cui i frati Cappuccini portarono a sguardo dalla veste di San Pietro, al fondo natu-
termine la costruzione del loro tempio. rale delle foglie no alla sommit nella morbida
A seguito delle soppressioni postunitarie, nel eleganza della tunica dellangelo di destra.
1880 i Cappuccini dovettero lasciare il conven- Senza procedere oltre, pare suciente concludere
to, mentre la chiesa n sconsacrata e ridotta ad con laermazione che nel dipinto in questione:
usi civili. Fu allora che il nobile Anselmo Ansel- non si potr non vedere una delle pi felici e or-
mi, noto storico e conoscitore darte, provvide ganicamente risolte composizioni di tema sacro
a preservare il dipinto da una sicura dispersione del Guerrieri, secondo un registro espressivo che
(o da una probabile distruzione), assicurandolo avrebbe di l a poco aascinato un altro marchi-
alla ricca raccolta del proprio palazzo di famiglia giano, Simone Cantarini, pervicacemente teso a
dove lopera rimasta poi custodita no al re- conciliare retaggio di natura, franca e risoluta,
cente acquisto da parte della Fondazione. con la coltivata idea di bellezza reniana.
Come ha scritto Marina Cellini: La tela si rivela
esemplare di un accostamento al tema sacro che, (FB)
nel proporre una dignit oratoria e un pathos
trattenuto, pare appellarsi ad altri modelli cin-
quecenteschi lombardi tra Moretto e Savoldo,
ai quali, con antico retaggio e avita memoria, si
aggiungono poi i fondamenti romani della sua
[del Guerrieri] educazione di caravaggesco rifor-
mato: il Gentileschi, il Turchi e in questo caso
probabilmente il primo Guido romano ma so-
prattutto il Lanfranchi.
La stessa, dopo aver ricordato la spiccata tenden-
za al verticalismo delle gure dipinte dallartista
forsempronese non sempre bilanciate con una
gestualit pi orizzontalmente distesa, conclu-
de: Qui invece un altro comporre. I due Santi
in primo piano raggiungono non solo il livello
di sica consistenza ma di pregnante ingombro
- ecacemente ribadito dal protendersi in fuo-
ri del ginocchio di San Giacomo -, accampano
aggetti di persuasiva e classica oratoria, forman-
do plastici chiasmi di gesti; questa cadenza Bibliograa: Anselmi 1888, p. 43; Vernarecci 1892, p. 95; Santi-
superbamente restituita avendo alla mente i lar- ni 1984, p. 218; Cellini in Emiliani 1997, pp. 98-99.
245
LA CHIESA DI SAN DOMENICO A FANO
246
Particolare della Madonna
con il Bambino su un trono
di nuvole
247
Giovanni Francesco Guerrieri
(Fossombrone 1589 - Pesaro 1657)
249
Giovanni Francesco Guerrieri
(Fossombrone 1589 - Pesaro 1657)
(FB)
251
Giovanni Francesco Barbieri
detto il Guercino
(Cento 1591- Bologna 1666)
(FB)
253
Simone Cantarini
(Pesaro 1612 - Verona 1648)
255
Simone Cantarini
(Pesaro 1612 - Verona 1648)
257
Simone Cantarini
(Pesaro 1612 - Verona 1648)
259
Ignoto scuola marchigiana
(secolo XVII)
261
Ignoto scuola romana
(secolo XVII)
263
Felice Torelli
(Verona 1667 - Bologna 1748)
265
LA CHIESA DI SAN DOMENICO A FANO
rivolge lo sguardo, mentre nel disegno lintera eventi bellici dellagosto 1944 e da allora non
gura appare pi tozza e insaccata. pi riaperta al culto, ha continuato ad occupare
Decisamente pi ani tra loro sono invece le il suo posto no allestate del 1978, allorch si
due immagini di San Pio V, sia nel caratteristico resa necessaria la sua rimozione e trasferimento
prolo evidenziato dalla lunga barba, sia nel ge- in luogo pi sicuro a seguito di un gesto vanda-
sto delle braccia allargate sotto il peso del grande lico che ha visto il dipinto gravemente sgurato
manto papale. E cos pure i due angioletti svo- e lacerato da un gruppo di ragazzi, penetrati fur-
lazzanti sul capo della Vergine in atto di reggere tivamente allinterno del tempio a far scempio di
unampia corona. quanto ancora vi era conservato.
Va inne evidenziato che la costruzione dellin- Dopo il restauro e una provvisoria esposizione
tero dipinto, pur mantenendo come nel disegno nella chiesa di Santa Maria del Suragio, la tela
la distribuzione a triangolo delle gure, appare ora stata riportata sullaltare originario; auten-
ben pi articolata. tico capolavoro, questultimo, dellarte dellinta-
Tutta la zona destra del quadro infatti soggetta glio e della doratura barocchi, da cui sono pur-
ad una palese levitazione lungo lasse trasversale troppo scomparse le dodici telette ovali dedicate
che, dalla gura di San Domenico, passa attra- ai Misteri del Rosario che aancavano sui due
verso quella della Vergine e culmina nel moto lati, entro eleganti cartigli, il dipinto torelliano.
ascensionale dellangioletto ignudo che, sulla Evidenziato tutto ci, non resta che accennare al
sinistra, pare come risucchiato da un vortice ce- problema della datazione dellopera.
leste. Tenuto conto che anche il disegno non data-
Pi statico il fronte opposto, quasi bloccato dal to, lunica data ipotizzabile da porsi dopo il
gesto del Bambino, ben diverso nella sua plastica rinnovo interno della chiesa operato dal Gaspa-
nudit da quello incerto e malfermo del disegno, roli (1703-1708) e prima della data di pubblica-
facendo da vertice destro con il capo ad un mi- zione della Storia dellAccademia Clementina
nore triangolo rovesciato, avente come vertice di Bologna dello Zanotti (1748) dove si legge:
inferiore la testa di San Pio V e, sulla sinistra, le Hanno i padri domenicani di Fano una bella
teste accostate delle due gure angeliche, spetta- tavola con san Pio V, quandebbe la visione di
trici mute dellintera scena. quella famosa battaglia navale, in cui sopra i tur-
anzi proprio la presenza di queste due gu- chi ebbero i cristiani vittoria: la storica battaglia
re, appena accennate nel disegno, a dare alla navale, quindi, di Lepanto (1571).
composizione pittorica un equilibrio diverso da (FB)
quello inizialmente previsto: un equilibrio di cui
appaiono elemento fondamentale anche i due
putti in primo piano, a destra in basso e non
presenti nel disegno, posti ai piedi di San Do-
menico, quasi a volerne favorire ed evidenziare
la spinta ascensionale.
Ben evidente questultima anche attraverso il
contrasto prodotto dal fondale di orizzonte ma-
rino che si spalanca sotto il trono di nuvole della
Vergine e costituisce il punto di fuga dellintera Bibliograa: Zanotti 1739, II, p. 84; Francolini 1883, p. 44;
parte inferiore. Asioli 1910, p. 18; Paolucci 1934, p. 501; Selvelli, 1943, p. 128;
Miller 1964; Zander 1965, pp. 587-603; Battistelli 1979, pp.
Il dipinto, nonostante la chiesa di San Dome- 89-92; Tomani Amiani 1981, Dizionario 1983, p. 116; p. 94;
nico sia rimasta seriamente danneggiata dagli Battistelli 1995, p. 21.
266
Particolare della Madonna
del Rosario con il Bambino
e San Domenico
267
Francesco Mancini
(SantAngelo in Vado 1679 - Roma 1758)
269
Sebastiano Ceccarini
(Fano 1703 - Fano 1783)
271
Sebastiano Ceccarini
(Fano 1703 - Fano 1783)
(FB)
273
Sebastiano Ceccarini
(Fano 1703 - Fano 1783)
(FB)
275
Gaetano Lapis
(Cagli 1709 - Roma 1773)
277
Giovanni Andrea Lazzarini
(Pesaro 1710 - Pesaro 1801)
279
Giovanni Andrea Lazzarini
(Pesaro 1710 - Pesaro 1801)
281