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MECCANICA QUANTISTICA
17 settembre 2009
.
PREFAZIONE
Questo testo stato scritto sulla base degli appunti raccolti a suo tempo frequentando le
lezioni di Meccanica Quantistica del Prof. Massimo Testa.
Io avevo gi superato lesame di Istituzioni di Fisica Teorica della laurea quadrien-
nale molti anni prima, non avendo per purtroppo potuto apprendere la materia a quel-
lepoca dal Prof. Massimo Testa perch egli era impegnato allora con altri corsi.
Voglio pertanto esternare il mio grande apprezzamento per il corso tenuto dal Prof.
Testa, perch solo dopo aver frequentato le sue lezioni coinvolgenti e trascinanti ho po-
tuto dire di aver compreso finalmente lo spirito di quellaffascinante costruzione teorica
che la Meccanica Quantistica.
Sebbene io mi consideri oggi nella mia vita, sotto ogni aspetto, pienamente ed estre-
mamente contento, felice, soddisfatto e realizzato, tuttavia mi capita ogni tanto di do-
mandarmi, senza che possa mai pi esservi una risposta, come sarebbe stato il perio-
do da studente universitario se, quando avevo ventanni, avessi potuto apprendere la
Meccanica Quantistica da un docente dai modi e dallo stile del Prof. Massimo Testa.
Sperando che il lavoro di raccolta degli appunti delle lezioni del Prof. Testa possa
essere di qualche giovamento per qualcuno, invito chiunque leggesse queste mie pagine
ad inviarmi un qualsiasi suo commento personale di ogni tipo, nonch a segnalarmi
qualunque errore, svista, imprecisione che venissero trovati.
Infine voglio esprimere la mia viva gratitudine ed immensa riconoscenza al Prof.
Alessandro Blasi, perch senza i suoi preziosi, inestimabili e profondi insegnamenti,
senza i suoi utili suggerimenti, i suoi indispensabili consigli, il suo fondamentale in-
coraggiamento, il suo affettuoso sostegno in ogni momento, tutto quello che ho potuto
forse realizzare non sarebbe stato mai realizzato.
Stefano Patr
Di questa dispensa esiste anche la versione come libro, edizione Nuova Cultura
(www.nuovacultura.it), Roma, stampato con tecnologia print on demand presso il Cen-
tro Stampa Nuova Cultura, piazzale Aldo Moro, 5, 00185 Roma (chioschi gialli vicino
allEconomato). Per ordini: ordini@nuovacultura.it
Il libro contiene un esercizio in pi rispetto alla presente dispensa.
.... nullum esse librum tam malum, ut non in aliqua parte prodesset
(Plinio il Vecchio, citato in una lettera da Plinio il Giovane)
.
Indice
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6 INDICE
Come afferma Thomas Kuhn a proposito delle rivoluzioni scientifiche, una rivoluzio-
ne scientifica viene sempre preceduta da un accumularsi di risultati sperimentali che
induce a dubitare della validit della teoria consolidata relativamente a quellambito
di osservazione e a costruire quindi una nuova teoria che meglio si accordi con quei
risultati.
Verso la fine del diciannovesimo secolo si erano accumulate una serie di evidenze
empiriche in virt delle quali si cominci a dubitare della validit della meccanica new-
toniana quando si cercava di studiare fenomeni che avvenivano su scala microscopica.
Limitandoci soltanto ad una breve analisi di pochi fenomeni che evidenziarono certi
limiti della fisica classica, rimandiamo a testi della letteratura pi ampi per una pi
esauriente trattazione di questi e di altri fenomeni, come ad esempio leffetto Compton e
lesperimento di Stern-Gerlach, losservazione dei quali, a cavallo fra il diciannovesimo
e il ventesimo secolo, diede luogo a quella che possiamo definire una vera e propria crisi
della fisica newtoniana.
7
8 CAPITOLO 1. DALLA FISICA CLASSICA ALLA FISICA QUANTISTICA
sima quantit di energia nellunit di tempo sotto forma di radiazione, altrimenti la sua
temperatura subirebbe variazioni.
La radiazione emessa o assorbita in queste condizioni viene denominata radiazione
termica e si definiscono potere emissivo, indicato con E, e potere assorbitivo di un
corpo le quantit di energia che nellunit di tempo e per unit di superficie tale corpo
rispettivamente emette e assorbe. Si definisce quindi corpo nero un corpo che assorbe
tutta lenergia prodotta dalla radiazione incidente su di esso.
Lespressione radiazione di corpo nero, coniata da Kirchhoff, deriva dal fatto che la
radiazione prodotta da un corpo riscaldato pu essere osservata chiudendo il corpo in
un forno e guardando quindi la luce emessa attraverso un piccolo foro appositamente
praticato nella parete del forno stesso al cui interno vi ovviamente oscurit.
Possiamo allora fare a meno del forno e utilizzare una cavit mantenuta a tempe-
ratura costante, al cui interno sia fatto il vuoto, che abbia un piccolo foro attraverso il
quale possa entrare o uscire un raggio di luce. Tale foro si comporta come un corpo nero
perch tutta la radiazione che entra dallesterno attraverso di esso viene effettivamente
assorbita dopo varie riflessioni sulle pareti allinterno della cavit.
Se la temperatura della cavit viene poi fatta variare, si osserver che la radiazione
uscente dal foro allesterno sar, al crescere della temperatura, via via pi splendente
fino a cambiare colore dal rosso scuro al giallo e infine al bianco intenso.
Ci accade perch gli elettroni del metallo delle pareti della cavit si comportano co-
me degli oscillatori i quali, appunto oscillando per effetto del riscaldamento, subiscono
una variazione dello stato di moto ed emettono in tal modo radiazione elettromagnetica.
Questa radiazione pu essere assorbita dagli stessi elettroni ed essere irradiata di
nuovo. Il processo va avanti indefinitamente bench vi sia ovviamente una perdita
di radiazione attraverso il piccolo foro che ce ne consente losservazione e la misu-
ra. Alla distribuzione dei colori corrisponde il dispiegamento delle lunghezze donda,
indipendentemente dal tipo di materiale di cui costituita la cavit.
Considerando lequilibrio termico fra oggetti di materiali differenti e utilizzando
solo le leggi della termodinamica, Kirchhoff era giunto alla conclusione che il pote-
re assorbitivo e il potere emissivo di un corpo sono uguali indipendentemente dalla
temperatura del corpo stesso e per radiazione di qualsiasi lunghezza donda.
La densit di energia e la composizione della radiazione emessa allinterno di un
corpo cavo, delimitato da pareti impenetrabili a temperatura T , dovevano essere indi-
pendenti dalla natura delle pareti stesse. In altre parole la densit di energia della
radiazione una funzione universale della frequenza e della temperatura assoluta T ;
la potenza emessa per unit di area da un corpo nero a frequenze comprese fra e d,
indicata con (, T ) d, deve fornire una potenza totale R emessa per unit di area data
da Z +
R= (, T ) d
0
Per determinare la forma della funzione , si utilizzarono esclusivamente argomen-
1.2. EFFETTO FOTOELETTRICO 9
dove a e b sono due costanti positive, ma ulteriori esperimenti evidenziarono che questa
espressione della (, T ) non vale per le basse frequenze per le quali i fisici Rayleigh e
Jeans trovarono lespressione
(, T ) = aT 2 (1.2)
Il fisico M. Planck risolse allora il problema della radiazione di corpo nero ipotiz-
zando che gli oscillatori ai quali dovuta lemissione della radiazione di frequenza ,
scambino energia con le pareti non in modo continuo, bens a pacchetti, in modo che le
energie siano dunque multiple del pacchetto (denominato quanto) h e, sulla base dei
principi di meccanica statistica, pervenne alla relazione, assolutamente non deducibile
da argomentazioni di fisica classica
8h 3
(, T ) = h
c3 e KT 1
dove h la famosa costante di Planck avente le dimensioni fisiche di unazione, c (dal
latino celeritas) la velocit della luce nel vuoto e K la costante di Boltzmann.
Si verifica facilmente che la (, T ) di Planck si riduce alla (1.1) nellapprossima-
zione di alte frequenze e si riduce alla (1.2) nellapprossimazione di basse frequenze.
gli elettroni fuoriescono con valori del modulo della velocit che vanno da zero fino ad
un valore vmax tale che lenergia cinetica corrispondente alla stessa vmax dipende linear-
mente dalla frequenza della radiazione incidente e non dipende dalla sua intensit, che
proporzionale al valor medio del modulo del quadrato del campo elettrico E; ~ il numero
di elettroni emessi per unit di tempo risulta essere, per una data frequenza della radia-
zione incidente, proporzionale allintensit della radiazione; lemissione di elettroni si
verifica immediatamente non appena la radiazione comincia ad incidere sulla superficie,
senza che trascorra nessun intervallo di tempo. Secondo la fisica classica ci si poteva
attendere che lenergia cinetica massima degli elettroni emessi sarebe aumentata con la
densit di energia (o intensit) della radiazione incidente, indipendentemente dalla fre-
quenza, ma questo non si acccorda con losservazione. Inoltre secondo la teoria classica
lenergia incidente distribuita uniformemente su tutta la superficie illuminata e poich
per estrarre un elettrone da un atomo occorre che la radiazione sia concentrata su una-
rea delle dimensioni atomiche, allora dovrebe trascorrere un intervallo di tempo prima
che la radiazione possa arrivare ad incidere sulla regione con le dimensioni opportune.
Einstein forn nel 1905 una spiegazione per questi strani aspetti delleffetto fotoelet-
trico basata sullestensione della teoria di Planck della quantizzazione della radiazione
di corpo nero. Nella teoria di Planck gli oscillatori che rappresentano la sorgente del
campo elettromagnetico possono vibrare con energie E = nh, mentre Einstein formu-
l lipotesi che il campo elettromagnetico stesso fosse quantizzato e che la radiazione
elettromagnetica fosse costituita da corpuscoli denominati quanti di luce o fotoni che
si muovono con la velocit c della luce e trasportano un quanto di energia E = h.
I fotoni sono sufficientemente localizzati, in modo tale che lintero quanto di energia
possa essere assorbito da un atomo istantaneamente e possa essere pertanto usato per
estrarre un elettrone dallatomo. A causa delle interazioni dellelettrone emesso con gli
altri atomi, occorre che la radiazione incidente abbia una certa energia minima U per
estrarre lelettrone, da cui segue che lenergia cinetica massima di un fotoelettrone
data da
2
(1/2) mvmax = h U (1.3)
F1 Q
F1
F2
F2
La meccanica quantistica che nacque per spiegare, fra gli altri, i fenomeni della
radiazione di corpo nero e delleffetto fotoelettrico, si rivelata essere la teoria che
permetteva di conciliare la natura corpuscolare delle particelle conosciute fino ad allo-
ra con il loro comportamento ondulatorio e analogamente la natura ondulatoria della
radiazione con il suo comportamento corpuscolare in quanto costituita da fotoni.
F2
F1 F1 F2
F1 F2
Fig. 1.7
Capitolo 2
Secondo Feynman, ci che diede lispirazione per lo sviluppo matematico della mec-
canica quantistica, ovvero la chiave per capire come nata la meccanica quantistica,
stato il fenomeno dellinterferenza ottica.
Per far rientrare il comportamento ondulatorio degli elettroni nel quadro delle leggi
dellottica, il fisico De Broglie associ allelettrone avente impulso p unonda elettro-
magnetica avente lunghezza donda = h/p in modo tale che la dualit onda-particella
avesse una chiara simmetria per cui le onde si comportano come particelle e le particelle
si comportano come onde aventi una ben precisa lunghezza donda.
Come abbiamo detto, la natura ondulatoria delle particelle si manifesta nel fenomeno
dellinterferenza ottica. Infatti, come dimostra il fenomeno della diffrazione di Bragg
in fasci di particelle, osservato anche nel 1927 da Davisson e Germer che utilizzarono
fasci di elettroni, se si inviano degli elettroni attraverso le due fenditure di una lastra,
non si osserva uno spettro dato dalla sovrapposizione dei due spettri ottenuti inviando
gli elettroni attraverso una sola fenditura tenendo chiusa laltra (fig. 1.6); si osserva
piuttosto una figura di interferenza analoga a quella appena illustrata relativamente alla
radiazione (fig. 1.7). Questa interferenza vale inoltre elettrone per elettrone, cio se
inviamo elettroni uno alla volta e attendiamo che ne giunga uno sulla lastra prima che
parta il successivo, dopo che siano stati inviati un certo numero di elettroni, si osserva
sempre comunque la stessa figura di interferenza di prima (fig. 1.7).
Allora occorre introdurre una probabilit che lelettrone cada in un certo punto della
lastra. Questa probabilit teorica e non pratica, come invece in teoria cinetica dei
gas e in meccanica statistica.
In teoria cinetica dei gas e in meccanica statistica la necessit di descrivere la dinami-
ca microscopica in termini probabilistici derivava dal problema pratico dovuto alla gran-
de quantit delle particelle coinvolte nei fenomeni il cui stato dinamico incontrollabile
a causa dellelevato numero dei gradi di libert del sistema.
13
14 CAPITOLO 2. FORMALISMO GENERALE NELLA NOTAZIONE DI DIRAC
Come notazione abbiamo nel caso di dimensione finita v = (v1 , v2 , ..., vn ) e nel
caso di dimensione infinita = (x). A questo punto introduciamo allora la notazione
di Dirac che consiste nellindicare i vettori di stato, indipendentemente dalla dimensione
dello spazio, con il simbolo
v = |vi e = |i
dove | i viene chiamato vettore ket o semplicemente ket.
I ket formano dunque quello che chiamiamo spazio degli stati possibili, il quale,
affinch possa valere il principio di sovrapposizione, deve quindi essere uno spazio
vettoriale dotato di prodotto scalare o, pi in generale per comprendere anche il caso di
dimensione infinita, uno spazio di Hilbert.
Formuliamo poi lipotesi che ad ogni situazione fisica concreta corrisponde un ket
dello spazio degli stati possibili e che, viceversa, ad ogni ket dello spazio degli stati
possibili corrisponde una situazione fisica concreta.
In questo spazio il ket |i un oggetto astratto che prende forma concreta solo quan-
do lo esprimiamo rispetto ad una fissata base: scrivere |i = (x) significa esprimere
il ket nella base delle funzioni di x.
Nella notazione di Dirac abbiamo poi che il vettore trasposto e complesso coniugato
del generico ket |ai il vettore denominato bra e indicato con il simbolo ha|.
Abbiamo detto che la densit di probabilit della x (in una dimensione) data dal-
lespressione |(x)|2 da cui segue che il valor medio di x, indicando dora in poi il valor
medio con il simbolo hi, dato da
Z +
hxi = x |(x)|2 dx
Allora se la (x) descrive tutto lo stato della particella, si debbono poter calco-
lare i valori medi di ogni altra osservabile fisica (oltre alla posizione), per esempio
dellimpulso px , dato da hpx i.
Per capire come si calcolano i valori medi delle osservabili, scriviamo
Z + Z +
2
hxi = x |(x)| dx = (x) x (x) dx
da cui segue che nella notazione di Dirac tale valor medio si esprime nella forma, detta
bracket
hxi = h|x|i
dove con la scrittura x|i intendiamo lazione delloperatore lineare x sul ket |i de-
finita appunto, nella base delle funzioni di x, come prodotto x(x) del valore x per la
funzione (x). In virt dellanalogia fra la meccanica quantistica e il fenomeno del-
linterferenza ottica, la funzione (x), che rappresenta lo stato della particella, viene
denominata allora funzione donda.
16 CAPITOLO 2. FORMALISMO GENERALE NELLA NOTAZIONE DI DIRAC
Allora deduciamo che per calcolare il valor medio di una generica osservabile fi-
sica in un dato stato |i, basta sostituire loperatore lineare corrispondente a quel-
losservabile al posto di x in h|x|i. Per la grandezza impulso px si ha dunque
Z +
h|px |i = (x) px (x) dx
Quello che dovremo fare sar allora trovare il modo di esprimere, rispetto ad una
fissata base, gli operatori lineari corrispondenti alle osservabili fisiche.
Poich il valor medio di una serie di misure effettuate per una certa grandezza fisica
ovviamente un numero reale, allora concludiamo che, se vogliamo che la teoria abbia
un senso, loperatore lineare corrispondente ad unosservabile fisica deve essere tale che
il suo valor medio calcolato su qualunque ket di stato sia sempre un numero reale.
Dati allora due operatori lineari A e B sullo spazio degli stati possibili, dimostriamo
che se vale (v, Aw) = (v, Bw) per ogni v, w, allora segue luguaglianza A = B.
Infatti si ha per ogni v, w e ponendo ad un certo punto v = (A B) w
|(A B) w|2 = 0 (A B) w = 0 A B = 0
Dato un operatore lineare A, si definisce operatore aggiunto o operatore hermitiano
coniugato di A loperatore lineare B per il quale si verifica luguaglianza
A = A+
Infine si ha
Nello spazio degli stati possibili h|i un prodotto scalare astratto che nella base
delle funzioni di x si esprime rispetto alle componenti dei vettori
Z +
h|i = (x) (x) dx
h1 |A|1 i = 1 h1 |1 i e h1 |A|1i = 1 h1 |1 i
h2 |A|1 i = 1 h2 |1 i
h2 |A|1 i = 2 h2 |1 i
da cui, sottraendo membro a membro, segue (1 2 )h2 |1 i = 0 e dunque lortogo-
nalit data da h2 |1 i = 0 se 1 6= 2 .
Scegliendo nellautospazio relativo ad un eventuale autovalore degenere gli autovet-
tori in modo che siano a due a due ortogonali, concludiamo che gli autovettori di un
operatore hermitiano A formano una base completa ortogonale dello spazio degli stati
possibili. Prendendo poi tutti gli autovettori con norma unitaria, otteniamo una base
completa ortonormale formata dagli autovettori normalizzati |ii delloperatore A, per
i quali vale la relazione di ortonormalit hi |j i = ij , con ij detta delta di Kronecker.
Dato allora un generico stato (ket) |i, possiamo svilupparlo come combinazione
lineare dei vettori di tale base ortonormale scrivendo
X
|i = ci |i i
i
cj = hj |i
loperatore identit I perch quando esso agisce sul ket |i lo lascia invariato. Allora
il singolo operatore Pj = |j ihj | un proiettore sulla direzione |j i perch Pj |i
un vettore avente la direzione dellautovettore |j i e inoltre si verifica immediatamente
la propriet degli operatori di proiezione
hi |A|ii = hi |i |i i = i hi |ii = i
X X
= i h|i ih|ii = i |h|ii|2
i i
Il risultato ottenuto
X
hAi := h|A|i = i |h|ii|2 (2.2)
i
2.3. MISURA DI UNOSSERVABILE 21
Nella teoria degli spazi Lp (ricordiamo che tra tutti gli spazi Lp , con p 1, sol-
tanto lo spazio L2 uno spazio di Hilbert) le funzioni sono definite uguali fra loro se
differiscono al pi in un insieme di misura nulla. Lautofunzione (x) in (2.4) allora
una funzione equivalente alla funzione identicamente nulla su tutto lasse reale perch
differisce da questa soltanto in x = , cio appunto in un insieme di misura nulla.
22 CAPITOLO 2. FORMALISMO GENERALE NELLA NOTAZIONE DI DIRAC
per ogni funzione di prova f (x) che sia continua in R e il cui modulo sia, come si dice
nel linguaggio della teoria delle distribuzioni, rapidamente decrescente allinfinito.
Nellambito della teoria delle distribuzioni, la (x) in (2.5) una soluzione di (2.3)
perch per ogni funzione di prova f (x) si ha
Z + Z +
(x ) (x) f (x) dx = (x ) (x ) f (x) dx = 0
X
= |ih|i = | i
discreto
Z
= |ih|i d = | i (2.6)
continuo
h| i = ( )
|h|i|2
|h |i|2
(AB)+ = B + A+ = BA 6= AB
cio loperatore AB, prodotto di due operatori hermitiani, non in generale un operatore
hermitiano. Dopo aver definito il commutatore di due operatori A e B come loperatore,
indicato con [A, B], dato da [A, B] = AB BA, dimostriamo il teorema che afferma
che due operatori A e B commutano (cio il loro commutatore zero) se e solo se essi
hanno gli stessi autovettori (relativi eventualmente ad autovalori diversi).
Supponiamo che A e B abbiano gli stessi autovettori (con autovalori diversi)
allora segue che moltiplicando la prima relazione per B e la seconda per A, si ottiene
dalla quale ricaviamo che il vettore B|i ancora autovettore di A con autovalore .
La relazione (2.8) compatibile con due possibilt: il vettore B|i potrebbe essere
il vettore nullo, nel qual caso diremmo che |i autovettore di A con autovalore
e autovettore di B con autovalore zero; se invece risulta B|i = 6 0 e autovalore
di A non degenere, allora segue che B|i un vettore avente la medesima direzione
dellautovettore |i di A, cio vale la relazione B|i = c |i che esprime |i come
autovettore di B con autovalore c.
Se invece lautovalore di A fosse degenere, diciamo, senza perdita di generalit,
con molteplicit algebrica 2, allora A possiede un autospazio bidimensionale, indica-
to con S2 , costituito da tutti autovettori relativi al medesimo autovalore . Abbiamo
quindi, scegliendo |i1 e |i2 come vettori di base ortonormali in questo autospazio
bidimensionale S2 ,
A (B|ii ) = (B|ii )
dalla quale non discende pi che il vettore B|ii parallelo allautovettore |ii , ma
soltanto che il vettore B|ii appartiene al sottospazio bidimensionale S2 , ovvero
X
B |ii = cji |ij (2.9)
j
Per determinare i coefficienti cji , moltiplichiamo ambo i membri della (2.9) per il
bra kh| e otteniamo
X X
k
h|B|i i
= c ji ( k
h|i j
) = cji kj = cki
j j
Abbiamo infine che i coefficienti cji sono elementi di una matrice hermitiana perch
vale la relazione
A |, i = |, i e B |, i = |, i
x |x , y , z i = x |x , y , z i, y |x , y , z i = y |x , y , z i
z |x , y , z i = z |x , y , z i
da cui si deduce che il ket |x , y , z i autostato simultaneo dei tre operatori x, y, z (senza
considerare lo spin, questi tre operatori formano un insieme completo) e rappresenta lo
stato di una particella localizzata nel punto (x , y , z ).
Quindi se abbiamo uno stato |i, possiamo svilupparlo come combinazione lineare
X
|i = cx ,y ,z |x , y , z i
x ,y ,z
o nella forma integrale perch gli operatori di posizione sono continui. Allora il quadrato
del modulo dei coefficienti, |cx ,y ,z |2 , rappresenta la densit di probabilit di avere come
risultati nella misura delle coordinate della particella i valori x , y , z .
Ricordando che la densit di probabilit che una particella si trovi nel punto (x , y , z )
per definizione il quadrato del modulo della funzione donda, concludiamo che vale
luguaglianza cx ,y ,z = (x , y , z ) da cui segue
Z
|i = (x , y , z ) |x , y , z i dx dy dz (2.11)
(x , y , z ) = hx , y , z |i
che la relazione che mostra lequivalenza fra il formalismo delle funzioni donda
(storicamente sviluppatosi per primo con Schrdinger circa negli anni 1924/1925) e
il formalismo di Dirac dei bra e dei ket (circa degli anni 1926/1927).
La relazione (2.11) rappresenta lo sviluppo del generico stato |i nella base degli
autostati delle posizioni x, y, z.
Vediamo ora come si esprime lazione di un operatore A sullo stato |i rispetto ad
una certa fissata base.
30 CAPITOLO 2. FORMALISMO GENERALE NELLA NOTAZIONE DI DIRAC
da cui segue X X
A |i = () A |i = ()|i (2.12)
La grande importanza della relazione (2.12) risiede nel fatto che essa ci dice che
quando si considera la base degli autoket |i di un operatore A, lazione di A su uno
stato |i un vettore le cui componenti sono il prodotto dellautovalore corrispondente
per la funzione donda.
Se consideriamo ora una base di vettori |ni non autostati di A, allora abbiamo la
relazione X X
hn|A|i = hn|A|mihm|i = Anm m (2.13)
m m
che ci dice che la componente del vettore A |i nella direzione |ni data da
X
(A|i)n = Anm m
m
Si riconosce subito che se i ket |ni di base fossero gli autoket |i di A, allora la
relazione (2.13) si ridurrebbe alla (2.12), perch
X X X
(A|i) = A = h|A|i = = ()
segue che il commutatore [F, G] non un operatore hermitiano, bens, come si dice, un
operatore antihermitiano.
2.5. OSSERVABILI CLASSICHE E OPERATORI QUANTISTICI 31
Dal momento, poi, che la meccanica quantistica deve tendere alla meccanica classica
nel limite di ~ tendente a zero, allora utilizziamo (per corrispondenza) come criterio per
associare un operatore alla corrispondente osservabile classica la relazione
[F, G] = i~ {F, G} (2.14)
dove il simbolo {F, G} rappresenta la parentesi di Poisson classica delle osservabili
classiche F e G e [F, G] indica il commutatore degli operatori associati alle osserva-
bili. Nella (2.14) la presenza dellunit immaginaria rende hermitiano il commutatore,
la presenza della costante di Planck ~ assicura luguaglianza dimensionale perch la
parentesi di Poisson ha le dimensioni date dal rapporto fra le dimensioni del prodotto
delle osservabili diviso le dimensioni dellazione, mentre il commutatore ha le dimen-
sioni del prodotto degli operatori. Infine si osserva immediatamente che nella (2.14) il
commutatore tende a zero per ~ tendente a zero, ovvero quando la meccanica quanti-
stica si riconduce alla meccanica classica, il commutatore, come in effetti deve essere,
tende a zero. In questo modo abbiamo che lassociazione degli operatori alle parentesi
di Poisson, come si dice con il linguaggio della teoria dei gruppi, trasferisce lalgebra
delle parentesi di Poisson ai commutatori.
Poich in meccanica analitica si ha
X qi qj qj qi
{qi , qj } = =0
k
qk pk qk pk
X pi pj pj pi
{pi , pj } = =0
k
qk pk qk pk
X qi pj pj qi
X
{qi , pj } = = ik jk = ij
k
qk pk qk pk
k
la fisica rimane invariata, ovvero il prodotto scalare di due vettori, il valor medio e lo
spettro degli operatori non cambiano e i commutatori si trasformano anchessi come gli
operatori.
Sviluppando il prodotto scalare si ha infatti
h1 |2 i = h1 |U + U|2 i = h1 |2 i
|i U |i e O UOU +
i prodotti scalari di vettori, i valori medi e lo spettro degli operatori rimangono invariati
e anche i commutatori si trasformano come operatori.
Quindi gli operatori con lalgebra richiesta sono definiti a meno di trasformazioni
unitarie.
Le regole (2.15) ci dicono anche che due coordinate diverse qi e qj possono esse-
re misurate simultaneamente, due componenti diverse pi e pj possono essere misurate
simultaneamente, la coordinata secondo un asse e la componente dimpulso secondo
un altro asse possono essere misurate simultaneamente, ma la coordinata secondo un
asse e la componente dimpulso secondo lo stesso asse non possono essere misurate
simultaneamente.
2.5. OSSERVABILI CLASSICHE E OPERATORI QUANTISTICI 33
La terza delle (2.15) permette poi anche di stabilire in generale la dimensione dello
spazio degli stati. In dimensione finita n la (2.15) non sarebbe coerente perch si ha
T r [qi , pi ] = T r (qi pi ) T r (pi qi ) = 0
mentre vale T r (I) = n.
In dimensione infinita abbiamo invece che entrambe le tracce valgono
T r [qi , pi] = T r (I) =
Quindi concludiamo che lo spazio della meccanica quantistica deve essere uno spa-
zio complesso e generalmente di dimensione infinita.
Senza considerare lo spin, gli operatori qi e qj formano un insieme completo di
operatori, cos come gli operatori pi e pj . Lelettrone che ha spin imporr che si consideri
un altro operatore che commuti con la posizione.
In rappresentazione cartesiana e nella base degli autostati della posizione si ha, come
gi visto, (x , y , z ) = hx , y , z |i e hx , y , z |x|i = x (x , y , z ) che la relazione
che esprime la componente di x|i nella direzione dellautostato |x , y , z i di x stesso
nella forma di prodotto dellautovalore per la funzione donda.
Per determinare lespressione delloperatore p nella base degli autostati della posi-
zione in dimensione 1, utilizziamo la terza delle regole di commutazione (2.15). Con-
sideriamo loperatore
d
p = i~ (2.16)
dx
e calcoliamo quindi il commutatore di x e p, pensato, al pari di ogni operatore differen-
ziale, come agente su una funzione appartenente ad un opportuno spazio di funzioni
d d(x) d
x, i~ (x) = i~ x + i~ [x(x)] = i~ (x)
dx dx dx
da cui si deduce che per ogni funzione (x) vale
d
x, i~ = i~
dx
Concludiamo allora che se utilizziamo per loperatore p lespressione (2.16), vale
dunque la regola di commutazione fra x e p espressa dalla (2.15).
La relazione (2.16) pertanto un candidato a rappresentare loperatore p nella base
degli autostati della posizione; ma se ci basiamo sulla regola (2.15), allora dovremmo
dire che anche il commutatore di x con loperatore
d
p = i~ + F (x)
dx
con F (x) reale per lhermitianit, fornisce risultato i~ perch x commuta con F (x).
34 CAPITOLO 2. FORMALISMO GENERALE NELLA NOTAZIONE DI DIRAC
d
p = i~ + F (q) ~ (q) (2.17)
dq
Quindi affinch lespressione
d
p = i~ + F (q)
dq
diventi
d
p = i~
dq
basta porre F (q) ~ (q) = 0 nella relazione (2.17) per ottenere dunque
Z
1
(q) = F (q) dq + k
~
u(q) = ei(q)
d
p = i~
dq
36 CAPITOLO 2. FORMALISMO GENERALE NELLA NOTAZIONE DI DIRAC
pj = i~
qj
pj = i~ + Fj (q) (2.18)
qj
[qi , pj ] = i~ij
Se per aggiungiamo a p una funzione F (q) avente rotore nullo, ovvero che sia il
gradiente di ununica funzione primitiva scalare G(q), allora, come mostra la (2.19),
G(q)
pi = i~ + (2.20)
qi qi
verifica la regola di commutazione [pi , pj ] = 0.
Se ora effettuiamo una trasformazione unitaria che trasforma gli operatori nel modo
qi = ei(q) qi ei(q) = qi
pi = ei(q) pi ei(q)
e sviluppiamo pi con pi dato dalla (2.20), otteniamo
i(q) G(q) i(q)
pi f (q) = e i~ + e f (q) =
qi qi
G(q) (q)
= i~ + ~ f (q)
qi qi qi
Scegliendo la funzione (q) per la trasformazione unitaria in modo che valga
G(q) (q)
~ =0
qi qi
segue che se pi dato dalla (2.20), allora pi diventa
pi = i~
qi
Quindi, se il termine G(q)/qi nella (2.20) un addendo che con unopportu-
na trasformazione unitaria pu essere annullato, allora scegliamo sin dallinizio per
loperatore impulso pi lespressione
pi = i~
qi
che in letteratura equivalente alla scrittura
p = i~
p2
H(p, q) = + V (q)
2m
dove nella base in cui q diagonale si ha
p H H p H(p, q) dV (q)
{p, H} = = =
q p q p q dq
e il commutatore quantistico
d ~2 d 2 d ~2 d 2 d
[p, H] = i~ , + V (q) = i~ , + i~ , V (q) =
dq 2m dq 2 dq 2m dq 2 dq
2.6. AUTOSTATI DELLOPERATORE IMPULSO 39
d dV (q) d dV (q)
= i~V (q) i~ + i~V (q) = i~
dq dq dq dq
da cui segue appunto luguaglianza (2.14).
Se analogamente consideriamo le osservabili q e H, allora abbiamo la parentesi di
Poisson classica
q H H q H p
{q, H} = = =
q p q p p m
e il commutatore quantistico
~2 d 2 ~2 d 2
[q, H] = q , + V (q) = q , =
2m dq 2 2m dq 2
2
~2 d d2 d ~2 d 1 d p
= q 2 q 2 2 = = i~ i~ = i~
2m dq dq dq m dq m dx m
da cui segue anche in questo caso luguaglianza (2.14).
p |p i = p |p i
hx |p|p i = hx |p |p i = p hx |p i (2.22)
Dal confronto della (2.22) con la (2.21), si ottiene lequazione secolare dellopera-
tore impulso nella base degli autostati della posizione
d
i~ hx |p i = p hx |p i
dx
la cui soluzione data dalla funzione donda
ip x
hx |p i = Ae ~ (2.23)
Con questo esponenziale, la funzione donda (2.23) presenta il problema che con
qualunque segno del coefficiente b, essa tende sempre ad infinito per x che tende a +
40 CAPITOLO 2. FORMALISMO GENERALE NELLA NOTAZIONE DI DIRAC
hx |x i = (x x )
ip x
Ora, lautofunzione dellimpulso e ~ presenta il problema che il suo modulo qua-
dro sempre 1 per ogni x , ovvero, poich il suo modulo quadro rappresenta la densit
di probabilit di avere la particella localizzata esattamente in una certa posizione x , si
ha che tale probabilit sempre 1 in tutto luniverso. Allora diciamo che, consapevoli
di questo problema, utilizziamo le autofunzioni dellimpulso solo per poter usare an-
che negli spazi di dimensione infinita il formalismo degli spazi di dimensione finita ed
evitare cos una trattazione matematica pi complicata.
Per la normalizzazione delle autofunzioni dellimpulso nel senso della di Di-
rac, dobbiamo imporre che valga hp2 |p1 i = (p1 p2 ). Utilizzando lespressione
ipx
dellautofunzione hx|pi = Ae ~ , si ricava
Z + Z +
hp2 |p1 i = dx hp2 |xihx|p1 i = dx hx|p2 ihx|p1 i =
Z + Z +
ip2 x ip1 x i(p1 p2 )x
2
= Ae ~ Ae ~ dx = |A| e ~ dx
1
A=
2~
e che lautofunzione dellimpulso nella base in cui diagonale la posizione ha allora
espressione
1 ipx
hx|pi = e~
2~
Ora, cos come |(x)|2 = |hx|i|2 la densit di probabilit che la particella sia
localizzata in x, analogamente la densit di probabilit che la particella abbia impulso
pari a p, sar data da |hp|i|2 dove
Z + Z +
1 ipx
hp|i = (p) = hp|xihx|idx = (x) e ~ dx (2.25)
2~
42 CAPITOLO 2. FORMALISMO GENERALE NELLA NOTAZIONE DI DIRAC
T (c1 |1 i + c2 |2 i) = c1 T |1 i + c2 T |2 i
Una simmetria si dice discreta se tale che o viene effettuata o non viene effettuata,
senza che vi sia la possibilit di effettuarla di pi o di meno. Ad esempio linversione
degli assi cartesiani una simmetria discreta.
Una simmetria si dice invece continua se pu essere effettuata anche in modo infi-
nitesimo, come appunto la traslazione.
Consideriamo unhamiltoniana
p21 p2
H= + 2 + V (x1 , x2 )
2m1 2m2
e loperazione di simmetria traslazione data da
p1 = p1 , p2 = p2 , x1 = x1 + a, x2 = x2 + a
p2
1 p2
2 p21 p22
H = + + V (x1 , x2 ) = + + V (x1 + a , x2 + a)
2m1 2m2 2m1 2m2
V (x1 x2 ) V (x1 x2 )
F1 = e F2 = = F1
x1 x2
44 CAPITOLO 2. FORMALISMO GENERALE NELLA NOTAZIONE DI DIRAC
e
T (a) |p1 , p2 i = ei |p1 , p2 i
dove, per quanto detto a proposito della conservazione della norma del ket impulso, tale
ket si modifica soltanto per un fattore di fase.
Poich loperatore T (a) unitario, esso si rappresenta con lespressione
T (a) I + i(A1 a1 + A2 a2 + A3 a3 )
Se applichiamo T (a) (con a scalare perch unidimensionale) alla prima delle (2.28),
otteniamo
T (a)x1 |x1 , x2 i = x1 T (a)|x1 , x2 i = x1 |x1 + a, x2 + ai
2.7. IMPULSO E TRASLAZIONI SPAZIALI 45
da cui segue
e per confronto
da cui ricaviamo linformazione per cui loperatore T (a)x1 T + (a) diagonale nella base
costituita dagli |x1 , x2 i e possiede autovalore x1 a.
Togliendo gli apici nella notazione, si ottiene
p1 T (a)|p1 , p2 i = p1 T (a)|p1 , p2 i
da cui segue
[xi , A] = i e [pj , A] = 0
46 CAPITOLO 2. FORMALISMO GENERALE NELLA NOTAZIONE DI DIRAC
da cui segue
hx| (T (a)|i) = hx a|i = (x a)
ovvero p d d
hx|ei ~ a |i = ea dx hx|i = ea dx (x) = (x a)
Non sorprendente che valga hx|T (a)|i = (x a) perch, per confronto, tale
uguaglianza coerente con lo sviluppo di Taylor
+
d
a dx
X 1 dn
e (x) = (a)n n (x) = (x a)
n=0
n! dx
V (x1 , x2 )
= [V (x1 , x2 ) (x1 , x2 )] V (x1 , x2 ) (x1 , x2 ) = (x1 , x2 )
x1 x1 x1
segue quindi
V (x1 , x2 ) V (x1 , x2 )
+ , V (x1 , x2 ) = +
x1 x2 x1 x2
Possiamo concludere allora che anche in meccanica quantistica, analogamente alla
meccanica classica, la dinamica invariante per traslazioni se il potenziale dipende solo
dalla differenza x1 x2 , cio se V (x1 , x2 ) = V (x1 x2 ), perch con tale espressione
del potenziale si ha
V (x1 , x2 ) V (x1 , x2 )
[T (a), H] = + , V (x1 , x2 ) = + =0
x1 x2 x1 x2
Quando il potenziale dipende soltanto da x1 x2 e la dinamica dunque invariante,
si ha che solo le condizioni iniziali distinguono una posizione o la sua traslata.
Sia (A)2 che (A)2 sono definiti positivi perch (riferendoci soltanto ad A) si ha
(A)2 = h|(A hAi)(A hAi)|i = |(A hAi)|i|2 0
Ora, dato il vettore [(A hAi) + i(B hBi)]|i, con parametro reale generico,
la sua norma, sempre non negativa, sar il polinomio di secondo grado nella variabile
dato da
|C|
(A)(B)
2
In particolare se A e B sono gli operatori di posizione e di impulso in dimensione 1,
allora si ha [x, p] = i~ e dunque |C| = ~, da cui segue
~
x p (2.32)
2
Per le osservabili x e p in dimensione 1 nel caso in cui si abbia hxi = hpi = 0, la
relazione (2.32) pu essere ricavata anche calcolando in L2 (R) il quadrato della norma
della funzione
d(x)
g(x) = x(x) +
dx
Il quadrato della norma L2 della funzione g(x) dato dal polinomio di secondo
grado nella variabile
Z +
2
x(x) + d(x)
dx =
dx
Z +
d (x)
d(x)
= x (x) + x(x) + dx =
dx dx
Z + Z +
2 2 2 d(x) d (x)
= x |(x)| dx + x (x) + x(x) dx+ (2.33)
dx dx
Z +
d(x) 2
+ dx dx 0
Integrando per parti il coefficiente di in (2.33) e ricordando che le (x) sono fun-
zioni donda che tedono a zero allinfinito pi velocemente di qualsiasi potenza inversa
di x, si ottiene Z +
d(x) d (x)
x (x) + x(x) dx =
dx dx
Z + Z +
d 2
= x |(x)| dx = |(x)|2 dx = 1
dx
Per capire il significato del termine noto in (2.33), calcoliamo integrando per parti
Z Z
2 2 2
+
d2 + d(x) 2
hp i = h|p |i = ~ (x) (x) dx = ~2 dx dx
dx
50 CAPITOLO 2. FORMALISMO GENERALE NELLA NOTAZIONE DI DIRAC
da cui segue
Z + d(x) 2 2
dx = hp i
dx ~2
Si riconosce infine che il coefficiente di 2 in (2.33) il valor medio hx2 i. Sosti-
tuendo questi sviluppi nella (2.33) e considerando che dalla condizione assegnata come
ipotesi hxi = hpi = 0 segue (x)2 = hx2 i e (p)2 = hp2 i, si ottiene in conclusione
Z + 2 2
x(x) + d(x) dx = (x)2 2 + (p) 0
dx ~2
Affinch tale polinomio di secondo grado sia sempre non negativo per ogni valore
della variabile , deve verificarsi la condizione che il suo discriminante non sia positivo,
ovvero
(p)2
1 4 (x)2 0
~2
da cui si ottiene di nuovo la relazione (2.32).
4 2
espresso nella base degli autostati della posizione e normalizzato, un pacchetto donda.
Per calcolare gli integrali necessari, utilizzeremo la ben nota identit dei polinomi
di secondo grado in cui consideriamo il coefficiente a reale positivo
2
2 b b2
ax + bx a x + (2.34)
2a 4a
e i risultati degli integrali gaussiani con a > 0
Z + r Z + n
r
2 2 d
eax dx = e x2n eax dx = n
a da a
52
3.1. LEQUAZIONE DI SCHRDINGER E PROPAGATORE QUANTISTICO 53
ovvero per effetto dellevoluzione temporale naturale uno stato iniziale che non sia
autostato di H non sar mai in nessun istante di tempo successivo un autostato di H.
Dimostriamo quindi che in uno stato iniziale generico |, 0i, esprimibile sempre
come combinazione lineare di autostati di H (di almeno due autostati), non tutte le
osservabili, ma soltanto le osservabili che commutano con H e dunque con loperatore
di evoluzione temporale, possiedono valor medio indipendente dal tempo.
Infatti uguagliando primo e ultimo membro nello sviluppo del valor medio
H H H H
h, t|A|, ti = h, 0|ei ~ t A ei ~ t |, 0i = h, 0|A ei ~ t ei ~ t |, 0i = h, 0|A|, 0i
segue che il valor medio e la distribuzione di probabilit di unosservabile A, calcolati
sullo stato |, ti, sono indipendenti dal tempo solo se loperatore A commuta con H, in
modo che esso dunque commuti con loperatore di evoluzione temporale.
Se H = H(t) dipende dal tempo, allora la soluzione dellequazione operatoriale di
Schrdinger introdotta precedentemente
dT
= HT
i~
dt
non pu essere scritta, in analogia con lequazione scalare, nella forma
i
Rt
H(t )dt
T = T (t0 ) e ~ t0
perch il metodo della separazione delle variabili non pi valido quando gli esponenti
in operatori esponenziali non commutano.
Se proiettiamo quindi lequazione di Schrdinger nella base degli autostati della
posizione, il primo membro dellequazione (3.4) diventa
d d
i~ hx|, ti = i~ (x, t)
dt dt
58 CAPITOLO 3. EVOLUZIONE TEMPORALE DEGLI STATI
~2 2
= (x, t) + V (x) (x, t)
2m x2
Uguagliando primo e secondo membro, otteniamo la proiezione dellequazione di
Schrdinger nella base degli autostati della posizione, che prende il nome di equazione
di Schrdinger dipendente dal tempo avente la forma
~2 2
i~ (x, t) = (x, t) + V (x)(x, t)
t 2m x2
Si riconosce immediatamente che, a parte il fattore unit immaginaria, lequazione
di Schrdinger dipendente dal tempo ha la stessa struttura dellequazione parabolica del
calore.
Poich i sistemi in cui lenergia conservata godono della propriet di essere in-
varianti per traslazioni temporali, allora, per semplicit e senza perdita di generalit,
poniamo il tempo iniziale t0 uguale a zero.
Se proiettiamo lequazione (3.6) sulla base degli autostati della posizione, otteniamo
la relazione
Z
i H t H
hx|, ti = hx|e ~ |, 0i = dy hx|ei ~ t |yihy|, 0i
Lespressione
H
K(x, y; t) := hx|ei ~ t |yi
prende il nome di propagatore o nucleo di propagazione di Feynman. Il significato
del propagatore quello per cui il quadrato del suo modulo rappresenta la probabilit
che la particella localizzata nella posizione y nellistante t = 0 sia localizzata nella
posizione x nellistante t perch il propagatore rappresenta la proiezione su hx| dello
stato T (0, t) |yi.
3.1. LEQUAZIONE DI SCHRDINGER E PROPAGATORE QUANTISTICO 59
A |, i = |, i e B |, i = |, i
con X X
(A)
P = |, ih, | e P(B) = |, ih, |
Affinch la misura della seconda osservabile B abbia senso, importante che la-
(B) (A)
zione del secondo proiettore P , compatibile appunto con P , abbia luogo prima
che levoluzione temporale naturale (indotta dallequazione di Schrdinger) possa mo-
(A)
dificare sostanzialmente il risultato P |i ottenuto con la misura dellosservabile A,
(A)
ovvero con lazione del primo proiettore P .
Se ad esempio misuriamo in una dimensione la posizione x (analogo discorso vale
anche per limpulso p), avremo che i rivelatori della posizione non daranno risultato
migliore dellappartenenza della particella ad un certo intervallino di ampiezza .
Quindi non si misurer mai la posizione esatta
Z
x = x |xihx| dx
60 CAPITOLO 3. EVOLUZIONE TEMPORALE DEGLI STATI
data da un numero reale con infinite cifre decimali periodiche o addirittura non periodi-
che, ma piuttosto si misurer loperatore discreto xdisc definito come
X Z xi + 2 X (x)
xdisc = xi |xihx| dx = xi Pi
i xi
2 i
con pari allampiezza di ciascun intervallino e xi pari al valore che li-esimo rivelatore
fornisce relativamente alli-esimo intervallino discreto.
Una misura classica quella in cui lincertezza di misura risulta maggiore dellam-
piezza degli intervallini, ovvero
p
(x)class h|(x hxi)2 |i
Se abbiamo un pacchetto donde con supporto tutto allinterno di un unico interval-
lino I, allora vale
Z xi +
2
(x)
Pi |i = |xihx|i dx = |i
xi
2
(x)
perch loperatore Pi coincide con lidentit se v certezza che la particella stia
nellintervallino I.
Quindi se gli strumenti di misura non risolvono al di sotto del valore , una misura
classica non perturba lo stato |i su cui avviene la misura stessa e si pu ripetere la
misura senza avere repliche del sistema in quanto lo stato |i, attraverso la proiezione
(x)
data da Pi |i = |i, precipita in se stesso.
Se invece una misura diventa tale che si veda dentro lintervallino di ampiezza ,
allora si comincia a rivelare lincertezza quantistica.
si ha H
H H
i t i t i ~ t
|, ti e ~ |, ti = e ~ e |, 0i = |, 0i
H H
A A(t) = ei ~
t
A ei ~
t
ovvero lo stato iniziale rimane invariato e gli operatori dipendono dal tempo.
La derivata temporale di A(t)
dA(t) i H H i H H
= ei ~ t HA ei ~ t ei ~ t AH ei ~ t =
dt ~ ~ (3.8)
i iHt H i
= e ~ [H, A] ei ~ t = [H, A(t)] = {A(t), H}
~ ~
avendo utilizzato la relazione fra parentesi di Poisson classiche e operatori quantistici
Luguaglianza fra il primo e lultimo membro nella sequenza (3.8) prende il nome
di equazione di Heisenberg e lo schema nel quale gli stati sono indipendenti dal tempo
mentre gli operatori dipendono dal tempo, viene denominato schema di Heisenberg.
Il calcolo di unevoluzione temporale secondo lequazione di Schrdinger contiene
espressioni intermedie non relativisticamente invarianti perch il tempo relativistico non
una grandezza assoluta.
Eseguendo gli stessi calcoli nello schema di Heisenberg, si ottengono sempre espres-
sioni intermedie relativisticamente invarianti e per questo motivo lo schema di Heisen-
berg indispensabile in meccanica quantistica relativistica.
Il vantaggio di usare lo schema di Heisenberg risiede nel fatto che talvolta possibile
calcolare levoluzione temporale del valor medio di un operatore anche nel caso in cui
non sia stata risolta lequazione secolare delloperatore hamiltoniano.
Consideriamo a tal proposito un sistema descritto dallhamiltoniana
p2
H= Fx
2m
della quale non possiamo risolvere lequazione secolare e supponiamo di voler calcolare
levoluzione temporale dei valori medi hx(t)i e hp(t)i su uno stato (x).
Applicando lequazione (3.8) otteniamo
dx i p dp i
= [H, x] = e = [H, p] = F
dt ~ m dt ~
da cui, considerando x e p come variabili e non come operatori, seguono per integrazio-
ne le relazioni
p0 F 2
x(H) (t) = x(t) = x0 + t+ t e p(H) (t) = p(t) = p0 + F t
m 2m
62 CAPITOLO 3. EVOLUZIONE TEMPORALE DEGLI STATI
dove con x(H) (t) e p(H) (t) si intendono gli operatori x(t) e p(t) nello schema di Heisen-
berg in cui, come detto, gli operatori dipendono dal tempo.
Considerando ora di nuovo x e p come operatori e assegnando lo stato (x) su cui
calcolare i valori medi
1 x2 /2
(x) = e
4
otteniamo
hx(t)i = h, t|x(S) |, ti = h, 0|x(H) (t)|, 0i =
D p E
0 F 2 F 2
= h, 0| x0 |, 0i + , 0 t , 0 + , 0 t , 0 = t
m 2m 2m
e
hp(t)i = h, t|p(S) |, ti = h, 0|p(H) (t)|, 0i =
= h, 0| p0 |, 0i + h, 0| F t |, 0i = F t
dove con x(S) e p(S) si intendono gli operatori x e p nello schema di Schrdinger in cui
gli operatori non dipendono dal tempo.
Nel calcolo di tali valori medi si sono utilizzati gli integrali, peraltro deducibili da
considerazioni sulla parit degli integrandi
Z +
2
h, 0| x |, 0i = x ex dx = 0
e Z +
2 /2 d x2 /2
h, 0| p |, 0i = ex e dx = 0
dx
~2 2
i~ (x, t) = (x, t) + V (x) (x, t)
t 2m
la soluzione (x, t) normalizzata come (x, 0) perch si ha |, ti = T (t0 , t) |i e
loperatore di evoluzione temporale T (t0 , t) unitario.
Vogliamo verificare che la relazione di normalizzazione
Z Z
3
(x, t) (x, t) d x = | (x, t) |2 d3 x = 1
R3 R3
vale per tutti i valori del tempo t, ovvero che non vi siano particelle evanescenti aventi
probabilit di esistenza fluttuante.
3.3. DENSIT E CORRENTE DI PROBABILIT 63
ovvero che lintegrale della densit di probabilit |(x, t)|2 , esteso a tutto lo spazio,
risulta indipendente dal tempo.
Se sviluppiamo la derivata parziale rispetto al tempo della densit di probabilit
sostituendo il secondo membro dellequazione di Schrdinger, otteniamo la relazione
||2 ( )
= = + =
t t t t
i ~2 2 i ~2 2
= +V + +V =
~ 2m ~ 2m
i~ i~
= ( 2 2 ) = ( )
2m 2m
che pu essere scritta nella forma di equazione di continuit
+J =0 (3.10)
t
ponendo = =| (x, t) |2 e definendo la corrente di probabilit J
i~
J= ( )
2m
Considerando ora un dominio R3 racchiuso dalla superficie e applican-
do il teorema della divergenza nel caso di funzioni aventi buon comportamento,
dallequazione (3.10) segue
Z Z Z
3 3
(x, t) d x = J d x= J n d (3.11)
t
Se, come per i casi fisici che esamineremo nel seguito, la corrente di probabilit
verifica la relazione
lim |x|2 J(x, t) = 0
|x|
allora, scegliendo come dominio una sfera di raggio r e passando al limite per r
tendente allinfinito, si ha che lultimo integrale della (3.11), in cui presente anche un
fattore r 2 contenuto nello jacobiano del differenziale d, risulta quindi pari a zero, in
modo tale che sia nullo dunque anche il primo membro della (3.11) e valga pertanto,
come volevamo verificare, la conservazione della probabilit espressa dallannullarsi
della sua derivata rispetto al tempo nella relazione (3.9).
64 CAPITOLO 3. EVOLUZIONE TEMPORALE DEGLI STATI
N
X
hAi = pi hi |A|i i
i=1
Se abbiamo uno stato puro, cio un solo stato |i con probabilit 1, allora la matrice
densit assume lespressione = |ih|.
P
Dopo aver definito la traccia di un operatore A come T r(A) = n hn|A|ni, dimo-
striamo che essa invariante per cambiamento di base: si ha infatti
X X X X
T r(A) = hn|A|ni = hn|A|ih|ni = h|nihn|A|i = h|A|i
n n, n,
dove gli |ni formano una base ortonormale e non servita lortonormalit dei |i i.
3.4. OPERATORE DENSIT 65
X X
= pi hi |A|nihn|ii = pi hi |A|i i = hAi (3.13)
n,i i
Dato un operatore A con autovettori { |i}, ricordiamo che il valor medio su uno
stato |i delloperatore di proiezione |ih| rappresenta la probabilit che effettuando
la misura di A su |i si ottenga come valore. Infatti con il formalismo della matrice
densit possiamo considerare uno stato puro |i e applicare la (3.13) alloperatore di
proiezione |ih|: in tal modo otteniamo
X X
T r(|ih|) = hn||ih|ni = hn|ih|ih|ni =
n n
X
= h|nihn|ih|i = h|ih|i = |h|i|2
n
Ripetendo allora una misura di A sulle repliche di uno stato puro |i, si ha che le
varie misure forniscono una miscela statistica |h|i|2 e quindi, ricordando la (3.12),
ricaviamo la matrice densit finale (cio dopo le misure) f in data dalla regola
X X X
f in = |h|i|2 |ih| = |ih|ih|ih| = P in P (3.14)
Tale valor medio dipende congiuntamente dai due tipi di incertezza che sono lin-
certezza di tipo classico data da pi e lincertezza di tipo quantistico data da |h|i i|2 : la
dispersione dovuta a pi analoga a quella classica controllabile attraverso il migliora-
mento della preparazione dei sistemi; le frequenze |h|i i|2 sono invece unincertezza
intrinseca fondamentale.
Ripetendo la misura su una miscela statistica di stati, si ottiene unaltra miscela
statistica ancora pi strana tale che la densit finale si ottiene ancora con una regola
analoga alla (3.14).
66 CAPITOLO 3. EVOLUZIONE TEMPORALE DEGLI STATI
(A)
X (A) (A)
f in = P in P
X (A) (A)
X (A) (A)
= h|P B|nihn|P |i = h|P B P |i =
n,
X (A) (A)
X (A)
= h|P P B|i = h|P B|i = h|B|i
3.5. PRODOTTO TENSORIALE DI SPAZI DI HILBERT 67
perch [A, B] = 0,
(A) (A) (A)
P P = P
(A)
perch P un proiettore e
X (A)
h|P B|i = h|B|i
P (A)
in virt dellequazione di completezza P = 1.
In tal modo possiamo allora concludere che, data luguaglianza dei valori medi mi-
surati da B sullo stato |i prima e dopo che A esegua la propria misura sempre sullo
stato |i, come se B non avesse coscienza della misura effettuata da A, ovvero co-
me se allosservatore B non fosse arrivata informazione che A abbia eseguito la propria
misura.
p2 p2
H = + V (x ) e H = + V (x )
2m 2m
avremo i commutatori
[p , p ] = [p , x ] = [p , x ] = 0 e [xi , pj ] = [xi , pj ] = i~ ij
Dato uno stato | i| i, il suo rappresentativo nella base dei prodotti tensoriali di
autostati |x1 i|x2 i diventa
dove il prodotto scalare si esegue accoppiando bra e ket corrispondenti dello stesso
spazio.
Lo stato pi generale allora
X
|i = c hx1 | ihx2 | i
,
i~ |i = H |i
t
Questa relazione ci dice che ad un certo punto nel processo di misura si deve ve-
rificare un collasso durante la sequenza: fotone che colpisce la retina, segnali che si
trasmettono al cervello, ecc. (tale sequenza pu essere resa infinitamente lunga).
Tale collasso pu essere conseguenza dellautocoscienza dellosservatore oppure
potrebbe essere spiegato con uninterpretazione (dal punto di vista logico altrettanto
valida) per cui luniverso viene descritto da una funzione donda costituita da infinite
ramificazioni (universi paralleli) tali che noi viviamo contemporaneamente in tutte le
ramificazioni.
Tale visione analoga alla descrizione del fenomeno dellinterferenza per cui una
particella si trova nello stato sovrapposizione di due stati e passa contemporaneamente
attraverso due fenditure.
Nel formalismo della meccanica quantistica abbiamo che ogni particella descritta
da una funzione donda che verifica lequazione di Schrdinger e a cui si impongono
le condizioni al bordo per cui, per esempio, essa valga zero sulla parte in cui non c
passaggio di particelle e assuma valore 1 (x) e 2 (x) rispettivamente in F1 e F2 .
Il significato delle condizioni al bordo deriva dallapprossimazione secondo la
quale la 1 (x) la funzione donda che sostanzialmente si avrebbe se fosse chiusa la
fenditura F2 e la 2 (x) la funzione donda che sostanzialmente si avrebbe se fosse
chiusa la fenditura F1 .
La soluzione totale dellequazione di Schrdinger dopo il passaggio attraverso le
due fenditure la funzione donda
Z
= {|1 (x)|2 + |2 (x)|2 + 2Re [1 (x)2 (x)]} dx = 1 + 1 = 2
|1 , 0i + |2 , 0i
|, 0i =
2
1
|(x, tL )|2 = {|1 (x, tL )|2 + |2 (x, tL )|2 + 2 Re [2 (x, tL ) 1 (x, tL )]}
2
e lintegrale delladdendo di interferenza
Z
H H
2 (x, tL ) 1 (x, tL ) dx = h2 , tL |1 , tL i = h2 |ei ~ tL ei ~ tL |1 i = h2 |1 i = 0
|1 , tL i|M1 i + |2 , tL i|M2 i
=
2
72 CAPITOLO 3. EVOLUZIONE TEMPORALE DEGLI STATI
Soluzioni dellequazione di
Schrdinger
Quello che vogliamo ora fare risolvere lequazione di Schrdinger indipendente dal
tempo unidimensionale in presenza di alcuni tipi di potenziale. Dopo aver trattato il caso
della particella libera e della particella soggetta al potenziale armonico, discuteremo
in generale le propriet delle soluzioni dellequazione di Schrdinger indipendente dal
tempo nel caso di particella in dimensione 1.
Applicheremo dunque questanalisi qualitativa al caso di particella soggetta ad una
buca di potenziale e a potenziali infiniti che la vincolano su un segmento.
~2 d2
(x) = Ep (x)
2m dx2
dove si scritto il simbolo di derivata totale perch nellequazione di Schrdinger
indipendente dal tempo, la x lunica variabile da cui dipende la funzione donda.
In realt per determinare gli autostati di H nel caso di particella libera, non risolvia-
mo direttamente la sua equazione secolare, ma utilizziamo il fatto che per V (x) = 0 si
ha [H, p] = 0 e ricorriamo dunque al teorema per cui gli autostati di H sono simultanea-
mente anche quelli gi trovati per loperatore impulso p. Si verifica comunque in modo
74
4.1. EQUAZIONE DI SCHRDINGER PER LA PARTICELLA LIBERA 75
Si osserva subito che con le condizioni (4.4) lequazione (4.3) possiede sempre la
soluzione banale u(x) = 0 che in generale sar anche lunica soluzione.
Poich u(x) = 0 non unautofunzione, dovremo cercare allora dei particolari va-
lori di E (che sono gli autovalori) per i quali si potranno avere soluzioni della (4.3) che
siano normalizzabili e non identicamente nulle.
Tali particolari valori di E costituiscono uno spettro discreto e rappresentano allora
le energie degli stati legati che risultano quindi essere quantizzate.
Considerando fissato il valore di E, analizzeremo soltanto il caso di potenziali V (x)
tali che lequazione E V (x) = 0 abbia un numero finito di soluzioni, trascurando cio
il caso dei potenziali periodici.
Per fissare le idee e comunque, come ci si pu facilmente render conto, senza perdita
di generalit, consideriamo il caso in cui lequazione E V (x) = 0 abbia, per alcuni
valori di E, soltanto due soluzioni denominate x1 e x2 .
Consideriamo dunque un potenziale il cui grafico sia quello riportato nella seguente
figura 4.1, ovvero V (x) = 0 per x / [xm , xM ] e V (x) uguale ad una funzione avente
per grafico la curva C per x [xm , xM ]
V (x)
xm x1 O x2 xM
x
Vmin < E < 0
C
Vmin
E < Vmin
fig. 4.1
Con riferimento alla figura 4.1, concludiamo dunque che per E > 0 non si possono
avere funzioni donda rinormalizzabili, ovvero non si possono avere stati legati.
Consideriamo allora i valori E < 0 distinguendo i due casi
Nel primo caso non ci sono autovalori a cui corrispondono autofunzioni normaliz-
zabili perch se E < Vmin , allora dallequazione (4.3) risulta
u (x)
> 0, x R
u(x)
Se dunque la funzione donda u(x) fosse positiva, allora u sarebbe sempre convessa
e quindi non normalizzabile in una delle due semirette asintotiche (analogo discorso
vale se u(x) fosse negativa).
Nel secondo caso (Vmin < E < 0) abbiamo
u (x) u (x)
> 0, x
/ [x1 , x2 ] e < 0, x [x1 , x2 ]
u(x) u(x)
u(x)
u
u
<0
fig. 4.2
u u
u
>0 >0
u
xm x1 O x2 xM x
u (x)
< 0, x [x1 , x2 ]
u(x)
4.2. ANALISI QUALITATIVA DELLE SOLUZIONI 79
u(x)
u
u
<0
fig. 4.3
u < 0 u < 0
u
u
>0 u
>0
u
x1 O x2 x
u > 0
Come si vede, c probabilit non nulla anche per il caso in cui la particella sia fuori
dallintervallo [x1 , x2 ], ovvero stia nella regione classicamente proibita. Nel caso clas-
sico non c moto nelle x tali che E < V perch lenergia si conserva; quantisticamente,
anche se lenergia conservata, se si effettua una misura della posizione della particella,
possibile trovare la particella fuori da [x1 , x2 ], sebbene in questo caso lenergia non
sia conservata.
Infine, per E > 0 si ha
u (x)
< 0, x R
u(x)
cio la soluzione u(x) oscillante su tutto lasse x. Per x / [xm , xM ], ovvero quando
V (x) = 0, la u(x) una combinazione di esponenziali complessi e la particella si com-
porta come la particella libera (onda piana) con impulso p = 2mE. Ovviamente la
soluzione globale non unonda piana perch la presenza di V (x) rende complicata la
soluzione nellintervallo [xm , xM ] nonostante rimanga anche in tale intervallo il com-
portamento oscillatorio della u(x) dovuto al diverso segno della derivata seconda u (x)
rispetto alla funzione u(x).
Mostriamo ora che gli stati legati (o autofunzioni normalizzabili) corrispondono a
valori dellenergia E (autovalori) discreti.
Se un potenziale possiede andamento come in figura 4.1 (con due soli punti x1 e x2
in cui vale V (x) = E), abbiamo che la condizione di normalizzabilit (a sinistra)
lim u(x) = lim u (x) = 0
x x
u(x)
u
fig. 4.4 u
<0 (1)
u < 0 u < 0
(2)
u
u
>0
(3)
x1 O x2 x
u > 0
Supponiamo infatti per assurdo che esistano due funzioni u1 (x) e u2 (x) linearmente
indipendenti che siano soluzioni della (4.3) relativamente al medesimo valore di E.
Segue allora la relazione
u2 (x) u1 (x) 2m
= = 2 (E V )
u2 (x) u1 (x) ~
da cui si ottiene che il wronskjano W (x) di u1 (x) e u2 (x) ha derivata nulla, come si
vede eseguendo
dW (x) d
= [u1 (x) u2 (x) u1 (x) u2 (x)] = u1 (x) u2 (x) u1 (x) u2(x) =
dx dx
u2 (x) u1 (x)
= u1 (x) u2 (x) =0
u2 (x) u1 (x)
Poich il wronskjano delle soluzioni normalizzabili u1 (x) e u2 (x) vale zero per x
tendente a ed costante in quanto avente derivata prima nulla, si conclude che vale
la relazione W (x) = 0 per ogni x, ovvero
equivalente a
u2 (x) u (x)
= 1
u2 (x) u1 (x)
Integrando questultima relazione, si ottiene
da cui segue
u2 (x) = k u1 (x)
V (x)
fig. 4.5
I2
I1 I3 I4 x I5 x
oppure
"p # "p #
2m(E Vj ) 2m(E Vj )
u(x) = C cos x + D sin x
~ ~
e dimostriamo allora che la u(x) e la u(x) debbono essere continue in tutti i pun-
ti di discontinuit del potenziale V (x) (purch non siano discontinuit strane). La
dimostrazione resta valida anche nei casi di potenziali non costanti a tratti.
Integrando la (4.5) per esempio fra x e x + , si ha, in base alla figura 4.5
Z x+ Z
2m x+
u (x) dx = 2 [V (x) E] dx
x ~ x
avendo posto uguale a zero per u1 (x) e u3 (x) il coefficiente dellaltro esponenziale in
modo che la funzione donda sia normalizzabile per x tendente a e a + .
Imponendo le quattro condizioni di continuit della u(x) e della u (x) nei due pun-
ti di discontinuit del potenziale aventi ascissa L/2, si ha il sistema delle quattro
equazioni algebriche
L L L L
u1 = u2 , u1 = u2 ,
2 2 2 2
L L L L
u2 = u3 , u2
= u3
2 2 2 2
nelle quattro incognite A, B, C, D.
Poich tale sistema omogeneo, se il determinante della matrice dei suoi coefficienti
diverso da zero, allora il sistema avr lunica soluzione A = B = C = D = 0 a cui
corrisponde lunica soluzione della (4.5) data da u(x) = 0 che per non pu essere
considerata unautofunzione.
Lequazione ottenuta invece uguagliando a zero lespressione di tale determinante
unequazione nellunica incognita E le cui radici sono gli autovalori dellenergia a
cui corrispondono le autofunzioni non identicamente nulle aventi espressione nei vari
intervalli u1 (x), u2 (x), u3 (x).
Comunque, grazie alla simmetria del potenziale e del termine cinetico rispetto al
cambio di segno sullasse x, il problema pu essere semplificato notevolmente perch
pu essere studiato soltanto per x 0.
84 CAPITOLO 4. SOLUZIONI DELLEQUAZIONE DI SCHRDINGER
Per sfruttare la simmetria del problema rispetto al cambio di segno sullasse x, intro-
duciamo loperatore P, detto operatore di parit, definito in modo che agisca secondo
la regola
P (x) = (x)
o in forma astratta sui ket
P |xi = | xi
Nel caso della particella nel segmento, lhamiltoniana
~2 d 2
H=
2m dx2
come per la particella libera: la differenza fra i due casi che allhamiltoniana della
particella nel segmento vanno aggiunte le condizioni al bordo u(L/2) = u(L/2) = 0
che invece mancano per la particella libera.
Sviluppando le due azioni degli operatori PH e HP sulle funzioni donda (x)
~2 ~2
P[H(x)] = P (x) = (x)
2m 2m
e
~2 d 2
H[P (x)] = H (x) = (x) =
2m dx2
~2 d ~2
= [(x)] = (x)
2m dx 2m
otteniamo, per confronto, che loperatore di parit commuta con H, cio [P, H] = 0.
Dimostriamo quindi che loperatore di parit P anche un operatore hermitiano: si
ha infatti
Z L/2 Z L/2 Z L/2
(x)[P(x)] dx = (x) (x) dx = (y) (y) dy =
L/2 L/2 L/2
Z L/2 Z L/2
= (y) (y) dy = [P (x)] (x) dx
L/2 L/2
Dal confronto fra primo e terzo membro di questultima uguaglianza, si deduce che
gli autovalori di P sono i valori = 1 (essendo (x) 6= 0).
Dallequazione secolare P (x) = (x), riscritta nella forma
(x) = (x)
si conclude che le classi delle autofunzioni di P, e dunque anche di H, sono la classe
delle funzioni pari (corrispondenti allautovalore = 1) e la classe delle funzioni dispari
(corrispondenti allautovalore = 1).
Dopo che stata scelta la parit della funzione donda della buca di potenziale, si pu
studiare lequazione agli autovalori soltanto per x 0 e le condizioni di continuit della
funzione donda e della sua derivata possono essere imposte solo nel punto x = L/2.
Con la notazione delle equazioni (4.6a) e (4.6b), abbiamo che lequazione (4.5)
nellintervallo 0 x L/2 assume la forma
u2 + k 2 u2 = 0 (4.7a)
e per x > L/2 la forma
u3 K 2 u3 = 0 (4.7b)
dove si posto p
2mE 2m(V0 E)
k= e K=
~ ~
Lequazione (4.7a) possiede le due soluzioni con parit rispettivamente positiva e
negativa
u2 (x) = A cos kx e u2 (x) = A sin kx
e lequazione (4.7b) possiede lunica soluzione normalizzabile per x > L/2 data da
u3 (x) = BeKx
Imponendo in x = L/2 la continuit della funzione donda totale e della sua derivata
prima, otteniamo per il caso di parit positiva il sistema di equazioni
(
A cos kL/2 = B eKL/2
(4.8)
kA sin kL/2 = KB eKL/2
e per il caso di parit negativa il sistema di equazioni
(
A sin kL/2 = B eKL/2
(4.9)
kA cos kL/2 = KB eKL/2
I due sistemi (4.8) e (4.9) sono omogenei e possiedono autosoluzioni A, B, ov-
vero forniscono autofunzioni non identicamente nulle, se solo se il determinante dei
coefficienti delle incognite A, B pari a zero.
86 CAPITOLO 4. SOLUZIONI DELLEQUAZIONE DI SCHRDINGER
P0 fig. 4.6
P2
P4
P6
0 V0 E
P1
P3 P5
Nella figura 4.6 sono riportati i grafici delle funzioni, aventi dominio E [0, V0 ]
r r r
mL2 E V0 E E
y = tan 2
, y= , y=
2~ E V0 E
in funzione di E, in modo che le energie dei livelli quantizzati della buca di potenziale
siano date dalle ascisse dei punti Pi di intersezione fra il grafico della tangente e i grafici
delle funzioni irrazionali date dai secondi membri delle equazioni (4.10a) e (4.10b).
Nella figura 4.6 si vedono indicativamente sette punti Pi di intersezione fra i gra-
fici menzionati, ma la quantit di tali punti dipende dalla profondit della buca,
ovvero dal valore del potenziale V0 costante. Per stabilire il legame fra il numero di
4.3. POTENZIALI COSTANTI A TRATTI 87
P0 P0
E E
0 V0 0 V0
y y
fig. 4.9 fig. 4.10
P0 P0
P2 y0
0 V0 V0
E 0 E
y0
P1 P1
La funzione r
mL2 E
y = tan
2~2
possiede il primo asintoto verticale in corrispondenza di unascissa positiva quando
il suo argomento assume valore /2, ovvero quando lenergia E, che appartiene al
dominio [0, V0 ], vale
~2 2
E=
2mL2
Pertanto, se abbiamo
~2 2
V0 (4.11)
2mL2
88 CAPITOLO 4. SOLUZIONI DELLEQUAZIONE DI SCHRDINGER
~2 2 2~2 2
< V 0 (4.12)
2mL2 mL2
allora il grafico della tangente possiede un solo asintoto verticale con E > 0 senza arri-
vare ad avere il secondo e dalle intersezioni delle curve in figura 4.9 si deduce allora che,
in virt del segno non positivo dellordinata y0 , lo spettro discreto costituito dallo stato
fondamentale avente autofunzione pari e dal primo stato eccitato avente autofunzione
dispari, le cui energie sono date dalle ascisse dei punti rispettivamente P0 e P1 .
Se la (4.12) vale con entrambi i segni di disuguaglianza, allora nel grafico della
tangente in figura 4.9 si ha y0 < 0; se nella (4.12) si ha invece il segno di uguaglianza a
destra, allora nel grafico della tangente in figura 4.9 si avrebbe y0 = 0.
Procedendo in modo analogo, se per E = V0 largomento della funzione tangente
assume valore compreso nellintervallo fra e 3/2, ovvero si ha
2~2 2 9~2 2
< V 0 (4.13)
mL2 2mL2
allora il grafico della tangente possiede per E > 0 il primo asintoto verticale e pu avere
al pi ancora soltanto il secondo asintoto verticale, ma per E = V0 lordinata y0 risulta
in questo caso positiva e quindi dalle intersezioni delle curve in figura 4.10 si deduce
che lo spettro discreto possiede lo stato fondamentale avente autofunzione pari, il primo
stato eccitato avente autofunzione dispari e il secondo stato eccitato avente autofunzione
pari, le cui energie sono date dalle ascisse dei punti rispettivamente P0 , P1 , P2 .
Come in precedenza, se la (4.13) vale con entrambi i segni di disuguaglianza, allora
nel grafico della tangente in figura 4.10 si ha, come detto, che lintercetta y0 risulta
positiva; se invece nella (4.13) vale il segno di uguaglianza a destra, allora la tangente
in figura 4.10 avrebbe in E = V0 un asintoto verticale.
Possiamo concludere allora che se il potenziale V0 verifica la relazione
(h 1)2 ~2 2 h2 ~2 2
< V 0 , con h = 1, 2, 3, ...
2mL2 2mL2
allora la buca di potenziale possiede h stati legati aventi autofunzioni con parit alter-
nata e tali che lo stato fondamentale ha sempre autofunzione pari perch confrontando
4.3. POTENZIALI COSTANTI A TRATTI 89
tutti i punti di intersezione fra il grafico della tangente e i grafici delle due funzioni irra-
zionali al secondo membro in (4.10a) e (4.10b), si ha che il punto P0 di ascissa minima
sempre quello di intersezione pi a sinistra fra il grafico della tangente e il grafico
della funzione irrazionale del caso di parit positiva.
da cui segue il sistema delle condizioni u(L/2) = u(L/2) = 0 (continuit della u(x)
nei punti x = L/2)
" # " #
2mE L 2mE L
C cos D sin =0
~ 2 ~ 2
" # " #
2mE L 2mE L
C cos + D sin =0
~ 2 ~ 2
Poich con V0 = + la soluzione u(x) identicamente nulla per |x| > L/2, come
si deduce facilmente sostituendo x = e x = + rispettivamente in u1 (x) e in
u3 (x) della (4.6a), allora non si pone il problema della normalizzabilit a e per la
presenza dei due soli coefficienti C, D in u(x), sufficiente imporre solo la continuit
della funzione donda in L/2.
90 CAPITOLO 4. SOLUZIONI DELLEQUAZIONE DI SCHRDINGER
Imponendo che nel sistema dato dalle equazioni u(L/2) = u(L/2) = 0 il determi-
nante dei coefficienti di C, D sia uguale a zero, si ricava che tale sistema equivalente
alle due equazioni separate
" # " #
2mE L 2mE L
cos = 0, sin =0 (4.15)
~ 2 ~ 2
Sia per le autofunzioni pari che per quelle dispari, non occorrono i valori interi ne-
gativi perch il coseno e il seno rimangono inalterati o al pi cambiano il segno quando
cambia il segno del loro argomento.
Se il segmento fosse [0, L], ovvero non simmetrico come [L/2 , L/2], allora alla
soluzione " # " #
2mE 2mE
u(x) = A cos x + B sin x
~ ~
dellequazione (4.14) si aggiungono le condizioni al bordo u(0) = u(L) = 0 che
conducono al sistema
2mE
A=0 e L = n
~
4.4. LOSCILLATORE ARMONICO IN UNA DIMENSIONE 91
Per la particella nel segmento [0, L] con pareti infinite otteniamo dunque in conclu-
sione r
~2 2 n2 2 n
En = e u n (x) = sin x
2mL2 L L
dove il valore del coefficiente B della funzione seno stato scelto in modo tale che le
autofunzioni un (x) siano reali positive e valga la condizione di normalizzazione
Z L
|un (x)|2 dx = 1
0
[a+ a, a] = a+ aa aa+ a = a+ aa (1 + a+ a) a = a
a+ = [a+ a, a]+ = [(a+ a)a]+ [a(a+ a)]+ = a+ (a+ a) (a+ a)a+ = [a+ a, a+ ]
= a+ |i + a+ |i = ( + 1) (a+ |i)
e analogamente
(a+ a) (a|i) = [a+ a, a]|i + a(a+ a)|i =
= a|i + a|i = ( 1) (a|i)
Poich dunque a+ |i e a|i sono ancora autovettori di a+ a con autovalori rispetti-
vamente + 1 e 1, poniamo
a+ |i = c1 | + 1i a|i = c2 | 1i
Poich, come detto, loperatore a+ a possiede autovalori non negativi, allora deve
esistere un autovettore |0 i di a+ a, detto stato fondamentale o vuoto, corrispondente
allautovalore = 0, cio tale che valga
a+ a|0 i = 0|0 i = 0
Calcoliamo ora lazione esatta degli operatori a+ e a sugli autovettori |ni in modo
che anche gli autovettori a+ |ni e a|ni siano ancora autovettori normalizzati.
Ponendo a|ni = c |n 1i, si ha
da cui per induzione segue che applicando n volte loeratore a+ allo stato fondamentale,
si ricava lautovettore
(a+ )n |0i
|ni = p
(n)!
Per ottenere le componenti degli autovettori |ni sulla base degli autostati della posi-
zione, ovvero le autofuzioni delloscillatore armonico, e quindi per sapere se lo spettro
degenere o meno, risolviamo lequazione differenziale hx|a|0i = 0 che, utilizzando
lespressione di a e ponendo hx|0i = 0 (x), assume la forma
d d
0 = hx|mx + ip|0i = mxhx|0i + ~ hx|0i = mx0 (x) + ~ 0 (x)
dx dx
da cui segue la soluzione
r
4
m mx2
hx|0i = 0 (x) = e 2~
~
in cui la costante di integrazione stata determinata imponendo che valga la condizione
di normalizzazione probabilistica
Z +
|0 (x)|2 dx = 1
e si verifica facilmente, utilizzando i risultati relativi agli integrali gaussiani con dominio
dintegrazione coincidente con tutto lasse reale, che tale stato 1 (x) gi normalizzato
con il coefficiente giusto
Z + r Z
2 4m3 3 + 2 mx2
|1 (x)| dx = x e ~ dx = 1
~3
In altre parole la j-esima colonna della matrice A contiene i coefficienti della com-
binazione lineare dei vettori di base che esprime il trasformato, mediante A, del j-esimo
vettore di base.
Invertendo le relazioni (4.17), si ottengono le espressioni degli operatori
r r
~ + ~m +
x= (a + a) e p=i (a a)
2m 2
la cui azione sui vettori {|ni} di base data da
r
~
x |ni = ( n + 1 |n + 1i + n |n 1i)
2m
e r
~m
p |ni = i ( n + 1 |n + 1i n |n 1i)
2
In virt della (4.22) segue allora che le matrici, indicate ancora con x e p, che
rappresentano nella base {|ni} gli operatori lineari x e p assumono la forma
0 1 0
0
r 1 0 2 0
~
x= 0 2 0
3
2m 0 0 3 0
.. .. .. .. . .
. . . . .
4.4. LOSCILLATORE ARMONICO IN UNA DIMENSIONE 97
0 1 0 0
r
1 0 2 0
~m
p=i
0 2 0 3
2 0 0 3 0
.. .. .. .. ..
. . . . .
Dalle matrici di x e p ricaviamo quindi la matrice H delloperatore hamiltoniano
1/2 0 0 0
0 3/2 0 0
p2 m 2 x2
0 0 5/2 0
H= + = ~
2m 2 0 0 0 7/2
.. .. .. .. ..
. . . . .
che poteva essere ricavata ovviamente anche dallazione stessa di H sui vettori {|ni}
1
H |ni = n + ~ |ni
2
ovvero
(y) Hx (x) + (x) Hy (y) = E (x) (y)
da cui, dividendo ambo i membri per , segue
Hx (x) Hy (y)
+ =E (4.23)
(x) (y)
Poich i due addendi al primo membro nella (4.23) dipendono ciascuno da una sola
variabile, allora tutti e due debbono essere necessariamente uguali ad una costante, cio
possiamo porre
Hx (x) Hy (y)
= Ex , = Ey
(x) (y)
che sono due equazioni di Schrdinger indipendenti dal tempo di oscillatore armonico
unidimensionale relative ciascuna al corrispondente asse cartesiano.
Utilizzando allora la soluzione del problema delloscillatore armonico unidimensio-
nale, otteniamo dalla (4.23) gli autovalori E = En delloscillatore armonico isotropo in
due dimensioni
Gli autovalori della matrice Lz sono 2~, 0, 2~, cio i multipli di ~ secondo i tre
numeri interi m che hanno la stessa parit di n = 2 e tali che valga n m n: segue
che tali numeri m sono appunto 2, 0, 2.
Gli autostati normalizzati di Lz , indicati con |2 i, |0 i, |2 i, sono
1 1
|2 i = (|2, 0i + i~ 2 |1, 1i |0, 2i), |0 i = (|2, 0i + |0, 2i),
2 2
1
|2 i = (|2, 0i i~ 2 |1, 1i |0, 2i)
2
corrispondenti agli autovalori rispettivamente 2~, 0, 2~.
La richiesta, dunque, che gli autostati delloscillatore armonico isotropo bidimensio-
nale relativi allautovalore E2 siano anche simultaneamente autostati di Lz , ci permette
di rimuovere la degenerazione di E2 perch nellautospazio di E2 vengono selezionate
le tre combinazioni lineari |2 i, |0 i, |2 i.
La trattazione delloscillatore armonico isotropo in tre dimensioni sar svolta pi
avanti dopo lintroduzione del momento angolare.
4.4. LOSCILLATORE ARMONICO IN UNA DIMENSIONE 101
Dato un operatore lineare A in una base {|ni}, vale a dire rappresentato da una ma-
trice avente elementi hn|A|mi, si ha, come dimostrato in precedenza, che A lunico
operatore avente tali elementi di matrice.
Consideriamo allora loperatore
H
A = ei ~
t
di evoluzione temporale e scegliamo come base quella degli autostati della posizione da
cui seguono gli elementi di matrice
H
hy|ei ~
t
|xi
il cui modulo quadrato rappresenta la probabilit che una particella, localizzata inizial-
mente in x, si trovi nella posizione y al tempo t.
Gli stati |xi e |yi non sono normalizzati e limpossibilit di normalizzarli dovuta
al fatto che non si pu costruire uno stato esattamente localizzato in x R (con infinite
cifre irrazionali). Allora le probabilit sono probabilit relative, ovvero probabilit che
la particella si trovi in y relativa alla probabilit che essa si trovi in unaltra regione.
Abbiamo allora
Z
i H t H
(y, t) = hy|, ti = hy|e ~ |i = dx hy|ei ~ t |xihx|i =
R
Z
= dx K(y, x; t) 0(x)
R
con
H
K(y, x; t) = hy|ei ~
t
|xi
103
104 CAPITOLO 5. FORMULAZIONE MEDIANTE INTEGRALI DI CAMMINO
Sviluppiamo allora
X H
X En
K(y, x; t) = hy|ei ~ t |En ihEn |xi = ei ~ t hy|En ihEn |xi =
n n
X En
= ei ~
t
En (y) E n (x)
n
p2i
H(pi , xi+1 ) = + V (xi+1 )
2m
Se inseriamo nellespansione (5.2) il risultato (5.3) ricavato dallo sviluppo dellele-
H
mento di matrice hxi+1 |ei ~ |xi i, otteniamo quindi
i X
Z [pi (xi+1 xi ) H(pi , xi+1 ) ]
dx1 dx2 dxn1 dp1 dp2 dpn1 ~ i
= e =
(2~)n1
i X xi+1 xi
Z pi H(pi , xi+1 )
dx1 dx2 dxn1 dp1 dp2 dpn1 ~ i
= e =
(2~)n1
Z t
dx1 dx2 dxn1 dp1 dp2 dpn1 (i/~) dt [px H(p, x)]
Z
= e 0 (5.4)
(2~)n1
con p = p(t) e x = x(t).
106 CAPITOLO 5. FORMULAZIONE MEDIANTE INTEGRALI DI CAMMINO
Lintegrale allesponente si calcola sui cammini x(t) e p(t) tali che p(t) non ha alcun
vincolo, mentre x(t) assume il valore x in t = 0 e il valore y nel generico istante t.
Il ruolo dei differenziali iniziali dxi e dpi quello di dare allintegrale comples-
sivo il significato di somma di tutti i possibili risultati dellesponenziale calcolato su
tutti i possibili cammini x(t) e p(t). Osserviamo che in generale pi non il momento
canonico coniugato alla coordinata xi , ma solo una variabile dintegrazione e quindi
lespressione px H(p, x) allesponente nella (5.4) non coincide con lazione classica.
Solo se la dipendenza dellhamiltoniana dalla variabile p di tipo quadratico, allora
le variabili p e x sono variabili canoniche coniugate e vale px H(p, x) = L(x, x).
Mentre, dunque, classicamente la traiettoria percorsa dalla particella solo quella
che minimizza lazione, dal punto di vista quantistico, invece, possiamo dire che la
particella visita tutti i cammini possibili che congiungono x a y.
Questo aspetto in accordo con la propriet della meccanica quantistica per cui
esiste lo stato della particella che rappresenta la situazione nella quale la particella stessa
passa contemporaneamente attraverso due fenditure se le fenditure sono due, oppure, in
generale, contemporaneamente attraverso n fenditure se esse sono n.
Quindi dire che per conoscere levoluzione temporale di uno stato occorre consi-
derare infiniti cammini, equivale alla situazione per cui la particella passa contempora-
neamente attraverso infinite fenditure, come la meccanica quantistica, in base ai propri
principi, permette che avvenga.
La meccanica classica si deve ottenere come limite della meccanica quantistica
quando ~ tende a zero. Dato allora un integrale del tipo
Z
eif (x) dx
x(0)=x
in cui si ha
Z Z
p2 p
px dt = x p dt = 0 per p = mx
2m m
Definendo p(t) = mx(t) + p(t), si ha p = p da cui segue
Z t
Z x(T )=y p2
(i/~) px 2m V (x) dt
K(y, x; t) = x p e 0 =
x(0)=x
Z t
Z 2 p2
x(T )=y (i/~) mx2 +px m2x 2m pxV (x) dt
= x p e 0 =
x(0)=x
Z t
mx2
h i
Z x(T )=y (i/~) V (x) dt
Z
2 Rtp2
= x e 0 e(i/~) 0 2m dt
p (5.5)
x(0)=x
Lintegrale di dimensione infinita in p sar una funzione f (t) soltanto della varia-
bile t a potr essere inglobata nella definizione di x in modo che rimanga da calcolare
solo lintegrale in x. Calcoliamo allora il propagatore della particella libera mediante
lintegrale di cammino (5.5) in cui si ponga V (x) = 0
Z x(T )=y R t mx2
K(y, x; t) = x e(i/~) 0 2 dt
x(0)=x
Ponendo allora
yx
x(t ) = t + x + x(t ) con x(0) = x(t) = 0
t
Z t " 2 #
im yx 2 yx
Z + x + 2 x dt
2~ 0 t t
= x e =
2 Z Z t
t
im yx im 2 im y x
Z
2~ t
x dt x dt
= x t 2~ ~ t
e e e
0 0 =
im (y x)2
= h(t) e 2~t
con h(t) funzione soltanto del tempo perch
Z t
im 2
Z x dt
x e 2~ 0 = h(t)
e Z
t
im yx im yx
x dt x(0)]
[x(t) dt
e ~ t 0 =e ~ t = e0 = 1
Utilizziamo ora il propagatore della particella libera, coincidente con quello gi rica-
vato in precedenza, per ritrovare le frange di interferenza nel passaggio della particella
attraverso due fenditure F1 e F2 .
Con riferimento alla seguente figura 5.1, consideriamo le fenditure come puntiformi
in modo che siano solo due i cammini rilevanti; indichiamo con a il cammino P F1 Q e
con b il cammino P F2 Q, dove P rappresenta la sorgente delle particelle e Q il punto in
cui la particella incide sulla lastra L.
Il propagatore della particella libera dalla sorgente al punto Q sulla lastra dato
allora dalla somma dei due termini relativi ai due cammini possibili a e b
dove S(a) e S(b) sono lazione classica calcolate rispettivamente lungo il cammino a e
lungo il cammino b.
Essendo la sorgente P equidistante dalle due fenditure, si ha luguaglianza
e(i/~)S(P,F1 ) = e(i/~)S(P,F2 )
in virt della quale c una fase irrilevante (ai fini del quadrato del modulo) nellespres-
sione del propagatore K(Q, P ; t) che pertanto diventa
(i/~)S(F1 ,Q) im |F1 Q|2 im |F2 Q|2
i (i/~)S(F2 ,Q) i
K(Q, P ; t) = e e +e =e e 2~t + e 2~t
x=0
fig. 5.1 F1
Q (x0 , y)
P y=0
L
F2
h m i
2 2
= 2 + 2 cos (|F1 Q| |F2 Q| )
2~t
dove il termine con il coseno rappresenta le frange di interferenza.
La formulazione di Feynmann della meccanica quantistica mediante integrali di
cammino permette dunque di ritrovare pi rapidamente il fenomeno fondamentale del-
linterferenza, ma non getta nessuna luce nuova sul problema della riduzione del pac-
chetto donda (collasso di uno stato su di un autostato). Continua pertanto a non essere
spiegato il motivo per cui linterazione del sistema con un apparato di misura sembra
non obbedire allequazione di Schrdinger.
110 CAPITOLO 5. FORMULAZIONE MEDIANTE INTEGRALI DI CAMMINO
x=0
F1
cammino
2
S
1
cammino
L
F2
fig. 5.2
Quindi sembra paradossale che, sebbene linterno del solenoide sia inaccessibile, ci
si possa poi accorgere con questo esperimento di ci che accade al suo interno.
Tale esperimento dimostra dunque che la meccanica quantistica basata sul funziona-
le dazione richiede come grandezze fondamentali i potenziali A e perch non si pu
scrivere unazione con i campi E e B.
La considerazione che rende leffetto di Aharonov-Bohm meno paradossale che
durante lintervallo di tempo di accensione del solenoide il campo magnetico passa dal
valore nullo al valore massimo e nasce cos un campo elettrico attraverso lequazione di
Maxwell
B
E =
t
In tal modo anche un osservatore classico con un rivelatore classico sente laccen-
sione del campo magnetico perch osserva leffetto esercitato su un elettrone da parte
della forza dovuta al campo elettrico.
Quando infine il campo magnetico B diventa costante pari al valore massimo, allo-
ra dallequazione di Maxwell si ricava che il rotore del campo elettrico diventa nullo.
Poich la presenza di tale campo elettrico nellintervallo di tempo precedente ha fatto
variare lenergia allesterno del solenoide e ha prodotto di conseguenza una modifica
delle orbite quantizzate (discrete) da un livello ad un altro, allora rimane ugualmente
memoria del campo elettrico in un intervallo di tempo precedente.
Capitolo 6
Momento angolare
L1 = x2 p3 x3 p2 , L2 = x3 p1 x1 p3 , L3 = x1 p2 x2 p1
= i~(x1 p2 x2 p1 ) = i~L3
Definendo L2 = L21 + L22 + L23 , si hanno i commutatori [L2 , Li ] = 0 dei quali
dimostriamo soltanto il terzo, essendo identica la dimostrazione degli altri due
= L1 L1 L3 L3 L1 L1 + L2 L2 L3 L3 L2 L2 =
= L1 (L3 L1 i~L2 ) L3 L1 L1 + L2 (L3 L2 + i~L1 ) L3 L2 L2 =
= L1 L3 L1 L3 L1 L1 + L2 L3 L2 L3 L2 L2 i~[L1 , L2 ] =
= [L1 , L3 ] L1 + [L2 , L3 ] L2 i~[L1 , L2 ] =
= i~L2 L1 + i~L1 L2 i~[L1 , L2 ] = i~[L1 , L2 ] i~[L1 , L2 ] = 0
113
114 CAPITOLO 6. MOMENTO ANGOLARE
L2 |, mi = ~2 |, mi e L3 |, mi = ~m |, mi
K2 |, mi = |, mi e K3 |, mi = m |, mi
K2 K |, mi = K |, mi ,
K3 K+ |, mi = (m + 1) K+ |, mi , K3 K |, mi = (m 1) K |, mi (6.3)
che mostrano che i vettori K+ |, mi e K |, mi sono ancora autoket di K2 relativi
allautovalore e autoket di K3 con autovalori rispettivamente m + 1 e m 1.
115
abbiamo che per l = 1/2 le tre matrici che rappresentano le tre componenti del momento
angolare sono
1
Lj = ~j
2
117
Tr i = 0 , i2 = I , h k = ihkj j , [h , k ] = 2ihkj j
r sin
= + + = cos
z z r z z r r
da cui seguono le relazioni
i i cos
L+ = L1 + iL2 = ~ i z y +z x = ~e +
y z x z sin
i i cos
L = L1 iL2 = ~ i z y z +x = ~e
y z x z sin
L3 = i~ x y = i~
y x
118 CAPITOLO 6. MOMENTO ANGOLARE
i~ (r, , ) = ~m (r, , )
la cui soluzione
(r, , ) = F (r, ) eim (6.4)
rappresenta le autofunzioni di L3 e dunque anche di L2
Dalla condizione di periodicit che la soluzione (r, , ) deve soddisfare, si ottiene
la relazione
eim = eim(+2)
dalla quale deduciamo che la soluzione (r, , ) periodica solo se lautovalore m
delloperatore L3 un numero intero.
Quindi mentre il problema algebrico ci ha fornito per L2 ed L3 gli autovalori l e m
entrambi interi o seminteri (con l non negativo), il problema differenziale ci seleziona
solo i valori interi di m da cui segue che gli autostati simultanei di L2 ed L3 sono solo
quelli corrispondenti ai valori interi di l e m. Dunque i valori seminteri di l sono abbinati
agli autovalori di operatori non rappresentabili con lespressione L = x p.
Allora il momento angolare L = xp tale che L2 ed L3 hanno spettro dato da valori
interi di l e m, viene denominato momento angolare orbitale; il momento angolare tale
che L2 ed L3 hanno spettro dato da valori seminteri di l e m, non deriva dallespressione
classica L = x p ed denominato momento angolare di spin, o semplicemente spin.
In particolare le matrici di Pauli non sono esprimibili come x p. Dopo aver intro-
dotto lo spin per recuperare la parte di spettro costituita da autovalori seminteri, osser-
viamo che, essendo i due tipi di momento angolare in ogni caso distinti, anche lo spin
pu avere valori interi.
Dallespressione di L2 data da
L2 = L+ L + L23 ~L3 =
i cos i cos 2
= ~2 ei + ei
~2 2 + i~2 =
sin sin
2
2 cos 1 2
= ~ + +
2 sin sin2 2
ricaviamo che in coordinate polari anche L2 indipendente dalla coordinata r, da cui
segue che le autofunzioni (6.4) di L2 e L3 possono essere riscritte nella forma separata
di prodotto di funzioni di singola variabile
ovvero ricaviamo la propriet per cui le armoniche sferiche possiedono la parit del
numero quantico l.
Riportiamo per comodit le armoniche sferiche corrispondenti ai valori l = 0, 1, 2
r r
1 3 i 3
Y0,0 = , Y1,1 = e sin , Y1,0 = cos ,
4 8 4
r r r
15 2i 2 15 i 5
Y2,2 = e sin , Y2,1 = e sin 2, Y2,0 = (3 cos2 1)
32 32 16
Talvolta comunque, come ad esempio per scrivere in coordinate polari lequazione
di Schrdinger di un atomo idrogenoide, pu essere utile esprimere L2 in funzione di p
e di r che sono rispettivamente il modulo dellimpulso p e della posizione r.
Utilizzando la notazione (x, y, z) = (q1 , q2 , q3 ) e le relazioni
pj qj = qj pj i~ , +y x +z =r
x y z r
2 2 2
(xpx + ypy + zpz ) = ~ r r = ~2 r ~2 r 2 2
r r r r
(xpx + ypy + zpz )2 = (xpx + ypy + zpz ) (xpx + ypy + zpz ) =
= x2 p2x + y 2 p2y + z 2 p2z + 2xypx py + 2xzpx pz + 2yzpy pz i~ (xpx + ypy + zpz )
otteniamo
L2 = (r p)2 =
= (ypz zpy )(ypz zpy ) + (zpx xpz )(zpx xpz ) + (xpy ypx )(xpy ypx ) =
= (y 2p2z ypz zpy zpy ypz + z 2 p2y ) + (z 2 p2x zpx xpz xpz zpx + x2 p2z )+
+(x2 p2y xpy ypx ypxxpy + y 2 p2x ) =
= x2 (p2y + p2z ) + y 2 (p2x + p2z ) + z 2 (p2x + p2y ) ypy (zpz i~) zpz (ypy i~)+
zpz (xpx i~) xpx (zpz i~) xpx (ypy i~) ypy (xpx i~) =
= x2 (p2 p2x ) + y 2 (p2 p2y ) + z 2 (p2 p2z )+
2xypx py 2xzpx pz 2yzpy pz + 2i~ (xpx + ypy + zpz ) =
= (x2 + y 2 + z 2 ) p2 (xpx + ypy + zpz )2 + i~ (xpx + ypy + zpz ) =
2
= r 2 p2 + 2~2 r+ ~2 r 2 2
r r
2
da cui segue lespressione di p in coordinate polari
L2 2~2 2
2
p2 = ~ (6.5)
r2 r r r 2
6.1. MOMENTO ANGOLARE DI SPIN 121
L2
p2 = 2
+ p2r
r
dove con pr si indichi la componente dellimpulso lungo la direzione radiale, allora dal
confronto con la (6.5) si ricava lespressione di p2r data da
2~2 2
p2r = ~2 2
r r r
A questo punto per ottenere lespressione delloperatore pr utilizziamo lidentit
1 1 2~2 2
2
i~ + i~ + (r) = ~ (r)
r r r r r r r 2
la quale, riscritta nella forma pr pr (r) = p2r (r), permette di dedurre lespressione
delloperatore pr
1
pr = i~ +
r r
E poi di immediata verifica la relazione del commutatore canonico [r, pr ] = i~ che
possiede la stessa forma dei commutatori canonici degli operatori componenti cartesiane
della posizione e dei relativi impulsi coniugati.
Quindi possiamo dire che la relazione del commutatore canonico di una coordinata
spaziale e del corrispondente impulso coniugato resta valida anche in coordinate polari,
sebbene loperatore pr non sia proporzionale alla derivata lungo la direzione r.
segue, in analogia con quanto abiamo ottenuto per il momento angolare orbitale, che
gli operatori S2 e S3 sono diagonalizzabili attraverso una base di autovettori comuni e
hanno autovalori rispettivamente S2 = s(s + 1) ~2 e S3 = ~m con s intero o semintero
e m intero o semintero avente valori compresi fra s e s.
A questo punto, unendo lo spazio del momento angolare di spin con lo spazio del
momento angolare orbitale mediante il prodotto tensoriale dei relativi ket, otteniamo
X
chk |h i |k i
Se scegliamo dunque come elementi di base nello spazio dello spin 1/2 i due auto-
stati delloperatore S3
1 0
e
0 1
allora il generico stato (r) assume la forma
1 0 1 (r)
(r) = 1 (r) + 2 (r) =
0 1 2 (r)
Relativamente alla base {|x, y, z; mi}, la generica funzione donda assume dunque
la forma (x, y, z) = hx, y, z|i e il rappresentativo del trasformato di un generico
stato |i mediante azione di un operatore di spin, come per esempio Sx , dato da
Nel caso dellelettrone, si osserva empiricamente che il suo spin vale s = 1/2 da cui
segue che m assume i valori 1/2 , 1/2. Per osservare sperimentalmente lo spin occorre
considerare una particella carica immersa in un campo magnetico la cui dinamica
descritta da quella che si chiama equazione di Pauli magnetostatica.
Supponiamo quindi che il campo B ~ sia costante lungo lasse x con le due orientazio-
~ = (B, 0, 0) sulla fenditura F1 e B
ni date da B ~ = (B, 0, 0) sulla fenditura F2 (come
nella seguente figura 6.1), in modo tale che lequazione di Pauli assuma le due forme
i~ = 0 Bx e i~ = 0 Bx
t t
in corrispondenza rispettivamente della fenditura F1 e della fenditura F2 .
F1 ~
B
1 (x) 1
S (x) 0
2 (x) 2
F2 ~
B
fig. 6.1
Poich la presenza del campo magnetico intorno alla posizione delle due fendi-
ture incide soltanto sulla parte spinoriale della funzione donda complessiva, quello
che dovremo calcolare levoluzione temporale dello spinore iniziale per effetto delle
hamiltoniane dinterazione
H1 = 0 Bx e H2 = 0 Bx
rispettivamente agenti sulla fenditura 1 (H1 ) e sulla fenditura 2 (H2 ).
Gli autostati di Hi sono dunque gli autostati della matrice di Pauli x .
Per H1 abbiamo gli autovettori normalizzati
1/2 1/ 2
u1 = e u2 =
1/ 2 1/ 2
corrispondenti rispettivamente agli autovalori 0 B e 0 B; per H2 abbiamo gli stessi
autovettori normalizzati
1/2 1/ 2
u1 = e u2 =
1/ 2 1/ 2
corrispondenti in questo caso rispettivamente agli autovalori 0 B e 0 B.
Poich lo spinore iniziale si esprime nella base degli autostati di H con la relazione
1 1 1/2 1 1/ 2
= +
0 2 1/ 2 2 1/ 2
avremo che, indicando con B il rapporto B/~, levoluzione temporale dello spinore
iniziale attraverso la fenditura 1 data dallo spinore
1 (t) ei0 B t 1/2 ei0 B t 1/ 2 cos(0 B t)
= + =
1 (t) 2 1/ 2 2 1/ 2 i sin(0 B t)
mentre levoluzione temporale dello spinore iniziale attraverso la fenditura 2 data dallo
spinore
2 (t) ei0 B t 1/2 ei0 B t 1/ 2 cos(0 B t)
= + =
2 (t) 2 1/ 2 2 1/ 2 i sin(0 B t)
A questo punto possiamo scrivere lo stato sovrapposizione nella forma
1 (1 + 2 ) cos(0 B t)
(x, t) =
2 i (1 2 ) sin(0 B t)
e ottenere la densit di probabilit calcolando
1
|(x, t)|2 = [(12 + 22 + 21 2 ) cos2 (0 B t) + (12 + 22 21 2 ) sin2 (0 B t)] =
2
6.2. COMPOSIZIONE DI MOMENTI ANGOLARI 127
1 2
= [ + 22 + 21 2 cos(20 B t)]
2 1
da cui si ricava il termine dinterferenza, indicato con E(t), dato dunque da
E(t) = 21 2 cos(20 B t)
Il fenomeno dellinterferenza permette di osservare lo spin della particella perch si
possono osservare frange di interferenza di diversa forma in conseguenza dellaccensio-
ne dei campi magnetici dietro le due fenditure.
Indicati quindi con t1 lintervallo di tempo tale che 20B t1 = e con t2 lintervallo
di tempo tale che 20 B t2 = 2, abbiamo allora che lo spinore iniziale 0 = (1, 0),
dopo il passaggio delle particelle attraverso le due fenditure, si separa nei due spinori
distinti dati da (t1 ) = (1, 0), corrispondente alla fenditura F1 , e (t2 ) = (1, 0),
corrispondente alla fenditura F2 .
Si ottiene dunque una diversa forma delle frange di interferenza perch dopo un
tempo t1 il termine di interferenza E(t) un doppio prodotto negativo, mentre dopo un
tempo t2 il termine di interferenza E(t) un doppio prodotto positivo.
Analogamente anche gli stati di momento angolare s = 1/2 sono due e precisamente
gli stati
1 1 1 1
, e ,
2 2 2 2
130 CAPITOLO 6. MOMENTO ANGOLARE
Combinando questi stati mediante prodotto tensoriale, otteniamo la base nello spazio
prodotto tensoriale data dai (2l + 1)(2s + 1) = 4 stati autoket degli operatori Lz e Sz
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
,
2 2 2 , 2 , 2 , 2 2 , 2 , 2 , 2 2 , 2 , 2 , 2 2 , 2
Cerchiamo ora di costruire opportune combinazioni lineari per ottenere stati che
siano autoket di J 2 e Jz .
Gli autovalori j delloperatore J 2 che si possono ottenere dalla composizione di un
momento angolare L con un momento angolare S, sono tutti i valori che vanno da |l s|
fino a l + s aggiungendo o sottraendo sempre una unit. Nel caso in questione i valori
di j vanno dunque da 0 a 1, cio sono i valori j = 0, 1.
Abbiamo allora i quattro autoket simultanei di J 2 e Jz che sono
1 1 1 1 1 1 1 1
, ; 1, 1 , , ; 1, 0 , , ; 1, 1 , , ; 0, 0
2 2 2 2 2 2 2 2
e li vogliamo esprimere come combinazione lineare degli autoket simultanei dei due
operatori Lz e Sz .
Applicando loperatore (6.7) al ket
1 1 1 1
, , (6.8)
2 2 2 2
si ottiene
2 1 1
1 1 1 1 1 1
J , , = (L2 + S 2 + 2Lz Sz + L S+ + L+ S ) 2 2 2 2 =
, ,
2 2 2 2
3 1 1 1 1 3 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
= , , + , , +2 , , =
4 2 2 2 2 4 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2
1 1 1 1
= 2 , ,
2 2 2 2
ovvero si ottiene che lo stato
1 1 1 1
,
2 2 2 , 2
Lo stato
1 1
, ; 1, 1
2 2
si pu scrivere subito ponendo
1 1 1 1 1
, ; 1, 1 = , ,1
2 2 2 2 2 2
Composizione di l = 1 e s = 1/2
I valori di j vanno in questo caso da j = 1/2 fino a j = 3/2 e sono dunque soltanto i
valori j = 1/2 , 3/2.
Combinando gli stati aventi momento angolare l = 1 e gli stati aventi momento
angolare s = 1/2 mediante prodotto tensoriale otteniamo i (2l + 1)(2s + 1) = 6 stati
che sono autoket degli operatori Lz e Sz
1 1 1 1 1 1
|1, 1i ,
, |1, 0i ,
, |1, 1i ,
2 2 2 2 2 2
1 1 1 1 1 1
|1, 1i ,
, |1, 0i ,
, |1, 1i ,
2 2 2 2 2 2
Come nel caso precedente, lo stato con i valori massimi di j e jz uguale al prodotto
tensoriale dei ket con i valori massimi di lz e sz e quindi poniamo
1 3 3 1 1
1, ; ,
2 2 2 = |1, 1i 2 , 2 (6.11)
Per quanto riguarda i due ket con j = 1/2, questi debbono essere ortogonali a quelli
che hanno lo stesso jz e j = 3/2. Si hanno pertanto gli stati con j = 1/2
r
1 1 1 1 1 1 2 1 1
2 2 2 = 3 |1, 0i 2 , 2 3 |1, 1i 2 , 2
1, ; , (6.14)
r
1 1 1 2 1 1 1 1 1
1, ; ,
2 2 = |1, 1i ,
|1, 0i ,
(6.15)
2 3 2 2 3 2 2
Si osserva immediatamente che questi due stati sono ortogonali rispettivamente agli
stati
1 3 1 1 3 1
1, ; , e 1, 2 ; 2 , 2
2 2 2
e si lascia come esercizio di verificare mediante applicazione della relazione (6.7) che
gli stati (6.14) e (6.15) sono effettivamente autostati di J 2 con autovalore j = 1/2.
134 CAPITOLO 6. MOMENTO ANGOLARE
Composizione di l = 1 e s = 1
In questo caso avremo (2l + 1)(2s + 1) = 9 stati e i valori di j sono j = 0, 1, 2.
Procedendo come in precedenza poniamo subito
|1, 1; 2, 2i = |1, 1i|1, 1i (6.16)
e si lascia come esercizio di verificare che lo stato |1, 1; 2, 2i autoket di J 2 relativo
allautovalore j = 2.
Applicando loperatore di abbassamento J alla (6.16) otteniamo
J |1, 1; 2, 2i = 2|1, 1; 2, 1i = 2|1, 0i|1, 1i + 2|1, 1i|1, 0i
da cui segue
1 1
|1, 1; 2, 1i = |1, 0i|1, 1i + |1, 1i|1, 0i
2 2
Procedendo in modo analogo otteniamo
1 2 1
|1, 1; 2, 0i = |1, 1i|1, 1i + |1, 0i|1, 0i + |1, 1i|1, 1i
6 6 6
1 1
|1, 1; 2, 1i = |1, 1i|1, 0i + |1, 0i|1, 1i
2 2
|1, 1; 2, 2i = |1, 1i|1, 1i
Per ottenere lo stato |1, 1; 1, 1i, costruiamo lo stato ortogonale a |1, 1; 2, 1i, ovvero
1 1
|1, 1; 1, 1i = |1, 0i|1, 1i |1, 1i|1, 0i
2 2
e si lascia come semplice esercizio di verificare che il ket |1, 1; 1, 1i cos costruito
autoket delloperatore J 2 con autovalore j = 1. Seguono quindi gli stati
1 1
|1, 1; 1, 0i = |1, 1i|1, 1i |1, 1i|1, 1i
2 2
che risulta immediatamente essere ortogonale allo stato |1, 1; 2, 0i e
1 1
|1, 1; 1, 1i = |1, 0i|1, 1i |1, 1i|1, 0i
2 2
che risulta immediatamente essere ortogonale allo stato |1, 1; 2, 1i.
Per ottenere lultimo stato |1, 1; 0, 0i, scriviamo la combinazione lineare di tutti gli
autoket di Lz e Sz in cui la somma lz + sz sia zero e imponiamo che tale stato sia
ortogonale agli stati |1, 1; 2, 0i e |1, 1; 1, 0i. Abbiamo
|1, 1; 0, 0i = a|1, 1i|1, 1i + b|1, 0i|1, 0i + c|1, 1i|1, 1i
6.3. COVARIANZA PER ROTAZIONI 135
a + 2b + c = 0
ac=0
Invece quando una grandezza vettoriale (che potremmo pensare ad esempio essere
la densit v(P ) di un fluido in un punto P ) viene proiettata su assi diversi dai due
osservatori, si ha che lo stesso vettore fisico oggettivo e assoluto v possiede, rispetto ai
due osservatori, le due rappresentazioni v(r) e v (r ) che per lassolutezza del vettore
fisico debbono essere collegate dalla relazione
v (r ) = R v(r)
U(R) |xi = |R xi
con la coniugata
hx|U + (R) = hR x| (6.20)
Dalla relazione U + (R) = U 1 (R) = U(R1 ) segue che la (6.20) pu essere riscritta
nella forma
hx|U(R1 ) = hR x|
ovvero, scambiando R con R1 ,
Sostituendo la (6.21) nella (6.18), si ottiene infine il legame fra le funzioni donda
dei due osservatori
con y = R x.
Con luguaglianza delle funzioni donda dei due osservatori, abbiamo ritrovato quin-
di loggettivit della meccanica quantistica: essendo infatti loperatore 2 uno scalare,
si ha 2r = 2r e dalluguaglianza (y) = (x) segue allora che lequazione di Schr-
dinger covariante per rotazioni, ovvero la sua forma non cambia quando essa viene
scritta rispetto a due sistemi di riferimento che siano luno il ruotato dellaltro.
A questo punto vogliamo trovare lespressione delloperatore U(R) e allora utiliz-
ziamo la relazione della meccanica classica
r = r (n r) (6.22)
Verifichiamo che nel caso in cui n sia il versore dellasse z, la (6.22) riproduce
effettivamente la rotazione intorno allasse z. In questo caso abbiamo n = (0, 0, 1) da
cui segue che nella (6.22) scritta nella forma per componenti
ri = ri ijk nj rk
da cui discende che Rij xj autovalore degenere di xi perch x e S sono gradi di libert
indipendenti e allora si ha che per valori diversi di s i ket U(R) |x, si sono sempre
autostati di xi .
Ricordiamo che quando si considera soltanto la posizione, il ket U(R) |xi autostato
non degenere di xi ; se si introduce lo spin 1/2, allora il nuovo ket U(R) |x, si con il
numero quantico s che assume i valori s = 1/2.
Poich U(R) |x, si autostato di xi con autovalore degenere Rij xj , allora, in ana-
logia con il caso precedente in cui si considerava soltanto la posizione, poniamo
X
U(R) |x, si = Cts (R) |Rx, ti
t
con la coniugata
X X 3 (x x )
= Cs s (R) Cs s (R) 3 (Rx Rx ) =
Cs s (R) Cs s (R) =
det R
s s
X
= Css (R) Cs s (R) 3 (x x )
s
X X
= ct,s ct ,s hRx , t |Sk |Rx, ti = ct,s ct ,s 3 (x x) (Sk )t ,t
t ,t t ,t
ovvero
C + Sk C = Rkj Sj (6.25)
Quindi dalla relazione U + (R)Sk U(R) = Rkj Sj , dove U(R) un operatore che
agisce sullo spazio di Hilbert dei ket di dimensione infinita, deriva la relazione formal-
mente analoga C + Sk C = Rkj Sj , dove C un operatore che agisce sullo spazio dello
spin (di dimensione 2 nel caso di spin 1/2).
Dallequazione (6.25), formalmente simile alla (6.17), segue la relazione fra le
funzioni donda nei due sistemi di riferimento data da
(x ) = C (x) = ei 2 ~n (x) (6.26)
~ C = ~ B
C +~ RB ~ (6.28)
(C) ~ ~ C
i~ = 0 RB
t
che, attraverso la moltiplicazione di C + da sinistra in ambo i membri, conduce allequa-
zione
() ~ ~ C
i~ = 0 C + RB (6.29)
t
Sostituendo il secondo membro della (6.28) nella (6.29), lequazione (6.29) diventa
~ ~
i~ = 0 B
t
coincidente appunto con lequazione (6.6).
Per determinare esplicitamente la matrice esponenziale ei 2 ~n , calcoliamo
2
2 0 n1 0 in2 n3 0 1 0
(~ n) = + + =
n1 0 in2 0 0 n3 0 1
da cui segue
2 3
i 2 ~
n 1 i
e = I + i ~ n ~ n + ... = cos + i ~ n sin =
2 2 2 6 2 2 2
6.3. COVARIANZA PER ROTAZIONI 143
cos 2 in3 sin 2 (in1 n2 ) sin
2
=
(in1 + n2 ) sin cos + in3 sin
2 2 2
Come si vede immediatamente dalla relazione (6.26), la funzione donda cambia
segno quando si effettua una rotazione di angolo = 2 intorno allasse ~n. Poich la
probabilit data dal quadrato del modulo della funzione donda, si potrebbe pensare
che tale cambiamento di segno sia irrilevante. In realt con un esperimento di interfe-
renza ottica si pu mettere in evidenza il significato e limportanza di tale cambiamento
di segno.
Consideriamo un elettrone polarizzato lungo lasse z, ovvero avente stato iniziale
1
0 (x) = 0 (x)
0
che passi attraverso due fenditure, F1 e F2 , e distinguiamo i tre casi che sono il caso in
cui vi sia campo magnetico nullo in entrambe le fenditure, il caso in cui ci sia un campo
magnetico B soltanto sulla fenditura F1 che inverte lo spin e il caso in cui il campo
magnetico B presente solo su F1 agisca per un intervallo di tempo tale da produrre il
cambiamento dallo spinore (1, 0) allo spinore (1, 0).
Indicando con tot la funzione donda dopo il passaggio dellelettrone attraverso le
due fenditure, calcoliamo la probabilit |tot |2 nei tre casi.
Nel primo caso si ha
1 1 1 1 1 (x) + 2 (x)
tot = 1 (x) + 2 (x) =
2 0 0 2 0
e dunque la probabilit
e dunque la probabilit
|1 (x)|2 + |2 (x)|2
|tot |2 =
2
144 CAPITOLO 6. MOMENTO ANGOLARE
da cui si ricava che non vi sono frange di interferenza perch misurando lo spin si pu
individuare senza incertezza la fenditura per la quale passata la particella.
Nel terzo caso si ha
1 1 1 1 1 (x) + 2 (x)
tot = 1 (x) + 2 (x) =
2 0 0 2 0
e dunque la probabilit
p2p p2 e2
H= + e
2mp 2me |rp re |
145
146 CAPITOLO 7. SISTEMI IN TRE DIMENSIONI
U(r)
fig. 7.1
0 r
Per determinare i livelli quantizzati di energia relativi agli stati legati, determiniamo
gli andamenti asintotici della Fnl () per tendente a zero e per tendente allinfinito,
utilizzando la forma dellequazione (7.6) in cui siano considerati nei coefficienti della
funzione e delle sue derivate soltanto i termini dominanti.
Se per tendente a zero trascuriamo gli infiniti inferiori, lequazione (7.6) diventa
per la quale cerchiamo una soluzione del tipo Fnl () = k con k non negativo affinch
la funzione donda sia regolare per tendente a zero.
Sostituendo Fnl () = k nella (7.7) si ottiene
[k 2 + k l(l + 1)] r k2 = 0
7.1. LATOMO DIDROGENO 149
d2 L dL
2 + (2l + 2 ) + ( l 1) L = 0 (7.9)
d d
che risolviamo sviluppando L() nella serie di potenze di
+
X
L() = ak k
k=0
Inserendo questo sviluppo in serie nella (7.9), si ottiene la relazione ricorsiva fra i
coefficienti ak della serie
+ l + 1 + k
ak+1 = ak (7.10)
(k + 1) (k + 2l + 2)
dalla quale si ricava il comportamento asintotico
ak+1 1
, per k +
ak k
Poich il comportamento asintotico di tale rapporto coincide con il comportamen-
to asintotico dellanalogo rapporto fra i coefficienti della serie della funzione e , allora
possiamo concludere che se lo sviluppo di L() fosse una serie infinita, allora si avreb-
be asintoticamente lespressione L() = e che renderebbe lautofunzione F () non
normalizzabile. Per impedire che si venga a creare questa situazione, dobbiamo impor-
re che per un certo valore k = k valga ak+1 = 0, in modo dunque che L() sia un
polinomio e non una serie. Affinch lo sviluppo di L() contenga una quantit finita
150 CAPITOLO 7. SISTEMI IN TRE DIMENSIONI
di addendi, si deve allora annullare il numeratore della (7.10), ovvero deve essere un
numero intero positivo
=n=l+1+k (7.11)
La relazione (7.11) rappresenta dunque la condizione di quantizzazione dellatomo
didrogeno, in virt della quale il numero quantico l pu assumere soltanto i valori interi
non negativi l = 0, 1, 2, ..., n 1. Sostituendo quindi = n nellespressione di data
nella (7.5), si ottengono gli autovalori En dellenergia, indipendenti da l, dati da
Z 2 e4
En = 2 2
2~ n
Per ottenere le autofunzioni dellatomo idrogenoide, osserviamo che i polinomi defi-
niti dalla relazione di ricorrenza (7.10) sono i cosiddetti polinomi associati di Laguerre,
gi noti ai matematici per le loro propriet di ortogonalit molto tempo prima della na-
scita della meccanica quantistica. Il generico polinomio associato di Laguerre, indicato
()
con Lh (), dove un numero reale maggiore di 1, dato dallespressione
() e dh h+
Lh () = ( e )
dxh
Definendo il raggio di Bohr a0 come
~ ~2
a0 = = 2
c e
dove indica la costante di struttura fine, lequazione (7.3) diventa
d2 Fnl (r) 2 dFnl (r) 2Z Z2 l(l + 1)
+ + Fnl (r) = 0
dr 2 r dr a0 r n2 a20 r2
la cui soluzione Fnl (r) si ottiene sostituendo nella soluzione di prova (7.8) lespressione
dei polinomi di Laguerre
(2l+1)
Fnl (r) = N r l eZr/(na0 ) Lnl1()
le quali, in virt della normalizzazione separata della parte radiale e della parte an-
golare, risultano automaticamente gi normalizzate, come si verifica immediatamente
calcolando lintegrale tridimensionale
Z Z + Z
2 3 2 2
|nlm (r)| d r = r [Fnl (r)] dr |Ylm (, )|2 sin d d = 1
R3 0
Le equazioni (7.12) sono tre equazioni di Schrdinger indipendenti dal tempo re-
lative ad oscillatori armonici unidimensionali riferiti ciascuno al corrispondente asse
cartesiano: possiamo quindi risolvere separatamente tali equazioni per ricostruire gli
autovalori complessivi e le autofunzioni totali.
Utilizzando allora la soluzione del problema delloscillatore armonico unidimensio-
nale, otteniamo dalla (7.12) gli autovalori E = En delloscillatore armonico isotropo in
tre dimensioni
3 3
En = Ex,nx + Ey,ny + Ez,nz = ~ nx + ny + nz + = ~ n +
2 2
dove si posto n := nx + ny + nz e quindi le corrispondenti autofunzioni che possiamo
rappresentare con la notazione di Dirac |n i = |nx , ny , nz i oppure mediante prodotto
di autofunzioni unidimensionali separate n (x, y, z) = nx (x) ny (y) nz (z).
E immediato osservare che la degenerazione dn del livello di energia En pari a
(n + 1)(n + 2)
dn =
2
154 CAPITOLO 7. SISTEMI IN TRE DIMENSIONI
Particelle identiche
C 1 r1 C = r2 e C 1 p1 C = p2 (8.1)
Introduciamo ora gli autoket degli operatori di posizione |ri , rj i, con i, j indici di-
stinti e pari a 1 e 2, tali che loperatore dato da una coordinata della prima particella
abbia come autovalore la corrispondente coordinata del primo vettore r e loperatore
dato da una coordinata della seconda particella abbia come autovalore la corrispondente
coordinata del secondo vettore r.
Se nellequazione secolare x1 |r1, r2 i = x1 |r1 , r2 i (e nelle analoghe per le compo-
nenti y1 , z1 ) applichiamo ad ambo i membri loperatore C 1 , otteniamo
C 1 x1 |r1, r2 i = x1 C 1 |r1 , r2 i
156
157
[C 1 x1 C] C 1 |r1 , r2 i = x1 C 1 |r1, r2 i
x2 [C 1 |r1 , r2 i] = x1 [C 1 |r1 , r2 i]
x2 |r2 , r1 i = x1 |r2 , r1 i
C 1 |r1 , r2 i = |r2, r1 i
p21 p2
H= + 2 + V (r1 ) + V (r2 )
2m 2m
con la stessa funzione V () per entrambe le particelle, che pu rappresentare un atomo
di elio in cui siano presenti le sole interazioni elettrone-nucleo.
Poich tale hamiltoniana separata e risulta somma delle due parti
p21 p22
H1 = + V (r1 ) e H2 = + V (r2 )
2m 2m
allora se sappiamo risolvere separatamente le due equazioni di Schrdinger indipendenti
dal tempo
n (r1 , r2 ) = N [n (r1 , r2 ) n (r2 , r1 )] = N [n1 (r1 ) n2 (r2 ) n1 (r2 ) n2 (r1 )]
n (r1 , r2 ) = N [n1 (r1 ) n2 (r2 ) n1 (r2 ) n2 (r1 )]
Questo un modo per enunciare il principio di esclusione di Pauli per cui due fer-
mioni, la cui funzione donda appunto antisimmetrica, non possono essere posti nello
stesso livello En1 = En2 , perch la funzione donda n (r1 , r2 ) = 0 che essi avrebbero
non unautofunzione.
Ad esempio un atomo di elio con hamiltoniana (rozza) H = H1 + H2 (dove non si
consideri il termine di interazione degli elettroni) avrebbe stato fondamentale
0 (r1 , r2 ) = R10 (r1 ) Y00 (1 , 1 ) R10 (r2 ) Y00 (2 , 2 )
ma poich lautofunzione di uno stato elettronico (cio di un sistema di fermioni) deve
essere completamente antisimmetrica per scambio delle due particelle, allora scriviamo
lo stato fondamentale nella forma
0 (r1 , r2 ) =
= R10 (r1 ) Y00 (1 , 1 ) R10 (r2 ) Y00(2 , 2 )+
R10 (r2 ) Y00 (2 , 2 ) R10 (r1 ) Y00 (1 , 1 ) = 0
da cui deduciamo che i due elettroni dellatomo di elio non possono trovarsi entrambi
nel proprio stato fondamentale con n = 1 perch in tal caso si otterrebbe una funzione
nulla che non pu essere unautofunzione di unhamiltoniana.
Se passiamo da un sistema con due particelle ad un sistema generale di n particel-
le avente autofunzione (x1 , x2 , ..., xn ), allora, indicata con Pi una certa permutazio-
ne delle coordinate x1 , x2 , ..., xn , possiamo costruire le autofunzioni simmetriche s e
antisimmetriche a ponendo
X
s (x1 , x2 , ..., xn ) = Pi (x1 , x2 , ..., xn )
i
X
a (x1 , x2 , ..., xn ) = (1)|Pi | Pi (x1 , x2 , ..., xn )
i
Ea 1,2 (x1 , x2 ) = N [R10 (r1 )Y00 (1 , 1 )R2l (r2 )Ylm (2 , 2 ) indici scambiati]
detto stato di singoletto perch unico stato antisimmetrico per scambio delle particelle
ottenuto componendo i due spin s1 = s2 = 1/2, segue che lo stato fondamentale della-
tomo di elio (rozzo) risulta essere il prodotto di una parte spaziale simmetrica (con i due
elettroni in n = 1) e di una parte di spin antisimmetrica (perch data dalla combinazione
antisimmetrica del singoletto)
a
1 1
E1 (x1 , x2 ) = R10 (r1 )Y00 (1 , 1 )R10 (r2 )Y00 (2 , 2 ) , ; 0, 0
2 2
8.1. LOCALIT DELLA FISICA 161
162
9.1. TEORIA INDIPENDENTE DAL TEMPO: CASO NON DEGENERE 163
Sostituendo dunque gli sviluppi (9.2) nellequazione secolare (9.1), si ottiene le-
quazione
(k) (k) (k)
[H0 + V ] ( |E0 i + |E1 i + 2 |E2 i + ... ) = (9.3)
(k) (k) (k) (k) (k) (k)
= ( E0 + E1 + 2 E2 + ... )( |E0 i + |E1 i + 2 |E2 i + ... )
nella quale debbono essere uguagliati i coefficienti delle potenze di corrispondenti in
ambo i membri.
Uguagliando i termini di ordine zero, si ottiene ovviamente lequazione agli autova-
lori delloperatore H0
(k) (k) (k)
H0 |E0 i = E0 |E0 i
che gi conosciamo e sappiamo risolvere.
Uguagliando i termini di ordine 1, si ottiene lequazione vettoriale
(k) (k) (k) (k) (k) (k)
H0 |E1 i + V |E0 i = E0 |E1 i + E1 |E0 i (9.4)
(k)
dalla quale, proiettando ambo i membri su hE0 |, si ricava lequazione scalare
(k) (k) (k) (k) (k) (k) (k) (k) (k) (k)
hE0 | H0 |E1 i + hE0 | V |E0 i = hE0 | E0 |E1 i + E1 hE0 |E0 i
(k) (k) (k) (k) (k) (k) (k) (k)
che, dopo la semplificazione di hE0 | H0 |E1 i = hE0 | E0 |E1 i = E0 hE0 |E1 i,
diventa
(k) (k) (k)
E1 = hE0 | V |E0 i (9.5)
La relazione (9.5) rappresenta la correzione al primo ordine nella teria delle per-
(k)
turbazioni che deve essere aggiunta allautovalore E0 per avere lapprossimazione al
primo ordine dellautovalore E (k) dellhamiltoniana H: si ha cio
(k) (k) (k) (k) (k)
E (k) = E0 + E1 = E0 + hE0 | V |E0 i
da cui segue
(h) (k)
(h) (k) hE0 | V |E0 i
hE0 |E1 i = (k) (h)
con h 6= k (9.6)
E0 E0
164 CAPITOLO 9. TEORIA DELLE PERTURBAZIONI
(k) (h)
Tale espressione rappresenta le proiezioni del ket |E1 i su tutti i vettori |E0 i tali
che valga h 6= k.
(k)
La mancanza di informazione relativa al bra hE0 |, ovvero la mancanza del prodotto
(k) (k)
scalare hE0 |E1 i, collegata alla norma del livello esatto e alla possibilit di moltipli-
care i ket per una fase irrilevante: in altre parole, imponendo che il ket corretto al primo
(k) (k)
ordine |E (k) i = |E0 i + |E1 i abbia norma unitaria e ridefinendo opportunamente
(k)
una fase per |E0 i, si possono annullare parte reale e parte immaginaria del prodotto
(k) (k)
scalare hE0 |E1 i, in modo tale che, senza quindi perdita di generalit, la proiezione
(k) (k)
del ket |E1 i sul ket |E0 i possa essere considerata sempre nulla.
Si ha infatti al primo ordine in
(k) 2 (k) 2
|E i = |E0 i + |E1(k) i = 1 + ( hE1(k) |E0(k) i + hE0(k) |E1(k) i ) =
(k) (k)
= 1 + Re hE0 |E1 i
da cui segue che la normalizzazione hE (k) |E (k) i = 1 del ket corretto |E (k) i permette di
(k) (k)
annullare la parte reale della proiezione hE0 |E1 i mancante nella (9.6), cio fornisce
(k) (k)
la relazione Re hE0 |E1 i = 0.
(k) (k)
Essendo quindi tale proiezione immaginaria pura, possiamo porre hE0 |E1 i = i
e vogliamo dimostrare che anche la parte immaginaria pu essere considerata nulla.
(k)
Moltiplicando il ket |E0 i per una fase irrilevante e sostituendo il ket
(k) (k) (k) (k)
ei |E0 i (1 + i) |E0 i = |E0 i + i |E0 i
ovvero
(k) (k)
|E (k) i = |E0 i + |E1 i
(k) (k) (k)
avendo posto |E1 i = i |E0 i + |E1 i.
Osserviamo che le due relazioni
(k) (k) (k) (k)
|E (k) i = |E0 i + |E1 i e |E (k) i = |E0 i + |E1 i
(k)
sono equivalenti perch in esse i ket |E0 i differiscono soltanto per una fase e allora
concludiamo che pu sempre essere annullata anche la parte immaginaria del prodotto
(k) (k) (k) (k)
scalare hE0 |E1 i dimostrando che se non valesse gi Im hE0 |E1 i = 0, allora si
(k) (k)
pu in ogni caso imporre sempre Im hE0 |E1 i = 0. Infatti si ha
(k) (k) (k) (k) (k)
Im hE0 |E1 i = Im hE0 | (i |E0 i + |E1 i) = +
9.2. TEORIA INDIPENDENTE DAL TEMPO: CASO DEGENERE 165
(k)
da cui segue che se si sceglie la fase = per il ket |E0 i, allora si ottiene appunto
(k) (k)
la relazione Im hE0 |E1 i = 0.
Poich dunque la normalizzazione del ket corretto |E (k) i e leventuale ridefinizione
(k)
della fase di |E0 i permettono sempre di rendere nulla la parte reale e la parte imma-
(k) (k)
ginaria del prodotto scalare hE0 |E1 i, allora non restrittivo considerare nulla sin
(k) (k)
dallinizio la proiezione hE0 |E1 i, in modo tale che la sua mancanza nella (9.6) non
costituisca dunque nessuna perdita di informazione.
(k)
Dalle proiezioni (9.6) si ottiene la correzione al primo ordine |E1 i data dallo
sviluppo
(k)
X (h) (k) (h)
X hE (h) | V |E (k) i (h)
0 0
|E1 i = hE0 |E1 i |E0 i = (k) (h)
|E0 i
h6=k h6=k E0 E0
nellequazione
(k) (k)
[H0 + V ] |E (k) , i = (E0 + E1 ) |E (k) , i
(k)
e moltiplicando ambo i membri per il bra hE0 , d |, si ottiene lequazione
X (k) (k) (k)
Cd hE0 , d|V |E0 , di = E1 Cd (9.7)
d
che, come si vede immediatamente, risulta essere unequazione agli autovalori per la
(k) (k)
matrice Vd d = hE0 , d |V |E0 , di.
(k) (k)
Tali autovalori E1 rappresentano le d correzioni del livello degenere E0 imper-
turbato la cui degenerazione quindi in tal modo, come si dice, viene rimossa. Gli au-
tovettori ottenuti dalla (9.7) sono invece i nuovi vettori di base nel sottospazio dege-
nere imperturbato ai quali, per tendente a zero, tendono biunivocamente gli autoket
(k)
imperturbati |E0 , di scelti inizialmente come autoket di base nel sottospazio degenere.
In analogia con il magnete, abbiamo che, spegnendo la perturbazione, gli autovettori
ottenuti dallequazione (9.7) rimangono a formare la base nel sottospazio degenere.
Se la perturbazione rimuove gi al primo ordine la degenerazione, allora per il se-
condo ordine si pu applicare la teoria non degenere. Se la perturbazione rimuove solo
alcuni dei d autoket, allora nel sottospazio degli autoket rimasti degeneri occorre dia-
gonalizzare la matrice Vkn Vnk in modo che che gli autovalori diano le correzioni e gli
autovettori siano i vettori di base nel sottospazio rimasto degenere ai quali tendono gli
autovettori rimasti degeneri quando si spegne la perturbazione.
E0 h|H|i (9.8)
H = H0 + V (t)
(n)
dove H0 unhamiltoniana di cui si conoscano lo spettro e gli autovettori |E0 i e
un parametro piccolo. In questo caso non cerchiamo gli autostati completi di H per-
ch loperatore H dipende esplicitamente dal tempo e non esiste pertanto lequazione
di Schrdinger indipendente dal tempo H|En i = En |En i. Lhamiltoniana H respon-
sabile delle transizioni del sistema da uno stato allaltro durante lintervallo di tempo di
azione della perturbazione.
(n)
Poich gli autoket |E0 i di H0 formano un insieme completo, allora espandiamo
lautostato |, ti di H nella forma
X (n)
E0
(n)
|, ti = an (t)ei ~
t
|E0 i (9.9)
n
i~ |, ti = H |, ti
t
si ottiene lequazione differenziale
X d (n) X (n)
E0 E0
(n) (n)
i~ an (t) ei ~ t |E0 i = an (t) V (t) ei ~ t |E0 i
n
dt n
(k)
Moltiplicando quindi scalarmente ambo i membri di tale equazione per il bra hE0 | e
(k) (n)
tenendo presente la relazione di ortonormalit hE0 |E0 i = kn verificata dagli autoket
delloperatore H0 , si ottiene
d (0)
a (t) = 0 (9.11)
dt k
d (1) 1 X (0) (k) (n) (n) (k)
ak (t) = an (t) hE0 |V (t)|E0 i e(i/~) [E0 E0 ] t (9.12)
dt i~ n
d (2) 1 X (1) (k) (n) (n) (k)
ak (t) = an (t) hE0 |V (t)|E0 i e(i/~) [E0 E0 ] t
dt i~ n
..
.
(0)
Lequazione (9.11) dimostra che ak (t) non dipende dal tempo, come in effetti deve
essere quando la perturbazione spenta.
(0)
In virt di questa conclusione, possiamo allora dire che ak definisce le condizioni
iniziali del problema e dunque possiamo assumere, per semplicit, che il sistema si trova
inizialmente, cio per t t0 , in un autostato h ben definito.
9.4. TEORIA DIPENDENTE DAL TEMPO 169
(0)
Si ha cos an = nh , senza che questa posizione sia in contraddizione con il princi-
pio di indeterminazione Et ~ perch c una quantit di tempo pressoch infinita
per preparare lo stato iniziale.
(0)
Sostituendo la relazione an = nh nella (9.12), si ottiene
Al primo ordine nella teoria delle perturbazioni, abbiamo quindi che la probabilit di
transizione per la transizione dallo stato iniziale indicato con h allo stato finale indicato
con k data da
(1) 2 (k) (h)
Pkh (t) = |ak (t)|2 = |hE0 |V0 |E0 i|2 F (t, kh )
~
dove si posto
(k) (h)
E E0 1 cos t
kh := 0 e F (t, ) =
~ 2
Capitolo 10
170
171
che gi simmetrica.
Ai numeri di occupazione
in modo tale che lazione degli operatori numeri di occupazione su tali vettori sia
nEi |nE1 , nE2 , nE3 , ...i = nEi |nE1 , nE2 , nE3 , ...i
ovvero tale prodotto scalare pari a 1 se tutti i numeri di occupazione dei due ket sono
corrispondentemente uguali ed pari a zero se almeno un n(1) Ej
diverso da n(2)
Ej
.
Quindi gli elementi |nE1 , nE2 , nE3 , ...i costituiscono una base ortonormale completa
del superspazio di Hilbert introdotto in modo tale che qualunque ket |i dello spazio si
esprima come combinazione lineare degli elementi di base
X
|i = CnE ,nE ,... |nE1 , nE2 , nE3 , ...i
1 1
Se lhamiltoniana data separata nella forma H = H1 +H2 +H3 +...+HN con le sin-
gole equazioni secolari Hi uni = Eni uni , allora si ha che per esempio allo stato indicato
con |1, 2, 0, 0, ...i corrisponde lautofunzione (senza simmetria) u0 (x1 ) u1(x2 ) u1(x3 ) .
Con questo formalismo abbiamo stati con zero particelle, indicati con |0, 0, 0, ...i,
stati con una particella o due o tre e cos via. Per gli stati con una particella dobbia-
mo ritrovare tutte le propriet della meccanica quantistica gi studiate appunto per una
particella.
Se consideriamo il caso bosonico in cui ciascun numero di occupazione pu assu-
mere valori che vanno da zero a infinito (si noti lanalogia con loscillatore armonico),
allora si pu definire loperatore nEi in analogia con loscillatore armonico ponendo
nEi = a+
E
aEi
i
+
dove gli operatori a , a, pur non avendo nulla a che fare con loscillatore armonico, ne
condividono le regole algebriche di commutazione
[aEi , a+
E
] = ij e [aEi , aEj ] = [a+
E
, a+
E
]=0
j i j
p
aEj |nE1 , nE2 , ..., nEj , ...i = nEj |nE1 , nE2 , ..., nEj 1, ...i
che giustifica il nome di operatori di creazione e annichilazione di particelle per gli
operatori a+
Ej
e aEj rispettivamente.
Per costruire uno stato, si applica dunque allo stato di vuoto, indicato con |0, 0, 0, ...i,
loperatore a+Ek
tante volte quante sono le particelle del sistema nei vari livelli Ek , es-
sendo irrilevante lordine con cui agiscono a+ Ek
e a+
Eh
perch tali operatori commutano
fra loro.
Possiamo allora riesprimere gli operatori numero totale di particelle e hamiltoniano
mediante gli operatori a+ E
e aEk ponendo
k
X
X
X
X
NT = nEk = a+
E
aEk e H = Ek nEk = Ek a+
E
aEk
k k
k=0 k=0 k=0 k=0
173
X
X
= ck ck h0|0i k,k = |ck |2
k,k k=0
da cui segue che |i ha norma unitaria se, come gi ricavato con il formalismo prece-
dente, vale
X
|ck |2 = 1
k=0
X
= uEk (x ) uEk (x) h0| [aE , a+
E
] |0i =
k k
k ,k
X X
= uEk (x ) uEk (x) = hx|Ek ihEk |x i = (x x)
k k
174 CAPITOLO 10. FORMALISMO DI SECONDA QUANTIZZAZIONE
Ponendo quindi
X
(x) := uEk (x) aEk (10.1)
k=0
in cui, come si vede, (x) un operatore, abbiamo che nel nuovo formalismo loperato-
re coniugato + (x) crea una particella localizzata in x quando agisce sul ket |0i, detto
stato di vuoto, ovvero si ha
|xi = + (x) |0i
Analogamente loperatore + (x) + (y) crea due particelle di cui una localizzata
nella posizione x e una localizzata nella posizione y.
Invertendo la relazione (10.1) si ottiene
Z
X
X
uEh (x) (x) d3 x = uEh (x) uEk (x) aEk = hk aEk = aEh
k=0 k=0
ovvero
Z Z
aEk = uEk (x) (x) d3 x e +
aE = uEk (x) + (x)d3 x (10.2)
k
Con le relazioni (10.2) si possono esplicitare gli operatori numero totale di particelle
e hamiltoniano.
Per loperatore numero totale di particelle si ha
X
X Z
X Z
+ + 3
NT = nEk = aE aEk = uEk (y) (y) d x uEk (x) (x) d3x =
k
k=0 k=0 k=0
Z
X Z
3 3 +
= d x d y (y) (x) uEk (y) uEk (x) = d3 x d3 y + (y) (x) (x y) =
k=0
Z
= d3 x + (x) (x)
Si ha allora
H |0i = ~a+ a|0i = 0
e
Ha+ |0i = ~a+ a (a+ |0i) = ~(a+ |0i)
Capitolo 11
Qualche esercizio
Esercizio 1
In un sistema quantistico definita una grandezza osservabile a cui associato lopera-
tore hermitiano rappresentato dalla matrice
2a 0 0
A = 0 a 0
0 0 2a
nella base degli autoket di A. Lo stato del sistema ad un certo istante t = 0 descritto
dal ket p p
+ 1 2 1 1 2
|i = | 2ai + |ai + |2ai
3 3 3
dove [1, 1] un parametro reale.
1. Si determini in modo che la probabilit di misurare il valore 2a sia massima;
2. se loperatore hamiltoniano del sistema rappresentato nella base degli autoket di
A dalla matrice
0 0 ~
H = 0 2~ 0
~ 0 0
con > 0, si determini levoluzione dello stato |i al tempo t > 0, con il valore
di determinato al punto precedente;
3. si determini il valore medio della grandezza osservabile associata ad A in funzione
del tempo;
4. si determini il primo istante t nel quale la probabilit di misurare il valore 2a,
massima in t = 0, diventa minima.
177
178 CAPITOLO 11. QUALCHE ESERCIZIO
Soluzione dellesercizio 1
Prima di tutto osserviamo che lo stato assegnato |i normalizzato per ogni valore del
parametro nellintervallo [1, 1]: considerando ortonormali gli autostati di A, indicati
con i simboli |2ai, |ai, |2ai, corrispondenti rispettivamente agli autovalori 2a, a, 2a,
si ha infatti
2
1 p
2
2 p
2
h|i = + 1 +1+ 1 =1
3
1) La probabilit che una misura di A dia risultato 2a, indicata con P (2a), data
dal quadrato del modulo
2 1 p
2
2
P (2a) = |h2a|i| = + 1 P ()
3
che massima per quei valori del parametro che annullano la sua derivata prima
!
dP () 2 p
= + 1 2 1 p
d 3 1 2
3) Il valor medio di A in funzione del tempo dato dal valor medio di A calcolato
sullo stato |m , ti, ovvero
hAi(t) = hm , t|A|m , ti =
it it
e eit e2it e eit e2it
= hu| hv| + hw| |A| |ui |vi + |wi =
3 3 3 3 3 3
a 2a 2it a
= (e + e2it ) = (1 4 cos 2t)
3 3 3
180 CAPITOLO 11. QUALCHE ESERCIZIO
Esercizio 2
Siano date le osservabili
1 0 0 3/2 0 0
A=a 0 0 1 e = b 0 1/2 1
0 1 0 0 1 1/2
1. Determinare lo stato |(t = 0)i sapendo che allistante iniziale t = 0 una misura
delle due osservabili ha fornito i valori A = a e B = b/2, dopo aver spiegato
sotto quali condizioni ci possibile;
Soluzione dellesercizio 2
E immediato verificare che le due matrici A e B commutano per ogni a e b. Pertanto
esister una base formata da autovettori simultanei di A e di B e sar possibile effettuare
una misura simultanea di A e di B.
Si vede immediatamente che la matrice A possiede spettro degenere: i suoi autova-
lori sono = a a cui corrisponde autovettore u = (0, 1, 1) e lautovalore doppio
= a a cui corrisponde autospazio S2 dato dalle terne di R3 tali che y z = 0.
181
da cui ricaviamo
1 1 i 1 1
|E0 i = |a2 i | ai, |E+ i = |a1 i + |a2 i + | ai
2 2 2 2 2
i 1 1
|E i = |a1 i + |a2 i + | ai
2 2 2
E inoltre facile vedere che vale
a a
A|E0 i = (|E+ i + |E i), A|E+ i = (|E+ i |E i + 2 |E0 i)
2 2
a
A|E i = (|E i |E+ i + 2 |E0 i)
2
da cui si ottiene il valor medio di A sullo stato |, ti
a t a 2t
h, t|A|, ti = + a cos cos
4 ~ 4 ~
che ovviamente vale a per t = 0, ovvero vale a sullo stato iniziale in cui una misura
dellosservabile A, come assegnato, fornisce appunto risultato pari ad a.
Esercizio 3
Un oscillatore armonico quantistico di pulsazione si trova, al tempo t = 0, in uno
stato |i del quale si sa che:
una misura dellenergia delloscillatore d concertezza un risultato E tale che
2~ < E < 5~;
4. mostrare che una misura del valor medio delloperatore x2 permette di distinguere
il ket |1 i dal ket |2 i.
Soluzione dellesercizio 3
1-2) Dati gli operatori di distruzione e di creazione
r r
m ip + m ip
a= x+ , a = x
2~ m 2~ m
xp + px = i~(a+ a+ aa)
A questo punto osserviamo che dalla prima condizione assegnata segue che lo stato
|i combinazione dei tre stati |2i, |3i e |4i aventi energie rispettivamente (5/2)~,
(7/2)~ e (9/2)~ comprese fra 2~ e 5~.
Dalla seconda condizione si ottiene che lo stato combinazione lineare solo dei due
stati |2i e |4i aventi parit positiva. Possiamo quindi scrivere lo stato |i nella forma
con A, B numeri complessi
|i = A|2i + B|4i
in cui si ha il valor medio dellenergia
5 9
hHi = [h2|A + h4|B ] H [A|2i + B|2i] = |A|2 + |B|2 ~
2 2
che ha la soluzione
1 3
|A|2 = , |B|2 =
4 4
Utilizzando lespressione di De Moivre-Eulero per i numeri complessi, possiamo
scrivere lo stato |i nella forma
|i = |A| ei |2i + |B| ei |4i = ei |A| |2i + |B| ei() |4i
che del tutto equivalente allo stato con la fase pari a zero perch tale fase d luogo
soltanto ad un fattore di modulo unitario che non altera la direzione del ket.
Abbiamo quindi dalla soluzione del sistema
i
1 3e
|i = |2i + |4i
2 2
in cui compare solamente la fase relativa fra i due autoket di H.
In questo stato si ha il valor medio di xp + px
" i # " i #
1 3e 1 3e
hxp + pxi = h2| + h4| (xp + px) |2i + |4i
2 2 2 2
" i # " i #
1 3e 1 3e
= i~ h2| + h4| (a+ a+ aa) |2i + |4i = 3~ sin
2 2 2 2
La quarta condizione imposta fornisce lequazione
1
sin =
2
da cui seguono i due valori di
5
1 = e 2 =
6 6
e di conseguenza i due stati
i 5i
1 3e 6 1 3e 6
|1 i = |2i + |4i e |2 i = |2i + |4i
2 2 2 2
Levoluzione temporale di |1 i e di |2 i
" i # 5 i( 9t )
H
i ~ t 1 3 e 6 e 2 it 3e 6 2
|1 , ti = e |2i + |4i = |2i + |4i
2 2 2 2
185
" #
3 ei( 6 )
5i 5 5 9t
i H
t 1 3e 6 e 2 it 2
|2 , ti = e ~ |2i + |4i = |2i + |4i
2 2 2 2
Esercizio 4
Si consideri una base completa ortonormale di stati |i, |i, |i per un sistema quanti-
stico la cui hamiltoniana data da
Soluzione dellesercizio 4
Calcoliamo le matrici associate agli operatori H, A, B relativamente alla base ortonor-
male |i, |i, |i. Abbiamo
H|i = i~|i A|i = (a/2)|i B|i = (b/2)|i
H|i = i~|i A|i = a |i B|i = b |i
H|i = 2~|i A|i = a |i B|i = b |i
2) Lequazione caratteristica di H
(~2 2 2 )( 2~) = 0
3) Lequazione caratteristica di A
a
(a2 2 ) =0
2
e allautovalore = a corrisponde lautovettore normalizzato
0
|0 i = 1/ 2
1/ 2
ed eseguendo
hBi(t) = h, t|A|, ti =
(sin t cos t e2it ) 1/2 0 0 sin t
b 0 1 0 cos t =
=
2
0 0 1 e2it
b
= b sin2 t
4
Osserviamo per concludere che le evoluzioni temporali dei valori medi di A e di
B forniscono, allistante t = 0, rispettivamente i valori a e b che coincidono con le
misure simultanee iniziali di A e di B date dagli autovalori relativamente ai quali il ket
iniziale |0 i autoket simultaneo di A e di B.
Esercizio 5
Lo stato di un oscillatore armonico quantistico di massa m e pulsazione descritto,
al generico istante t = 0, dalla funzione donda
r
x2
2 2x20 ~
(x) = A x e con x0 :=
m
1. Si determini il valore della costante A di normalizzazione;
2. si determinino i possibili risultati di una misura dellenergia delloscillatore e le
rispettive probabilit;
3. si determini levoluzione temporale dello stato delloscillatore per t > 0;
4. si verifichi che lo stato assegnato autostato della parit e si utilizzi questo risul-
tato per dimostrare che i valori medi della posizione e della quantit di moto sono
nulli ad ogni istante di tempo;
5. si determini levoluzione temporale del valor medio delloperatore x2 .
189
Soluzione dellesercizio 5
1) Per determinare la costante di normalizzazione A imponiamo la condizione che
il quadrato del modulo della funzione donda |(x)|2 sia una densit di probabilit su
tutto lasse reale, ovvero che valga
Z + Z +
2 2 2 2
|(x)| dx = |A| x4 ex /x0 dx = 1
4) Lo stato assegnato (x) una funzione reale pari ed pertanto autostato della
parit relativo allautovalore +1 perch vale
x a + a+ e p a a+
e il valor medio
1
r ! 1
r !
e 2 it 2 5 it e 2 it 2 5 it
hpi = h0| + h2| e2 (a a+ ) |0i + e 2 |2i =0
3 3 3 3
perch la presenza degli operatori a e a+ d luogo al prodotto scalare nullo fra bra e ket
ortogonali delloscillatore armonico.
5) Il valor medio di x2 allistante t = 0 pari a
Esercizio 6
Si consideri un oscillatore armonico unidimensionale di massa m e pulsazione . Lo
stato del sistema al tempo t = 0 dato dal ket
||2 /2
X n
|i = e |ni
n=0 n!
3. dopo aver scritto lo stato |, ti al generico tempo t, calcolare i valori medi degli
operatori x e H dati da h, t|x|, ti e h, t|H|, ti.
Soluzione dellesercizio 6
1) Dobbiamo verificare che vale h|i = 1. Sviluppando il prodotto scalare, si ha
||2
X n m ||2
X n m
h|i = e hm|ni = e n,m =
n,m=0 n! m! n,m=0 n! m!
192 CAPITOLO 11. QUALCHE ESERCIZIO
||2
X ||2n 2 2
=e = e|| e|| = 1
n=0
n!
"
#
||2 /2
X n ||2 /2
X n1
=e p |n 1i = e p |n 1i = |i
n=1 (n 1)! n=1 (n 1)!
da cui deduciamo che il numero complesso autovalore delloperatore di abbassa-
mento a che non un operatore hermitiano e pu dunque non avere autovalori reali.
da cui otteniamo
||2
X ( eit )n ( eit )m 1
hHi = h, t|H|, ti = e ~ n + hm|ni =
n,m=0 n! m! 2
"
#
||2
X ||2n 1 2
X (|| 2 n1
) 1 X || 2n
=e ~ n+ = e|| ~ ||2 + =
n=0
n! 2 n=1
(n 1)! 2 n=0 n!
2 1
= ~ || +
2
Calcoliamo ora lazione di a+ su |, ti
2 /2
X ( eit )n
a+ |, ti = e|| ei 2 t n + 1 |n + 1i
n=0 n!
193
e scriviamo il ket |, ti nella forma in cui il ket |0i compare come addendo separato e
nella sommatoria lindice m
"
#
it m+1
2
X ( e )
|, ti = e|| /2 ei 2 t |0i + p |m + 1i
m=0 (m + 1)!
in modo che il ket |0i sia ortogonale a tutti i ket delle sviluppo a+ |, ti.
A questo punto possiamo calcolare
+ ||2 it
X ( eit )n ( eit )m
h, t|a |, ti = e e p n + 1 hm + 1|n + 1i =
n,m=0 n! (m + 1)!
||2 it
X ||2n 2 2
=e e = e|| eit e|| = eit
n=0
n!
Calcoliamo ora lazione di a su |, ti
||2 /2 i
t
X ( eit )n
a|, ti = e e 2 n |n 1i
n=1 n!
e scriviamo il ket |, ti nella forma in cui lindice di sommatoria sia m e inizi da m = 1
||2 /2 ei 2 t X ( eit )m
|, ti = e p |m 1i
eit m=1 (m 1)!
A questo punto possiamo calcolare
2 eit X ( eit )n ( eit )m
h, t|a|, ti = e|| p p hm 1|n 1i =
n,m=1 (n 1)! (m 1)!
||2 eit X ( eit )n ( eit )m ||2 e
it X
||2n
=e p p m,n = e =
n,m=1 (n 1)! (m 1)! n=1 (n 1)!
||2 eit 2
X (||2)n1 ||2 it it
=e || = e = e = eit
n=1
(n 1)!
In conclusione il valor medio di x dato da
r
~
hxi = h, t|x|, ti = h, t|(a+ + a)|, ti =
2m
r r
~ it it ~
= ( e + e )= || ei eit + || ei eit =
2m 2m
r r
~ i(t) i(t)
2~
= || e +e = || cos(t )
2m m
194 CAPITOLO 11. QUALCHE ESERCIZIO
Esercizio 7
Una particella di massa m vincolata a muoversi sul segmento L/2 < x < L/2 .
Allistante t = 0 la funzione donda della particella data da
x
2 2x
(x) = hx|i = N cos sin
L L
Soluzione dellesercizio 7
1) Lo stato assegnato a t = 0
x
2 2x
(x) = N cos sin
L L
Z L/2
= |(x)|2 dx = 1
L/2
~2 2 9 ~2 2 25 ~2 2
E1 = E3 = E5 =
2mL2 2mL2 2mL2
Segue pertanto che i possibili valori ottenibili con una misura dellenergia su tale
stato sono appunto E1 , E2 , E3 con probabilit P (E1 ), P (E2 ), P (E3 ) date dal quadrato
del modulo del coefficiente della relativa autofunzione. Abbiamo dunque
2 1 1
P (E1 ) = , P (E2 ) = , P (E3 ) =
3 6 6
E1 t
= 2
~
da cui segue
4mL2
t = t =
~
196 CAPITOLO 11. QUALCHE ESERCIZIO
E3 t E5 t
= 18 e = 50
~ ~
si conclude che per t = t gli esponenziali complessi in (x, t) valgono 1 e dunque che
risulta (x, t ) = (x, 0).
Esercizio 8
Una particella quantistica di massa m vincolata sul segmento [L/2, L/2] si trova, ad un
certo istante t = 0, nello stato |0 i = |1i+ |2i, dove gli |ni (con n = 1, 2, 3, ...) sono
gli autoket dellhamiltoniana che descrive la dinamica della particella nel segmento.
1. Si determini, a meno di una fase globale, lo stato in questione sapendo che il valor
medio della parit vale 1/5 e che il valor medio dellosservabile
X
A = ia (|nihn + 1| |n + 1ihn|)
n1
2a 6
vale ;
5
2. si determini il valor medio dellenergia nello stato in questione;
3. si determini levoluzione temporale dello stato per t > 0 ed il valor medio del-
losservabile A in funzione del tempo.
Soluzione dellesercizio 8
1) Le autofunzioni della particella nel segmento simmetrico sono date da
r r
2 x 2 2x
hx|1i = 1 (x) = cos e hx|2i = 2 (x) = sin
L L L L
da cui segue che loperatore di parit, indicato con P, agisce nel seguente modo
1
h0 | P |0 i = (h1| + h2| ) (|1i |2i) = ||2 ||2 =
5
197
Dal sistema
||2 ||2 = 1/5
||2 + ||2 = 1
Abbiamo inoltre
2a 6
h0 | A |0i = sin
5
da cui segue sin = 1 e dunque = /2
Scriviamo in conclusione lo stato
r r
2 3
|0 i = |1i + i |2i
5 5
2 ~2 2 3 4~2 2 7~2 2
hEi = + =
5 2mL2 5 2mL2 5mL2
dove si posto
E1 ~ 2 E2 4~ 2
E1 = = e E2 = =
~ 2mL2 ~ 2mL2
Esercizio 9
Lhamiltoniana di una particella di spin 1/2 in tre dimensioni data da
H = H0 + H1
4me4
H1 = 2 (J~2 + ~Jz ) con 0<
~ 9~2
essendo J~ = L+
~ S ~ il momento angolare totale del sistema pari alla somma del momento
~ e dello spin S
angolare orbitale L ~ della particella. Determinare
2. lo stato del sistema al tempo t > 0 generico sapendo che lo stato iniziale |0 i
~ 2 , Lz , Sz relativo ai seguenti autovalori
un autostato degli operatori H0 , L
me4 ~ 2 |0 i = 2~2 |0 i,
H0 |0 i = |0 i, L
8~2
~
Lz |0 i = ~ |0 i, Sz |0 i = |0 i
2
3. individuare i possibili valori di una misura di Lz al tempo t e le relative probabi-
lit.
Soluzione dellesercizio 9
1) Indicando con En e nlm rispettivamente gli autovalori e le autofunzioni dellha-
miltoniana H0 dellatomo didrogeno, lo spettro esatto dellhamiltoniana totale H dato
allora dalla somma degli autovalori En della parte spaziale e degli autovalori della parte
di spin H1
me4
E = En + [j(j + 1) + jz ] = + [j(j + 1) + jz ]
2~2 n2
Poich separando in H0 la parte radiale e la parte angolare contenente L2 , si hanno
le uguaglianze [J 2 , L2 ] = [Jz , L2 ] = 0 allora segue la relazione
[H0 , H1 ] = 0
199
dalla quale ricaviamo che i due termini H0 e H1 possiedono autostati simultanei e che
gli autostati dellhamiltoniana totale H sono dunque dati dal prodotto tensoriale di tali
autostati simultanei delle due parti H0 e H1 .
Ricordando che il numero quantico j assume valori |l s| j l + s, scriviamo
un autostato di H nella forma
= nlm |l, s; j, jz i
corrispondente allautovalore
me4
E0 = +
2~2 4
Indicando ora con 1 , 2 , 3 i tre valori di rispettivamente
corrispondente allautovalore
me4 5
E1 = +
2~2 4
Il secondo livello eccitato ha degenerazione 4 perch vi sono i quattro stati
(1)
1 1 1 (m=1,0,1)
1 1 1
2 = 200 0, ; , , 2 = 21m 1, ; ,
2 2 2 2 2 2
me4
E2 = +
8~2 4
200 CAPITOLO 11. QUALCHE ESERCIZIO
me4 5
E3 = +
8~2 4
Per = 1 lo schema dei livelli si modifica, rispetto al caso precedente, soltanto
per il terzo livello eccitato che passa ad avere degenerazione 8 perch ai quattro stati gi
citati si aggiungono gli altri quattro stati
(5)
1 1 1 (m=1,0,1)
1 1 1
3 = 300 0, ; , , 3 = 31m 1, ; ,
2 2 2 2 2 2
corrispondenti anchessi, come facile verificare, allautovalore
me4 me4 5
E3 = + = +
18~2 4 8~2 4
Per 1 < < 2 il primo e il secondo livello eccitato rimangono inalterati nella de-
generazione e nellautovalore; il terzo livello eccitato ha sempre degenerazione 4 perch
vi sono i quattro stati
(1)
1 1 1 (m=1,0,1)
1 1 1
3 = 300 0, ; , , 3 = 31m 1, ; ,
2 2 2 2 2 2
corrispondenti tutti allautovalore
me4
E3 = 2
+
18~ 4
Per = 2 lo schema dei livelli si modifica radicalmente: il primo livello eccitato
passa ad avere degenerazione 5 perch vi sono i cinque stati
(1)
1 1 1 (2)
1 1 1
1 = 100 0, ; ,
, 1 = 200 0, ; ,
,
2 2 2 2 2 2
(m=1,0,1)
1 1 1
1 = 21m 1, ; ,
2 2 2
corrispondenti tutti allautovalore
me4 5 me4
E1 = + = +
2~2 4 8~2 4
201
Infine per = 3 il primo livello eccitato rimane inalterato rispetto al caso prece-
dente nella degenerazione e nellautovalore; il secondo livello eccitato passa ad evere
degenerazione 5 perch vi sono i cinque stati
(1)
1 1 1 (m=1,0,1)
1 1 1
2 = 300 0, ; ,
, 2 = 31m 1, ; ,
2 2 2 2 2 2
1 1 1
2 = 100 0, ; ,
2 2 2
me4 me4 5
E2 = + = +
18~2 4 2~2 4
Il terzo livello eccitato ha degenerazione 4 perch vi sono i quattro stati
(1)
1 1 1 (m=1,0,1)
1 1 1
3 = 200 0, ; ,
, 3 = 31m 1, ; ,
,
2 2 2 2 2 2
me4 5
E3 = +
8~2 4
r
1 1 1 2 1 1 1 1 1
2 2 2 = 3 |1, 1i 2 , 2 3 |1, 0i 2 , 2
1, ; ,
r
1 1 1 1 1 1 2 1 1
2 2 2 = 3 |1, 0i 2 , 2 3 |1, 1i 2 , 2
1, ; ,
da cui segue che lo stato iniziale del sistema si esprime come combinazione degli
autostati di H nella forma
"r #
2 1 1 1 1 1 3 1
|0 i = 211 1, ; , + 1, ; ,
3 2 2 2 3 2 2 2
Dallazione di H sui suoi due autoket come combinazione lineare dei quali espres-
so lo stato iniziale |0 i
1 1 1 1 1 1
H 211 1, ; ,
= E2 + 211 1, ; ,
2 2 2 4 2 2 2
e
1 3 1 13 1 3 1
H 211 1, ; ,
2 2 = E2 + 211 1, ; ,
2 4 2 2 2
segue che levoluzione temporale dello stato iniziale |0 i data da
"r #
2 i1 t 1 1 1 ei2 t 1 3 1
|, ti = 211
3
e 1, 2 ; 2 , 2 + 3 1, 2 ; 2 , 2 =
r "r #
2 i1 t 2 1 1 1 1 1
= 211 e |1, 1i , |1, 0i , +
3 3 2 2 3 2 2
" r #
ei2 t 1 1 1 2 1 1
+211 |1, 1i , + |1, 0i , =
3 3 2 2 3 2 2
i1 t
2e ei2 t 1 1
= 211 + |1, 1i ,
+
3 3 2 2
)
2 i2 t 1 1
+ e ei1 t |1, 0i ,
3 2 2
204 CAPITOLO 11. QUALCHE ESERCIZIO
dove si posto
1 1 13
1 = E2 + e 2 = E2 +
~ 4 ~ 4
Esercizio 10
Sia dato un sistema di due particelle identiche di massa m in due dimensioni confinate
in una buca di potenziale dalle pareti infinitamente alte. Lhamiltoniana H delle due
particelle data dallespressione
p21 p2
H= + 2 + U(r1 ) + U(r2 )
2m 2m
dove per una singola particella si posto
0 per (x, y) [0, L] [0, L]
p = (px , py ) e U(r) = U(x, y) =
+ altrimenti
1. Determinare lo spettro dellhamiltoniana, i relativi autostati e leventuale degene-
razione per lo stato fondamentale e il primo (o i primi) stato eccitato, nel caso che
le due particelle siano bosoni di spin zero o fermioni di spin 1/2;
2. calcolare, nel caso di due fermioni, come si modifica lenergia degli stati di cui al
punto precedente se si aggiunge allhamiltoniana il termine
H = (S2 + ~Sz )
~
dove S lo spin totale del sistema. Discutere leventuale degenerazione residua;
205
Soluzione dellesercizio 10
Osserviamo che lhamiltoniana separabile nella forma
H = Hx1 + Hy1 + Hx2 + Hy2
dove si posto
p2x1 p2y
Hx1 = + U(x1 ), Hy1 = 1 + U(y1 ),
2m 2m
p 2 p2y
Hx2 = x2 + U(x2 ), Hy2 = 2 + U(y2 )
2m 2m
con U energia potenziale della particella libera confinata nel segmento (0, L).
Dalla separazione delle variabili nellhamiltoniana, segue che la parte spaziale delle
autofunzioni di H data dal prodotto di quattro autofunzioni di singola particella libera
nel segmento, ciascuna della forma
r
2 nz
n (z) = sin
L L
e gli autovalori di H sono dati dalla somma degli autovalori di singola particella libera
nel segmento dipendenti dai numeri quantici nx1 , ny1 , nx2 , ny2 , ciascuno della forma
~2 2 n2
En =
2mL2
Alla parte spaziale dovremo poi moltiplicare tensorialmente una parte di spin, se
le particelle hanno spin, in modo tale che le autofunzioni complessive siano totalmen-
te simmetriche o antisimmetriche per scambio delle due particelle a seconda che le
particelle siano rispettivamente bosoni o fermioni.
1) Se le particelle sono bosoni di spin zero, allora non avremo la parte di spin e
la parte spaziale rappresenter tutta lautofunzione e dovr essere simmetrica. Per tali
particelle abbiamo allora lo stato fondamentale non degenere dato da tutti e quattro i
numeri quantici pari a 1
1 (r1 , r2 ) = 1 (x1 ) 1 (y1 ) 1 (x2 ) 1 (y2 )
206 CAPITOLO 11. QUALCHE ESERCIZIO
Il primo stato eccitato dato dal prodotto delle quattro autofunzioni di singola parti-
cella in cui un solo numero quantico pari a 2 e gli altri tre sono pari a 1. Poich si pu
dare valore 2 di volta in volta ad uno dei quattro numeri quantici, allora sembrerebbe
che si possano avere quattro stati degeneri corrispondenti al primo livello eccitato.
Poich per le autofunzioni complessive debbono essere simmetriche, tale condi-
zione riduce la quantit di stati corrispondenti al primo livello eccitato soltanto a 2 che
sono
(1) 1
2 (r1 , r2 ) = [2 (x1 ) 1 (y1 ) 1 (x2 ) 1 (y2 ) + 1 (x1 ) 1 (y1 ) 2 (x2 ) 1 (y2 )]
2
e
(2) 1
2 (r1 , r2 ) = [1 (x1 ) 2 (y1 ) 1 (x2 ) 1 (y2 ) + 1 (x1 ) 1 (y1 ) 1 (x2 ) 2 (y2 )]
2
Lenergia del primo livello eccitato, avente degenerazione 2 perch in esso vi sono
questi due stati 2 , allora
4~2 2 ~2 2 7~2 2
E2 = E2 + 3E1 = + 3 =
2mL2 2mL2 2mL2
data dallequazione secolare
H2 (r1 , r2 ) = (Hx1 + Hy1 + Hx2 + Hy2 ) 2 (r1 , r2 ) = (E2 + 3E1 )2 (r1 , r2)
Se le particelle sono fermioni di spin 1/2, allora le autofunzioni sono date dal pro-
dotto tensoriale di una parte spaziale e di una parte di spin e dovranno essere totalmente
antisimmetriche per scambio delle due particelle.
Lo stato fondamentale dato dal prodotto della parte spaziale simmetrica avente
tutti i numeri quantici pari a 1 e della parte di spin antisimmetrica data dal singoletto,
ovvero si ha lo stato non degenere
1 1
1 (r1 , r2 ) = 1 (x1 ) 1 (y1 ) 1 (x2 ) 1 (y2) , ; 0, 0
2 2
Il primo stato eccitato ha degenerazione 8 perch pu essere ottenuto moltiplican-
do tensorialmente una parte spaziale simmetrica per una parte di spin antisimmetrica
207
(singoletto), oppure una parte spaziale antisimmetrica per una parte di spin simmetrica
(data dai tre stati di tripletto), ovvero si hanno gli otto stati 2 (r1 , r2 ) dati da
1 1 1
[2 (x1 ) 1 (y1 ) 1 (x2 ) 1 (y2 ) + 1 (x1 ) 1 (y1 ) 2 (x2 ) 1 (y2 )] , ; 0, 0
2 2 2
1 1 1
[1 (x1 ) 2 (y1 ) 1 (x2 ) 1 (y2 ) + 1 (x1 ) 1 (y1 ) 1 (x2 ) 2 (y2 )] , ; 0, 0
2 2 2
1 1 1
[2 (x1 ) 1 (y1 ) 1 (x2 ) 1 (y2 ) 1 (x1 ) 1 (y1 ) 2 (x2 ) 1 (y2 )] , ; 1, sz
2 2 2
1 1 1
[1 (x1 ) 2 (y1 ) 1 (x2 ) 1 (y2 ) 1 (x1 ) 1 (y1 ) 1 (x2 ) 2 (y2 )] , ; 1, sz
2 2 2
Le energie dello stato fondamentale e del primo livello eccitato nel caso fermionico
sono le stesse dei corrispondenti livelli bosonici, ovvero si ha
2~2 2
E1 = 4E1 =
mL2
4~2 2 ~2 2 7~2 2
E2 = E2 + 3E1 = + 3 =
2mL2 2mL2 2mL2
b 3 L4 27
h |V |1 i = (I3 )2 (I1 )2 =
4 16 1024
3 L4 27
h c |V |1 i = (I3 )2 (I1 )2 =
4 16 1024
d 3 L4 2 2 2 27 2
h |V |1 i = (I3 ) (I1 ) =
4 16 2 1024
e 3 L4 2 2 2 27 2
h |V |1 i = (I3 ) (I1 ) =
4 16 2 1024
f 3 L4 2 3 9 2
h |V |1 i = (I3 ) (I1 ) =
4 16 2 1024
4
3 L 2 9 2
h g |V |1 i = (I3 )3 (I1 ) =
4 16 2 1024
h 3 L4 2 3 81 2
h |V |1 i = (I3 ) (I1 ) =
4 16 2 1024
i 3 L4 2 3 81 2
h |V |1 i = (I3 ) (I1 ) =
4 16 2 1024
Inserendo tali elementi di matrice nella (11.1), si ottiene lo stato fondamentale
perturbato 1 = 1 (r1 , r2 ) dato da
3mL2 a
1 (r1 , r2 ) = 1 (r1 , r2 ) + 14 2 2 (r1 , r2 )+
2 ~
27 mL2 b 27 mL2 c
+ (r ,
1 2r ) + (r1 , r2 )+
213 ~2 2 213 ~2 2
27 2 mL2 d 27 2 mL2 e 3 2 mL2 f
+ (r1 , r2 ) + (r1 , r2) (r1 , r2 )+
213 ~2 2 213 ~2 2 212 ~2 2
3 2 mL2 g 81 2 mL2 h 81 2 mL2 i
12 2 2 (r1 , r2 ) (r1 , r2 ) (r1 , r2 )
2 ~ 212 ~2 2 212 ~2 2
Esercizio 11
Sia dato un sistema di due particelle identiche di massa m in due dimensioni confinate
in una buca di potenziale dalle pareti infinitamente alte. Lhamiltoniana H delle due
particelle data dallespressione
p21 p2
H= + 2 + U(r1 ) + U(r2 )
2m 2m
211
Soluzione dellesercizio 11
Per gli autovalori e per le autofunzioni della singola particella nel segmento utilizzeremo
la notazione dellesercizio precedente.
1) La risposta al primo quesito identica alla risposta al primo quesito nellesercizio
precedente.
3 2~2 2 3
E1 = E1 ~ = 2
~
4 mL 4
e che gli otto stati del primo livello eccitato sono autostati dellhamiltoniana totale non
pi relativi alla medesima energia. Come si pu facilmente verificare attraverso lequa-
zione secolare, per effetto del termine H si ha in particolare il seguente schema delle
energie per gli otto stati 2 (r1 , r2 ) del punto precedente
3
E2 = E2 ~;
4
1
E2 = E2 + ~;
4
5
E2 = E2 + ~
4
7~2 2 3
E2 = E2 = ~
2mL2 4
E1T OT = E1 + E1
213
(3,1)(5,1) + (5,1)(3,1)
a = (3,1)(3,1) |0, 0i , b = (5,1)(5,1) |0, 0i , c = |0, 0i ,
2
1 1
d = ((3,1)(1,1) + (1,1)(3,1) ) |0, 0i , e = ((5,1)(1,1) + (1,1)(5,1) ) |0, 0i
2 2
In virt degli integrali (11.3), si ha
L2 1 L2 1
h a |V |1 i = (J3 )2 12 = , h b |V |1 i = (J5 )2 12 = ,
4 16 4 16
c L2 2 2 d L2 2 2
h |V |1 i = J3 J5 = , h |V |1 i = J1 J3 = ,
4 2 16 4 2 8
214 CAPITOLO 11. QUALCHE ESERCIZIO
2
L 2 2
h e |V |1 i = J1 J5 1 2 =
4 2 8
Inserendo tali elementi di matrice nella (11.1), si ottiene lo stato fondamentale
perturbato 1 (r1 , r2 ) dato da
mL2 mL2
1 = 1 (r1 , r2) = 1 (r1 , r2 ) 2 2
a
(r 1 , r 2 ) 2 2
b (r1 , r2 )+
128 ~ 384 ~
2 mL2 c 2 mL2 d 2 mL2 e
+ (r ,
1 2r ) (r ,
1 2r ) + (r1 , r2 )
256 ~2 2 32 ~2 2 96 ~2 2
Esercizio 12
Due particelle identiche sono vincolate a muoversi sul segmento [0, L] in una dimensio-
ne con hamiltoniana
p21 p2 ~ ~ 3~2 2
H= + 2 + 2S 1 S2 con 0<<
2m 2m ~ 4mL2
Nel caso che le due particelle siano fermioni di spin 1/2 e al variare di nellin-
tervallo assegnato:
1. calcolare il valore esatto dei due livelli energetici pi bassi e discutere la loro
degenerazione;
2. se allhamiltoniana si aggiunge la perturbazione V = (S1x + S2x ), calco-
lare come si modificano i due livelli energetici pi bassi.
Nel caso che le due particelle siano bosoni di spin 1 e al variare di nellintervallo
assegnato, calcolare il valore esatto dei due livelli energetici pi bassi e discutere
la loro degenerazione.
Soluzione dellesercizio 12
Per gli autovalori e per le autofunzioni della singola particella nel segmento utilizzeremo
la notazione dellesercizio precedente.
Per il caso fermionico, poniamo S ~1 + S
~2 = S~ e scriviamo lhamiltoniana nella forma
p21 p22 ~2 3
H= + + S
2m 2m 2 2
215
dove si ha
per S = 1 (tripletto simmetrico)
~2 3 4
S =
2 2
3 per S = 0 (singoletto antisimmetrico)
4
1) Poich la funzione donda fermionica deve essere complessivamente antisim-
metrica per scambio delle due particelle, allora si ha che lo stato fondamentale non
degenere perch ha la sola autofunzione
1 1
1 (x1 , x2 , S, Sz ) = 1 (x1 ) 1 (x2 ) , ; 0, 0
2 2
a cui corrisponde il livello energetico
~2 2 ~2 2 3 ~2 2 3
E1 = + =
2mL2 2mL2 4 mL2 4
Segue poi che anche il primo stato eccitato non degenere perch ha la sola auto-
funzione data dal prodotto tensoriale fra la parte spaziale (costruita simmetrica) con un
numero quantico pari a 2 e laltro numero quantico pari a 1 per il singoletto (antisim-
metrico) di spin
1 1 1
2 (x1 , x2 , S, Sz ) = [2 (x1 ) 1 (x2 ) + 1 (x1 ) 2 (x2 )] , ; 0, 0
2 2 2
a cui corrisponde il livello energetico
4~2 2 ~2 2 3 5~2 2 3
E2 = + =
2mL2 2mL2 4 2mL2 4
2) Esprimendo
S1+ + S1 S2+ + S2
S1x = e S2x =
2 2
e
1 1
, ; 0, 0 = 1
1 1 1
, 1 1 , 1 1 , 1
,
2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2
si ottiene
1 1
(S1x + S2x ) , ; 0, 0 = 0
2 2
da cui segue h1 |V |1 i = h2 |V |2 i = 0, ovvero deduciamo che i due livelli energetici
pi bassi non vengono modificati dalla perturbazione V assegnata.
216 CAPITOLO 11. QUALCHE ESERCIZIO
~2 2 ~2 2 ~2 2
E1 = + 2 = 2
2mL2 2mL2 mL2
e dunque non degenere.
Per ottenere poi il primo stato eccitato, dobbiamo confrontare i livelli energetici di
due funzioni donda: la prima, indicata con a , data dal prodotto tensoriale fra la parte
spaziale (costruita simmetrica) con un numero quantico pari a 2 e laltro pari a 1 per il
singoletto (simmetrico) di spin, mentre la seconda, indicata con b , data dal prodotto
tensoriale fra la parte spaziale (simmetrica) con entrambi i numeri quantici pari a 1 per
il pentupletto (simmetrico) di spin.
Si ha
1
a (x1 , x2 , S, Sz ) = [2 (x1 ) 1 (x2 ) + 1 (x1 ) 2 (x2 )] |1, 1; 0, 0i
2
a cui corrisponde il livello energetico
4~2 2 ~2 2 5~2 2
Ea = + 2 = 2
2mL2 2mL2 2mL2
e
b (x1 , x2 , S, Sz ) = 1 (x1 ) 1 (x2 ) |1, 1; 2, sz i
a cui corrisponde il livello energetico
~2 2 ~2 2 ~2 2
Eb = + + = +
2mL2 2mL2 mL2
217
2 (x1 , x2 , S, Sz ) = b (x1 , x2 , S, Sz )
2 (x1 , x2 , S, Sz ) = a (x1 , x2 , S, Sz )
a cui corrisponde il livello energetico E2 = Ea che non degenere perch dato dal
singoletto (simmetrico) di spin.
Se infine vale
~2 2
=
2mL2
allora si ha Ea = Eb da cui segue che il primo stato eccitato ha degenerazione 6 perch
in esso vi sono lo stato a (x1 , x2 , S, Sz ) con il singoletto e i cinque stati b (x1 , x2 , S, Sz )
con il pentupletto.
Esercizio 13
Siano date due particelle identiche di spin 1/2 descritte dallhamiltoniana
~p21 p~2 g2 2 ~ ~
H= + 2 + S1 S2
2m 2m |~r1 ~r2 | ~
mg 4
con 0 < < .
32~3
1. Determinare lo stato fondamentale e i primi due livelli eccitati dellhamiltoniana
discutendone la degenerazione con nellintervallo assegnato;
2. data la perturbazione V = |~r1 ~r2 |, calcolare, al primo ordine nella teoria delle
perturbazioni, lo spostamento di energia dello stato fondamentale.
218 CAPITOLO 11. QUALCHE ESERCIZIO
Soluzione dellesercizio 13
1,2) Eseguendo il cambio di variabili
Dalla condizione
mg 4
0<<
32~3
segue poi la disuguaglianza
mg 4 1 mg 4 3
2
+ ~ < 2
~
8~ 2 18~ 2
in virt della quale possiamo concludere che lenergia degli stati corrispondenti al nu-
mero quantico n = 3 dellatomo didrogeno maggiore dellenergia degli stati corri-
spondenti a n = 2.
3) Per determinare E1 (dove E1 lenergia dello stato fondamentale) conseguente
allaccensione della perturbazione V , applichiamo la formula
Z +
3
E1 = h100 |V |100 ih0, 0|0, 0i = r e2r/a0 4r 2 dr = a0
a0 0 2
perch la perturbazione agisce solo sulla parte spaziale e nella separazione dei termini
spaziali da quelli di spin si ha h0, 0|0, 0i = 1. In tale calcolo il parametro a0 indica il
raggio di Bohr dellatomo di idrogeno.
Esercizio 14
Lhamiltoniana di una particella di spin 1/2 data dallespressione
H= 2
(2J2 + ~Jz )
~
dove J = L + S il momento angolare totale e Jz la componente lungo lasse z.
Allistante t = 0 lo stato della particella dato da
1 1 1 1 i
1 1
|i = N |1, 1i , 2 |2, 1i , +e 3 |1, 1i ,
2 2 2 2 2 2
1. Determinare lo spettro dellhamiltoniana;
Soluzione dellesercizio 14
1) Lo spettro dellhamiltoniana dato da
E = [2j(j + 1) + jz ]
2) Si ha
h|i = |N|2 (1 + 2 + 3) = 6 |N|2
da cui segue che lo stato assegnato |i normalizzato a 1 se la costante N, scelta reale
e positiva, ha il valore
1
N=
6
3) Si ha
1 1
h|Sx |i = h|(S+ + S )|i = cos
2 12
da cui segue che h|Sx |i massimo per = 0.
4) Lo stato iniziale |i assegnato nella base degli autostati simultanei degli opera-
tori L2 , S2 , Lz , Sz e per = 0 dato da
1 1 1 1 1 1 1 1 1
|i = |1, 1i ,
|2, 1i ,
+ |1, 1i ,
6 2 2 3 2 2 2 2 2
1 1 2
l2 = 1(1 + 1) = 2 con probabilit P (2) = + =
6 2 3
1
l2 = 2 (2 + 1) = 6 con probabilit P (6) =
3
Effettuando una misura di Lz si ottiene il valore lz = 1 con probabilit 1 perch i tre
ket come combinazione dei quali si esprime lo stato |i contengono appunto soltanto il
numero quantico lz = 1.
Effettuando una misura di Sz si ottengono i possibili valori
1 1 1 1 1
sz = con probabilit P = + =
2 2 6 3 2
1 1 1
sz = con probabilit P =
2 2 2
221
Esercizio 15
Lhamiltoniana di una particella di spin 1/2 in tre dimensioni data da
p2 m 2 r2
H= +
2m 2
e lo stato iniziale dato dalla funzione donda
mr2
0 (x, y, z; sz ) = hx, y, z | 0 i + = N (x2 + y 2) e 2~ +
Soluzione dellesercizio 15
1) Per determinare N imponiamo che lintegrale esteso a tutto lo spazio 3 del
quadrato del modulo dello stato assegnato valga 1. Sviluppando tale integrale si ottiene
Z Z
mr2
2 2
1 = |0 | dr = |N| (x2 + y 2 )2 e ~ =
3
223
Z
mr2
2
= |N| (r 2 z 2 )2 e ~ r 2 dr sin d d =
Z
mr2
2
= |N| 2 (r 6 + z 4 r 2 2z 2 r 4 ) e ~ dr sin d =
Z Z
mr2
2 6
= |N| 2 r e ~ dr (sin + sin cos4 2 sin cos2 ) d =
0 0
7/2
3/2 ~
= 2 |N|2
m
da cui otteniamo
1 m 3/4 m
N=
2 ~ ~
1 1 1
|0 i = |2, 0, 0i + |0, 0, 0i + |0, 2, 0i
2 2 2
1 1 1
|2, 0, 0i + e2it |0, 0, 0i + |0, 2, 0i
=
2 2 2
avendo messo in evidenza e quindi eliminato un fattore di fase irrilevante.
3) Poich lo stato iniziale espresso come combinazione lineare di autostati del-
lenergia, allora i possibili valori di una misura dellenergia stessa sono gli autovalori
224 CAPITOLO 11. QUALCHE ESERCIZIO
relativi agli autostati che compaiono nello stato iniziale assegnato e le probabilit di tali
risultati sono i quadrati dei moduli dei coefficienti degli autoket corrispondenti.
Una misura dellenergia fornisce allora il risultato
3
E0 = ~
2
con probabilit
3 1
P ~ =
2 2
perch il ket |0, 0, 0i autostato di H con autovalore E0 e il risultato
7
E2 = ~
2
con probabilit
7 1 1 1
P ~ = + =
2 4 4 2
perch i ket |2, 0, 0i e |0, 2, 0i sono autostati di H con autovalore E2 .
4) Per determinare i valori di una misura di J2 e Jz , conveniente esprimere lo
stato ottenuto |, ti come combinazione lineare di autostati di J2 e Jz in modo che i
possibili valori di una misura di tali osservabili siano gli autovalori relativi agli autostati
che compaiono nello stato e le probabilit dei risultati stessi siano i quadrati dei moduli
dei coefficienti degli autoket corrispondenti.
Esprimendo i ket in termini di coordinate sferiche attraverso gli opportuni prodotti
scalari e scrivendo di nuovo anche lo spinore, si ottiene la funzione donda allistante di
tempo t generico nella forma
1 1 e2it
hx, y, z|, ti = hx, y, z|2, 0, 0i + hx, y, z|0, 2, 0i + hx, y, z|0, 0, 0i =
2 2 2
1 m 3/4 mr2 h m 2 i 1 1
2 2it
= e 2~ (x + y ) + e 1 , =
2 ~ ~ 2 2
r
m 3/4 mr2 4mr 2 2it 4mr 2 1 1
= e 2~ +2e 2 Y00 Y20 ,
2 ~ 3~ 3~ 5 2 2
perch si ha
4 4
sin2 = x2 + y 2 = Y00 (, ) Y20 (, )
3 3 5
225
Esercizio 16
Sia dato un sistema di due particelle identiche di massa m e di spin 1/2, la cui hamilto-
niana data dallespressione
p21 p2 m 2 2 2
Htot = + 2 + (r1 + r22 ) S1 S2
2m 2m 2 ~
Etichettando lautostato dellhamiltoniana di singola particella
p2 m 2 2
H= + r
2m 2
con i tre numeri interi |ni = |nx , ny , nz i, corrispondenti allenergia En , si consideri
allistante t = 0 lo stato iniziale del sistema
1 1 1 1 1
|0 i = ( |1, 0, 0i1 |0, 0, 0i2 |0, 0, 0i1 |1, 0, 0i2 ) , , +
3 2 2 1 2 2 2
1 1 1 1 1 1 1 1 1
+ |0, 0, 0i1 |0, 0, 0i2 , , ,
,
6 2 2 1 2 2 2 2 2 1 2 2 2
Determinare
1. lo stato fondamentale e il primo livello eccitato del sistema delle due particelle e
discuterne la degenerazione;
Soluzione dellesercizio 16
Lhamiltoniana scrivibile nella forma
2 2
p1 1 2 2 p2 1
HT = + m r1 + + m r2 (S 2 S12 S22 ) =
2 2
2m 2 2m 2 ~
= H1 + H2 Hspin
227
e possiede autostati dati dal prodotto tensoriale di una parte spaziale e di una parte
spinoriale che debbono essere una simmetrica e laltra antisimmetrica per scambio delle
due particelle fermioniche.
Omettendo di riportare i due spin 1/2 nella scrittura degli autoket di S2 e Sz , la
composizione di due spin 1/2 d il singoletto antisimmetrico |0, 0i che per la relazione
3
Hspin |0, 0i = ~ |0, 0i
2
autostato di Hspin con autovalore (3/2)~ e d i tre stati di tripletto |1, sz i che per
la relazione
1
Hspin |1, sz i = ~ |1, sz i
2
sono autostati di Hspin con autovalore (1/2)~.
1) Il livello di energia pi bassa (stato fondamentale) del sistema dato allora dai
nove stati (degenerazione 9) aventi la forma
1
( |1, 0, 0i1 |0, 0, 0i2 |0, 0, 0i1 |1, 0, 0i2 ) |1, sz i
2
1
( |0, 1, 0i1 |0, 0, 0i2 |0, 0, 0i1 |0, 1, 0i2 ) |1, sz i
2
1
( |0, 0, 1i1 |0, 0, 0i2 |0, 0, 0i1 |0, 0, 1i2 ) |1, sz i
2
ai quali corrisponde lautovalore di energia
5 3 1 7
E0 = ~ + ~ ~ = ~
2 2 2 2
Il primo livello eccitato ha degenerazione 28 perch allautovalore di energia
3 3 3 9
E1 = ~ + ~ + ~ = ~
2 2 2 2
corrisponde lautospazio individuato dai 28 stati indipendenti che sono
1
( |1, 1, 0i1 |0, 0, 0i2 |0, 0, 0i1 |1, 1, 0i2 ) |1, sz i,
2
1
( |1, 0, 1i1 |0, 0, 0i2 |0, 0, 0i1 |1, 0, 1i2 ) |1, sz i,
2
228 CAPITOLO 11. QUALCHE ESERCIZIO
1
( |0, 1, 1i1 |0, 0, 0i2 |0, 0, 0i1 |0, 1, 1i2 ) |1, sz i,
2
1
( |1, 0, 0i1 |0, 1, 0i2 |0, 1, 0i1 |1, 0, 0i2 ) |1, sz i,
2
1
( |1, 0, 0i1 |0, 0, 1i2 |0, 0, 1i1 |1, 0, 0i2 ) |1, sz i,
2
1
( |0, 1, 0i1 |0, 0, 1i2 |0, 0, 1i1 |0, 1, 0i2 ) |1, sz i,
2
1
( |2, 0, 0i1 |0, 0, 0i2 |0, 0, 0i1 |2, 0, 0i2 ) |1, sz i,
2
1
( |0, 2, 0i1 |0, 0, 0i2 |0, 0, 0i1 |0, 2, 0i2 ) |1, sz i,
2
1
( |0, 0, 2i1 |0, 0, 0i2 |0, 0, 0i1 |0, 0, 2i2 ) |1, sz i,
2
con sz = 1, 0, 1.
2) Riscriviamo lo stato assegnato a t = 0 nella forma in cui la parte di spin espressa
nella base degli autostati di S 2 e Sz , essendo stata quindi effettuata la composizione degli
spin delle due particelle S1 + S2 = S
1 1 1 1 1 1
|i = |1, 0, 0i1 |0, 0, 0i2 , ; 1, 1 |0, 0, 0i1 |1, 0, 0i2 , ; 1, 1 +
3 2 2 3 2 2
1 1 1
+ |0, 0, 0i1 |0, 0, 0i2 , ; 0, 0
3 2 2
Considerando i valori dellenergia E e i coeffcienti dei ket corrispondenti, si ha che
una misura dellenergia pu dare i possibili valori
7 7 1 1 2
E = ~ con probabilit P ~ = + =
2 2 3 3 3
9 9 1
E = ~ con probabilit P ~ =
2 2 3
1
= R1 (r1 )R0 (r2 ) [Y1,1 (1) Y0,0(2) Y1,1 (1) Y0,0(2)] |1, 1i =
2
1
= R1 (r1 )R0 (r2 ) ( |1, 1i |1, 1i ) |1, 1i =
2
1
= R1 (r1 )R0 (r2 ) ( |1, 1i|1, 1i |1, 1i|1, 1i ) =
2
1 1 1 1
= R1 (r1 )R0 (r2 ) |2, 0i |1, 0i + |0, 0i |2, 2i
2 6 2 3
Analogamente esprimiamo
Esercizio 17
Lhamiltoniana di un sistema di due particelle identiche di massa m data dallespres-
sione
p~2 p~2 m 2 m2
H= 1 + 2 + (~r1 ~r2 )2 + (~r1 + ~r2 )2
2m 2m 4 4
Allistante t = 0, lo stato delle due particelle dato dallespressione
m(~ r 2 )2
r1 ~ r 2 )2
r1 +~
m(~
B (~r1 , ~r2 ) = NB (~r1 ~r2 )2 e 4~ e 4~
se le due particelle sono due bosoni di spin zero, mentre dato dallespressione
m(~ r 2 )2
r1 ~ r 2 )2
r1 +~
m(~
~ Sz ) = NF [(x1 x2 ) i(y1 y2 )] e
F (~r1 , ~r2 , S, 4~ e 4~ |1, 1i
se le due particelle sono due fermioni di spin 1/2, avendo indicato con |s, sz i lautostato
simultaneo del quadrato dello spin totale S del sistema e della sua componente Sz lungo
lasse z.
Allistante t = 0 e nel caso in cui le due particelle siano fermioni di spin 1/2,
determinare:
Soluzione dellesercizio 17
Cominciando con il caso bosonico, consideriamo il cambio di variabili (11.4) la cui
matrice jacobiana ha il modulo del determinante pari a 1.
1) Per determinare la costante NB imponiamo che valga la condizione di normaliz-
zazione Z
|B (~r1 , ~r2 )| d3~r1 d3~r2 = 1
Z Z
mr 2 mR2
2 2 6
= 64 |NB | r e ~ dr R2 e ~ dR = 1
Utilizzando gli integrali gaussiani (estesi alla sola semiretta reale positiva), si ottiene
r
10 7 3
4 16m
NB =
225~10 6
Per determinare gli autovalori dellhamiltoniana, sostituiamo il cambio di variabili
dato dalle relazioni (11.4) nellhamiltoniana del sistema e otteniamo
2 !
p~ 1 P~2 1
H= + m 2 r 2 + + m2 R2 (11.5)
2m 2 2m 2
Z Z
mr 2 mR2
2 2 2 2 3
= 8 |NF | (r r cos ) e ~ d ~r R2 e ~ dR = 1
da cui si ricava r
m8 5 3
4
NF =
~8 6
I livelli di energia sono gli stessi del caso bosonico perch lhamiltoniana non di-
pende dallo spin delle due particelle.
2) Componendo prima L ~1 + L~2 = L ~ e quindi L ~ +S
~ = J,
~ scriviamo, con ovvio
significato dei simboli, la funzione donda nella forma
~ = [ g1(r) g2 (R) |1, 1i |0, 0i ] |1, 1i = g1 (r) g2(R) |1, 1i |1, 1i =
F (~r, R)
1 1 1
= g1 (r) g2(R) |1, 1; 2, 0i + |1, 1; 1, 0i + |1, 1; 0, 0i
6 2 3
da cui ricaviamo che una misura di J2 pu dare i possibili valori
1
j 2 = 2 (2 + 1) = 6 con probabilit P (6) =
6
1
j 2 = 1 (1 + 1) = 2 con probabilit P (2) =
2
1
j 2 = 0 (1 + 0) = 0 con probabilit P (0) =
3
e una misura di Jz pu dare solo il valore
Come per il caso bosonico, osserviamo che i valori e le probabilit di una misu-
ra di J2 e Jz non dipendono dal tempo perch gli operatori J2 e Jz commutano con
lhamiltoniana del sistema.
3) Lo stato fondamentale |0 i del sistema dato dal prodotto tensoriale degli stati
fondamentali dei due oscillatori armonici dellhamiltoniana (11.5), ovvero si ha
1 1
|0 i = |0, 0, 0i |0, 0, 0i , ; 0, 0
2 2
Ponendo lespressione della perturbazione nella forma
V = (S ~1 S~2 )2 = (2S~ 2 + 2S~ 2 S 2 ) = (3~2 S 2 )
1 2
Soluzione dellesercizio 18
1) La funzione donda al tempo t generico data da
2 e3it 2
(t) = + Y10 + + (1 e3it ) Y11
3 3 3
dove rappresenta lo spinore autostato di Sz relativo allautovalore ~/2.
2) La probabilit P che la particella abbia < /3 e Sz = ~/2 , vale
5
P = (1 cos 3t)
72
Bibliografia
[1] C. Cohen-Tannoudji, B. Diu, F. Laloe, Quantum Mechanics, John Wiley & Sons,
New York, 1977;
[2] P.A.M. Dirac, I principi della meccanica quantistica, Bollati Boringhieri, trad.
basata sulla quarta edizione inglese, Oxford University Press (Clarendon), 1958;
[3] R.P. Feynman, A.R. Hibbs, Quantum Mechanics and Path Integrals, McGraw-Hill,
New York, 1965;
[4] S. Gasiorowicz, Quantum Physics, John Wiley & Sons, New York, terza editione;
[7] J.J. Sakurai, Meccanica quantistica moderna, Zanichelli, trad. basata sulledizione
inglese del 1994;
[8] L.I. Schiff, Quantum Mechanics (terza ed.), McGraw-Hill, New York, 1968;
235
Indice analitico
236