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ASPETTI DELLA PRESENZA FETRARCHESCA NELLA POESIA ITALIANA DEL NOVECENTO Tl recupero del modelio « classico » per eccellenza della tradizione lirica italiana, cio’ del Petrarca, me- diato sia pure da molteplici e pit: recenti esperienze culturali, é un fenomeno di rilievo nel panorama della poesia e della riflessione critica novecentesche , Esso, 60d, 1 A tale aryomento non @ stata ancora prestata, tuttavia, Ia dowita attenzione, Ad ecceziono ot un lung o approtondito saggio di’ A. Noress, Le poetic critiche novecentesche « sub specie Petrarchae », in Le poe. che ritiche novecentesche, Firenze 1910, pp. 252821, volt a yer! ficare incidenza della poesia petrarchesea sulla rifessione teort- ca degli ermeticl, non esistono studi complessivi ¢ indagini analiti- che sul « petrarciismo y novecentoseo. Non pid dl qualehe acento si uD trovare in ©. Caueariana, It Petrarca e il petrarchismo, in AA.VY, Quesitont ¢ eorrentt dt storie tetterar‘a, aailano 1940, alle’ yp, 204205, @ non allro che un breve risssunio della comunicasione improvvisais. @urente Jo. svolgimento del TIT. Congress cel'ATSLLT. @ Vartic colo di D. Vatenr, Petvarea e la poesia contemporanen, in « Studi po. trarchoschi , vol, ‘VIZ, 1961, pp. 951-954. (Sulla stesea rivista, che raccoglie git Attt di quel Congresso, si vets pure Tintervento dl M. Sansone, La crisi det Petrarchismo, pp. 391308). Sono pluttosto da. se: gnalare Te acute osservazionl ci de siudiosi della lingua poetica ita. lina del Novecento, e procisamente ot P. V. Niweatno, Aspetti e fen. denze della lingua’ poetioa stalizna del Novecento, in La tradition Wet Novecento, Milano 1978, in particolare all pp. 191-133, © Intro- usione a Poet! dattani de? Novecenta, dfitane 1978, soprattatto aie Dp. XLIX, LITLIL ¢ di G. G. Beccamaa, Ricerche sulla lingua poetica {dei primo Novecento, Torino 107, alle pp. 124125. Solo recentementa, ‘in occasione del sesto centenario della morte dsl Petrarea sono appar. st altri contributt i studios! che offrontano, da. angolasion! iver. Be, questo specifice tema e dl soritiori che offrono Ja. loro. personale {esliimoniansa sul Petrarea. Se ne da qui Yelenca : G. Dr Pavo, La pre- senaa del Petrorca nella poesia italiane del Fovecento, in « Ttalini- 60 se da un lato si inserisce nel pit: generale movimento di « ritorno allordine » € alla compostezza formale, che fu tipico della cultura non solo italiana ma europea de- gli anni Venti (a quegii anni risalgono difatti, per re- stare nel nostro Paese, la vitale ricerca ungarettiana, durante la stesura del Sentimento del Tempo, del « can- to» italiano e della sua « costanza » attraverso 4 secoli; Ja «riscoperta » rondesca di Leopardi, Manzoni e, in un certo senso, come vedremo, anche del Petrarca; i « codimenti » di Saba alle suggestioni della forma clas- sicamente perfetta de I prigioni e Fanciulle, due sue Taceolte), dall’altro & strettamente collegato alle carat- teristiche del modelo stesso e alla insostituibile funzio- ne da esso svolta nel corso delle plurisecolari vicende della nostra « forma » poetica. Tale recupero cio’, a dif- ferenza di altri fenomeni analoghi, quale, ad esempio, 41 @ dantismo » novecentesco*, non @ tanto legato a in- ation », e. TI, n. 2, 1976, pp. 243.258; S. Raxcar, Petrarca e ta poesla contemporanea, in x La Fiera letteraria , a. 80, n, 95, 1 sett. 1974. @ col titolo Fetrarea'e ta serittura integrate, in « Forumn ‘taticum h, WoL. VIL, n, 4, dic. 1974, pp. 519692; Petraron © 4 poet! dogol. Problem! e iu, ‘minézioni CTavola rotonda’ oon git interventi di ME. Corti, V. Seren, A, Zansotto, A. Porta), in « Lapprodo letierario’, @. XX, n, 03, 197, Bp. £5100; G. Paurazonr, 10 nonno ai Proust. in «il mondo, 2. SX0E, B92, 8 agosto 197% L. ‘Pusrmuty, Petraroa iontano, in «La Stampa, 19 aprile 1974; A. Dost, Contemporaneta de! Petravca, in « Canobio 4, 19%: |G. Grnics, Signor Petraroa, permetie che ta Interest, 36 La letteratura verso Hiroshima, Roma’ 1976, pp. 85941) AA.VV. Fronce. 800 Petrarca nel VI centenario delia morie, ‘Bologna’ 1918, che racco. lie gli scrtti, gla pubblicati in valire sed di. ‘Bacehelii W. Branca, A. Giulisni, M. Luzi, A. Porta, R. Sanguinetl, V. Seren, Zancotio, © in appendice ripropone due artical! di G” Bellonct 6 D. ‘Valeri; ‘Petrarea eit petrarchismo. Un'ideologia delle tettera. taro, 0 cura di M. Gugiiciminelti, Torino 1977, alle pp. 49 ¢ 1824196, ‘Altri contributi particolarl, ‘relativi' singoli ‘autor, si eiteranne hol corso delfindagine, quando se ne presenters Toceasione. 2 Sul recupero del modello dantaseo net nostro sevolo, tra gll studi al carattere generale, cfr. Mi. Guatimamamrn, Con Dante’ attravers0 ff 61 Gividuali predilezioni di stile e di concezione poetica ideologica, ma investe, per dirla col Mengaldo, il «mi. nimo comun denominatore »’, clo® 1 sostanza stessa, © non solo Linguistica, della nostra tradizione letteraria. Chi pertanto ha parlato di una « erisi del petrarchismoy', (we sia pure del grande petrarchismo », s'intende), che avrebbe luogo nella lirica italiana cel Novecento, non ha ovidentemente tenuto conto di questo pit sottile, impalpabile, eppure « consustanziale » petrarchismo, che caratterizza la lingua poetica italiana, « con la sua vo- eazione a un assetto monolinguistico »*, correlato a un atteggiamento introspettivo e di confessione. Owviamente, la «fortuna » di Petrarea nella prima meta del Novecento non presenta uno svolgimento ret- tilineo. Piuttosto, si potrebbe rappresentare graf camente con una curva che, dopo essersi abbassata nei primi due decenni del secolo, s'innalza gradualmente git sul finire del secondo, cio al tempo de «La Ron- day e del movimento di restaurazione» neoclassica, cui Novecento, in Petrarca fra Abelardo ed Eloise ¢ altri saggi di lette ature ‘tatiana, Barl 1963, pp. 201-328; M. Pemuecnim, Dante ¢. lo oetiche contemporanee {Dal mistero alin soimea?), in Idol e doman. de delta poesis, Milano 1009, pp. 105-128; 8. Faas, Una traccia dan. tesea, in La plate della poesia, cll: A. Nora, Dante e it Novecen. to, im «Studi danteschi », vol. 48, 197}, pp. 185208; L. Scomano, Modi ed esempi det dantismo novecentesco, cit; AAVV, Dante nella tette ratwra itetiona del Noweconto, cit. 2. V. Muncnno, La tradisione det Novecento, city . 134 ‘Gir. AM. Sansow, La crisi del Petrarohiemo, eit, dove si aiferma, ta Yaltro, che «la muova poesia [...] mtuove’da “una poetlee. che, rompensio’deliberatamente col passatd, rompe [..,) com il Petraren e Ja civillé poetica italiana dat ‘Trecento al primi del Novecento (..] si gotta. allo sharagiio, © pone come primo conone i riflto dati tradiziono » (p. 302). * Gono enirambe espression! al P, Vv. Meanato, La tradisione det Novecento, cit, p. 182. 62 s® accennato, per toccare il suo vertice negli anni Tren- ta-Quaranta, vale a dire nel periodo culminante del co- siddetto ormatismo poetico e critico, e cala poi di nuo- Vo, vertiginosamente, nel dopoguerra ¢ hegii anni Cin- quanta con Yaflermarsi della poetica neorealista. Allinizio del secolo, i futuristi, come si intuisce facilmente, erano agli antipodi dei canoni poetici pe- trarcheschi, non solo per Ie rivoluzionarie innovazioni wtecniche » proposte da Marinetti, il fondstore del mo- vimento, nel Manifesto del 1912, ma anche, soprattut- to forse, per il netto rifluto di una poesia intimistica © soggettiva, che facesse leva sulla psicologia dell’uo- mo, ritenuta ormai talmente priva di interesse da es- sere sostituita, nelle loro opere, da una sorta di « os- sessione lirica della materia », cio® dal eulto detia mac- china e del progresso tecnico, dall’esaltazione del pro- dotto industriale ¢ della bellezza della velocita. Tutta- via Vabisso, che separava i futuristi dal Petrarea; non impediva al loro capo di ergersi, nazionalisticamente, a difensore dell’« italianit& » del’autore del Canzonie- re, allorché, come ha raccontato lo stesso Marinetti, uno studente cubano sd metterla in dubbio, sostenen- do la tesi che il Petrarca, da Iui ritenuto « superiore » a Dante, fosse « francese d’elezione »*. Quanto 2 D’Annunzio, benché un suo fedele bio- grafo testimoni Vnteresse del poeta abruzzese per Yo- pera del Petrarca, affermando che «quando eglt [D’An- ® episodio @ narrato da PF. 'T. Mauusirar in Una sensibiitd tte ana hata in Epitio, in La. grande Milena. traisionale e futurtste, a cura di L. De Maria, Milano 1069, p, 211. Sul repporto tra farinettt © In tradisfone elassica italiana oft. Gramernt, Marineti, la tradisione € due classici, in AALYY., Marinetti fusurista, Napow 1977, 3p. 208-220. 63 nunzio] era in viaggio ed arrivava in albergo, il suo primo gesto era quello di togliere dalla valigia il Can- Zoniere e di deporlo sul comodino accanto al letto »’, Vincidenza del Petrarca sulla sua poesia non raggiunse mai il grado di un profondo assorbimento, di un'intima adesione, ma si fermd, il pitt delle volte, al livello del- Voccasionale citazione, sfoggiata per civetteria letteraria, dell’utilizzazione compiaciuta e previosistica di verst @ stilemi. Un siffatto approccio estetizzante non pote- va che condurre D’Annunzio a scambiare quello che ® uno dei pregi maggiori del Petrares, la sobria ¢ clas- sica scelta dei termini, per un grave difetto, e lamenta: re quindi, nel Secretum, la mancanza dell’« amor sen- suale della parola». «Tl poeta laureate di Arezzo », soriveva Vautore delle Laudi, tessendo un « encomio» della propria arte, «per conoscer sé stesso [...] si spec- chiaya nel suo latino scolastico, ahi, non come in I- mina d’oro ma come in ‘piombato vetro! 1 mio lin- guaggio per contro m’appartiene come il pit potente de’ miei istinti ; @ un istinto carnale purificato ed esal- tato dal fuoco bianco della mia intelligenza »*, ‘L¢ antipatia » manifestata invece apertamente da Gian Pietro Lucini nei confronti del Petrarca, in una recensione a un‘edizione del Canzoniere®, si spiega tex cilmente con la posizione di rifiuto globale dell'istitu- 1. Awrowstss, D'annunato aneddotico, Milano 1958, p. 125. © G. Drawwuaio, Ii sevondo amente di Lucresia Buti, in Prose ‘i ricerca, a Totta «1, Milano 1956, vol. TT, p19. ° La ‘recensione di G. P. Goem aM.’ Scmmetito, I caneoniere di Francesco Petrarca secondo Vautografo cor te note d Giuseppe Rigutini ... (Milano 1808), apparve nella rutrioa Le «novitd » del ‘mese su win Giovane Italie, a. 1, genn. 1909, pal in G. P. Luci Libri e cose scritie, a cura’ di G. Viazzi, Napoli 1971, pp. 2228 64 zione letteraria e artistica nel suo complesso, assunta, ormai dall’autore di Revotverate. Non a caso, in que. sto articolo, Petrarca viene accostato a Raffaello ed en- trambi sono considerati i capostipiti, nei rispettivi campi, di unvarte fredda e insincera, formalista e ari- stocratica : Sul Canconfere ® inutile ogni commento; si dice che tutti avrebbero il dovere di leggerlo; mi fido. Quanto al Petrarca, cot poricolo di sentirmi ridore ‘in faceia, confess molto can- Gidamente la mia antipatia. EB’ poeta impeccabile ¢ sapiente troppo per non essere freddo e per non persuadermi : & troppo aureo; & eccessivamente riceo di virtd formali per essere sin- cero. TI cantore di Laura ed il pittore della Fornarina vengono medesimamente a partecipare della mia indiflerenza; non hanno trovato il modo di giungermi al cuore e furono li stipiti di quell'arte di corte e ai gelate compostezze, per cul 'uno divi rilizad VTtalia col'Arcadia, Valtro bland il falso mecenatismo delle signorie del passato, scendendo sino alla caricatura col Niccol) Batoni. Petrarca e Raffaello, entrati trionfant! nell'Acca- demis, non operano pitt nella vite, sono morti alle sensibitita ed alla passione det popolo, fossili nelle scuole di nostra retorl cate, Anche la ricerca poetica dei « vociani» si svolse completamente al di fuori dell’ambito della tradizione petrarchesca. Alcune delle pitt costanti caratteristiche di quest’ultima infatti, come la straordinaria raffinatezza, dello stile, 1a compostezza formale, la splendida ma. limitata gamma linguistica e tematica, mal si concilia- vano con Jideale di una poesia che non fosse mera esercitazione letteraria, «motivo di consolazione nella limpidezza della rappresentazione e del canto », ma stru- © Bid, p. 23 65 mento di conoscenza totale, « azione diretta nella ricer: ca della verita»™, a. cui bisognava sacrificare ogni re. siduo retorico. Non si yuol dire, s*intende, che il momen. to dell'elaborazione formale non avesse un particolare rilievo nella prassi poetica dei vociaai, ma solo che gli strumenti espressivi, di cui essi si servivano, dovevano essere adeguati alla nuova, angosciosa problematica del- Yuomo moderno, dovevano rispecchiere, senza mediazio- ni « letterarie » di sorta, la profonda crisi dell’individuo e della societa. A queste esigenze rispondevano, da un lato, Ia predilezione per il « frarmmento », cio’ per il bre- ve brano in prosa o in poesia, nel quale soltanto pote- va conservarsi intatta Yoriginaria intuizione lirica, di contro alle massiccie e ambiziose costruzioni classi- cheggianti, alle veechie forme cbiuse e perfettamente composte, non del tutto scomparse nella produzione poetica del tempo; dall’altro, uso di regionalismi, ar- caismi, tecnicismi, termini del Iingiaggio quotidiano, preclusi per sempre nella nostra tradizione lirica dal- Yesemplare monolinguismo cella poesia petrarchesca, e che Rebora ¢ Boine, Jahier e Sbarbaro non disdegna- rono di immettere nei loro versi yer esprimere, con maggiore sincerita e immediatezza, quell’« amalgama »*, che ai loro occhi era la vita del'uoro. Non desta dunque alcuna meraviglia che nell’ambien- te fortemente antitradizionalista della rivista fioren- tina, presso uno dei pitt rigorosi « moralisti » della « Vo- ce, il triestino Scipio Slataper, il rome del Petrarca, 1G. Pore, La poesia itetlona del Novecento. Da Gossano agti Brmetici, Torine 100°, p. 2 La definizione, ‘com’ noto, ¢ dl G. Bone, Un ignoto, in ft pecoato e ie altre Opere, con un Ritratio dt Boie ai G. Vigorell, ‘Milano 1971, p. 475. B.A.T, Glamaone - Tesdtione « snnorasone 66 identificato, ci sembra, tout court con il « deteriore » fenomeno del petrarchismo, divenga sinonimo di quel- Ja « letterarieta », che per l'autore de I mio Carso era Ja «falsit’ del sentimento »", cio’ « far della poesia ispirati da parole stampate; aver sentimenti finti» *, Si legga {1 seguente brano : bisogna nutrize tutto Tuomo; so resiste posta, sé no schiatia, ma almeno ha fatto qualehecoss, Ma essere un poetino, magari ‘stupendo, magari Petrares, rinunzio. Bisogna partecipare attiva- mente alla vita, in tutti i modi che si pud; il resto vien da sé 0 non esiste Per contro, un modello ancora pienamente operan- te presso i poeti della « Voce », e programmaticamen. te scelio da essi in funzione antipetrarchesea, era quel- Jo dantesco, che offriva Yesempio di una poesia moral- mente e civilmente impegnata, ¢ al problema del lin- guaggio poetico dava una soluzione di tipo plurilin. guistico, cosl rispondente, come s% gia detto, alle esi- genze di concreta e drammatica rappresentazione del reale, proprie dei yociani, Sintomatico, in questo sen- 80, Ci sembra un articolo di Giovanni Papini, pubbli- cato su «La Voce » col titolo Le due tradizioni lette. rarie, nel quale lo serittore florentino contrapponeva polemicamente Dante e la «stirpe» dantesca al Pe trarca ¢ alla «stirpe » petrarchesca, rinvenendo nella 5S, Stazarm, Epistolario, a cura ai G, Stuparich, Mfllano 1950, P. 136 0°, Siatiem, Alle tre amiche. Lettere, Milano 1958, p. 69. B Tbia., p. 296. Per Yatteggiamento di Slataper e il ‘suo sifuto olla @Ietteraturay ofr. B. Mauss, La letteratura triestina del Nove. onto, sagglo premosso allantologia Serittont triestini det Noecento, ‘Trieste 1068, In particotare le Pp. 128, 67 prima « tutto quel che di rozzo, di pietroso, di duro, Gi atroce, di franco, di solido, di plebeo 0’ nella Iet- teratura italiana », nelValtra invece « tutto quel che ce di molle, di elegante, di musicale, éi armonioso, di de- corativo, di convenzionale, di letterario, di vuoto »™. Va da sé che questa contrapposizione non era altro, nelle intenzioni di Papini, che un pretesto per riven- dicare Vappartenenza dei vociani alla linea dantesca della nostra letteratura, come appare ancora pitt chia- ramente da quest’altro conclusivo brano FrailDante dantesco e ii Petrarca petrarchesco o'@ irriduci. ilita totale e congenita, AlWarte massiccis, compatta, diretta e sincera del primo si pud contrapporre ogni volta Varte raffinate, souve, imitativa, decorative delValtro. cosi di tutti i loro scendenti e coliaterali, ino a noiaitri, Larte maschia e Yarte fem- nina; Tarte di macigno ¢ Yarte di miele Verte plebea ¢ Tarte mondana ". Ma anche altri reppresentanti del movimento vo- ciano non facevano mistero della loro ammirazione per Dante © del’espirazione a essere considerati gli ideali continuatori di quella singolare esperienza di poesia. % G, Purim, Le due tradisioni leferarie, in « La Voco», 8. IV, n.1, 4 gonnaio 1912, pol in G. Parws, Opere. Dal’ v Leonardo n ai Futurism, a cura at L, Baldacci, Btilano 1077, pp. 730%39. La eltauione & ap. 72. 4 Ibid, p. 799. A Petrarca Papint dedied anche due sage, Figura ot Petrarca {1928} 1 Petrarca net Cax2oviere [1930], ollze & un copitolo dell'Aurora della Letteratura Taliana. Tatil e te Quest serittt sono ora compresl in G. Parnst, Serittert e artist, Mano. 1950, spottivemente alle pp. 390.835, 386288, 161207. Allo serittore Sorentino si deve pure T'unieo curioso caso di rivalutizione novecentesca del poemaepico tn lating Ajrica, che verne fia perd a soopt purer mente propagandistlct @ nasionalistil. Cir. L'aurora della Letiera: fara Tans, cit. 204, In ech Afri viene. deta. « Doemn. par rol italiani veramente nebionale », 68 In una tradizione « virilmente e complessamente ita: ana», che ha Dante come maggiore esponente, Gio- vanni Boine inseriva difatti, recensendoli, 1 Frammen- ti lirici del sodale Rebora™, sui quali, come @ stato in seguito ampiamente dimostrato, evidentissima risulta in effetti influenza esercitata dalle dantesche rime «aspre e chiocce » e dalle « petrose »", Non certo pri- vo di significato @ infine il fatto che, mentre totalmen- te assenti sono, tra gli scrittori vociani, i tentativi di offrire moderne interpretazioni della poesia petrarche- sca, numerose sono invece le prove esegetiche dello stesso Boine e di Soffici ¢ di Slataper intorno al poema dantesco, anche se, a giudizio di qualche critico™, nes- suna di esse raggiunge il grado di acutezza © di vivaci- t& delle contemporanee interpretazioni dantesche del- Yamericano Pound. In sede critica, una conferma dell’assoluta impro- ponibilit’ del modello petrarchesco, anche in un mo- mento che potrebbe sembrare particolarmente propizio al suo rilancio, cio’ nella fase cosiddetta « letteraria » © « bianca » de «La Voce », ci viene dall'esplicito rifiu- to opposto all’autore del Canzoniere proprio dal diret- tore della rivista fiorentina, il quale pure, qualche anno pit tardi, avrebbe offerto una delle pili suggestive ine terpretazioni dell'arte petrarchesca, Ci riferiamo ovvia- mente a Giuseppe De Robertis, che ora, pur non disco- 38 G, Bown, Plaus! © Botte, in 11 peceato e le altre Opere, cit., p.m. 3 Cit. M. Gueumaunert, Con Dante attrnvers it Novecento, cil, pp. 802805 @ F. Baxoim, “Element? ai espressionismo Unguietico tn Rebora, in ABY., Riverche sulla Ungua poctica contemporance, Padora 1966, pp. 19-2, © Gir. M, GuoLImuET, Con Dante attraverso iW Novecento, ct, pe 906. 69 noscendo Ja grandezza del Petrarca, lo esciudeva tuttavia da quella storia delia poesia «moderna», alla quale, secondo il critico, aveva ben poco da insegnare, e di cui anzi il Petrarca era accusato di aver « fuorviato » il corso. Cosi seriveva De Robertis in un articolo ap- parso, nel marzo del 1915, sulla seconda « Voce », dal titolo programmatico Saper leggere : Si puo fare uma storia della Ietterstura, Meglio, una ri Prova documentata @ ragionata dolla nostra personale © mat ‘nit esperienza attraverso Ia poesia italiana: ‘Trecento © Ot- tocento. compresi, Una storia particolare che serva a ristabl- ire un linea il cul formarsi e spezearsi d'un tratto con certa felicit®. espressiva del Poliziano, pud servire alla difesa di tutta Varte modema, senza esagerarne il valore, e neppur rinnegan- Go quel che c'e di vitale e duraturo. Uscludere, ad esempio, un Petrarca da questa. storia non vuol dire cancellarne Ia grandeza. Appunto quello che li altri vi cereano, e che co stituisce Ja sua originalita, e la doleezs del suo canto, poco ha da insemmare ogei: ¢ ci sono dei frammenti e immagini, che seryono meglio al nostro piacere. A ogni modo In poesia det Potrarca, grande in sé, ebbe il torto di fuorviare Il corso del Js storia, Ai nostri occhi pare, ed 2 infattl, avversa, Uno sforzo personale pud riuscire dl danno in un ordine di idee pla. gran: Giose. Questo mi dk diritto di annuliare Petrarca, E in un altro scritto, altrettanto famoso, apparso sempre sulla « Voce » nel dicembre dell’anno_ preceden- te e intitolato Collaborazione alla poesia, De Robertis, metiendo a confronto la poesia del Petrarca con quel- Ja del Poliziano, aveva notato nella prima la mancan- za di « scavazione » e di « quella fermezza che 8 delle 2°. G. De Rossnms, Saper leggere, in «La Voce, 2. VIT, n. 8, 20 marzo 1915, pol in Seritti voclant, a cura iB. Paldul, Pirence: 1067, Pp. 15s, 70 cose realmente vive», di contro al « vivo realismo » della seconda: « Qui gli aggettivi veramente risaltano, siincidono nella reaita, Ja trasformano; fino a scarnir- Ja @ogni particolare d'uso»®, E, azardando un. po lemico giudizio, concludeva che « forse » tutto Petrar- ca non veleva tre soli versi, da lui citati, del Poliziano. Sempre sul versante critico, in questo primo scorcio i secolo, il solo Renato Serra dimostrd di saper ap- prezare convenientemente la poesia del. Petrar- ca fin da quando, ancora ventenne, scelse i Trionft co- me argomento della sua tesi di aurea. Quel Iavoro™ in realt, un po’ per Ja fretta con cui fu composto, un po’ per l'applicazione, non troppo intimamente sen- tita, di una metodologia carducciana di tipo storico, enché consentisse al suo autore di meritare la lode © Yacclamazione dei severi docenti dell’Ateneo bolognese, © conservi, a tutt’oggl, un notevole valore dal punto di vista filologico, @ insignificante come opera critica e, pid che alla storia, appartiene alla preistoria di Serra. In esso, tuttavia, non mancano alcune valide intuizioni, come quella per cui, prima di esprimere giudizi posi- tivi o negativi sui Zrionf, occorre « determinare con precisione il genere Ietterario a cui il poema veramen- te appartenga ¢ il fine a cui & indirizzato »®, Era un invito, questo, a una maggiore coneretezza storica, cic?, nel caso specifico, ad un esame pitt attento della lettera- % G, Dp Roozrms, Collaboracione alia poesia. 1. Conti con me stesso, in Le Voee s,'a. VI, n. 1, 18 dieembrs 1914, pol in Seri vooiant, elt, P. #8. 8 Tbid, p. 85. % In R. Sma, Scritt, a cura al G. De Robertis © A. Gril, Pirense 1958, vol. Tl, pp. 31-146, bid, p. 6 m1 tura allegorica medievale, alla quale { Trionfi, come la Divina Commedia di Dante ¢ YAmorosa Visione del Boc- eaccio, sono intimamente legati nell'ideazione © nella struttura, La poesia del Petrarca perd, lungi dall’essere Yocca- sionale incontro di una tes! di Iaurea, continud a costi- tuire per Serra un motivo costante di studio di rifles. sione, Da pit d’una lettera del suo foltissimo Epistolario risulta, ad esempio, che egli era intenzionato a compiere un'indagine critica st: due dei maggiori « letior! » del Pe- trarea, esaminando e mettendo a ccnfronto i saggi pe- twarcheschi del De Sanctis e del Carcueci. In una lettera inviata all’amico Luigi Ambrosini, cosi esponeva. il suo progetto: « Carducci e De Sanctis davanti al Petrarca : niente di scritio; ho riletto i volumni ¢ fermato sui margi- ni i punti capitali »*. Ancora pitt chiaramente ne par. lava in un’aitra, mettendone al corrente il suo ex pro- fessore di Liceo Emilio Lovarini: «Di Francesco de Sanotis © di Carducci, © in genere del modo di leggere il Petrarca’: questo @ press’a poco il titolo n”. Questi progetti, che rimasero purtroppo allo stato div pure intenzioni, si chiariscono faciimente, secondo Luciano Anceschi, « come il desiderio di esercitarsi in una prova a richiami tutti interni sul variare dei sensi della lettura nel variare della coscienza delarte ». Sempre nell’Epistolario, soprattutto nelle letiere agli amici pit: cari, Serra ebbe modo pit volte di esprimere la sua profonda ammirazione per il Petrarca, Vassoluta pre- % R. Suna, Bplstolario, a cura ci L, Ambrosini, G. De Robertis, A. Guilt, Pirense 1958, p. 984 2 oid, p. 344, % L. Ancnscs, Breve prova di telfura sui letori, in Cioilta: delle Iettere, Milano 1045, p. 3 2 ferenza che accordava alla sua poosia®. E in una ac- corata lettera a Giuseppe De Robertis, che, come s'8 visto, aveva collocato Vautore del Canzoniere in un or- dine minore di poesia, cosi scriveva : « Perché in fondo, tutto si ridurrebbe a dire che io non saprei fare a me- no del Petrarca [...], Percid non voglio dirle che il Petrarca ® un poeta unico e intero, soltanto poeta, pie- no dei pitt bei cominciamenti lirici (nel senso nostro) che ci siano al mondo, inventati e sentiti [...] con purezza assoluta »®, Forse non poco peso ebbero que- ste parole nella revisione che De Robertis avrebbe com- piuto delle sue inspulsive posizioni giovanili nel saggio del '39, giudicato, non a torto, uno dei massimi con- tributi novecenteschi per Ja compronsione della poesia petrarchesca. Ma di questo, come degli altri seritti che poeti e critici ermetici dedicarono al Petrarea, si trattera pit avanti. Non ebbe migliore fortuna Vautore del Canzoniere presso i pocti contemporanei dei futuristi e dei vociani, 1 crepuscolari, i quali, per usare i termini di Momigliano, ripresi poi da Alfredo Schiaffini, portarono alle estreme 30 A Lagi Ambrosini cos) seriveva difatti Serra il 3) magsio 1905: «Ma parlamal del Petrarea quando mi seriverai, e non a fratiy (Ep Stolirio, cit, p. 79), @ 11 7 agosto 1903 + «Troppo spazio yorrel a parlar UL Galle mfe’Jotture. fa 10 non Leggo, rhunisco e rimastleo Vitgitio — Gaull. — Polizino — oceaccio ~ ‘Peirarea — Montaigne — Ta Fontaine — Moliére — Maupassant — Plaubert — Carduect sono i imic( autor! » (ibid, p. 103). Ba Plinlo Cesli it 99 febbralo 1000 Almeno per un’ore ai giorno passatsla con qualouno del nostel yec- chi, com VAriosto o eon Catullo, col Fetrarea 0 con Sofocies (ii,, B. 24s). % oid, p. 500, 13 conseguenze quel proceso di « diseroicizzazione » 0 di « sliricizzazione »™ del linguaggio poetico, iniziato dal Leopardi e dal Romanticismo e proseguito, nonostante isolate « restaurazioni » ¢ momentanee involuzioni, dalla pit valida poesia novecentesca. Quanto agli echt o ai veri ¢ propri « calchi » di versi petrarcheschi, che i cre- puscolari ¢, in particolare, Guido Gczzano™ inserirono, in cosi gran numero, nelle loro composizioni, insieme a versi « presi a prestito» da Dante, Leopardi e altri classicl®, essi non sono gis un segno dellininterrotta, continuité con Ja. pit ilustre tradizione lirica italia: na, ma hanno al contrario, il pit delle volte, una fun. zione tronica nei confronti delle istituzioni letterarie del passato, In Gozzano, ad esempio, quelle sublimi locuzioni, nel momento in cu! vengono bruscamente in- serite in un contesto prosaico, umile, banale, perdono Gi cclpo ogni traccia di aulicita e seadono al livello i frasl proverbiali, di « facile, frusta reminiscenza It SA. Scomaesrvt, Antilirismo nel Unguaogo deta poesia moderna, in Mercanti. Poet!. Un maestro, MilanoNapoll 1960, pp. 132151 S Por un slonco puntusle dal w oalohi pelrarchescht in Clomsano & Cobbligo il rinvio a C. Onucarmea, Modi petrarcheschi nell arte dal Gozeano, th « Studi petrerchescht», vol. T, 1848, pp. 213223, Ora cfr, anche M. GugeuanvernrM. Mascite, Spogli éanteschi e petrarchesehi 1 Guido Gozamno, im ¢ Oito/Noveesnlon, a, VI, n. 2, marcoagrile 1982, pp, 150.258, dove sono ripredott! ¢ commentati M Quaderno petrer ‘okesea eit Quaderno dantesco del poeta piemontese. {Sulla tecalca delle cliazton!, che 6 uno degll aspetti pia vistosl douvopera_foazaniana, si somo sollermall quasi ttl 1 crtiel del posta torinese. Cir. comunaue, in particolare, oltre al ctato artlcnlo {dol Calcaterra, A. Roncacixs, La manlera poctica dt Guido Gossano, Jn « Leonardo, ott-nov. 1981, pp, 351-240; G. Vauuanom, 7 « moseleh » 4 Guido Goestno, in « Talicen, MEXV, 1088, pp. 262354; (A. Manco Yeceso, 7 crepuscolart, in w Ter) Programma 4, n. 3, 1965, in parts colare il par. 6 L'e oftcinan ai Guido Goveino, ‘p. 169-105; G.I Bocca, ‘Ricerehe sulla tiigua poetica det primo Novecento, elt. Bp. WTA; B. Mautix, Guido Goszeno, Torino 1971, pp. 945-261; B. Porcuiss, Gossmo. Originalia ¢ plag, Bologna 1974, pp. 82-26. 74 ceale » da porre « sullo stesso piano delle stoviglie del- la scialba signorina Felicita; elementi di tutto un ap- parato volutamente in tono minore »*. Ecco qualche esempio. Cosi inizia un sonetto petrarchesco : Amor mi manda quel doles pensero che secretario anticho 8 fra noi due (CLAVIIT, vi-2)®, Vediamo ora, nell’Elogio degli amori ancillari, tratto da I collogui, Virriverente uso che fa Gozzano dell’in- tero. secondo verso: Allor che viene con novelle sue, ghermir mi piace Vagile fantesca che secretaria antica @ fra noi due (vw. 19), Ancora, nel Trionfo d'Amore, il Petrarca, cantan- do la passione di Sofonisba e Masinissa, aveva scritto : Ome, ma poche notti fur a tanti desir al brevi © scerse I, wv. 41-4), Ecco ora Vimprevedibile uso di questi due versi nella stessa poesia : @ non if tedioso sentimento ohe fa le nottt tunghe ¢ i sonni scarsi «d, Ww. 16:17). % . anrosrests, Nola didescatica, In L. ANcESoH-S) Awrontett irloa det Novecento, Pirenxe 19615, p. 768. © Per le citazion{ delle liriche del Canzoniere oj servianno dal testo critica @ cura di G. Contini, Torino 1964, e per | Trionf, delledizione elle Rime e Trionf, 2 cura aR. Ramat, Milano 1097, 5 Le citaziont delle poesio di Gozano sono tratie da G. Gozzaxo ‘Tutte te poesie, a cura al A. Rocca e con une Introduztone a M. Gu gliekminettt, atiano 1980, 6 Anche nel poemetto Ketly, composto dopo il ritor- no dall’India, ¢ ora compreso nelle Poesie sparse, assi- stiamo aun procedimento analogo. Cosi Gozzano descri ve la sua amica : ‘Ma prima delle noze, in tempo ancora esplora il inondo ignoto che Ie avanza e qualche amico esplora che Yesflora (vw 1719), e continua : La virile franchezea, Yinurbana tracotanza attire il) mio tatin sanguo gentile (, w. 2.28), Ora, il verso 18, «esplora il mondo ignoto che le a. vanza», si modella sul petrarcheseo « A quel poco di viver che mfavanza », tratto dal sonetto COOLEY (wv. 12). «Latin sangue gentile » 2 invece il verso 74 della notissima canzone Italia mia, bencké "t parlar sia in- darno (CXXVIID. Uurto tra aulico e prosaico, di cui parla Montale a proposito della poesia di Gozzano,”, qui awviene dun- que mediante lo straniamento dei pensosi versi del Pe- trarea dal loro contesto originario e il loro brusco a dattamento a una tonalita allegra e divertita. Non c’, siamo d’accordo col Calcaterra, mancanza di rispetto nei confronti di un poeta, che Vantore dei Collogui amava moltissimo. Qui 2 presa di mira, semmai, V'in- tera tradizione aulica italiana, che proprio aliora, con 51 Mowat, Sagglo introduttivo @ G. Govzano, Le Poesio, Milano 31060, 76 D'Annunzio, celebrava i suoi{ ultimi anacronistici fa- sti, E le tessere petrarchesche, contenute neli’Hlogio degli amori ancillari, concorrono, per effetto di con- trasto, con la loro residua e stonata nota di aulicita, a mettere maggiormente in rilievo Vaspetto polemico della situazione, nella quale « fantesche » e « cameriste » ven- gono maliziosamente contrapposte alle « attrici e prin- cipesse », celebrate dalla poesia dannunziana, Un preciso intento antidannunziano hanno anche quei calchi petrarcheschi, ai quali Gozzano affida la fun- zione di mediare sentimenti e stati d’animo, che egli at- tribuisce all'autoblografico protagohista dei Colloqui, er dare ad esso maggiore incisivita polemica. ” il caso cel'aridit sentimental, di cui finge ora di soffrire colui che da giovane volle modellare Ia propria vita sull’esempio di quella « inimitabile» del D’Annunzio ¢ del suo eroe pitt famoso, Andrea Sperelli, il protago- nista del Piacere, Esaminiamo appunto due delle com- Posizioni gouzaniane che pili insistono su questo mo- tivo: Convito e Paolo e Virginia. Nella prima il poeta torinese, dopo aver finto di « convitare» Ie « poche» donne che lo amarono, cosi sbotta in un lamento me- lodrammatico : Amore no! Amore no! non seppi il vero Amor per cui si ride © piange; Amore non mi tanse e non mi tange; invan woffersi alle catene © ai ceppi. non amate che mi amaste, a Lath invan proffersi il cuor che non s'appaga. Amor non mi piagd di quella pisga he mi patve doleissima in altrul... ‘A quale gelo condannato fui? Non varri succo derbe © Parte mage? 7” Questi versi, come aculamente notd il Calcaterra, sono un «ricamo petrarchesco sopra una nuova compagine lirica »™, Cosi infatti si era espresso il Petrarca. nel sonetto LXXV dei Rerum vulgarium fragmenta : T begli ocehi, ond’ ful percosso sn gulsa che’ medesmi porian saldar ta_piaga, et non gla verti derbe, 0 darte maga, (© dt pletra dal mar nostro. divisa Gy. ta). ‘Ma anche il verso 16, « invan m/offersi alle catene e ai ceppi », stranamente sfuggito alla vigile attenzione del Calcaterra, @ ricalcato sui seguenti del sonetto LXXXIX: ++ Oimé, il giogo, et le catene, ¢ i ceppi eran pit dolei che Pandare sciolto (ov. S04, E ancora il verso 20, «che mi parve doleissima in altruin, anche questo non rilevato dal critics, prende a model. Jo il petrarchesco « mi pareva un miracolo in altrui », tratto dalla canzone XXIII (v. 29). Prendiamo in esame ora Yultima strofe del poe. metto Paolo e Virginia: E chiamo invano Amore fuggitive, invano piange quesia Musa a lutto che porta il lutto a tutto cio che tu, Ah! Se potessi amare! Ah! Se potessi ‘amare, canterei si novamente! Ma Yanima corrosa 3 O. Curcarsnna, Modi petrarchesoh! nelarte det Gozeano, cit., p. 8. 8 Sogghigma nelle sue gelide sere Amanti! -Miserero, miserere di questa. mia giocosa aridita larvata di chimere! (%, vw. 156-158, 163-169) Questi sono gli « originali » : To canterei @amor 8 novamente (oxom, v. 0, ‘Miserere’ del mio non degno affanno «rm, v. 19), Anche Ja posizione in fine di verso di « fuggitivo » ri- corda due analoghi casi petrarcheschi (CCLXIV, v. 28 e CORII, v, 7). IL motivo del’neapacita d’amare, in Gozuano, & soprattutto. un atteggiamento. letterario, una « posa» addirittura per Henriette Martin, la qua- Je fa notare che all’autore dei Colloqui non. sfuggiva 1a novita di sostituire alla figura della « donna insen- sibile », che una lunga tradizione lirica, risalente at Provenzali, aveva cantato, quella del « poeta insensi- bile», Dialtra parte, lo stesso Caleaterra, che ben lo conobbe, ci avverte che « egli pur ’corroso’ nel corpo e nello spirito, come si diceva e come era, in ultima analisi, umanamente e poeticamente non era un ari- do». EY evidente allora che al « rovesciamento» dei dati dell’effettiva realti biografica dell’autore corrispon- de Vutilizzazione «rovesciatan* di versi e moduli petrar- © ofr, HL. MuwentN, Guido Gozzeno, cit. p. 172 1 ©. Carcaremna, Con Guido Goesana ¢ aliri poeti, Bologna 104, Bel. Del_« zovesciamento», operato da Goazano nella sua. poesia noi confronti del modelio danntnaiano, paria, com’? noto, 1. SaNOUINErt, Da_D'Anmunzio a Gozzano, in ‘Tra liberty’ e crepusoolariemo, Milano 1977, pp. 40-79, 79 cheschi, il cui ufficio @ quello di filtrere, quanto pitt pos- sibile, i reali stati d’animo del poets e « renderli quasi impersonali, non pil brucianti esperienze umane, ma categorie, letteratura e non vita »*, Per alcuni scrittori isolati 'aggencio con Ia poesia petrarchesca e, pitt in generale, con la nostra tradizione, agli inizi del loro apprendistato poetico, ebbe soprattut- to il significato di una preliminare messa a punto del funzionamento di aicuni indispensabili. strumenti tecni- ci, B il caso del triestino Umberto Saba, a cui la tra- dizione italiana (Petrarea e Leopardi in primo luogo, ma anche Parini, Foscolo, Manzoni) fornisce un reper- torio tematico, metrico e lessicale, sul quale « appog- giarsi»“ per tentare i primi impacciati, ma via via sempre pid numerosi e sicuri passi, Non meraviglia percid di trovare, nelle Poesie dell’aiolescenza e giova- 5G. Mantes, Lereaiia ottocenteson di Qossano e il suo nuovo linguagsio, in Poesia ¢ tecntca ncila Lirica del Novecento, Padove 1958, pw Pu lo stesso Sade a dichiarare una volta, rispondendo a una Gomanda della figlia : « Dopo le sterminate lettre delintansia [_.-] 4 Mbri che possedevo In proprio erano.poohl, essal pochl Erano { die rim volumi, edizione Viesseux, dol Leopardi, un Parini Uirlos, un Fo seolo, un Petrarea, commentato (per Je danne gent) dal Leopard, wn Manzoni [...] il Poema Poradisiaco, ea un altro strano libretto [..1 4 sonetti dello Shakespeare, voltati ~ non ricardo da chi — in prose Maliana» (O. Seni, Prose, a cura di I. Sabe, Mélano 1064, ‘p. 248). “Della sin fedeith alla tredizione ‘Sabo porta anche inéatii uns ‘motivavione psicologics : ‘n C'ers, nel ‘profonds della sta natura serisse una volta — qualcosa che’ aveva bisogne di appoggiarsi. sempre al pli solido, a pia sicuro, a quello che avova fatto le sue prove in un Jungo, net pitt 1ungo possibile, passaio, per poi partire da quello alla conquista ai se stesso » (U. Sena, Storia © eronistoria de! Canzonie re in Prose, lt, p. 408) 80 ili (1900-1907), di cut nella quinta ed ultima edizione del Canzoniere del 1961 @ presente una scelta di quin- dici componimenti, numerosi vers non suol, inseriti © nel corpo delle liriche (e sono tanti, anche nelle altre raccolte, che egli stesso ha seritto «con qualche esa- gerazione » che non vi @ nel Canzoniere un verso che sia interamente suo)*, oppure negli incipit delle com- posizioni, quasi a «dare il la» a un motivo, che solo successivamente acquistera una fisionomia originale. Daltra parte, lo stesso Saba, nella prefazione al Canzoniere del 1921, alludendo alle omissioni e ai mu- tamenti apportati ai versi giovanili nella prima raccol- ta del 1911, intitolata, Poesie, cosl scriveva : (© ero forse troppo giovane ancora per compiacermi, come me ne compiaccio adesso, dell'inoppugnabile derivazione pe- trarchesca © leopardiana di quel primi sonetti e canzont (non ho capito Dante che verso i ventitreventiquattro anni); uasi che Taver ritrovato da solo nella mia stanzetta a Trieste, cost deatamente remota da ogni influenza darte, e quendo nessuno ancora aveva parlato a me di buoni e di cattivi autori, i filo oro della tradizione italiana, non sa Ml maggior titolo a no- Dilta, 1a migiiore testimonfanza che uno possa avere di non essere un comune iluso verseggiatore™, Tl gusto dei calchi, in Saba, non deriva perd da estetistico compiacimento 0 da un ironico, ma freddo gioco dell'intelligenza, come accade, il pitt delle volte, per Gozzano. Tl riecheggiamento, il calco, i « prestito », nel poeta triestino, sono sempre la spia di una profon- da affinita spirituale con il mondo di un autore e non © U. Sana, Prose, elt, p. 794. 9 U, Sava, I Canzoniere 1021, edinione critica a cura di G. Ca stellani, Milano 198i, p. 6 81 restano mai preziose riesumazioni areheologiche né, tan- to meno, si risolvono in puri giochi di sillabe e di suo- ni. I calchi petrarcheschi”, in particolare, noi. primi esperimenti lirici di Saba, stanno proprio 2 dimostrare che non @ Vaspetto formale del petrarchismo quello che maggiormente Je interessa, ma una serie di motivi, che egli sente profondamente congeniali al suo tempe- ramento, romanticamente inquieto. ‘Tra questi, in primo luogo, @ il motivo della soli- tudine in Iuoghi appartati (la propria stanzetta) o sel- vaggi (la spiaggia, i colli, i campi), solitudine, che & rotta, gia fin d'ora, da quell’insopprimibile bisogno che spingera Saba anche in seguito a ritornare tra Ia gen- te di «tutti i giomi», per sentirsi uomo in mezzo a- gli altri uomini (e basti pensare a poesie come Citta vectiia 6 11 Borgo). Si confrontino : seguenti versi di Saba con quelli riporiati immediatamento dopo, di Petrarca: «Solo e pensoso dalla splaggia i lenti / passé rivolgo alla casa lontanan (Nella sera delta domentea @i Pasqua, vy. 1-2)": «Solo et pensoso 1 pitt deserti campi / vo mesurando a passi tardi et Ientin (XEXV, ww. 12); «pol staneo mi tiduco in sulla sera / alle mia stanea, @ imeerto del domani. // La soggo sovra il blanco lelticciolo » (Sonetto at primavera, vv. 79): «O cameretia che gia fosti un porto / a le gravi tempeste mie diume /... // O letticoluol che requie erl et conforto / ia tanti affanni...» (CCXXXIV, wy. 12, 68); «Solitario il sentier della collina / salivo dietro un bue © No ha dato in nota, alle up. 349-244, un breve inventario F. ‘Caceia, im Lettura € storia ‘tl Sabe, Milano 1087. "Le ciltaziont delle lisicho di Saba sono trstia dalfultima edistone ‘eel Canzoniore, Torino 1981, 6.2. b, Glannone = Tisdlsone fanovisone 82 fe un agricoltore» (Da un colle, vv. 34): «di vaga fora Io ve- stigla sparse / cereai per poggi solitarii et hermi» (CCCIV, vw. 34); «Solo a volte mi mescolo alle altere / genté del mondo...» (Cost asso 4 miei giorni, vw. 56): «perché fra gente altera ir ti convene» (CEXVITI, v. 115), Oppure @ il motivo della fugacita del tempo che im- pressiona fortemente il giovane poeta : «Cost passo i miei giorni, i mesi, gli anni» (Cost passo i miei giorni, v. 1): eebé volan Yore, e’ giorni, e gli anni, e' mesin (I. Temporis, v.16); 4... 0ra & lontano il figlio / unico, © il tempo fugge » (A ‘mamme, we. 9696): «e parte il tempo jugge » (COLXIV, vy. 75); .. € come tola / a me it mia tempo, allegro e immaginoso » (Glauco, vv. 13-14): « Signor’, mirate come "~ tempo vola » (CXXVMTL, v. 97). © il motivo delorgogliosa coscienza della propria nascente grandezza d’artista : «Yesalio, mia inesperta anima alteray (Sonetto dt primave- 14, ¥. 6) : wmirar si basso colla mente altera » (XXI, v. 4); © quello di dolore inconsolabile : ‘“spess0 col pianto v0 addolcendo it duolo » (Sonetto al pri- ‘mavera, v.14): «onde col tuo gioir tempro ‘I mio duolon (COLXXKVIT, v. ). A volte sono imitati alcuni atteggiamenti pensosi ¢ riflessivi del Petrarca : 6 a@un pino al tronco mlappoggial beato» (Da un colle, vy. 12): «Allo mt strinsi a Yombra dun bel faggion (LIV, v. D; ...To siedo alla fnestra, e guardo» (Medifazione, v. 2): 83 «Standomi un giorno solo a Ja fenestri / onde cose vedee tante, et i nove» (CCCXXID, wy. 12) Altre volte sono riprese da Saba alcune parole- chiave dell’antico poeta: « che celava ad ognuno i pro- pri affanni» (Lettera ad un amico sianista..., v. 28), «... To scordere! di certo / Gi mia vita Perrore » Gbid., wy. 53-54), « Ligure son miti...» (Nella sera della do- ‘menica di Pasqua, v. 5). inoltre, nelle prime due quar- tine del sonetto Cosi passo 4 miei giorni si trovano in Tima rispeitivamente « anni»: « inganni »: « affanni » : «danni», proprio come in tre sonetti del Petrarca (LX, CCXCVIII, COCLVID, Cosi pure « velo» : « cielo », rima- ti nel'ultima quartina de Il sogno del coscritto, richia- mano svariati esempi petrarcheschi, il pitt famoso dei quali si trova nella canzone Chiare, fresche, dotct acque (vv, 38:39), Al di [8 di certa accesa esaltazione romantica, nella quale sono rivissuti affetti e sontimenti, @ da rilevare la fondamentale sincerita dell’atteggiamento di Saba, la spontaneita del suo ideale rivolgersi al Petrarca o del sentirsi congeniale a lui. Né & difficile scorgere, at: traverso Vinvolucro letterario, che quei sentimenti ri- veste ed abbellisce, una ricea sostanza umana, che si agita dentro, ansiosa di trovare una propria originale genuina espressione artistica, Nelle raccolte immediatamente successive, da Versi ‘militari (1908) a Pretudio e canzonette (1922-23), 1a pre- senza del Petrarca, cosi prepotentemente alla ribalta nel- Je poesie giovanili, pur non venendo mai del tutto meno, hha un‘importanza sicutamente minore, Essa tuttavia & rinvenibile, a nostro avviso, nel gusto, tutto petrarchesco, delV'antitesi, che assai bene si presta ad esprimere « Yam: 84 bivalenza affettiva » di Saba, cosi viva in questi anni da essere presente anche nei titoli di alcune raccolte (La serena disperazione, L’amorosa spina). Nei versi d’a- more (Trieste € una donna, Cose leggere e vaganti, La- morosa spina, Preludio e canzonette) spicca, sopra le altre, Ventitesi « dolee-amaro » (0 « dolce-acerbo »), che in sé sembra racchiudere Vinafferrabile significato di que- sto sentimento. In Trieste e una donna, essa esprime a meraviglia il difficile, tormentoso amore di Saba per la moglie Lina : per te un dolce pensiero ad un‘amara rimembransa sl sposa (La matinconia amorosa, vv, 56), strana doleeza lascia, pure al ricordo, la tua voce amera (Lappassionata, wy. 2223), E chi mi avrebbe detto la mia vita cost bella, con tanti dolci affanni @opo ta tristezza, vy. 14-15) Nelle altre raccolte, invece, Vantitesi rivela la na- tura innocente e maliziosa, piacevole e dolorosa del « gioco » @’amore. Da Cose leggere e vaganti : s.,onde il dolce e Yacerbo Gi due anni a tut dissi, a Ini sottanto Favotetta alla mia bambina, wv. 10-11), © addoleire col tuoi baci Yamaro dolla evanda .-. Wuitimo amore, w. 58); da Liamorosa spina : E’ un veechio gioco, un gioco che a te sola Place, che a.me @ dolore @, w. 78), 85 a3, wy. 14.15); da Preludio e canzonette : Quanto dolce all'emara vita hai mosciuto, cara (Chiaretta, wv. 42-43), La vita @ cos) amara, i vino @ cost dolce i vino, wv. 12). Questi sono invece alcunt degli innumerevoli esempi di antitesi petrarcheschi, scelti tra quelli che ci son sembrati pit pertinenti : si dolce & Gel mio amaro Ja radice (coxxrr, v. 14), et benedetto il primo dolee affanno (Gxt, v5), ‘Ma tu prendi a diletio i dolor’ mief (CLXXIY, v. 9), et per far mie doleeuze amere et empie (COX, v. 12), PO far chiara Ia notte, oscuro i giomo, el mbl amaro et adoleir Yassentio (CORY, wy. 13:14). Non mancano nemmeno, nelle raccolte di questo periodo, veri © propri calchi, alcuni dei quali, a diffe renza di quelli giovanili, vengono liberamente utiliz- zati da Saba allo scopo di ottenere abili effetti espres- sivi, come nell'esempio che segue : correre in riga quando @ lenti e tardé ‘passi vorre! pensosamente andare Wersi mititari, Durante uns marcia, 3, vv. 18-14), 86 dove linversione (lanticipazione dei due aggettivi al sostantivo) e l'enjambement* hanno Ja funzione di ral- Ientare di colpo il ritmo del verso, cosi veloce nella prima parte, rendendo alla perfezione Ia vagheggiata dolcezza di una lenta passeggiata, contrapposta alla dura, realt& di una faticosa marcia. ‘Ecco ancora altri esempi: «Ed fo, ses volie di sl aspra vita / soffro ...» (Versi militari, Durante una marcia, 3, vw. 12): «..+ tal vita aspra et ria» (COLXIL, v. 1); «.., nel mio ‘cuore incomincio / a parlarti, @ pensarti, a vaneggiare » (Cose leggere e vaganti, La schiava, vv. 1718): «et con duro penser teco vaneggio» (COXLIV, v. 4); Al tempo che ancor rara é sulla balaa / a verde erbetta» (ibid, Favotetta, ww. 42): «Berbetta verde, © i fior’ di colos’ mille » (CXCIT, v. 8); Del ben che i tuo gentile atto mi fece / tultoggi i cor trabocea » (Lamorosa sping, 2, vv. 19:20): «Vertute, Honor, Bel- Jezza, alto gentile » (CCKI, ¥. 9; (Gl desiderio di te fuggitioa » (ibid, 9, v. 10): «et una cerva errante et fugitim / eacclo...» (CCKH, v. "1; 2.0 dlude col soave vison (ibid, In riva al mare, v. 24): wOime i bel viso, olma X soave sguardo» (COLXVI, weds « Com’ gentile ¢ frale! » (Preludio e canzonette, Chiaretta, ¥, 90): «soecorri a Yalma disviate et frale» (CCCLXV, v. 1). ‘Negli anni Venti anche Saba, in sintonia con « gli umori neoclassici ¢ restauratori della cultura del tem- po», si abbandond a « motivazioni pitt ‘evasive’, con un accentuarsi — ed intellettualizzarsi — della vena meli- © Per quosti o altri cepetti dol lngungeio di Sabo si rimanda’ a 1b, Pouro, Aspetti e tendenze della lingua poetiea di Saba, in AAV, Riverche sulla lingua poctioa contemporanea, cit, pp. 5781. a7 can, Non é difficile percid rinvenire suggestioni e ricor- di delle giovanili letiure petrarchesche nemmeno nelle raceolte che appartengono alla sua « terza stagione »: Autodiografia (1924), I prigioni (1924), Fanciulle (1925), Cuor morituro (1925-30), L’'uomo (1928), Preludio e jughe (1928-20). Ma @ sempre il Petrarca poeta del sentimen- to, descrittore di melanconici stati danimo, quello che ancora una volta Io incanta. Una conferma ci ® data da I prigioni, quindici sonetti nei quali vengono rafi- gurati altrettanti diversi caratteri umani, ispirati a pre- cise personalita storiche, artistiche 0 mitologiche, Co- si Il lussurioso ® il Prigione moronte di Michelangelo, Il violento @ Giulio IT, L’amante Ippolito, L’eroe Ore- ste, L’amico Pilade, ec. Ebbene, « / melanconico era, nel pensiero di Saba, il Petrarca », dice il poeta mede- simo nel capitolo della Storia e cronistoria det Can- 2oniere, dedicato a I prigioni. E' osportuno, a questo punto, riportare il sonetto per intero : Melanconia mi fu sempre compagna, Bbbi solo da lei mie tante e care gioie; quel bello ella m’ha fatto amare che le mie ciglia al lkcrime bagra, Amo il Iido del mare ¢ Ia cempagna solitaria; da un bro poche e rare legger parole, ¢ molto meditare, con una voce che in aere si lagna, © un ruscelletto cho tra { sassi 0 i fiori le risponde; un po’ china amo Ja fronte, @ tocea gid di tristexza a cosa, 5 BV, Muvaauno, Umberto Sabe, In Poot italiani det Novecento, it, 195, 88 Solo il volgo mroffende, egli che fuori del mio bene mi trasse, e con impronte dita toced 1a mia ferlte ascosa, E inutile dire che Saba, pur descrivendo il Petrarca, qui fa sempre il ritratto di se stesso. D’alira parte, tutte e quindici Je passioni © le disposizioni psicologi- che, che il poeta ha voluto oggettivare nelle tormentose figure di questi « prigioni », sono passioni e disposizio- ni psicologiche sue, delle quali egli stesso soffre o si compiace. Tuttavia @ significativo che, a simboleggiare questo sentimento, Saba abbia scelto quel poeta nel qua- Je, anche da giovane, aveva rispecchiato il proprio umore matinconico, Ed ancora il Petrarca, pensiaio, ® V'ispiratore + deale di una delle voei in contrasto, e precisamente la seconda, nella Sesta fuga del volume Preludio e fughe. In questa, che molti, compreso Jo stesso Saba, giudi- cano la sua poesia pitt «alta», il poeta, prendendo spunto da un remoto fatto di cronaca, che aveva osser- vato alcuni anni prima (una fanciulla corteggiata da due giovani, ’uno ardito, Valtro timido) volle riflettere «tre istanze che [...] avevamo fdentificato come Ie piit assiduo abitatrici del suo cuore : la vena della gioia, Ia vena della malinconia, © la vena contemplativa »". Eb- ‘ene, @ sufficiente citare alcuni versi dela seconda voce, per ritrovare ancora una volta tutti i noti motivi: E cammino solitario per 1 mont! e per i prati. 3G. Dmoveners, Per Saba, ancora in Saggi critic, sorte, Milano 1952, p. 178. 29 ‘Mi digo dagil -umant To non 60 plik dolce cosa dell'aseosa mia. stanzetta ‘Tutto quanto al mondo @ vano LA in un canto & i mio gisciglio, quasi il leito d'un guerslero Nella mia stanze romita; passeggiando salitario Cv, 2528, 29, 05406, 13, 1778, 163-168). Solitudine meditativa, fuga dall’umano consorzio, va- nit delle cose : possiamo ben dire che la vena malin- conica, di origine petrarchesca, € una costante dell’o- pera e dell’anima di Saba, Ne I prigioni Petrarca 8 presente anche attraver- 50 la mediazione cinquecantesca di Michelangelo Buo- narroti. .E” curioso, a questo proposito, osservare che tuttl { eritici di Saba, pur riconoscendo Timportanza, che in questa raccolta assume Ia figura e Vopera di Michelangelo (d'altra parte lo suggeri inequivocabilmen- te @ lapidariamente Jo stesso Saba, allorch’ disse « Questa volta — come piit tardi per il poemetto L'Uomo —~ egli si ispird a Michelangelo ») ®, si riferiscono tutta- via esclusivamente allo seultore e al pittore, tralasciando iI poeta. Tl solo Foleo Portinari® accenna alle sugge- stioni del Michelangelo poeta, sensa peraltro indicare i luoghi e i modi in cui esse si manifestano, A noi sem- 2° U. Sams, Storia e cronistoria det Canzoniere od. cit, p. 500, 1 F Pouinsns, Umberto Sabs, Milano 1963, p. 122 80 bra che quelle suggestioni si rivelino anche nell'inso- lita tensione espressiva, di cui si caricano alcuni versi nei confronti di quelli petrarcheschi, presi evidentemen- te a modello, e nella vigoria e plasticita delle immagini che da essi balzano fuori. Diamo alcuni esempi : «al quale / Amore m'ha legato inerme igntido » (It 1us surioso, vy. 78): «Amor, che ma legato e tienmi in croce » (COLAEXTY, v. 5) «Ahi, questi displetati atroct nodiy Ubid, il tempo pot in plit seldi nod» (CXCVI, v. 19; #... vorrei git compita / Vopera che it mio Fato...9 (Lt spirato, w. 1514): «et se mia voglia in cid fuse eompita» (COLES, v. 5); wiemprando it suo furor con Ia mia pace» (Lamico, v. 8: «ma temprai ta tua Gamma col mio vison (7. Mortis, 2, v. 90). 9): «torsele Nelle altre raccolte di questo periodo ritornano gli aceenti solit «@Amor pensoso, ignoto e solitario» (Autobiografa, 15, «1B "vio seggia amor pensoso et seriva» (CCLKXIX, 4.,.@ dl non mai farsi un lacclo / dellamore...» (Fan- chulle, 15, v. B): wet de! laced WAmor leggiora et sciotta / Vola...» (VI, wy. 84); «Metti il rimplanto dei giorni perduti» (Cuor morituro, La brama, v. 63): «Padre del ciel, dopo i perdutt giorni » xm, v. D; «@uanto ha Yuom vaneggiato / per te, feroce brama! » (ibid, we. 1112): «quella speranza / che ne fe’ vaneggiar si lungamente» COXA, wy. £10); «Dove nel dolce tempo / Wintanzia (ibid, Tt boryo, wv. 1820): Net dolce tempo de ta prima etade» (XXII, v. 1); «... Za vita, / la tua vita a te eara, @ un lungo errore» (Preludio © fughe, Prima fuga, vv, 2324): «O taticosa vita, 0 Golce errore » (CLXI, ¥. 1). 91 Dopo la parentesi de I piccolo Berto (1929-31), le raccolte Parole (1993-34), Ultime cose (1935-43), Medi- Yerranee (1946) segnarono, per giudizio unanime dei critici, il punto di maggiore avvicinamento di Saba al- le esperienze di poesia « pura » deg:i ermetici. Da quel- la poetica, secondo Ettore Caccia, egli accolse « il gu: sto della parola essensiale », «1a tensione del verso e del dettato», «le metafora anche audace », « il verso breve 0 spezzato », «1a frequenza dell’enjambement », ma riflutd « il formalismo, il frammentismo, la compia- cenza dele sensazioni »%. E’ evidente dunque che in queste raccolie Ie residue suggestion! petrarchesche non ovranno pit essere ricercate in semplici rispondenze formali, ma piuttosto in versi come questi : una eresture di planio vedo per te sorridere; un baleno allegresea che if mesto viso ‘llumini (Parole, Neve, w, 35), tutti impostati su un continuo gioce di antitesi; oppure in questi altri : + Tnsieme delle memorie spaventose il currulo si scioglierebbe, come neve al sole bid, Parole, wv. 68), ++ Occhi che all'ira flammegeiano pf nostra come stelle (Mediterrenee, Angelo, w. 23), Brral come agli umani ® sorte errare bid, Variazion: sulla rose, 3, v. 8), HE, Caocta, Lettura ¢ storia di Saba, ett, p. 233, 92 dove Vanalogia @ ancora legata al « come », sull’esempto delle seguenti similitudini del Petrarea : come at sol neve, come cera al foco (CXXRII, v. 2), che 'n lel fur come stelle in cielo sparte (CcovmE, v. 10), T come uore ch'erre, ot poi vii dritto estima (CCOXXXVI, ¥. 10); oppure in alcuni classicl topoi : “Stella che ‘m’hai veduto wn giorno nascere / ~ passavi in cielo al primo m{o apparire ~ / -.. / 0 tu'che in cielo Passavi funesta» (Parole, Stella, w. 12, 9): «Fera stella (se ‘T'clelo & forma in noi / quantfalcun erede) fu sotto eho nacgu » (CEXXIV, wy. 12); ...ed una rosa / tra le spine & forita» (sfedliterranee, Variazioni sulla rosa, 8, vv. 89): «Candida rosa nata in dure spine » (COXLVI, ¥. 5), Numerose testimonianze e giudizi sulla poesia del Petrarca si trovano infine, sparsi qua e a, nelle Prose, E, sorprendentemente, si trata di giudizi non certo favorevoli verso un poeta che, come s’ visto, aveva costituito per Saba un punto fisso di riferimento. Ora infatti egli dirk che Petrarca sta a Dante «come una candela al sole»; ora che i valori petrarcheschi sono quelli della morte @ quelli danteschi i valori della vita ®; ora che Ie influenze petrarchesche, come quelle leopar- diane, banno poco rilievo nella sua poesia e restano imitate a questa € quella composizione"; ora fard del- ‘SU. Sins, Storia e cronistorin del Canzoniere, oa. eit, p. 411. % Toid, p.'553. Rid, p. 652, 93. Vironia contro i « giovani amici di Firenze », che sostene- vano che Varte era solo un fatto di intelligenza, « di nient'altro che intelligenza », e anteponevano, nei loro giudiai, Petrarca a Dante“; ora infine dara interpreta: zioni psicoanalitiche di Laura, affermando che essa, nell'inconseio del Petrarca, era sua madre, « la donna che non’ si pud avere»®, e che, avendo Laura assorbi- to tutta la tenerezza del poeta ma non Ja sensualita e volendo T'amore vero una cosa e Valtra, «non ¢’2, in tutto i Iungo Canzoniere, un verso, uno solo, che pos: sa propriamente dirsi d'amore »®. Una spiegazione a queste contraddittorie dichiarazioni, oltre che. nelle «marezature psicologiche degli odi e degli amori di Saba», di cul parla Caccia, si devra cercare, a no- stro avviso, anche nel generale clima culturale degli ‘anni, successivi alla seconda guerra mondiale, in cui questi giudizi furono emessi. In cuegli anni infatti, come si vedrd pit: avantl, anche altri poet! ripensavano pit volentfer! all’alto magistero dantesco che a quello petrarchesco. Ma nel 1955 Saba, ritornando ancora su questo argomento, riconoscera che, « omettendo Dante», Pe: trarca, insieme' col Parini delle Odi e delle Canzonette, col Foscolo, col Leopardi e col Manzoni, & stato uno dei «cinque posti lirici che abbia avuto Vitalia n®, E’, questo, ultimo doveroso atto di gratitudine di Saba verso T'autore che, fin dal 1921, anro delia prima edi- © U. Sami, Prose, cit, p. 268. 1B, p. 268 Toi, b. 265, E. Ghocra, Letiura e storia dt Saba, cit, p. 948 U. Sans, Prose, cit, p. 045, aege 94 zione del Canzoniere, gli aveva suggerito il titolo per Ja raccolta di tutte Je poesie, per il suo romanzo auto- biografico in versi. Per riprendere ora Je fila cronologiche del nostro discorso, ® necessario ritornare alla fine’ del secondo decennio del secolo, allorch® la parabola della « for- tuna » di Petrarca comineid a salire con la fondazione de «La Ronda», che fu pubblicata regolarmente dal- Vagosto del 1919 al novembre del 1922 (an numero straordinario uscl nel dicembre del ’23), I sette redat- tori (R. Bacchelli, A. Baldini, B. Barilli, V. Cardarelli, E. Cecchi, L. Montano, A. E. Saffi) si proponevano, com’ noto, di reagire al neoromanticismo vociano e ai torbidi fermenti del dannunzianesimo e del futuri- smo € concentrarono 1a loro attenzione esclusivamen- te sull'esperienza letteraria, auspicando il ritorno alla nostra migliore tradizione classica e, nel contempo, Vapertura verso la pit stimolante cultura moderna, so- prattutto anglosassone. Leopardi e Manzoni, tra gli italiani, furono le grandi «riscoperte » © i massimi modelli dei « rondisti x. 11 primo, al quale fu dedicalo un numero triplo della ri- vista (marzo-aprilemaggio del 1921), con una larga scel- ta di pensieri dello Zibaldone, venne visto sotto la Iu ce del perfetto stilista, che aveva raggelato nella bel- Jeza della forma le inquietudini e le concrete passio- ni dell’esistenza”, ‘Le Operette morali vennero’ privile- {© Sul recupero dol Leopardi da parte dei rondisti ofr. BM. How, 95 giate nei confronti dei Canti e accostate alle pitt alte espressioni del Decadentismo europeo, ai poometti in prosa di Baudelaire e di Mallarmé. Del Manzoni furo- no apprezzati soprattutto Vesempio di classica moder: nit, offerto dalla sua prosa, ¢ Ia vena storico-morale, che circolava nelle sue opere. Petrarea fu, per cosi dire, uno dei geni protettori della rivista e non era raro il caso di trovare un suo brano in quel’autentica galleria a. « grandi », poste al¥inizio di ogni numero col titolo di Il convitaio di pietra, La sua grandezza era dunque fuori discussione inconfrontabile. Se qualcuno poi s'azzardava’a isti- tuire paralleli tra 1 Petrarca e un roeta moderno, fos- se anche il Pascoli, la reazione della « Ronda» non tardava molio a venire. Fu cid che accade allorché un polemico antitradizionalista, come Enrico Thovez, che eta intervenuto nella Discussione su Pascoli, promossa dalla rivista, ebbe Vinfelice idea di paragonare la poe- sia pascoliana. a quella petrarchesea per « deficienza Gi virilita », per «un eccesso di gentilezza e di umiltan, per «una natura pili femminile che maschia », e cosi proseguiva : E, come nel Pascoli, avvertiamo fin Petrarea] spesso un senso di nota per ia diffusione melensa dellmpressione, un fastidio di preciosiia @ di somplicita affcttata, di Teaiosita. or nata, una tendenza a cadere nel baroccaismo; come nel Pa- seoll, sentiamo un disogio quando il poeta delftumilth yuo! Leopardi «La Rona» con altri appuatt e pretesti, Bologna. 1967, pp. 731; R. Noom, Leopardi nella poesia ations, Firenze 1970, pp. 10L114; 'S. Sout, Leoparat © la Ronda (segie la Bibliografa dept Soritth rondescht su Leopardi, a cura di M, Cora), in AA.VV. Leopard eit 900, Firenze 1074, pp. 127-148; G. Loxanty, Leopartismo, Pirenze 10%, 96 fare Ia voce grossa © imboccare Ia tromba eroica, Va da sé che Vantico. non ha la nervosita e la incoerenza del modemo, ma la differenza @ una differenza di ambiente letterario, pit che di natura poetica, E come del Pascoll, cost del Petrarea i lettor) amarono e imitarono 1 vist assal pi che Te virti; non i meravigliosi scorei di natura o i momenti affettivi mf rabilmente definiti in un verso, che erano inimitabili, ma le insistenze fredde, i rieami elezanti, 1 concettini ingegnosi, che erano imitabllissimi, e tutti sanno con gual disastroso e seco: are risultato per I poesia ttallana ™. Liideatore ¢ principale animatore della « discus- sione », Vineenzo Cardarelli, a cui, come fa notare Tan- franco Caretti, «nel nome del Pascoli [...] era con sentito di prendere posizione nei confronti di un parti- colare gusto corrente, ispirato all'ineffabile poetico, rifare i conti con Veredit& vociana [...] e prospettare in ter mini di confronto (scelta con speranza di seandalo, la controfigura polemica) il diverso orientamento della «Ronda» e i termini della battaglia intrapresa, il si gnificato, insomma, del suo richiamo allordine ¢ alla tradizione »®, Cardarelli, dicevamo, colse al volo Yoc- casione, che cosi ingenuamente gli offriva il Thovez, per riaffermare ancora wna volta la superiorita di quella lirica, che si riallacciava, con sensibilita ed esperienze europee, ai grandi modelli classiei di Petrarca ¢ Leo- pardi ¢, nello stesso numero della rivista, nascosto sot- to gli asterischi redazionali, cost ribatteva al eritico- poeta piemontese : 1 , TuoveE, Discusstone su Pascoll, in ee Ronda, a. TE, n. 1, enn. 1980, pot in « La Ronda v 1919-25, antologia a cura di G, Cassieri, Roma 106), p. 189. "® L, Gantam, Puseoll tra 1 e rondisti x, in Donte, Manzoni e attri studi, MitsnoNapoli 1964, p. 126 97 <-non possiamo Iasclar passare senza una parola di sen tita protesta il paralielo istitulto da Enriao Thover tra Petrarca e Pascoli. Vorremmo chiodergli in che edisioni, in quali in chiostri ha letto Petrarca. Non faremo mal poste quanto te merarie discussioni di psicologia ¢ di tumperamento dei due poeti, no; ci preme soltanto di rilevare 1a nostra opposizione i principio e di programma. Infatti, quando a nol aceadeva di pensare ad un esempio di clessicita lirica, cloe @i sobrieta © di clezione di espressioni poste in ampiezea di spazio archi tettonico, di impeto armonioso di linee e ii parole, di altissima spirituatith poetica, quando cercavamo dunque un esompio che rendesse pil evidente la vanita faisa della pretese compostezza Classica di Pascoli (tutta invece letterarla e soolastica), allora evitavamo di citare, aocanto a Leopardi, Petrarea, per non ricor- rrere, ei pareva quasi con poca generositi, a esempi troppo schine- clanti, Tirate fuori cert noml! — @ un odbiezione che non vo- gtiamo farei fare troppo spesso, porché ron abbia a diventare comoda e abituale per nol. Ma questa volta non & colpa nostra, anzi di um attardatissimo romantice subalpino®. Si pud dire perd che Ia lezione petrarchesca ab- bia costituito un esempio vitale © operante per gli scrittori della « Ronda »? Riccardo Bacchelli, in un Ragio- namento®, inframmezzato alla raccolta delle sue liri- che, pubblicata nel 1930 col titolo Amore di poesia, metteva in guardia coloro i quali volevano ritornare alla poesia in versie in strofe tradizionali dal rischio inevitabile, che essi correvano, di « diventar petrarche- schin. Questo giudizio, che pud sembrare poco bene- volo verso la poesia del Petrarea, in realti implicava {il positivo riconoscimento della duravura ed egemonica % Discussione su Pascoli, in «Za Ronda», a. TH, n, 4, gern, 1020, poi in La Ronda, antologia, elt, p. 183. © Poi compreso col titolo i’ Poesia im sersi e im prosa in R. Boom, Sagpi critics, Milano 1962, pp. 5189. 7A. Glunnooe - Tradiaene « sonovasine 98 funzione svolta, in sede di linguaggio poetico, dall’opera petrarchesca : «E’ che non adoperiamo un linguaggio, tanto diverso dal suo [del Petrarca] — spiegava Bac- chelli — da offrir nuove rime, specialmente in materia di sentimento »®. Tant’ vero che lo serittore bologne- se, nonostante quello ed altri « rischi », nello stesso ar- ticolo confessava di voler tornare ai versi tradizionali, perché «se la prosa poetica s% stabilita trionfalmente, — dicova — il verso libero [di cul, si ricordi, il Bac- chelli era stato uno sperimentatore nei Poemi lirici] ha dimostrato laboriosamente di non esistere e di non aver ragione d’esistere in quanto il verso @, indipenden- temente dalle poesia ¢ dalla pitt intima essenza del ritmo stesso, misura fissata e prestabilita »™ Eppure, solo alcuni anni prima, Bacchelli era stato il pitt tenace teorizzatore della morte storica della poe- sia «in versi, @ sulle pagine della «Ronda», in un articolo non firmato, ma certamente suo, aveva soste- nuto che «la poesia in metri tradizionali [...] ebbe la sua ultima fioritura geniale in Leopardi e Manzoni », «cB gia ambedue, — continuava — in un grado pitt ma- turo e complesso della loro poesia, si espressero in prosa, in una prosa ricchissima, numerosa, variata, mo- Gulata [...] propriamente lirica, diremmo noi »™. & Pid, ps. & Teid., p83. % Incontri e scontrl, Linuttle chintana, in « La Ronda, a. 11, n. &, aprile 1920, pot in «La Ronda», antologia, cit, p. 226, DI Bacehel 1 si vedano. anche elt altri seritti dedieatl a Botrarea : Segreto del Petrarea (1985), A Seloapions [1986], Chiose Petrarchesche [1002) in R. Baccus, Sagri eric, cit, rispettivamente alle pp. T2074, 45 ‘Tap, TL, © plu recentemente In Arqua Pelvarca. "Nel sesto cent: nario’ delta’ morte det poeta, in AAVV., Francesco Petraroa nel Vi contenario della morte, eit, pp. 025. 99 Questa convinzione, d’altra par-e, fu di tutti i col Jaboratori della «Ronda», sulle oui pagine, per tutti e tre i suoi anni di vita, non fu pubblicato altro che prosa (solo una volta, sul primo numero del 1921, com- parve, probabilmente a titolo d’omaggio, una lirica, Pae- saggio, di Ungaretti). E di fere prosa «in versi», di essere un poeta « discorsivo » fu tacciato Vincenzo Car- darelli, allorché nel 1936 pubblicd la prima edizione del suo volume di Poesie. Per controbattere quei ri- Hevi, Vex direttore della « Ronda », :n una « lettera non spedita », indirizzata A un giovane critico, sosteneva che «tutta la grande poesia italiana, compreso il Petrarca, @ @ fondo prosastico e famigliare», «In Petrarca — aggiungeva Cardarelli — giocano molto i detti popola- xi, { proverbi e le inflessioni del Iinguaggio parlato del suo tempo »”. In un altro articolo, scritto anche questo in aper- ta polemica con i teorici della « poesia pura », lo sorit- tore confessava anzi di stupirsi del’« enorme abuso », che quelli commettevano invocando Vautorita del Pe- trarca e cosi continuava : Non sanno purtroppo o fingono di ron sapere che la tra Gizione italiana, da Torquato Tasso 2 Leopardi, ha sempre con- siderato Petrarea il fondatore di una postica antLintellettua- listica @ antidottrinaria por eccellenza, cic popolare; che il Ri nascimento preferi Petrarca a Dante, in sagione, appunto, della maggiore popolariti del primo, popolariti che significava, in ‘quel tempo, universslith nel confronti dalla Iingua e dello sph rito mazionale; da cut nasce, se non shagio, il poema cavallere- sco; e che, infine, per rendersi conto dell'ffettiva © henefica in- ‘V. Campanetss, A un giooane cevitico, mm Opere, a cum di ©. ‘Mattignoni, Milano 1981, p. 884. 100 fluenza del Petrarea sulla poesia italiana, del modo come fu da nol ricevuio e praticato i suo insegnamento, a tuito cl si pud riportare, fuorché ai sonetti dei petrarchisti ®, In realt&, ad invocare indebitamente Vautorita det Petratca, in nome di una presunta prosasticit& e discor- sivita della sua poesia, era proprio Cardarelli, ché, men- tre @ indubbia 1a presenza di una accentuata compo- nente di detivazione petrarchesca nella lirica. degli er- metici, essa & quasi del tutto assente nella sua opera, Ma non bisogna dimenticare che V'insegnamento. del Petrarca giungeva allo scrittore Iaziale attraverso la, mediazione ¢ Je teorizzaziont fatte nello Zibaldone dal Leopardi, il suo vero maestro. Li il poeta di Recanati aveva parlato per primo di uno stile « familiarissimo.» del Petrarca e, in un altro pensiero, mettendo a con- fronto la «semplicitt » dell’autore del Canzoniere con quella dei Greci, aveva notato che la prima differiva dalValtra per «una maggior famillarita, e pit vicina alla prosa, di cui il Petrarca veste mirabilmente i suoi versi cosi nobilissimi come sono», 9 V. Camasmt, Poesia pura, ibid, p. 693, Lo seritiore lesiala conform a sua interprotasions del Potrarca come «il non plus lira Gella famiiatita», richiamandost al giudlal sia del ‘Tasso ‘sia del Leo ard, in una intorviste di M. PaaNciosa, Vincenzo Cordarelit parla GH Petrarce, in «La Fiera letieraria», a. VI, n. 19, 13 mageio 1951 Sullo stesso numero della sivista sl veda ptire Fartieoln dediento fa Potrarea da G. Primos, Poesia ¢ verité, in cul st alferma, fra. Yltro, che nella poesia petrarchosca 0" wun quslehe cosa al zuora edi Gttuale, un qualche cos che apparttene ancora al nostro spizt- to di modernt [...J, qualche cosa cne ha del sottile psicoloyo, che 88 scavare nel cuore del?uomo, eereare nel profondo, afutando co- noseersi ed invitando® scoprircs, con Ia stessa abilita duno seal frlto intimista eho, in pil, abbin il dono dolaltissima poesia “ne! J fortuna ¢ nelVempito deiViniziatore », 2G. Laoean), Tute te opere, & cara dl W. Binni, Firenze 1960, vol. 1, p. 45. Waltra citezione ¢ a p. 672 101, Assai vicina a quella cardarelliana era Tinterpreta- zione della poesia petrarchesca proposta, fin dal 1923, da Lorenzo Montano, il quale, in un suo articolo™, era partito da un confronto tra Ia lirica del Canzoniere e le esperienze simboliste dei poeti francesi del secondo Ottocento. ‘Tra i caratteri pit cospicui della poesia sim- bolista Montano notava «un certo artificio, volentieri praticato dai francesi dopo Baudelaire, di usare voci e figure in maniera da provocare una risonanza imma- ginativa, e destare nella mente rappresentazioni a vol- te assai lontane da quelle che porta il loro significato ovvio, e il contesto », con il risultato di produrre « un ambiguo poetico, un senso doppio o multiple che at- traversa variamente i principale di tali espressioni »™, Ora, secondo lo scrittore, tale uso dell'analogia @ an- tichissimo e si ritrova git in Petrarca, il quale anzi « in fatto d'alchimie verbali, incanti sillabici; magie allu- sive» pud «dar dei punti» a Mallarmé e «agli altri maestri di prestigiazione poetica »*. Ma, a suo parere, non stava certo in quella direzione la «miracolosa at trattiva », la « virtli», che rendeva il Petrarea in quegli anni pitt «vivo, fresco e moderno» che mai. Andi, a giudizio di Montano, le migliori poesie del Canzoniere sono « tutte di eloquio piano, immediatissimo, flagran- te», poiché il poeta « ha messo ogni studio nel muove- re altrui pitt direttamente ¢ con quanto maggior impe- to poteva »™, % L, tMownano, Sopra un'immagine det Petrarca nel sonetio « Lora e le porle e 4 flor vermiglt © bianchi», in Carte nel vento. ‘Seritt dispersi, Plrenzé. 1088, pp. 446-448. 8 foid. p. 488. % bid, p. 447. % Ibid, p. 448, Di Montano si veda sncke il saggio petrareneseo 102 Un altro redattore della « Ronda », Antonio Baldini, ritornd sul Petrarca nel 1940”, soprattutto per fare giu- stizia delle pesanti critiche mosse al’autore del Canzo- niere da Gabriele D’Annunzio, il quale, come s’ visto, aveva lamentato nella sua opera la. mancanza dell’s a- mor sensuale della parola »”. Secondo Baldini, per giv- dicare Varte del Petrarca, non si poteva scegliere punto di vista pitt sbagliato, dal momento che «il cantore di Laura ha messo tutto il suo impegno di artista e quel prodigioso filtro di revisioni e correzioni durante un'in- tera vita proprio nel vincere Vispessitudine e durezza dogli avvolgimenti sintattici al fine di risolvere lespres- sione in assoluta trasparenza musicale »®, « Tl poeta — secondo lo scrittore romano — s’e fatto proprio un dove: re di togliere peso e densita alla parola in sé e, pit che ispessirla, la rarefa in un sospiro dell’anima [...]. Le parole sono trascelte per la loro levita e semplicita; colore @ sapore glieli fa prendere nel verso Ja piega del periodo poetic». Liamore sensuale della paroia in sé @ per sé manca sicuramente al Petrarca, « il qua- Je certo non avrebbe mai sentito il bisogno di forma- re sull’aggettivo ‘carnal’, come ha fatto D'Annunzio, ‘Vaggettivo ‘carnaloso’ », La sensualita del Petrarca, per Baldini, «@ d'un ordine non puramente verbale e im- maginifico, ma. sostanziale, ma passionale, e col mezzo Voi eh'ascottate, in « Pegaso, T, 1920, poi in 1, Mowramo, Carte net vento, cil pp. 440-402 A. Baton, 1 Paradiso det Petrarca, in Cattedra doocasione, Pirenze i941, pp. 523. ‘a G. Diannunnie, Il secondo amonte di Lucrecia Buti, ott, p. 102, ‘A. Buon, 1 Poradiso det Petrarca, clty p. 8 Tota, B® 103 delle parole pitt caute e piit caste stampa di sé tutti gli elementi»®. E’ cost profondamente sensuale anzi «da spremer delizia anche dai desideri insoddisfatti, da estor- cer delizia dalla radice stessa dei sui mali». Sul finire degli anni Trenta e intorno alla prima meta dei Quaranta, vi fu una notevole fioritura di saggi dedicati al Petrarea. Non ci riferiamo tanto, ovviamen- te, al consueto lavoro esegetico della critica accademica € della filologia, che pure, in questo periodo, diede nuo- ‘vie importenti frutti, ma a tutta una serie di scritti, che portavano Ia firma di poeti (Cngaretti, Quasimo- do, Luzi), di criticipocti (Bigongiari), di critici stretta- mente impegnati nella « collaborazione alla poesia » (De ‘Robertis, Contini), tutti appartenenti o gravitanti intor- no all’ermetismo™. Alcuni di questi testi, in particola- re quelli di Ungaretti, De Robertis e Contini, sono « de- cisivi per l'interpretazione novecentesea del Petrarca »® e tutti, nel loro complesso, testimoniano la profonda in- cidenza che sulla poesia e sulle poetiche critiche, ela- porate dagli ermetici, esercitd opera petrarchesca. © id, p13, © Bold, pe % Quesio fenomeno era. notalo gil, net 193 da Luciano Anceschi, che cost scriveva : «La curva cella forhma del Petrarca in questi ‘anni, sta risalendo forse verso una cima ai perduta felleitd, verso nhon’'so che Tinnovaia e Ubera stagione aero. {..-] in vari modi ‘© con ragiont spesso distorml por quosti crici novatori nati ¢ in sleme nutziti dailo spirito vivo dalVarte, il Pexarea si @ offerio come un milo attive per un zinnovato ed efeace umanesineo delle lestere @ come un motivo supremo ‘per una riletiura contemporanea della ‘tradiaione » (Civilia delle letteve, ll, p. 19). A, WNoveat, Le goetiche’ critiche noveoentesche « sub specie Potrarchae ci po 221. 104 Eppure, come s’ gia visto, uno dei principal rappre- sentanti di quel gusto © di quella poetica, Giuseppe De Robertis, al tempo della « Voce» bianca, aveva ri- fiutato i Petrarca, non tanto in base a una precisa va- lutazione critica, ma in nome di quella « poesia moder- na», alla quale egli cercava di « creare una base », rintracefandone Ia «storia». Gia nel "30 perd De Ro: bertis metteva in rillevo Ja funzione, per cost dire, stru- mentale della poesia petrarchesca : ++. non si pud eapir nulla della Lirica italiana ¢ della poesia in genere sonziaver letto prima e riletto 11 Canzontere; oltre che 1a conoscenza di quel divinissimo Hbro avvezza a leggere con snimo diverso e direi pit. profondo, a guardare pid oltre la parola, ad ascoltarla con disposizione pit acuta, e anche ad av- vertire nelapparente monotonia uns riochozsa nuova" E, ritornando due anni dopo, sul rapporto Petrarca- Poliziano, faceva derivare il linguaggio poetico di quest’ ultimo da quello petrarchesco, ma, aggiungeva, para- frasando un’espressione del Leopardi, « senza pitt la sua segreta armonia, quel fascino arcano, quell”untuo- sit’ come d’olio Soavissimo »". Ma ® sopraitutto col saggio sul Vatore del Petrar- ca™, nato, come testimonia Adelia Noferi, dal corso universitario tenuto nel '39, che De Robertis procodet- te alla definitiva « riabilitazione » critica della poesia petrarchesca, proponendola come un modello insosti- tuibile alla lirica del Novecento. Nello scritto il critico, © G. De Roveeris - P. Pavenass, Halla nuova ¢ antion, Wirence 108, p. 42. SG. De Romans, arte det Pollsiano, in Saggi, Firenze 190, 2. © In G. De Romnmis, Studi, Fireme 19582, pp. 3247. 105 innanzitutto, rivendica ai moderni un nuovo modo di leggere il Petrarca («... s'@ cominciato a leggerlo a modo, si pud dire, in quest'ultimo ventennio»)®, di contro al «fraintendimento» e alla « deviazione este- slorizzante », operata dal Bembo e dai suoi seguaci vec- chi ¢ nuovi (« limpedimento primo a una giusta intelli- genza del Petrarca fu il Bembo »)™. Sulla traccia di al- cune notazioni di Foscolo e Leopardi, definiti, « in un significato apertissimo ¢ moderno, i due soli grandi pe- trarchisti »", De Robertis mette poi in evidenza la pu- reaza assoluta della poesia petrarchesca (« Nessun’altra poesia come la sua, s‘immerge, si sprofonda nel Iago del cuore, € se ne leva intemerata »)", la virtt « quin- tessenziale » del suo Hnguaggio (i «Senso» e il « 50° vrasenso » di esso), la capacita catartica e trasfigura- trice dello stile, inteso come necessaria mediazione del rapporto artevita : ‘Ma se la poesia del Petrarca fosse legata fino alle radici alla sus propria vita, portasse il valore delle sue ragionl co- stantie, nel tempo stesso, non ne fosse per nulla oppressa, il Iettore sensibile (sensibile, non perd frastornato) lo sa [...]. La poesia del Petrarcs, nata in quella zoaa d’ombra del cuore, uccide quelt’ombra, tutte Je volte, in una sfera di Juce bianca [sl e cogliamo il valore delParte in questo come inventare ‘una seconde vita, in questo miracoloso elto volo che @ quest’ inventare, in quost'arte radicata nella vita e nel tempo stesso alzata tanto ‘che non se ne yede quasi pli il legame®, ia, p. 32. Tid, BBA. % Tid, p. 8t % Ibid p. % Teid, p. 46, Lo altro duo citasiont coro rispettivemente ap. weap a 106 Alla critica, a quella « attenta ai soli valori stilistici, cio’ poetici » spetta, secondo De Robertis, risalire dalla variazione tematica e dall’artificio stilistico alla « neces- sit motivantio, alla «ragiones di quelle infinite variazioni, ci quegli splendidi artifici, per giungere infine al « ritro- vamento delle misure perfette di quell’imperfetto che & Puomo »*, Altrettanto importanti, come s’ detto, sono i saggi petrarcheschi, apparsi qualche anno dopo quello di De Robertis, ¢ dovuti a Giuseppe Ungaretti e a Gianfranco Contini. AlPinterpretazione di Ungaretti, tutta ineentrata Sul tema della memoria ¢ ai riffessi petrarcheschi, cosi evidenti in tutta la sua opera poetica, abbiamo dedica- to le pagine conclusive di questo lavoro. Ora mette conto accennare al Saggio d'un commerito alle correzio- né del Petrarca volgare™ del Contini, del quale non si pud fare a meno di citare due altri contributi fonda. mentali agli studi petrarcheschi dei nostro secolo: Vedi- zione critica dei Rerum Vulgarium Fragmenta™ e la Ticerea Preliminari sulla lingua del Petrarca”, Nel Saggio, apparso nel 1943, @ considerato uno dei massimi esemp! di critica delle varianti, Contini mira a dimostrare, attraverso un esame minuzioso di varie liriche del Canzoniere, come il metodo emendatorio del Petrarca costituisea «un sistema d’equilibrio dina- mico », all'interno del quale pit che soppressioni o ag- giunte avvengono impercettibili trasposizioni e recuperi: % Toia, p32 gout BG Coen, Varientt © otra Unguistien, Torleo 170, pp 1, a % tn G, Coven, Variant ¢ alia: tinguistion, cit, pp. 160.102. ‘Ma il saggio risale al 1951. 7” 107 «Sono tessere, ma di queste tessere Petrarca compo- ne il suo mondo; come se gli fosse stato assegnato un totale fisso di materiali, ¢ il suo lavoro si riduca 2 un optimum di collocazione »". Ta le direttive, indi- viduate dal Contini nel lavoro correttorio del Petrarca, ricordiamo: Ia preferenza per il pronome personale, Ja ridistribuzione del vocabolo o deli’espressione eli- minati per « contatto prossimo », la concentrazione delle «sostanze » nella compagine unitaria del verso. Il me todo del poeta, fa notare inoltre 1. critico, si esplica in modo diverso net vari metri, Mentre tipica dei so: neti la «varia ripartizione della materia e la con- seguente moltiplicazione dei componimenti »*, con « tra- vasi» di terzine da un sonetto all’altro, nelle canzoni si assiste invece ad una « rifinitura linguistica », ad una, «cura locale », che trova Vaspetto pitt caratteristico nell’ introduzione solitamente tarda [...] @una clau- sola. sentenziosa »", Una delle pit acute osservazioni del Contini riguarda la « dicotomia», cio’ Ja struttura, binaria, che si manifesta nell’impiego delle coppie, dei doppioni, delle endiadi, scoperta come attributo fon- Gamentale del linguaggio petrarches:o. Genialmente in- fatti il critico scorge, in quest’artificio stilistico, iI rifles- 0 del dualismo dell’anima petrarchesca : Qui 8 vivo I «duo» di Potrarce, lo spacco fra ciolo © tor. a, come Ia divaricazione tra Tiso (gioco) # pianto : quel « due », copposizione o alternanga, di cui resta quasi Vimpronta, fosee pur emote, nella struttura binaria della massima parte dei © G. owns, Saggio @un commento ale corresioni del Petrar- ca woigare, elt, p. 13. @ "Toid., p. 2. x "Tid, 'p. 25. 108 suoi versi [...] fin nelie endiadi Yuniverso che gli appare scomposto Assai_ meno rilevante, rispetto ai tre testi, di cui ora abbiamo parlato, & il brevissimo saggio di Salva- tore Quasimodo, intitolato Petrarea e il sentimento della solitudine ™, che apparve nel 1945, Per Quasimo- do, i sentimento dolla solitudine & «la condizione as- soluta dei Rerum vulgarium fragmenta e in parte dei Trion». Nella solitudine infatti «matura il domi- nio della memoria », che permettera al Petrarca di in- tessere un Jungo colloquio « col sto tempo ritrovato, con le morte »™, Tra i posti latini, il solo Virgilio lo spinge talvolta al canto e sul piano di un’emulazione virgiliana @ forse da riportare Yambizione per un poe- ma epico. Ma, essendo estranea alla natura del Petrar- ca wla possibilita @una proiezione oggettiva del mon- do», egli, secondo Quasimodo, resta sempre un li- rico anche quando, come nell’Africa, tente la poesia epica. ‘Tra i poeti pik giovani, appartenenti alla « terza, generazione », Mario Luzi, in uno seritto del '45, dal titolo Linferno e it limbo™, molto importante anche per ca- pire una svolta decisiva della sua poesia, rinveniva in Petrarca Ja figura emblematica della tragica condizio- ne dell'uomo moderno, che, considerando la « soffe- 28 Poids p. 18 is tn 8. Qussmsone, 1 poota eH rolitco € altri sagpl, Millano 41007, pp. 113-120. oe ‘Told, p. 1 Told) DUB. 2% Ibid’ Di iis. sé Im St. Lozi, Litnferno ¢ Hf limbo, Milano 1964, pp. 1625, 109 yenza» non pitt come un « episodio », cio’ come «un mezzo € non un fine », ma semplicemente come un mo- mento assoluto, intemporale dell’esistenza, « desidera una salvezza fondata sulla qualita de. proprio dolore » *, unica felicit& possibile diventa allora quella del rim. pianto, 'unica consolazione quella della memoria. Tl Petrarca, per primo, «cl introduce in un regno: dove 31 dolore @ eterno, non Iimitato a un’accezione, a un momento dialettico dell’essere; ovvero limitato soltan- to a ritroso, dalla felicita possibile nella memoria »™. Nasce con lui «un nuovo personaggio, circolare e con- cluso», nel quale la realt& si pud sitrovare « in segni e in simboli, attenuata nel rilievo, stampata, appiattita ma proprio per questo straordinariamente rafforzata nei contorni e nelle virtti dei significati »™. Questo fatto & carico di conseguenze per la nostra letteratura, che «procede piuttosty de Petrarca che da Dante», perché se da un Isto «essa non potd pitt separarsi da un grado di estrema. maturita, raggiun- to di colpo, bruciando le tappe », dall’altro dovette «procedere di 18 dove il mondo si era gia rinchiuso, negato, o per Jo meno allontanato in un fantasma dello spirito » '°. « Accettando Petrarca — continuava Luzi — la nostra letteratura si trovo fin dai suoi inizi a compie- re delle capital e definitive rinunzie, Esse riflettono in apparenza il mondo della materia e della quantita e a prima vista aumentano il dominio e la purezza dello spirito, il quale non Ticonosce piti altro oggetto che Mr Pid, p. 17. M0 Toi, B20. 08 Tia, B. 21. ho bid! p. 3. 110 la propria solitudine e il proprio sistema circolare e chiuso »"", Dopo Petrarca, tutta la poesia italiana, an- che al di fuori dell’ambito del petrarchismo, @ stata privata « dell’orgoglio della. scoperta, dei contatti pit: freschi ¢ magari pit bruschi dell’anima con le cireo- stanze episodiche della vita e, volendo ancora esten- dere il termine, con Vinferno »"™., Deriva da cid, secondo il poeta, 1a riluttanza di fronte alla narrazione, quel senso di «esilio spirituale », cosi caratteristico della lirica italiana, che non pote sfrut- tare « Tinesauribile ricchezza, le infinite possibilita di modi poctici aperte da Dante », perché ben presto es- se furono « richiuse, sigillate in un unico registro, in una musica uniforme e continua che appartiene ormai unicamente allo spirito»”*. Anche un confronto tra Ia metrica « ricchissima di combinazioni ritmiche di Dan- te» e quella del Petrarca «non meno varia © rieca, ma sempre inventata allinterno di un suono generale che non ® pitt quello della voce umana, ma quello di un moto spirituale continuo, chiuso e segreto », riba- disce Yenorme distanza che esiste tra i due poeti, fa- cendo apparire Yuniverso petrarchesco « straordinaria- mente conctuso » * Un altro poeta della «terza generazione », Piero Bigongiari, in un articolo-recensione del 1946 a una St pia, BE Told, p. 2. bs Toa, 8 Told, p. 24 DI Luzi si veda anche i recente intervento su Potrarca, Padre ‘mite e dispotico, in « L’Approdo lettersrio », a. XX, , 68, 1974, pp. 27, poi in AA.VV,, Francesco Petrarea nel VT cen: tenario della morte, elt, pp. 40-3. NSP. Broowatany, 11 senso della Urioa stations, in It senso delta lirlca italiana, Firenze 1952, pp. 60102 it antologia della Lirica italiana, curata da. Massimo Bon- tempelli, cosi seriveva : Petrarca da tanto 0 Ia nostra lettura, noi contemporanel ‘abbiamo riportato il suo libro tra i testi essenziali, tra i lores de chevet, disancorandolo dal romanzo fermo e irripetibile dei petrarchisti {...]. La sua lezione stilistica @ centrale nella storia dello spirito poetico contemporaneo *. Nello stesso tempo perd notava. che « una Jettura di Pe- trarca, aperta, nostra, deve essere ancora fatta [...]. Ne abbiamo fatto solo degli assaggi » "", La soluzione di let- tura, che proponeva Bigongiari, era :esa a restituire alla Dloccata emblematicité della lirica petrarchesca la no- zione di « moto», « che @ agitazione interiore dinanzi allimprendibile realta » : Gobbiamo dare la sua giusta individua‘ita a ogni singolo com: Ponimento poetic, © dobbiamo sciogliere il flusso che corre tra ognuno af essi, che per noi @ un po’ come congulato sotter- ranesmente dalla luce che sopra vi splende ¢ lo tiene fisso nel- a sua magia", E nell'interpretazione puntuale, condotta sui versi della canzone Ne la stagion che 'l ciel rapido inchina, il cri tico metteva in rillevo «Vamplificazione del moto» e nello stesso tempo « il rallentaments ciclico », che li si operava, essendo Vapparente oggettivita tutta traspo- sta @in una prospettica interna, eontinuamente cah- giante [...] a seconda che il sole dell’anima sia alto nel cielo 0 basso in una luce di tramonto »", 36. Told, p. 98. Bm Tbid Be Tid, p. 9, Be Told, p. 98, 12, I saggi di Luzi e di Quasimodo ci introducono gia, in un certo senso, nel clima culturale del dopoguerra, dal quale quegli scritti non sono distanti nemmeno cro- nologicamente, essendo stati pubblicati entrambi nel 45. Luzi, come s’@ visto, aveva meso in rilievo Vincapa- cita del Petrarca di vscire dal cizcolo chiuso della pro- pria personale esperienza, Quasimodo aveva sottolineato Vincoercibile tendenza della poesia petrarchesca alla lirica pfuttosto che all’epica, anche quando V'intento era epico. Questi furono sostanzialmente i motivi del rifuto del modetio petrarchesco anche da parte della poe sia neorealista, la quale, in polemica con le esperienze pitt recenti, ambiva a farsi espressione non pit: di raffina: ti stati d’animo individuali, ma di drammatici senti- menti collettivi, tendeva cio’ a ritrovare una dimensio- ne corale, epica, respingendo la pura effusione lirica, Analogamente a quanto era accaduto al tempo della prima « Voce », frequenti erano invece i richiami-al- Yalta lezione di Dante. E proprio l'esempio da lui of ferto di poesia « sociale » veniva indicato da Quasimo- do, nel Discorso sulla poesia del 1953, pubblicato in appendice a Il falso e il vero verde, come « il punto ‘legale’ di partenza per i nuovi poeti» e veniva propo- sto «per dimenticare Petrarca e le sue ossessive ca- denze rispecchiate nel poco spazio assegnatogli dal sentimento »™, Per tornare a Ungaretti, 8 noto che il tratto pitt evidente di novita che caratteriaza il Sentimento del 8. Quasineno, Discorso sulla poesla, in It poeta e 1 potitico © aliri saggt, cit, p. 4. 113, Tempo nei confronti dell'Allegria consiste nel recupe- To della maggiore tradizione lirica italiana, che, sul piano ritmico-metrico, si manifesta nella graduale so- stituzione dei versi tradizionali (endecasillabi, novenari, settenari) al « versicolo » e, sul piano sintattico, nel ri- torno progressivo a un discorso organico, ricostruito nel ritmo ¢ nella frase". Le motivazioni ideali, cul- turali e psicologiche di questa importante operazione di recupero vennero chiaramente espresse dallo stes- So Ungaretti in un brano, ormai fampso, di un articolo del 1935, apparso sulla « Gazzetta del Popolo », poi Tiportato in Ragiont di una poesia, nel quale si legge : Le mie preoecupazioni in que! primi anni del dopoguerra — © non maneavano circostanze esterne a farmi premura — erano tutte tese a ritrovare un ordine, un ordine anche, essen- do il mio mestiere quello della poosia, nel campo dove, per vocazione, mi trove pili direttamente compromesso, In queglt anni non cera chi non negasse che fosse ancora possibile, nel nostro mondo moderno, una poesia in vetsi. Non esisteva un periodico, nemmeno il mogiio intenzionste, che non tomesse, ospitandola, di disonorarsi. Si voleva prosa: poet in prosal ‘La memoria a me pateva, invece, un'ancora. di salvezza: io rileggevo umilmente { poeti, i poeti che eantano. Non eereevo 41 verso di Tacopone, 0 quello di Dante, o quello del Petrarca, © quello di Guittone, 0 quello del Tasso, 0 quello det Caval- 4 a questo propdsito cost seriveva Alfredo Schiatin’ : « Nell'c pera dl Ungarett, alla disgregazione dell'AUleyria a falta sopuito, Bik col Sentimento del Tenapo. 1a consapovole. tendenva (vista. bens Gal Bocelli) a restaurare I parola poetien in una sintass! organics Simpronta leopardiana e potrarchasoa, ¢ a riedifcare 1 versicoll_ in vorsi robustamente eadenzati [...} e inseriti in uno schema strofico. In tale restauro, si tramanda, bench® per Vienegamile tramite della Jezione impartita’ dal Simbolismo francese, il senso llevitante © aust. ro dolla finitezza artisiica e delia tradizione, i cosi alta nobllta, del nostro inguaggio (A. Seurarenes, “Ungaretti sella storia della’ jor ‘ma poetica, in « Letieratura, a. 'V, na. 3596, tettedic, 1058, p. 107). 3. A. L. Glasnone - Mndixone invasions id eanti, 0. quello del Leopardi’: cercavo in loro 2 canto. Non era Yendecasillabo dei tale, non ii novenario, non il settenario del talaltro che cercavo : ora Vendecasillabo, era il novenario, ra il settenario, era i canto italiano, era il canto dolla lingua italiana che cercavo nella sua costanza attraverso i secoli, at- traverso voc! cost numerose e cosi diverse di timbro ¢ cost ge- lose della propria novita © singolari ciascuna nell'esprimere pensieri e sentiment! : era il battito del mio cuore che volevo sentire in armonia con il battito dol cuore dei miei maggiori i questa terra disperatamente amata, Nacquero cost, dal "I8 al "25, Le Stagioni, Le Fine di Crono, Sirene, Inno alla Morte, @ altre poesie nelle quali, aiutandom! quanto pli potevo cok Yorecchio @ coll'anima, cercai di acoordare modernamente un antico strumento musicale cho fu in seguito, bene o male, a- dottato da tutti ®. Alla ricerca di un « ordine » nella tradizione clas- sica, negli anni attorno al ‘20, erano anche altri pro- tagonisti della cultura europea del Novecento. Sem- pre Ungaretti, pir tardi, parlando della propria poe- » Seppe acutamente centrare quel clima in una In cidissima ¢ dettagliata descrizione: in pittura Picasso «scopre » Pompei, Raffaello ¢ Ingres, e da noi Carra, superato il futurismo e tentata Pavventura metafisica con De Chirico, guarda a Giotto come al suo ideale maestro; nella musica Stravinski « incomincia a sog- giogare l'impeto ricorrendo all’esempio dei grandi com- positori di musica del Sei-Setteconto»; in lettoratura Apollinaire « sorive La Jolie Rousse e sente che il mo- mento era giunto di porre termine al dissidio tra tra- 12 Gi. Umcamerss, Rifessiont sulla letleraiura [1905], in Vita é’un womo, Saggi ¢ interventi, a cura di M. Diacono e L. Reb, Milano 1974, . 276. Tl brano citato ‘Agura anche in Ragton: di ana. poesia [1040), ibid, 1p. 762, @ anche in G. Uxcaterns, Vita d'un uomo, Tutte le poesie, Milano 1963, p. LX. 15 dizione e invenzione, tra ordine ed aventura », ¢ Paul Valéry, che intanto va emergendo el posto delle avan- guardie, con La Jeune Parque « stupisce per la must- ca verbale che da miracoli di metrica si innalza alla pura architettura »; in Italia riviste come « La Ronda » e « Valori Plastici » sono gli organi banditori della ne. cessiti di un ritorno, nelle lettere come nelle arti, ai grandi modelli del passato'™, ‘Ma non fu certo il tentative di seguire una tenden- za, largamente diffusa, della cultura di quel tempo che spinse Ungaretti alla « riscoperta» della tradizione ita- liana. Lioperazione da lui intrapresa rispondeva a una pit intima esigenza di ricercare Ie origini pit vere della sua cultura e del suo essere, e di plecare, « rico- noscendosi» in una tradizione cultural precisa, quel sentimento di solitudine e di isolamento, che, sul pia. no esistenziale come su quello artistico, lo tormentava da quando, abbandonata Alessandria d’Bgitto, si era trovato, « africano a Parigi », alla riverca di una patria, e di una cultura. Draltra parte il ripensamento cella tradizione ita. liana era stato gia compiutamente preannunciato da ‘Ungaretti fin dal 1919, quando cioé I'esperienza dell’AL legria si era appena conclusa, In un articolo di quell’an- nO difatti, intitolato Verso un'arte nuova classica™, egli trovava nella storia della lirica italiana due soli siste- 39 G. Uncanerts, Ungavetti commenta Usgarettt (19621, tn Saggie interoonti, cit, pp. 816-328. 1 passl cltatl sl trovano @ pp. 624.895, "In Sago! ¢ Intervent, elt, pp. 131¢. Larticolo, nelle intenciont ‘Al Ungaresil, doveva costitulre 1 prefazione alla seconda edizione de II Porto Sepolto, uscito pol col titolo di AUeyria dt naufragi © senza aicupa prefazione, 116 mi postici di riferimento, quelli di Petrarca e di Leopar- di: «... dal Petrarca, — seriveva Ungaretti — le e- sperienze occorse ¢ tesoreggiate, in cingue secoli, non si trasmutano in poesia che coll’apparizione del Leopar- Gi». Dal Leopardi al Novecento non era lecito, se- condo il poeta, annoverare nessuna novith di rilievo nel campo dell'arte, perché dopo Vesperienza leopar- diana « procedette naturalmente un'epoca di sfacelo € di esageramenti »™. In tal modo Ungaretti liquidava, in un colpo solo, tutta 1a letteratura del Decadentismo e della crisi e la complessa avventura delle avanguar- die, ¢ in particolare del futurismo, a cui accennava po- lemicamente parlando di « rumori in liberta ». Enon a caso, alla fine del suo: scritto, tra i letterati e gli ar. tisti, ai quali andava la sua gratitudine, citava, accanto a Papini'e Soffici, il pittore Carlo Carra, che aveva git ripudiato il futurismo, e Vincenzo Cardarelli, la cui frequentazione, concludeva Ungaretti, non gli era sta- ta.« di lieve ausilio n™, Petrarca ¢ Leopardi resteranno da allora costante- mente al centro della riflessione teorica ungarettiana” 1 Jbid, p. 13, Tid, p. 1. i Bid) p16, Sul Tapporto UngarettiPetrarca ofr. anche L. Resar, Le ort gini dela poesia ai Giuseppe Ungaretti, Roma 1062, pp. 263%; A. Normu, Postilia. Aleuni riteot gulla presensa del Petrarce nella pocsta at Ungarelti, in Le poctiche eritiche novecentesche, eit, pp, 80% 300; MM. Bows, Ungaretti @ Petrarca com altre occasion’ cniicke, Bologna 1976, pp. 6888; O. Macey, 11 simboiismo nella poctica di G. Uncarelt, in AVY, Aiti det Convegno Interaasionale st Giuseppe Ungarett, Urbino 1981, tomo T, pp. 201331, in partioclare le pp. 295200; M. Pumyveotns, La disocsa nella momoria, il pilota innacente, Ungaretti @ Virgilio (Aiteé protegoment a Lo Terre Promessa), ibid, pp. BOTS; ©. Osseus, Giuseppe Ungarett, “Milano 1982", in particolare le pp. 290.06. 17 © ad essi, soprattutto al secondo ™, saranno dedicati dal 1943 in poi numerosi saggi che derivano dalle lezioni © dai corsi universitari. Ma vari aceenni a questi due poeti si trovano anche negli scritti degli anni Venti e ‘Trenta. Si legga, ad esempio, questo significative bra- no, tratto da un articolo del 24, sul senso da attribui- re alla tradizione, rappresentata esemplarmente dal Pe- trarca, del quale si mette in evidenza, come tratto di- stintivo, la « misura » : Ih questi ultimi anni se diffusa in Italia un'idea assai sin- golare del classicismo. Non s‘intende il nostro patrimonio. let terario, i buoni testi, sulla scorta del quali, chi peggio e chi meglio, s@ imparata la grammatica, nepoure uniinterpretazio- he greco-latina della resit: stintende una particolare idea del- In perfezione, Pensando a Petrares, si ht in mente un fetto mirabile di misura, nel quale le diverse parti, moderandost a vicenda, esulino. Non il grado d'umanit’ raggiunto, Ia filoso- fia contenuta, Ia vicenda rappresentata, gi accorgiment! tecni- cl, la prodezza fantastica, ma un’alta luce che da tutto cide mana, Yaloggio delnesprimibile of rapisve ™, Gi& nel '26 pol Ungaretti sottolineava Vimportan- tissima funzione svolta dal Petrarca, che « ha influenzato — seriveva — In poesia moderna sino al romanticismo, con Mallarmé e Valéry»™, E nello stesso anno, nel ‘3° Sul rapporio. UngerettiLeopardi eft. F. D1 Canto, Ungaretit © Leopardi, Roma 1979, 2 cul si mmanda per la bibliograia specifies, riportata’ alle. pp. 244.772. Neglt Atti del Convogno Internacionales Gtuseppe Ungarett, elt, cfr. ipotire PF. Di Gamo, Ungarelii tra classi cismo ¢ rondismo: Tesemplo di Leopardi, tomo I, pp. 960-076; A. Dour, Ungaretti ¢ la «memoria tmmemore » leopardiana, ‘bid.’ DD. 87-908; 0. SooteRo, Ungareiti e UInfinito di Leopardi, ibid., pp. 1950. 3356, 2G. Uncanny, Esordio [1024], in Saggi 2 interventi, ot, p. 62. 3 Gi Uncumerts Lesporiasione 'Ietteraria [1996}, ibid, ‘p14, 118 fondamentale seritto Innocenza ¢ memoria, faceva ini- ziare proprio dall’autore del Canzoniere la storia di una poesia che cessa di essere « verbo del Signore » e si trasforma in parola dell'uomo, della storia, recupe- yando il valore della « memoria» : A. poco @ poco nasee il sospetto che quel soprannaturale non sia che immagine della natura, Mettiamo che il sospetto sia ato col Petrarea, Da quel momento non s'% ‘pli pensato che Dio si facesse natura perché T'uomo, a suo agio, 10 potesse interpretare, La poesia cess descore verbo dol Signore. Ogni oggetto torn a prendere, insieme all'uomo, il silo carattere i creatura, © Ja divinita, allontanatasi, tornd ad essere T'neo- noscibile. Appariziont della memoria venivano in luce dalla na- tura contemplata, © Ja poesia si esauriva in un giuoco di rifles- sl. Uomo sera chiuso nella sua profondita, Ja memoria **, Ben a ragione percid, nel 1929, polemizzando con un anonimo .recensore, Ungaretti poteva rivendicare la sua priorit& nel segnalare I’« attualita » del Petrarca, insieme al modo affatto originale da Iui seguito di « tor nare » a quel classico, che non consisteva certo nella ri presa pura e semplice di modi ¢ cadenze letterali, ma in « quello di scoprire l'arte insuperabile colla quale il Pe- trarca risolve gVinfiniti problemi proposti dal rapporto tra contenuto e forma »™, Anche nella Nota al Sentimento del Tempo Ungaretti wonfermava le sue predilezioni nell’ambito della tra- dizione italiana: « Quando mi posi al lavoro del Sen- timento due poeti erano i miei favoriti: ancora il Leo- pardi e Petrarce »™, Entrambi, soriveva, si erano tro- 2G, UNeamares, Innooensa e memoria [1996], ibid, p. 132. 383 G. Uncamerts, Risposta allenonimo [1929}, ibid, p. 204 5% G. Uncanexn, Nota al Sentimento del Tempo, in Tutte le pocele, lt, p. 581 9 vati davanti ad una civilt& in crisi, ma mentre 11 Leo- pardi « ha sentito che la durata d’una civilta, della civilth alla quale si sentiva legato, era giunta al suo ultimo pun- to», in cui anche Je forme perivano e una lingua assume- va coscienza del proprio invecchiamento, il Petrarca as'era trovato in una situazione dive:sa, s’era trovato di tronte a una letteratura antica, quella dei classici, che oc- correva, per dare radici a lingue vive, inserire nel mo- vimento di tali lingue. Non si trattava di ritrovare una continuitd storica, ma semplicemerte di fondare una lingua nuova su basi provate »*. ZI motivo della « riesumazione > di una lingua ri- torna altre volte a proposito del Fetrarca. Beco cosa serive Ungaretti nel Secondo discorso su Leopardi : se il Petrarca dava sopratutto importanza ai suo versi latin [...] era perché considerava 1 suol tempi rimbarbariti, @ che avessoro perduto memoria d'un sapere. Noi sappiamo come, per merito del Petrarca, { volgarl d’Suropa. s‘arricchiro- no di colpo, di tale sapere. Una inguua riesumeta: ecco il miraco- lo del Canzoniere. Una Unga riesumata nelle pulsaziont in- genue d’una lingua nuova, una lingua nuova nella quale Tin finito si rifletteva al pensiero accrescendosi di colpo d'una luce di migliain danni mani d'esperienza; d’una Ince anti- ca. Litaliano di colpo diventava per merito del Petrarca una lingua antics, uno scaltrito eloquio ¢ tale da servire di model- 1 alle tingue deladotescente Europa ™. Se questo passo si confronta ora con altro brano di Ragioni di una poesia, ci si accorger della stretta ana- logia che Ungaretti stabilisce tra la situazione in cui 3 Tid. 33 G. Uncanerns, Secondo discorso su Leopardi (1950), in Saggi interventi, cit, p. 452. 120 era venuto a trovarsi il poeta trecentesco e la sua‘ : Non si traitava pit @intendere la misura come mezo per chiarirsi iI sontimento del mistero: ma di spalancare ell oc- chi spaventati avanti alla crist d'un linguaggio, davanti al Yinvecehiamento dana lingua, cio’ al minaccinto porire dana civilth — st trattava di cercare ragioni di una possibile spe- ranza nel cuore della storia stessa: di ceredrle, cio’, nel va lore della parola **, Anche Ungaretti dunque, come il Petrarea, s'era trovato di fronte a una civilta in crisi (e in crisi era realmente un mondo appena uscito dalla tragica esperienza d'un sanguinoso confiitto © in preda ai foschi sussulti del dopoguerra) e, come Vantico poeta, aveva dato una so- luzione rettorica al « minacciato perire d’una civilta », incominciando dal recupero delle strutture Iinguistiche © poetiche, « cercando Je ragioni di una possibile spe- ranza nel yalore della parola ». Ms, ¢ qui sta le sostan- viale noviti del Sentimento rispetto alla prima rac- colta, non @ pili la parola preistoricamente vergine del- VAllegria, che ricerca il poeta. A quella ipotesi infatti Ungaretti «@ venuto sostituendo man mano il concet- to che non si di pureza al di fuori della storia, del tempo: la sola possibile [...] @ quella che si conqui- sta ‘dentro’ il tempo, contaminata e affaticata per un lungo ordine di secoli»™. E come il Petrarea aveva 1 Giustamente L. Anceschi fa notare che «anche quando parla 41 altci poeti, Ungarett! parla. in modi ai rara immedesimazione ‘dal problem! della sua poesia» (L. Anctscu, Le poeliche dal Novecento fm Haig, Torino 19734, p. 196), 18 °G, Uxoarrrn, Kagioni di una poesia, in Sagpl e interventi, elt, p. 753. 38" S. Rastaz, Ungareiti: noliela © testimontonza, in « Forum shalt cum», vol. VE, m. 2, gluigno 1072, p. 260. 12k inglobato nella sua opera in volgar? tutto uno straor- dinario patrimonio culturale, quello del mondo clas sico, soprattutto latino, cosi Ungaretti cerea di far ri- vivere nelia sua poesia, « accordando modernamente un antico strumento musicale », 1a phurisecolare espe- rienza della tradizione lirica italiana, Sul piano del linguaggio la presenza della tradi zione nel Sentimento del Tempo ta si che il lessico sia complessivamente pitt uniforme e meno innovatore ri- spetto a quello dell’Allegria™, La funzione semantica fondamentale, che nella prima racco'ta era affidata pre- valentemente al nome e al verbo, qui viene ricoperta dall'aggettivo, soprattutto a causa del suoi accostamenti rari col sostantivo. Ma, come fa rilevare giustamente lo Spezzani, alcuni accostamenti d'impronta: pitt tra- dizionale rivelano una minore « latizidine » semantica, «dovuta alla ‘cristallizzazione’ letteraria dell’aggettivo, alla sua usura nella nostra tradizione poetica». A conferma di questa affermazione, elenchiamo una se- rie di combinazioni (aggettivo-sostantivo e il semplice aggettivo) devidente impronta petrarchesca: -« astro desioso » (p. 105), « corpo acerbo » (9. 108), « vane cor- se» (p. 108), «Seno casto» (p. 110), « grazie acerbe » (p. 110), altiera » (p. 110), « fuggitivo tremito » (p. 115), « fuggitiva » (p. 121), « sama vana » (p, 130), « leg- Biadro seno » (p. 162), « tristi fati » (p, 177)". 2 Sul linguageio di Ungaretth ete. in particolare, oltre al_citato articolo diA. Schialini, J. Goma, Linguagoty al Ungarett, Firenze 1050, 0 P. Seuzzaxt, Per'una storia’ del linguacgio dt Ungarettt fino al Sentimento del Tempo, in AANV., Ricerche sulla lingua poetica. con- temporanea, cit. pp. 91-10. Sap, Sencaant, Per una storla del Unguaggio at Ungarettt ..., elt, P. 138, ie! Le citeaioni delle poesie ungarettiane sono tratte da Vita d'un 122 Anche il verbo, nella seconda raccolta di Ungaret- ti, «perde quasi completamente il valore energico e spesso deformante che aveva nell’Allegria © presenta, assai pitt del nome, un’impronta tradizionale » ", Ecco uno spoglio di verbi che ci sono sembrati derivare di- rettamente dallesperienza linguistica del Petrarca: « le Juceva» (p. 108), « s'abbagliava » (p. 110), « errando » (p. 114), werra (p. 128), «vagherai n (p. 140), « fiam- meggiare » (p. 146), « geli» (p. 167), « punge » (pp. 170, 172), «abbagli» (p. 171), « rasserena » (p. 174). Nella sezione del Sentimento dedicata agli Innt Va: scendenza petrarchesca, mediata da certo gusto baroc- co, si rivela attraverso I, presenza di numerose paro- lechiave, spesso accostate in forma d’antitesi, come per esempio : vitamorte, durare-passare, luce-ombra, carne- anima, © ancora memoria, sogno, ‘peso. Diamo ora un e- Jenco di raffronti testuali : «Mhai diseacciato dalla vita. // Mi discnecerai dalla mor. te?» Za pietd, vw. 2021); wegualmente mi spiace morte et vitan (CXXXIV, v.18), «al questa morte, che si chiema vt ta!» (COXVI, v. 13); «Perché le apparenze non durano? » (Danni con fantasia, ¥. D, «Da eid che dura # cid che passa, / Signore, sogno fer mo, / Fa’ che tomi a correre un patto» (La preghiera, vv. 10. 42): «cosa bella mortal passa et non dura» (CCKLVII, v. 8), «come nulla qua gia diletta et dura» (COCXT, ¥. 14), «AS, nulla, altro che pianto, al mondo duraf » (OCOXXII, v. 72); «La vostra, lo #0, non ® vera luce» (Danni con fantasia, ¥. 22), «Siame nol Ia fumana dombre, J... / loro & Yom: tomo. Tulte fe poesie, cit. A questa edizione fanno riferimento Ie Paging mosse. tra. parentact, 3S Fe Berzzint, Per une stor de towageto a Ungaret et, P 34! Cir, G, Cavauss, Unparettl, wileno 1968, pp. 9598, 123 bra che di peso al nomi. // La speranza d'un mucchio d’om- bra / © nulaltro ¢ la nostra sorte? » (La pield, 2, vv, 48, 49- 51), 8 per Ia luce giusta, / Cadendo solo un‘ombra viola » (Sen- Himento del tempo, w. 12), «0 sorella del'ombra, / Notturna quanto pitt Ia Zuce ha forza, / M'insegul, morte» (Canto primo, yy. 13): «Veramente siam noi polvere et ombran (CCXCIV, v. 12), «tutti in un punto passeran comfomtran (Zr. Eternitatis, v. 86); «0 foglie secehe, / Anima portata quae 1a... (La pleté, vv. 1415), «La corne si vieorda sppena / Che una volta fu forte. / E' folle © usata, Yantma » (ibid, vv. 26-28), «Malinconiosa carne 7 Dove una volta pulluld la gioia, / Occhi socchiust del risveglio stanco, /Tu vedi, antma troppo matura, / Quel che sard, caduto nella terra? » (ibid, 2, wv. 4044), «Questtanima / Che sa le va- nit& del cuore / ... / E non cerco se non oblo / Nella ceclta della cnrne» (Donnazione, w. 78, 16-17): «Lo spirto & pronto, ma le carne @ stanca» (COVILL, v. 14), wet di questa noiosa et grave carne» (CCCXXXT, v. 87), «soccori a Valma disvinta et frale» (COCLXV, v. 1), «la carne inferma, e Vanima ancor pron- ta» (Pr. Mortis, TI, v. 58); «Memoria, memoria incessante, / Le nuvole della tua polve- re / None’ vento che so le porti vin? » (Caino, vv. 2825): «0 tenace ‘memoric, 0 fero ardore » (CLXI, ¥. 2); «E tu non sarestl che un sogno, Diot / Almeno un sogno, temerarl, / Vogliamo ti somigli» (Za pietd, 2, vv. 5254): «che quanto piace al mondo 8 breve sognom (C, v. 14), wehé quant'io miro par sogni, ombre et fumi » (CLVI, v. 4); «La vita gh @ di peso enorme» (La preghiera, v. 1): «pe so terren non sia pia che tlaggravi» (XCT, v. 8); «Sono stanco di urlare senza voce» (La piete, v. 39): «To son sf stanco sotto ‘1 tascio antico (LXXXT, v. Dy #Omai son stanco, et mia vita reprendo» (CCCLETV, v. 6). ‘Come si pud notare anche da questc nudo elenco di raf- fronti ¢ di rimandi, numerosi sono i >unti di contatto tra, Ja religiosita ungarettinna e quella petrarchesca : in en- trambi i poeti c’@ aspirazione verso una trascendenza 124 liberatrice e nello stesso tempo a soggezione condizio- nante alla realt& sensibile; in entrambi il sentimento del continuo mutare delle cose e delle persone e 1a consape- Volezza della fragilith dell’uomo e della vanita delle sue aspirazioni. Echi di versi petrarcheschi si possono cogliere anche in altre liriche del Sentimento det Tempo : «Cin un suo gelo aitiera sabbagliaray (Ricordo @Affrica, ¥. 1: «sento nel mezzo de le fiamme un gielo» (OXXIL, v. ©, «mi punge Amor, m'ebbaglia et mi distrugee » (CHEK, ¥. 11), «la mia dolce nemica, ch’e si alteras (CLEXIX, v. 2); «... gitmse aun prato ove / Llombra negli occhi s'adden- sava» (Lisola, ve. 18-14): «Pol che dugli occhi miei Yombra si tolse» (Tr. Cupidinis, 11, v. 130); «Cogli occhi cadutt in oblio, / Faro da guide alla felieitt » (Inno alla morte, vv. 2626): wet so non ai Yamate chiome bion- de, / volgendo gli anni, gia poste in obtioy CONV, wy, 34), «Or tu e’ai posto te stesso in oblio » (COXLIL, ¥. 9); Va la nave, sola / Nelia quicte della sora » (Pari a sé, vw. 12): «Passa la nave mia colma d’oblio» (CLXXXIX, v. D. Dopo il Sentimento del Tempo, Ungaretti si dedicd ad un’intensa attivita di traduzioni, le cui tappe princi- Pali sono da riccrcare neli'incontro con i grandi prota- gonisti del Barocco europeo (da Gongora a Shakespea- re a Racine), oltre che con alcuni moderni (Mallarmé, Blake, Saint-John Perse). Non @ questa la sede per un’a- nalisi dettagliata di questo non secondario capitolo del- Vopera ungarettiana*. 1’ necessario perd far rileva- 3 Per un esame delle tradusioni oft. P. Porrant, Giuseppe Um Qoretti, ‘Torino 1987, pp. 91-105 e negli Atti det Conregno internacionale Su Giuseppe Ungareiti, oft, si vedano 4 sagei di L. Du Nanois, Um. rotti traduttore al poeti francest, womo 1, pp: 461-406, A. Loxtsano0, Ungareiti © 4 sonetti gi Shakespeare, ibid., pp. 488-498, 1, Pvoctsy, Ungaretts traduttore ai Gongora, ibid, im.” B13526, 125 ye come il ripensamento della lezione del Petrarca ac- compagni costantemente il poeta anche in questi eser- cizi di traduzione, i quali anzi rafforzarono ancora di pit la sua convinzione che «la. tradizione petrarche- sea fosse vincolata per sempre allo sviluppo d’ogni lin- guaggio poetico europeo » ". Tl tema della memoria, sul quale si accentra 'interpretazione ungarettiana del Pe- trarea («iI tema poetico principale del Petrarca [...] @ che, deli'universo il centro é la memoria umana », dira nel saggio espressamente dedicato all’autore del Can zoniere), anche qui fa da modulo interpretativo dei poeti tradotti e costituisce il nucleo centrale del discor- 80 eritico di Ungarett Laceettazione dellinvito, fattogi dall’Universita di San Psolo in Brasile, per la Cattedre di Letteratura Tta- liana, tenne Ungaretti lontano. dall’Ttalia per ben sei an- ni, dal 1936 al 1942. A quel periodo, ricco solo di lavori di carattere -critico, risale quasi sicuramente Ia com- posizione del saggio IZ poeta dell’oblio", che fu scrit- to, secondo Luciano Rebay, per essere usato in uno Gei corsi che il poeta tenne nell'Universit’ brasiliana, I saggio sul Petrarca, in realt, se pure venne com- posto per questa immediata destinazione accademica, assorbe, in maniera organica ¢ definitiva, una lunga serie di riflessioni e di meditazioni critiche, iniziate, come s’@ visto, fin dal 1919. Nel seggio, che esamine. 28 G, Usicanerrs, [Sulla ’Redra’ di Racine] [1960), in Sago? ¢ intercenti,olt. p. 817, 36 In « Brimato 2, a. TV, n, 9:10, 15 magslo 1949. Ora in Sugg! € interventi, cil. pp. 3884%2. Da questo saggio € tratta anche la parle finale delVarticoto di Ungaretti, Petraroa ‘monumentale [1850), oid, pp. 403-429, dedicato allfediaione continiena del Rerum ‘Vulgartums Fragmenta, ‘ct. 126 remo piit dettagliatamente insieme e in rapporto alle altre raccolte poetiche, Ungaretti, partendo da alcuni rilievi di carattere stilistico, e clo8 dal confronto delle diverse solusioni offerte dal Tasso e da Dante nella traduzione di alcuni versi virgiliani, giunge, dopo aver sottilmente analizzato esito petrarchesco, alla propo- sizione-chiave della sua interpretazione : « A questo punto, il tema poetico principale del Petrarca s’@ de- Hneato, ed @ che, dell’universo il centro @ la memoria umana, che V'universo si tormenta solo nell’'uomo, nel- Ja notte dell’essere umano tesa bella da alcune luci del- la memoria »™. L’autore passa ad esaminare succes- sivamento lo implicazioni storiche della poesia del Pe- trarca nello sviluppo della lirica europea : ‘Che cosa non fu il Canzoniere per /Buropa? Fino al Tasso, fino a quando, non avondo pia nulla de imparare in arte dal passato, il poeta non ebbe pili da ricorrere al sapere antieo se on, come Dante ai formulari teologici, per moltiplicare legai © impedimenti alls sua retorica, nessuno ne contesta Ia infiuen- za risolutiva. Ma al Barocco cht insegnd come, dalla disciptina fertea delle convenzioni e rendendone pit) sublimi i rigori, Yarte si potesse Uberare per violenza d'invenzione? II maestro anche im questo fu, pare incredibile, 11 Petrarca*, E tra i debitori dell'antico posta fa i nomi di Ca- mges, Goethe, Leopardi, Mallarmé, oltre a quelli di Gén- gora, Shakespeare, Racine. Dopo aver rilevato la preci- sione musicale dei paesaggi petrarcheschi, Ungarett! de- dica la parte conclusiva del saggio all’esame delle liriche «in morte di Laura», che costituiscono, a suo parere, Me reid, p. 402. ¥ Tid, p. M10 127 Ja poesia pitt alta del Canzoniere. 1 qai il tema dominan- te & quelio della « resurrezione del reale », che avviene per forza di evocazione lirica, e del’angoscia che col- pisce il Petrarca alla morte di Laura, il cui ricordo, dopo averlo teneramente consolato, gli @ anche cau: sa di tristeza perché gli rammenta Virrimediabile de- cadenza del proprio corpo. E’ stato git rilevato il rapporto che esiste tra lo studio petrarchesco ¢ le successive raccolte poetiche i Ungaretti. Rebay, in particolare, esaminando le li riche per Ja morte del figlio Antonietto, contenute sia nel Dolore sia in Un grido e paesaggi, ha notato «un parallelismo d'ispirazione e di svolgimenti tematicin fra di esse ¢ la parte finale de 11 pocta del’oblio. « Nel- Fevocare lo stato danimo del Petrarca dopo la morte di Laura — scrive il critics — Ungaretti gli presta i ‘soi propri sentiment! di padre del morto Antonietto ». «Serivendo Laura, ma pensando Axtontetto — conti- nua — identifica in un sottile gioco di pensiero Puna e Yaltro, © quindi crea tra il Petrarea e se stesso un comune clima psicologico che gli permette di ricono- scersi nel cantore di Laura »'*. A dimostrazione di que- sta sua interessante tesi lo studioso presenta paralle- lamente alcuni brani del saggio e versi tratti dalle poe- sie per il fighio morto, affini a queli per particolarita tematiche © stilistiche. Tl lavoro gi compiuto dal Re- bay si pud ulteriormente arricchire con alcuni precis! raffronti testuali, In primo luogo vorremmo far notare come da Un- 1 L, Rear, Le origint dolla poesia di Giuseppe Ungaretti, cit, 2 3 Poi, p. 152 128 gatetti vien messo in risalto nel saggio il sentimento angoscioso che colpisce il Petrarca alla morte di Lau. ra, dandogli Vimpressione di essere un sopravvissuto ¢ risvegliando in lui la coscienza « dell'irrimedia- bile decomporsi del proprio corpo». «E' morta, — serive i pocta — © la sua immortalita di ricordo ora perfetta, sveglia Vegoismo carnale del superstite. Si sen- te invecchiato, ha paura di morire, Un dramma s'& a perto, il senso nel petto del rodimento dei minuti, ba- ratzo aperto»**. Ci sembra opportuno ora citare una terzina petrarchesca, che Tiassume quanto @ stato a cutamente rilevato da Ungaretti : Et fo pur vivo; onde mi doglio et sdegno, rimaso senza ‘I lume ch’amai. tanto, in gran fortuna e ’n disarmato legno (COXOT, wv. 6.10). ‘Ma le parole usate dal poeta per desorivere lo stato d’a- nimo del Petrarca possono, senza difficolta, adattarsi ‘al suo, al momento della morte del figlio. Meglio di qualsiasi altro Io esprime in versi lo stesso Ungaretti in Gridasti : soffoco Sconto, sopranvivendoti, Yorrore Degli anni che tusurpo, B che ai tuoi anni aggiungo, Demente di rimorso, ‘Come 89, ancora tra di noi mortale, ‘Tu continuassi & crescere; Ma cresce solo, vuota, La mia veechiain odiosa... (rv. 4653). 1G, Uxoanrny, IT poeta dolVoblio, ety p- 420, 129 Si veda ora come gli stessi termini, da noi sotto- Hineati, compaiono in una frase del saggio, in un s0- netio del Petrarca e in una poesia di Ungaretti, ad elo- quente dimostrazione della fitta rete di rapporti che intercorrono tra i due poeti. Questa @ Ia frase del sag- gio: «E morta Laura; in un tampe abbiamo la pura misura del tempo». Questo il sonetto del Petrarca : Gli ovchi di ch'io parlai si caldamente, ot le braccia, et le mani, ¢ i piedi, e 7 vis0, e crespe chiome d’er puro lucente el lampegoiar de Yangelico riso, ehe solean fare in terra un paradiso, ‘poea polvere son, che nulla sente (COXCH, wy. 12, 68). ‘Ecco infine { versi di Ungaretti: Nel viso tuo scomparso gla nel teschio, Gli ocehi, che erano ancora Iuminesi Solo un attimo fa, GU occhi si dilatarono ... Si persero ‘Che una volta pareva, lungo 1 glomi, Lampo di grazie e gioia, La bocca si contorse in lotta muta... Un vimbo & morto. (Gridasti : sojoco, w. 36, 10-14), Si osservi ancora la stretta affinit tematica © di linguaggio esistente tra una quartina del Petrarca, tata questa volta dallo stesso Ungaretti, e una strofa 2 Tidy p. 419. 9.4. Le Glasnne = Tindlelone © isnovaatone 130 di Gridasti: sofjoco. Questo 2 il passo de Il poeta del- Toblio : A poco a poco, via via nel lunghi anni diverso deta © d'u- more, s@ distrutto, © tutta la storia del suo animo, e tutte le illusioni, © il rimpianto della grande Roma, tutto, i suo invec- chiare, il suo gingillarsi, i paesaggt, le ore dei paesagui, tutto & passato in lel, ¢ diventato lei, ricordo : «Tennemi Amor anni vent'uno ardendo, Hoto nel foo, e nel duol pien di speme; Pol che Madonna e ‘1 mlo cor seco inseme saliro al ciel, diect altri anni piongondo »™. Questa @ Ja strofa di Ungaretti Nove anni, chiuso eerchio, Nove anni cui né giorni, né minuti Mai pid s'aggiungeranno : In essi s'alimenta ‘Lunico fucco della mia speranza, Posso corcarti, posso ritrevarti, Posso andare, continuamente vado ‘A tivederti crescere Da un punto allaltro Del tuoi nove arnt (Gridasti : soffoco, wv. 16-24). Un altro dei motivi dominanti del saggio e, paral- Ielamente, delle liriche @ quello della « resurrezione del reale » ad opera della poesia, alla quale viene asseghata cosi una funzione consolatoria : «Nel Petrarca Ia pa- yola s'impregner’ di musica per Ja forza di resurrezio- m8 Tid. p. a. 131 ne del reale che le attribuira il poeta »*, Si confron- tino ora i seguenti versi del Petrarca: Quando fl soave mio fide conforts per dar riposo a la mia vita stana ponsi del Ietto in su Ja sponda mance ciel empireo et di quelle sante part mi mossi et vengo sol per consolarti » (QOCLIX, w. 18, 911, con questi di Ungaretti : Fa dolce © forse qui vicino passi Dicendo : «Questo sole e tanto spazio ‘Ti calmino, Nel puro vento udire Puoi il tempo camminare ¢ Ia mis. voce. Ho in me raccolto a poco a poco e chiuso To slancio muto della tua speranza, Sono per te Yaurora e intatto giorno » (Gtorno. per giorno, 1D, @ ancora con questi altri: ‘Mai, non saprete mat come m’illunina Lombra che mi si pone a lato, timida, Quando non spero pitt... (oid, 4). Riportiamo un altro passo del saggio : « Nel Can- zoniere, non vediamo ancora se non paesaggi e una per- sona idealizzata che li anima; ma in ogni paesaggio ora accanto a Laura s'affaccia la materiale debolezza d'un © Bid, p. at. 132 oro». Anche nelle poesie dedicate al Aglio morto s'incontrano moitissime descrizioni di pacsaggi legati al- Ja sua memoria. Meritatamente famose sono quelle della turgida e delirante natura brasiliana, che nel ricordo del poeta assume parvenze di favola : I molti, immani, sparsi, grigi sassi Prementi ancora alle segrete fionde Di originarie flamme soffocate dd ai terrori di fiumane vergint Ruinanti in implacabilt carezze, = Sopra Yabbaglio della. sabbla rigidt Jn un yuoto orizzonte, non. rammenti? (Tu ti spezzasti, 1, we. 17). Ecco, infine, il passo conclusivo de I! poeta dell’o- blio: 2 poco a poco, ia visione dei paesaggi resa sempre pit drammatica da un ricoréo sompro pitt sovrumano, lo porta fe nalmente a placars, a ricercare l'immortalita dove veramen- te risiede, dove avn ritrovato Laura, dove ritroverermo 1 nostri ‘carl morti : «Sforzati al cielo, mio. stanco coraggio! »™, Giustamente il Rebay nota nell'ultima frase di questo brano (« dove ritroveremo i nostri cari morti »), in cui il poeta passa dalla terza persona singolare alla prima plurale «il culmine del. ‘riconoscimento’ »", Ma spie di questo sottilissimo gioco di specchi sono anche al tre precise coincidenze diversi: * Tbia., 2 oid p. 42, 39 L, Hebte, Le origin della poesia ai Gitiseppe Ungaretti, eit, p. ®. 133 «Ogni alta voce ® un’eco che si spegne / Ora che una mi chiama / Dalle vette immortali » (Giorno per giorno, 6); «Ma tu, ben nata che dal ciel mf chiami » (COLXRE, v. 12); «dn clelo cerco it tuo felice volte, j EA'i miei occhi in me nulfaltro vedano / Quando anch’essi vorra chiudere Tddio..n (id, 'D: «...€ sola pd far Morte / ch't torni a riveder quel iso Tietow (CCORXXIL, vv. 43-44), né UL ocohi mick, che Iuce aitra non énno » (COXLVT, v. 11), «quells eh'io cereo, et non ritrovo in terra» (CCCI, ¥. 2). Anche ne La Terra Promessa s'ircontrano echi pro- fondi di suggestioni petrarchesche, ™ rivissute attraver- so il filtro di pitt recenti esperienze liriche di derivazio- ne gongorino-mallarmeiana ™*, In questo poema, rimasto incompiuto, Ungaretti ha dichiarato di aver voluto can- tare Vautunno, « un autunno inoltrato, dal quale si distac- chi per sempre L'ultimo segno di giovineaza, di giovinez- za, terrena, Vultimo appetito carnale»"*, E alla base del- la concezione del libro c’e appunto questo senso fatale della decadienza che investe uomini ¢ cose, € che trove nel personaggio di Didone la sua pit compiuta espressio- ne. 48 Por A. Seront anzi «La Terre Promesia sogna Vultima mani festazione della grande tradiziono petrarchisia (Proposte per uma. ri cerca sul ‘temi’ della poesia di Ungaretts, in x Paragone », a. XXTT, n 354, 1971, p. 2. Anche G, Barberl Squarotl aflerma: «La Terra Promessa @ quindi'unvalira manifestazione mirabsle ai quello _spien. ido universo lnguistico dalla tradizione che ‘ha. inizio con. Yinizio stesso, aulico ‘Seperato’, della poesia italiens, e ff suo nome centrale 'm Pelrarca: un Unguaggio ohe non indica ma trastigurs.--» (dloune Bremesse per una descrivione del linowagpio ungarettiano, in Astracione @ reaitd, Milano 1960, . 179). 2 Per uma «etiam» dei'opera attravers queste principal al- reliziet di rlcerea cfr. D, Vauas, La Terra Promessa e il mito della deca. onan, in Saggi st Novecento’ poetica Wtallano, Lecee 1967, pp. 229-254, 3G UNcanerm, Nota a La Terra Promesva. in Tutte te poceie, cit P. E, 134 Gia Leone Piccioni, in wn approfondito studio con- dotto sulle diverse stesure dei manoscritti dell’opera, dal titolo Le origini delia «Terra Promessa»', che chiudeva Ja raccolta ungarettiana del ’50, ha messo in evidenza Vimportante funzione svolta dalla poesia del Petrarca nella lunga elaborazione della Canzone : In aleune pagine dei manoseritti, aceanto ai versio 8 pie 1 pagina, note in prosa sulle ragioni e gli scopi che Is com- posizione si prefigge. Infine, intere pagine di citazioni classt- che: sono tutte di versi def Petraroa, indicate per stabilize, pli che rapporti o suggerimenti di linguaggio, Je ragioni e gli scopl sopraddetti, © vanno quindi considerate come fonti di indirizzo. del sentimento poetico #*. La fedelta alla linea petrarchesca viene attestata financo nella ripresa di una delle pitt vecchie, complesse € gloriose forme metriche della tradizione italiana, Ja sestina, nella quale @ composto il Recitativo di Palinuro. Benché opera sia stata pubblicata nel 1950, la prima idea della Terra Promessa risale a molti anni prima e Ja sua composizione procedette a un certo punto, dopo i] ritorno di Ungaretti dal Sud-America, parallelamente a quella del Dolore. Come nella precedente raccolta, & dunque facile riscontrare paralielismi e analogie con il saggio sul Petrarca, In particolare, alcuni vocaboli, che colpiscono il poeta, perché ripetutamente usati dal Pe- trarca, ritornano insistentemente nei suol stess! versi. EY il caso di « luce », su cui Ungaretti nota : « Luce’, e Ja parola volge dentro di sé come un universo, e non solo per gusto delegante maniera Ia sorteggia per la ri- M2 In G. Uncansrrs, Tutte le poesie, cit, pp. 427-464, 18 Tidy p. 434. 135 ma, quattro volte cambiandole senso...» Heco gli e- sempi di Ungaretti : B le stanchezze onde luce fu il mondo (Canzone, v. 4) Per Ia luce 0 per tenebra, o altro tempo bia, v. 4) Schiudendosi sorpresa nella luce (Cori descrittivi di stati d'animo di Didone, V, v. 8) Per patime Ia luce id, RIV, v. 1) E nel silenzio restituendo va, ‘A gesti tuoi terreni ‘Talmente amati che immortal yarvero, Lace (Segreto del poeta, wv. 10-13). Anche « occhi» @ una parola cke, avendo nel siste- ma linguistico petrarchesco un posto di particolare ri- lievo, non poteva sfuggire al poeta : Non per applicare Ia statistica anche alle cose della poesia, ma sono moltissime le yolte che il Petrarca parla docehi. §" ‘un‘ossessione. E parcla usata come se volesse con essa dare fondo al vocabolario™®, e pili avanti: « Occhi, nient’altro che memoria, ma tan- ta memoria, tanta sollecitazione di memoria...»"*.In Un- garetti questa parola, resa cosi bana‘e dalla lunga usura nella nostra tradizione poetica, « viene riportata al suo stato [...] verginale ¢ primitivo, serostata da ogni ba nalit&, da ogni storica usura e messa in contatto im- 38 4, Umcanere, IE poeta delVobito, elt. p. 408. 3 Tid, p. 408. 408 Tid, p. 40T. 136 mediato e segreto con l’elemento originario d’ogni me- moria, d'ogni colore, dogni rilievo sentimental : la lucen*", Anche in Jui sono innumerevoli le volte che que- sto vocabolo viene usato : Non distrarrd da lei mai Yoechio Asso (Canzone, v. 30) Nuila contengono di pia i nostri occhi (Cort descrittivt ..., VIII, v. 3) Antica notte che sugli occhi porto (ibid, TK, ¥. 5) Per partime In luce, Gli sguardi tuoi, che sl accigliavano Smarriti ai cupidi, agiintrepiai Suol occhi che 2 te non si soffermerebbero ‘Mai pit, ormai mai pit, Per patime Testraneo, il folle Orgoglio che tuttora adori, A tuol tortl con vana implorazione La sorte imputerebdero Gli ormal tuoi occht opachi, secchi; Ma grazia alcuna pit non troverebbero, Nemmeno da sprizzarne un solo raggio, Od una sola Tacritna, GU ocehé tuot opachi, secohi, Opechi, senza raggi vid, XIV) Daugure scfolse Vocchio allora emblema (Recitative di Palinuro, v. 19) Struggeva gli occhi crudeltt mortale (oid. ¥. 33). 26D. vaus1, La Terra Promessa e i mito della decadence, cit., p.m, 137 Mi Taceuino del Vecchio, pubblicato nel 1960, prose- gue direttamente i] lavoro della Terra Promessa, della quale Ungaretti, pur riflutando ’intenzionale schema nar- rativo, adotta le principali soluzioni stilistiche. I ventiset- te frammenti degli Ultimi cori per la Terra Promessa, che costituiscono il nucleo del volume, sono una sorta, di ricapitolazione generale dei motivi-base della poesia Ungarettiana, visti nella nuova, disixeantata dimensione della vecchiaia. Ed ecco il motivo fondamentale del tem- oO, che riemerge dalla Jontana stagione del Sentimento, © quello della morte, « ora intesa come semplice motivo di fisica paura per il vecchio, ora intesa come profondo inotive liberatore per {’animo fiducioso e come obiettivo finale per il poeta in contemplazions del proprio desti- no di uomo »*, o ancora quello delvamore, che da sen- suale 2 diventato mentale. Riaffiora enche, nel Taccuino, una simbologia ben nota al lettore dell’Allegria e del Sen- timento del Tempo : il « deserto », I« oasi », i « capita: NO», il «profugo ». Le scelte stilistiche di quest’opera devono essere riportate ancora una volta entro Valveo petrarchesco ¢ mallarmeano, che é la vera struttura por- tante della poesia di Ungaretti maturo e « vecchio » *, Naturalmente i] Petrarca, da lui preferito, in questa fase della sua vita, @ quello che, giunto anch’egli alla fine della propria esistenza terrena, riflette in termini di por- tata universale sui grandi temi della morte, del tempo, della divinita, il Petrarca insomma dei toni sommessi delle poesie « in morte di Laura» e degli ultimi Trionfi. 8 MM. Form, Id Taccuino del Vecchio, in Le proposte delle poesia © nuove proposte, Milano 1971, p. 116 4 “Por ulteriort riscontr! tra Ja, poesia petzarchesea e le ultime rac- ‘colle ungarettiane cfr. 4. Nove, Postilla. alesn! rillei sulla presenca el Petvarea nella poesia a Ungarett, cit

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