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Una raccolta di poesie che, ne siamo certi, alzerà un

polverone di critiche da tutti coloro che credono


ciecamente nella religione, nella frangia cattolica più
intransigente, nei bacchettoni e nei moralisti più
fervidi.
Per tutti gli altri, invece, Il palazzo della ragione,
potrà rivelarsi un’interessante, quanto personale
riflessione di un autore che, definendosi ateo
razionalista, cerca di scardinare, punto per punto i
dogmi della religione, non solo cristiana.

Avella pone dubbi, semina interrogativi, sgambetta


certezze acquisite nel corso dei secoli, facendosi
promotore di una crociata razionalista che cerca di
squarciare il velo della fede che, secondo la sua poetica
filosofica, ci impedisce di scorgere oltre il mito, la
superstizione, la rassicurante ala che qualcosa
nell’aldilà di ci attenda.

Abbiamo chiesto a questa voce “fuori dal coro” di


parlarci in maniera più approfondita della sua opera e
del suo pensiero.

Nella prefazione si definisce “ateo razionalista”.


Vorrei che ci spiegasse meglio il suo punto di vista e il
percorso che l’ha portata a questa sorta di nichilismo
estremo.

Più che di “nichilismo estremo”, bisognerebbe parlare


di semplice realismo.
Fin da piccoli, riceviamo un pesante indottrinamento
religioso che, nella maggioranza dei casi, ci impedisce
di essere critici nei confronti di quella che, alla fine, è
solo una credenza alla pari di tante altre.
Se non credo nei fantasmi o negli elfi dei boschi,
perché mai dovrei credere in una credenza basata
unicamente su storie fantasy create dall’uomo che si
sono succedute nel corso dei millenni?
Per l’italiano medio, appare normale credere in Gesù e
ridicolo credere in Zeus o in Horus, ma la realtà è che,
se questi stessi italiani fossero nati nell’antica Grecia o
nell’antico Egitto, avrebbero creduto in Zeus e in
Horus con la stessa convinzione con la quale oggi
credono in Gesù.
Dio è solo una credenza, e il cristianesimo è solo una
delle tante religioni create dall'uomo.
Il terrore che attanaglia da sempre l’umanità è la
paura atavica della sua finitezza.
Pensa, quindi, che la religione sia stata creata solo per
lenire questo terrore ancestrale?

Certo, ma si possono aggiungere altre due grandi


motivazioni: il bisogno di spiegare ogni cosa e
l'arroganza di considerarsi speciali.
Fin dai primi tempi, l'uomo ha usato le religioni anche
per spiegare i fenomeni naturali (terremoti, fulmini,
ecc.) o le malattie, invece di ammettere la propria
ignoranza e spettare di saperne di più.
Inoltre, noi ci siamo sempre considerati talmente
importanti e speciali da non accettare di essere solo
dei semplici animali, ed ecco che, con la credenza
chiamata “Dio”, possiamo diventare appunto degli
esseri speciali; siamo talmente importanti che, il
Signore dei Signori, l'essere Onnipotente per
eccellenza, non solo ha avuto la brillante idea di creare
il mondo per noi, ma si è addirittura “sacrificato” per
l'intera umanità.
Cosa ci può essere di più arrogante del credersi creati
a immagine e somiglianza di Dio?
Se ci pensate, esiste solo una cosa considerabile più
arrogante: pensare di essere talmente importanti da
giustificare il suo sacrificio!
Se cercate una credenza in grado di coccolare l'ego, la
religione cristiana è il top, poiché niente può essere
paragonato al sacrificio di Dio.
La cosa ironica è che i cristiani si considerano umili e
accusano gli atei di arroganza... in poche parole, io che
accetto di essere solo un animale evoluto che farà la
stessa fine delle formiche, per i cristiani sarei
arrogante, mentre loro, che affermano di essere stati
creati da Dio e di essere talmente amati da giustificare
un suo “sacrificio”, sarebbero quelli umili...

Nel componimento “Il miracolo” lei sostiene che, in


realtà, nessun miracolo sarà esaudito, malgrado le
nostre vane richieste.
Cosa pensa, allora, di tutte quelle persone che sono
riuscite a salvarsi “miracolosamente” da malattia
incurabili, da comi irreversibili o da incidenti mortali?
In che modo argomenterebbe le sue posizioni nei
confronti di questi “miracolati”?

Se io guarissi da un cancro da un giorno all’altro,


potrei spiegare la cosa tramite la cosiddetta
“regressione spontanea”, un fenomeno ancora non
totalmente spiegabile dalla scienza.
Oppure, potrei non spiegare l'evento, accettando la
nostra attuale ignoranza su tante cose, malattie
comprese.
Se, invece, fosse un cattolico a guarire dallo stesso
male, ringrazierebbe Gesù o Padre Pio, attribuendo la
guarigione a questi personaggi proprio come,
nell’antica Grecia, c’era chi li attribuiva a Pallade
Atena.
Solo perché la scienza non è ancora in grado di
spiegare un certo fenomeno, non significa che ci sia di
mezzo l'intervento divino, senza contare che,
considerando il fatto che molte persone muoiono, mi
sembra anche una mancanza di rispetto nei loro
confronti parlare di “miracolo” per chi si salva e di
“morte naturale per malattia” per gli altri, come se ci
fossero persone più degne di altre di ricevere aiuto.
Inoltre, se permettete, non mi sembra giusto
nemmeno nei confronti dei medici: sono loro che
andrebbero ringraziati, non dei personaggi
immaginari a seconda della religione dominante del
luogo; anche in India c'è chi parla di “miracoli”, ma
non si mette in mezzo Gesù, bensì il personaggio
immaginario della religione locale, come si è fatto
sempre e ovunque.

Edoardo Albinati ha vinto il Premio Strega grazie al


bellissimo “La scuola cattolica” in cui, analizzando un
istituto privata della borghesia romana, ne mette in
luce pregi e difetti, zone d’ombra e insegnamenti
vecchio stampo. Cosa pensa di questi istituti nati per
agevolare la classe medio alta del Paese?

Parto con una provocazione: vi sembrerebbe normale


avere delle “scuole astrologiche”, con astrologi a fare i
professori e delle pareti tappezzate con simboli
zodiacali? Penso di no; la sola idea vi sembrerebbe
ridicola, dico bene?
Ecco: senza l'indottrinamento religioso di cui parlavo
prima, il concetto di “scuola cattolica” vi sembrerebbe
molto simile a quello di “scuola astrologica”.
Nelle scuole, anche quelle pubbliche, l'ora di religione
cattolica non ci dovrebbe nemmeno essere, semmai
dovrebbe esserci lo studio delle religioni in generale,
magari all'interno di altre materie, come Storia o,
meglio ancora, Antropologia.
“Come mai l'uomo ha creato miriadi di credenze e
religioni?”
“In che modo la credenza chiamata “Dio” ha
condizionato il comportamento umano nel corso dei
millenni?”
Sono queste le domande che dovrebbero circolare; la
scuola dovrebbe dare degli strumenti oggettivi ai
giovani per favorire il pensiero critico, non continuare
l'indottrinamento che inizia a pochi mesi di vita con il
battesimo.
Pensate davvero che sia una semplice coincidenza
quella di essere nati in una famiglia/società cristiana e
aver scelto, guarda caso, di essere cristiani?
Se io fossi nato in India, sarei comunque rimasto ateo,
poiché si è atei nei confronti di tutte le divinità,
mentre il credente medio considera “vera” solo la
divinità con la quale è stato “nutrito” fin da piccolo; se
in India ci fosse nato il cristiano italiano medio, molto
probabilmente sarebbe diventato induista e avrebbe
creduto in Krishna con la stessa convinzione, frutto
dell'indottrinamento, con la quale oggi crede in Gesù.

La scuola dovrebbe essere più imparziale possibile,


non ribadire ai giovani che loro sono cattolici,
soprattutto quando la realtà è che sono solo nati per
caso in una famiglia/società cattolica, quindi parliamo
di una religione in cui sono capitati per caso, non dopo
una scelta fatta in età adulta e in seguito ad un
percorso imparziale, dove “cattolicesimo” dovrebbe
essere una possibilità alla pari di “induismo” o
“shintoismo”; dove c'è indottrinamento, non c'è
imparzialità e, di conseguenza, non c'è scelta libera.

Vorrei avere un suo parere (se l’ha vista) sulla serie


televisiva diretta da Paolo Sorrentino “The Young
Pope”. In essa l’autore de “La grande bellezza” fa salire
al pontificato un Papa da antico testamento, crudele,
enigmatico e vendicativo, ostile ad ogni cambiamento
dei costumi e promotore di una crociata oscurantista.
Insomma, l’esatto contrario dell’attuale pontefice.
Cosa pensa accadrebbe se veramente salisse al soglio
pontificio una simile figura?

“Papa Umile I”, come lo chiamo io sui social, non fa


altro che adattare la Chiesa alla società attuale per non
perdere i fedeli che, almeno nel 70% dei casi, sono
cattolici solo di nome, visto che considerano normale
fare sesso prematrimoniale (per fare un esempio), una
cosa che, un cattolico coerente, non farebbe.
Ora, siccome la laicità dell'Italia viene stuprata
dall'ingerenza della Chiesa, sarei davvero molto felice
della possibile ascesa al potere di un Papa come quello
della serie, anzi, lo verrei ancora più oscurantista e
moralista.
Come mai? Semplice: fino a quando la Chiesa si
adatterà ai capricci del cattolico medio, potrà
continuare a stuprare la laicità giustificandosi con il
fatto che “in Italia sono quasi tutti cattolici”, ma se
diventasse la Chiesa oscurantista e moralista di una
volta, magari minacciando di scomunicare il cattolico
medio che vuole fare sesso in libertà ben prima di
sposarsi, allora perderebbe la maggioranza dei fedeli
e, di conseguenza, il suo potere.

Oggi è facile essere cattolici: basta dire “siamo tutti


peccatori” e confessarsi una o due volte all'anno e va
tutto bene, ma se la Chiesa pretendesse coerenza e
rispetto per i suoi valori retrogradi, l'italiano medio
smetterebbe di essere cattolico, limitandosi ad essere
un cristiano areligioso, nel senso che crederebbe in
Dio e vedrebbe Gesù come un punto di riferimento,
ma senza seguire una religione con dogmi da
rispettare.

Insomma, ben venga un Young Pope che faccia capire


all’italiano medio che, essere cattolici e libertini, è un
po’ come essere vegetariani e mangiare il pollo ogni
giorno; la religione non è sinonimo di libertà di scelta,
anzi, significa tabù e limitazioni; non è la Chiesa che
deve diventare più elastica, ma è il credente che deve
capire se vuole continuare a seguire una religione che
gli è stata imposta a pochi mesi di vita, oppure se
vuole essere libero di scegliere con la propria testa
cosa è lecito fare e cosa non può esserlo.

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