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Buchi neri e informazioni: tra Scienza e Filosofia

Michele Nardelli, Antonio Nardelli, Francesco Di Noto, Pierfrancesco Roggero

Buchi neri e buchi bianchi

Nella relatività generale, si definisce buco nero una regione dello spaziotempo con
un campo gravitazionale così intenso che nulla al suo interno può sfuggire all'esterno,
nemmeno la luce. La velocità di fuga di un buco nero è superiore alla velocità della
luce, e poiché la velocità della luce è un limite insuperabile, nessuna particella di
materia o nessun tipo di energia può allontanarsi da quella regione. Il paradosso
dell'informazione del buco nero (traduzione dell'inglese black hole information
paradox) risulta dalla combinazione della meccanica quantistica e relatività generale.
Implica che l'informazione fisica potrebbe "sparire" in un buco nero, permettendo a
molti stati fisici di evolvere nello stesso identico stato. Questo è un argomento
controverso poiché esso viola la dottrina comunemente accettata secondo la quale
l'informazione totale riguardo a un sistema fisico in un punto temporale
determinerebbe il suo stato in ogni altro tempo

(Da Wikipedia)

I buchi bianchi sono invece gemelli speculari dei buchi neri, previsti dalle teorie ma
mai avvistati né direttamente né indirettamente. Se i buchi neri attirano tutto ciò che
c’è intorno, inghiottendolo in un pozzo insondabile, i buchi bianchi emetterebbero
invece materia ma nulla potrebbe entrarvi. Inoltre, in essi il tempo scorrerebbe al
contrario. La “prima apparizione” dei buchi bianchi nella fisica teorica fu intorno agli
anni Trenta del XX secolo: studiando le possibili soluzioni delle equazioni della
Relatività generale di Einstein, i calcoli mostravano la possibilità che i wormhole
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(specie di “ponti” che collegherebbero luoghi distanti dello spazio-tempo, anch’essi
teorici) terminassero da un lato con un buco nero e dall’altro con un buco bianco.
https://www.focus.it/cultura/curiosita/che-cosa-sono-i-buchi-bianchi

Fig.1

Vediamo cosa viene descritto nel seguente articolo, a proposito del paradosso
dell’informazione del buco nero:
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Buchi neri: la via per gli universi paralleli. La teoria da Nobel
di Stephen Hawking
Francesca Mancuso
Pubblicato il 14 Gennaio 2016

Cosa accade a un oggetto fisico quando finisce all'interno di un buco nero?


nero Uno dei
misteri più suggestivi e discussi dell'universo potrebbe aver trovato una risposta. A
teorizzarla è stato uno dei massimi esperti della materia, Stephen Hawking.
Secondo il fisico teorico, ciò permetterebbe di risolvere il paradosso
dell'informazione del buco nernero, secondo cui l'informazione fisica potrebbe sparire
in un buco nero. Così non è secondo l'ultima teoria di Hawking.
Per il fisico, l'informazione viene mantenuta parzialmente nelle particelle a due
dimensioni sull'orizzonte degli eventi, la sfera che ci
circonda
rconda il buco nero. La stessa
informazione potrebbe riemergere nel nostro universo o anche in un universo
parallelo,, attraverso la radiazione di Hawking. Quest'ultima, secondo le ipotesi, è una
radiazione termica emessa dai buchi neri a causa degli effett
effettii quantistici.
Nel 2015, insieme ad alcuni colleghi Stephen Hawking aveva accennato alle ricerche
portate avanti per risolvere il paradosso dell'informazione. Ora lo studio è stato
pubblicato e mostra la soluzione fornita dagli scienziati.
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La risposta sarebbe nei “peli” che si formano sulla orizzonte degli eventi, creando
una sorta di impronta olografica bi-dimensionale. Per Hawking l'esistenza di questi
“peli” è dimostrabile. Una scoperta che potrebbe valere il Premio Nobel.

Foto
Ma facciamo un passo indietro. Il problema dei buchi neri è che, secondo la teoria
generale della relatività di Einstein e in base a quello che sappiamo su come la gravità
interagisce con l'universo e su cosa accade alle informazioni che attraversano il
confine di un buco nero (orizzonte degli eventi), un'informazione si perde per
sempre. Ciò vale anche per la luce.
Nel 1970, Hawking ha proposto l'idea che l'Universo sia pieno di "particelle virtuali"
che si annientano non appena vengono a contatto. In questo scenario, una particella
viene inghiottita e l'altra si irradia nello spazio.
Quando un buco nero scompare, le informazioni vengono perse per sempre. Ciò
costituisce un problema, perché secondo la meccanica quantistica le informazioni non
possono essere perse. Da qui il paradosso.
La questione della presenza o meno di “peli” nel buco nero potrebbe risolvere il
paradosso ed è ciò su cui si è soffermato Hawking.
“Penso che l'informazione non venga memorizzata all'interno del buco nero come ci
si potrebbe aspettare, ma nel suo confine, l'orizzonte degli eventi”, ha detto
Hawking in una conferenza ad agosto 2015. “Il buco nero non è così nero come viene
dipinto. Non è la prigione eterna che una volta si pensava. Le cose possono uscire da
un buco nero sia all'esterno sia in un altro universo”.

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Nel documento, che è stato pubblicato online su arXiv.org, secondo Hawking e i
colleghi Malcolm J. Perry dell'Università di Cambridge e Andrew Strominger di
Harvard è possibile spiegare come l'informazione possa sfuggire a un buco nero dopo
essere stata risucchiata.
“Abbiamo dimostrato che quando una particella carica entra, si aggiunge un fotone
al buco nero. Quindi si aggiungono 'capelli' al buco nero”, ha detto Seth Strominger
Fletcher a Scientific American.
L'idea è che quando particelle cariche vengono risucchiate in un buco nero, le loro
informazioni lascino dietro di sé una sorta di impronta olografica bi-dimensionale
sull'orizzonte degli eventi.

Qui di seguito, alcune pagine dell’articolo “Soft Hair on Black Holes”, e


precisamente il Capitolo 7, in cui gli autori Hawking, Malcolm J. Perry e Andrew
Strominger, descrivono le equazioni fondamentali di tale interessante teoria

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E si conclude con tale affermazione:

“Abbiamo riconsiderato il paradosso delle informazioni sul buco nero alla luce delle
recenti intuizioni sulla base della struttura a infrarossi della gravità quantistica. Una
descrizione esplicita è stata data riguardo alcuni pixel nella piastra olografica al
futuro del confine dell'orizzonte degli eventi del buco nero. Alcune informazioni sono
accessibili e memorizzate su questi pixel sotto forma di fotoni e gravitoni leggeri”.

Notiamo come l’equazione (7.10), precisamente la parte numerica di essa, quindi -


1/16ℼG, dia come risultato – 298.078.692,0593 un valore vicinissimo alla velocità
della luce 299 792 458 m/s, con l’importante differenza del cambio di segno.
Conoscendo che la luce è composta da fotoni, è possibile dedurre , guardando anche
la fig. 1, che i fotoni (ed anche i gravitoni) entrano nel buco nero e rimangono tali
fino a quando giungono nella singolarità del buco nero. A quel punto divengono anti-
fotoni fino a quando giungono all’orizzonte degli eventi del buco bianco, in cui, a
differenza di un buco nero, nulla rimane dentro. Da lì cambiano segno, ridiventando
fotoni e gravitoni, e fuoriescono. Quindi deduciamo che l’informazione esce
all’esterno della singolarità (buco bianco) sotto forma di gravitoni e fotoni leggeri in
un altro universo e/o dimensione.

Gli scienziati Razieh Pourhasan, Niayesh Afshordi and Robert B. Manna hanno
proposto uno scenario in cui l’Universo si è originato dal collasso gravitazionale di
una stella trasformatasi in un buco nero in uno spazio quadridimensionale. Nel
nostro Universo tridimensionale, gli orizzonti degli eventi dei buchi neri sono
bidimensionali e indicano il cosiddetto “punto di non ritorno”. Nel caso invece di
uno spazio quadridimensionale, un buco nero avrebbe un orizzonte degli eventi
tridimensionale. Dunque, nel modello proposto dai tre teorici, il nostro Universo non
si è mai trovato all’interno di una singolarità poichè è emerso al di fuori
dell’orizzonte degli eventi, protetto dalla stessa singolarità. In altre parole,
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l’Universo ha avuto origine, e rimane ancora, come una sorta di “residuo
primordiale” della stella che è implosa. Nonostante questa idea possa sembrare
“assurda”, gli scienziati ci tengono a sottolineare che il loro modello è ben
formulato in un contesto matematico che descrive la struttura dello spaziotempo. In
particolare, i teorici hanno utilizzato gli strumenti dell’olografia per “trasformare, si
fa per dire, il Big Bang in un miraggio cosmico”. Insomma, il modello sembra
affrontare i più importanti enigmi cosmologici e, soprattutto, permette di fare
previsioni verificabili. Naturalmente, oggi non abbiamo un concetto in mano che
descriva un universo quadridimensionale nè sappiamo come uno spazio “genitore”
quadridimensionale possa essersi originato. Secondo i ricercatori, forse le nostre
fallibili intuizioni umane si sono evolute in un mondo tridimensionale in maniera tale
che siamo in grado di “vedere” solo “le ombre della realtà” in cui viviamo.

Questo il testo dell’articolo, e, di seguito, alcune equazioni che andremo


successivamente ad analizzare.

Out of the White Hole: A Holographic Origin for the Big Bang
Razieh Pourhasan, Niayesh Afshordi, and Robert B. Manna

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Analizziamo la parte numerica delle equazioni (4.6), (4.8), (4.11) e (4.13). Per la
(4.6), notiamo come 5/8 = 0,625 sia vicinissimo al valore della sezione aurea (√5-1)/2
= 0,61803398…Per la (4.8) abbiamo che: 5/8(8ℼ/3)2 = 43,8649; √√√43,8649 =
1,6042 valore vicinissimo al rapporto aureo (√5+1)/2 = 1,61803398… Per la (4.11),
notiamo che vi è la zeta di Riemann e il valore 1,576 anch’esso molto vicino al
rapporto aureo. Infine, per la (4.13) abbiamo che: 5/32ℼ3 (8ℼ/3)2 = 0,353677 che è
all’incirca uguale a (ℼ/1,618) 1/5 = 0,388.

Notiamo, quindi, come anche in queste equazioni siano presenti numeri di Fibonacci
3, 5 e 8, il rapporto aureo, la sezione aurea e ℼ.

Se l’informazione non è perduta, significa che anche l’universo non finisce ma ritorna
alla sua fase informale cioè ad una condizione di alta simmetria dove l’entropia, che
misura il disordine, è minima, quasi impercettibile (non perfetta ma molto vicina alla
perfezione). Anche la filosofia aristotelica, ci descrive che all’interno delle “cose” ci
sono “componenti immutabili ed eterne”, cioè le idee. Per Platone, che già
considerava l’esistenza delle idee, esse risultavano presenti in un altro mondo che lui
definì “Iperuranio”. Quindi, ricapitolando, mentre Platone considera le idee al di fuori
della nostra realtà, Aristotele, compie un passo in avanti, considerandole, immanenti
nella realtà sensibile, quindi facenti parte della nostra realtà. Le realtà sono
assimilabili a quello che oggi definiamo Universo.

Secondo il cosmologo Stephen Hawking l’Universo semplicemente “ È”. Questo


significa che l’ipotesi dell’assenza di contorno sia possibile se paragonata alla
filosofia sopra descritta. In altre parole, le idee o l’informazione, fanno parte del Dio
informale, che, successivamente “elabora” e programma le idee-informazioni tramite
quella transizione che i fisici chiamano Big Bang. Dall’informazione si passa alla
“forma”, e quindi all’universo non in fase potenziale ma in fase attuale. Dire cosa c’è
prima del Big Bang , come afferma Hawking, non ha più senso. È come dire per la
superficie terrestre, cosa c’è più a nord del polo nord. L’universo, quindi, è sempre
esistito come semplice insieme infinito di “informazioni”, che in seguito a quelle che
in fisica vengono definite “rotture di simmetria”, da una simmetria “quasi” perfetta,
una singolarità iniziale, è passato ad uno stato in cui l’entropia, che è la misura del
disordine, cresce per delle deboli ma necessarie “fluttuazioni quantistiche del vuoto
perturbativo di stringa”. E qui si passa dall’informale, al formale, dalle idee, alla
realtà concreta, dalle stringhe-brane alle galassie, alla vita così come noi la
conosciamo.

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La forza fondamentale rimane, a nostro avviso, la gravità, (il cui quanto è definito
“gravitone”) elemento chiave di un buco nero che costituisce un “pozzo
gravitazionale”. Il gravitone può “attraversare” le varie dimensioni che prevede la
teoria delle stringhe-brane ed è per tale motivo, che la gravità ci appare come la forza
più debole. In realtà è essa il “collante” dell’Universo, ed è essa che produce le
meravigliose forme delle galassie (ellittiche, a spirale) e fa sì che ci sia un equilibrio
che rende possibile che una stella brilli per un tempo per noi immenso, fino al
momento in cui il carburante nucleare non si esaurisce e la gravità comprime gli strati
della stella e in molti casi prende addirittura il sopravvento trasformandola in un buco
nero.

Se è vera l’ipotesi che l’universo sia nato da una singolarità (buco bianco), allora è
possibile dedurre anche il futuro dell’universo medesimo. Alla fine, dopo un numero
incalcolabile di anni (n miliardi), tutta la materia dell’universo (le galassie, le stelle)
si concentreranno in un mostruoso e gigantesco buco nero, in cui tutto è stato
inglobato. Ma, come abbiamo in precedenza detto, l’informazione non si perde e la
singolarità del buco nero, un punto in cui lo spazio, il tempo e la densità della
materia-energia sono infinite ed in uno stato altamente simmetrico, è il punto in cui
avviene il passaggio dell’informazione da questo universo-fase che ha terminato il
suo ciclo, ad un punto situato al di là dell’orizzonte degli eventi del buco bianco da
cui l’informazione sotto forma di gravitoni e fotoni “leggeri” fuoriesce ed è pronta a
rielaborare di nuovo un programma che porterà alla nascita di un nuovo universo
ovvero ad una nuova fase formale. Questo si produce all’infinito: da qui il nome di
“teoria dell’universo ciclico”.

Il primo principio della termodinamica, anche detto, per estensione, legge di


conservazione dell'energia, è un assunto fondamentale della teoria della
termodinamica.
Il primo principio della termodinamica rappresenta una formulazione del principio di
conservazione dell'energia e afferma che:
« L'energia interna di un sistema termodinamico isolato è costante. »
Un universo termodinamico, costituito dal sistema e dal suo ambiente, è un sistema
isolato. L'energia non si crea né si distrugge, ma si trasforma, passando da una forma
a un'altra : l'energia può cioè essere trasferita attraverso scambi di calore e di lavoro.
Adesso vediamo, da Wikipedia, due delle quattro leggi della termodinamica dei buchi
neri, precisamente la legge zero e la prima legge, che è quella che a noi interessa.

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Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Per quanto detto da Stephen Hawking, anche per un buco nero varrebbe una sorta di
prima legge della termodinamica, infatti, come prima detto: l'informazione viene
mantenuta parzialmente nelle particelle a due dimensioni sull'orizzonte degli eventi,
la sfera che circonda il buco nero ed essa potrebbe riemergere nel nostro universo o
anche in un universo parallelo, attraverso la radiazione di Hawking.

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Big Bang e Big Crunch: tra Scienza e Fede

Da https://it.paperblog.com/kalpa-un-giorno-e-una-notte-di-brahma-3098947/

Brahma, il Creatore del Mondo secondo la religione Induista, crea e distrugge gli
universi seguendo il ciclo di veglia e di sonno. Quando Brahma si sveglia, un nuovo
universo si crea, e dura il tempo della veglia, e alla sera, al suo addormentarsi
l'universo scompare, riassorbito nel sonno del dio. Quindi, al mattino, al suo
risveglio, un nuovo universo viene creato. Così si completa un ciclo di due kalpa,
uno di veglia, in cui l'universo esiste, e uno di sonno, in cui non esiste nessun
universo. Questa emanazione e contrazione ciclica dell'universo ha una forte analogia
con il modello cosmologico dell'universo, oggi universalmente accettato, noto
comunemente come teoria del Big Bang. Ma non è sono una analogia formale, ma,
come vedremo ora, anche di numeri! Secondo i testi sacri indiani, Brahma vive 100
anni (anni di Brahma ovviamente, non anni umani) e viene chiamato mahakalpa
("grande kalpa"), dopodichè il dio muore e rinasce. Nella vita di Brahma ci sono 360
giorni (e non 365 come sappiamo, in quanto vengono considerati 12 mesi di 30 giorni
ciascuno) e per ogni giorno 2 kalpa (il dì e la notte), quindi Brahma vive per:

360 x 2 x 100 = 72.000 kalpa

Dato che un kalpa equivale a 1.000 mahayuga, e ciascun mahayuga corrisponde a


12.000 anni di un essere celeste (ottenuti dalla somma della durata dei 4 yuga che
compongono un mahayuga ovvero 4800 + 3600 + 2400 + 1200), avremo una durata
della vita di Brahma pari a:

72.000 x 1000 x 12.000 = 864.000.000.000 anni di un essere celeste

Per tradurlo in anni terrestri, sempre dai testi indiani sappiano che 1:360 è il rapporto
tra un anno degli esseri celesti e gli anni degli esseri umani (1 anno di un essere
celeste corrisponde a 360 anni di un essere umano sulla Terra), come del resto 360 è
la suddivisione in gradi di un cerchio. Avremo quindi :

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864.000.000.000 x 360 = 311.040.000.000.000 anni terrestri

(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

Nella cosmologia induista e buddhista, un kalpa è un termine sanscrito che indica un


ciclo cosmico, detto anche giorno di Brahma: un lungo periodo di tempo che sta alla
base della teoria dell'evoluzione e dell'involuzione dell'universo

Dopo ogni mahākalpa (100 anni di Brahma), Brahma muore e avviene una
distruzione totale dell'universo (mahapralaya), che dura quanto è durata la vita di
Brahma: 100 anni di Brahma. Dopo tale periodo, Brahmā rinasce e si ripete
nuovamente il ciclo.

Vita di Brahma Mahāpralaya


311.040.000.000.000 anni 311.040.000.000.000 anni
= 1 mahākalpa = 100 anni di Brahma
RIASSORBIMENTO TOTALE DELL'UNIVERSO

Secondo le recenti teorie cosmologiche, l’universo può essere ciclico, quindi


attraversare fasi di espansione Big Bang e contrazione (Big Crunch). Si parte, quindi,
da una singolarità di temperatura, densità e spazio-tempo infinite che si può
connettere all’inizio della vita di Brahma, fino ad arrivare alla fase in cui tutto ciò che
rimane dell’Universo (l’informazione) è “inghiottito” in un unico buco nero, che è a
sua volta una singolarità. Vi è poi un periodo in cui l’Universo attraversa una fase di
simmetria perfetta della stessa durata della vita di brahma. Tale periodo è quello di
quello che si può definire il Dio “informale”. Passato tale lunghissimo periodo, si
produce una rottura di tale simmetria ed inizia una nuova fase. Tale periodo si
identifica con il Dio “formale”: le informazioni vengono elaborate e l’universo
prende forma. Si potrebbe pensare ad un buco nero (fase finale) e ad un buco bianco
(fase iniziale di una nuova fase in cui l’universo torna ad espandersi). Nell’ambito
della teoria delle brane, questa ciclicità può essere spiegata dalla “periodica”
collisione tra due immense brane che spiegherebbe così l’alternanza di fasi: big bang
– big crunch.

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La durata della Vita di Brahma (universo formale) e quella del riassorbimento
dell’universo (universo informale), è la stessa: 311 mila miliardi di anni.

Andiamo ad analizzare il numero 311.

È un numero primo gemello. Infatti 311 e 313 sono primi gemelli. Ricordiamo che
due numeri primi che differiscono di 2 sono chiamati primi gemelli e che definiamo
la costante dei numeri primi gemelli C2 come

Dividendo 311 e 313 per 100 otteniamo 3,11 e 3,13 valori vicinissimi alla costante
matematica, indicata con la lettera greca ℼ (pi).
Nella geometria piana ℼ viene definito come il rapporto tra la lunghezza della
circonferenza e quella del suo diametro, o anche come l'area di un cerchio di raggio 1.
Le prime 100 cifre decimali di ℼ sono:
3,14159 26535 89793 23846 26433 83279 50288 41971 69399 37510 58209
74944 59230 78164 06286 20899 86280 34825 34211 70679…

È un numero irrazionale e trascendente.

Il doppio di 311 è 622. Dividendo per 100 otteniamo 6,22 . Ora √√6,22 =
1,579238… valore vicinissimo al rapporto aureo (√5+1)/2 = 1,61803398… Inoltre
abbiamo che (√3,11 + 1,579238) / 2 = 1,6713785 anche questo valore molto vicino
al rapporto aureo (√5+1)/2 = 1,61803398… Questo valore è anche vicinissimo a
quello della massa a riposo del protone 1,672 621 58(13) × 10-27 e del neutrone 1,674
927 16(13) × 10-27. Il valore 1,579238… è anche vicinissimo alla carica dell’elettrone
1,602 176 462(63) × 10-19

Riguardo a ℼ abbiamo ancora che

La formula del problema di Basilea, che usa la funzione zeta di Riemann

Il prodotto di Eulero:

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Dove il prodotto percorre tutti i numeri primi.
Notiamo che ℼ2 / 6 = 1,644934… vicinissimo al valore prima calcolato, cioè
(√3,11 + 1,579238) / 2 = 1,6713785.

Anche qui, quindi, connessioni con ℼ, rapporto aureo e costanti fisiche.

Connessione buchi neri e teoria delle stringhe

Dall’articolo

Pier Francesco Roggero, Michele Nardelli, Francesco Di Noto: Wormholes,


Universo e Stringhe
Uploaded by Michele Nardelli on Feb 17, 2013

“due adroni o due nuclei collidono e formano un ammasso di quark e gluoni.


L’energia della collisione sta insieme e forma una specie di goccia di fluido definito
brodo caldo di quark. Esso ha alcune proprietà di fluidità molto sorprendenti che
ricordano, guarda caso, l’orizzonte degli eventi di un buco nero. Si è scoperto che la
viscosità del brodo caldo di quark è incredibilmente bassa. (A rigore, ad essere
piccola è la viscosità divisa per l’entropia del fluido). Il brodo di quark è il fluido
meno viscoso conosciuto dalla scienza. Ora, esiste in natura qualcosa di viscosità
così bassa da rivaleggiare con il brodo di quark? Esiste. L’orizzonte degli eventi di
un buco nero, quando viene perturbato, si comporta come un fluido. Per esempio, se
un buco nero piccolo cade in un buco nero più grande, crea un rigonfiamento
temporaneo sull’orizzonte. Il rigonfiamento poi si espande sulla superficie proprio
come accade nel caso di un fluido viscoso. Quando i teorici delle stringhe
cominciarono a sospettare un legame tra i buchi neri e le collisioni nucleari (le
implicazioni del principio olografico sulle proprietà viscose del brodo di quark)si
resero conto che il brodo di quark è la cosa che più somiglia all’orizzonte degli
eventi di un buco nero. Che ne è alla fine della goccia di fluido? Come per un buco
nero, anch’essa finisce con l’evaporare in una varietà di particelle tra cui nucleoni,
mesoni, elettroni e neutrini. Ricordando che in meccanica quantistica l’informazione
non viene mai distrutta, non vi è più alcun dubbio che non è possibile far sparire
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informazione dietro l’orizzonte di un buco nero. Il buco nero, quindi, evapora in una
varietà di particelle, ma l’informazione “si conserva” pur se in un'altra forma. La
viscosità e l’evaporazione sono solo due delle tante proprietà che il brodo di quark
ha in comune con l’orizzonte degli eventi. La gravità trova il suo pieno compimento
nei buchi neri. I buchi neri non sono semplicemente stelle molto dense: sono piuttosto
giganteschi serbatoi di informazione, in cui i bit sono fittamente stipati. È di questo
che si occupa in ultima analisi la gravità quantistica: informazione ed entropia
fittamente stipate. Anche per i buchi neri e quindi per i loro opposti, i “buchi
bianchi”, vale la formula del modello Palumbo-Nardelli:

 
 g  g  Tr G  G   f    g       
R 1 1
  d 26 x g  
 16 G 8 2 

 

1 2  1 ~ 2  102
 2 
 2
d 10
x  G e  R  4      H 3  2 Tr F2
0 2 10  2 g10 

Infatti i buchi neri sono “pozzi gravitazionali” che attraggono tutto verso il loro
interno e dove nulla può sfuggire neppure la luce, mentre i “buchi bianchi” sono una
sorta di universi-baby, dei “semi” di universo, che emettono energia e massa, o, in
termini di universo olografico, informazione .L’equazione del modello, quindi, può
essere interpretata in questi termini: nel membro di sinistra vi è l’azione di stringa
bosonica (il quanto della gravità è il gravitone che è un bosone), quindi l’energia del
buco nero, mentre nel membro di destra vi è l’azione di superstringa contenente i
fermioni, quindi la materia, la massa, l’informazione “espulsa” dal buco bianco”

Conclusioni

Si racconta in quelle Scritture che prendono il nome di Purana che dopo


l'assorbimento del neutrone (Brahma), il protone (Vishnu) "dormirà" in attesa di una
nuova emissione di pensiero dell'Assoluto (cioè del campo Unificato di energia).
Dopo l'assorbimento totale delle tre particelle (le tre persone della Trinità: Brahma,
Vishnu e Shiva), l'Assoluto darà origine ad una nuova creazione totale con la
ricomparsa della Trinità: neutrone, protone ed alattrone = Pensiero, Legge ed Azione.
(Anche qui è chiarissima la connessione con la teoria di un universo ciclico e con
il vuoto "creativo" perturbativo di stringa, e quindi la stringa bosonica iniziale
"statica" a forma di ellissoide aureo, dalle cui successive vibrazioni, sempre per

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il modello Palumbo-Nardelli, si originano il neutrone, il protone e l'elettrone,
quindi le stringhe fermioniche principali).
Dunque nel Regno del Padre le anime godranno di una beatitudine unica. Non più
desideri; quindi, non più ansie, non più sofferenza. Tutto verrà appagato
istantaneamente per cui non ci sarà motivo di avere desideri. Ma anche quel
"periodo" di estrema felicità è destinato a finire. Le anime ritorneranno
semplicemente ad essere ciò che erano alla partenza: l'Assoluto Signore eterno del
tutto.
Il Sé è l'ultima Realtà, l'Assoluto. Essendo immutabile, è eterno: non ha principio e
non ha fine (ancora notiamo la connessione con la proposta dell'assenza di
contorno dell'Universo di Hartle-Hawking in cui si afferma che l'Universo non
ha inizio e non ha fine: semplicemente "è"). Il Sé è come un oceano immobile e
silenzioso che ad un certo punto, scosso dal vento (vibrazione), si increspa fino a
creare onde sempre più alte e spumeggianti. (Anche qui è chiara la connessione con
il Vuoto Iniziale da cui, per le fluttuazioni quantistiche di origine bosonica, si
sono create "onde", cioè particelle di energia e materia). Le onde sono le forme
che percepiamo attorno a noi. L'essenza delle onde è la medesima dell'oceano;
cambia soltanto la forma.
La manifestazione fenomenica è possibile soltanto nel dualismo, cioè nell'unione di
due opposte polarità. Quando le due polarità vengono separate, cessa qualsiasi
manifestazione fenomenica. Si "spegne" la materia che è frutto dell'unione delle
opposte polarità e ciò che rimane è la Coscienza Universale primordiale, uno stato di
coscienza immutabile ed eterno. L'Avatar ci dice che è l'amore che conduce alla
Verità suprema: quando si ama in maniera universale si può fare quello che si vuole.
L'amore nasce là dove nascono le grandi intuizioni e dove tutto è "immobile ed
immutabile"
(Da: http://michelenardelli.blogspot.it/2010/06/l-amore-il-cristo-la-creazione-e-
la.html

Appendice A

Le Scienze 25 gennaio 2017

Riprodurre in laboratorio l'evaporazione


di un buco nero
20
Un nuovo studio teorico ha delineato un possibile apparato sperimentale per riprodurre in laboratorio
alcuni dei processi che si verificano dopo la morte di un buco nero. Potrebbe così trovare una soluzione
il paradosso dell'informazione dei buchi neri che ha impegnato molti fisici negli ultimi decenni senza una
conclusione definitiva(red)

Pochi argomenti appassionano i fisici quanto le previsioni della teoria della relatività generale formulata
da Albert Einstein nel 1916, soprattutto quando bisogna mettere in relazione questa teoria con la
meccanica quantistica, con cui difficilmente va d'accordo.

Quando poi si mettono insieme buchi neri, fluttuazioni quantistiche e teorie dell'informazione, i problemi
che sorgono sono così intricati da impegnare generazioni di ricercatori.

In un nuovo articolo pubblicato sulle “Physics Review Letters” Pisin Chen, della National Taiwan
University di Taipei, e Gerard Mourou, dell'École Polytechnique di Palaiseau, in Francia, propongono
ora una soluzione per il paradosso dell'informazione dei buchi neri, una conseguenza diretta della
radiazione di Hawking, prevista dal grande cosmologo britannico negli anni settanta.

Per capire di che cosa si tratti occorre ripercorrere brevemente la teoria dei buchi neri e i suoi sviluppi
storici. La teoria nasce nel grande alveo della relatività generale einsteiniana, che altro non è se non
una nuova teoria della gravitazione, che amplia enormemente, inglobandola, la legge della gravitazione
newtoniana.

Rappresentazione schematica della gravitazione così come è concepita nella relatività generale: la
massa di un pianeta (al centro) deforma il tessuto dello spazio tempo circostante rappresentato dal
reticolo bianco (Mysid/Wikimedia Commons).

L'idea centrale di questa nuova teoria è che le masse deformino lo spazio e il tempo – concepiti come
un unico ambiente, lo spazio-tempo – come se fosse un tessuto, in modo non diverso da come farebbe
una palla da bowling appoggiata al centro di un letto. Una seconda massa più piccola, per esempio una
palla da biliardo, appoggiata sul letto a sua volta, finirebbe per essere attirata dalla buca provocata
dalla palla da bowling. Ecco spiegato perché le masse tendono ad attrarsi.

Il fenomeno della deformazione dello spazio-tempo è previsto da una equazione fondamentale della
relatività generale, nota come equazione di Einstein. Una delle sue prime soluzioni è quella trovata da
Karl Schwarzschild già nel 1916, che descrive lo spazio-tempo intorno a una sorgente gravitazionale

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costituita da una massa sferica, non rotante ed elettricamente neutra.

In queste condizioni, se la massa è sufficientemente densa, esiste una superficie sferica particolare,
l'orizzonte degli eventi che segna un punto di non ritorno: tutto può entrare ma niente può uscire,
neppure la luce, per effetto dell'immensa attrazione gravitazionale. Proprio questa proprietà ha fatto sì
che questo tipo di oggetto, chiamato in termini tecnici singolarità gravitazionale, si guadagnasse il
nomignolo di “buco nero”.

Un risultato di grande rilevanza nell'ambito della teoria dei buchi neri fu la dimostrazione, formulata nel
1974 da Steven Hawking, che i buchi neri emettono radiazione. Per effetto di fluttuazioni quantistiche
del vuoto, in prossimità dell'orizzonte degli eventi si creano delle coppie virtuali particella-antiparticella,
che diventano reali per effetto del campo gravitazionale. Una delle due riesce a sfuggire al buco nero
mentre l'altra vi cade inesorabilmente all'interno.

Ora, questo fenomeno ha due conseguenze importanti. La prima è che la particella che sfugge porta
con sé una certa quantità di energia, seppur minima. E per l'equivalenza di massa ed energia stabilita
dalla teoria relativistica, il buco nero perde a poco a poco la sua massa e può quindi “evaporare”
nell'arco di alcuni miliardi di anni.

La seconda conseguenza è dovuta al fatto che ogni particella porta con sé delle informazioni,
riguardanti per esempio la sua massa e la sua posizione. Queste informazioni verrebbero distrutte nel
caso della particella inghiottita dal buco nero, contrariamente alla prescrizione della meccanica
quantistica secondo cui le informazioni sarebbero in qualche modo eterne: è questo il paradosso
dell'informazione dei buchi neri.

Finora, i tentativi di risolvere questo paradosso sono rimasti nel dominio teorico, data l'impossibilità di
verificare qualche previsione con l'osservazione diretta di buchi neri reali. Un'alternativa è realizzare in
laboratorio degli analoghi dei buchi neri cosmici, ed è proprio quello che hanno pensato Chen e
colleghi.

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Rappresentazione artistica di un buco nero nel cosmo (Ute Kraus/Wikimedia Commons).

L'idea è che l'informazione possa essere preservata in coppie di fotoni legate da entanglement, una
correlazione tra stati quantistici di particelle che s'instaura in opportune condizioni e che si conserva
anche quando tra di esse viene posta una distanza arbitraria. In questa teoria, un fotone emesso dal
buco nero farebbe parte della radiazione di Hawking, mentre la sua controparte rimarrebbe intrappolata
nel buco nero, salvo poi essere riemessa in un evento molto energetico una volta che il buco nero,
evaporato, ha terminato la sua esistenza.

Questo intero processo può essere riprodotto in laboratorio: uno specchio accelerato può infatti imitare
gli effetti di un orizzonte degli eventi, grazie al principio di equivalenza di Einstein, secondo cui in certe
condizioni non è possibile distinguere tra l'accelerazione dovuta al campo gravitazionale e quella
dovuta a una causa diversa: i fotoni di un impulso di luce riflesso dallo specchio rappresenterebbe la
radiazione di Hawking, mentre quelli intrappolati nel bordo dello specchio le loro controparti. Quando lo
specchio arresta il suo moto, produce un'emissione improvvisa di energia simile a quella che
accompagna la morte del buco nero, riemettendo le controparti.

In laboratorio, l'apparato in grado di riprodurre tutto questo, almeno in linea di principio, sarebbe un
impulso laser che incide su un plasma. E si avrebbe così la possibilità di risolvere il paradosso
dell'informazione del buco nero: se le misurazioni evidenziassero un entanglement tra i fotoni e le loro
controparti riemesse vorrebbe dire che l'informazione in qualche modo viene conservata.

Qui di seguito due pagine dell’articolo di Pisin Chen e Gerard Mourou.

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24
In queste pagine tratte dall’articolo “Accelerating Plasma Mirrors to Investigate
Black Hole Information Loss Paradox”, del 25/12/2016, troviamo ed andiamo ad
analizzare diversi numeri interessanti.

Abbiamo ≤ 1 per ≥ 1.5 . Notiamo che in tali valori possono benissimo inserirsi
il valore della sezione aurea (√5 – 1) / 2 = 0,61803398… che è minore di 1 ed il
valore del rapporto aureo (√5 + 1) / 2 = 1,61803398… che è maggiore di 1,5.

Abbiamo poi i valori 5 × 10 fotoni e 5 × 10 fotoni con 5 che è numero di


Fibonacci. Abbiamo poi / ~0.64 dove 0,64 è un valore vicinissimo al valore
della sezione aurea (√5 – 1) / 2 = 0,61803398… Infine, abbiamo il valore

= 1.3 × 10 , dove 1,3 è vicinissimo al valore di √1,61803398… =


1,2720.

Appendice B

25
Altra analisi (tramite numeri di Fibonacci) del
numero 311*10^12

Dal rapporto 377/311 abbiamo 1,2122, quadrato di


1,1010 ≈ 1,1040.. = rapporto tra 1,618/1,4655
(sezione aurea e sezione superaurea 1,4655

Quindi possibile connessione con la sezione


superaurea 1, 4655..., nota finora solo per la
riproduzione dei bovini (come 1,618 è connesso alla
riproduzione dei conigli), ma ora, molto
probabilmente, anche coinvolta nella durata
dell’universo tramite connessioni matematiche con i
buchi neri e le loro informazioni ecc..
I buchi neri sono molto importanti in cosmologia per
diversi motivi:
a – possono costituire buona parte della materia
oscura, specialmente quelli formatisi all’inizio del
big bang (Rif.10)

26
b- fondendosi tra loro, emettono le onde
gravitazionali recentemente rilevate in vari
laboratori (Rif. 11)

c – possono contenere portali verso altre dimensioni


o universi paralleli, possibilmente tramite anelli di
Kerr nelle loro vicinanze, e buchi bianchi ecc. (Rif. 9)

d – possono dirci qualcosa sulla fine dell’universo


tramite la loro evaporazione , argomento trattato in
questo lavoro

Riferimenti

1 - Michele Nardelli: BUCHI NERI, BUCHI BIANCHI E MULTIVERSO


michelenardelli.blogspot.com/2015/11/buchi-neri-buchi-bianchi-e-multiverso.html

1.
15 nov 2015 - In questo post riflettiamo sui buchi neri ed al loro opposto, i buchi bianchi quali
"porte" verso altri universi. Si pensa che ce ne siano al centro di ogni galassia e che le galassie
siano miliardi di miliardi. Allora anche gli universi collegati ai buchi neri/ bianchi saranno miliardi di
miliardi? I buchi neried i buchi ...

27
2 - Pier Francesco Roggero, Michele Nardelli, Francesco Di Noto - Scribd
https://www.scribd.com/.../Pier-Francesco-Roggero-Michele-Nardelli-Francesco-Di-N...

1.
Ing. Pier Francesco Roggero, Dott. Michele Nardelli, Francesco Di Noto Abstract In this paper we
show an interesting theory about the space-time concerning the wormhole. Versione 1.0
14/02/2013 Pagina 2 di 30. 1. WORMHOLE DISTRUTTIVO FORMATO DA UN BUCO
NERO CONNESSO AD UN BUCO BIANCO ..... 3 2.

3- Godman, l'universo olografico parte III – un universo digitale ...


www.altrogiornale.org/un-universo-digitale%C2%9D/

1.
12 gen 2013 - Godman, l'universo olografico, parte III – di Alessandro De Angelis e Michele
Nardelli. Institut d'Optique Théorique et ... Universo olografico e buchi neri. Riguardo alla tesi di
un Universo inteso come una sorta di ologramma è utile soffermarci sugli studi condotti da alcuni
teorici di stringa suibuchi neri.

4-

Godman, l'universo olografico parte IV – una nuova teoria del tutto ...
www.altrogiornale.org/godman-luniverso-olografico-parte-iv-ae-una-nuova-teoria-de...

1.
19 feb 2013 - Quando il processo sarà ultimato e la materia presente nell'universo terminata, la
superficie dell'orizzonte degli eventi dei buchi neri si arresterà nella sua ... Lasciamo ancora una
volta la parola allo studioso di fisica teorica Michele Nardelli sullo spazio anti de Sitter dal punto in
cui ci eravamo interrotti ...

5- L informazione che cade nei buchi neri è persa? Michele Nardelli ...
docplayer.it/45780508-L-informazione-che-cade-nei-buchi-neri-e-persa-michele-nar...

1.
1 L informazione che cade nei buchi neri è persa? Michele Nardelli I buchi neri non hanno peli.
Con questa affermazione il fisico John Wheeler puntualizzò una proprietà molto importante dell
orizzonte degli eventi di un buco nero (ricordiamo che l orizzonte degli eventi è una superficie di là
della quale nulla può sfuggire ...

28
6- Michele Nardelli: IPERSPAZIO E FENOMENI TEMPORALI
michelenardelli.blogspot.com/2015/11/iperspazio-e-fenomeni-temporali.html

1.
2.
01 nov 2015 - Da qui deduce che questi strani “corpi” celesti si sono formati al momento
dell'origine dell'universo, non solo con il collasso gravitazionale classico, ma per effetti di
meccanica quantistica: teoricamente, ai potentissimi buchi neri e bianchi dell'universo
corrispondono, nel mondo dell'infinitamente piccolo, ...

7 - Buchi neri e informazione.pdf - Nardelli - Yumpu


https://www.yumpu.com/it/document/view/.../buchi-neri-e-informazionepdf-nardelli

1.
Buchi neri e informazione.pdf - Read more about buco, stringhe, stringa, nero, teoria and massa.

8 - Universo ciclico o Multiverso? - Documents


https://documentslide.com › Documents

1.
12 lug 2015 - michele-nardelli. 1 UNIVERSO CICLICOO MULTIVERSO? (Osservazioni
matematiche: perché la natura evita i quadrati? ) Francesco Di Noto, Michele Nardelli ... L'idea
sottostante alla cosmologia ciclica è che quando un universo si è espanso quanto più possibile,
i buchi neri evaporano perdendo tutta ...

9 - Michele Nardelli
michelenardelli.blogspot.com/2010/01/numeri-primi-fibonacci-partizioni-e_31.html

1.
2.
31 gen 2010 - Ciascun anello di ciambella (un “manico”) è dotato di lunghezza e circonferenza, il
che dà origine ad un enorme assortimento di possibili geometrie per le ..... Questa conclusione
dell'ipotesidi Kerr implica che una qualsiasi sonda spaziale lanciata attraverso un buco
nero rotante in modo da attraversarlo ...

29
10 – Niente buchi neri primordiali per la materia oscura - Le Scienze
www.lescienze.it/.../buchi_neri_primordiali_materia_oscura_microlente-3451252/

1.
08 mar 2017 - È improbabile che la materia oscura sia composta da buchi neri nati subito dopo il
big bang. Lo afferma una ricerca secondo cui anche le onde gravitazionali rilevate da LIGO
sarebbero state prodotte dalla fusione di buchi neri non primordiali, ma generati dal collasso di
stelle I buchi neri.

11 - Michele Nardelli: Le onde gravitazionali e la matematica dell'Universo


michelenardelli.blogspot.com/2016/02/le-onde-gravitazionali-e-la-matematica.html

1.
12 feb 2016 - Le onde gravitazionali e la matematica dell'Universo. Michele Nardelli. Di ieri è la
notizia che la scienza ha finalmente la prova sperimentale dell'esistenza delle onde
gravitazionali emesse da masse considerevoli che permeano l'Universo. In questo caso, si tratta
di due buchi neri che hanno le masse pari ...

12 - Le onde gravitazionali e l'evoluzione dei buchi neri - Le Scienze


www.lescienze.it/news/2017/08/24/.../onde_gravitazionali_origine_buchi_neri-3638175/

24 ago 2017 - I buchi neri dei sistemi binari si formano per interazione gravitazionale tra due
oggetti che hanno origini separate: è la conclusione provvisoria di una nuova analisi dei dati sui
quattro eventi di fusione di buchi neri scoperti grazie alle onde gravitazionali rilevate dalla
collaborazione.

Mancanti: nardelli

13 - Riprodurre in laboratorio l'evaporazione di un buco nero - Le Scienze


www.lescienze.it/news/2017/01/25/.../evaporazione_buco_nero_laboratorio-3395443/

1.
25 gen 2017 - Un nuovo studio teorico ha delineato un possibile apparato sperimentale per
riprodurre in laboratorio alcuni dei processi che si verificano dopo la morte di un buco nero.
Potrebbe così trovare una soluzione il paradosso dell'informazione dei buchi neri che ha
impegnato molti fisici negli.

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14. Dove il tempo si ferma: La nuova teoria sui buchi neri – Stephen W. Hawking
Rizzoli Editore

Ringraziamenti

Desidero ringraziare mio figlio Antonio, le cui osservazioni e contributi filosofici,


hanno reso possibile la stesura del presente articolo.

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