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In passato si sarebbe detto che la procedura principale era quella fallimenatre e poi c’erano
delle figure minori, che si presentavano come degli accordi tra creditori, prescindendo dal
fallito.
Tali procedure sono state riformate e si è arrivati a sostenere che la vicenda della crisi mette in
dubbio i crediti dei creditori e che quindi forme negoziali della soluzione della crisi debbano essere
incentivati. Troviamo quindi il concordato preventivo,
concordato fallimentare
si tratta di istituti che a prescindere dalla collaborazione del fallito tendono a soddisfare nella misura
massima la volontà dei creditori, relegando al giudice mere facoltà di controllo.
Prima della riforma i concordati erano dei modi per l’imprenditore per evitare di fallire e dunque
poteva accedere a tali procedure solo il buon imprenditore che rispondesse a dei requisiti. Era un
beneficio perché si godeva dell’esdebitazione . il concordato, ed in particolar modo quello
preventivo, aveva dei contenuti previsti dalla legge: con cessione dei beni, un concordato dilatorio
(pago tutti, ma piu in la con il tempo) o remissorio (pago tutti, ma in percentuale). Per decidere si
utilizzava il criterio a maggioranza. Tutto pero valutato dal tribunale che dunque aveva il compito
valutare se il debitore avesse i requisiti e se tale procedura era conveniente per i creditori.
La legge di riforma ha relegato i poteri del tribunale a un controllo di mera legittimità, esso non
valuta più la convenienza economica che è lasciata alla valutazione dei creditori. Un’altra differenza
è il peso delle minoranze prima era richiesto un numero di creditori che fossero i 2/3 del totale e
che rappresentasse anche il 50% +1 dei crediti. Oggi è richiesto solo che i creditori rappresentino il
50%+1 dei crediti. Il proponente del concordato in più può proporre qualsiasi tipo di contenuto per
la ristrutturazione del debito, e dunque non si è più ristretti nei tre tipi di concordati sopra descritti.
Un’altra possibilità è quella di non pagare per intero i creditori privilegiati, oggi la legge consente di
falcidiare anche i crediti dei creditori privilegiati, purchè gli si dia quanto riuscirebbero ad ottenre
quanto otterrebbero dalla liquidazione del bene oggetto di privilegio.
Possiamo immaginare concordato preventivo e fallimentare come un unico istituto con delle
differenze che
IL CONCORDATO PREVENTIVO
5 fasi:
Concordato fallimentare sul piano dei contenuti è uguale a quello fallimentare, cambiano
solo alcune regole, per il motivo che esso è proposto dentro la procedura di fallimento, non
mi devo preoccupare dell’operato del debitore perché è gia spossessato e non mi devo
preoccupare delle azioni individuali dei singoli creditori.
Il d.l. 35/2005 ha innovato in maniera sostanziale l’istituto del concordato preventivo, mutandone i
presupposti, la funzione e il procedimento.
Da una parte è venuta meno l’esigenza che l’imprenditore, che intenda accedere a tale procedura,
presenti caratteri formali e sostanziali di meritevolezza; dall’altra, presupposto oggettivo della
procedura non è più lo stato di insolvenza, bensì lo STATO DI CRISI.
È rimasta immutata, invece, l’esclusiva legittimazione dell’imprenditore per richiedere la
procedura, cioè il carattere volontario della stessa: il presupposto soggettivo è, quindi, la sola
qualità di imprenditore commerciale, con esclusione degli enti pubblici.
A questo ampliamento soggettivo, si aggiunge un ampliamento oggettivo: lo STATO DI CRISI
comprende un’ampia fascia di situazioni, che vanno da “mere condizioni di difficoltà” fino allo
“stato di insolvenza”.
LA FASE PRELIMINARE
L’iniziativa del debitore, unico legittimato, si apre con il deposito, presso il Tribunale nella cui
circoscrizione è la sede principale dell’impresa, di una proposta di concordato preventivo (ricorso)
che contenga un piano, nel quale vengano identificati: a)I mezzi, le modalità, gli strumenti per una
ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti; b) Sia previsto l’intervento di un assuntore,
che acquisisca l’attivo ed estingua la debitoria (nei limiti quantitativi indicati nella proposta stessa).
La norma indica solo il “possibile contenuto” del piano, la cui concreta determinazione è rimessa
all’autonomia dell’imprenditore.
Destinatari della proposta sono i creditori chirografari e i creditori privilegiati.
La domanda, ovviamente, può essere proposta solo dall’imprenditore; ove si tratti di società, si
applicano le stesse regole previste per il concordato fallimentare.
Unitamente al ricorso, da comunicare anche al PM, devono essere depositati: un’aggiornata
relazione sulla situazione patrimoniale dell’impresa e uno stato analitico delle attività e un elenco
nominativo dei creditori.
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IL PROVVDIMENTO DI AMMISSIONE
Il Tribunale dovrà verificare la presenza della documentazione menzionata e, nel merito, l’esistenza
dell’attestazione del professionista in ordine alla veridicità dei dati aziendali.
1)Se il Tribunale, all’esito del procedimento istruttorio, ritenga che non sussistono le condizioni per
l’apertura della procedura, prima di pronunciarsi sulla domanda, deve ordinare la comparizione del
debitore in camera di consiglio; qualora ritenga non sussistenti le condizioni previste dalla legge,
dichiara inammissibile la proposta con decreto non soggetto a reclamo;
2)Se invece il Tribunale ritiene AMMISSIBILE la proposta, apre la procedura con un decreto: con
tale decreto il Tribunale nomina il giudice delegato e un commissario giudiziale, ordina la
convocazione dei creditori e stabilisce un termine per il deposito, da parte del debitore, di una
somma pari a una percentuale compresa tra il 20% e il 50% di quella presumibilmente necessaria
per l’intera procedura. (Si ritiene che il decreto di ammissione alla procedura non sia impugnabile,
il quanto la sede per il suo riesame sarebbe il giudizio di omologazione).
Il debitore, pur dopo l’ammissione alla procedura, conserva l’amministrazione dei propri beni e
prosegue nell’esercizio dell’impresa, sotto la vigilanza del commissario giudiziale. Una serie di atti,
considerati di straordinaria amministrazione (es. mutui, transazioni, compromessi, ecc) sono
inefficaci rispetto ai creditori anteriori alla proposta di concordato, se compiuti senza
l’autorizzazione del giudice delegato.
Non va dimenticato, peraltro, che in qualsiasi momento il commissario giudiziale accerti che il
debitore abbia occultato o dissimulato parte dell’attivo, ovvero abbia compiuto atti in frode, o atti di
straordinaria amministrazione senza la prescritta autorizzazione, ne riferisce al Tribunale.
Questo apre d’ufficio il procedimento per la REVOCA dell’ammissione alla procedura, dandone
comunicazione al PM e ai creditori. All’esito della procedura, se c’è istanza in tal senso da parte di
coloro, il Tribunale, qualora accerti l’esistenza dei presupposti di cui agli artt. 1 e 5 L. Fall, emette
SENTENZA DI FALLIMENTO.
Nota: l’ammissione alla procedura di concordato non incide sui RAPPORTI CONTRATTUALI IN
CORSO; opera, invece, come fatto preclusivo per l’inizio o la prosecuzione di azioni esecutive dei
creditori (sia privilegiati che chirografari) sui beni del debitore.
Alla procedura di concordato si applicano gli art. 45 e dal 55 al 63 della L Fall. dettati in tema d
fallimento, con riferimento ai rapporti con i creditori. Tra l’altro, quindi, viene sospeso il decorso
degli interessi per i crediti chirografari.
I. Il commissario giudiziale deve provvedere a convocare i creditori, siano essi chirografi o
privilegiati, a redigere l’inventario del patrimonio del debitore e a predisporre una relazione che
illustri le “cause” della crisi e la proposta di concordato;
II. In sede di ADUNANZA DEI CREDITORI, il commissario giudiziale illustra la propria
relazione, i creditori espongono il punto di vista sulla proposta, il debitore partecipa fornendo, tra
l’altro, i dovuti chiarimenti;
III. I creditori chirografari e i creditori per i quali non sia previsto un soddisfacimento del credito,
sono chiamati a pronunciarsi sulla proposta, esprimendo un VOTO;
IV. L nuova disciplina del concordato, per agevolare il ricorso alla procedura, prevede rispetto al
passato una ridotta percentuale di consenso da parte del ceto creditorio ai fini delle maggioranze
richieste per l’approvazione del concordato → Il concordato è approvato se riporta il voto
favorevole di tanti creditori che rappresentino la maggioranza dei crediti ammessi. Se non si
raggiunge la maggioranza richiesta, non è possibile la presentazione di una proposta migliorativa; è
tuttavia possibile la presentazione di una «nuova proposta».
Nota → Il mancato raggiungimento delle maggioranze non legittima una dichiarazione di
fallimento, in assenza dell’accertamento dello stato di insolvenza e della richiesta in tal senso dei
creditori o del PM).
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OMOLOGAZIONE
Secondo quanto dispone l’art. 180 L Fall il rito si svolgerà secondo il procedimento in camera di
consiglio. Se il concordato è approvato, il Tribunale fissa l’udienza in camera di consiglio. Il
debitore, il commissario giudiziale, eventuali creditori dissenzienti devono costituirsi almeno 10
giorni prima dell’udienza, e nel termine medesimo il commissario giudiziale deve depositare parere
motivato.
● Se non sono state proposte opposizioni, il Tribunale, verificata la regolarità della procedura e il
raggiungimento delle maggioranze, OMOLOGA il concordato con decreto motivato non
impugnabile; se sono state proposte opposizioni, il Tribunale assume gli opportuni mezzi istruttori e
provvede in ordine alla omologazione (contro il decreto che approva il concordato, in presenza di
opposizione, è previsto il reclamo alla Corte d’Appello).
● Se respinge il concordato, il Tribunale dichiara, su istanza del creditore o su richiesta del PM, e
previo accertamento dei presupposti di legge, il fallimento del debitore, con sentenza emessa
contestualmente al decreto.
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Con la definitività del decreto di omologazione, il procedimento di concordato prosegue ai soli fini
del suo adempimento (il commissario giudiziale sorveglia l’esecuzione del concordato e ne riferisce
al giudice delegato).
Il concordato, una volta omologato, è obbligatorio per tutti i creditori anteriori alla domanda di
ammissione e, una volta soddisfatti nel limite del concordato, ogni obbligazione del debitore nei
loro confronti è estinta.
Si devono pagare anche i creditori inclusi nell’elenco predisposto dal commissario giudiziale, ma
che non hanno partecipato alla procedura (es. che non sono intervenuti in adunanza) o che hanno
votato contro la proposta di concordato. Invece, i creditori estranei alla procedura (quelli non
avvisati del concordato o non inseriti nell’elenco) possono agire in giudizio contro il creditore
concordatario per ottenere il riconoscimento del loro credito e procurarsi un titolo esecutivo per il
loro pagamento.
LA TRANSAZIONE FISCALE
In sede di riforma, è stato disciplinato il nuovo istituto della TRANSAZIONE FISCALE. Essa
consente di includere, nella proposta di concordato preventivo, i crediti tributari, anche se non
ancora iscritti a ruolo, favorendo così l’adozione della procedura di composizione negoziale della
crisi.
Il debitore, con il piano di ristrutturazione previsto ex art. 160 L Fall, può proporre un pagamento
parziale o una dilazione del pagamento dei tributi amministrati dalle agenzie fiscali e dei relativi
accessori, a eccezione dei tributi costituenti risorse proprie dell’UE (per questi è ammessa solo una
dilazione).
La proposta di pagamento parziale, o dilazione, può avere a oggetto sia crediti tributari chirografari,
sia crediti tributari privilegiati.
Le agenzie fiscali, al pari di tutti i creditori, potranno esprimere il proprio consenso/dissenso in sede
di adunanza dei creditori.