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a cura di
GIORGIO SIMONCINI
FIRENZE
L E O S. O L S C H K I E D I T O R E
MMXI
RENATA SAMPERI
1 Per la definizione del concetto di villa vedi J.S. ACKERMAN , The Villa. Form and Ideology of
Country Houses, Princeton, New Jersey, Princeton University Press, 1990, trad. it. La villa. Forma e
ideologia, Torino, Einaudi, 1992, pp. 3-37. Tra gli innumerevoli studi generali riguardanti le ville ro-
mane del Cinquecento, si ricordano i principali contributi utilizzati per la stesura di questo saggio:
D.R. COFFIN, The Villa in the Life of Renaissance Rome, Princeton, New Jersey, Princeton University
Press, 1979; ID., Gardens and Gardening in Papal Rome, Princeton, New Jersey, Princeton University
Press, 1991; I. BELLI BARSALI, Ville di Roma, II ed., Milano, Rusconi, 1983; M. FAGIOLO, Ville e giar-
dini di Roma, Milano, Jaca Book, 2001; C. LAZZARO, The Italian Renaissance garden: from the con-
ventions of planting, design and ornament to the grand gardens of sixteenth century central Italy, New
Haven, Yale University Press, 1990; E.B. MACDOUGALL, Fountains, Statues and Flowers: Studies in
Italian Gardens of the Sixteenth and Seventeenth Centuries, Washington (DC), Dumbarton Oaks Re-
search Library and Collection, 1994; M. AZZI VISENTINI, La villa in Italia. Quattrocento e Cinque-
cento, Milano, Electa, 1995.
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clei principali, situati ai piedi del Campidoglio e nell’ansa del Tevere, e da di-
versi nuclei minori.2 I rioni situati nell’ansa del fiume sono abitati con maggiore
densità, mentre le zone di margine presentano un tessuto meno intensivo, co-
stituito da piccoli gruppi di case a schiera, con orti sul retro, o da basse case
isolate, con terreno coltivato intorno. Il limite tra città e campagna appare dun-
que articolato e non sempre chiaramente definito, con l’irregolare agglomerato
urbano interrotto da aree inedificate, specie nelle zone di espansione. Al di là
della parte di città utilizzata a fini residenziali, si estende una campagna intra-
muranea, prevalentemente disabitata ma non per questo abbandonata, dove si
svolgono attività di carattere agricolo, spesso finalizzate a un diretto autoconsu-
mo. Il suolo è coperto in prevalenza da vigne, costituite oltre che da coltivazioni
a vigneto, anche da orti, canneti, alberi da frutto e oliveti.3
Ovunque, nel minuto tessuto dell’abitato e nel vasto disabitato circostan-
te, i resti della città imperiale, già ricca di parchi e ville monumentali, costitui-
scono una presenza forte e diffusa: costruzioni imponenti, che insieme ai prin-
cipali edifici cristiani dominano la scena nelle vedute di fine Quattrocento, ma
anche rovine più minute mescolate alle vigne, agli orti e alle case, alterate da
costruzioni successive, spogliate per ricavare materiali da costruzione, in parte
sepolte da terra e ammassi di macerie. Nei terreni coltivati, frammenti di sta-
tue o di altri oggetti antichi, sparsi un po’ dovunque, possono divenire occa-
sionali motivi decorativi.
È in questo contesto particolare che nella seconda metà del XV secolo,
con l’affermazione in città della nuova cultura umanistica e nell’ambito delle
prime iniziative di rinnovamento urbano, prende l’avvio un processo di tra-
sformazione delle aree verdi e inedificate che condurrà, attraverso gli sviluppi
del secolo successivo, alla fioritura di una stagione tra le più ricche e originali
nella produzione dell’architettura di villa. Inizia cosı̀, in alcune aree ancora cir-
coscritte, un’attività di compravendita di terreni agricoli, anche con l’accorpa-
mento di più vigne limitrofe, per la realizzazione di insediamenti con giardini
e con nuovi edifici di carattere residenziale, destinati a soggiorni più o meno
lunghi o anche a brevi soste entro l’arco della giornata.4 Il termine ‘vigna’ con-
tinuerà tuttavia, ancora nel Cinquecento, a essere utilizzato nella maggior par-
te dei casi per indicare anche questi insediamenti che assumono ormai il ca-
rattere di ville.
trasformazioni urbane nel Quattrocento. II. Funzioni urbane e tipologie edilizie, a cura di G. Simon-
cini, Firenze, Olschki, 2004, pp. 210-215.
4 Ivi, pp. 221-228.
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LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
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LE PREMESSE QUATTROCENTESCHE
5 A. CAMPITELLI , Gli horti dei papi. I Giardini Vaticani dal Medioevo al Rinascimento, Milano,
Jaca Book, 2009, pp. 20-22 (con riferimenti alla bibliografia precedente).
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LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
saggio. Situato sulla sommità del monte Sant’Egidio, presso l’angolo nord-est
delle mura leonine, l’edificio adotta ed elabora la fortunata disposizione con
ali avanzate e loggia centrale, aperta sullo splendido panorama verso la cam-
pagna circostante, la valle del Tevere e il monte Soratte.6
La posizione emergente del polo vaticano sollecita nelle sue vicinanze nu-
merose iniziative di insediamento, rivolte, in ragione della collocazione perife-
rica, alle aree di campagna all’esterno della cinta leonina. Qui, tra le vigne e i
casali, sorgono nella seconda metà del secolo nuove residenze, con destinazio-
ni diverse rispetto a quelle tradizionali. Alcune, più vicine alla città, subito
fuori porta Viridaria, sono impiegate come luoghi di sosta per importanti di-
gnitari in visita a Roma, prima dell’ingresso in Vaticano. Tra queste, la vigna
del banchiere fiorentino Tommaso Spinelli, realizzata già negli anni Cinquan-
ta, e quella più tarda del segretario apostolico Falcone Sinibaldi, attivo nei
pontificati di Sisto IV e Innocenzo VIII.7 Altri insediamenti, in Prati e sulle
pendici di monte Mario, oltre a essere utilizzati per la produzione agricola,
assumono il carattere di ville di piacere.8 È il caso della residenza suburbana
realizzata negli anni Settanta da Pietro Mellini, notaio, esponente di una delle
famiglie romane più attive nella vita politica ed economica della città e tra i
primi collezionisti di antichità.9
Verso la fine del secolo, particolare interesse inizia a essere rivolto anche
alla zona fuori porta Santo Spirito, lungo la nuova via della Lungara, dove,
con i primi acquisti compiuti dai cardinali Alessandro Farnese e Raffaele Ria-
rio, prende l’avvio l’acquisizione e l’accorpamento di vigne, che condurrà nel
secolo successivo alla realizzazione di importanti residenze.10
Sulla sponda opposta del fiume, ai piedi del Campidoglio, un’altra realiz-
zazione pontificia occupa una posizione di avanguardia nel panorama dell’e-
poca. Si tratta del giardino pensile nel palazzo costruito da Paolo II presso la
6 D.R. COFFIN , The Villa ..., cit., pp. 69-87; C.L. FROMMEL, Roma, in Storia dell’architettura ita-
liana. Il Quattrocento, a cura di F.P. Fiore, Milano, Electa, 1998, pp. 405-407; A. CAMPITELLI, Gli
horti dei papi ..., cit., pp. 27-34; R. NICOLÒ, Il Belvedere di Innocenzo VIII in Vaticano, tesi di dot-
torato, Università di Roma La Sapienza, 2008 (tutti con riferimenti alla bibliografia precedente).
7 D.R. COFFIN , The Villa ..., cit., pp. 66-67.
9 Ivi, pp. 67-68; S. SANTOLINI , Pietro e Mario Millini. I fondatori di una dinastia di collezionisti
antiquari, in Collezioni di antichità a Roma tra ’400 e ’500, a cura di A. Cavallaro, Roma, De Luca,
2007, pp. 39-62; ID., Due esempi di residenze suburbane a Roma: la villa Mellini e i casali Strozzi, in
Delizie in villa: il giardino rinascimentale e i suoi committenti, a cura di G. Venturi, F. Ceccarelli,
Firenze, Olschki, 2008, pp. 229-253.
10 C.L. FROMMEL , Die Farnesina und Peruzzis architektonisches Frühwerk, Berlin, De Gruyter,
1961, p. 102; ID., Der römische Palastbau der Hochrenaissance, 3 voll., Tübingen, Wasmuth, 1973, II,
p. 281.
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11 A. BRUSCHI , Alberti a Roma, per Pio II e Paolo II, in La Roma di Leon Battista Alberti. Uma-
nisti, architetti e artisti alla scoperta dell’antico nella città del Quattrocento, a cura di F.P. Fiore con la
collaborazione di A. Nesselrath, catalogo della mostra (Roma, 2005), Milano, Skira, 2005, pp. 113-
127.
12 Per il testo di Biondo Flavio, si veda R. VALENTINI – G. ZUCCHETTI , Codice Topografico della
Città di Roma, 4 voll., Roma, Tipografia del Senato, 1940-1953, IV, 1953, pp. 283-284. Per il giar-
dino di Prospero Colonna, vedi: D.R. COFFIN, Gardens and Gardening ..., cit., p. 9; F.E. KELLER,
Ricostruire l’Antico: ville rinascimentali su ville antiche, in Ianiculum – Gianicolo: storia, topografia,
monumenti, leggende dall’antichità al Rinascimento, a cura di E.M. Steinby, Roma, Institutum Roma-
num Finlandiae, 1996, pp. 111-117; A. CAVALLARO, Introduzione, in Collezioni di antichità ..., cit.,
pp. 11-12; C. BROTHERS, Reconstruction as Design: Giuliano da Sangallo and the ‘‘palazzo di mece-
nate’’ on the Quirinal Hill, «Annali di architettura», 14, 2002, pp. 55-72: 58, 66.
13 R. LANCIANI , Storia degli scavi di Roma e Notizie intorno le collezioni romane di antichità,
Roma, Loescher, 4 voll., 1902-1912, nuova ed. Roma, Edizioni Quasar, 4 voll., 1989-1992, I,
1989, p. 148; F. BORSI, La Consulta nella storia urbana, in Il Palazzo della Consulta, Roma, Editalia,
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LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
1974, pp. 47-51; D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 182-183; ID., Gardens and Gardening ..., cit.,
p. 17.
14 D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 183-185; D.S. CHAMBERS, The housing problems of Car-
dinal Francesco Gonzaga, «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes», 39, 1976, pp. 32-33;
A. VIVIT, L’insigne viridario di Francesco Gonzaga in Roma, «Bollettino del Centro di Studi per la
storia dell’architettura», XXXIV, 1987, pp. 5-33.
15 D.R. COFFIN , The Villa ..., cit., pp. 187-190; C.L. FROMMEL, La villa e i giardini del Quirinale
nel Cinquecento, in Restauri al Quirinale, a cura di L. Morozzi, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca
dello Stato, 1999 («Bollettino d’arte», volume speciale, 1999), pp. 15-62; ID., Il Palazzo del Quirinale
tra il XV e il XVII secolo, in Architettura: processualità e trasformazione, a cura di M. Caperna e
G. Spagnesi, atti del convegno (Roma, 24-27 nov. 1999), Roma, Bonsignori, 2002 («Quaderni del-
l’Istituto di Storia dell’architettura», n.s., 34-39, 1999-2002), pp. 275-284; E. PARLATO, Cultura anti-
quaria e committenza di Oliviero Carafa. Un documento e un’ipotesi sulla villa del Quirinale, «Studi
Romani», 38, 1990, pp. 269-280.
16 Per la conoscenza e la considerazione dell’antica topografia del Pincio nel XV e nel XVI se-
colo, vedi F.E. KELLER, Une villa de la Renaissance sur le site d’une villa antique, in La Villa Médicis.
II. Etudes, Rome, Académie de France à Rome, 1991, pp. 64-77.
17 La vigna Michiel, «cum domibus seu palatio ac ortis seu viridariis muris reclaustris», doveva
trovarsi in posizione elevata presso le rovine della chiesa di San Felice, sul luogo dell’attuale villa
Malta, ed essere accessibile, come mostrano le mappe della seconda metà del Cinquecento, da un
sentiero in salita che partiva dalla via di Porta Pinciana. La vigna Barbaro sorgeva nell’area dove,
a partire dalla fine del secolo, sarebbero sorti la chiesa e il convento di Trinità dei Monti (P.N. PA-
e e
GLIARA, Le Pincio du XV au XVI siècle et la vigna de Marcello Crescenzi, in La Villa Médicis. II.
Etudes ..., cit., pp. 92-109). Sull’argomento vedi anche D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 217-
219, dove si propone una diversa localizzazione della vigna Michiel.
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18 E.B. MACDOUGALL, Fountains, Statues and Flowers ..., cit., pp. 23-25.
19 D.R. COFFIN, Gardens and Gardening ..., cit., pp. 17-18.
20 C.L. F ROMMEL, La Villa Farnesina, in La Villa Farnesina a Roma, a cura di C.L. Frommel,
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LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
zione, che costituiscono comunque la maggioranza dei casi. Molte di esse sono
infatti oggetto di intense attività di scavo.
In questo periodo, non risultano toccate da rilevanti cambiamenti le zone
di campagna intramuranea situate a sud-est dell’abitato, sui colli Viminale,
Esquilino, Celio, Palatino e Aventino e nella parte pianeggiante verso sud.21
Caso isolato e precoce sembra essere quello del casino del cardinal Bessarione,
tra le terme di Caracalla e la porta di San Sebastiano, realizzato su preesistenze
in forma di casale, con giardino contiguo e terreno coltivato a vigneto (1455-
1460 circa).22
21 G. ARENA, Il verde a Roma. Dall’hortus alla villa, Firenze, Il Bagatto, 1983, pp. 82-83.
22 D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 64-66; D. ESPOSITO, Vigneti e orti ..., cit., pp. 226-227
(con bibliografia precedente).
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Cancelleria. Quanto agli spazi aperti, anch’essi sembrano presentare molti ca-
ratteri di continuità con gli esempi quattrocenteschi. Si tratta quasi sempre di
giardini antiquari, spesso comprendenti antiche rovine, utilizzati di frequente
come luogo di studio e per incontri culturali. Le fonti di conoscenza, in molti
di questi casi, sono costituite da più tardi repertori cinquecenteschi dedicati
alle collezioni di antichità o da descrizioni poetiche dovute agli stessi letterati
che frequentavano i giardini. Piuttosto che il concreto assetto degli spazi, gli
scritti restituiscono atmosfere suggestive e scenari idealizzati, frutto della vaga
associazione di architettura, sculture, decorazioni dipinte, ruderi, fontane e
vegetazione. Giardini cosı̀ concepiti, pur riprendendo modalità già osservate
negli esempi quattrocenteschi, lasciano anche trasparire approfondimenti e
sviluppi rispetto alle esperienze del secolo precedente. Innovativa appare la
crescente importanza delle fontane, integrate con la scultura e la vegetazione;
mentre le descrizioni consentono di risalire all’esistenza di programmi icono-
grafici e letterari, che dovevano arricchire gli spazi di contenuti e significati,
suggerendo percorsi narrativi attraverso le diverse parti. Pur nell’indetermina-
tezza del loro aspetto, molti esempi meno noti del primo Cinquecento sem-
brano dunque preludere alla ricchezza delle sistemazioni da giardino che ca-
ratterizzerà in seguito le ville romane, soprattutto a partire dalla metà del
secolo.
Dal punto di vista della distribuzione territoriale, i maggiori interventi di
questo periodo interessano ancora il Vaticano e le zone limitrofe, in accordo
con una prevalente politica urbana di centralizzazione sulla città leonina. Nel
resto della città, soprattutto la zona del Quirinale seguita a distinguersi per
un’alta concentrazione di insediamenti con giardini, seppur di tono minore.
Bruschi: J.S. ACKERMAN, The Cortile del Belvedere (Studi e documenti per la storia del palazzo Apo-
stolico Vaticano, III), Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1954; A. BRUSCHI, Bra-
mante architetto, Bari, Laterza, 1969, pp. 291-434. Per contributi più recenti vedi C.L. FROMMEL,
La città come opera d’arte: Bramante e Raffaello (1500-20), in Storia dell’architettura italiana. Il primo
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LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
Cinquecento, a cura di A. Bruschi, Milano, Electa, 2002, pp. 82-87, e A. CAMPITELLI, Gli horti dei
papi ..., cit., pp. 34-60, con i relativi riferimenti bibliografici.
24 D.R. COFFIN , Gardens and Gardening ..., cit., pp. 19-20, 58-61; H.H. BRUMMER, The Statue
Court in the Vatican Belvedere, Stockholm, Almqvist & Wiksell, 1970; I. BELLI BARSALI, I giardini di
statue antiche nella Roma del ’500, in Gli Orti farnesiani sul Palatino, atti del convegno (Roma, 28-30
nov. 1985), a cura di G. Morganti, Roma, De Boccard, 1990, pp. 343-349; E.B. MACDOUGALL,
Fountains, Statues and Flowers ..., cit., pp. 25-27; A. CAMPITELLI, Gli horti dei papi ..., cit.,
pp. 45-49.
25 Tra i numerosissimi contributi sull’argomento, sono stati utilizzati in particolare: D.R. COF-
FIN , The Villa ..., cit., pp. 245-257; J. SHEARMAN, A functional interpretation of Villa Madama, «Rö-
misches Jahrbuch für Kunstgeschichte», XX, 1983, pp. 313-327; C.L. FROMMEL, Villa Madama, in
Raffaello Architetto, a cura di C.L. Frommel, S. Ray, M. Tafuri, Milano, Electa, 1984, pp. 311-
356; W. JUNG, Über szenographisches Entwerfen. Raffael und die Villa Madama, Wiesbaden, Vieweg,
1997. Per ulteriori indicazioni vedi la scheda di M. SCIMEMI, Villa Medici-Madama a Monte Mario, in
Andrea Palladio e la villa veneta da Petrarca a Carlo Scarpa, a cura di G. Beltramini, H. Burns, Ve-
nezia, Marsilio, 2005, pp. 238-240.
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26 Per i rapporti tra la villa e il sito, vedi le considerazioni in M. AZZI VISENTINI , Alle origini
dell’architettura del paesaggio: considerazioni in margine al rapporto tra gli edifici, i giardini e il sito
nelle ville laziali del Cinquecento, in Villa Lante a Bagnaia, a cura di S. Frommel, Milano, Electa,
2005, pp. 191-194.
27 E.B. MACDOUGALL, Fountains, Statues and Flowers ..., cit., p. 11; I. BELLI BARSALI , I giardini
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LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
persi definitivamente con il Sacco del 1527. Intanto, probabilmente prima del
Sacco, il papa realizza un piccolo giardino in Vaticano, presso la villa del Bel-
vedere e il cortile delle Statue, lungo lo sperone roccioso del colle orientato
verso Monte Mario. Coltivato con aiuole regolari e adorno di sculture, il giar-
dino doveva godere di un ampio panorama sulle colline, nel quale compariva
in lontananza proprio il prezioso frammento della villa Madama.28
Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, piccoli giardini pa-
pali sono documentati anche presso Castel Sant’Angelo, sia all’esterno, lungo
la riva del Tevere, che all’interno della fortezza. È il caso del piccolo giardino
murato affacciato sul fiume, voluto da Leone X e noto ritrovo di intellettuali.29
La zona di vigne nei pressi del Castello attira anche le iniziative di altri
personaggi, interessati a nuovi usi delle strutture agricole nelle vicinanze
del Vaticano. È cosı̀ che nella vigna della famiglia romana dei Galli, fuori por-
ta Castello, è ambientato nei primi anni del secolo un dialogo filosofico di
Jacopo Sadoleto, che ne documenta l’uso come luogo di incontri dotti. Lo
scritto fornisce anche una descrizione del giardino, verosimilmente in parte
idealizzata, ma significativa per la citazione di un portico con dipinti, di
una corte ombrosa con esedra e di un’area dall’antichizzante denominazione
di ippodromo.30
28 D.R. COFFIN, Gardens and Gardening ..., cit., pp. 13-14; A. CAMPITELLI , Gli horti dei papi ...,
30 Ivi, pp. 235-236; D. LODICO – A.M. PIRAS , La collezione romana della famiglia Galli, in Col-
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denze suburbane, con edifici immersi nel verde e, verso la strada, fronti di-
scontinui alternati a muri di confine.31
Lungo il tratto meridionale della via, sull’area di una vigna verso il fiume
acquistata nel 1505, è la villa del ricco e potente banchiere senese Agostino
Chigi, poi Farnesina.32 Il proprietario, che non possedeva un palazzo nel cen-
tro abitato, ma aveva soltanto una casa in affitto in via dei Banchi, stabilisce
nella villa la propria residenza principale. Oltre che per lo svago e il refrigerio
a contatto con l’arte e con la natura, la dimora è cosı̀ utilizzata anche come
luogo di incontro e di rappresentanza in relazione agli importanti affari del
committente, legato a Giulio II da interessi economici, politici e culturali.
In occasione dell’inaugurazione, nell’agosto del 1511, i due noti componimen-
ti poetici di Egidio Gallo e Blosio Palladio celebrano la villa attraverso descri-
zioni idealizzate ispirate agli autori antichi, indicative del contesto culturale
dell’opera.
Strutture edilizie dall’architettura variata e preziosa sono liberamente di-
stribuite nell’area della villa: il peruzziano edificio residenziale, collocato all’in-
terno della proprietà, a circa 15 metri di distanza dalla strada; l’imponente
fabbricato raffaellesco delle scuderie, con facciata quasi da palazzo rivolta ver-
so la via; la grotta con piscina sulla riva del Tevere, sormontata da una loggia
per banchetti, attribuita nella storiografia a Raffaello o a Peruzzi. L’edificio
principale costituisce una nuova interpretazione sul tema dell’architettura re-
sidenziale, tra palazzo e villa. L’impianto riprende e regolarizza la disposizione
con loggia tra ali avanzate, già adottata nel Belvedere di Innocenzo VIII, oltre
che nella villa Chigi alle Volte presso Siena, forse progettata da Francesco di
Giorgio per il padre di Agostino, Mariano Chigi, e completata proprio nel
1505 dallo stesso Peruzzi per il fratello Sigismondo. Le superfici esterne, ar-
ticolate da due ordini trabeati di slanciate paraste doriche, erano originaria-
mente arricchite da decorazioni a terrette con illusionistici rilievi marmorei,
che introducevano alla magnifica decorazione pittorica degli interni. Come
poco più tardi in villa Madama, forme architettoniche e decorative si fondono
tra loro, in modo da ricreare un’atmosfera di antico splendore, per feste e ri-
31 Sulla storia urbana dell’area di via della Lungara in età moderna è in corso uno studio di
Maurizio Caperna, che ringrazio per avermi fornito alcune anticipazioni. Notizie e considerazioni
qui riportate sono tratte prevalentemente da M. CAPERNA, Sviluppi e caratteri dell’area urbana di
via della Lungara dalla metà del Cinquecento alla metà del Seicento, intervento al convegno Early Mo-
dern Rome 1341-1667 (Roma, maggio 2010) (in corso di pubblicazione).
32 C.L. FROMMEL, Die Farnesina ..., cit.; ID ., La Villa Farnesina ..., cit.; D.R. COFFIN , The Villa ...,
cit., pp. 87, 90-109; ID., Gardens and Gardening ..., cit., pp. 35, 77-78; F.P. FIORE, Roma, le diverse
maniere, in Storia dell’architettura italiana. Il primo Cinquecento ..., cit., pp. 132-134; I.D. ROWLAND,
Il giardino trans Tiberim di Agostino Chigi, in I giardini Chigi tra Siena e Roma: dal Cinquecento agli
inizi dell’Ottocento, a cura di C. Benocci, Siena, Protagon Editori, 2005, pp. 57-72.
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LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
architettura nel Cinquecento, a cura di M. Fagiolo e M.L. Madonna, Roma, Istituto della Enciclope-
dia Italiana, 1987, p. 312.
34 C.L. FROMMEL, Die Farnesina ..., cit., pp. 102-103; ID ., La Villa Farnesina ..., cit., p. 18; D.R.
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prossimo a quello di una villa. Come pure, un carattere e una libertà compo-
sitiva più adatti a un’architettura di villa doveva avere la soluzione del fronte
sul giardino, dal ritmo variabile tipicamente giuliesco.36
Altri insediamenti sono documentati in questo periodo anche sulla som-
mità del Gianicolo. All’interno delle mura di Trastevere, presso la porta
San Pancrazio, sul luogo dell’attuale villa Aurelia, è ancora una residenza di
proprietà del cardinale Alessandro Farnese, una casa di campagna dall’archi-
tettura modesta, apprezzata soprattutto per la salubrità dell’aria.37
All’esterno delle mura, lungo il percorso di crinale che collega la porta San
Pancrazio e la porta Terrione, è la villa piccola ma raffinata di Baldassarre Tu-
rini da Pescia, importante funzionario pontificio sotto Leone X e Clemente
VII. La residenza, progettata da Giulio Romano intorno al 1521 e acquistata
dai Lante nel 1551, doveva essere destinata ai soggiorni estivi. Dotato di un
giardino a livello sul lato ovest, in corrispondenza della facciata di ingresso,
l’edificio dialoga direttamente con il paesaggio nella facciata est, aperta verso
il panorama sulla città con una grande loggia a serliane. Più tardi, nel 1538,
Turini acquista un’ulteriore porzione di terreno in forte declivio lungo le pen-
dici del colle, che non risulta tuttavia essere stata organizzata a giardino. Piut-
tosto che nell’assetto delle aree verdi, il forte richiamo all’Antico è espresso
nel programma architettonico e decorativo del casino. Inoltre, la collocazione
sui resti di un’antica costruzione, ritenuta all’epoca la villa di Giulio Marziale,
suggerisce un’ideale identificazione.38
36 ID ., Le opere romane di Giulio, in Giulio Romano, Milano, Electa, 1989, pp. 105-112; F.P.
38 C.L. FROMMEL, Le opere romane di Giulio ..., cit., pp. 112-117; D.R. COFFIN , The Villa ...,
cit., pp. 257-265; F.E. KELLER, Ricostruire l’Antico ..., cit., pp. 111-117; C. CONFORTI, Architettura
e culto della memoria: la committenza di Baldassarre Turini datario di Leone X, in Baldassarre Peruzzi:
pittura, scena ..., cit., pp. 603-628; F.P. FIORE, Roma, le diverse maniere ..., cit., p. 150.
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LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
(Parigi, Louvre, Cabinet des Dessins), riportata da Frommel (C.L. FROMMEL, La villa e i giardini ...,
cit., p. 26; ID., Il Palazzo del Quirinale ..., cit., p. 278) e Coffin (D.R. COFFIN, The Villa ..., cit.,
p. 186).
44 E. PARLATO , Cultura antiquaria ..., cit.
45 D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 193-195; R. LANCIANI , Storia degli scavi ..., cit., I, 1989,
pp. 182-183.
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Sul lato opposto della via Alta Semita, nell’area delle terme di Costantino,
è ricordata nell’Opusculum di Francesco Albertini (1510) la casa del cardinale
piemontese Giovanni Stefano Ferreri, originario di Vercelli, «cum hortulo et
pulcherrimis habitationibus».46 L’insediamento doveva essere costituito da un
grande palazzo con giardino sul retro, disposto lungo il fronte stradale, all’an-
golo con la strada in discesa verso la Suburra. Non lontano dalla vigna Ferreri,
lo stesso Albertini cita quella del funzionario curiale Ulisse da Fano, «cum do-
mo pulcherrima», e ricorda gli scavi ivi effettuati, con il ritrovamento di molte
antichità.47 Confinante con i beni di Ulisse da Fano risulta la vigna acquistata
nel 1518 da Jacopo Sadoleto, umanista e cardinale dal 1536, situata tra la via
Alta Semita e la più bassa via di San Vitale, alla base del colle.48 La vigna,
comprendente case e attrezzature agricole, doveva essere utilizzata per la pro-
duzione vinicola, oltre che come luogo di studio e di incontri dotti. Nel 1548,
anno di morte del cardinale, l’insediamento è oggetto di una idealizzata de-
scrizione poetica, che ricorda la presenza di antiche rovine e l’abbondanza
dei suoi frutti.
Nonostante la documentazione disponibile consenta una ricostruzione
molto sommaria della qualità dei singoli interventi portati avanti nella zona di
Montecavallo, è possibile immaginare, già in questo periodo, una prima carat-
terizzazione del tratto iniziale della via Alta Semita come strada di residenze
suburbane. Lungo il suo tracciato, segnato da vecchie chiese e antichi edifici
in rovina, ma già parzialmente regolarizzato per iniziativa papale, inizia a di-
sporsi una nuova edificazione discontinua, alternata ai muri di confine di vi-
gne e giardini. Prende cosı̀ l’avvio un lungo processo di interventi di riconfi-
gurazione della strada e del colle, che determinerà le rapide trasformazioni
dell’area nel corso del Cinquecento e poi nei secoli successivi.
Una situazione diversa e meno definita doveva presentare, negli stessi an-
ni, la zona del Pincio. Sul colle, tra i grandi possedimenti religiosi di Santa
Maria del Popolo e Trinità dei Monti e accanto alle vigne cardinalizie forma-
46 R. VALENTINI – G. ZUCCHETTI , Codice Topografico ..., cit., IV, 1953, p. 519; R. LANCIANI ,
Storia degli scavi ..., cit., I, 1989, p. 270; F. BORSI, La Consulta ..., cit., pp. 63-64; D.R. COFFIN,
The Villa ..., cit., pp. 185-187.
47 R. VALENTINI – G. ZUCCHETTI , Codice Topografico ..., cit., IV, 1953, p. 519; R. LANCIANI ,
Storia degli scavi ..., cit., I, 1989, p. 227; C.L. FROMMEL, Il Palazzo del Quirinale ..., cit., p. 275. Lan-
ciani, seguito da Frommel, localizza la proprietà sul luogo del palazzetto posto alla sinistra del pa-
lazzo di Stefano Ferreri nella suddetta veduta del Louvre (vedi nota 43). La localizzazione merite-
rebbe tuttavia maggiori approfondimenti, poiché la proposta di Lanciani non appare chiaramente
dimostrata e sembra presentare aspetti problematici.
48 Per l’atto d’acquisto e altri documenti riguardanti la vigna del Sadoleto vedi A. FERRAJOLI , Il
ruolo della Corte di Leone X. Prelati e domestici, «Archivio della R. Società Romana di Storia Patria»,
XXXVIII, n. 3-4, 1915, pp. 437-441. Per altre notizie vedi D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., p. 192 e
ID., Gardens and Gardening ..., cit., p. 235.
* 122 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
tesi nel XV secolo, sono documentate, già dalla fine del Quattrocento, pro-
prietà piuttosto frazionate, con vigne appartenenti per lo più ad antiche fami-
glie romane, come gli Orsini, i Capizucchi, gli Iacobacci e i Crescenzi, o a fa-
miglie stabilitesi definitivamente in città in anni più recenti, come i de Rubeis,
i Tomarozzi, i Nari, i Garzoni e i Bufalini. Molte di tali famiglie erano tra loro
legate da vincoli matrimoniali e risiedevano le une accanto alle altre nel rione
Sant’Eustachio. È stato ipotizzato che le vigne in questione, prive a quanto
pare di edifici residenziali, fossero utilizzate per brevi soggiorni, in una zona
tranquilla e panoramica, ma nello stesso tempo vicina alle case cittadine.49
Ai piedi dei colli, lungo i margini dell’abitato, sono documentati in questo
periodo altri insediamenti, caratterizzati dalla presenza di piccoli giardini anti-
quari: quello di Hans Goritz, detto il Coricio, situato nella zona del Foro di
Traiano, verso le pendici del Campidoglio, e i due giardini contigui di Angelo
Colocci e Antonio Del Bufalo, collocati ai piedi del Pincio, lungo il tratto ur-
bano della via Salaria Nuova.50 Risalenti al pontificato di Leone X (forse di
poco più tardo il giardino Del Bufalo), gli spazi contenevano piccoli casini,
con logge, fontane e sculture, immersi in una ricca e varia vegetazione. Nel-
l’ambito di suggestive atmosfere antichizzanti, l’assetto dei luoghi, frequentati
da poeti e umanisti, era arricchito da colti riferimenti a temi letterari. Il giar-
dino Colocci comprendeva inoltre un arco in rovina dell’acquedotto Vergine e
una fontana alimentata attraverso l’antico condotto, restaurato all’epoca con il
contributo finanziario dello stesso proprietario.51
Le vaste aree disabitate all’interno della cinta muraria, situate prevalente-
mente a est e a sud dell’agglomerato urbano, presentano all’inizio del Cinque-
cento una situazione simile a quella di fine Quattrocento, con la diffusione di
vigne, chiese e antiche rovine. Le notizie riguardano principalmente le vigne
appartenenti a importanti famiglie romane e a personaggi illustri legati alla cu-
ria pontificia e documentano essenzialmente l’utilizzazione dei terreni per lo
scavo di antichità, oltre che per l’attività agricola e la produzione vinicola.52
dotto Vergine vedi C. D’ONOFRIO, Acque e fontane di Roma, Pomezia (Roma), Staderini, 1977,
pp. 127-128. Per la ricostruzione dei riferimenti letterari presenti nei giardini di Coricio e Colocci
vedi: E.B. MACDOUGALL, Fountains, Statues and Flowers ..., cit., pp. 37-55; P. PRAY BOBER, The Co-
ryciana and the Nymph Corycia, «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes», 40, 1977,
pp. 223-239.
52 Vedi le notizie riportate in R. LANCIANI , Storia degli scavi ..., cit., II, 1990, III, 1990. Tra le
varie testimonianze relative alle attività agricole, si ricorda il documento del 1509, riguardante una
vigna di Paolo de Puritate situata verso l’attuale via di San Gregorio (ivi, II, 1990, pp. 44-46) e quello
* 123 *
RENATA SAMPERI
Dopo la grave crisi seguita al Sacco di Roma del 1527 e i primi segnali di
generale ripresa all’inizio degli anni Trenta, soltanto con il pontificato di Paolo
III può essere di nuovo affrontato il discorso sulle ville e sui giardini della cit-
tà. Si apre in questo periodo e dura, grossomodo, fino all’inizio degli anni Set-
tanta una fase di fondamentale importanza, sia per l’espansione delle zone in-
teressate dagli interventi, sia per la ricchezza e la varietà delle soluzioni
impiegate.
A seguito della crescita e del rinnovamento della città, importanti insedia-
menti con giardini sorgono e si sviluppano soprattutto sulla sponda sinistra
del fiume, ai margini dell’agglomerato urbano e sui colli più vicini all’abitato.
La costituzione di nuovi poli di organizzazione della città determina un inde-
bolimento del ruolo trainante del Vaticano e una riduzione delle iniziative nel-
la sua area di influenza. Interventi di rilievo, ma di carattere prevalentemente
privato, sono ancora realizzati dai papi nell’ambito della residenza vaticana.
Tuttavia, a partire dal tempo di Paolo III, nuove residenze pontificie, anche
in forma di villa, si stabiliscono sulla sponda sinistra del fiume, stimolando ul-
teriori interventi e divenendo esse stesse poli di crescita urbana, in una signi-
ficativa coincidenza di interessi pubblici e privati.
Intorno all’agglomerato urbano, che tende a divenire più compatto ed
esteso, i nuovi insediamenti di ville vanno assumendo una più chiara fisiono-
mia. A ovest si distende l’area del Gianicolo e della Lungara, già formatasi al-
del 1537, relativo alla vigna Palosci, situata sul luogo dove più tardi sarebbero sorti gli Orti Farne-
siani (ivi, II, 1990, pp. 49-50).
53 Ivi, I, 1989, pp. 132-133, 238, 260, 269.
54 C.L. FROMMEL, Baldassarre Peruzzi als Maler und Zeichner, «Römisches Jahrbuch für Kunst-
geschichte», XI, 1967-68, pp. 97-99; A. FORCELLINO, Peruzzi e la villa Mills sul Palatino, in Baldas-
sarre Peruzzi: pittura, scena ..., cit., pp. 181-192.
* 124 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
l’inizio del secolo, mentre a nord, fuori porta del Popolo, la realizzazione di
villa Giulia costituisce un importante caposaldo per successivi sviluppi lungo
la via Flaminia. A est dell’abitato, il Pincio e il Quirinale acquisiscono un as-
setto sempre più definito. A sud, nuove importanti operazioni, seppur più cir-
coscritte, coinvolgono il Palatino e il Campidoglio, con interventi episodici
nella zona dell’Aventino. Al limite tra l’abitato e la campagna intramuranea
si va cosı̀ delineando un organizzato sistema insediativo di ville, articolato
in relazione agli sviluppi urbani e accompagnato da importanti interventi sulla
viabilità.
L’assetto delle nuove ville risente, nella maggior parte dei casi, della vici-
nanza con la città e della diffusa presenza delle rovine antiche, oltre che della
disposizione paesistica del territorio. Accogliendo la complessità del contesto
e interpretando il carattere dei luoghi, le soluzioni architettoniche risultano in
genere variate e flessibili. Solo alcuni casi presentano impianti in qualche mo-
do legati ai prestigiosi modelli del Belvedere e di villa Madama, impostati in
maniera unitaria e strutturata, con impiego di terrazze nell’articolazione dei
dislivelli. Piuttosto che a Roma, gli esempi del primo Cinquecento producono
in questo periodo nuove, originali elaborazioni soprattutto in alcune ville la-
ziali, come nei giardini su terrazze, prospetticamente organizzati, della villa
d’Este a Tivoli o della villa Lante a Bagnaia. A Roma, nonostante la frequente
disposizione delle ville in siti elevati e su terreni in pendio, l’impiego di im-
pianti complessi su più terrazze appare limitato a pochissimi giardini, come
gli Horti Farnesiani sul Palatino e l’ambito circoscritto della vigna Boccaccio,
all’interno della villa d’Este a Montecavallo. Nella maggior parte dei casi i luo-
ghi elevati sono apprezzati per le qualità panoramiche, l’aria salubre e la po-
sizione dominante sulla città, ma i giardini si sviluppano prevalentemente in
superfici pianeggianti, come quelle naturalmente disposte sulla sommità del
Quirinale, lungo la via Pia, o come il grande piano artificiale ricavato sulle
pendici del Pincio in villa Medici. Nelle situazioni in cui l’area delle ville com-
prende notevoli dislivelli, come ancora sul Quirinale, il salto di quota viene in
genere mantenuto nel suo assetto pressoché naturale. In alcuni casi, come nel-
le ville d’Este, Grimani e Pio da Carpi, l’edificio residenziale può essere col-
locato proprio sul ciglio del colle, con ingressi a quote differenti, in modo da
costituire elemento di transizione tra i diversi livelli. Rispetto ai maggiori
esempi di inizio secolo, anche l’attenzione alla definizione architettonica e de-
corativa degli edifici passa generalmente in secondo piano. Importanti ecce-
zioni sono costituite dalla villa Giulia, soprattutto nel suo nucleo principale,
e dal casino di Pio IV in Vaticano. Entrambe le opere presentano, secondo
soluzioni diverse, impianti organici e articolati, che alternano su vari livelli,
lungo un asse centrale di simmetria, corpi edilizi e spazi aperti, definiti dall’o-
riginale coordinamento tra architettura, decorazione plastica e pittorica, acqua
* 125 *
RENATA SAMPERI
e vegetazione. Altro caso particolare è quello della villa Du Bellay, il cui im-
pianto unitario comprende giardino e parti edilizie, assorbendo in una nuova
sintesi i resti monumentali delle terme di Diocleziano. Più spesso, l’accento si
sposta sul disegno dei giardini, nell’ambito di impianti dai caratteri a volte
frammentari ed episodici, come nelle grandi ville dei cardinali d’Este e Pio
da Carpi. Gli spazi verdi sono arricchiti da elaborate sistemazioni e architet-
ture vegetali, da fontane, sculture e decorazioni pittoriche, anche inserite in
articolati programmi iconografici. Accanto ai giardini formali, diviene consi-
stente la presenza di parti disposte in maniera più libera e naturalistica. Il ri-
ferimento all’Antico e l’esposizione di collezioni antiquarie continuano a gio-
care un ruolo determinante, mentre il contatto fisico con le rovine produce
soluzioni diversificate. Anche in questo periodo, infine, alcune residenze,
non soltanto nelle zone di margine urbano, uniscono a facciate o impianti
da palazzo giardini ampi e articolati, disposti tra le vigne e le rovine.
Rispetto ai periodi precedenti, la maggiore disponibilità di fonti garantisce
ormai una buona conoscenza della situazione. Attendibili mappe della città,
dalla pianta di Leonardo Bufalini del 1551 alla veduta prospettica di Stefano
Du Pérac del 1577, consentono la ricostruzione di quadri generali, mentre
una serie di documenti particolari, con disegni e descrizioni, fanno luce sulla
consistenza di buona parte degli insediamenti, dagli edifici, in molti casi tut-
tora conservati, alle più effimere sistemazioni dei giardini.
Intorno alla metà del secolo, inizia a diffondersi una più articolata termi-
nologia per indicare gli insediamenti.55 Se la parola ‘vigna’ o ‘vinea’ continua a
essere prevalente, soprattutto nella comunicazione comune, nella corrispon-
denza personale o negli avvisi, dizioni più colte derivate dal latino, saltuaria-
mente impiegate nei decenni precedenti, compaiono più frequentemente nei
documenti pontifici e nei trattati, nelle stesse mappe della città e nelle iscrizio-
ni sui portali d’ingresso. Anche in relazione alla crescente importanza degli
spazi sistemati a giardino, entrano cosı̀ nell’uso i termini ‘‘villa’’, ‘‘orti’’ o ‘‘hor-
ti’’, ‘‘giardino’’ e ‘‘viridarium’’.
* 126 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
rio.56 Isolate dal resto della città e libere dai suoi condizionamenti, le nuove
strutture presentano spazi e architetture dal raffinato e aggiornato disegno.
Due elaborati giardini privi di edifici sono commissionati da Paolo III e da
Giulio III. Il primo, situato all’esterno del corridoio occidentale del cortile del
Belvedere, consisteva in un grande giardino segreto di forma rettangolare. In-
cassato nel declivio della collina, lo spazio viene delimitato da alti muri di con-
tenimento e collegato al giardino di Clemente VII da un criptoportico scavato
nel pendio. L’area interna era suddivisa in quattro riquadri coltivati, separati
da viali con pergolati lignei, dalle elaborate forme architettoniche. Allori e al-
beri da frutto erano piantati nelle aiuole e disposti in spalliere lungo i muri.57
A ridosso del lato opposto del cortile bramantesco, protetto dai nuovi baluar-
di farnesiani, il piccolo giardino pensile voluto da Giulio III era invece una
sorta di giardino-fortezza affacciato verso la città. In forma di rettangolo lungo
e stretto, con aiuole regolari e spalliere di alberi lungo il muro del Belvedere,
esso conteneva una grande peschiera, con grotta rustica di disegno vignolesco
preceduta da un’ampia vasca.58
I successivi interventi commissionati da Paolo IV e Pio IV si rivolgono di
nuovo all’area situata a ovest rispetto al cortile del Belvedere. Qui, nel 1558,
risulta in costruzione «una fontana nel bosco» con «diverse camere», realizza-
ta da Paolo IV per potersi ritirare in privato nel folto di un boschetto esistente
sul luogo. Dopo la morte del papa, la costruzione viene completata da Pio IV,
certamente con cambiamenti al progetto, nella forma del celebre casino dise-
gnato da Pirro Ligorio.59 L’architettura del piccolo complesso, organizzata su
diversi livelli lungo il pendio, è incentrata sul cortile ovale, intorno al quale si
dispongono gli edifici principali del casino vero e proprio e della loggia, insie-
me ai due piccoli propilei di ingresso. Tra i vari corpi di fabbrica, bassi para-
petti con sedile delimitano il contorno dell’ovale, in modo da aprirlo verso lo
sfondo naturale del bosco circostante. Sul livello più basso verso valle, alla ba-
se del corpo della loggia, una grande peschiera con fontane è affiancata dalle
scale che salgono al piano del cortile. Sostanzialmente compiuto entro il 1563,
il casino era destinato all’uso privato del papa, dei suoi amici e dei suoi suc-
56 A. CAMPITELLI, Gli horti dei papi ..., cit., pp. 64, 66 (con bibliografia precedente).
57 Sul nuovo giardino di Paolo III vedi: D.R. COFFIN, Gardens and Gardening ..., cit., pp. 14-16;
A. CAMPITELLI, Gli horti dei papi ..., cit., pp. 64-75.
58 M. FAGIOLO , Introduzione alle nuove scene e ai nuovi miti di Caprarola, in F.R. LISERRE ,
Grotte e ninfei nel ’500. Il modello dei giardini di Caprarola, Roma, Gangemi, 2008, p. IX; A. CAM-
PITELLI, Gli horti dei papi ..., cit., pp. 78-80.
59 Per il casino di Pio IV vedi in particolare: D.R. C OFFIN , The Villa ..., cit., pp. 267-278;
A. CAMPITELLI, Gli horti dei papi ..., cit., pp. 80-106 (anche per i riferimenti all’ampia bibliografia
precedente).
* 127 *
RENATA SAMPERI
cessori, come luogo di ritrovo e per brevissimi soggiorni in una piacevole at-
mosfera di riposo e di umanistico otium. Allude a tali scopi, evocando un cli-
ma agreste e pastorale, il disegno del ricco apparato decorativo antichizzante,
dal ruolo decisamente prevalente sulle stesse linee architettoniche. Di lı̀ a poco
i temi mitologici del programma iconografico, congeniali ai gusti e alla cultura
del pontefice e del suo architetto, saranno bersaglio di papa Pio V, che farà
rimuovere statue e ornamenti più dichiaratamente pagani. Nell’area antistante
il casino, sul luogo di un boschetto esteso fino alle logge del cortile del Belve-
dere, lo stesso Pio V farà poi impiantare un giardino dei Semplici, particolar-
mente amato dal rigoroso pontefice.60
All’esterno del complesso pontificio, presso la basilica di San Pietro, la re-
sidenza dei Cesi, situata in una particolare situazione di margine urbano, co-
stituisce un interessante esempio di palazzo-villa, provvisto di un ampio ed
elaborato giardino. Il palazzo, realizzato dal cardinale Alessandrino a cavallo
tra XV e XVI secolo, viene acquistato nel 1521 dal cardinale Paolo Emilio Ce-
si, profondamente legato a Leone X e a importanti personaggi dell’ambiente
antiquario romano. La proprietà si affacciava su via del Borgo di Santo Spirito
e confinava posteriormente con un tratto in rovina delle mura leonine. A un
blocco edilizio di carattere urbano, con cortile porticato e facciata lungo il
fronte strada, rispondeva sul retro una piccola porzione di campagna, coltiva-
ta a vigna e delimitata dalla cinta muraria.
Già prima del Sacco, Paolo Emilio ristruttura l’edificio, collocandovi la
propria collezione di epigrafi, e inizia a organizzare il giardino, facendone
un luogo per l’esposizione di antichità e l’incontro con gli amici. La veduta
disegnata da Marten van Heemskerk all’inizio degli anni Trenta vi mostra
un’informale e pittoresca associazione tra le sculture della collezione e le mura
in rovina, che sembra rivelare un poco strutturato rapporto tra pezzi antiquari
e antichi resti monumentali.
Nuovi importanti interventi per la sistemazione del giardino sono condotti
dopo il Sacco, ad opera prima di Paolo Emilio (morto nel 1537) e poi del fra-
tello Federico, anch’egli cardinale dal 1544.61 Un’utile veduta d’insieme della
* 128 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
buto alla ricostruzione è dato dalla pianta pubblicata da Rausa, fig. 1. Sull’argomento vedi inoltre:
D. GNOLI, Il giardino e l’antiquario del cardinal Cesi, «Mitteilungen des deutschen Archäologischen
Instituts. Römische Abteilung», XX, 1905, pp. 267-276; M. VAN DER MEULEN, Cardinal Cesi’s Anti-
que Sculpture Garden. Notes on a Painting by Hendrich van Cleef III, «The Burlington Magazine»,
CXVI, 1974, pp. 14-24; D.R. COFFIN, Gardens and Gardening ..., cit., pp. 22-24, 66-67.
62 E.B. MAC DOUGALL, Fountains, Statues and Flowers ..., cit., pp. 25, 27-28.
63 C. LAZZARO , The Italian renaissance garden ..., cit., pp. 109-110; I. BELLI BARSALI , I giardini
* 129 *
RENATA SAMPERI
banchiere del Rinascimento. Bindo Altoviti tra Raffaello e Cellini, a cura di A. Chong, D. Pegazzano,
D. Zakos, Milano, Electa, 2004, pp. 202-203. Sulla villa vedi anche: R. LANCIANI, Storia degli scavi ...,
cit., I, 1989, p. 216, II, 1990, p. 124; CH. DAVIS, Per l’attività romana del Vasari nel 1553: incisioni
degli affreschi di villa Altoviti e la fontanella di villa Giulia, «Mitteilungen des Kunsthistorischen In-
stitutes in Florenz», XXIII, nn. 1-2, 1979, pp. 197-224; A. CAMPITELLI, Committenti e giardini nella
Roma della prima metà del Cinquecento. Alcuni documenti e un’ipotesi per Villa Giulia, in Delizie in
villa ..., cit., pp. 202-205.
* 130 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
già nei documenti del tempo, si unisce a una serie di interventi che modificano
l’assetto della zona suburbana lungo la via Flaminia, migliorandone i collega-
menti con il Vaticano e con il resto della città e innescando un processo di
cambiamento destinato a protrarsi nel tempo. A partire dal 1551, attraverso
una serie di acquisti e donazioni, il pontefice riesce a entrare in possesso di
una vasta estensione di terreno intorno alla vigna sui monti Parioli, ereditata
dallo zio, cardinal Antonio del Monte. Si costituisce cosı̀ un vastissimo parco
che si espande fino al fiume, comprendente al suo interno nuove fabbriche e
sistemazioni, oltre alle preesistenti strutture delle vigne inglobate.68
La proprietà era inclusa in un perimetro di circa tre miglia, ma le effettive
dimensioni dell’area, subito frazionata dopo la morte di Giulio III, rimangono
tuttora incerte. Lungo il fiume, nella cosiddetta vigna del Porto, è realizzato
un piccolo approdo collegato alla via Flaminia da un viale pergolato. Sulla riva
destra, nella zona dei Prati, l’acquisto di altri terreni è finalizzato all’apertura
di un collegamento viario in direzione del Vaticano. Dalla via Flaminia, una
nuova strada pubblica, in asse con la pergola verso il fiume, conduceva alla
palazzina progettata da Vignola, racchiusa in una piccola valle. Secondo un
raffinato e originale disegno – probabilmente condizionato dalle strutture del-
la vigna Del Monte – all’edificio si collegano, in variata successione assiale, gli
spazi scoperti del cortile, del ninfeo e del giardino segreto, tra loro separati da
leggeri diaframmi edilizi. L’unitario coordinamento delle parti, raggiunto ad
opera di diversi artefici – oltre a Vignola, Vasari, Ammannati, forse lo stesso
Michelangelo – richiama i prestigiosi esempi del Belvedere e di villa Madama,
ma si traduce in nuovi esiti formali. Disposti su livelli diversi e collegati da
percorsi e passaggi disassati e nascosti, gli spazi che si susseguono riservano
variazioni e sorprese. Nell’ambito di un complesso programma iconografico,
le linee architettoniche si integrano con l’esposizione di sculture antiche e mo-
derne, con l’acqua e con la vegetazione, in modo da costituire un coerente si-
stema organico.
Oltre al nucleo principale, all’interno della proprietà si dispongono diver-
se nuove strutture, come la piccola chiesa di Sant’Andrea, la fontana pubblica
lungo la via Flaminia, la peschiera presso l’approdo e alcuni edifici di servizio.
68 L’originario assetto delle diverse parti è conosciuto soprattutto grazie alla nota lettera di Bar-
tolomeo Ammannati del 1555 e alla descrizione settecentesca dell’abate Amaduzzi. Nell’ambito della
vasta letteratura su villa Giulia, si vedano in particolare: D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 150-174;
ID., Gardens and Gardening ..., cit., pp. 39-40, 80-82, 139-142; C.L. FROMMEL, Vignola architetto del
potere. Gli esordi e le ville nell’Italia centrale, in Jacopo Barozzi da Vignola, a cura di R.J. Tuttle,
B. Adorni, C.L. Frommel, C. Thoenes, Milano, Electa, 2002, pp. 45-54; M. FAGIOLO, Vignola: l’ar-
chitettura dei principi, Roma, Gangemi, 2007, pp. 63-92 e scheda di F.R. Liserre, pp. 307-311;
B. ADORNI, Jacopo Barozzi da Vignola, Milano, Skira, 2008, pp. 54-65; A. CAMPITELLI, Committenti
e giardini ..., cit., pp. 209-221.
* 131 *
RENATA SAMPERI
nel 1565 dalla guida di Roma di Bernardo Gamucci (D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., p. 178).
70 Sulla villa del Campidoglio, vedi lo studio di M. BRANCIA DI APRICENA , Il complesso dell’A-
racoeli sul Colle Capitolino (IX-XIX secolo), Roma, Quasar, 2000, in particolare pp. 126-157, con ri-
ferimenti alla bibliografia precedente.
* 132 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
71 F.E. KELLER, Interventi farnesiani sul Colle: palazzo e piazza, recensione a M. BRANCIA DI
APRICENA, Il complesso dell’Aracoeli ..., cit., «Bollettino d’arte», s. 6, 85, n. 114, 2000, pp. 123-124.
72 A. BRUSCHI , Roma, dal Sacco al tempo di Paolo III (1527-50), in Storia dell’architettura italiana.
Il primo Cinquecento ..., cit., pp. 176-181; ID., Roma farnesiana. Città e architetture al tempo di Paolo
III. Il caso del complesso capitolino, in Per Franco Barbieri. Studi di storia dell’arte e dell’architettura, a
cura di E. Avagnina, G. Beltramini, Venezia, Marsilio, 2004, pp. 131-153.
73 ID., Roma, dal Sacco al tempo di Paolo III ..., cit., pp. 179-183; G. SIMONCINI , Roma. Le tra-
75 Per l’insediamento della famiglia Farnese sul colle e la realizzazione degli Orti Farnesiani,
vedi soprattutto: H. GIESS, Studien zur Farnese-Villa am Palatin, «Römisches Jahrbuch für Kunstge-
schichte», XIII, 1971, pp. 179-230; A. VISCOGLIOSI, Gli Orti Farnesiani: cento anni di trasformazioni
(1537-1635), in Gli Orti farnesiani ..., cit., pp. 299-339; D.R. COFFIN, Gardens and Gardening ..., cit.,
pp. 69-75. Vedi anche la sintesi in G. MORGANTI, Gli Orti Farnesiani, Milano, Electa, 1990.
* 133 *
RENATA SAMPERI
76 S. BENEDETTI , La villa di Alessandro Farnese, in Gli Orti farnesiani ..., cit., pp. 273-298;
M. FAGIOLO, Vignola ..., cit., pp. 92-106 e scheda di F.R. Liserre, pp. 303-304.
77 S. BENEDETTI , La villa di Alessandro Farnese ..., cit., pp. 290-297.
* 134 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
to dei diversi andamenti delle preesistenze antiche riutilizzate nella nuova si-
stemazione. Per adattarsi ad esse l’asse di simmetria devia quindi impercetti-
bilmente, fino a una più accentuata rotazione in corrispondenza dell’attacco
con la struttura geometrica del giardino superiore.78
In un confronto diretto e serrato tra strutture antiche e moderne, la nuova
organizzazione architettonica del pendio ripropone e rinnova sul Palatino il
riferimento agli antichi giardini su terrazze, come quelli del Pincio. E l’ecce-
zionale carattere del sito, luogo del nucleo originario della città e poi residenza
degli imperatori, determina le notevoli implicazioni simboliche dell’operazio-
ne, attraverso la quale i Farnese intendono stabilire un diretto legame con la
grandezza dell’antica Roma.79
In rapporto all’insediamento dei Farnese sul Palatino sembra essere l’ini-
ziativa del cameriere segreto di Paolo III, Eurialo Silvestri, il quale nei primi
anni Quaranta avvia la costruzione di un palazzo con giardino sulla collina
della Velia, alle spalle della basilica di Massenzio.80 Eurialo risulta fortemente
legato alla famiglia Farnese e riceve dal papa numerosi incarichi e benefici,
che lo spingono a intraprendere la realizzazione di un’ambiziosa residenza.
Verso il 1546-47 dovevano essere quasi conclusi i lavori edilizi per la costru-
zione del corpo di fabbrica a L, disposto all’angolo tra le attuali vie del Colos-
seo e del Tempio della Pace, lungo il percorso che collegava la torre dei Conti
al Colosseo, allargato e regolarizzato proprio nel 1547.81 L’edificio, con cortile
al livello del piano nobile, presentava sul retro un’ampia area di vigne e orti,
estesa verso il Colosseo e la basilica di Massenzio. Sempre nel 1547 Eurialo
riceve in concessione «il pavimento degli archi» della basilica, per realizzarvi
un giardino pensile.82 Il giardino del palazzo avrebbe cosı̀ potuto svilupparsi
in connessione con la monumentale struttura e affacciarsi verso il Foro, il Pa-
latino e il Colosseo. I lavori per la sistemazione delle aree esterne si interrom-
78 M. QUAST, Zur Planung römischer Villenanlagen der zweiten Hälfte des Cinquecento: die Or-
ganisation des Terrains, «Mitteilungen des Kunsthistorischen Insitutes in Florenz», 38, 1994, 2/3,
pp. 271-274.
79 M. FAGIOLO , Vignola ..., cit., pp. 92-106.
80 Notizie e considerazioni sulla storia del palazzo Silvestri sono tratte prevalentemente dal nu-
mero monografico di «Ricerche di Storia dell’arte», 97, 2009, dedicato a Palazzo Silvestri-Rivaldi a
Roma, a cura di A. Cremona, e in particolare dai contributi di A. CREMONA, Il Palazzo di Eurialo
Silvestri ad Templum Pacis, pp. 17-34 e di E. RONCHETTI, Sulla collezione di antichità di Eurialo Sil-
vestri, pp. 77-87. Sull’argomento vedi inoltre, tra i contributi più recenti: D.R. COFFIN, Gardens and
Gardening ..., cit., pp. 64-65, 67; M.O. ZANDER, La casa di Eurialo Silvestri a Roma, in All’ombra di
‘‘sa’ gilio a celeri di farnesi’’, a cura di E. Galdieri, R. Luzi, atti della giornata di studio (Cellere, 10
apr. 1999), Cellere, 2001, pp. 163-179.
81 G. SIMONCINI , Roma. Le trasformazioni urbane nel Cinquecento ..., cit., pp. 117-118.
82 Il relativo documento, pubblicato in R. LANCIANI , Storia degli scavi ..., cit., II, 1990, pp. 236-
* 135 *
10
RENATA SAMPERI
pono però tra il 1549 e il 1550, quando, dopo la morte di Paolo III, Eurialo
dovette perdere, insieme alle speranze di carriera curiale, anche le motivazioni
e le risorse economiche per il completamento dell’opera. Caduto in abbando-
no, il giardino viene portato a termine solo dopo il 1577 dal nuovo proprie-
tario, il cardinale Alessandro de’ Medici, secondo un elaborato accostamento
di natura e rovine monumentali attribuito a Giacomo Del Duca.83 Si costitui-
sce cosı̀ un ulteriore esempio di palazzo ai margini dell’abitato, la cui facciata
di tipo urbano cela al suo interno una dimensione paesistica di inaspettata ric-
chezza.
Il Quirinale
Sempre maggior rilevanza, dall’inizio del pontificato di Paolo III, riveste
in questo periodo l’emergente zona di ville del Quirinale, interessata da signi-
ficativi interventi privati promossi da personaggi di primissimo piano, nonché
oggetto di importanti iniziative pubbliche di rinnovamento urbano.
Sulla sommità del colle, ruolo fondamentale ricopre ancora una volta la
vigna che era stata di Oliviero Carafa, la quale nel 1545 viene presa in affitto
dalla famiglia Farnese. Entro il 1549 una serie di lavori, condotti probabil-
mente da Jacopo Meleghino, rinnovano il vecchio nucleo nella zona nord-
ovest.84 Committente delle opere sembra essere lo stesso Paolo III, che risulta
soggiornare spesso nella dimora, fino agli ultimi giorni prima della morte nel
novembre del 1549.
Nel 1550 l’intera proprietà Carafa viene presa in affitto dal cardinale fer-
rarese Ippolito d’Este, che vi intraprende immediatamente alcuni lavori nei
giardini.85 Fin dall’inizio, i programmi del cardinale sembrano godere dell’ap-
poggio papale, come dimostra l’intervento di Giulio III nel 1554 per far am-
pliare l’estremità occidentale della via Alta Semita, probabilmente con lo sco-
po di demolire una fila di case che impediva l’accesso alla vigna.86
La situazione cambia con il pontificato di Paolo IV, durante il quale Ip-
polito d’Este viene esiliato nel nord Italia e i lavori attraversano un periodo
83 S. BENEDETTI , Giacomo del Duca e l’architettura del Cinquecento, Roma, Officina, 1972 e
1973, pp. 337-343; P. FANCELLI, Demolizioni e ‘‘restauri’’ di antichità nel Cinquecento romano, in
Roma e l’antico nell’arte e nella cultura del Cinquecento, a cura di M. Fagiolo, Roma, Istituto della
Enciclopedia Italiana, 1985, pp. 386-387.
84 C.L. FROMMEL, La villa e i giardini ..., cit., pp. 17-28.
85 Notizie e considerazioni che seguono sulla villa di Ippolito d’Este sono tratte prevalente-
mente dai seguenti contributi: ivi, pp. 28-47; D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 202-208; ID., Gar-
dens and Gardening ..., cit., pp. 40-41, 45, 83-85; F. BORSI, Il Palazzo del Quirinale, in Il Palazzo del
Quirinale, Roma, Editalia, 1973, pp. 35-46.
86 C.L. FROMMEL, Il Palazzo del Quirinale ..., cit., p. 277.
* 136 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
di stasi. In questi anni, lo stesso papa Carafa soggiorna nella villa, proprietà di
famiglia. Le opere di ristrutturazione e ampliamento dell’intero complesso
possono riprendere soltanto verso la fine del 1559, dopo la morte di Paolo
IV e con il definitivo ritorno a Roma di Ippolito. Nel 1560 il cardinale riesce
ad acquistare o a prendere in affitto altri terreni contigui, tra i quali la grande
vigna Boccaccio, confinante sul lato est e digradante dalla via Alta Semita ver-
so una zona inedificata del rione Trevi. L’acquisizione della vigna, resa diffi-
coltosa per l’opposizione della famiglia Cesi che rivendicava diritti legali sulla
proprietà, è infine possibile grazie all’intervento di papa Pio IV, che in questo
stesso periodo avvia la realizzazione della strada Pia, ampliamento e regolariz-
zazione della via Alta Semita. In relazione a tale programma, il cardinale d’E-
ste avrebbe dovuto demolire gli edifici sporgenti verso la strada, ripararne altri
ed erigere un muro lungo il nuovo tracciato viario. L’interesse di Pio IV è an-
che legato al fatto di aver soggiornato a lungo nella vigna, nella quale egli stes-
so fa eseguire probabilmente alcuni lavori agli edifici e ai giardini.87
Testimonianze specifiche, figurative e descrittive, consentono di ricostrui-
re con buona approssimazione l’assetto della grande villa di Ippolito d’Este,
determinato per iniziativa del cardinale ferrarese, ma predisposto già in alcune
parti ad opera di Oliviero Carafa e dei Farnese.88 Una sommaria ma efficace
visione d’insieme, inserita nel contesto urbano, è inoltre contenuta nella map-
pa di Du Pérac. Nel periodo di massima espansione, la villa si estendeva dalla
piazza di Montecavallo fino alla vigna Grimani e dalla via Pia alla più bassa
strada di fondovalle tra il Quirinale e il Pincio, diretta a porta Salaria. Costi-
tuitosi sulla base di parti eterogenee acquisite e definite in più fasi, il comples-
so presentava un impianto irregolare, suddiviso in alcune zone principali. Nel-
la zona ovest, verso la piazza di Montecavallo, era collocata l’ala residenziale,
con i due edifici della vigna Carafa, tra loro collegati da un articolato sistema
di cortili e giardini segreti. Disposti in parte sul terreno pianeggiante e in parte
con zone terrazzate verso il pendio, tali spazi scoperti erano delimitati da pa-
reti e corpi edilizi e aperti in alcuni punti sulla città e sul paesaggio, attraverso
logge e finestre. Sfruttando il terreno in declivio, al di sotto dell’edificio nord-
occidentale, era ricavata la grande nicchia della fontana ‘da basso’. Un lungo
muro rettilineo interrotto da porte separava questa zona residenziale da quella
del grande giardino orientale, disposto sull’ampia area pianeggiante tra la stra-
87 M. FAGIOLO – M.L. MADONNA , La Roma di Pio IV: il sistema dei «centri direzionali» e la
rifondazione della città, «Arte illustrata», VI, 1973, pp. 186-212; G. SIMONCINI, Roma. Le trasforma-
zioni urbane nel Cinquecento ..., cit., pp. 191-193.
88 C.L. FROMMEL, La villa e i giardini ..., cit., pp. 17-28 e figg. 15, 19; ID ., Il Palazzo del Qui-
rinale ..., cit., fig. 2; F. COLALUCCI – M.G. LAURO, Il cantiere virtuale del Quirinale, «Il Quirinale»,
III, 6, 2007, pp. 111-116.
* 137 *
RENATA SAMPERI
da Pia e il ciglio del colle e affacciato verso il Pincio e la zona nord della città.
La griglia di viali pressoché regolare era tagliata da percorsi diagonali collegati
a due emergenti episodi architettonici: il padiglione a pianta centrale con fon-
tana, e la fontana ‘rustica’, nascosta tra gli alberi all’interno di un articolato
sistema di viali a tridente. Più oltre, separata da una stretta area boscosa,
era la vigna Boccaccio, il cui terreno in declivio, regolarizzato attraverso un
sistema di terrazze, scendeva dal livello della via Pia fino a un ingresso sulla
strada di fondovalle. Al centro della vigna, contornata da un muro di conte-
nimento a esedra, era la fontana ‘del bosco’, disegnata in forma di montagna
artificiale. Lungo la via di porta Salaria, infine, una fascia di terreno in piano
doveva essere coltivata con orti o giardini; una scoscesa scarpata alberata la
separava dal pianeggiante giardino soprastante.
L’operazione estense, rinunciando a un’organica riorganizzazione dell’in-
tero complesso, si configura attraverso una serie di interventi circoscritti, con-
dotti sulla base dell’assetto preesistente. A parte alcune modifiche interne al
fabbricato nord-occidentale, l’attenzione si concentra sui giardini, con l’inse-
rimento di episodi raffinati e sorprendenti e la definizione architettonica di
aree specifiche. Fontane, pergolati e padiglioni, dall’elaborato disegno, sono
associati alle sculture della collezione antiquaria del cardinale e alla splendida
e rara vegetazione, particolarmente ammirata dai contemporanei. I pezzi anti-
chi sono restaurati e spesso adattati a uso di fontane, i pergolati e i padiglioni
in legno costituiscono architetture vegetali, dalle forme antichizzanti ricoperte
di piante rampicanti. Ai giardini formali, con fiori e alberi da frutta, disposti in
aiuole, pergolati e spalliere, sono accostati boschetti di essenze diverse, con
fontane in forma di grotte e ninfei, verosimilmente legati alla tradizione natu-
ralistica dei giardini estensi e ferraresi. La presenza della scultura, infine, con-
tribuisce a costituire immagini e atmosfere dalle implicazioni più profonde e
complesse, con rimandi a temi letterari e concetti filosofici.89
Diversi artefici, il cui ruolo non è sempre chiaramente identificabile, con-
tribuiscono al disegno e all’esecuzione delle varie parti: Girolamo da Carpi,
impiegato nella prima fase degli interventi estensi; Giovanni Alberto Galvani,
responsabile dei lavori strettamente architettonici; Tommaso Ghinucci, per la
sistemazione dei giardini e le opere idrauliche; Curzio Maccarone, impegnato
nella costruzione delle fontane; Pirro Ligorio, solo occasionalmente al servizio
del cardinale, con un ruolo forse di consulente in relazione a singoli progetti;
non ultimo il contributo attivo del committente, portatore di scelte e desideri
specifici.90
89 E.B. MACDOUGALL, Fountains, Statues and Flowers ..., cit., pp. 29-32, 89-111.
90 C.L. FROMMEL, La villa e i giardini ..., cit., pp. 41-44.
* 138 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
Gli altri insediamenti sul colle Quirinale, alcuni dei quali di notevole rile-
vanza, non godono della ricca documentazione disponibile per la villa d’Este e
possono essere ricostruiti soltanto attraverso fonti frammentarie o di carattere
generale. Tra queste, in primo luogo, la mappa di Du Pérac, con un’efficace
rappresentazione delle ville lungo la via Pia alla fine del periodo qui preso in
considerazione.
Sul lato sinistro della strada, oltre la villa d’Este, si susseguono fino all’al-
tezza della chiesa di Santa Susanna e delle terme di Diocleziano, le grandi pro-
prietà costituite dalle vigne dei cardinali Grimani, Rodolfo Pio da Carpi e Nic-
colò Caetani da Sermoneta.91 Più avanti, prima di porta Pia, compaiono due
vigne di dimensioni più modeste, non facilmente identificabili. Tutti gli inse-
diamenti presentano lungo la strada muri di recinzione con portali, delimitanti
ampi terreni coltivati. Gli edifici residenziali sono posti all’interno delle pro-
prietà, in posizione elevata e panoramica, in genere sul ciglio del colle, con
piccoli giardini murati nei pressi dei fabbricati. Ulteriori portali di ingresso so-
no collocati nelle zone a valle.
Descrizioni, lettere e inventari del tempo consentono di precisare meglio
la storia e l’assetto della vigna di Rodolfo Pio da Carpi, gli Horti Pii Carpensis,
come recita l’iscrizione nel portale verso la via Pia.92 L’esistenza della vigna è
documentata fin dal 1543, ma i primi riferimenti certi che la collegano al no-
me del cardinale appaiono nel 1546 e nel 1547. È quindi plausibile che Rodol-
fo l’abbia avuta in affitto per alcuni anni prima dell’acquisto vero e proprio,
risalente al 1549. Dopo la morte di Rodolfo Pio, nel 1564, la proprietà viene
venduta al cardinale Giulio della Rovere, per poi passare nel 1578 al cardinale
Alessandro Sforza. Com’è noto, la villa conteneva una delle più importanti
collezioni antiquarie della città, creata probabilmente nella seconda metà degli
anni Quaranta. Iscrizioni e sculture – associate alla vegetazione, alle fontane,
ai loggiati, alle pergole, ai padiglioni, forse ai frammenti di antiche rovine –
contribuivano a definire il carattere dei diversi spazi aperti. Nei cortili e nei
giardini segreti, con alberi e fiori, i pezzi della collezione dovevano essere si-
stemati in maniera ordinata e strutturata, soprattutto all’interno di nicchie.
Una fontana in forma di grotta, adorna di statue e schermata da una loggia
dipinta, era ricavata nelle sostruzioni del palazzo, fondato su antiche strutture.
91 D.R. COFFIN , The Villa ..., cit., pp. 193-201. Sulla villa Caetani vedi anche L. MARCUCCI , Per-
sistenze e trasformazioni nella ‘‘Piazza di Termini’’. Dagli orti cinquecenteschi ai progetti di Marcello
Piacentini, in Architettura: processualità ..., cit., pp. 315-320.
92 Per la storia, la ricostruzione e l’analisi della villa vedi soprattutto: C. HÜLSEN, Römische An-
tikengärten ..., cit., pp. 43-84; D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 195-200; ID., Gardens and Garde-
ning ..., cit., pp. 25-27, 38-39, 66-67; S. EICHE, Cardinal Giulio della Rovere and the vigna Carpi,
«Journal of the Society of Architectural Historians», 45, 1986, pp. 115-133.
* 139 *
RENATA SAMPERI
cit., p. 129.
96 R. LANCIANI , Storia degli scavi ..., cit., III, 1990, p. 196; D.R. COFFIN, The Villa ..., cit.,
pp. 190-192.
* 140 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
97 R. LANCIANI, Storia degli scavi ..., cit., III, 1990, pp. 196-197.
98 Ivi, pp. 196-198; D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 190-191; ID., Gardens and Gardening ...,
cit., pp. 127-128.
99 D.R. COFFIN , The Villa ..., cit., p. 191.
102 Ibid.
103 Sull’argomento vedi, tra gli altri: J.J. GLOTON , La villa italienne à la fin de la Renaissance.
* 141 *
RENATA SAMPERI
città, l’opera, realizzata entro la morte del cardinale nel 1560, è purtroppo scar-
samente documentata e la sua migliore raffigurazione è costituita dalla somma-
ria rappresentazione nella mappa di Du Pérac. Al centro dell’esedra è innalzato
un casino residenziale su due piani, con facciata a doppio loggiato sormontata
da timpano triangolare, affiancato, a quanto pare, da due piccoli padiglioni a
un solo livello. Le pareti curve dell’emiciclo appaiono ristrutturate e sopraele-
vate di un piano, in corrispondenza del quale sono aperte una serie di finestre.
Sul davanti lo spazio del giardino è delimitato da un muro di recinzione dal-
l’aggiornato disegno, coronato da una fila di finestre, con portale centrale in
asse con il casino.104 Un ingresso secondario è rivolto verso il Quirinale, nello
slargo di fronte alla chiesa di Santa Susanna. Anche gli Horti Bellaiani, dal no-
me antichizzante iscritto nel portale, ospitavano una notevole collezione anti-
quaria, disposta nel giardino e associata a una ricca e varia vegetazione, siste-
mata in pergolati, padiglioni di verzura e spalliere lungo i muri dell’esedra.
Come in altri giardini del tempo, la presenza delle rovine arricchisce di ulterio-
ri implicazioni l’evocazione dell’antichità. Ma qui le antiche strutture, anziché
essere apprezzate nella loro condizione di rudere e semplicemente accostate
agli altri elementi della composizione, come nell’atteggiamento più comune,
sono invece assorbite in un compiuto disegno moderno. Le pareti curve dell’e-
sedra sono convertite nelle ali del nuovo edificio residenziale, con facciata sor-
montata da un timpano; una disposizione che ricorda la forma del cortile di
villa Giulia e che potrebbe aver suggerito consimili impianti di ville palladia-
ne.105 La curva accoglie il giardino, chiudendolo e delimitandolo nella sua for-
ma geometrica rispetto allo spazio circostante. Nel contempo, l’antica muraglia
viene adibita nella sua parte più alta a passeggiata panoramica, aperta verso la
campagna e le ville del Quirinale, con scorci in lontananza sulla città.106
Sempre all’altezza delle terme di Diocleziano può essere infine identificato
un altro insediamento lungo la via Pia, quello della vigna Panzani, costituita
da un piccolo giardino murato, dotato di casino e grande portale, compren-
dente i resti di una piccola esedra termale.107
Verso la fine degli anni Settanta, la zona di ville sul Quirinale appare dun-
que come un insieme di insediamenti tra loro piuttosto eterogenei, pur in pre-
104 Lo stato delle rovine prima degli interventi del du Bellay e il dettaglio del muro realizzato dal
cardinale sono rappresentati in due disegni del Dosio (Firenze, Uffizi, 2573 A e 2547 A). Per la so-
luzione architettonica del muro e per i due disegni, vedi L. MARCUCCI, Persistenze e trasformazioni ...,
cit., pp. 312-315 e figg. 3-4.
105 Per il riferimento all’architettura palladiana, proposto da diversi studiosi, vedi le considera-
zioni e le indicazioni bibliografiche in P. FANCELLI, Demolizioni e ‘‘restauri’’ ..., cit., pp. 387-388.
106 M. BROCK , La villa romana del Cinquecento ..., cit., pp. 342-343.
107 D.R. COFFIN , The Villa ..., cit., pp. 201-202; ID ., Gardens and Gardening ..., cit., p. 134.
* 142 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
108 I portali documentati sono quelli delle ville Grimani, Pio da Carpi, Caetani, Panzani e Du
Bellay. Il portale della vigna Panzani è tuttora conservato come ingresso al museo delle Terme di
Diocleziano. Sull’argomento vedi: D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 194-195, 198, 200-202; ID.,
Gardens and Gardening ..., cit., pp. 67-69; E.B. MACDOUGALL, Michelangelo and the Porta Pia,
«Journal of the Society of Architectural Historians», XIX, 1960, pp. 97-108.
109 Per considerazioni su questi temi, vedi, tra gli altri, J.S. ACKERMAN , The Architecture of Mi-
chelangelo, London, Zwemmer, 1961, trad. it. L’architettura di Michelangelo, Torino, Einaudi, 1968,
pp. 99-100; C. CONFORTI, Via Pia ..., cit.
110 U. GNOLI , Topografia e toponomastica di Roma medioevale e moderna, nuova edizione ac-
* 143 *
RENATA SAMPERI
stauri’’ ..., cit., p. 387; D.R. COFFIN, Gardens and Gardening ..., cit., pp. 65-67.
115 Notizie, ipotesi e considerazioni relative alla vigna di Marcello Crescenzi sono tratte da
* 144 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
116 Per la ricostruzione delle vicende riguardanti la villa Ricci vedi: G.M. ANDRES, Nanni di Bac-
cio Bigio et la villa Médicis, in La Villa Médicis. II. Etudes ..., cit., pp. 227-256; ID., Le jardin du car-
dinal Ricci, in ivi, pp. 342-349; D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 219-224.
117 G. SIMONCINI , Roma. Le trasformazioni urbane nel Cinquecento ..., cit., pp. 197-198.
118 Per l’impianto del giardino, rimasto nelle sue linee generali sostanzialmente invariato sotto i
Medici, vedi la planimetria in scala redatta intorno al 1740 (La Villa Médicis. I. Documentation et
description, Rome, Académie de France à Rome, 1989, pp. 54-55).
* 145 *
RENATA SAMPERI
119 Come testimoniato da Sallustio Peruzzi, il tempio fu «rovinato dal cardinal Riccio per acco-
modar la sua vigna» (F.E. KELLER, Une villa de la Renaissance ..., cit., p. 73, nota 35). Tuttavia, il
fatto che le rovine siano ancora visibili nella veduta di Du Pérac suggerisce che la realizzazione della
montagna artificiale sia dovuta al cardinale de’ Medici (G.M. ANDRES, Le jardin ..., cit., p. 346).
120 Il sistema descritto è chiaramente rappresentato nella pianta settecentesca citata alla nota
118. Le considerazioni svolte sull’impostazione dell’impianto della villa sono tratte principalmente
da M. QUAST, Zur Planung römischer Villenanlagen ..., cit., pp. 253-258.
* 146 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
lone al centro della facciata la vista poteva aprirsi sulla città sottostante, dal-
l’interno del giardino murato lo stesso panorama era inquadrato dalle piccole
finestre aperte nell’alto muro di recinzione a fianco dell’edificio e soltanto dai
punti più elevati del giardino lo sguardo poteva spaziare liberamente sulla cit-
tà e sulla campagna circostante.
La preminenza assunta nel paesaggio del Pincio dalla villa di Giovanni
Ricci è ben restituita dalla veduta di Du Pérac. Confinante a occidente con
il viale d’ingresso dalla via di Porta Pinciana, la stessa veduta rappresenta la
vigna di Paolo Giordano Orsini, appartenuta alla fine del Quattrocento al car-
dinale Michiel; dall’assetto visibilmente arcaico, con l’asimmetrico casino tur-
rito collocato sulla sommità di un’altura, il luogo appare accessibile dalla via di
Porta Pinciana attraverso un ripido e tortuoso sentiero in salita.121
Più a est, al di là della strada, sul versante del colle verso il Quirinale, sono
rappresentate altre vigne con edifici. Tra queste può essere identificata la vi-
gna del cardinale Flavio Orsini, situata lungo la via di Porta Salaria.122 Ad essa
contigua è la vigna di Cecchino Del Nero, con portale d’ingresso sulla via di
Porta Pinciana. Da qui un diritto viale alberato conduce al casino, situato in
posizione elevata al centro del terreno. Il dato più interessante è certamente
costituito dall’inusuale forma a croce dell’edificio, con quattro bracci sporgen-
ti da un’alta torre centrale. Si tratta evidentemente del primo nucleo del cele-
bre casino dell’Aurora, unico elemento tuttora conservato della grande villa
seicentesca del cardinale Ludovisi, il quale acquisterà la vigna Del Nero nel
1596.123
129-151.
* 147 *
RENATA SAMPERI
Sul luogo, comprendente i resti di antichi edifici, vengono impiantati una vi-
gna e un giardino segreto, con spalliere di granati, melangoli, cotogni, mortelle
e rose. Nei primi anni Cinquanta sono inoltre testimoniate ingenti spese per la
costruzione di una torre e di altre strutture edilizie, portata avanti dopo la
morte di Giulio (1550) dall’erede Alfonso Gonzaga. L’insediamento, affaccia-
to sul fiume, è rappresentato nelle piante di Roma di Bufalini (1551) e di Pirro
Ligorio (1552),124 rispettivamente con le denominazioni evocative di virida-
rium e di horti, a indicare la funzione e il carattere dell’operazione.125
Sul lato opposto dell’Aventino, presso la chiesa di Santa Balbina e le terme
di Caracalla, era posto un piccolo casino dalla raffinata architettura, con log-
gia voltata ad archi inquadrati da un ordine dorico. La costruzione dell’edifi-
cio – demolito e poi ricostruito sull’attuale piazza di porta Capena nel 1911 –
può essere attribuita alla famiglia romana dei Boccapaduli, che realizza l’opera
probabilmente verso la fine degli anni Quaranta. Il piccolo edificio doveva es-
sere associato a una vigna con giardino ed era evidentemente concepito per
brevi soggiorni di carattere giornaliero.126
124 Le piante di Roma, a cura di A.P. Frutaz, 3 voll., Roma, Istituto di Studi Romani, 1962, II,
* 148 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
visione di ulteriori espansioni verso i contigui colli orientali più lontani dall’a-
bitato. Gli ambiziosi programmi di sviluppo concepiti nei pontificati Boncom-
pagni e Peretti vengono, tuttavia, realizzati in maniera diversa rispetto alle
previsioni iniziali, comprendendo solo in minima parte forme di lottizzazione
intensiva.127 Il risultato è che le zone interessate, innervate da nuovi importan-
ti tracciati viari, conservano per lo più, fino alla conclusione del secolo, un as-
setto insediativo di carattere estensivo. A parte l’eccezionale villa Montalto, la
formazione di nuovi insediamenti con giardini si limita ad alcuni casi circo-
scritti e le nuove direttrici di sviluppo impostate nell’ultima parte del Cinque-
cento verranno sostanziate da interventi più numerosi e consistenti soltanto
nel secolo successivo.
Diversa, rispetto a quanto tratteggiato per la parte orientale della città, è la
situazione del Vaticano e della zona limitrofa di via della Lungara. Il palazzo
apostolico, passato ormai in secondo piano rispetto ad altre dimore pontificie,
sembra ricoprire in questo periodo soprattutto funzioni di governo, piuttosto
che residenziali e rappresentative.128 È cosı̀ che a partire dagli anni Sessanta, e
fino alla conclusione del secolo, i giardini vaticani non si arricchiscono di nuo-
vi significativi interventi;129 piuttosto, nell’area del cortile del Belvedere, la co-
struzione della nuova biblioteca voluta da Sisto V compromette irrimediabil-
mente la qualità dello spazio disegnato da Bramante.
Anche le ville di via della Lungara non sono interessate in questi anni da
nuovi interventi di rilievo e la strada mantiene sostanzialmente il carattere ac-
quisito nel corso del Cinquecento. Durante il pontificato di Gregorio XIII si
segnala tuttavia, nell’area della proprietà Riario, l’avvio di operazioni di lottiz-
zazione dei terreni a fini di reddito, con l’apertura di percorsi di impianto di-
ramati dalla strada. Al momento si tratta di iniziative ancora circoscritte, che
solo nel secolo successivo verranno portate avanti con una più sistematica
opera di urbanizzazione.130
I nuovi interventi sulle ville, localizzati prevalentemente nella zona collina-
re orientale della città, riprendono e sviluppano molti caratteri e tendenze del
periodo precedente. A fronte del generale ridimensionamento del ruolo del-
l’Antico nell’architettura di fine secolo, le ville continuano in genere ad acco-
gliere sistemazioni di gusto antiquario. I giardini rivestono ancora un ruolo
preponderante rispetto alle parti edificate e negli esempi più significativi, co-
127 G. SIMONCINI , Roma. Le trasformazioni urbane nel Cinquecento ..., cit., pp. 263-273, 310-
336, 346-355.
128 Ivi, p. 307.
129 A. CAMPITELLI , Gli horti dei papi ..., cit., pp. 117-119.
* 149 *
RENATA SAMPERI
stituiti dalle ville Montalto e Mattei, il disegno degli spazi aperti è oggetto di
notevole cura progettuale. Dispiegando una vasta gamma di soluzioni compo-
sitive, formali e informali, l’assetto di tali ville rivela una particolare attenzione
al rapporto con il luogo e con il contesto, sia urbano che rurale. Soprattutto,
come si vedrà, nella grandissima villa Montalto, l’organizzazione degli spazi
consente di integrare tra loro aree diverse anche molto estese, affermando
una nuova concezione paesaggistica dalle importanti conseguenze future.
Un efficace e attendibile quadro generale delle nuove realizzazioni, in rap-
porto alla situazione urbana, è offerto dalla pianta prospettica di Antonio
Tempesta del 1593.
Il Quirinale
A partire dagli anni Settanta, le nuove iniziative nella zona del Quirinale
riguardano in primo luogo, ancora una volta, la residenza sulla sommità del
colle, passata dopo la morte di Ippolito nel 1572 al cardinale Luigi d’Este.
Fin dall’inizio del suo pontificato, Gregorio XIII soggiorna spesso nel luogo
e pensa a una sua ristrutturazione, avviata però soltanto nel 1583, su disegno
di Ottaviano Mascarino.131 I progetti conservati documentano diverse propo-
ste di rifacimento della parte residenziale della villa verso la piazza di Monte-
cavallo. In un primo momento si prevede l’ampliamento e la regolarizzazione
del fabbricato nord-occidentale, secondo un impianto che riprende ed elabora
il tipo di villa con loggia centrale affiancata da ali avanzate. Nel progetto de-
finitivo, il carattere aperto di tale disposizione, proposta peraltro con brevis-
sime ali, è contraddetto dalla sostanziale chiusura dello spazio antistante: da-
vanti alla loggia, infatti, un grande cortile rettangolare, delimitato da portici
sui lati lunghi, doveva collegare l’edificio con il palazzetto all’angolo con la
via Pia. Di questo è previsto un completo rifacimento, con orientamento delle
murature secondo le coordinate del nuovo complesso e una nuova loggia tra
avancorpi laterali, che replica e fronteggia l’altra. Un’architettura regolare e
rappresentativa, sostanzialmente chiusa verso l’esterno, si sarebbe cosı̀ sosti-
tuita all’insieme aperto e quasi pittoresco della villa estense.
La realizzazione del progetto voluto da Gregorio XIII si interrompe nel
1585 con la morte del papa, limitandosi alla costruzione dell’edificio a
nord-ovest; ma l’assetto previsto, incentrato sul grande cortile, prelude già alla
trasformazione della villa in palazzo pontificio, portata avanti da Sisto V e
Paolo V. Nel 1587 la proprietà è acquistata dalla Camera Apostolica e Sisto V
131 C.L. FROMMEL, La villa e i giardini ..., cit., pp. 47-54; D.R. COFFIN , The Villa ..., cit.,
pp. 208-212; F. BORSI, Il Palazzo del Quirinale ..., cit., pp. 47-59.
* 150 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
132 C.L. FROMMEL, Il Palazzo del Quirinale ..., cit., p. 280; D.R. COFFIN, The Villa ..., cit.,
pp. 212-213; F. BORSI, Il Palazzo del Quirinale ..., cit., pp. 61-71.
133 G. SIMONCINI , Roma. Le trasformazioni urbane nel Cinquecento ..., cit., pp. 349-352.
* 151 *
11
RENATA SAMPERI
137 S.B. BUTTERS, Ammannati et la villa Médicis, in La Villa Médicis. II. Etudes ..., cit., pp. 257-
* 152 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
Il Viminale e l’Esquilino
A seguito delle iniziative sistine, il territorio rurale del Viminale e dell’E-
squilino, caratterizzato fino a quel tempo dalla dominante presenza di campi
aperti, assume una nuova configurazione. Come mostra a livello generale la
pianta del Tempesta, sono ora diffusi nuovi insediamenti comprendenti vigne,
giardini e piccoli edifici, delimitati da muri di cinta con portali.139
Tra tutti, spicca la vastissima area occupata dalla villa Montalto, realizzata
in due fasi, su disegno di Domenico Fontana, dallo stesso Felice Peretti Mon-
talto, prima come cardinale (1578-85), poi come pontefice (1585-90); dopo la
sua morte, tra la fine del Cinquecento e l’inizio del secolo successivo, altri in-
terventi sono condotti dagli eredi, e in particolare dal cardinale Alessandro
Peretti Montalto.140 Nell’assetto finale, con l’ampliamento del nucleo cardina-
lizio attraverso ulteriori acquisti, la proprietà si espande dalle terme di Diocle-
ziano e dalla basilica di Santa Maria Maggiore fino alla porta San Lorenzo,
venendo a costituire la più estesa tra le ville del tempo entro le mura. Gli in-
gressi principali sono posti in prossimità di fondamentali nodi strategici della
Roma sistina: il portale del Viminale è aperto presso la basilica di Santa Maria
Maggiore, quello verso il Quirinale è rivolto verso la piazza di Termini, al cen-
tro di varie e importanti iniziative di riqualificazione formale e funzionale. In-
terventi di un certo impegno sullo spazio urbano circostante garantiscono la
visibilità degli ingressi anche da lontano. Dalla parte del Viminale, la demoli-
zione della piccola chiesa di Sant’Alberto, oltre a consentire il passaggio della
nuova strada Felice, libera la visuale dalla via della Suburra. Verso la piazza di
139 G. SIMONCINI, Roma. Le trasformazioni urbane nel Cinquecento ..., cit., pp. 354-355.
140 M. QUAST, Die Villa Montalto in Rom. Entstehung und Gestalt im Cinquecento, München,
Tuduv, 1991; ID., Zur Planung römischer Villenanlagen ..., cit., pp. 261-263, 266-269; D.R. COFFIN,
The Villa ..., cit., pp. 365-370; ID., Gardens and Gardening ..., cit., pp. 97-99, 142-145; G. SIMON-
CINI, «Roma restaurata»: rinnovamento urbano al tempo di Sisto V, Firenze, Olschki, 1990, pp. 31-35.
* 153 *
RENATA SAMPERI
* 154 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
141 C. PIETRANGELI , La villa Strozzi al Viminale, in Saggi di Storia dell’architettura in onore del
146 Per le ville Altieri e Palombara, vedi I. BELLI BARSALI , Ville di Roma ..., cit., pp. 406-407,
328, 380-382.
148 Sull’argomento vedi soprattutto: E.B. MAC DOUGALL, The Villa Mattei and the Development
of the Roman Garden Style, Ph.D. dissertation, Harvard University, 1970; EAD., A circus, a wild man
and a dragon: family history and the Villa Mattei, «Journal of the Society of Architectural Historians»,
42, 1983, pp. 121-130; S. BENEDETTI, Giacomo Del Duca ..., cit., pp. 308-336; D.R. COFFIN, Gardens
* 155 *
RENATA SAMPERI
and Gardening ..., cit., pp. 96-97; C. BENOCCI, La Villa Mattei: dal XVI al XX secolo; il palazzetto, il
parco, le collezioni, in Villa Celimontana, a cura di C. Benocci, Torino, Nuova Eri, 1991, pp. 17-94;
M. QUAST, Zur Planung römischer Villenanlagen ..., cit., pp. 264-265.
* 156 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE
149 E.B. MACDOUGALL, A circus, a wild man and a dragon ..., cit.
* 157 *
Fig. 1. Mappa di M. Cartaro, 1576 (da Le piante di Roma, 1962, II, tav. 238).
Fig. 2. Particolare della zona del Vaticano nella mappa di E. Du Pérac, 1577 (da Le piante di Roma, 1962, II,
tav. 251): localizzazione indicativa di alcuni insediamenti e giardini. Legenda: 1. Cortile del Belvedere; 2. Cortile
delle Statue; 3. Giardino di Clemente VII; 4. Giardino di Paolo III; 5. Giardino di Giulio III; 6. Casino di
Pio IV; 7. Palazzo Cesi; 8. Villa Altoviti.
Fig. 3. Particolare della zona di via della Lungara e del Gianicolo nella mappa di E. Du Pérac, 1577 (da Le
piante di Roma, 1962, II, tav. 250): localizzazione indicativa di alcuni insediamenti e giardini. Legenda: 1. Villa
Chigi (poi Farnesina); 2. Vigna Farnese; 3. Palazzo Riario; 4. Palazzo Adimari-Salviati; 5. Villa Turini-Lante.
Fig. 4. Particolare delle zone del Campidoglio, del Palatino, dei Fori e dell’Aventino nella mappa di E. Du
Pérac, 1577 (da Le piante di Roma, 1962, II, tav. 249): localizzazione indicativa di alcuni insediamenti e giardini.
Legenda: 1. Villa di Paolo III; 2. Orti Farnesiani; 3. Palazzo Silvestri; 4. Vigna Boccapaduli.
Fig. 5. Particolare della zona del Quirinale nella mappa di E. Du Pérac, 1577 (da Le piante di Roma, 1962, II,
tav. 254): localizzazione indicativa di alcuni insediamenti e giardini. Legenda: 1. Villa Carafa-d’Este; 2. Villa
Grimani; 3. Villa Pio da Carpi (passata nel 1564 al card. Giulio della Rovere); 4. Vigna Caetani da Sermoneta;
5. Vigna Vitelli; 6. Giardino del monastero di S. Silvestro; 7. Vigna Ferreri; 8. Vigna Lanciarini da Fano;
9. Vigna Ghinucci; 10. Vigna di Gianandrea Croce; 11. Vigna Colonna-Bandini; 12. Vigna del cardinale di Trento;
13. Vigna Sadoleto; 14. Orti Du Bellay; 15. Vigna Panzani.
Fig. 6. Particolare della zona di Campo Marzio e del Pincio nella mappa di E. Du Pérac, 1577 (da Le piante di
Roma, 1962, II, tav. 255): localizzazione indicativa di alcuni insediamenti e giardini. Legenda: 1. Giardini
Colocci e Del Bufalo; 2. Giardino del card. Flavio Orsini; 3. Villa Ricci-Medici; 4. Vigna di Paolo Giordano
Orsini (appartenuta alla fine del XV sec. al card. Giovanni Michiel); 5. Vigna del cardinale Flavio Orsini
(riferita nella pianta di Bufalini ad Ascanio de Cornea); 6. Vigna di Cecchino Del Nero.
Fig. 7. Particolare delle zone del Quirinale, del Viminale e dell’Esquilino nella mappa di A. Tempesta, 1593
(da Le piante di Roma, 1962, II, tavv. 264-265): localizzazione indicativa di alcuni insediamenti e giardini.
Legenda: 1. Palazzo pontificio; 2. Villa Grimani; 3. Villa Sforza (già villa Pio da Carpi); 4. Villa Montalto;
5. Villa Strozzi; 6. Villa Vitelli (poi Aldobrandini).
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Fig. 8. Particolare della zona di San Giovanni in Laterano e di Santa Croce in Gerusalemme nella mappa di
A. Tempesta, 1593 (da Le piante di Roma, 1962, II, tav. 266). Fig. 9. Particolare della zona del Celio e delle
terme di Caracalla nella mappa di A. Tempesta, 1593 (da Le piante di Roma, 1962, II, tav. 267): localizzazione
indicativa di alcuni insediamenti e giardini. Legenda: 1. Villa Mattei; 2. Vigna Boccapaduli.