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RENATA SAMPERI

LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI


Estratto dal volume:
E DELLE VILLE (FINE XV-XVI SECOLO)
ROMA
LE TRASFORMAZIONI URBANE
NEL CINQUECENTO
II
DALLA CITTÀ AL TERRITORIO

a cura di
GIORGIO SIMONCINI

FIRENZE
L E O S. O L S C H K I E D I T O R E
MMXI
RENATA SAMPERI

LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE


(FINE XV-XVI SECOLO)

Nell’Italia del Cinquecento l’architettura delle ville costituisce una compo-


nente fondamentale dell’assetto e dell’immagine del territorio. La villa, intesa
come residenza di campagna destinata fondamentalmente ad attività legate al
piacere e al riposo, assume a Roma caratteri del tutto peculiari.1 Com’è noto,
infatti, la maggior parte delle numerose ville romane del tempo si colloca al-
l’interno della cinta muraria o poco fuori da essa, negli ampi spazi liberi sul
luogo della città antica, divenuti disponibili con la contrazione dell’abitato
medievale e ridotti a campagna. Una campagna disseminata di vigne, ma resa
singolare dalla presenza e dalla vicinanza di strutture urbane, segno della sto-
ria, unica e straordinaria, della città.
Fondamentali premesse per le vicende cinquecentesche vengono poste nella
seconda metà del secolo precedente, in stretta relazione con la particolare con-
formazione urbana. Nel Quattrocento la zona abitata, ridotta ma in fase di
espansione, risulta decentrata verso nord-ovest rispetto al perimetro murario,
con il polo del Vaticano racchiuso dalle mura leonine e dislocato in posizione
periferica. Il tessuto edilizio presenta densità variabili ed è costituito da più nu-

1 Per la definizione del concetto di villa vedi J.S. ACKERMAN , The Villa. Form and Ideology of

Country Houses, Princeton, New Jersey, Princeton University Press, 1990, trad. it. La villa. Forma e
ideologia, Torino, Einaudi, 1992, pp. 3-37. Tra gli innumerevoli studi generali riguardanti le ville ro-
mane del Cinquecento, si ricordano i principali contributi utilizzati per la stesura di questo saggio:
D.R. COFFIN, The Villa in the Life of Renaissance Rome, Princeton, New Jersey, Princeton University
Press, 1979; ID., Gardens and Gardening in Papal Rome, Princeton, New Jersey, Princeton University
Press, 1991; I. BELLI BARSALI, Ville di Roma, II ed., Milano, Rusconi, 1983; M. FAGIOLO, Ville e giar-
dini di Roma, Milano, Jaca Book, 2001; C. LAZZARO, The Italian Renaissance garden: from the con-
ventions of planting, design and ornament to the grand gardens of sixteenth century central Italy, New
Haven, Yale University Press, 1990; E.B. MACDOUGALL, Fountains, Statues and Flowers: Studies in
Italian Gardens of the Sixteenth and Seventeenth Centuries, Washington (DC), Dumbarton Oaks Re-
search Library and Collection, 1994; M. AZZI VISENTINI, La villa in Italia. Quattrocento e Cinque-
cento, Milano, Electa, 1995.

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clei principali, situati ai piedi del Campidoglio e nell’ansa del Tevere, e da di-
versi nuclei minori.2 I rioni situati nell’ansa del fiume sono abitati con maggiore
densità, mentre le zone di margine presentano un tessuto meno intensivo, co-
stituito da piccoli gruppi di case a schiera, con orti sul retro, o da basse case
isolate, con terreno coltivato intorno. Il limite tra città e campagna appare dun-
que articolato e non sempre chiaramente definito, con l’irregolare agglomerato
urbano interrotto da aree inedificate, specie nelle zone di espansione. Al di là
della parte di città utilizzata a fini residenziali, si estende una campagna intra-
muranea, prevalentemente disabitata ma non per questo abbandonata, dove si
svolgono attività di carattere agricolo, spesso finalizzate a un diretto autoconsu-
mo. Il suolo è coperto in prevalenza da vigne, costituite oltre che da coltivazioni
a vigneto, anche da orti, canneti, alberi da frutto e oliveti.3
Ovunque, nel minuto tessuto dell’abitato e nel vasto disabitato circostan-
te, i resti della città imperiale, già ricca di parchi e ville monumentali, costitui-
scono una presenza forte e diffusa: costruzioni imponenti, che insieme ai prin-
cipali edifici cristiani dominano la scena nelle vedute di fine Quattrocento, ma
anche rovine più minute mescolate alle vigne, agli orti e alle case, alterate da
costruzioni successive, spogliate per ricavare materiali da costruzione, in parte
sepolte da terra e ammassi di macerie. Nei terreni coltivati, frammenti di sta-
tue o di altri oggetti antichi, sparsi un po’ dovunque, possono divenire occa-
sionali motivi decorativi.
È in questo contesto particolare che nella seconda metà del XV secolo,
con l’affermazione in città della nuova cultura umanistica e nell’ambito delle
prime iniziative di rinnovamento urbano, prende l’avvio un processo di tra-
sformazione delle aree verdi e inedificate che condurrà, attraverso gli sviluppi
del secolo successivo, alla fioritura di una stagione tra le più ricche e originali
nella produzione dell’architettura di villa. Inizia cosı̀, in alcune aree ancora cir-
coscritte, un’attività di compravendita di terreni agricoli, anche con l’accorpa-
mento di più vigne limitrofe, per la realizzazione di insediamenti con giardini
e con nuovi edifici di carattere residenziale, destinati a soggiorni più o meno
lunghi o anche a brevi soste entro l’arco della giornata.4 Il termine ‘vigna’ con-
tinuerà tuttavia, ancora nel Cinquecento, a essere utilizzato nella maggior par-
te dei casi per indicare anche questi insediamenti che assumono ormai il ca-
rattere di ville.

2 G. SIMONCINI , Roma. Le trasformazioni urbane nel Quattrocento. I. Topografia e urbanistica da

Bonifacio IX ad Alessandro VI, Firenze, Olschki, 2004, pp. 253-254.


3 D. ESPOSITO , Vigneti e orti entro le mura: utilizzo del suolo e strutture insediative, in Roma. Le

trasformazioni urbane nel Quattrocento. II. Funzioni urbane e tipologie edilizie, a cura di G. Simon-
cini, Firenze, Olschki, 2004, pp. 210-215.
4 Ivi, pp. 221-228.

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Le aree di prevalente collocazione delle nuove ville si dispongono in pros-


simità dell’agglomerato urbano e si sviluppano, dalla seconda metà del Quat-
trocento e lungo tutto il XVI secolo, in relazione alla crescita e all’organizza-
zione della città. Sulla riva destra del Tevere, soprattutto fino alla metà del
Cinquecento, le ville sorgono intorno al Vaticano, da Monte Mario alle spon-
de del fiume presso Castel Sant’Angelo e, più a sud, nella zona di via della
Lungara e del Gianicolo. Sulla riva sinistra, gli insediamenti interessano prin-
cipalmente l’arco collinare a est dell’abitato, a partire dal Quirinale e dal Pin-
cio, che rivestono un ruolo di primo piano per tutto il periodo qui considera-
to. Episodi più circoscritti, seppur di grande rilevanza, riguardano le zone del
Campidoglio e del Palatino, mentre soltanto negli ultimi decenni del Cinque-
cento il fenomeno coinvolge il Viminale, l’Esquilino e il Celio, più lontani dal-
l’abitato. Tale collocazione territoriale è motivata dalla presenza di qualità
paesistiche, climatiche e antiquarie, e nel contempo dalla vicinanza e dal col-
legamento viario con il centro urbano, e in particolare con le zone più vitali
della città, con quelle di espansione e con i luoghi di potere. Determinante,
in questo senso, è il ruolo di attrazione esercitato dalle residenze pontificie
– da quella vaticana alle altre dimore stabilite dai diversi pontefici soprattutto
sulla sponda sinistra del fiume – esse stesse spesso concepite in forma di villa.
Inoltre, la particolare conformazione aperta e poco compatta dell’agglomerato
urbano favorisce, soprattutto nelle sue zone di margine e in quelle meno in-
tensive, la formazione di residenze cittadine provviste di spazi aperti sistemati
a giardino, anche di grande estensione. Al limite delle zone abitate, alcuni pa-
lazzi urbani acquisiscono cosı̀ parti e caratteri delle ville, nell’ambito di una
più generale commistione e contaminazione tipologica, che coinvolge la con-
cezione stessa del palazzo e della villa.
In relazione alla distribuzione territoriale, i nuovi insediamenti di ville ri-
sultano in varia misura condizionati dalla presenza della città. Se le aree extra-
muranee a nord del Vaticano si collocano in un contesto decisamente rurale,
seppur in prossimità dell’abitato, le altre zone sono tutte a stretto contatto con
strutture di carattere urbano – mura, rovine, percorsi di origine antica e me-
dievale – con le quali le ville devono confrontarsi. Soluzioni diverse vengono
messe a punto per risolvere il rapporto con i resti delle architetture antiche,
mentre numerosi tracciati viari esistenti accolgono la disposizione di residenze
con giardini e vengono riconfigurati, in alcuni casi, come strade di ville. Nel
corso del Cinquecento, inoltre, le nuove zone di residenze suburbane sono og-
getto di rapidi cambiamenti e trasformazioni, legati agli intensi processi di svi-
luppo e di crescita della città.
Già nel Quattrocento, come poi nel corso del secolo successivo, le princi-
pali iniziative sono dovute a esponenti della nuova classe dirigente della Roma
rinascimentale. Oltre ai papi, ricchi e colti cardinali e altri personaggi al segui-

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to della curia pontificia, come prelati, funzionari e banchieri, generalmente


non romani, sono i principali promotori delle operazioni più documentate e
significative. L’ambiente culturale nel quale essi si muovono, indirizzato e ispi-
rato da umanisti e intellettuali di curia, suscita indubbiamente l’interesse verso
il tema della villa, luogo per eccellenza in grado di soddisfare molteplici esi-
genze legate alla ripresa della cultura antica. E gli stessi umanisti prediligono
come ambiente d’incontro e di studio proprio le vigne intramuranee, nelle
quali il contatto con la natura è arricchito dalla presenza fisica delle antiche
memorie. Più sporadiche sono le iniziative ad opera di committenti romani,
proprietari di vigne e di residenze nel centro abitato, ma di solito in grado
di condurre operazioni di più modesta portata.
Dal punto di vista funzionale, infine, la vicinanza e il contatto con l’abitato
determina nelle ville la necessità di destinazioni ulteriori accanto alle specifi-
che attività di diletto e di svago. Alle esigenze dell’otium, tipico della vita di
campagna, si uniscono funzioni politiche, simboliche e di rappresentanza, ol-
tre che residenziali, legate al negotium, a occupazioni e responsabilità della vi-
ta urbana; in molti casi senza il venir meno delle tradizionali, seppur limitate,
attività agricole.

LE PREMESSE QUATTROCENTESCHE

In assenza di attendibili mappe generali della città, la ricostruzione degli


interventi quattrocenteschi può avvalersi soltanto di una documentazione
estremamente frammentaria. Se alcuni edifici sono tuttora conservati e docu-
mentati, di molti insediamenti è andata completamente perduta qualsiasi trac-
cia fisica e le attuali conoscenze si basano generalmente su semplici citazioni o
scarne descrizioni, che non consentono di ricostruirne la consistenza.
Nel Quattrocento, a partire dalla metà del secolo e soprattutto negli ultimi
decenni, la distribuzione sul territorio dei principali interventi interessa preva-
lentemente alcune zone specifiche, tra le quali il Vaticano, divenuto ormai se-
de di governo, oltre che luogo di culto, assume un ruolo di primo piano. Se il
palazzo papale, già sede di giardini nel tardo Medioevo, si arricchisce sotto
Niccolò V di nuovi spazi coltivati a giardino,5 è verso la fine del secolo,
con la realizzazione del Belvedere di Innocenzo VIII (1485-87 circa), che si
costituisce una tappa significativa per gli sviluppi rinascimentali sul tema della
villa, con particolare riguardo al rapporto tra organismo architettonico e pae-

5 A. CAMPITELLI , Gli horti dei papi. I Giardini Vaticani dal Medioevo al Rinascimento, Milano,

Jaca Book, 2009, pp. 20-22 (con riferimenti alla bibliografia precedente).

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saggio. Situato sulla sommità del monte Sant’Egidio, presso l’angolo nord-est
delle mura leonine, l’edificio adotta ed elabora la fortunata disposizione con
ali avanzate e loggia centrale, aperta sullo splendido panorama verso la cam-
pagna circostante, la valle del Tevere e il monte Soratte.6
La posizione emergente del polo vaticano sollecita nelle sue vicinanze nu-
merose iniziative di insediamento, rivolte, in ragione della collocazione perife-
rica, alle aree di campagna all’esterno della cinta leonina. Qui, tra le vigne e i
casali, sorgono nella seconda metà del secolo nuove residenze, con destinazio-
ni diverse rispetto a quelle tradizionali. Alcune, più vicine alla città, subito
fuori porta Viridaria, sono impiegate come luoghi di sosta per importanti di-
gnitari in visita a Roma, prima dell’ingresso in Vaticano. Tra queste, la vigna
del banchiere fiorentino Tommaso Spinelli, realizzata già negli anni Cinquan-
ta, e quella più tarda del segretario apostolico Falcone Sinibaldi, attivo nei
pontificati di Sisto IV e Innocenzo VIII.7 Altri insediamenti, in Prati e sulle
pendici di monte Mario, oltre a essere utilizzati per la produzione agricola,
assumono il carattere di ville di piacere.8 È il caso della residenza suburbana
realizzata negli anni Settanta da Pietro Mellini, notaio, esponente di una delle
famiglie romane più attive nella vita politica ed economica della città e tra i
primi collezionisti di antichità.9
Verso la fine del secolo, particolare interesse inizia a essere rivolto anche
alla zona fuori porta Santo Spirito, lungo la nuova via della Lungara, dove,
con i primi acquisti compiuti dai cardinali Alessandro Farnese e Raffaele Ria-
rio, prende l’avvio l’acquisizione e l’accorpamento di vigne, che condurrà nel
secolo successivo alla realizzazione di importanti residenze.10
Sulla sponda opposta del fiume, ai piedi del Campidoglio, un’altra realiz-
zazione pontificia occupa una posizione di avanguardia nel panorama dell’e-
poca. Si tratta del giardino pensile nel palazzo costruito da Paolo II presso la

6 D.R. COFFIN , The Villa ..., cit., pp. 69-87; C.L. FROMMEL, Roma, in Storia dell’architettura ita-

liana. Il Quattrocento, a cura di F.P. Fiore, Milano, Electa, 1998, pp. 405-407; A. CAMPITELLI, Gli
horti dei papi ..., cit., pp. 27-34; R. NICOLÒ, Il Belvedere di Innocenzo VIII in Vaticano, tesi di dot-
torato, Università di Roma La Sapienza, 2008 (tutti con riferimenti alla bibliografia precedente).
7 D.R. COFFIN , The Villa ..., cit., pp. 66-67.

8 Ivi, pp. 67-69.

9 Ivi, pp. 67-68; S. SANTOLINI , Pietro e Mario Millini. I fondatori di una dinastia di collezionisti

antiquari, in Collezioni di antichità a Roma tra ’400 e ’500, a cura di A. Cavallaro, Roma, De Luca,
2007, pp. 39-62; ID., Due esempi di residenze suburbane a Roma: la villa Mellini e i casali Strozzi, in
Delizie in villa: il giardino rinascimentale e i suoi committenti, a cura di G. Venturi, F. Ceccarelli,
Firenze, Olschki, 2008, pp. 229-253.
10 C.L. FROMMEL , Die Farnesina und Peruzzis architektonisches Frühwerk, Berlin, De Gruyter,

1961, p. 102; ID., Der römische Palastbau der Hochrenaissance, 3 voll., Tübingen, Wasmuth, 1973, II,
p. 281.

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chiesa di San Marco. Di forma quadrata, delimitato lungo il perimetro interno


da un loggiato a due piani, il giardino era aperto verso l’esterno tramite grandi
arcate nelle pareti di fondo delle logge. Il linguaggio e l’originale impostazione
d’insieme rimandano a un ricco repertorio di spunti umanistici e rivelano la
volontà di ricreare l’architettura di un antico viridario, con un portato di no-
vità del tutto inusuale per la situazione romana del tempo; tanto da far ipotiz-
zare una possibile consulenza albertiana.11
Altri esempi numerosi del rapporto tra il clima dell’Umanesimo e una
nuova cultura della villa possono essere individuati nella zona del Quirinale,
all’epoca detta di Montecavallo, situata in posizione elevata e panoramica e
ricca di antiche emergenze monumentali. Grazie alle condizioni topografiche,
ambientali e climatiche particolarmente favorevoli, nel corso del XV secolo il
colle si va qualificando come luogo di elezione per insediamenti con giardini e
spazi aperti, nei quali dedicarsi allo studio, alle riunioni dotte, al collezionismo
di antichità, alla cura del verde o ad altre attività all’aria aperta come la caccia.
Sulle pendici del colle, dietro il palazzo di famiglia ai Santi Apostoli, è do-
cumentato fin dagli anni Quaranta il giardino del cardinale Prospero Colonna,
esponente di spicco dell’ambiente umanistico e collezionista di antichità. Se-
condo l’opinione di Biondo Flavio, il cardinale avrebbe restaurato e riutilizza-
to le maestose rovine esistenti sul luogo, all’epoca ritenute parte degli orti di
Mecenate, ricreando cosı̀ tali celebri giardini.12 Più in alto, nell’area delle ter-
me di Costantino, si colloca la vigna di Pomponio Leto, sede di incontro del-
l’Accademia Romana, fondamentale punto di riferimento di umanisti e lette-
rati. Pur impostata con modestia, la vigna, acquistata dal Leto nel 1474,
doveva contenere una collezione di antiche iscrizioni, e costituire un ambiente
adatto allo studio e alla contemplazione, oltre che ad attività più semplici, co-
me la coltivazione del giardino.13 Anche il cardinale mantovano Francesco

11 A. BRUSCHI , Alberti a Roma, per Pio II e Paolo II, in La Roma di Leon Battista Alberti. Uma-

nisti, architetti e artisti alla scoperta dell’antico nella città del Quattrocento, a cura di F.P. Fiore con la
collaborazione di A. Nesselrath, catalogo della mostra (Roma, 2005), Milano, Skira, 2005, pp. 113-
127.
12 Per il testo di Biondo Flavio, si veda R. VALENTINI – G. ZUCCHETTI , Codice Topografico della

Città di Roma, 4 voll., Roma, Tipografia del Senato, 1940-1953, IV, 1953, pp. 283-284. Per il giar-
dino di Prospero Colonna, vedi: D.R. COFFIN, Gardens and Gardening ..., cit., p. 9; F.E. KELLER,
Ricostruire l’Antico: ville rinascimentali su ville antiche, in Ianiculum – Gianicolo: storia, topografia,
monumenti, leggende dall’antichità al Rinascimento, a cura di E.M. Steinby, Roma, Institutum Roma-
num Finlandiae, 1996, pp. 111-117; A. CAVALLARO, Introduzione, in Collezioni di antichità ..., cit.,
pp. 11-12; C. BROTHERS, Reconstruction as Design: Giuliano da Sangallo and the ‘‘palazzo di mece-
nate’’ on the Quirinal Hill, «Annali di architettura», 14, 2002, pp. 55-72: 58, 66.
13 R. LANCIANI , Storia degli scavi di Roma e Notizie intorno le collezioni romane di antichità,

Roma, Loescher, 4 voll., 1902-1912, nuova ed. Roma, Edizioni Quasar, 4 voll., 1989-1992, I,
1989, p. 148; F. BORSI, La Consulta nella storia urbana, in Il Palazzo della Consulta, Roma, Editalia,

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LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

Gonzaga, collezionista e amante dell’antico, possedeva un giardino sul Quiri-


nale, presso la propria residenza a Sant’Agata dei Goti (1461-1481).14 Esteso
sulle pendici meridionali del colle, tra la chiesa di Sant’Agata e le rovine delle
terme di Costantino, il giardino, racchiuso da mura, era decorato con scene
mitologiche e provvisto di un labirinto; accanto, in una piccola area a boschet-
to, il cardinale poteva dilettarsi nella caccia agli uccelli.
E ancora sul Quirinale, sempre in prossimità delle terme di Costantino, è
situata la celebre villa del potente cardinale napoletano Oliviero Carafa, colto
mecenate in ambito letterario e artistico. Probabilmente già prima del 1475
viene avviata l’acquisizione dei terreni e la realizzazione di un primo nucleo,
attestato intorno a un edificio di origine tardomedievale, dotato di loggia
e torre. Nella villa, ampliata in più fasi fino alla morte del committente
(1511), era inoltre ospitata una collezione antiquaria e si svolgevano probabil-
mente dotti convivi.15
Il modello stabilito sul Quirinale sembra essere più sporadicamente ripre-
so sul vicino colle del Pincio, l’antico collis hortulorum,16 dove nella seconda
metà del Quattrocento è documentata la presenza di residenze cardinalizie,
come le vigne dei due prelati veneziani Giovanni Michiel, nipote di Paolo
II, ed Ermolao Barbaro, patriarca di Aquileia e umanista, allievo del Leto.17

1974, pp. 47-51; D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 182-183; ID., Gardens and Gardening ..., cit.,
p. 17.
14 D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 183-185; D.S. CHAMBERS, The housing problems of Car-

dinal Francesco Gonzaga, «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes», 39, 1976, pp. 32-33;
A. VIVIT, L’insigne viridario di Francesco Gonzaga in Roma, «Bollettino del Centro di Studi per la
storia dell’architettura», XXXIV, 1987, pp. 5-33.
15 D.R. COFFIN , The Villa ..., cit., pp. 187-190; C.L. FROMMEL, La villa e i giardini del Quirinale

nel Cinquecento, in Restauri al Quirinale, a cura di L. Morozzi, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca
dello Stato, 1999 («Bollettino d’arte», volume speciale, 1999), pp. 15-62; ID., Il Palazzo del Quirinale
tra il XV e il XVII secolo, in Architettura: processualità e trasformazione, a cura di M. Caperna e
G. Spagnesi, atti del convegno (Roma, 24-27 nov. 1999), Roma, Bonsignori, 2002 («Quaderni del-
l’Istituto di Storia dell’architettura», n.s., 34-39, 1999-2002), pp. 275-284; E. PARLATO, Cultura anti-
quaria e committenza di Oliviero Carafa. Un documento e un’ipotesi sulla villa del Quirinale, «Studi
Romani», 38, 1990, pp. 269-280.
16 Per la conoscenza e la considerazione dell’antica topografia del Pincio nel XV e nel XVI se-

colo, vedi F.E. KELLER, Une villa de la Renaissance sur le site d’une villa antique, in La Villa Médicis.
II. Etudes, Rome, Académie de France à Rome, 1991, pp. 64-77.
17 La vigna Michiel, «cum domibus seu palatio ac ortis seu viridariis muris reclaustris», doveva

trovarsi in posizione elevata presso le rovine della chiesa di San Felice, sul luogo dell’attuale villa
Malta, ed essere accessibile, come mostrano le mappe della seconda metà del Cinquecento, da un
sentiero in salita che partiva dalla via di Porta Pinciana. La vigna Barbaro sorgeva nell’area dove,
a partire dalla fine del secolo, sarebbero sorti la chiesa e il convento di Trinità dei Monti (P.N. PA-
e e
GLIARA, Le Pincio du XV au XVI siècle et la vigna de Marcello Crescenzi, in La Villa Médicis. II.
Etudes ..., cit., pp. 92-109). Sull’argomento vedi anche D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 217-
219, dove si propone una diversa localizzazione della vigna Michiel.

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Le caratteristiche e le funzioni di tali insediamenti sono poco conosciute, ma è


degno di nota che essi insistessero sui resti, all’epoca ancora consistenti, delle
antiche ville di Lucullo e degli Acilii. Inoltre, la posizione dei committenti, le-
gati all’ambiente umanistico, fa presumere che si trattasse, come per le vigne
del Quirinale, di luoghi di ritiro tranquilli e panoramici, destinati all’ozio e al
piacere dei proprietari e dei loro amici.
Gli esempi citati, sul Quirinale e sul Pincio, oltre a essere tutti caratteriz-
zati da una chiara destinazione funzionale riferita al concetto umanistico di
otium, sono accomunati dalla presenza fisica dei resti dell’antichità, rovine
monumentali, nonché sculture e altri oggetti antiquari, spesso ritrovati sul luo-
go. Nell’impossibilità di ricostruire l’assetto architettonico di vigne e giardini,
si può ipotizzare, sulla base di testimonianze più generali, che l’associazione
con le rovine e la disposizione dei pezzi delle collezioni non rispondessero a
particolari criteri organizzativi, né che venisse ricercato un organico rapporto
tra le diverse parti.18 Probabilmente la sola presenza delle antiche memorie
era sufficiente per stabilire con esse un rapporto di continuità e per arricchire
di senso la sistemazione dei nuovi giardini. Con il diffondersi del collezioni-
smo, particolarmente favorito dall’abbondanza dei materiali, inizia dunque
a manifestarsi in questo periodo a Roma, più che in altre realtà italiane, la ten-
denza a configurare il giardino come luogo privilegiato per la collocazione dei
pezzi antiquari, arricchito dal contatto con rovine più o meno monumentali.
La scelta del giardino o comunque di uno spazio aperto per l’esposizione di
reperti antiquari sembra interessare fin dal Quattrocento anche i palazzi di città.
È il caso del cortile-giardino associato all’ampliamento edilizio realizzato verso la
fine del secolo dal cardinale Giuliano della Rovere nel palazzo ai Santi Apostoli,
situato ai margini dell’abitato, proprio dalla parte del Quirinale. In esso trovano
una prima collocazione la statua dell’Apollo e altre celebri sculture, che avreb-
bero costituito il nucleo della magnifica collezione dislocata pochi anni più tardi
nel cortile delle Statue presso il Belvedere vaticano, voluto dal cardinale una vol-
ta divenuto papa.19 Inoltre, la soluzione architettonica con ambienti aperti verso
il cortile-giardino attraverso una serie di arcate costituisce uno degli esempi più
precoci di una lunga serie di sperimentazioni che coniugano, con interessanti
risultati, caratteristiche del palazzo con quelle della villa.20
Al di là dei citati esempi emergenti, il diffuso fenomeno del collezionismo
coinvolge anche le vigne non interessate da innovativi interventi di trasforma-

18 E.B. MACDOUGALL, Fountains, Statues and Flowers ..., cit., pp. 23-25.
19 D.R. COFFIN, Gardens and Gardening ..., cit., pp. 17-18.
20 C.L. F ROMMEL, La Villa Farnesina, in La Villa Farnesina a Roma, a cura di C.L. Frommel,

2 voll., Modena, Panini, 2003, vol. I, p. 56.

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LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

zione, che costituiscono comunque la maggioranza dei casi. Molte di esse sono
infatti oggetto di intense attività di scavo.
In questo periodo, non risultano toccate da rilevanti cambiamenti le zone
di campagna intramuranea situate a sud-est dell’abitato, sui colli Viminale,
Esquilino, Celio, Palatino e Aventino e nella parte pianeggiante verso sud.21
Caso isolato e precoce sembra essere quello del casino del cardinal Bessarione,
tra le terme di Caracalla e la porta di San Sebastiano, realizzato su preesistenze
in forma di casale, con giardino contiguo e terreno coltivato a vigneto (1455-
1460 circa).22

DALL’INIZIO DEL SECOLO AL SACCO DI ROMA (1500-1527)

Fin dai primissimi anni del Cinquecento, la posizione di avanguardia as-


sunta da Roma nel processo di rinnovamento del linguaggio architettonico
trova naturalmente riscontro anche nel disegno di ville e giardini. Con Bra-
mante, Raffaello, Antonio da Sangallo il Giovane, Peruzzi, Giulio Romano,
il tema si sviluppa in opere e progetti innovativi e diversificati, variamente
ispirati alle residenze dell’antichità. In essi il rapporto con l’Antico, che nelle
esperienze quattrocentesche era consistito prevalentemente in un contatto di
carattere fisico e materiale, nonché in un riferimento ideale, si svolge in ma-
niera più profonda e complessa coinvolgendo in pieno l’ambito del progetto
architettonico. Particolare attenzione è riservata soprattutto al disegno e all’ar-
ticolazione degli edifici residenziali in relazione agli spazi verdi, ma in alcuni
casi esemplari e densi di conseguenze, come il Belvedere e la villa Madama,
anche l’assetto dei giardini presenta un disegno strutturato e strettamente le-
gato all’architettura, ben diverso dal carattere episodico e occasionale delle si-
stemazioni quattrocentesche. Tali opere emergenti e rappresentative sono do-
cumentate in progetti e disegni, oltre che generalmente tuttora conservate,
almeno nelle parti edilizie.
Diversa è la situazione delle opere di minor spicco, seppur commissionate
da importanti personaggi, molte delle quali del tutto scomparse e note unica-
mente attraverso tracce documentarie spesso molto esigue; esempi meno co-
nosciuti e di conseguenza, non facilmente valutabili. Gli edifici, nei pochi casi
noti, adottano un comune e poco aggiornato linguaggio tardoquattrocentesco,
derivante, in forma semplificata, dal modello del palazzo Riario, poi della

21 G. ARENA, Il verde a Roma. Dall’hortus alla villa, Firenze, Il Bagatto, 1983, pp. 82-83.
22 D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 64-66; D. ESPOSITO, Vigneti e orti ..., cit., pp. 226-227
(con bibliografia precedente).

* 113 *
RENATA SAMPERI

Cancelleria. Quanto agli spazi aperti, anch’essi sembrano presentare molti ca-
ratteri di continuità con gli esempi quattrocenteschi. Si tratta quasi sempre di
giardini antiquari, spesso comprendenti antiche rovine, utilizzati di frequente
come luogo di studio e per incontri culturali. Le fonti di conoscenza, in molti
di questi casi, sono costituite da più tardi repertori cinquecenteschi dedicati
alle collezioni di antichità o da descrizioni poetiche dovute agli stessi letterati
che frequentavano i giardini. Piuttosto che il concreto assetto degli spazi, gli
scritti restituiscono atmosfere suggestive e scenari idealizzati, frutto della vaga
associazione di architettura, sculture, decorazioni dipinte, ruderi, fontane e
vegetazione. Giardini cosı̀ concepiti, pur riprendendo modalità già osservate
negli esempi quattrocenteschi, lasciano anche trasparire approfondimenti e
sviluppi rispetto alle esperienze del secolo precedente. Innovativa appare la
crescente importanza delle fontane, integrate con la scultura e la vegetazione;
mentre le descrizioni consentono di risalire all’esistenza di programmi icono-
grafici e letterari, che dovevano arricchire gli spazi di contenuti e significati,
suggerendo percorsi narrativi attraverso le diverse parti. Pur nell’indetermina-
tezza del loro aspetto, molti esempi meno noti del primo Cinquecento sem-
brano dunque preludere alla ricchezza delle sistemazioni da giardino che ca-
ratterizzerà in seguito le ville romane, soprattutto a partire dalla metà del
secolo.
Dal punto di vista della distribuzione territoriale, i maggiori interventi di
questo periodo interessano ancora il Vaticano e le zone limitrofe, in accordo
con una prevalente politica urbana di centralizzazione sulla città leonina. Nel
resto della città, soprattutto la zona del Quirinale seguita a distinguersi per
un’alta concentrazione di insediamenti con giardini, seppur di tono minore.

Il Vaticano e la zona suburbana a nord della città


All’inizio del Cinquecento, il grandioso programma di Giulio II per il rin-
novamento del palazzo Vaticano si ispira, com’è noto, alle antiche residenze
imperiali, prevedendo un assetto da palazzo-villa, con un’alternanza di corpi
di fabbrica, cortili e giardini, in una fusione di architettura e natura. Fulcro
del programma è il bramantesco cortile-giardino del Belvedere, commissiona-
to da Giulio II nel 1503 e disposto a collegare l’isolata villa quattrocentesca di
Innocenzo VIII con il vecchio nucleo del palazzo pontificio.23 Interpretando

23 Tra i moltissimi contributi sull’argomento, si ricordano gli studi fondamentali di Ackerman e

Bruschi: J.S. ACKERMAN, The Cortile del Belvedere (Studi e documenti per la storia del palazzo Apo-
stolico Vaticano, III), Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1954; A. BRUSCHI, Bra-
mante architetto, Bari, Laterza, 1969, pp. 291-434. Per contributi più recenti vedi C.L. FROMMEL,
La città come opera d’arte: Bramante e Raffaello (1500-20), in Storia dell’architettura italiana. Il primo

* 114 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

liberamente fonti letterarie e resti dell’antichità, l’opera introduce nuove e fe-


conde soluzioni compositive. Delimitato da corpi di fabbrica con corridoi log-
giati, l’enorme spazio rettangolare in declivio è organizzato in forma architet-
tonica secondo un’impostazione prospettica unitaria, attraverso l’uso sistema-
tico di terrazze collegate da scale e cordonate, con muri di sostegno scavati da
nicchie. Funzioni diverse, riconducibili all’otium umanistico, dovevano essere
svolte nei giardini disposti sulla terrazza superiore e su quella intermedia, e nel
grande teatro gradonato del cortile inferiore.
Tra il lato di fondo del giardino superiore e la villa di Innocenzo VIII, il
piccolo cortile delle Statue doveva raccogliere i maggiori capolavori scoperti
nel suolo della città. La disposizione delle sculture antiche assume qui un ca-
rattere formalizzato e organico in rapporto all’architettura e alla disposizione
delle parti a giardino, superando l’assetto presumibilmente casuale delle siste-
mazioni quattrocentesche. Attraverso una loggia, al di là del regolare spazio
murato, era visibile una zona coltivata in maniera informale, con prati, gelsi
e cipressi.24
Rimasto incompiuto il cortile del Belvedere, nel pontificato successivo
l’interesse si sposta sulla realizzazione di una grandiosa villa suburbana sulle
pendici di monte Mario, commissionata dallo stesso Leone X e dal cardinale
Giulio de’ Medici, poi papa Clemente VII. La villa Medici-Madama,25 proget-
tata da Raffaello tra il 1518 e il 1520 e portata avanti dopo la sua morte a ope-
ra di numerosi collaboratori, è situata a circa due chilometri di distanza dal
Vaticano in posizione dominante sulla città, visibile a chi vi giungeva da nord
attraverso le vie Cassia e Flaminia e direttamente collegata da strade con il pa-
lazzo pontifico e con ponte Milvio. Cosı̀ collocata, la villa era destinata a brevi
soggiorni dei committenti e del loro seguito e all’accoglienza di ospiti illustri

Cinquecento, a cura di A. Bruschi, Milano, Electa, 2002, pp. 82-87, e A. CAMPITELLI, Gli horti dei
papi ..., cit., pp. 34-60, con i relativi riferimenti bibliografici.
24 D.R. COFFIN , Gardens and Gardening ..., cit., pp. 19-20, 58-61; H.H. BRUMMER, The Statue

Court in the Vatican Belvedere, Stockholm, Almqvist & Wiksell, 1970; I. BELLI BARSALI, I giardini di
statue antiche nella Roma del ’500, in Gli Orti farnesiani sul Palatino, atti del convegno (Roma, 28-30
nov. 1985), a cura di G. Morganti, Roma, De Boccard, 1990, pp. 343-349; E.B. MACDOUGALL,
Fountains, Statues and Flowers ..., cit., pp. 25-27; A. CAMPITELLI, Gli horti dei papi ..., cit.,
pp. 45-49.
25 Tra i numerosissimi contributi sull’argomento, sono stati utilizzati in particolare: D.R. COF-

FIN , The Villa ..., cit., pp. 245-257; J. SHEARMAN, A functional interpretation of Villa Madama, «Rö-
misches Jahrbuch für Kunstgeschichte», XX, 1983, pp. 313-327; C.L. FROMMEL, Villa Madama, in
Raffaello Architetto, a cura di C.L. Frommel, S. Ray, M. Tafuri, Milano, Electa, 1984, pp. 311-
356; W. JUNG, Über szenographisches Entwerfen. Raffael und die Villa Madama, Wiesbaden, Vieweg,
1997. Per ulteriori indicazioni vedi la scheda di M. SCIMEMI, Villa Medici-Madama a Monte Mario, in
Andrea Palladio e la villa veneta da Petrarca a Carlo Scarpa, a cura di G. Beltramini, H. Burns, Ve-
nezia, Marsilio, 2005, pp. 238-240.

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RENATA SAMPERI

prima dell’ingresso ufficiale in Vaticano. Il progetto, realizzato soltanto per un


frammento, è descritto in una celebre lettera di Raffaello, redatta sulla falsa-
riga delle antiche descrizioni delle ville pliniane. La forte suggestione dei mo-
delli antichi, basata sulla profonda conoscenza di diversi generi di fonti, si
fonde con le esperienze e le esigenze del tempo, dando luogo a soluzioni
progettuali complesse e articolate, ricostruibili sulla base dei disegni superstiti.
L’impianto a mezzacosta, cosı̀ come delineato nel disegno Uffizi 314 A recto,
attribuito ad Antonio da Sangallo il Giovane, è costituito da un nucleo prin-
cipale, che connette in un insieme unitario, ma privo di rigide simmetrie, una
serie di corpi di fabbrica e spazi aperti – cortili, giardini, peschiera, teatro –
disposti su diversi livelli terrazzati, lungo due assi tra loro ortogonali che si
intersecano nel grande cortile circolare. I due assi corrispondono alle due di-
rettrici di accesso alla villa: il percorso proveniente dal Vaticano, con ingresso
nel fronte minore a sud-est, e quello proveniente da ponte Milvio, con ingres-
so nella facciata verso valle.26 Il corpo centrale si dirama verso l’esterno con
altri spazi aperti e giardini, forse aggiunti al disegno in un secondo tempo.
Nel foglio Uffizi 1356 A recto, attribuito a Raffaello, è inoltre rappresentato
il progetto per un grandioso giardino, degradante verso il fiume con tre ter-
razze di diverse e articolate forme geometriche, disposte in sequenza assiale.
I progetti precisano anche le specie di piante previste e la loro disposizione
in giardini di fiori ed aranci e in aree boscose con abeti e castagni. La ‘vigna
del papa’ – come era denominata all’epoca la villa in costruzione, ma già uti-
lizzata per ricevimenti dalla primavera del 1522 – comprendeva anche, come
altre vigne del tempo, una collezione di antiche sculture, esposte, secondo una
sistemazione formalmente controllata, nella loggia nord-occidentale e nel giar-
dino ad essa contiguo.27 In questo caso tuttavia, a differenza di altri esempi
contemporanei, la presenza delle sculture costituisce soltanto un aspetto di
un più generale recupero della cultura antica, dispiegato a tutto campo, dal-
l’attenzione al rapporto con il sito, alla ripresa di forme, tecniche e materiali,
in ambito architettonico e decorativo. Un recupero, ma soprattutto una riela-
borazione di temi antichi, che si traduce in esiti e significati fortemente inno-
vativi per la concezione della villa cinquecentesca.
I lavori per la realizzazione dell’ambizioso progetto subiscono un rallenta-
mento fin dai primi anni del pontificato di Clemente VII, per poi interrom-

26 Per i rapporti tra la villa e il sito, vedi le considerazioni in M. AZZI VISENTINI , Alle origini

dell’architettura del paesaggio: considerazioni in margine al rapporto tra gli edifici, i giardini e il sito
nelle ville laziali del Cinquecento, in Villa Lante a Bagnaia, a cura di S. Frommel, Milano, Electa,
2005, pp. 191-194.
27 E.B. MACDOUGALL, Fountains, Statues and Flowers ..., cit., p. 11; I. BELLI BARSALI , I giardini

di statue antiche ..., cit., pp. 350-352.

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LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

persi definitivamente con il Sacco del 1527. Intanto, probabilmente prima del
Sacco, il papa realizza un piccolo giardino in Vaticano, presso la villa del Bel-
vedere e il cortile delle Statue, lungo lo sperone roccioso del colle orientato
verso Monte Mario. Coltivato con aiuole regolari e adorno di sculture, il giar-
dino doveva godere di un ampio panorama sulle colline, nel quale compariva
in lontananza proprio il prezioso frammento della villa Madama.28
Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, piccoli giardini pa-
pali sono documentati anche presso Castel Sant’Angelo, sia all’esterno, lungo
la riva del Tevere, che all’interno della fortezza. È il caso del piccolo giardino
murato affacciato sul fiume, voluto da Leone X e noto ritrovo di intellettuali.29
La zona di vigne nei pressi del Castello attira anche le iniziative di altri
personaggi, interessati a nuovi usi delle strutture agricole nelle vicinanze
del Vaticano. È cosı̀ che nella vigna della famiglia romana dei Galli, fuori por-
ta Castello, è ambientato nei primi anni del secolo un dialogo filosofico di
Jacopo Sadoleto, che ne documenta l’uso come luogo di incontri dotti. Lo
scritto fornisce anche una descrizione del giardino, verosimilmente in parte
idealizzata, ma significativa per la citazione di un portico con dipinti, di
una corte ombrosa con esedra e di un’area dall’antichizzante denominazione
di ippodromo.30

Via della Lungara e il Gianicolo


Tra il fiume e le pendici del Gianicolo, la zona suburbana di via della Lun-
gara, situata fuori le mura ma interclusa tra la città leonina a nord e l’abitato di
Trastevere a sud, risulta particolarmente attraente per le sue qualità paesisti-
che e, nello stesso tempo, per la vicinanza al Vaticano e al nucleo urbano sulla
sponda opposta del fiume. Alla fine del Quattrocento l’area era destinata pre-
valentemente a funzioni agricole, con vigneti estesi fino ai piedi del colle. Isti-
tuzioni religiose vi si erano insediate fin dal Medioevo, con le due chiese di
San Giacomo e San Leonardo, disposte lungo la strada, e il convento di Sant’O-
nofrio, collocato sulle pendici del Gianicolo e accessibile dalla via attraverso
un percorso in salita. Fin dai primissimi anni del Cinquecento, lungo il trac-
ciato della Lungara nuovamente sistemato per volere di Giulio II, si collocano
alcune importanti dimore, che si relazionano con soluzioni diverse alla parti-
colare condizione topografica. Il risultato è la formazione di una zona di resi-

28 D.R. COFFIN, Gardens and Gardening ..., cit., pp. 13-14; A. CAMPITELLI , Gli horti dei papi ...,

cit., pp. 62, 64.


29 D.R. COFFIN , Gardens and Gardening ..., cit., pp. 236-237.

30 Ivi, pp. 235-236; D. LODICO – A.M. PIRAS , La collezione romana della famiglia Galli, in Col-

lezioni di antichità ..., cit., p. 128.

* 117 *
RENATA SAMPERI

denze suburbane, con edifici immersi nel verde e, verso la strada, fronti di-
scontinui alternati a muri di confine.31
Lungo il tratto meridionale della via, sull’area di una vigna verso il fiume
acquistata nel 1505, è la villa del ricco e potente banchiere senese Agostino
Chigi, poi Farnesina.32 Il proprietario, che non possedeva un palazzo nel cen-
tro abitato, ma aveva soltanto una casa in affitto in via dei Banchi, stabilisce
nella villa la propria residenza principale. Oltre che per lo svago e il refrigerio
a contatto con l’arte e con la natura, la dimora è cosı̀ utilizzata anche come
luogo di incontro e di rappresentanza in relazione agli importanti affari del
committente, legato a Giulio II da interessi economici, politici e culturali.
In occasione dell’inaugurazione, nell’agosto del 1511, i due noti componimen-
ti poetici di Egidio Gallo e Blosio Palladio celebrano la villa attraverso descri-
zioni idealizzate ispirate agli autori antichi, indicative del contesto culturale
dell’opera.
Strutture edilizie dall’architettura variata e preziosa sono liberamente di-
stribuite nell’area della villa: il peruzziano edificio residenziale, collocato all’in-
terno della proprietà, a circa 15 metri di distanza dalla strada; l’imponente
fabbricato raffaellesco delle scuderie, con facciata quasi da palazzo rivolta ver-
so la via; la grotta con piscina sulla riva del Tevere, sormontata da una loggia
per banchetti, attribuita nella storiografia a Raffaello o a Peruzzi. L’edificio
principale costituisce una nuova interpretazione sul tema dell’architettura re-
sidenziale, tra palazzo e villa. L’impianto riprende e regolarizza la disposizione
con loggia tra ali avanzate, già adottata nel Belvedere di Innocenzo VIII, oltre
che nella villa Chigi alle Volte presso Siena, forse progettata da Francesco di
Giorgio per il padre di Agostino, Mariano Chigi, e completata proprio nel
1505 dallo stesso Peruzzi per il fratello Sigismondo. Le superfici esterne, ar-
ticolate da due ordini trabeati di slanciate paraste doriche, erano originaria-
mente arricchite da decorazioni a terrette con illusionistici rilievi marmorei,
che introducevano alla magnifica decorazione pittorica degli interni. Come
poco più tardi in villa Madama, forme architettoniche e decorative si fondono
tra loro, in modo da ricreare un’atmosfera di antico splendore, per feste e ri-

31 Sulla storia urbana dell’area di via della Lungara in età moderna è in corso uno studio di

Maurizio Caperna, che ringrazio per avermi fornito alcune anticipazioni. Notizie e considerazioni
qui riportate sono tratte prevalentemente da M. CAPERNA, Sviluppi e caratteri dell’area urbana di
via della Lungara dalla metà del Cinquecento alla metà del Seicento, intervento al convegno Early Mo-
dern Rome 1341-1667 (Roma, maggio 2010) (in corso di pubblicazione).
32 C.L. FROMMEL, Die Farnesina ..., cit.; ID ., La Villa Farnesina ..., cit.; D.R. COFFIN , The Villa ...,

cit., pp. 87, 90-109; ID., Gardens and Gardening ..., cit., pp. 35, 77-78; F.P. FIORE, Roma, le diverse
maniere, in Storia dell’architettura italiana. Il primo Cinquecento ..., cit., pp. 132-134; I.D. ROWLAND,
Il giardino trans Tiberim di Agostino Chigi, in I giardini Chigi tra Siena e Roma: dal Cinquecento agli
inizi dell’Ottocento, a cura di C. Benocci, Siena, Protagon Editori, 2005, pp. 57-72.

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LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

cevimenti sfarzosi. La costruzione era preceduta da una corte disposta di fron-


te alla facciata ad ali e delimitata sugli altri lati da basse pareti; sul retro si apri-
va un piccolo giardino segreto. La seconda loggia, contenente il raffaellesco
affresco della Galatea, contigua ad angolo retto alla loggia tra le ali, si apriva
direttamente sull’ampio giardino esteso fino alla riva del Tevere. Il terreno era
suddiviso in aiuole regolari da sentieri ombreggiati da pergole, con una zona
boschiva verso il fiume; altre parti erano coltivate a vigneti e frutteti.
Residenza stabile a un passo dalla città, ma del tutto immersa nel paesag-
gio, la villa Chigi sfrutta dunque appieno le potenzialità del sito. Pur disposta
lungo l’importante tracciato della Lungara, l’architettura si svincola dalla rete
viaria e si offre da lontano a una visione di scorcio, dal fiume e dalla città, ver-
so il fondale del Gianicolo; quasi risolvendosi, è stato notato, in immagine pit-
torica, come una costruzione dipinta sullo sfondo paesistico di un quadro del
tempo.33
Caratteri più semplici e tradizionali, rispetto all’originale disegno della
Farnesina, presentano le vicine residenze dei cardinali Farnese e Riario, con
facciate lungo il filo stradale. Nella vigna acquistata da Alessandro Farnese
nel 1492, compresa tra la proprietà Chigi e le mura di Trastevere, il cardinale
aveva costruito un’ampia dimora con giardino, destinata a brevi soggiorni per
il riposo e il refrigerio, dall’architettura priva di ambizioni, con irregolare im-
pianto a U aperto verso il Tevere.34 Sul lato opposto di via della Lungara, sul
luogo della vigna acquistata da Raffaele Riario nel 1492, la grande residenza
realizzata presumibilmente intorno al 1510-12 possedeva verso la strada un
impianto da palazzo con cortile porticato, aperto verso il Gianicolo sul lato
di fondo. Probabilmente in questa fase si avvia la realizzazione del grande
giardino, collocato alla base e sulle pendici del colle, rappresentato nelle ve-
dute urbane della seconda metà del secolo.35
Rivolta verso la strada, nel suo tratto settentrionale, è pure la residenza di
Filippo Adimari, patrizio fiorentino e cubicolario segreto sotto Leone X. Ini-
ziato nel 1520 su progetto di Giulio Romano, l’edificio presenta anch’esso una
facciata da palazzo, articolata ormai con un maturo linguaggio rinascimentale
derivato dal modello del bramantesco palazzo Caprini. Tuttavia l’impianto
privo di cortile, con ampio vestibolo aperto sul giardino verso il Gianicolo, è

33 A. BRUSCHI , Da Bramante a Peruzzi: spazio e pittura, in Baldassarre Peruzzi: pittura, scena e

architettura nel Cinquecento, a cura di M. Fagiolo e M.L. Madonna, Roma, Istituto della Enciclope-
dia Italiana, 1987, p. 312.
34 C.L. FROMMEL, Die Farnesina ..., cit., pp. 102-103; ID ., La Villa Farnesina ..., cit., p. 18; D.R.

COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 87-90.


35 C.L. FROMMEL , Der römische Palastbau ..., cit., I, pp. 281-291; ID ., La Villa Farnesina ..., cit.,

pp. 18, 24.

* 119 *
9
RENATA SAMPERI

prossimo a quello di una villa. Come pure, un carattere e una libertà compo-
sitiva più adatti a un’architettura di villa doveva avere la soluzione del fronte
sul giardino, dal ritmo variabile tipicamente giuliesco.36
Altri insediamenti sono documentati in questo periodo anche sulla som-
mità del Gianicolo. All’interno delle mura di Trastevere, presso la porta
San Pancrazio, sul luogo dell’attuale villa Aurelia, è ancora una residenza di
proprietà del cardinale Alessandro Farnese, una casa di campagna dall’archi-
tettura modesta, apprezzata soprattutto per la salubrità dell’aria.37
All’esterno delle mura, lungo il percorso di crinale che collega la porta San
Pancrazio e la porta Terrione, è la villa piccola ma raffinata di Baldassarre Tu-
rini da Pescia, importante funzionario pontificio sotto Leone X e Clemente
VII. La residenza, progettata da Giulio Romano intorno al 1521 e acquistata
dai Lante nel 1551, doveva essere destinata ai soggiorni estivi. Dotato di un
giardino a livello sul lato ovest, in corrispondenza della facciata di ingresso,
l’edificio dialoga direttamente con il paesaggio nella facciata est, aperta verso
il panorama sulla città con una grande loggia a serliane. Più tardi, nel 1538,
Turini acquista un’ulteriore porzione di terreno in forte declivio lungo le pen-
dici del colle, che non risulta tuttavia essere stata organizzata a giardino. Piut-
tosto che nell’assetto delle aree verdi, il forte richiamo all’Antico è espresso
nel programma architettonico e decorativo del casino. Inoltre, la collocazione
sui resti di un’antica costruzione, ritenuta all’epoca la villa di Giulio Marziale,
suggerisce un’ideale identificazione.38

La sponda sinistra del Tevere: i colli e i margini dell’abitato


Per quanto riguarda la sponda sinistra del fiume, le scarse notizie relative
alla situazione delle aree inedificate riguardano soprattutto i colli intorno al-
l’abitato, e in particolare il Quirinale, il Pincio e il Palatino. Soltanto per il
Quirinale, tuttavia, è possibile ricostruire la formazione di una zona di ville
ormai piuttosto consistente e definita. Pochi altri interventi si collocano ai pie-
di dei colli, al limite dell’abitato.
I numerosi insediamenti con giardini nella zona di Montecavallo sono ri-
feriti soprattutto a cardinali e a funzionari curiali. Sulle pendici del colle verso

36 ID ., Le opere romane di Giulio, in Giulio Romano, Milano, Electa, 1989, pp. 105-112; F.P.

FIORE, Roma, le diverse maniere ..., cit., pp. 149-150.


37 D.R. COFFIN , The Villa ..., cit., p. 90.

38 C.L. FROMMEL, Le opere romane di Giulio ..., cit., pp. 112-117; D.R. COFFIN , The Villa ...,

cit., pp. 257-265; F.E. KELLER, Ricostruire l’Antico ..., cit., pp. 111-117; C. CONFORTI, Architettura
e culto della memoria: la committenza di Baldassarre Turini datario di Leone X, in Baldassarre Peruzzi:
pittura, scena ..., cit., pp. 603-628; F.P. FIORE, Roma, le diverse maniere ..., cit., p. 150.

* 120 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

la città, nuovi spazi verdi, destinati presumibilmente a un uso saltuario, si ag-


giungono agli insediamenti quattrocenteschi: a ovest della chiesa di Sant’Aga-
ta, la vinea nova, con giardini e casino, del cardinale Giovanni de’ Medici, fu-
turo papa Leone X, ceduta nel 1520 al cardinale Giulio de’ Medici, poi papa
Clemente VII; 39 lungo la strada in salita di accesso al colle dall’abitato, il giar-
dino del monastero di San Silvestro, dotato, secondo una descrizione del
1519, di labirinto e boschetti.40
Più in alto, sul crinale del Quirinale, gli insediamenti documentati in que-
sto periodo possono essere ormai chiaramente localizzati lungo il tracciato
dell’antica via Alta Semita, probabilmente regolarizzato al tempo di Giulio
II.41 Tra tutti, emerge la vigna acquistata nel secolo precedente dal cardinale
Oliviero Carafa.42 Risale verosimilmente al periodo a cavallo tra i due secoli la
realizzazione di un palazzetto, posto all’angolo tra l’irregolare piazza di Mon-
tecavallo e la via Alta Semita, che si aggiunge al nucleo quattrocentesco situato
a nord-ovest.43 Al di là dell’edificio doveva aprirsi già all’epoca un’ampia area a
giardino, estesa lungo la via Alta Semita fino all’altezza della chiesa di Sant’An-
drea. Se non è facile ricostruire la sistemazione dei giardini, si può verosimil-
mente ritenere che l’assetto decorativo della villa, comprendente antiche epi-
grafi, fosse impostato intorno a un tema letterario, espressione degli inte-
ressi culturali del committente, orientati verso una conoscenza erudita
dell’antichità.44
Oltre la villa Carafa, sullo stesso lato della via Alta Semita, si forma nei
primissimi anni del Cinquecento la villa del cardinale veneziano Domenico
Grimani, collocata in un’area ricca di consistenti resti di edifici antichi. Nel
1505 sono documentati lavori per la costruzione di un palazzo, quello, proba-
bilmente, rappresentato all’interno della proprietà nelle mappe urbane della
seconda metà del secolo.45

39 D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., p. 185.


40 ID., Gardens and Gardening ..., cit., p. 237; C. CONFORTI, Via Pia: rus in urbe, in Roma com-
munis patria: per Luigi Spezzaferro («Paragone Arte», LIX, 2008, terza serie, n. 82), pp. 24-25.
41 G. SIMONCINI , Roma. Le trasformazioni urbane nel Cinquecento. I. Topografia e urbanistica da

Giulio II a Clemente VIII, Firenze, Olschki, 2008, p. 38.


42 E. PARLATO , Cultura antiquaria ..., cit., pp. 272-278; C.L. FROMMEL, La villa e i giardini ...,

cit., pp. 16-17.


43 Il palazzo è rappresentato in una veduta di anonimo fiammingo della metà del Cinquecento

(Parigi, Louvre, Cabinet des Dessins), riportata da Frommel (C.L. FROMMEL, La villa e i giardini ...,
cit., p. 26; ID., Il Palazzo del Quirinale ..., cit., p. 278) e Coffin (D.R. COFFIN, The Villa ..., cit.,
p. 186).
44 E. PARLATO , Cultura antiquaria ..., cit.

45 D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 193-195; R. LANCIANI , Storia degli scavi ..., cit., I, 1989,

pp. 182-183.

* 121 *
RENATA SAMPERI

Sul lato opposto della via Alta Semita, nell’area delle terme di Costantino,
è ricordata nell’Opusculum di Francesco Albertini (1510) la casa del cardinale
piemontese Giovanni Stefano Ferreri, originario di Vercelli, «cum hortulo et
pulcherrimis habitationibus».46 L’insediamento doveva essere costituito da un
grande palazzo con giardino sul retro, disposto lungo il fronte stradale, all’an-
golo con la strada in discesa verso la Suburra. Non lontano dalla vigna Ferreri,
lo stesso Albertini cita quella del funzionario curiale Ulisse da Fano, «cum do-
mo pulcherrima», e ricorda gli scavi ivi effettuati, con il ritrovamento di molte
antichità.47 Confinante con i beni di Ulisse da Fano risulta la vigna acquistata
nel 1518 da Jacopo Sadoleto, umanista e cardinale dal 1536, situata tra la via
Alta Semita e la più bassa via di San Vitale, alla base del colle.48 La vigna,
comprendente case e attrezzature agricole, doveva essere utilizzata per la pro-
duzione vinicola, oltre che come luogo di studio e di incontri dotti. Nel 1548,
anno di morte del cardinale, l’insediamento è oggetto di una idealizzata de-
scrizione poetica, che ricorda la presenza di antiche rovine e l’abbondanza
dei suoi frutti.
Nonostante la documentazione disponibile consenta una ricostruzione
molto sommaria della qualità dei singoli interventi portati avanti nella zona di
Montecavallo, è possibile immaginare, già in questo periodo, una prima carat-
terizzazione del tratto iniziale della via Alta Semita come strada di residenze
suburbane. Lungo il suo tracciato, segnato da vecchie chiese e antichi edifici
in rovina, ma già parzialmente regolarizzato per iniziativa papale, inizia a di-
sporsi una nuova edificazione discontinua, alternata ai muri di confine di vi-
gne e giardini. Prende cosı̀ l’avvio un lungo processo di interventi di riconfi-
gurazione della strada e del colle, che determinerà le rapide trasformazioni
dell’area nel corso del Cinquecento e poi nei secoli successivi.
Una situazione diversa e meno definita doveva presentare, negli stessi an-
ni, la zona del Pincio. Sul colle, tra i grandi possedimenti religiosi di Santa
Maria del Popolo e Trinità dei Monti e accanto alle vigne cardinalizie forma-

46 R. VALENTINI – G. ZUCCHETTI , Codice Topografico ..., cit., IV, 1953, p. 519; R. LANCIANI ,

Storia degli scavi ..., cit., I, 1989, p. 270; F. BORSI, La Consulta ..., cit., pp. 63-64; D.R. COFFIN,
The Villa ..., cit., pp. 185-187.
47 R. VALENTINI – G. ZUCCHETTI , Codice Topografico ..., cit., IV, 1953, p. 519; R. LANCIANI ,

Storia degli scavi ..., cit., I, 1989, p. 227; C.L. FROMMEL, Il Palazzo del Quirinale ..., cit., p. 275. Lan-
ciani, seguito da Frommel, localizza la proprietà sul luogo del palazzetto posto alla sinistra del pa-
lazzo di Stefano Ferreri nella suddetta veduta del Louvre (vedi nota 43). La localizzazione merite-
rebbe tuttavia maggiori approfondimenti, poiché la proposta di Lanciani non appare chiaramente
dimostrata e sembra presentare aspetti problematici.
48 Per l’atto d’acquisto e altri documenti riguardanti la vigna del Sadoleto vedi A. FERRAJOLI , Il

ruolo della Corte di Leone X. Prelati e domestici, «Archivio della R. Società Romana di Storia Patria»,
XXXVIII, n. 3-4, 1915, pp. 437-441. Per altre notizie vedi D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., p. 192 e
ID., Gardens and Gardening ..., cit., p. 235.

* 122 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

tesi nel XV secolo, sono documentate, già dalla fine del Quattrocento, pro-
prietà piuttosto frazionate, con vigne appartenenti per lo più ad antiche fami-
glie romane, come gli Orsini, i Capizucchi, gli Iacobacci e i Crescenzi, o a fa-
miglie stabilitesi definitivamente in città in anni più recenti, come i de Rubeis,
i Tomarozzi, i Nari, i Garzoni e i Bufalini. Molte di tali famiglie erano tra loro
legate da vincoli matrimoniali e risiedevano le une accanto alle altre nel rione
Sant’Eustachio. È stato ipotizzato che le vigne in questione, prive a quanto
pare di edifici residenziali, fossero utilizzate per brevi soggiorni, in una zona
tranquilla e panoramica, ma nello stesso tempo vicina alle case cittadine.49
Ai piedi dei colli, lungo i margini dell’abitato, sono documentati in questo
periodo altri insediamenti, caratterizzati dalla presenza di piccoli giardini anti-
quari: quello di Hans Goritz, detto il Coricio, situato nella zona del Foro di
Traiano, verso le pendici del Campidoglio, e i due giardini contigui di Angelo
Colocci e Antonio Del Bufalo, collocati ai piedi del Pincio, lungo il tratto ur-
bano della via Salaria Nuova.50 Risalenti al pontificato di Leone X (forse di
poco più tardo il giardino Del Bufalo), gli spazi contenevano piccoli casini,
con logge, fontane e sculture, immersi in una ricca e varia vegetazione. Nel-
l’ambito di suggestive atmosfere antichizzanti, l’assetto dei luoghi, frequentati
da poeti e umanisti, era arricchito da colti riferimenti a temi letterari. Il giar-
dino Colocci comprendeva inoltre un arco in rovina dell’acquedotto Vergine e
una fontana alimentata attraverso l’antico condotto, restaurato all’epoca con il
contributo finanziario dello stesso proprietario.51
Le vaste aree disabitate all’interno della cinta muraria, situate prevalente-
mente a est e a sud dell’agglomerato urbano, presentano all’inizio del Cinque-
cento una situazione simile a quella di fine Quattrocento, con la diffusione di
vigne, chiese e antiche rovine. Le notizie riguardano principalmente le vigne
appartenenti a importanti famiglie romane e a personaggi illustri legati alla cu-
ria pontificia e documentano essenzialmente l’utilizzazione dei terreni per lo
scavo di antichità, oltre che per l’attività agricola e la produzione vinicola.52

49 P.N. PAGLIARA, Le Pincio ..., cit., pp. 94-98.


50 La via Salaria Nuova è oggetto di interventi di miglioramento nel 1521 (G. SIMONCINI, Roma.
Le trasformazioni urbane nel Cinquecento ..., cit., p. 62).
51 D.R. COFFIN , Gardens and Gardening ..., cit., pp. 33-34, 233-234. Per il restauro dell’acque-

dotto Vergine vedi C. D’ONOFRIO, Acque e fontane di Roma, Pomezia (Roma), Staderini, 1977,
pp. 127-128. Per la ricostruzione dei riferimenti letterari presenti nei giardini di Coricio e Colocci
vedi: E.B. MACDOUGALL, Fountains, Statues and Flowers ..., cit., pp. 37-55; P. PRAY BOBER, The Co-
ryciana and the Nymph Corycia, «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes», 40, 1977,
pp. 223-239.
52 Vedi le notizie riportate in R. LANCIANI , Storia degli scavi ..., cit., II, 1990, III, 1990. Tra le

varie testimonianze relative alle attività agricole, si ricorda il documento del 1509, riguardante una
vigna di Paolo de Puritate situata verso l’attuale via di San Gregorio (ivi, II, 1990, pp. 44-46) e quello

* 123 *
RENATA SAMPERI

Sul Palatino, in particolare, non sembrano interessate da interventi di trasfor-


mazione le vigne dei Capranica, accanto alla strada che saliva dall’arco di Tito,
dei Frangipane presso la chiesa di San Teodoro, dei Maffei al Settizonio e
quella di Tommaso Inghirami, nella quale l’Albertini rileva soltanto brani di
pitture antiche.53 Unica eccezione sembra essere quella della vigna Stati, si-
tuata nei pressi delle casa di Augusto, nella quale viene realizzato su antiche
murature un casino con loggia affrescata. Datate intorno agli anni Venti sulla
base di considerazioni stilistiche, le soluzioni architettoniche e decorative
potrebbero essere dovute a un contributo di Baldassarre Peruzzi.54

DOPO IL SACCO: DA PAOLO III AGLI ANNI SETTANTA

Dopo la grave crisi seguita al Sacco di Roma del 1527 e i primi segnali di
generale ripresa all’inizio degli anni Trenta, soltanto con il pontificato di Paolo
III può essere di nuovo affrontato il discorso sulle ville e sui giardini della cit-
tà. Si apre in questo periodo e dura, grossomodo, fino all’inizio degli anni Set-
tanta una fase di fondamentale importanza, sia per l’espansione delle zone in-
teressate dagli interventi, sia per la ricchezza e la varietà delle soluzioni
impiegate.
A seguito della crescita e del rinnovamento della città, importanti insedia-
menti con giardini sorgono e si sviluppano soprattutto sulla sponda sinistra
del fiume, ai margini dell’agglomerato urbano e sui colli più vicini all’abitato.
La costituzione di nuovi poli di organizzazione della città determina un inde-
bolimento del ruolo trainante del Vaticano e una riduzione delle iniziative nel-
la sua area di influenza. Interventi di rilievo, ma di carattere prevalentemente
privato, sono ancora realizzati dai papi nell’ambito della residenza vaticana.
Tuttavia, a partire dal tempo di Paolo III, nuove residenze pontificie, anche
in forma di villa, si stabiliscono sulla sponda sinistra del fiume, stimolando ul-
teriori interventi e divenendo esse stesse poli di crescita urbana, in una signi-
ficativa coincidenza di interessi pubblici e privati.
Intorno all’agglomerato urbano, che tende a divenire più compatto ed
esteso, i nuovi insediamenti di ville vanno assumendo una più chiara fisiono-
mia. A ovest si distende l’area del Gianicolo e della Lungara, già formatasi al-

del 1537, relativo alla vigna Palosci, situata sul luogo dove più tardi sarebbero sorti gli Orti Farne-
siani (ivi, II, 1990, pp. 49-50).
53 Ivi, I, 1989, pp. 132-133, 238, 260, 269.

54 C.L. FROMMEL, Baldassarre Peruzzi als Maler und Zeichner, «Römisches Jahrbuch für Kunst-

geschichte», XI, 1967-68, pp. 97-99; A. FORCELLINO, Peruzzi e la villa Mills sul Palatino, in Baldas-
sarre Peruzzi: pittura, scena ..., cit., pp. 181-192.

* 124 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

l’inizio del secolo, mentre a nord, fuori porta del Popolo, la realizzazione di
villa Giulia costituisce un importante caposaldo per successivi sviluppi lungo
la via Flaminia. A est dell’abitato, il Pincio e il Quirinale acquisiscono un as-
setto sempre più definito. A sud, nuove importanti operazioni, seppur più cir-
coscritte, coinvolgono il Palatino e il Campidoglio, con interventi episodici
nella zona dell’Aventino. Al limite tra l’abitato e la campagna intramuranea
si va cosı̀ delineando un organizzato sistema insediativo di ville, articolato
in relazione agli sviluppi urbani e accompagnato da importanti interventi sulla
viabilità.
L’assetto delle nuove ville risente, nella maggior parte dei casi, della vici-
nanza con la città e della diffusa presenza delle rovine antiche, oltre che della
disposizione paesistica del territorio. Accogliendo la complessità del contesto
e interpretando il carattere dei luoghi, le soluzioni architettoniche risultano in
genere variate e flessibili. Solo alcuni casi presentano impianti in qualche mo-
do legati ai prestigiosi modelli del Belvedere e di villa Madama, impostati in
maniera unitaria e strutturata, con impiego di terrazze nell’articolazione dei
dislivelli. Piuttosto che a Roma, gli esempi del primo Cinquecento producono
in questo periodo nuove, originali elaborazioni soprattutto in alcune ville la-
ziali, come nei giardini su terrazze, prospetticamente organizzati, della villa
d’Este a Tivoli o della villa Lante a Bagnaia. A Roma, nonostante la frequente
disposizione delle ville in siti elevati e su terreni in pendio, l’impiego di im-
pianti complessi su più terrazze appare limitato a pochissimi giardini, come
gli Horti Farnesiani sul Palatino e l’ambito circoscritto della vigna Boccaccio,
all’interno della villa d’Este a Montecavallo. Nella maggior parte dei casi i luo-
ghi elevati sono apprezzati per le qualità panoramiche, l’aria salubre e la po-
sizione dominante sulla città, ma i giardini si sviluppano prevalentemente in
superfici pianeggianti, come quelle naturalmente disposte sulla sommità del
Quirinale, lungo la via Pia, o come il grande piano artificiale ricavato sulle
pendici del Pincio in villa Medici. Nelle situazioni in cui l’area delle ville com-
prende notevoli dislivelli, come ancora sul Quirinale, il salto di quota viene in
genere mantenuto nel suo assetto pressoché naturale. In alcuni casi, come nel-
le ville d’Este, Grimani e Pio da Carpi, l’edificio residenziale può essere col-
locato proprio sul ciglio del colle, con ingressi a quote differenti, in modo da
costituire elemento di transizione tra i diversi livelli. Rispetto ai maggiori
esempi di inizio secolo, anche l’attenzione alla definizione architettonica e de-
corativa degli edifici passa generalmente in secondo piano. Importanti ecce-
zioni sono costituite dalla villa Giulia, soprattutto nel suo nucleo principale,
e dal casino di Pio IV in Vaticano. Entrambe le opere presentano, secondo
soluzioni diverse, impianti organici e articolati, che alternano su vari livelli,
lungo un asse centrale di simmetria, corpi edilizi e spazi aperti, definiti dall’o-
riginale coordinamento tra architettura, decorazione plastica e pittorica, acqua

* 125 *
RENATA SAMPERI

e vegetazione. Altro caso particolare è quello della villa Du Bellay, il cui im-
pianto unitario comprende giardino e parti edilizie, assorbendo in una nuova
sintesi i resti monumentali delle terme di Diocleziano. Più spesso, l’accento si
sposta sul disegno dei giardini, nell’ambito di impianti dai caratteri a volte
frammentari ed episodici, come nelle grandi ville dei cardinali d’Este e Pio
da Carpi. Gli spazi verdi sono arricchiti da elaborate sistemazioni e architet-
ture vegetali, da fontane, sculture e decorazioni pittoriche, anche inserite in
articolati programmi iconografici. Accanto ai giardini formali, diviene consi-
stente la presenza di parti disposte in maniera più libera e naturalistica. Il ri-
ferimento all’Antico e l’esposizione di collezioni antiquarie continuano a gio-
care un ruolo determinante, mentre il contatto fisico con le rovine produce
soluzioni diversificate. Anche in questo periodo, infine, alcune residenze,
non soltanto nelle zone di margine urbano, uniscono a facciate o impianti
da palazzo giardini ampi e articolati, disposti tra le vigne e le rovine.
Rispetto ai periodi precedenti, la maggiore disponibilità di fonti garantisce
ormai una buona conoscenza della situazione. Attendibili mappe della città,
dalla pianta di Leonardo Bufalini del 1551 alla veduta prospettica di Stefano
Du Pérac del 1577, consentono la ricostruzione di quadri generali, mentre
una serie di documenti particolari, con disegni e descrizioni, fanno luce sulla
consistenza di buona parte degli insediamenti, dagli edifici, in molti casi tut-
tora conservati, alle più effimere sistemazioni dei giardini.
Intorno alla metà del secolo, inizia a diffondersi una più articolata termi-
nologia per indicare gli insediamenti.55 Se la parola ‘vigna’ o ‘vinea’ continua a
essere prevalente, soprattutto nella comunicazione comune, nella corrispon-
denza personale o negli avvisi, dizioni più colte derivate dal latino, saltuaria-
mente impiegate nei decenni precedenti, compaiono più frequentemente nei
documenti pontifici e nei trattati, nelle stesse mappe della città e nelle iscrizio-
ni sui portali d’ingresso. Anche in relazione alla crescente importanza degli
spazi sistemati a giardino, entrano cosı̀ nell’uso i termini ‘‘villa’’, ‘‘orti’’ o ‘‘hor-
ti’’, ‘‘giardino’’ e ‘‘viridarium’’.

La zona del Vaticano


All’interno del complesso vaticano, le ampie aree verdi inedificate si arric-
chiscono in questo periodo di nuove strutture con giardini, rivolte prevalen-
temente a un uso privato. Esse si affiancano all’incompiuto cortile del Belve-
dere, oggetto in questi stessi anni di una serie di lavori di riparazione, fino al
completamento con modifiche, portato a termine sotto Pio IV da Pirro Ligo-

55 D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. VII-VIII.

* 126 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

rio.56 Isolate dal resto della città e libere dai suoi condizionamenti, le nuove
strutture presentano spazi e architetture dal raffinato e aggiornato disegno.
Due elaborati giardini privi di edifici sono commissionati da Paolo III e da
Giulio III. Il primo, situato all’esterno del corridoio occidentale del cortile del
Belvedere, consisteva in un grande giardino segreto di forma rettangolare. In-
cassato nel declivio della collina, lo spazio viene delimitato da alti muri di con-
tenimento e collegato al giardino di Clemente VII da un criptoportico scavato
nel pendio. L’area interna era suddivisa in quattro riquadri coltivati, separati
da viali con pergolati lignei, dalle elaborate forme architettoniche. Allori e al-
beri da frutto erano piantati nelle aiuole e disposti in spalliere lungo i muri.57
A ridosso del lato opposto del cortile bramantesco, protetto dai nuovi baluar-
di farnesiani, il piccolo giardino pensile voluto da Giulio III era invece una
sorta di giardino-fortezza affacciato verso la città. In forma di rettangolo lungo
e stretto, con aiuole regolari e spalliere di alberi lungo il muro del Belvedere,
esso conteneva una grande peschiera, con grotta rustica di disegno vignolesco
preceduta da un’ampia vasca.58
I successivi interventi commissionati da Paolo IV e Pio IV si rivolgono di
nuovo all’area situata a ovest rispetto al cortile del Belvedere. Qui, nel 1558,
risulta in costruzione «una fontana nel bosco» con «diverse camere», realizza-
ta da Paolo IV per potersi ritirare in privato nel folto di un boschetto esistente
sul luogo. Dopo la morte del papa, la costruzione viene completata da Pio IV,
certamente con cambiamenti al progetto, nella forma del celebre casino dise-
gnato da Pirro Ligorio.59 L’architettura del piccolo complesso, organizzata su
diversi livelli lungo il pendio, è incentrata sul cortile ovale, intorno al quale si
dispongono gli edifici principali del casino vero e proprio e della loggia, insie-
me ai due piccoli propilei di ingresso. Tra i vari corpi di fabbrica, bassi para-
petti con sedile delimitano il contorno dell’ovale, in modo da aprirlo verso lo
sfondo naturale del bosco circostante. Sul livello più basso verso valle, alla ba-
se del corpo della loggia, una grande peschiera con fontane è affiancata dalle
scale che salgono al piano del cortile. Sostanzialmente compiuto entro il 1563,
il casino era destinato all’uso privato del papa, dei suoi amici e dei suoi suc-

56 A. CAMPITELLI, Gli horti dei papi ..., cit., pp. 64, 66 (con bibliografia precedente).
57 Sul nuovo giardino di Paolo III vedi: D.R. COFFIN, Gardens and Gardening ..., cit., pp. 14-16;
A. CAMPITELLI, Gli horti dei papi ..., cit., pp. 64-75.
58 M. FAGIOLO , Introduzione alle nuove scene e ai nuovi miti di Caprarola, in F.R. LISERRE ,

Grotte e ninfei nel ’500. Il modello dei giardini di Caprarola, Roma, Gangemi, 2008, p. IX; A. CAM-
PITELLI, Gli horti dei papi ..., cit., pp. 78-80.
59 Per il casino di Pio IV vedi in particolare: D.R. C OFFIN , The Villa ..., cit., pp. 267-278;

A. CAMPITELLI, Gli horti dei papi ..., cit., pp. 80-106 (anche per i riferimenti all’ampia bibliografia
precedente).

* 127 *
RENATA SAMPERI

cessori, come luogo di ritrovo e per brevissimi soggiorni in una piacevole at-
mosfera di riposo e di umanistico otium. Allude a tali scopi, evocando un cli-
ma agreste e pastorale, il disegno del ricco apparato decorativo antichizzante,
dal ruolo decisamente prevalente sulle stesse linee architettoniche. Di lı̀ a poco
i temi mitologici del programma iconografico, congeniali ai gusti e alla cultura
del pontefice e del suo architetto, saranno bersaglio di papa Pio V, che farà
rimuovere statue e ornamenti più dichiaratamente pagani. Nell’area antistante
il casino, sul luogo di un boschetto esteso fino alle logge del cortile del Belve-
dere, lo stesso Pio V farà poi impiantare un giardino dei Semplici, particolar-
mente amato dal rigoroso pontefice.60
All’esterno del complesso pontificio, presso la basilica di San Pietro, la re-
sidenza dei Cesi, situata in una particolare situazione di margine urbano, co-
stituisce un interessante esempio di palazzo-villa, provvisto di un ampio ed
elaborato giardino. Il palazzo, realizzato dal cardinale Alessandrino a cavallo
tra XV e XVI secolo, viene acquistato nel 1521 dal cardinale Paolo Emilio Ce-
si, profondamente legato a Leone X e a importanti personaggi dell’ambiente
antiquario romano. La proprietà si affacciava su via del Borgo di Santo Spirito
e confinava posteriormente con un tratto in rovina delle mura leonine. A un
blocco edilizio di carattere urbano, con cortile porticato e facciata lungo il
fronte strada, rispondeva sul retro una piccola porzione di campagna, coltiva-
ta a vigna e delimitata dalla cinta muraria.
Già prima del Sacco, Paolo Emilio ristruttura l’edificio, collocandovi la
propria collezione di epigrafi, e inizia a organizzare il giardino, facendone
un luogo per l’esposizione di antichità e l’incontro con gli amici. La veduta
disegnata da Marten van Heemskerk all’inizio degli anni Trenta vi mostra
un’informale e pittoresca associazione tra le sculture della collezione e le mura
in rovina, che sembra rivelare un poco strutturato rapporto tra pezzi antiquari
e antichi resti monumentali.
Nuovi importanti interventi per la sistemazione del giardino sono condotti
dopo il Sacco, ad opera prima di Paolo Emilio (morto nel 1537) e poi del fra-
tello Federico, anch’egli cardinale dal 1544.61 Un’utile veduta d’insieme della

60 Ivi, pp. 106-117.


61 L’assetto della residenza intorno agli anni Cinquanta è stato ricostruito soprattutto attraverso
la contemporanea descrizione dell’Aldrovandi, relativa alla disposizione della collezione, e grazie al
recente rinvenimento di importanti rappresentazioni grafiche. Sugli interventi dovuti a Paolo Emilio
vedi soprattutto il recente contributo di F. RAUSA, La collezione del cardinale Paolo Emilio Cesi
(1481-1537), in Collezioni di antichità ..., cit., pp. 205-217. Sulla ricostruzione dello stato del palazzo
e del giardino al tempo di Federico, vedi in particolare S. EICHE, On the layout of the Cesi palace and
gardens in the Vatican Borgo, «Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz», XXXIX,
1995 (1996), pp. 258-281, nel quale si precisa la ricostruzione proposta da Hülsen (C. HÜLSEN, Rö-
mische Antikengärten des XVI. Jahrhunderts, Heidelberg, Winter, 1917, pp. 1-42); ulteriore contri-

* 128 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

residenza è compresa nella mappa di Roma di Du Pérac, che mostra il comples-


so, contiguo alla porta Cavalleggeri (già porta Terrione), nelle sue parti fonda-
mentali: il blocco edilizio con cortile, affiancato sulla sinistra dal giardino segre-
to cinto da muri; il regolare giardino a riquadri, posto sul retro del palazzo; la
vigna alberata sul pendio del monte Santo Spirito. Oltre le vecchie mura leoni-
ne, è visibile il bastione della nuova cinta muraria, realizzata da Antonio da San-
gallo negli anni Quaranta. Considerando più da vicino l’assetto del giardino, de-
scritto negli anni Cinquanta dall’Adrovandi, da notare la presenza di piccole
strutture edilizie piuttosto elaborate, tra le quali una loggetta ricavata in una
rientranza delle mura, forse utilizzata come sala da pranzo estiva, e un antiqua-
rium per le opere più pregevoli della collezione, con pianta a croce greca e fac-
ciata sormontata da un timpano. Ben restituita nella descrizione dell’Aldrovandi
è l’attenzione a disporre le strutture del giardino e le innumerevoli sculture in
relazione agli assi dell’impianto e agli altri elementi presenti, in modo da sotto-
lineare e valorizzare determinate visuali, stabilendo precise corrispondenze tra
le parti e superando la più casuale sistemazione dell’epoca di Paolo Emilio.62
In contrasto con la regolarità del giardino, la vigna sul pendio, tagliata da viali
diagonali bordati da alberi, doveva essere sistemata in modo informale e natu-
ralistico, sia nell’assetto della vegetazione, sia nella disposizione delle sculture.63

Via della Lungara


Intorno alla metà del Cinquecento, l’assetto acquisito da via della Lungara
con gli interventi di inizio secolo risulta parzialmente modificato.64 Testimo-
nianze documentarie attestano che già dal tempo di Giulio II, oltre alle ville e
alle ricche residenze suburbane, avevano iniziato a fare la loro comparsa, so-
prattutto lungo il tratto settentrionale della strada, anche più modeste case di
abitazione, tendenti a formare un tessuto continuo. D’altra parte, nel periodo
dopo il Sacco, non si verificano nuovi insediamenti di importanti dimore, pa-
ragonabili a quelli dei decenni precedenti.
In conseguenza di ciò, l’invaso stradale è caratterizzato verso la metà del
secolo da due situazioni distinte. La parte meridionale, verso porta Settimiana,

buto alla ricostruzione è dato dalla pianta pubblicata da Rausa, fig. 1. Sull’argomento vedi inoltre:
D. GNOLI, Il giardino e l’antiquario del cardinal Cesi, «Mitteilungen des deutschen Archäologischen
Instituts. Römische Abteilung», XX, 1905, pp. 267-276; M. VAN DER MEULEN, Cardinal Cesi’s Anti-
que Sculpture Garden. Notes on a Painting by Hendrich van Cleef III, «The Burlington Magazine»,
CXVI, 1974, pp. 14-24; D.R. COFFIN, Gardens and Gardening ..., cit., pp. 22-24, 66-67.
62 E.B. MAC DOUGALL, Fountains, Statues and Flowers ..., cit., pp. 25, 27-28.

63 C. LAZZARO , The Italian renaissance garden ..., cit., pp. 109-110; I. BELLI BARSALI , I giardini

di statue antiche ..., cit., pp. 352-357.


64 M. CAPERNA , Sviluppi e caratteri dell’area urbana di via della Lungara ..., cit.

* 129 *
RENATA SAMPERI

presenta come nel primo Cinquecento un assetto insediativo di tipo estensivo.


Il tratto settentrionale invece, verso porta Santo Spirito, è ormai quasi comple-
tamente edificato lungo il fronte stradale, con un tessuto abitativo minuto in-
tervallato dagli accessi al fiume. Tra le piccole case con orti sul retro, emerge,
a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, il nuovo palazzo del cardi-
nale Bernardo Salviati, realizzato da Nanni di Baccio Bigio ampliando il pree-
sistente casino Adimari.65 Dietro l’edificio un ampio giardino si sviluppa verso
le pendici del Gianicolo, mentre davanti alla facciata, nel lato verso il fiume,
un grande slargo interrompe la continuità del tessuto edilizio.

Ville suburbane a nord della città


A partire dagli anni Trenta, sporadici interventi interessano la campagna a
nord delle mura vaticane. Tra questi, la realizzazione della piccola villa sulle
pendici di Monte Mario, fuori porta Fabrica, iniziata da Blosio Palladio entro
il 1531. Subito dopo la crisi del Sacco, essa rinnova la tradizione degli orti let-
terari della Roma di inizio secolo, associando al semplice casino un giardino
configurato secondo raffinate soluzioni antichizzanti.66
In un diverso contesto paesistico, lungo la sponda del Tevere oltre Castel
Sant’Angelo, viene portata avanti la sistemazione della villa del banchiere fio-
rentino Bindo Altoviti, iniziata poco prima del Sacco. Dalle frammentarie no-
tizie esistenti risulta che essa conteneva una collezione di sculture antiche,
esposte in una grande loggia, affrescata da Vasari nel 1553. Due vedute, risa-
lenti rispettivamente all’inizio del XVII e del XVIII secolo, ne documentano il
rapporto con il fiume, mostrando un monumentale portale bugnato di dise-
gno cinquecentesco rivolto verso la riva sabbiosa e aperto sul giardino. Di
scorcio, dietro gli alberi, è visibile il semplice casino; sullo sfondo, Castel
Sant’Angelo e la basilica di San Pietro.67
Più a nord, sulla sponda opposta del fiume, fuori porta del Popolo, la rea-
lizzazione della celebre residenza di campagna di Giulio III, denominata villa

65 Palazzo Salviati alla Lungara, a cura di G. Morolli, Roma, Editalia, 1991.


66 M. RICCI, «villula ter quaterque felix». Baldassarre Peruzzi e la villa di Blosio Palladio a Monte
Mario, in Baldassarre Peruzzi 1481-1536, a cura di C.L. Frommel, A. Bruschi, H. Burns, F.P. Fiore,
P.N. Pagliara, Venezia, Marsilio, 2005, pp. 273-283 (con bibliografia precedente).
67 D. PEGAZZANO , Il palazzo e la villa di Bindo Altoviti: la decorazione vasariana, in Ritratto di un

banchiere del Rinascimento. Bindo Altoviti tra Raffaello e Cellini, a cura di A. Chong, D. Pegazzano,
D. Zakos, Milano, Electa, 2004, pp. 202-203. Sulla villa vedi anche: R. LANCIANI, Storia degli scavi ...,
cit., I, 1989, p. 216, II, 1990, p. 124; CH. DAVIS, Per l’attività romana del Vasari nel 1553: incisioni
degli affreschi di villa Altoviti e la fontanella di villa Giulia, «Mitteilungen des Kunsthistorischen In-
stitutes in Florenz», XXIII, nn. 1-2, 1979, pp. 197-224; A. CAMPITELLI, Committenti e giardini nella
Roma della prima metà del Cinquecento. Alcuni documenti e un’ipotesi per Villa Giulia, in Delizie in
villa ..., cit., pp. 202-205.

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LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

già nei documenti del tempo, si unisce a una serie di interventi che modificano
l’assetto della zona suburbana lungo la via Flaminia, migliorandone i collega-
menti con il Vaticano e con il resto della città e innescando un processo di
cambiamento destinato a protrarsi nel tempo. A partire dal 1551, attraverso
una serie di acquisti e donazioni, il pontefice riesce a entrare in possesso di
una vasta estensione di terreno intorno alla vigna sui monti Parioli, ereditata
dallo zio, cardinal Antonio del Monte. Si costituisce cosı̀ un vastissimo parco
che si espande fino al fiume, comprendente al suo interno nuove fabbriche e
sistemazioni, oltre alle preesistenti strutture delle vigne inglobate.68
La proprietà era inclusa in un perimetro di circa tre miglia, ma le effettive
dimensioni dell’area, subito frazionata dopo la morte di Giulio III, rimangono
tuttora incerte. Lungo il fiume, nella cosiddetta vigna del Porto, è realizzato
un piccolo approdo collegato alla via Flaminia da un viale pergolato. Sulla riva
destra, nella zona dei Prati, l’acquisto di altri terreni è finalizzato all’apertura
di un collegamento viario in direzione del Vaticano. Dalla via Flaminia, una
nuova strada pubblica, in asse con la pergola verso il fiume, conduceva alla
palazzina progettata da Vignola, racchiusa in una piccola valle. Secondo un
raffinato e originale disegno – probabilmente condizionato dalle strutture del-
la vigna Del Monte – all’edificio si collegano, in variata successione assiale, gli
spazi scoperti del cortile, del ninfeo e del giardino segreto, tra loro separati da
leggeri diaframmi edilizi. L’unitario coordinamento delle parti, raggiunto ad
opera di diversi artefici – oltre a Vignola, Vasari, Ammannati, forse lo stesso
Michelangelo – richiama i prestigiosi esempi del Belvedere e di villa Madama,
ma si traduce in nuovi esiti formali. Disposti su livelli diversi e collegati da
percorsi e passaggi disassati e nascosti, gli spazi che si susseguono riservano
variazioni e sorprese. Nell’ambito di un complesso programma iconografico,
le linee architettoniche si integrano con l’esposizione di sculture antiche e mo-
derne, con l’acqua e con la vegetazione, in modo da costituire un coerente si-
stema organico.
Oltre al nucleo principale, all’interno della proprietà si dispongono diver-
se nuove strutture, come la piccola chiesa di Sant’Andrea, la fontana pubblica
lungo la via Flaminia, la peschiera presso l’approdo e alcuni edifici di servizio.

68 L’originario assetto delle diverse parti è conosciuto soprattutto grazie alla nota lettera di Bar-

tolomeo Ammannati del 1555 e alla descrizione settecentesca dell’abate Amaduzzi. Nell’ambito della
vasta letteratura su villa Giulia, si vedano in particolare: D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 150-174;
ID., Gardens and Gardening ..., cit., pp. 39-40, 80-82, 139-142; C.L. FROMMEL, Vignola architetto del
potere. Gli esordi e le ville nell’Italia centrale, in Jacopo Barozzi da Vignola, a cura di R.J. Tuttle,
B. Adorni, C.L. Frommel, C. Thoenes, Milano, Electa, 2002, pp. 45-54; M. FAGIOLO, Vignola: l’ar-
chitettura dei principi, Roma, Gangemi, 2007, pp. 63-92 e scheda di F.R. Liserre, pp. 307-311;
B. ADORNI, Jacopo Barozzi da Vignola, Milano, Skira, 2008, pp. 54-65; A. CAMPITELLI, Committenti
e giardini ..., cit., pp. 209-221.

* 131 *
RENATA SAMPERI

Ad esse si associano elaborati giardini e ricchi apparati decorativi. L’assetto


paesistico dell’intero complesso è inoltre ridisegnato attraverso la messa a di-
mora di una grandissima quantità e varietà di nuove piante, di tipo produttivo
e ornamentale, provenienti da luoghi diversi. Ne risulta un accostamento di
sistemazioni formali e informali, con aiuole, boschetti e zone disposte a imita-
zione di ambienti naturali; secondo criteri, come si vedrà, in parte già presenti,
in scala più modesta, in alcune ville del tempo e destinati a svilupparsi verso la
fine del Cinquecento nella grande villa Montalto e poi nelle ville romane del
secolo successivo.
Dopo la morte di Giulio III (1555) e il periodo di disinteresse per la re-
sidenza da parte di Paolo IV, l’area di villa Giulia è oggetto di nuovi interventi
ad opera di Pio IV, che vi realizza la palazzina lungo la via Flaminia, disegnata
da Pirro Ligorio. In questo periodo la dimora, che per Giulio III aveva costi-
tuito fondamentalmente un privato luogo di ritiro, viene utilizzata per l’acco-
glienza cerimoniale di importanti visitatori, prima dell’ingresso in città. La ri-
qualificazione dello spazio pubblico lungo la via Flaminia, parte integrante del
disegno della villa, contribuisce inoltre a valorizzare l’importante accesso da
nord alla città, arricchito in quegli stessi anni dal rifacimento di porta del Po-
polo. Come sottolineato dai contemporanei, la funzione di accoglienza poteva
estendersi cosı̀ a tutti i forestieri, offrendo, attraverso i giardini e le elaborate
sistemazioni lungo la strada, un’anticipazione delle meraviglie di Roma.69

Il Campidoglio, il Palatino e la zona dei Fori


All’inizio del pontificato farnesiano, nell’ambito delle diverse operazioni
di riorganizzazione urbana volute da Paolo III, si colloca nei primi mesi del
1535 la scelta di intervenire sul Campidoglio. Appena eletto, il papa decide
infatti di costruire una propria residenza in forma di villa presso il convento
dell’Aracoeli, collegata con il viridario del palazzo di San Marco tramite un
cavalcavia.70 Per l’edificio, situato in posizione elevata sullo sperone setten-
trionale del colle e vincolato da preesistenze di epoche diverse, sembra sia sta-
to redatto un progetto iniziale, forse dovuto a Baldassarre Peruzzi, che preve-
deva un impianto da villa, con loggia centrale affiancata da due ali simme-
triche. Realizzata poi in forma ridotta entro il 1542 dall’architetto papale Ja-
copo Meleghino, la villa presentava un impianto irregolare con loggiati pano-

69 Il significato di valorizzazione dell’accesso da nord alla città viene esplicitamente sottolineato

nel 1565 dalla guida di Roma di Bernardo Gamucci (D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., p. 178).
70 Sulla villa del Campidoglio, vedi lo studio di M. BRANCIA DI APRICENA , Il complesso dell’A-

racoeli sul Colle Capitolino (IX-XIX secolo), Roma, Quasar, 2000, in particolare pp. 126-157, con ri-
ferimenti alla bibliografia precedente.

* 132 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

ramici aperti verso la città, il Gianicolo e il Vaticano. Il lato corto dell’edificio,


rivolto a settentrione, esibiva invece una stretta facciata chiusa ed austera, do-
tata di due grandi stemmi papali, e si configurava quindi come ‘torre’, situata
in posizione dominante e visibile da tutta la città, in asse con la via Lata e con
l’ingresso a Roma da nord. Il coronamento a beccatelli accentuava l’immagine
simile a quella di una rocca e legava visivamente l’edificio all’architettura del
palazzo di San Marco. Oltre che un luogo fresco e salubre, una villa panora-
mica dove trovare sollievo alla calura estiva, la residenza doveva costituire cosı̀
anche un segno ‘politico’ del dominio papale sulla città.71
La realizzazione della villa sul Campidoglio si inserisce in un più generale
programma di ristrutturazione del colle, esteso alla rete viaria circostante e
comprendente anche un nuovo disegno della piazza capitolina.72 Tali opera-
zioni sono in relazione con altri progetti e interventi urbani nelle adiacenti
aree della città, sia in direzione della via Papale, sia, dalla parte opposta, verso
i Fori e il Colosseo, dove viene sistemato il percorso per l’ingresso trionfale di
Carlo V del 1536.73 A tale scopo, vengono effettuati espropri di vigne e ter-
reni e compiute estese demolizioni per realizzare percorsi rettilinei e mettere
in luce i monumenti antichi. Si colloca in tale contesto anche la valorizzazione
dell’area del Palatino, situata in posizione dominante lungo il percorso del
corteo imperiale.
Fin dal 1536, le vigne sul colle sono interessate da una vivace attività di
compravendita, con aumento del valore delle proprietà.74 Poi, nel 1542, il car-
dinale Alessandro Farnese, nipote di Paolo III, vi compra, probabilmente do-
po una serie di altri acquisti e affitti tramite prestanome, la vigna Palosci, sta-
bilendo cosı̀ il primo caposaldo della proprietà farnesiana sul luogo.75 Nel
1548 Alessandro cede la vigna al fratello Ottavio, ma ne mantiene l’usufrutto
e la utilizza per svolgervi banchetti, probabilmente adattando a casino l’antico

71 F.E. KELLER, Interventi farnesiani sul Colle: palazzo e piazza, recensione a M. BRANCIA DI

APRICENA, Il complesso dell’Aracoeli ..., cit., «Bollettino d’arte», s. 6, 85, n. 114, 2000, pp. 123-124.
72 A. BRUSCHI , Roma, dal Sacco al tempo di Paolo III (1527-50), in Storia dell’architettura italiana.

Il primo Cinquecento ..., cit., pp. 176-181; ID., Roma farnesiana. Città e architetture al tempo di Paolo
III. Il caso del complesso capitolino, in Per Franco Barbieri. Studi di storia dell’arte e dell’architettura, a
cura di E. Avagnina, G. Beltramini, Venezia, Marsilio, 2004, pp. 131-153.
73 ID., Roma, dal Sacco al tempo di Paolo III ..., cit., pp. 179-183; G. SIMONCINI , Roma. Le tra-

sformazioni urbane nel Cinquecento ..., cit., pp. 99-103.


74 G. ARENA , Il verde a Roma ..., cit., p. 85.

75 Per l’insediamento della famiglia Farnese sul colle e la realizzazione degli Orti Farnesiani,

vedi soprattutto: H. GIESS, Studien zur Farnese-Villa am Palatin, «Römisches Jahrbuch für Kunstge-
schichte», XIII, 1971, pp. 179-230; A. VISCOGLIOSI, Gli Orti Farnesiani: cento anni di trasformazioni
(1537-1635), in Gli Orti farnesiani ..., cit., pp. 299-339; D.R. COFFIN, Gardens and Gardening ..., cit.,
pp. 69-75. Vedi anche la sintesi in G. MORGANTI, Gli Orti Farnesiani, Milano, Electa, 1990.

* 133 *
RENATA SAMPERI

rudere della cosiddetta Torretta, situato in posizione panoramica. All’inter-


vento dello stesso cardinale Alessandro può essere attribuito l’impianto rego-
lare della vigna, rappresentato nel 1551 nella pianta di Bufalini. Altri interven-
ti, documentati tra il 1556 e il 1565, vengono eseguiti dal cardinale Ranuccio,
fratello di Alessandro, che entra in possesso della vigna dopo il definitivo tra-
sferimento a Parma di Ottavio. In questo periodo il giardino comprendeva
boschetti di lauri, olmi, magnolie ed agrumi e doveva presentare un impianto
regolare, con viali coperti da strutture a pergolato.
Nel 1565, alla morte di Ranuccio, l’intera proprietà, ampliata con l’acqui-
sto della vigna Maddaleni, passa di nuovo al cardinale Alessandro. L’acquisi-
zione di quest’ultima vigna mette a disposizione dei Farnese il pendio pano-
ramico sul Foro, dando cosı̀ avvio alla realizzazione degli Horti Palatini
Farnesiorum. Negli anni che seguono, i lavori commissionati da Alessandro
conducono alla definizione del giardino in pendenza rivolto verso la basilica
di Massenzio, rappresentato nelle sue parti principali nella pianta di Roma
del Du Pérac del 1577. L’intero complesso degli Orti, comprendente il pia-
neggiante giardino superiore, è completato – forse sulla base di un’unitaria
idea generale, ma non senza cambiamenti in corso d’opera – nel primo quarto
del XVII secolo, sotto il cardinale Odoardo Farnese. Controversa è la questio-
ne della paternità del progetto cinquecentesco, attribuita dalla storiografia al
Vignola e a Giacomo del Duca, con diverse ipotesi e valutazioni circa il ruolo
di ognuno.76
Il perduto assetto degli Orti può essere ricostruito attraverso numerosi e
dettagliati documenti iconografici. L’impianto in pendenza, organizzato in
terrazze e piani inclinati collegati da rampe e scale, era delimitato in basso
da un alto muro di recinzione con piccole finestre, il quale nella parte inferiore
a scarpa fungeva anche da struttura di contenimento per la prima terrazza.
Dal monumentale portale d’ingresso aperto al centro del muro, il percorso
procedeva attraverso strutture e passaggi di natura diversa, coperti o scoperti
e in parte incassati nel terreno, secondo un andamento complesso che obbli-
gava il visitatore a inversioni e cambi di direzione.77 Nel corso della risalita, la
visione dell’ampio e spettacolare panorama, verso e oltre il Foro e la basilica di
Massenzio, poteva aprirsi e spaziare liberamente o, invece, essere inquadrata
per parti, attraverso le cornici delle finestre, lungo la stretta terrazza alle spalle
del muro di cinta. La struttura assiale dell’impianto, orientata verso l’abside
nord-orientale della basilica di Massenzio (Templum Pacis), doveva tener con-

76 S. BENEDETTI , La villa di Alessandro Farnese, in Gli Orti farnesiani ..., cit., pp. 273-298;

M. FAGIOLO, Vignola ..., cit., pp. 92-106 e scheda di F.R. Liserre, pp. 303-304.
77 S. BENEDETTI , La villa di Alessandro Farnese ..., cit., pp. 290-297.

* 134 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

to dei diversi andamenti delle preesistenze antiche riutilizzate nella nuova si-
stemazione. Per adattarsi ad esse l’asse di simmetria devia quindi impercetti-
bilmente, fino a una più accentuata rotazione in corrispondenza dell’attacco
con la struttura geometrica del giardino superiore.78
In un confronto diretto e serrato tra strutture antiche e moderne, la nuova
organizzazione architettonica del pendio ripropone e rinnova sul Palatino il
riferimento agli antichi giardini su terrazze, come quelli del Pincio. E l’ecce-
zionale carattere del sito, luogo del nucleo originario della città e poi residenza
degli imperatori, determina le notevoli implicazioni simboliche dell’operazio-
ne, attraverso la quale i Farnese intendono stabilire un diretto legame con la
grandezza dell’antica Roma.79
In rapporto all’insediamento dei Farnese sul Palatino sembra essere l’ini-
ziativa del cameriere segreto di Paolo III, Eurialo Silvestri, il quale nei primi
anni Quaranta avvia la costruzione di un palazzo con giardino sulla collina
della Velia, alle spalle della basilica di Massenzio.80 Eurialo risulta fortemente
legato alla famiglia Farnese e riceve dal papa numerosi incarichi e benefici,
che lo spingono a intraprendere la realizzazione di un’ambiziosa residenza.
Verso il 1546-47 dovevano essere quasi conclusi i lavori edilizi per la costru-
zione del corpo di fabbrica a L, disposto all’angolo tra le attuali vie del Colos-
seo e del Tempio della Pace, lungo il percorso che collegava la torre dei Conti
al Colosseo, allargato e regolarizzato proprio nel 1547.81 L’edificio, con cortile
al livello del piano nobile, presentava sul retro un’ampia area di vigne e orti,
estesa verso il Colosseo e la basilica di Massenzio. Sempre nel 1547 Eurialo
riceve in concessione «il pavimento degli archi» della basilica, per realizzarvi
un giardino pensile.82 Il giardino del palazzo avrebbe cosı̀ potuto svilupparsi
in connessione con la monumentale struttura e affacciarsi verso il Foro, il Pa-
latino e il Colosseo. I lavori per la sistemazione delle aree esterne si interrom-

78 M. QUAST, Zur Planung römischer Villenanlagen der zweiten Hälfte des Cinquecento: die Or-

ganisation des Terrains, «Mitteilungen des Kunsthistorischen Insitutes in Florenz», 38, 1994, 2/3,
pp. 271-274.
79 M. FAGIOLO , Vignola ..., cit., pp. 92-106.

80 Notizie e considerazioni sulla storia del palazzo Silvestri sono tratte prevalentemente dal nu-

mero monografico di «Ricerche di Storia dell’arte», 97, 2009, dedicato a Palazzo Silvestri-Rivaldi a
Roma, a cura di A. Cremona, e in particolare dai contributi di A. CREMONA, Il Palazzo di Eurialo
Silvestri ad Templum Pacis, pp. 17-34 e di E. RONCHETTI, Sulla collezione di antichità di Eurialo Sil-
vestri, pp. 77-87. Sull’argomento vedi inoltre, tra i contributi più recenti: D.R. COFFIN, Gardens and
Gardening ..., cit., pp. 64-65, 67; M.O. ZANDER, La casa di Eurialo Silvestri a Roma, in All’ombra di
‘‘sa’ gilio a celeri di farnesi’’, a cura di E. Galdieri, R. Luzi, atti della giornata di studio (Cellere, 10
apr. 1999), Cellere, 2001, pp. 163-179.
81 G. SIMONCINI , Roma. Le trasformazioni urbane nel Cinquecento ..., cit., pp. 117-118.

82 Il relativo documento, pubblicato in R. LANCIANI , Storia degli scavi ..., cit., II, 1990, pp. 236-

237, è citato e ripreso nei successivi studi sull’argomento.

* 135 *
10
RENATA SAMPERI

pono però tra il 1549 e il 1550, quando, dopo la morte di Paolo III, Eurialo
dovette perdere, insieme alle speranze di carriera curiale, anche le motivazioni
e le risorse economiche per il completamento dell’opera. Caduto in abbando-
no, il giardino viene portato a termine solo dopo il 1577 dal nuovo proprie-
tario, il cardinale Alessandro de’ Medici, secondo un elaborato accostamento
di natura e rovine monumentali attribuito a Giacomo Del Duca.83 Si costitui-
sce cosı̀ un ulteriore esempio di palazzo ai margini dell’abitato, la cui facciata
di tipo urbano cela al suo interno una dimensione paesistica di inaspettata ric-
chezza.

Il Quirinale
Sempre maggior rilevanza, dall’inizio del pontificato di Paolo III, riveste
in questo periodo l’emergente zona di ville del Quirinale, interessata da signi-
ficativi interventi privati promossi da personaggi di primissimo piano, nonché
oggetto di importanti iniziative pubbliche di rinnovamento urbano.
Sulla sommità del colle, ruolo fondamentale ricopre ancora una volta la
vigna che era stata di Oliviero Carafa, la quale nel 1545 viene presa in affitto
dalla famiglia Farnese. Entro il 1549 una serie di lavori, condotti probabil-
mente da Jacopo Meleghino, rinnovano il vecchio nucleo nella zona nord-
ovest.84 Committente delle opere sembra essere lo stesso Paolo III, che risulta
soggiornare spesso nella dimora, fino agli ultimi giorni prima della morte nel
novembre del 1549.
Nel 1550 l’intera proprietà Carafa viene presa in affitto dal cardinale fer-
rarese Ippolito d’Este, che vi intraprende immediatamente alcuni lavori nei
giardini.85 Fin dall’inizio, i programmi del cardinale sembrano godere dell’ap-
poggio papale, come dimostra l’intervento di Giulio III nel 1554 per far am-
pliare l’estremità occidentale della via Alta Semita, probabilmente con lo sco-
po di demolire una fila di case che impediva l’accesso alla vigna.86
La situazione cambia con il pontificato di Paolo IV, durante il quale Ip-
polito d’Este viene esiliato nel nord Italia e i lavori attraversano un periodo

83 S. BENEDETTI , Giacomo del Duca e l’architettura del Cinquecento, Roma, Officina, 1972 e

1973, pp. 337-343; P. FANCELLI, Demolizioni e ‘‘restauri’’ di antichità nel Cinquecento romano, in
Roma e l’antico nell’arte e nella cultura del Cinquecento, a cura di M. Fagiolo, Roma, Istituto della
Enciclopedia Italiana, 1985, pp. 386-387.
84 C.L. FROMMEL, La villa e i giardini ..., cit., pp. 17-28.

85 Notizie e considerazioni che seguono sulla villa di Ippolito d’Este sono tratte prevalente-

mente dai seguenti contributi: ivi, pp. 28-47; D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 202-208; ID., Gar-
dens and Gardening ..., cit., pp. 40-41, 45, 83-85; F. BORSI, Il Palazzo del Quirinale, in Il Palazzo del
Quirinale, Roma, Editalia, 1973, pp. 35-46.
86 C.L. FROMMEL, Il Palazzo del Quirinale ..., cit., p. 277.

* 136 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

di stasi. In questi anni, lo stesso papa Carafa soggiorna nella villa, proprietà di
famiglia. Le opere di ristrutturazione e ampliamento dell’intero complesso
possono riprendere soltanto verso la fine del 1559, dopo la morte di Paolo
IV e con il definitivo ritorno a Roma di Ippolito. Nel 1560 il cardinale riesce
ad acquistare o a prendere in affitto altri terreni contigui, tra i quali la grande
vigna Boccaccio, confinante sul lato est e digradante dalla via Alta Semita ver-
so una zona inedificata del rione Trevi. L’acquisizione della vigna, resa diffi-
coltosa per l’opposizione della famiglia Cesi che rivendicava diritti legali sulla
proprietà, è infine possibile grazie all’intervento di papa Pio IV, che in questo
stesso periodo avvia la realizzazione della strada Pia, ampliamento e regolariz-
zazione della via Alta Semita. In relazione a tale programma, il cardinale d’E-
ste avrebbe dovuto demolire gli edifici sporgenti verso la strada, ripararne altri
ed erigere un muro lungo il nuovo tracciato viario. L’interesse di Pio IV è an-
che legato al fatto di aver soggiornato a lungo nella vigna, nella quale egli stes-
so fa eseguire probabilmente alcuni lavori agli edifici e ai giardini.87
Testimonianze specifiche, figurative e descrittive, consentono di ricostrui-
re con buona approssimazione l’assetto della grande villa di Ippolito d’Este,
determinato per iniziativa del cardinale ferrarese, ma predisposto già in alcune
parti ad opera di Oliviero Carafa e dei Farnese.88 Una sommaria ma efficace
visione d’insieme, inserita nel contesto urbano, è inoltre contenuta nella map-
pa di Du Pérac. Nel periodo di massima espansione, la villa si estendeva dalla
piazza di Montecavallo fino alla vigna Grimani e dalla via Pia alla più bassa
strada di fondovalle tra il Quirinale e il Pincio, diretta a porta Salaria. Costi-
tuitosi sulla base di parti eterogenee acquisite e definite in più fasi, il comples-
so presentava un impianto irregolare, suddiviso in alcune zone principali. Nel-
la zona ovest, verso la piazza di Montecavallo, era collocata l’ala residenziale,
con i due edifici della vigna Carafa, tra loro collegati da un articolato sistema
di cortili e giardini segreti. Disposti in parte sul terreno pianeggiante e in parte
con zone terrazzate verso il pendio, tali spazi scoperti erano delimitati da pa-
reti e corpi edilizi e aperti in alcuni punti sulla città e sul paesaggio, attraverso
logge e finestre. Sfruttando il terreno in declivio, al di sotto dell’edificio nord-
occidentale, era ricavata la grande nicchia della fontana ‘da basso’. Un lungo
muro rettilineo interrotto da porte separava questa zona residenziale da quella
del grande giardino orientale, disposto sull’ampia area pianeggiante tra la stra-

87 M. FAGIOLO – M.L. MADONNA , La Roma di Pio IV: il sistema dei «centri direzionali» e la

rifondazione della città, «Arte illustrata», VI, 1973, pp. 186-212; G. SIMONCINI, Roma. Le trasforma-
zioni urbane nel Cinquecento ..., cit., pp. 191-193.
88 C.L. FROMMEL, La villa e i giardini ..., cit., pp. 17-28 e figg. 15, 19; ID ., Il Palazzo del Qui-

rinale ..., cit., fig. 2; F. COLALUCCI – M.G. LAURO, Il cantiere virtuale del Quirinale, «Il Quirinale»,
III, 6, 2007, pp. 111-116.

* 137 *
RENATA SAMPERI

da Pia e il ciglio del colle e affacciato verso il Pincio e la zona nord della città.
La griglia di viali pressoché regolare era tagliata da percorsi diagonali collegati
a due emergenti episodi architettonici: il padiglione a pianta centrale con fon-
tana, e la fontana ‘rustica’, nascosta tra gli alberi all’interno di un articolato
sistema di viali a tridente. Più oltre, separata da una stretta area boscosa,
era la vigna Boccaccio, il cui terreno in declivio, regolarizzato attraverso un
sistema di terrazze, scendeva dal livello della via Pia fino a un ingresso sulla
strada di fondovalle. Al centro della vigna, contornata da un muro di conte-
nimento a esedra, era la fontana ‘del bosco’, disegnata in forma di montagna
artificiale. Lungo la via di porta Salaria, infine, una fascia di terreno in piano
doveva essere coltivata con orti o giardini; una scoscesa scarpata alberata la
separava dal pianeggiante giardino soprastante.
L’operazione estense, rinunciando a un’organica riorganizzazione dell’in-
tero complesso, si configura attraverso una serie di interventi circoscritti, con-
dotti sulla base dell’assetto preesistente. A parte alcune modifiche interne al
fabbricato nord-occidentale, l’attenzione si concentra sui giardini, con l’inse-
rimento di episodi raffinati e sorprendenti e la definizione architettonica di
aree specifiche. Fontane, pergolati e padiglioni, dall’elaborato disegno, sono
associati alle sculture della collezione antiquaria del cardinale e alla splendida
e rara vegetazione, particolarmente ammirata dai contemporanei. I pezzi anti-
chi sono restaurati e spesso adattati a uso di fontane, i pergolati e i padiglioni
in legno costituiscono architetture vegetali, dalle forme antichizzanti ricoperte
di piante rampicanti. Ai giardini formali, con fiori e alberi da frutta, disposti in
aiuole, pergolati e spalliere, sono accostati boschetti di essenze diverse, con
fontane in forma di grotte e ninfei, verosimilmente legati alla tradizione natu-
ralistica dei giardini estensi e ferraresi. La presenza della scultura, infine, con-
tribuisce a costituire immagini e atmosfere dalle implicazioni più profonde e
complesse, con rimandi a temi letterari e concetti filosofici.89
Diversi artefici, il cui ruolo non è sempre chiaramente identificabile, con-
tribuiscono al disegno e all’esecuzione delle varie parti: Girolamo da Carpi,
impiegato nella prima fase degli interventi estensi; Giovanni Alberto Galvani,
responsabile dei lavori strettamente architettonici; Tommaso Ghinucci, per la
sistemazione dei giardini e le opere idrauliche; Curzio Maccarone, impegnato
nella costruzione delle fontane; Pirro Ligorio, solo occasionalmente al servizio
del cardinale, con un ruolo forse di consulente in relazione a singoli progetti;
non ultimo il contributo attivo del committente, portatore di scelte e desideri
specifici.90

89 E.B. MACDOUGALL, Fountains, Statues and Flowers ..., cit., pp. 29-32, 89-111.
90 C.L. FROMMEL, La villa e i giardini ..., cit., pp. 41-44.

* 138 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

Gli altri insediamenti sul colle Quirinale, alcuni dei quali di notevole rile-
vanza, non godono della ricca documentazione disponibile per la villa d’Este e
possono essere ricostruiti soltanto attraverso fonti frammentarie o di carattere
generale. Tra queste, in primo luogo, la mappa di Du Pérac, con un’efficace
rappresentazione delle ville lungo la via Pia alla fine del periodo qui preso in
considerazione.
Sul lato sinistro della strada, oltre la villa d’Este, si susseguono fino all’al-
tezza della chiesa di Santa Susanna e delle terme di Diocleziano, le grandi pro-
prietà costituite dalle vigne dei cardinali Grimani, Rodolfo Pio da Carpi e Nic-
colò Caetani da Sermoneta.91 Più avanti, prima di porta Pia, compaiono due
vigne di dimensioni più modeste, non facilmente identificabili. Tutti gli inse-
diamenti presentano lungo la strada muri di recinzione con portali, delimitanti
ampi terreni coltivati. Gli edifici residenziali sono posti all’interno delle pro-
prietà, in posizione elevata e panoramica, in genere sul ciglio del colle, con
piccoli giardini murati nei pressi dei fabbricati. Ulteriori portali di ingresso so-
no collocati nelle zone a valle.
Descrizioni, lettere e inventari del tempo consentono di precisare meglio
la storia e l’assetto della vigna di Rodolfo Pio da Carpi, gli Horti Pii Carpensis,
come recita l’iscrizione nel portale verso la via Pia.92 L’esistenza della vigna è
documentata fin dal 1543, ma i primi riferimenti certi che la collegano al no-
me del cardinale appaiono nel 1546 e nel 1547. È quindi plausibile che Rodol-
fo l’abbia avuta in affitto per alcuni anni prima dell’acquisto vero e proprio,
risalente al 1549. Dopo la morte di Rodolfo Pio, nel 1564, la proprietà viene
venduta al cardinale Giulio della Rovere, per poi passare nel 1578 al cardinale
Alessandro Sforza. Com’è noto, la villa conteneva una delle più importanti
collezioni antiquarie della città, creata probabilmente nella seconda metà degli
anni Quaranta. Iscrizioni e sculture – associate alla vegetazione, alle fontane,
ai loggiati, alle pergole, ai padiglioni, forse ai frammenti di antiche rovine –
contribuivano a definire il carattere dei diversi spazi aperti. Nei cortili e nei
giardini segreti, con alberi e fiori, i pezzi della collezione dovevano essere si-
stemati in maniera ordinata e strutturata, soprattutto all’interno di nicchie.
Una fontana in forma di grotta, adorna di statue e schermata da una loggia
dipinta, era ricavata nelle sostruzioni del palazzo, fondato su antiche strutture.

91 D.R. COFFIN , The Villa ..., cit., pp. 193-201. Sulla villa Caetani vedi anche L. MARCUCCI , Per-

sistenze e trasformazioni nella ‘‘Piazza di Termini’’. Dagli orti cinquecenteschi ai progetti di Marcello
Piacentini, in Architettura: processualità ..., cit., pp. 315-320.
92 Per la storia, la ricostruzione e l’analisi della villa vedi soprattutto: C. HÜLSEN, Römische An-

tikengärten ..., cit., pp. 43-84; D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 195-200; ID., Gardens and Garde-
ning ..., cit., pp. 25-27, 38-39, 66-67; S. EICHE, Cardinal Giulio della Rovere and the vigna Carpi,
«Journal of the Society of Architectural Historians», 45, 1986, pp. 115-133.

* 139 *
RENATA SAMPERI

In corrispondenza dell’area pianeggiante verso la via Pia, l’area della vigna,


coltivata con olmi, cipressi, viti e alberi da frutto, ospitava anch’essa antiche
sculture. I pezzi più integri erano sistemati in pergole con sedili o in piccoli
padiglioni lignei; frammenti, vasi e iscrizioni erano sparsi più liberamente
tra la vegetazione.93 In mancanza di piante dettagliate relative alla disposizio-
ne dell’impianto, si può immaginare, sulla base delle descrizioni, che il dise-
gno del complesso non fosse impostato in maniera organica e unitaria, ma di-
pendesse invece da scelte e decisioni particolari, prese di volta in volta dal
committente e dai suoi giardinieri. Forse soltanto per singoli aspetti ed episodi
poteva essere richiesto il servizio di un architetto.94 La documentazione con-
servata si riferisce inoltre ai prodotti della vigna, barili di vino, ortaggi e frutta,
attestandovi, come in altri casi, lo svolgimento di attività agricole.95
Sull’altro versante del colle, lungo il lato opposto della via Pia, la pianta di
Du Pérac mostra una serie di vigne di dimensioni più piccole, la cui storia è
difficile da seguire, soprattutto a causa della scarsa documentazione e dei nu-
merosi passaggi di proprietà, che ne rendono incerta e variabile la denomina-
zione. Nella zona compresa tra le terme di Costantino e quelle di Diocleziano è
visibile una successione di spazi coltivati posti tra la strada e il ripido ciglio del
colle e separati tra loro da filari di alberi e rari muri di confine. Nel primo trat-
to della via, di fronte alla villa d’Este, piccoli edifici, comprendenti anche la
vecchia chiesa di Sant’Andrea, sono allineati lungo il filo stradale, mentre
nel tratto verso le terme di Diocleziano gli edifici lungo la strada sono quasi
del tutto assenti e, come sul lato opposto, le proprietà sono delimitate da muri
con portali di ingresso. Più in basso, ai piedi del versante sulla valle tra Quiri-
nale e Viminale, rimane una stretta fascia di terreno tra il ciglio del colle e la via
di San Vitale, delimitata, a partire dalla chiesa di San Vitale, da un lungo muro
di confine con portali. Sembrerebbe quindi che anche da questa parte le vigne
fossero dotate di ulteriori ingressi a valle, analogamente a quanto avveniva per
quelle sul lato opposto del colle, nella valle di separazione con il Pincio.
Una ricostruzione ipotetica della collocazione e delle principali vicende e
caratteristiche di tali insediamenti può essere svolta, oltre che sulla base delle
contemporanee mappe della città, con l’ausilio di altre fonti particolari e del
registro delle Taxae viarum del 1562, contenente l’elenco delle proprietà inte-
ressate dai lavori per la via Pia.96

93 C. LAZZARO, The Italian renaissance garden ..., cit., pp. 109-110.


94 D.R. COFFIN, Gardens and Gardening ..., cit., pp. 25-27.
95 Vedi la lettera del 14 aprile 1565, pubblicata in S. EICHE, Cardinal Giulio della Rovere ...,

cit., p. 129.
96 R. LANCIANI , Storia degli scavi ..., cit., III, 1990, p. 196; D.R. COFFIN, The Villa ..., cit.,

pp. 190-192.

* 140 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

Subito prima dell’inizio della strada, all’angolo tra la piazza di Monteca-


vallo e il percorso in discesa verso la Suburra, è il grande palazzo della famiglia
Ferreri di Vercelli, presente sul luogo dal primo Cinquecento. Lo stato di ‘ro-
mantico’ abbandono del giardino sul retro, comprendente resti consistenti
delle terme di Costantino, è rappresentato in dettaglio in una veduta del
Du Pérac, che mostra le antiche rovine circondate da ammassi di terra, vege-
tazione e animali al pascolo.97
Oltrepassata la strada in discesa, nel tratto prima della chiesa di Sant’An-
drea, dovevano trovarsi le proprietà di Lione Lanciarini da Fano e di Paolo
Ghinucci.98 I giardini della vigna Ghinucci, sul luogo delle rovine all’epoca
ritenute dell’antico tempio di Quirino, sono rappresentati nei primi anni Cin-
quanta in alcuni disegni di Giovanni Colonna da Tivoli, che ne ritraggono in
dettaglio l’assetto aggiornato e raffinato, con viali pergolati disposti in croce,
fontane, uccelliere e un grande padiglione centrale.
Più avanti, nell’area della chiesa abbandonata di Sant’Andrea, doveva tro-
varsi la vigna di Gianandrea Croce, vescovo di Tivoli,99 seguita da quella ap-
partenuta dopo la metà del secolo all’arcivescovo Francesco Colonna e poi al
banchiere fiorentino Pierantonio Bandini.100 La pianta di Du Pérac rappre-
senta poi la vigna del cardinale di Trento, con articolato giardino compren-
dente un grande pergolato e un casino arretrato rispetto alla strada.101 Segui-
va la già citata vigna Sadoleto, appartenuta al cardinale Jacopo ed ereditata nel
1548 dal nipote Camillo.102
Nell’area occupata dalle monumentali rovine delle terme di Diocleziano,
alla congiunzione tra Quirinale e Viminale, un percorso di collegamento tra
i due colli dava accesso alla villa del cardinale francese Jean du Bellay, ricavata
nel terreno racchiuso dalla grande esedra del recinto nord del complesso ter-
male, concesso al cardinale dai frati di Santa Maria del Popolo nel 1554.103
Completamente cancellata dalle successive trasformazioni di questa parte di

97 R. LANCIANI, Storia degli scavi ..., cit., III, 1990, pp. 196-197.
98 Ivi, pp. 196-198; D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 190-191; ID., Gardens and Gardening ...,
cit., pp. 127-128.
99 D.R. COFFIN , The Villa ..., cit., p. 191.

100 Ivi, pp. 191-192.

101 Ivi, p. 192.

102 Ibid.

103 Sull’argomento vedi, tra gli altri: J.J. GLOTON , La villa italienne à la fin de la Renaissance.

Conceptions palladiennes, conceptions vignolesques, «Bollettino del Centro Internazionale di Studi


di Architettura Andrea Palladio», VIII, 1966, pp. 101-113, I. BELLI BARSALI, Ville di Roma ...,
cit., pp. 21-22, 105-106, nota 21; P. FANCELLI, Demolizioni e ‘‘restauri’’ ..., cit., pp. 387-388;
M. BROCK, La villa romana del Cinquecento in quanto recupero della topografia antica, in Roma e l’an-
tico ..., cit., pp. 342-343; D.R. COFFIN, Gardens and Gardening ..., cit., pp. 67-69.

* 141 *
RENATA SAMPERI

città, l’opera, realizzata entro la morte del cardinale nel 1560, è purtroppo scar-
samente documentata e la sua migliore raffigurazione è costituita dalla somma-
ria rappresentazione nella mappa di Du Pérac. Al centro dell’esedra è innalzato
un casino residenziale su due piani, con facciata a doppio loggiato sormontata
da timpano triangolare, affiancato, a quanto pare, da due piccoli padiglioni a
un solo livello. Le pareti curve dell’emiciclo appaiono ristrutturate e sopraele-
vate di un piano, in corrispondenza del quale sono aperte una serie di finestre.
Sul davanti lo spazio del giardino è delimitato da un muro di recinzione dal-
l’aggiornato disegno, coronato da una fila di finestre, con portale centrale in
asse con il casino.104 Un ingresso secondario è rivolto verso il Quirinale, nello
slargo di fronte alla chiesa di Santa Susanna. Anche gli Horti Bellaiani, dal no-
me antichizzante iscritto nel portale, ospitavano una notevole collezione anti-
quaria, disposta nel giardino e associata a una ricca e varia vegetazione, siste-
mata in pergolati, padiglioni di verzura e spalliere lungo i muri dell’esedra.
Come in altri giardini del tempo, la presenza delle rovine arricchisce di ulterio-
ri implicazioni l’evocazione dell’antichità. Ma qui le antiche strutture, anziché
essere apprezzate nella loro condizione di rudere e semplicemente accostate
agli altri elementi della composizione, come nell’atteggiamento più comune,
sono invece assorbite in un compiuto disegno moderno. Le pareti curve dell’e-
sedra sono convertite nelle ali del nuovo edificio residenziale, con facciata sor-
montata da un timpano; una disposizione che ricorda la forma del cortile di
villa Giulia e che potrebbe aver suggerito consimili impianti di ville palladia-
ne.105 La curva accoglie il giardino, chiudendolo e delimitandolo nella sua for-
ma geometrica rispetto allo spazio circostante. Nel contempo, l’antica muraglia
viene adibita nella sua parte più alta a passeggiata panoramica, aperta verso la
campagna e le ville del Quirinale, con scorci in lontananza sulla città.106
Sempre all’altezza delle terme di Diocleziano può essere infine identificato
un altro insediamento lungo la via Pia, quello della vigna Panzani, costituita
da un piccolo giardino murato, dotato di casino e grande portale, compren-
dente i resti di una piccola esedra termale.107
Verso la fine degli anni Settanta, la zona di ville sul Quirinale appare dun-
que come un insieme di insediamenti tra loro piuttosto eterogenei, pur in pre-

104 Lo stato delle rovine prima degli interventi del du Bellay e il dettaglio del muro realizzato dal

cardinale sono rappresentati in due disegni del Dosio (Firenze, Uffizi, 2573 A e 2547 A). Per la so-
luzione architettonica del muro e per i due disegni, vedi L. MARCUCCI, Persistenze e trasformazioni ...,
cit., pp. 312-315 e figg. 3-4.
105 Per il riferimento all’architettura palladiana, proposto da diversi studiosi, vedi le considera-

zioni e le indicazioni bibliografiche in P. FANCELLI, Demolizioni e ‘‘restauri’’ ..., cit., pp. 387-388.
106 M. BROCK , La villa romana del Cinquecento ..., cit., pp. 342-343.

107 D.R. COFFIN , The Villa ..., cit., pp. 201-202; ID ., Gardens and Gardening ..., cit., p. 134.

* 142 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

senza di temi ricorrenti. Privi in genere di un disegno unitario, i diversi esempi


appaiono fortemente legati alle condizioni orografiche e topografiche e alle
preesistenze antiche e moderne. Impostato in maniera unitaria è invece l’inva-
so spaziale della nuova via che attraversa vigne e giardini, ampia e regolare
come la strada di uno scenario urbano, conclusa dallo straordinario fondale
di porta Pia. Lungo il suo percorso, le uniformi quinte dei muri di recinzione,
interrotti da sporadici edifici soltanto nel tratto iniziale, si aprono verso gli
spazi coltivati attraverso nuovi portali dalla forma caratteristica, alcuni dei
quali rimasti documentati in disegni e vedute.108 Come la porta michelangio-
lesca, essi presentano una poco convenzionale commistione di rustico e mo-
numentale, un tratto distintivo che riflette lo stesso carattere, urbano e rurale
insieme, della via Pia, segno della penetrazione della città in questa privilegiata
zona di campagna.109

Campo Marzio e il Pincio


Durante il pontificato di Paolo III, la ripresa dell’urbanizzazione nella zo-
na di Campo Marzio, con l’apertura e il miglioramento di importanti tracciati
viari, determina una situazione in rapido cambiamento nell’area del tridente
di piazza del Popolo, ormai del tutto configurato. L’espansione della città
comporta la scomparsa delle vigne e degli orti, ma lascia spazio a zone e a lot-
ti, destinati a piccoli, elaborati giardini urbani. A tale situazione, che interessa
anche i pontificati successivi a quello di Paolo III, possono essere ricondotte
una serie di notizie frammentarie relative all’esistenza di case con giardini.
Semplicemente citate in atti notarili sono la casa di Bartolomeo Vantagio,
situata all’angolo tra le attuali via Ripetta e via del Vantaggio e dotata di giar-
dini di gusto antiquario,110 e la vigna di proprietà di Domenico Orsini, tra la
via Lata e l’ospedale di San Giacomo, trasformata in un grande giardino mu-
rato.111 Lungo via del Babuino, al margine tra la zona urbanizzata e le pendici
del Pincio, erano il giardino dell’ambasciatore ferrarese Alessandro Grandi,

108 I portali documentati sono quelli delle ville Grimani, Pio da Carpi, Caetani, Panzani e Du

Bellay. Il portale della vigna Panzani è tuttora conservato come ingresso al museo delle Terme di
Diocleziano. Sull’argomento vedi: D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 194-195, 198, 200-202; ID.,
Gardens and Gardening ..., cit., pp. 67-69; E.B. MACDOUGALL, Michelangelo and the Porta Pia,
«Journal of the Society of Architectural Historians», XIX, 1960, pp. 97-108.
109 Per considerazioni su questi temi, vedi, tra gli altri, J.S. ACKERMAN , The Architecture of Mi-

chelangelo, London, Zwemmer, 1961, trad. it. L’architettura di Michelangelo, Torino, Einaudi, 1968,
pp. 99-100; C. CONFORTI, Via Pia ..., cit.
110 U. GNOLI , Topografia e toponomastica di Roma medioevale e moderna, nuova edizione ac-

cresciuta, Foligno, Edizioni dell’Arquata, 1984 (I ed. Roma, 1939), p. 343.


111 G. ARENA , Il verde a Roma ..., cit., p. 86.

* 143 *
RENATA SAMPERI

con statue e fontane,112 e quello del cardinale Flavio Orsini.113 Quest’ultimo,


realizzato negli anni Settanta, occupava un intero allungato isolato tra la via
del Babuino e la via Lata: piccoli corpi di fabbrica sulle strade principali si
aprivano all’interno verso un giardino rettangolare suddiviso in aiuole regola-
ri, delimitato da muri lungo le attuali vie di San Giacomo e di Gesù e Maria. Il
piccolo complesso, utilizzato probabilmente per ricevimenti e brevi soggiorni,
piuttosto che come residenza, comprendeva tutti gli ingredienti dei maggiori
giardini del tempo: logge, fontane, statue, decorazioni dipinte, pergole, bo-
schetti di melangoli, vialetti di albicocchi e cipressi, spalliere di limoni lungo
i muri.
Dominante l’abitato verso via Ripetta, anche l’antico mausoleo di Augusto
conteneva al suo interno un giardino, realizzato a partire dal 1549 da monsi-
gnor Franceso Soderini. Esso si configurava come giardino-museo per una ric-
ca collezione antiquaria, esposta nell’invaso centrale secondo uno studiato ac-
costamento con le antiche strutture e con un elaborato assetto della vege-
tazione.114
Lo sviluppo del Campo Marzio contribuisce inoltre a valorizzare la zona
del Pincio, migliorandone il collegamento con la città. Il colle, apprezzato an-
che come sede di ordini religiosi, rafforza in questo periodo il proprio carat-
tere di luogo privilegiato per ville e giardini. Negli anni Quaranta rivolge la
sua attenzione al versante occidentale, verso la città, il ricco e potente cardi-
nale romano Marcello Crescenzi, abile giurista con importanti responsabilità
sotto i pontificati di Paolo III e Giulio III, residente probabilmente nel rione
Sant’Eustachio. Dopo il 1543 egli acquista una vigna sul sito della futura villa
Medici.115 La collocazione in un luogo tranquillo e ritirato, ma nello stesso
tempo non lontano dall’abitato si prestava ad accogliere una dimora destinata
allo svolgimento di diverse attività: da quelle legate all’ozio e al piacere, con la
possibilità di esporre una ricca collezione di antichità, agli incontri e ai ricevi-
menti di carattere pubblico. Entro il 1551, anno di morte del cardinale, è
plausibile che la modesta vigna sia stata trasformata in una villa vera e propria,
«loco bello e da piacere», come viene definita in un documento del tempo. Il
suo assetto, ricostruibile in maniera approssimativa, consisteva in un irregola-
re insieme di corpi di fabbrica, comprendente una torre e un piccolo giardino
murato.

112 D.R. COFFIN, Gardens and Gardening ..., cit., p. 128.


113 Ivi, pp. 128-132.
114 R. LANCIANI , Storia degli scavi ..., cit., II, 1990, pp. 19-20; P. FANCELLI , Demolizioni e ‘‘re-

stauri’’ ..., cit., p. 387; D.R. COFFIN, Gardens and Gardening ..., cit., pp. 65-67.
115 Notizie, ipotesi e considerazioni relative alla vigna di Marcello Crescenzi sono tratte da

P.N. PAGLIARA, Le Pincio ..., cit., pp. 98-109.

* 144 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

Nel 1564 la vigna è acquistata da Giovanni Ricci da Montepulciano, car-


dinale anch’egli di grandi ambizioni e dalla posizione prestigiosa, salito ai ver-
tici della gerarchia curiale grazie alle capacità in campo diplomatico ed econo-
mico.116 La campagna di acquisti e di lavori promossa dal Ricci a partire dal
1564 pone le basi fondamentali per l’assetto della villa che sarà poi riconfigu-
rata dai Medici, eccezionalmente conservatasi fino ai nostri giorni. Entro il
1565, con l’acquisto di vigne contigue, la proprietà viene ampliata fino a oc-
cupare buona parte del versante occidentale del Pincio, delimitata a est dalle
mura aureliane, a sud dalla via di Porta Pinciana e dai beni del convento di
Trinità dei Monti, a nord dai terreni di Santa Maria del Popolo. L’acquisizio-
ne dell’allungata vigna Bufalini, situata verso sud, consente la creazione di un
lungo viale, successivamente regolarizzato dal cardinale de’ Medici, di collega-
mento tra la zona nord della villa e un nuovo ingresso sulla via di Porta Pin-
ciana. Gli altri ingressi si collocano sul lato verso la città. Qui il cardinale pro-
cede al miglioramento dei percorsi di accesso alla villa e a tutta la zona
circostante, che fino a quel momento erano consistiti in sentieri privati diretti
alle diverse vigne.117 Viene cosı̀ allargato e regolarizzato il percorso dal Cam-
po Marzio, corrispondente all’attuale salita di San Sebastianello. L’altra strada
di accesso – in corrispondenza dell’attuale viale della Trinità dei Monti – è
realizzata lungo le pendici del colle a partire dalla via di porta Pinciana,
con l’apertura di piccole piazze terrazzate di fronte alla chiesa della Trinità
e alla facciata della villa. Da qui il tracciato doveva proseguire in salita lungo
il muro di recinzione del giardino per raggiungere un portale d’ingresso aper-
to da questa parte. I lavori, intrapresi nel 1564 e riguardanti i giardini e l’edi-
ficio residenziale, vengono portati avanti su progetto di Nanni di Baccio Bigio
e possono essere considerati conclusi nelle parti essenziali entro il 1572, quat-
tro anni prima dell’acquisto da parte di Ferdinando de’ Medici.
La ricostruzione dell’assetto della villa prima delle modifiche apportate da
quest’ultimo si avvale principalmente delle rappresentazioni nelle vedute di
Roma di Cartaro e Du Pérac, integrate dalle indicazioni desunte da vedute
e rilievi successivi più precisi.118 Rispetto alla complessità delle condizioni
di partenza – forma irregolare dell’area, terreno in pendio, presenza di consi-
stenti rovine antiche –, l’impianto generale appare controllato e regolarizzato,

116 Per la ricostruzione delle vicende riguardanti la villa Ricci vedi: G.M. ANDRES, Nanni di Bac-

cio Bigio et la villa Médicis, in La Villa Médicis. II. Etudes ..., cit., pp. 227-256; ID., Le jardin du car-
dinal Ricci, in ivi, pp. 342-349; D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 219-224.
117 G. SIMONCINI , Roma. Le trasformazioni urbane nel Cinquecento ..., cit., pp. 197-198.

118 Per l’impianto del giardino, rimasto nelle sue linee generali sostanzialmente invariato sotto i

Medici, vedi la planimetria in scala redatta intorno al 1740 (La Villa Médicis. I. Documentation et
description, Rome, Académie de France à Rome, 1989, pp. 54-55).

* 145 *
RENATA SAMPERI

attraverso il livellamento del terreno e il tracciamento di viali tra loro ortogo-


nali. Lavori impegnativi sono documentati per la costruzione dei muri di con-
tenimento e per stabilire il piano dei giardini, condizionato dalla necessità di
superare il livello delle strutture antiche. La zona nord dell’area è suddivisa da
viali in riquadri regolari, secondo un’impostazione semplice e tradizionale del-
le aiuole, priva di elaborate sistemazioni da giardino quali si andavano diffon-
dendo in altre ville romane del tempo. Le irregolarità del tracciato delle mura
aureliane sul confine orientale e del muro a nord verso i terreni di Santa Maria
del Popolo sono dissimulate con nuovi muri più interni. Torri, padiglioni e
portali, disposti lungo tali strutture di confine, costituiscono i capisaldi di
un sistema gerarchico di assi, che regola la posizione dei viali. Nel muro di
recinzione verso la città si aprono due ingressi al giardino, uno attraverso
un portale situato a nord del casino e l’altro mediante una scala, lungo la pa-
rete meridionale dell’edificio residenziale. Verso sud, il giardino è delimitato
dal muro di contenimento di una terrazza, sulla quale, al di là di un’area bo-
schiva, sorgeva una collina con le rovine di un antico tempio circolare, parzial-
mente demolite o sepolte, e poi sistemate in forma di montagna artificiale.119
Anche questa parte, organizzata in maniera più libera, è tuttavia collegata alla
struttura assiale della zona nord: il viale che la attraversa, probabilmente alme-
no impostato già nella villa Ricci e concluso dal portale su via di Porta Pincia-
na, costituisce infatti la prosecuzione del viale longitudinale di simmetria del
giardino, in modo da formare con esso un unico asse che attraversa l’intero
impianto. Ne risulta, nell’insieme, un sistema chiuso, la cui articolazione è re-
golata prevalentemente da condizioni interne.120
L’introversione della struttura si riflette nell’architettura della residenza,
collocata in posizione decentrata rispetto al giardino e dotata di una chiusa
e severa facciata da palazzo, isolata e dominante sulla città. La distribuzione
interna dell’edificio è rivolta verso il giardino, situato al livello del piano nobile
in corrispondenza dell’ingresso principale. Da questa parte la facciata, succes-
sivamente trasformata, doveva presentare un disegno e delle proporzioni con-
sone a uno spazio privato e intimo, con loggia centrale affiancata da due ali
simmetriche. Nonostante la posizione panoramica, dall’interno della villa an-
che le vedute verso l’esterno dovevano essere limitate e controllate. Se dal sa-

119 Come testimoniato da Sallustio Peruzzi, il tempio fu «rovinato dal cardinal Riccio per acco-

modar la sua vigna» (F.E. KELLER, Une villa de la Renaissance ..., cit., p. 73, nota 35). Tuttavia, il
fatto che le rovine siano ancora visibili nella veduta di Du Pérac suggerisce che la realizzazione della
montagna artificiale sia dovuta al cardinale de’ Medici (G.M. ANDRES, Le jardin ..., cit., p. 346).
120 Il sistema descritto è chiaramente rappresentato nella pianta settecentesca citata alla nota

118. Le considerazioni svolte sull’impostazione dell’impianto della villa sono tratte principalmente
da M. QUAST, Zur Planung römischer Villenanlagen ..., cit., pp. 253-258.

* 146 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

lone al centro della facciata la vista poteva aprirsi sulla città sottostante, dal-
l’interno del giardino murato lo stesso panorama era inquadrato dalle piccole
finestre aperte nell’alto muro di recinzione a fianco dell’edificio e soltanto dai
punti più elevati del giardino lo sguardo poteva spaziare liberamente sulla cit-
tà e sulla campagna circostante.
La preminenza assunta nel paesaggio del Pincio dalla villa di Giovanni
Ricci è ben restituita dalla veduta di Du Pérac. Confinante a occidente con
il viale d’ingresso dalla via di Porta Pinciana, la stessa veduta rappresenta la
vigna di Paolo Giordano Orsini, appartenuta alla fine del Quattrocento al car-
dinale Michiel; dall’assetto visibilmente arcaico, con l’asimmetrico casino tur-
rito collocato sulla sommità di un’altura, il luogo appare accessibile dalla via di
Porta Pinciana attraverso un ripido e tortuoso sentiero in salita.121
Più a est, al di là della strada, sul versante del colle verso il Quirinale, sono
rappresentate altre vigne con edifici. Tra queste può essere identificata la vi-
gna del cardinale Flavio Orsini, situata lungo la via di Porta Salaria.122 Ad essa
contigua è la vigna di Cecchino Del Nero, con portale d’ingresso sulla via di
Porta Pinciana. Da qui un diritto viale alberato conduce al casino, situato in
posizione elevata al centro del terreno. Il dato più interessante è certamente
costituito dall’inusuale forma a croce dell’edificio, con quattro bracci sporgen-
ti da un’alta torre centrale. Si tratta evidentemente del primo nucleo del cele-
bre casino dell’Aurora, unico elemento tuttora conservato della grande villa
seicentesca del cardinale Ludovisi, il quale acquisterà la vigna Del Nero nel
1596.123

Il disabitato e la zona dell’Aventino


All’interno della cinta muraria, tutta la zona a sud e a est dell’abitato ri-
mane all’epoca ancora sostanzialmente inedificata ed esclusa dai processi di
sviluppo urbano. La situazione è ben restituita dalla pianta Du Pérac: tra vi-
gne e campi aperti delimitati da filari alberati, campeggiano le rovine e i rari
complessi religiosi.
Limitati interventi sono documentati ai piedi dell’Aventino. Tra il colle e il
Tevere, nell’area di Marmorata, è documentato nel 1546 l’acquisto di un ter-
reno da parte di Giulio Gonzaga, chierico di Camera, presidente del tribunale
di Ripa, della Zecca e dell’Annona, e in ottimi rapporti con il papa Paolo III.

121 P.N. PAGLIARA, Le Pincio ..., cit., pp. 93-94.


122 D.R. COFFIN, The Villa ..., cit., pp. 233-234; G. FELICI, Villa Ludovisi in Roma, Roma, San-
saini, 1952, pp. 35-55, 189-205.
123 D.R. COFFIN , The Villa ..., cit., pp. 234-237; G. FELICI , Villa Ludovisi ..., cit., pp. 21-31,

129-151.

* 147 *
RENATA SAMPERI

Sul luogo, comprendente i resti di antichi edifici, vengono impiantati una vi-
gna e un giardino segreto, con spalliere di granati, melangoli, cotogni, mortelle
e rose. Nei primi anni Cinquanta sono inoltre testimoniate ingenti spese per la
costruzione di una torre e di altre strutture edilizie, portata avanti dopo la
morte di Giulio (1550) dall’erede Alfonso Gonzaga. L’insediamento, affaccia-
to sul fiume, è rappresentato nelle piante di Roma di Bufalini (1551) e di Pirro
Ligorio (1552),124 rispettivamente con le denominazioni evocative di virida-
rium e di horti, a indicare la funzione e il carattere dell’operazione.125
Sul lato opposto dell’Aventino, presso la chiesa di Santa Balbina e le terme
di Caracalla, era posto un piccolo casino dalla raffinata architettura, con log-
gia voltata ad archi inquadrati da un ordine dorico. La costruzione dell’edifi-
cio – demolito e poi ricostruito sull’attuale piazza di porta Capena nel 1911 –
può essere attribuita alla famiglia romana dei Boccapaduli, che realizza l’opera
probabilmente verso la fine degli anni Quaranta. Il piccolo edificio doveva es-
sere associato a una vigna con giardino ed era evidentemente concepito per
brevi soggiorni di carattere giornaliero.126

DA GREGORIO XIII ALLA FINE DEL SECOLO

Negli ultimi decenni del Cinquecento, la volontà dei pontefici di promuo-


vere prevalentemente opere di carattere religioso e utilitario si traduce in una
decisa riduzione di nuovi interventi nell’ambito specifico dell’architettura di
villa. Nuove strategie di organizzazione della città e nuovi orientamenti ideo-
logici e culturali determinano inoltre cambiamenti e sviluppi nell’articolato si-
stema di insediamenti con giardini costituitosi nel corso del secolo al limite
dell’abitato.
Nel pontificato di Gregorio XIII e soprattutto in quello di Sisto V, le aree
intorno all’agglomerato urbano sono coinvolte nei processi di trasformazione
della città e sono interessate da nuovi programmi di espansione, che prevedo-
no un’urbanizzazione anche intensiva di alcune parti. Oggetto di fondamen-
tali iniziative è ancora una volta la zona del Quirinale. Sede della nuova villa
di Gregorio XIII, poi trasformata in palazzo pontificio da Sisto V, il colle è al
centro di complesse operazioni di riorganizzazione urbana, connesse alla pre-

124 Le piante di Roma, a cura di A.P. Frutaz, 3 voll., Roma, Istituto di Studi Romani, 1962, II,

tavv. 203, 222.


125 Per documenti e notizie sull’argomento vedi P.N. PAGLIARA , Nuove fonti per la storia di pa-

lazzo Branconio dell’Aquila, «Architettura. Storia e documenti», I, 1985, p. 54 e nota 33.


126 D.R. COFFIN , The Villa ..., cit., pp. 19-21.

* 148 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

visione di ulteriori espansioni verso i contigui colli orientali più lontani dall’a-
bitato. Gli ambiziosi programmi di sviluppo concepiti nei pontificati Boncom-
pagni e Peretti vengono, tuttavia, realizzati in maniera diversa rispetto alle
previsioni iniziali, comprendendo solo in minima parte forme di lottizzazione
intensiva.127 Il risultato è che le zone interessate, innervate da nuovi importan-
ti tracciati viari, conservano per lo più, fino alla conclusione del secolo, un as-
setto insediativo di carattere estensivo. A parte l’eccezionale villa Montalto, la
formazione di nuovi insediamenti con giardini si limita ad alcuni casi circo-
scritti e le nuove direttrici di sviluppo impostate nell’ultima parte del Cinque-
cento verranno sostanziate da interventi più numerosi e consistenti soltanto
nel secolo successivo.
Diversa, rispetto a quanto tratteggiato per la parte orientale della città, è la
situazione del Vaticano e della zona limitrofa di via della Lungara. Il palazzo
apostolico, passato ormai in secondo piano rispetto ad altre dimore pontificie,
sembra ricoprire in questo periodo soprattutto funzioni di governo, piuttosto
che residenziali e rappresentative.128 È cosı̀ che a partire dagli anni Sessanta, e
fino alla conclusione del secolo, i giardini vaticani non si arricchiscono di nuo-
vi significativi interventi;129 piuttosto, nell’area del cortile del Belvedere, la co-
struzione della nuova biblioteca voluta da Sisto V compromette irrimediabil-
mente la qualità dello spazio disegnato da Bramante.
Anche le ville di via della Lungara non sono interessate in questi anni da
nuovi interventi di rilievo e la strada mantiene sostanzialmente il carattere ac-
quisito nel corso del Cinquecento. Durante il pontificato di Gregorio XIII si
segnala tuttavia, nell’area della proprietà Riario, l’avvio di operazioni di lottiz-
zazione dei terreni a fini di reddito, con l’apertura di percorsi di impianto di-
ramati dalla strada. Al momento si tratta di iniziative ancora circoscritte, che
solo nel secolo successivo verranno portate avanti con una più sistematica
opera di urbanizzazione.130
I nuovi interventi sulle ville, localizzati prevalentemente nella zona collina-
re orientale della città, riprendono e sviluppano molti caratteri e tendenze del
periodo precedente. A fronte del generale ridimensionamento del ruolo del-
l’Antico nell’architettura di fine secolo, le ville continuano in genere ad acco-
gliere sistemazioni di gusto antiquario. I giardini rivestono ancora un ruolo
preponderante rispetto alle parti edificate e negli esempi più significativi, co-

127 G. SIMONCINI , Roma. Le trasformazioni urbane nel Cinquecento ..., cit., pp. 263-273, 310-

336, 346-355.
128 Ivi, p. 307.

129 A. CAMPITELLI , Gli horti dei papi ..., cit., pp. 117-119.

130 M. CAPERNA , Sviluppi e caratteri ..., cit.

* 149 *
RENATA SAMPERI

stituiti dalle ville Montalto e Mattei, il disegno degli spazi aperti è oggetto di
notevole cura progettuale. Dispiegando una vasta gamma di soluzioni compo-
sitive, formali e informali, l’assetto di tali ville rivela una particolare attenzione
al rapporto con il luogo e con il contesto, sia urbano che rurale. Soprattutto,
come si vedrà, nella grandissima villa Montalto, l’organizzazione degli spazi
consente di integrare tra loro aree diverse anche molto estese, affermando
una nuova concezione paesaggistica dalle importanti conseguenze future.
Un efficace e attendibile quadro generale delle nuove realizzazioni, in rap-
porto alla situazione urbana, è offerto dalla pianta prospettica di Antonio
Tempesta del 1593.

Il Quirinale
A partire dagli anni Settanta, le nuove iniziative nella zona del Quirinale
riguardano in primo luogo, ancora una volta, la residenza sulla sommità del
colle, passata dopo la morte di Ippolito nel 1572 al cardinale Luigi d’Este.
Fin dall’inizio del suo pontificato, Gregorio XIII soggiorna spesso nel luogo
e pensa a una sua ristrutturazione, avviata però soltanto nel 1583, su disegno
di Ottaviano Mascarino.131 I progetti conservati documentano diverse propo-
ste di rifacimento della parte residenziale della villa verso la piazza di Monte-
cavallo. In un primo momento si prevede l’ampliamento e la regolarizzazione
del fabbricato nord-occidentale, secondo un impianto che riprende ed elabora
il tipo di villa con loggia centrale affiancata da ali avanzate. Nel progetto de-
finitivo, il carattere aperto di tale disposizione, proposta peraltro con brevis-
sime ali, è contraddetto dalla sostanziale chiusura dello spazio antistante: da-
vanti alla loggia, infatti, un grande cortile rettangolare, delimitato da portici
sui lati lunghi, doveva collegare l’edificio con il palazzetto all’angolo con la
via Pia. Di questo è previsto un completo rifacimento, con orientamento delle
murature secondo le coordinate del nuovo complesso e una nuova loggia tra
avancorpi laterali, che replica e fronteggia l’altra. Un’architettura regolare e
rappresentativa, sostanzialmente chiusa verso l’esterno, si sarebbe cosı̀ sosti-
tuita all’insieme aperto e quasi pittoresco della villa estense.
La realizzazione del progetto voluto da Gregorio XIII si interrompe nel
1585 con la morte del papa, limitandosi alla costruzione dell’edificio a
nord-ovest; ma l’assetto previsto, incentrato sul grande cortile, prelude già alla
trasformazione della villa in palazzo pontificio, portata avanti da Sisto V e
Paolo V. Nel 1587 la proprietà è acquistata dalla Camera Apostolica e Sisto V

131 C.L. FROMMEL, La villa e i giardini ..., cit., pp. 47-54; D.R. COFFIN , The Villa ..., cit.,

pp. 208-212; F. BORSI, Il Palazzo del Quirinale ..., cit., pp. 47-59.

* 150 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

è in grado di riprendere i lavori, secondo un progetto ridotto che si adatta


maggiormente alle strutture preesistenti, inglobando il palazzetto d’angolo.
Quest’ultimo è collegato al nuovo edificio del Mascarino da un corpo di fab-
brica lungo e stretto, rivolto verso l’esterno con una facciata da palazzo di tipo
sangallesco; lungo la via Pia, sul luogo della futura ‘Manica lunga’, un altro
corpo di fabbrica accoglie gli alloggi delle guardie svizzere. Sull’angolo rien-
trante permane una disposizione irregolare, risolta soltanto nell’assetto sostan-
zialmente definitivo realizzato sotto Paolo V.132
L’operazione sistina, ormai decisamente dettata dalla volontà di porre sul
Quirinale la nuova residenza urbana dei pontefici, è accompagnata da inter-
venti di sistemazione dello spazio circostante e da altre iniziative legate al più
generale rinnovamento della città.133 Con la valorizzazione della zona collina-
re orientale, perno dei programmi urbani di Sisto V, la piazza di Montecaval-
lo avrebbe infatti assunto un importante ruolo di saldatura tra tale zona e il
sottostante agglomerato urbano. Consegue a tutto ciò un programma di ur-
banizzazione del colle, che avrebbe fortemente modificato il carattere della
zona. La struttura dell’area è inoltre profondamente segnata dal passaggio
della via Felice, asse portante del sistema viario collinare, riorganizzato da Si-
sto V. Il nuovo tracciato rettilineo, aperto da Trinità dei Monti a Santa Maria
Maggiore, determina il taglio della vigna Grimani, per poi intersecare la via
Pia in corrispondenza dell’incrocio delle Quattro Fontane, alimentate dal-
l’acquedotto Felice. Anche alla strada voluta da Pio IV viene attribuita una
notevole importanza in relazione al nuovo percorso sistino e tra il 1587 e il
1590 vengono previsti incentivi per favorire l’edificazione lungo entrambi i
tracciati.
Dopo la fine del pontificato sistino, l’attendibile mappa del Tempesta del
1593 dimostra tuttavia che le nuove costruzioni effettivamente realizzate sul
Quirinale risultano molto limitate rispetto alle aspettative e che nel suo insie-
me la zona continua a essere caratterizzata dagli insediamenti di ville. Tra que-
ste, la villa Vitelli, iniziata alla fine degli anni Sessanta sulle pendici del colle,
nell’area del monte Magnanapoli, è interessata da importanti interventi nei
primissimi anni Novanta, in relazione all’apertura della via Panisperna. Trac-
ciata tra la basilica di Santa Maria Maggiore e la torre delle Milizie allo scopo
di migliorare i collegamenti tra la zona collinare e l’abitato, la nuova via incro-
cia il percorso in salita verso la piazza di Montecavallo proprio in corrispon-
denza della villa; ma per consentire la confluenza tra le due strade è necessario

132 C.L. FROMMEL, Il Palazzo del Quirinale ..., cit., p. 280; D.R. COFFIN, The Villa ..., cit.,

pp. 212-213; F. BORSI, Il Palazzo del Quirinale ..., cit., pp. 61-71.
133 G. SIMONCINI , Roma. Le trasformazioni urbane nel Cinquecento ..., cit., pp. 349-352.

* 151 *
11
RENATA SAMPERI

lo sbancamento del monte Magnanapoli.134 Ciò comporta una serie di lavori,


con ingenti movimenti di terra anche all’interno della proprietà, e diviene l’oc-
casione per una nuova sistemazione della residenza. Il risultato delle opere è
rappresentato nella pianta del Tempesta: la villa, collocata ormai in posizione
strategica all’incrocio tra due importanti direttrici urbane, rivolge verso le
strade un ampio giardino pianeggiante su terrapieno, con ingresso sull’angolo
sormontato da un padiglione. Nel 1598 la proprietà è acquisita dalla Camera
Apostolica; nel 1601 Clemente VIII dona la villa al nipote, cardinale Pietro
Aldobrandini, che vi realizzerà ulteriori sistemazioni.135

Il Pincio e la villa Medici


Nei pontificati di Gregorio XIII e di Sisto V, anche la zona del Pincio è
interessata da interventi di miglioramento della viabilità e viene direttamente
collegata, tramite la via Felice, agli altri colli dell’arco orientale.136
Nella zona più prossima all’abitato, la villa che era stata del cardinal Ricci,
acquistata nel 1576 da Ferdinando de’ Medici, è ancora interessata da impor-
tanti interventi, finalizzati a soddisfare le esigenze di svago, ricevimento e rap-
presentanza del potente cardinale fiorentino.137 Il progetto di rinnovamento,
redatto da Bartolomeo Ammannati, si estende allo spazio esterno, prevedendo
una monumentale struttura di accesso alla villa davanti alla facciata dell’edifi-
cio, con doppia scalinata preceduta da una fontana, in asse con il portale d’in-
gresso. A tale scopo viene acquisito il terreno lungo il pendio del colle, ma la
sistemazione, rappresentata in una veduta affrescata da Jacopo Zucchi,138 ri-
mane irrealizzata. Ad essa si sarebbe connessa la nuova disposizione attuata
all’interno del casino, con un centralizzato sistema di scale di collegamento
tra il livello terreno e il piano nobile, situato all’altezza del giardino. Qui la
facciata interna viene dotata di una nuova articolazione, completata da due
torri belvedere sulla sommità dell’edificio. Poi, nel 1584-85, la collocazione
delle sculture provenienti dalla collezione Della Valle-Capranica conferisce
al fronte sul giardino una ricchezza plastica di carattere trionfale, che ne ac-
centua il contrasto con l’austera facciata rivolta verso la città. Le sculture della
collezione vengono disposte anche nella nuova galleria, con sovrapposta ter-

134 Ivi, pp. 312-313, 406.


135 C. BENOCCI, Villa Aldobrandini a Roma, Roma, Àrgos, 1992; D.R. COFFIN, The Villa ..., cit.,
p. 193; ID., Gardens and Gardening ..., cit., pp. 132-134.
136 G. SIMONCINI , Roma. Le trasformazioni urbane nel Cinquecento ..., cit., pp. 270, 328.

137 S.B. BUTTERS, Ammannati et la villa Médicis, in La Villa Médicis. II. Etudes ..., cit., pp. 257-

316; EAD., Ferdinand et le jardin du Pincio, in ivi, pp. 350-410.


138 Ivi, p. 350.

* 152 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

razza, realizzata lungo il margine del giardino, in corrispondenza del salto di


quota di separazione con la zona meridionale della villa. L’assetto del giardi-
no, impostato nel periodo della proprietà Ricci, viene arricchito da sistemazio-
ni a pergolato, da nuovi padiglioni, fontane e sculture. Nella zona sud, il viale
verso via di Porta Pinciana viene regolarizzato e dotato di un nuovo portale
d’ingresso verso la strada. Da questa parte, la proprietà è ampliata attraverso
l’acquisizione di ulteriori terreni. In questo periodo viene anche sistemata la
collina con le rovine dell’antico tempio, riconfigurata in forma di panoramica
montagna artificiale, dalla cui sommità lo sguardo può spaziare liberamente
sia verso la città, sia verso la campagna circostante.

Il Viminale e l’Esquilino
A seguito delle iniziative sistine, il territorio rurale del Viminale e dell’E-
squilino, caratterizzato fino a quel tempo dalla dominante presenza di campi
aperti, assume una nuova configurazione. Come mostra a livello generale la
pianta del Tempesta, sono ora diffusi nuovi insediamenti comprendenti vigne,
giardini e piccoli edifici, delimitati da muri di cinta con portali.139
Tra tutti, spicca la vastissima area occupata dalla villa Montalto, realizzata
in due fasi, su disegno di Domenico Fontana, dallo stesso Felice Peretti Mon-
talto, prima come cardinale (1578-85), poi come pontefice (1585-90); dopo la
sua morte, tra la fine del Cinquecento e l’inizio del secolo successivo, altri in-
terventi sono condotti dagli eredi, e in particolare dal cardinale Alessandro
Peretti Montalto.140 Nell’assetto finale, con l’ampliamento del nucleo cardina-
lizio attraverso ulteriori acquisti, la proprietà si espande dalle terme di Diocle-
ziano e dalla basilica di Santa Maria Maggiore fino alla porta San Lorenzo,
venendo a costituire la più estesa tra le ville del tempo entro le mura. Gli in-
gressi principali sono posti in prossimità di fondamentali nodi strategici della
Roma sistina: il portale del Viminale è aperto presso la basilica di Santa Maria
Maggiore, quello verso il Quirinale è rivolto verso la piazza di Termini, al cen-
tro di varie e importanti iniziative di riqualificazione formale e funzionale. In-
terventi di un certo impegno sullo spazio urbano circostante garantiscono la
visibilità degli ingressi anche da lontano. Dalla parte del Viminale, la demoli-
zione della piccola chiesa di Sant’Alberto, oltre a consentire il passaggio della
nuova strada Felice, libera la visuale dalla via della Suburra. Verso la piazza di

139 G. SIMONCINI, Roma. Le trasformazioni urbane nel Cinquecento ..., cit., pp. 354-355.
140 M. QUAST, Die Villa Montalto in Rom. Entstehung und Gestalt im Cinquecento, München,
Tuduv, 1991; ID., Zur Planung römischer Villenanlagen ..., cit., pp. 261-263, 266-269; D.R. COFFIN,
The Villa ..., cit., pp. 365-370; ID., Gardens and Gardening ..., cit., pp. 97-99, 142-145; G. SIMON-
CINI, «Roma restaurata»: rinnovamento urbano al tempo di Sisto V, Firenze, Olschki, 1990, pp. 31-35.

* 153 *
RENATA SAMPERI

Termini, nel recinto delle terme di Diocleziano, l’arretramento del muro di


recinzione degli Horti Bellaiani, ampliando lo spazio davanti alla nuova chiesa
di Santa Maria degli Angeli, consente di vedere il portale della residenza pon-
tificia fin dalla via Pia.
All’interno dell’area della villa, comprendente aree rurali, case, ruderi e
tracciati viari preesistenti, un’ampia superficie conserva la struttura delle di-
verse vigne acquisite. Separata da muri, la zona del giardino è organizzata at-
traverso un innovativo sistema di percorsi assiali, rappresentato in forma an-
cora incompleta nella mappa del Tempesta. I lunghissimi viali, orientati su
fondali architettonici e su elementi topografici di riferimento, interni o esterni
alla proprietà, misurano l’intero giardino, collegando le diverse parti, e si pro-
lungano nell’area delle vigne, agganciando anche questa allo stesso sistema.
File di cipressi e alte siepi fiancheggiano i viali, enfatizzando l’effetto prospet-
tico. Giardini dal disegno regolare dovevano alternarsi ad aree trattate in ma-
niera più informale, modellate secondo la naturale ondulazione del terreno e
coltivate a boschetti. A differenza delle altre ville del tempo, ma coerentemen-
te con i gusti del committente, le sistemazioni denotano lo scarso interesse per
la presenza di elementi antiquari o per programmi architettonici e figurativi
ispirati all’Antico. Gli edifici, nonostante le dimensioni ragguardevoli, risulta-
no subordinati al disegno d’insieme. Il casino, collocato in posizione elevata
all’interno dell’area e affiancato da giardini segreti, è collegato al caratteristico
sistema di viali a tridente disposto verso il portale del Viminale. Altri edifici
sorgono lungo il confine della villa verso le terme di Diocleziano e ne riutiliz-
zano le antiche strutture. Oltre al palazzo di famiglia, che rivolge verso la piaz-
za di Termini una facciata di tipo urbano, vi sono compresi granai e botteghe,
in una singolare commistione di funzioni. Più in generale, oltre che per il ri-
poso, lo svago e la cura del giardino, la residenza doveva essere utilizzata an-
che per ospitare incontri ufficiali e attività di rappresentanza.
Associando funzioni e strutture differenti, la villa Montalto interagisce
dunque profondamente con il contesto naturale e costruito. Il disegno assiale,
richiamando motivi adottati nei contemporanei interventi viari sulla città, in-
cide a sua volta sullo spazio urbano circostante e nel contempo connette e
comprende nell’insieme lo stesso ambiente rurale. Riprendendo una linea di
tendenza già presente in altre ville del secondo Cinquecento, l’assetto del
complesso si apre alle dimensioni e alle forme del paesaggio e anticipa solu-
zioni sviluppate nelle grandi ville romane del secolo successivo e negli stessi
giardini francesi.
Oltre alla villa pontificia, altri più piccoli insediamenti si dispongono sui
nuovi tracciati viari aperti nella zona collinare orientale. È il caso della villa
Strozzi, realizzata sulla nuova via del Viminale, aperta nel 1586 lungo il con-
fine nord-occidentale della villa Montalto, per collegare la via Felice con la

* 154 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

piazza di Termini. Rappresentata nella pianta del Tempesta, la piccola villa è


costituita da un giardino formale e da un casino verso la strada.141
Più problematica risulta l’identificazione di altri insediamenti indicati dal-
lo stesso Tempesta lungo la via Gregoriana (poi Merulana), tra Santa Maria
Maggiore e San Giovanni in Laterano, e lungo il tratto della via Felice tra San-
ta Maria Maggiore e Santa Croce in Gerusalemme. Nel corso del Cinquecento
è documentata sul luogo la presenza di vigne utilizzate prevalentemente per lo
scavo di antichità, come quelle dei Cesi, presso l’arco di San Vito,142 dei Fu-
sconi (poi dei Pighini), nelle vicinanze dei trofei di Mario,143 degli Altieri, tra
la via Gregoriana e la via Felice, presso la chiesa di San Matteo,144 dei Muti
Papazzurri, all’angolo tra le vie Gregoriana e Labicana.145 Ma non è chiaro se
e quando esse siano state utilizzate anche a scopi residenziali. È possibile, tut-
tavia, che proprio nel periodo in questione si sia avviata la realizzazione di ville
documentate a partire dall’inizio del secolo successivo, come quelle Altieri e
Palombara.146

Il Celio e la villa Mattei


Gli interventi promossi in Laterano durante il pontificato sistino e il mi-
glioramento dei collegamenti viari verso la basilica di San Paolo fuori le mura,
condotto sotto Gregorio XIII e Sisto V,147 contribuiscono alla valorizzazione
della zona di vigne del Celio. Sul luogo è presente fin dalla metà del secolo la
nobile famiglia romana dei Mattei, che con Giacomo acquista nel 1553 la vi-
gna Palluccelli (o Paluzelli), situata presso la chiesa di Santa Maria in Domni-
ca. Opere di miglioramento sono documentate già negli anni Cinquanta. Poi,
negli anni Settanta, la proprietà passa a Ciriaco Mattei, che vi realizza una
grande villa, con interventi condotti prevalentemente tra il 1581 e il 1587.148

141 C. PIETRANGELI , La villa Strozzi al Viminale, in Saggi di Storia dell’architettura in onore del

professor Vincenzo Fasolo («Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura», s. VI-VII-VIII,


fasc. 31-48, 1961), pp. 341-346.
142 R. LANCIANI , Storia degli scavi ..., cit., IV, 1992, p. 114.

143 Ivi, II, 1990, p. 95.

144 Ivi, I, 1989, p. 130.

145 Ivi, II, 1990, pp. 112-113.

146 Per le ville Altieri e Palombara, vedi I. BELLI BARSALI , Ville di Roma ..., cit., pp. 406-407,

112, nota 73.


147 G. SIMONCINI , Roma. Le trasformazioni urbane nel Cinquecento ..., cit., pp. 272, 286, 325-

328, 380-382.
148 Sull’argomento vedi soprattutto: E.B. MAC DOUGALL, The Villa Mattei and the Development

of the Roman Garden Style, Ph.D. dissertation, Harvard University, 1970; EAD., A circus, a wild man
and a dragon: family history and the Villa Mattei, «Journal of the Society of Architectural Historians»,
42, 1983, pp. 121-130; S. BENEDETTI, Giacomo Del Duca ..., cit., pp. 308-336; D.R. COFFIN, Gardens

* 155 *
RENATA SAMPERI

L’insediamento, dall’articolato disegno attribuito a Giacomo del Duca, si


compone di due parti principali: una zona più ampia, con ingresso accanto
alla chiesa, situata in posizione elevata e disposta sul terreno reso pianeggiante
da opere di livellamento; una più stretta porzione in pendio, posta a un livello
più basso e separata dalla zona superiore tramite un alto muro di contenimen-
to scandito da paraste. Sul margine della parte più alta, verso il pendio, è col-
locato il piccolo casino, con vista panoramica sulla campagna sottostante, do-
minata dalle rovine monumentali delle terme di Caracalla. Il grande giardino
in piano dai confini irregolari, comprendente verso la strada il corpo della
chiesa, è organizzato attraverso una griglia di viali rettilinei, con il dominante
viale d’ingresso, leggermente sopraelevato, tra il portale e il casino. I viali non
sono tra loro rigidamente ortogonali, ma reagiscono in maniera flessibile, con
leggeri aggiustamenti, in rapporto ad alcuni elementi di riferimento: la chiesa,
il portale, il casino, la linea di margine verso il pendio. Tra le maglie della gri-
glia si dispongono allungate aiuole alberate, cui si aggiungono episodi diversi e
tra loro autonomi: il prato dall’antichizzante forma di ippodromo, il labirinto
ovale, la loggia verso la chiesa di San Sisto, i giardini segreti, le fontane e le
sculture; verso i margini, boschetti naturalistici associati alle sculture evocano
atmosfere bucoliche, mediando il passaggio tra il giardino formale e la campa-
gna circostante. La parte in pendio, dal terreno irregolare e dalla vegetazione
informale, è attraversata da vialetti diagonali, in ricercato contrasto con il giar-
dino superiore. Tra gli alberi e lungo i confini sono disposte sculture e fonta-
ne. Il passaggio tra i due livelli è tutt’altro che graduale e la stessa sistemazione
architettonica di collegamento – con scale parallele al margine del pendio, log-
gia, uccelliere e cascate di acqua lungo le scalinate – è collocata in posizione
disassata rispetto al casino e al viale principale del giardino superiore, evitan-
do qualsiasi coordinamento organico tra le parti.
La ricca collezione scultorea, ospitata nel casino e nei giardini e integrata
con l’architettura e con il disegno del verde, comprendeva pezzi antichi e mo-
derne sculture in peperino, utilizzate sia a scopi ornamentali, sia a corredo di
un antichizzante programma iconografico, che doveva riferirsi a temi legati al-
la storia dei Mattei. Proprio nel periodo in questione, lo status dell’antica fa-
miglia, tradizionalmente impegnata in attività legate al commercio e al gover-
no cittadino, si andava infatti evolvendo verso una posizione emergente
nell’ambito dell’alta aristocrazia romana. Nelle intenzioni del committente – co-
me attesta la stessa volontà testamentaria di Ciriaco, finalizzata all’integrale

and Gardening ..., cit., pp. 96-97; C. BENOCCI, La Villa Mattei: dal XVI al XX secolo; il palazzetto, il
parco, le collezioni, in Villa Celimontana, a cura di C. Benocci, Torino, Nuova Eri, 1991, pp. 17-94;
M. QUAST, Zur Planung römischer Villenanlagen ..., cit., pp. 264-265.

* 156 *
LA CITTÀ DELLE VIGNE, DEI GIARDINI E DELLE VILLE

conservazione dell’opera – la villa doveva avere dunque una funzione celebra-


tiva del nuovo ruolo ricoperto dalla famiglia.149 Un esponente della nobiltà
cittadina è cosı̀ in grado di commissionare una villa grande e rappresentativa,
fino a quel momento appannaggio quasi esclusivo di personaggi appartenenti
alle alte gerarchie ecclesiastiche o comunque legati alla Curia. La circostanza è
solo un segno di più complessi cambiamenti in corso, nel ruolo e nella com-
posizione delle classi emergenti della città. A partire dalla fine del Cinquecen-
to, una crescente mobilità sociale determinerà nuove condizioni anche nel-
l’ambito della committenza delle ville, con importanti ripercussioni sulle ca-
ratteristiche degli insediamenti seicenteschi.

149 E.B. MACDOUGALL, A circus, a wild man and a dragon ..., cit.

* 157 *
Fig. 1. Mappa di M. Cartaro, 1576 (da Le piante di Roma, 1962, II, tav. 238).
Fig. 2. Particolare della zona del Vaticano nella mappa di E. Du Pérac, 1577 (da Le piante di Roma, 1962, II,
tav. 251): localizzazione indicativa di alcuni insediamenti e giardini. Legenda: 1. Cortile del Belvedere; 2. Cortile
delle Statue; 3. Giardino di Clemente VII; 4. Giardino di Paolo III; 5. Giardino di Giulio III; 6. Casino di
Pio IV; 7. Palazzo Cesi; 8. Villa Altoviti.
Fig. 3. Particolare della zona di via della Lungara e del Gianicolo nella mappa di E. Du Pérac, 1577 (da Le
piante di Roma, 1962, II, tav. 250): localizzazione indicativa di alcuni insediamenti e giardini. Legenda: 1. Villa
Chigi (poi Farnesina); 2. Vigna Farnese; 3. Palazzo Riario; 4. Palazzo Adimari-Salviati; 5. Villa Turini-Lante.
Fig. 4. Particolare delle zone del Campidoglio, del Palatino, dei Fori e dell’Aventino nella mappa di E. Du
Pérac, 1577 (da Le piante di Roma, 1962, II, tav. 249): localizzazione indicativa di alcuni insediamenti e giardini.
Legenda: 1. Villa di Paolo III; 2. Orti Farnesiani; 3. Palazzo Silvestri; 4. Vigna Boccapaduli.
Fig. 5. Particolare della zona del Quirinale nella mappa di E. Du Pérac, 1577 (da Le piante di Roma, 1962, II,
tav. 254): localizzazione indicativa di alcuni insediamenti e giardini. Legenda: 1. Villa Carafa-d’Este; 2. Villa
Grimani; 3. Villa Pio da Carpi (passata nel 1564 al card. Giulio della Rovere); 4. Vigna Caetani da Sermoneta;
5. Vigna Vitelli; 6. Giardino del monastero di S. Silvestro; 7. Vigna Ferreri; 8. Vigna Lanciarini da Fano;
9. Vigna Ghinucci; 10. Vigna di Gianandrea Croce; 11. Vigna Colonna-Bandini; 12. Vigna del cardinale di Trento;
13. Vigna Sadoleto; 14. Orti Du Bellay; 15. Vigna Panzani.
Fig. 6. Particolare della zona di Campo Marzio e del Pincio nella mappa di E. Du Pérac, 1577 (da Le piante di
Roma, 1962, II, tav. 255): localizzazione indicativa di alcuni insediamenti e giardini. Legenda: 1. Giardini
Colocci e Del Bufalo; 2. Giardino del card. Flavio Orsini; 3. Villa Ricci-Medici; 4. Vigna di Paolo Giordano
Orsini (appartenuta alla fine del XV sec. al card. Giovanni Michiel); 5. Vigna del cardinale Flavio Orsini
(riferita nella pianta di Bufalini ad Ascanio de Cornea); 6. Vigna di Cecchino Del Nero.
Fig. 7. Particolare delle zone del Quirinale, del Viminale e dell’Esquilino nella mappa di A. Tempesta, 1593
(da Le piante di Roma, 1962, II, tavv. 264-265): localizzazione indicativa di alcuni insediamenti e giardini.
Legenda: 1. Palazzo pontificio; 2. Villa Grimani; 3. Villa Sforza (già villa Pio da Carpi); 4. Villa Montalto;
5. Villa Strozzi; 6. Villa Vitelli (poi Aldobrandini).
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Fig. 8. Particolare della zona di San Giovanni in Laterano e di Santa Croce in Gerusalemme nella mappa di
A. Tempesta, 1593 (da Le piante di Roma, 1962, II, tav. 266). Fig. 9. Particolare della zona del Celio e delle
terme di Caracalla nella mappa di A. Tempesta, 1593 (da Le piante di Roma, 1962, II, tav. 267): localizzazione
indicativa di alcuni insediamenti e giardini. Legenda: 1. Villa Mattei; 2. Vigna Boccapaduli.

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