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GESTIONE DOMESTICA - By www.onlus-italia.

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Il massimo dell’economia domestica con il minimo sforzo

Nella lotta quotidiana contro il tempo, succede di dover affrontare delle


incombenze relative a mansioni domestiche.
Sia sì viva in famiglia, in comunità o da single, aiutando una persona anziana o
portatore di handicap, o magari delegando ad una persona extracomunitaria la
cura e la pulizia della casa, nella distribuzione del lavoro: che siano definite
“economia domestica” o “zen quotidiano”, quelle che erano le “faccende
domestiche” della massaia di una volta lo sono ancora oggi per noi.

La pulizia della casa richiede diverse operazioni per le quali non occorrono
strumenti o elettrodomestici particolarmente complicati.
E’ difficile stabilire l’ordine delle occupazioni: esso dipende dalle consuetudini
della famiglia o della comunità, dal numero dei membri che la compongono,
dalle superfici occupate, dal tempo e dell’aiuto di cui si dispone.
In ogni modo, è sempre opportuno dare la priorità ai lavori più importanti e
procurare di alcuni di loro siano eseguiti in ore fisse. Può sorgere, naturalmente,
un lavoro imprevisto, o un contrattempo qualunque a scombussolare il nostro
piano d’ordine, ma consideriamola un’eccezione che non deve sconvolgere la
regola.
La casa in ordine appare già pulita: pretendete la collaborazione di tutti gli
appartenenti al nucleo familiare, animali domestici compresi. Se passate la
giornata in casa e non avete grossi impegni, potete avviare in tutta tranquillità
una routine che tenga conto delle vostre esigenze personali. Se invece avete
poco tempo, dovrete acquisire delle strategie per concentrare al massimo i
lavori, ma dovrete in ogni caso rassegnarvi a perdere parte del fine settimana.
Se vivete in famiglia o in comunità pretendete da chi vi sta vicino una precisa
collaborazione, cominciando ad imparare ad essere ordinati secondo la vecchia
regola “ogni cosa al suo posto” (mettere i panni sporchi nell’apposito
contenitore, rifarsi i letti, turni per lavare i piatti, ecc.): meglio essere aiutati
volontariamente, altrimenti rimane la necessità di pagare una collaborazione
domestica. In alternativa, prendete in considerazione di entrare a far parte di
una Banca del Tempo e scambiare le vostre competenze personali e/o
professionali con un aiuto domestico (informatevi presso i servizi sociali del
vostro comune). Non accumulate: sparecchiate velocemente dopo aver
mangiato, lavate i piatti di volta in volta, stirate settimanalmente la biancheria
pulita. Quando organizzate cene con amici approfittate della collaborazione di
tutti per apparecchiare e sparecchiare.
Nelle ore in cui siete fuori casa tenete le tapparelle abbassate per evitare che
entri polvere.
Stabilito un succedersi razionale delle faccende giornaliere, tenete un’agenda,
dividendo le incombenze in importanti e meno importanti e impegnatevi a
liquidare le prime e rimandare eventualmente le altre.
Procedete con calma, senza stancare, oltre che le braccia e gambe, anche la
mente nel riflettere a quale faccenda si dovrà sbrigare subito dopo di quella in
corso: una cosa alla volta e fatta bene!

L’insieme dei lavori giornalieri è pressappoco simile a tutte le abitazioni: varia


secondo la maggiore o minore quantità degli ambienti, dalla semplicità dei loro
arredi, delle esigenze familiari.
La prima cosa da fare è arieggiare la casa, spalancando, possibilmente, le
finestre (in zone ad altra concentrazione di smog cittadino sono da preferire,
compatibilmente, i momenti della giornata dove il traffico o gli elementi
inquinanti sono minori) di tutte le stanze in modo che si stabilisca una corrente,
appartando in una stanza “protetta” anziani, bambini e persone delicate di
salute, e approfittare per sbattere tappeti, materassi e lucidare scarpe, la cui
polvere non deve essere sollevata in luogo chiuso. Se n’avete tempo, date una
veloce spazzata generale ai pavimenti o passate il battitappeto sulla moquette.
Preparare e consumare la prima colazione, anche se la tentazione è di farla al
primo bar vicino: la casa va vissuta, quotidianamente.
Se non ci si deve portare fuori casa per il lavoro, rifare i letti, spolverare le
stanze (prima quella da pranzo, lo studio se c’è e poi il bagno). I sanitari del
bagno vanno lavati giornalmente o, in ogni modo, più volte nell’arco della
settimana per ovvi motivi igienici.
La spesa, preparare il pranzo, merenda per i bambini e la cena, seguono,
ovviamente, le abitudini e le tipologie della famiglia. Quando pranzate in casa,
ripulite la cucina dopo ogni pasto, sparecchiate e lavate i piatti; pulite le
superfici dei mobili e il piano di cottura.
Spazzate il pavimento (l’aspirapolvere elimina capelli, peli, peluche e acari in
maniera più funzionale) e lavatelo una volta il giorno, in particolare se ospitate
animali in casa.

Per ciascuno dei lavori settimanali, da eseguire oltre le solite quotidiane


incombenze, è pratico fissare un giorno, e, se non per qualche plausibile motivo,
non mutarlo. Spolverate tutto lo spolverabile (mobili, soprammobili, lampadari,
libri, apparecchi stereo, tv, computer, porte e finestre, quadri); lavate i vetri
delle finestre, in particolare se rivolti verso la pubblica via, spazzate a fondo i
pavimenti e pulite il bagno; un’attenzione particolare va rivolta alla cucina:
pulite a fondo anche le mensole, la cappa, la dispensa, ecc.
Munitevi di raccoglitori per archiviare documenti personali, polizze
d’assicurazione, certificazioni, dichiarazioni dei redditi, pensioni, canoni, estratti
conto, ricevute di versamenti, ecc.: si perde tanto tempo a cercare un
documento importante, rovinandosi l’umore e, soprattutto, poi, per rimettere di
nuovo in ordine.

Bagno e sanitari

Qualsiasi prodotto in commercio va bene avendo l’accortezza di sceglierlo per


l’igiene (meglio se riportata sulla confezione la dicitura “presidio medico
chirurgico”) secondo le superfici dure, in polvere o liquido.
Contro il calcare si può usare alcool, aceto o succo di limone mescolato a sale
fino. Per sciogliere i depositi, versate ogni tanto negli scarichi aceto caldo e sale
grosso.
Prima di incominciare a pulire le piastrelle e le pareti, aprite la doccia e fate
scorrere l’acqua alla massima temperatura: lo sporco, con l’aiuto del vapore,
verrà via più facilmente. Se non sono molto sporche, lavatele con una soluzione
fatta da mezzo bicchiere d’ammoniaca e mezzo d’aceto bianco, oltre a mezzo
bicchiere di soda per lavare, il tutto in quattro litri d’acqua tiepida.
Se la vasca è molto macchiata, mescolate dell’acqua ossigenata con
cremortartaro con l’aggiunta di un paio di gocce d’ammoniaca. Servendovi di uno
spazzolino sfregate vigorosamente, lasciate agire un paio d’ore e poi risciacquate
bene.
Se il bulbo metallico della doccia è otturato provate a svitarlo e a farlo bollire per
un quarto d’ora in un litro d’acqua con mezzo bicchiere d’aceto: se, invece, il
bulbo forato è di plastica, lasciatelo a bagno in acqua calda e aceto in parti
uguali.
Per lavare la tenda della doccia mettetela in lavatrice a 30° insieme con due teli
da bagno, per proteggerla. Aggiungete mezzo misurino di detersivo e mezzo di
bicarbonato di sodio. Fate compiere alla macchina un intero ciclo di lavaggio,
aggiungendo all’ultimo risciacquo un bicchiere d’aceto. Non centrifugate. Togliete
la tenda dai teli da bagno e stendetela subito per evitare un’asciugatura con
grinze.
Per prevenire la formazione della muffa causata dal ristagno del vapore, prima di
riappendere la tenda lasciatela a bagno con una soluzione d’acqua e sale. Se la
muffa è comparsa in zone limitate, toglietela con un po’ di bicarbonato di sodio.
La cabina di vetro della doccia ritorna, invece, splendente con una spugna
imbevuta d’aceto bianco.
Per le incrostazioni del gabinetto, fate scorrere l’acqua per bagnare le pareti
della tazza e applicatevi un impasto, precedentemente preparato, di bucce e
succo di limone. Lasciate agire per un paio d’ore e poi strofinate bene. Oppure,
facendo molta attenzione, provate con della carta vetrata bagnata.
Se succede di notte che un rubinetto perde e lo sgocciolio non vi lascia dormire,
limitatevi ad avvolgere uno straccio intorno alla bocca del rubinetto; oppure,
legate al rubinetto un pezzo di spago e infilate l’altra estremità nello scarico.
L’acqua scivolerà lungo lo spago senza fare rumore finche potrete fare riparare il
rubinetto.

Moquette

Passatela spesso con l’aspirapolvere o il battitappeto. Per ravvivarne i colori,


oltre ai prodotti in commercio, potete cospargerla di bicarbonato con qualche
goccia d’ammoniaca e lasciare agire per un giorno intero prima di passare
l’aspirapolvere. Sopra le macchie prodotte da bevande zuccherate o gelato usare
shampoo per moquette diluito e sciacquare. Per le macchie di caffè usare alcool
e aceto in parte uguali e poi tamponare con acqua. In caso di fango usare acqua
fredda con aceto. Le macchie di rossetto e di smalto per unghie spariscono con
l’acetone, quelle di vino con acqua ossigenata e acqua in parti uguali.

Divani e poltrone

Per tenere puliti i divani e le poltrone bisogna spazzolarli spesso o passarli con
l’aspirapolvere.
Se il rivestimento è vinilico (skai) non usate mai prodotti oleosi perché l’olio
indurisce il vinile e una volta indurito è quasi impossibile farlo ritornare elastico.
Per pulirlo basta versare del bicarbonato di sodio o dell’aceto su un panno
umido. Poi lavare con detersivo da piatti molto delicato.
I mobili in vimini e bambù tendono a diventare gialli: lavateli solo con acqua
tiepida salata.
Anche la paglia va spazzolata con acqua salata e fatela asciugare al sole senza
risciacquare: per sbiancare la paglia ingiallita strofinatela con una soluzione
d’acqua e acqua ossigenata (un bicchiere d’acqua ossigenata per litro d’acqua).
I divani di pelle si puliscono con un panno umido e sapone per sella (di cavallo),
oppure con vaselina o con pochissima cera per pavimenti, lucidando con un
panno di lana. Le macchie d’unto si lavano con acqua tiepida, sapone e qualche
goccia d’ammoniaca; su quelle di grasso versateci sopra del sale per limitare la
macchia; le macchie d’inchiostro da biro si tolgono con un batuffolo di cotone
bagnato di latte.
I divani in cuoio si puliscono sfregandoli con albume montato a neve o con un
panno imbevuto di latte fresco: dopo aver lasciato asciugare si lucida con un
panno morbido.
Per i rivestimenti di cotone sporchi provate a passare le zone macchiate con
della gommapane. Anche la crema da barba è molto efficace per le macchie e lo
sporco normale, in mancanza d’altro.
Per i tessuti delicati quali la seta, damasco, ecc., cospargete di saponaria in
polvere inumidita da qualche goccia di benzina e spazzolate solo dopo che il
composto si è asciugato.
Per togliere bene la polvere dai divani di velluto potete anche usare una pelle di
camoscio bagnata e ben strizzata: per una pulizia a fondo cospargete di sale fino
e spazzolate i punti più sporchi; prima di passare l’aspirapolvere lasciate riposare
almeno un’ora.

Grandi pulizie

Occorre intervenire seguendo l’andamento delle stagioni, dopo l’interruzione del


riscaldamento, a primavera, prima o dopo le ferie, in estate, e nel periodo
natalizio.
Se non potete permettervi di affidare questi lavori ad un’impresa: tocca ancora a
voi.
Togliete la polvere da soffitti e pareti, passando l’aspirapolvere o una scopa
coperta da un panno pulito: i pavimenti, dove si deposita la polvere e i microbi
vanno puliti per ultimi. Pulite i radiatori con l’apposita spazzola o l’aspirapolvere,
oppure sistemate uno straccio umido dietro il calorifero e passate lungo gli
elementi con il phon, tenendo girato lo straccio dalla parte da cui fuoriesce l’aria:
la polvere e lo sporco saranno soffiati contro lo stesso essendo inumidito.

I tappeti

I tappeti, prima di essere riposti, vanno battuti all’aperto, su una terrazza o un


balcone (rispettando i vicini!) e poi passati con l’aspirapolvere o spazzolati ben
bene, quindi strofinati con foglie di tè, leggermente umide, che finiscono per
togliere ogni traccia di polvere e ravvivano i colori, oppure spruzzare una miscela
d’acqua e aceto. Le macchie si levano con la benzina, gettandovi sopra poi della
polvere di talco per evitare l’alone. Non bisogna esagerare in queste energiche
stropicciature, che finiscono col logorare il tessuto. Si stendono poi su tutto il
tappeto dei giornali cosparsi di naftalina canforata, si arrotola il tappeto e si
fascia ancora con giornali o con una tela, che si legherà o cucirà.
Se avete rovesciato qualcosa sopra un tappeto o sulla moquette, la prima cosa
da fare, per evitare aloni, è cercare di assorbire il più possibile il liquido. Se vi
sono parti solide, toglietele e asciugate con uno scottex di carta, partendo
dall’esterno della macchia e proseguendo verso il centro, assorbire il più
possibile il liquido. Strofinate per non estendere la macchia; non usate lo
smacchiatore finche non avrete asciugato accuratamente.
Se volete lavarli in casa potete usare acqua e ammoniaca o acqua e aceto
oppure una miscela di mezzo bicchiere d’alcool denaturato, un paio di gocce di
liquido per piatti e qualche goccia d’ammoniaca in un litro d’acqua. Usate una
spazzola e ricordatevi di non bagnare esageratamente il tappeto perché la trama
del rovescio può restringersi. Rimettete il tappeto a posto solo quando è
completamente asciutto e non tentate mai di accelerarne l’asciugatura usando
del calore artificiale, tenendo presente che è meglio non ricorrere a lavaggi
frequenti perché possono usurare, rovinandoli, la trama e il tessuto. Per riporre i
tappeti, com’è già stato detto, dopo averli puliti, avvolgerli in carta da giornale.
Per i buchi da sigaretta, togliete un ciuffetto di peli dal tappeto o dalla moquette,
servendovi di una lametta o di un a pinzetta. Modellatelo nella forma del buco.
Applicate del buon attaccatutto alla base del buco e schiacciate il ciuffetto dentro
il buco causato dalla sigaretta. Coprite il buco con un kleenex e mette sopra un
libro pesante o altro peso: la colla asciugherà più lentamente e il risultato sarà
migliore.
I tappeti di gomma e di corda si lavano con acqua e sapone.

Le coperte di lana, le trapunte e le imbottite, prima spolverate all’aperto,


saranno lasciate esposte all’aria, meglio ancora al sole. Poi si rinchiuderanno
assieme a naftalina o prodotti antitarma: esistono degli aspirapolvere che
tolgono l’aria a sacchi speciali che le contengono e poterle riporre nel guardaroba
occupando poco spazio.
I caminetti produrranno meno fuliggine se, di tanto in tanto, sarà gettato una
manciata di sale sui ciocchi che bruciano. L’aceto è ottimo per pulire gli stipiti e
le cornici di mattoni: immergete una spazzola di saggina in un po’ d’aceto bianco
e sfregate energicamente. Passate subito una spugna per assorbire il liquido.
Cancellate le tracce di fumo con gommapane, indicata per i materiali porosi.
Le candele si passano con batuffolo di cotone imbevuto d’alcool denaturato: per
farle bruciare più lentamente e gocciolare meno, prima di usarle, mettetele in
freezer per un paio d’ore.
Anche i candelieri d’argento, coperti di cera, mettendoli in freezer (basta un’ora)
vedono staccarsi la cera in un attimo senza danno.
Le cornici dorate vanno passate con una spugna morbida imbevuta di
trementina: se rimangono un po’ appiccicose, lasciatele asciugare, senza
toccarle, per un paio di giorni.
I fiori artificiali vanno chiusi in un grosso sacchetto di carta insieme con un po’ di
sale, agitando energicamente. Sciacquate dolcemente per lavare via lo sporco
attaccato al sale.
Prima di pulire lampade, lampadari e paralumi, staccate sempre la spina e poi
smontate tutte le parti mobili e pulitele secondo il materiale.
Lavate con acqua tiepida e sapone tutte le parti in cristallo e vetro, sciacquatele
con acqua e aceto per renderle lucenti.
Spolverate le parti di ferro battuto e passatele con petrolio. L’ottone e altri
metalli lucidi si puliscono con uno straccio imbevuto in alcool e acqua in parti
uguali: sciacquate e asciugate.
Per pulire le parti di legno usate gli stessi prodotti per i mobili di legno.
I paralumi di plastica si passano con uno straccio umido e poi con uno asciutto;
quelli in pergamena si puliscono con gomma da matita morbida.
Per i lampadari di cristallo a gocce, non potendo rimuoverli, proteggete la zona
sottostante con un telo. Riempite un bicchiere con tre parti d’acqua e una
d’alcool. Sollevate il bicchiere verso ciascuna goccia fino ad immergerla
completamente. Le gocce si asciugheranno perfettamente da sole, senza lasciare
traccia. Per le parti non facilmente raggiungibili, limitatevi a pulire il cristallo con
una pezzuola imbevuta nella stessa soluzione. Oppure, mettetevi dei guanti di
cotone e intingete le dita in acqua e ammoniaca, procedendo delicatamente alla
pulizia.
Se la punta della penna biro è sporca o trasuda inchiostro, infilatela nel filtro
della sigaretta facendola ruotare un paio di volte: si riacquista una penna nuova
e ci si mantiene in salute!
I pettini, le spazzole e i bigodini vanno immersi in acqua tiepida con tre cucchiai
di bicarbonato di sodio e tre cucchiai di candeggina. Agitate l’acqua, risciacquate
e asciugate all’aria.
Prima di mandare in tintoria le tende, segnate con dello smalto per unghie i
punti nei quali vanno attaccati i ganci: lo smalto è resistente al lavaggio a secco
e non perderete tempo a cercare di nuovo i punti d’aggancio.
I vasi con l’imboccatura stretta vanno inumiditi all’interno e dopo va spruzzato
dentro del detersivo da w.c. Lasciate agire per una decina di minuti e le macchie
spariranno.

Vetri, specchi, infissi

I vetri e gli specchi, avendo tempo, a passarci ogni giorno uno straccio di tela
morbido e pulitissimo, si conservano in buono stato. Per lavarli, usando un
sistema semplice, usare alcool denaturato o anche acqua con ammoniaca (di
questa un cucchiaio per litro d’acqua), o acqua con sale e aceto, oppure alcool e
un paio di gocce di liquido per piatti in un litro d’acqua. Bagnare lo straccio o,
ancora più semplicemente, una pallottola di carta di giornale (quotidiano) nella
miscela e strofinarlo sul vetro, che poi si asciuga con un altro giornale (i solventi
dell’inchiostro contenuti nella carta svolgono un’efficace azione detergente) o
con uno strofinaccio morbido che non lasci peli. I vetri delle finestre non si
devono lavare quando sono battuti dal sole, si produrrebbe su loro macchie
iridate indelebili.
Se pulirete i vetri interni con movimenti verticali e quelli esterni con movimenti
orizzontali, o viceversa, saprete subito su quale lato sono rimasti gli aloni.
Prima di lavare i vetri interni, per evitare di sporcare le tende, avvolgetele su un
ometto che poi appenderete all’asta delle tende.
Per tenere il ghiaccio lontano dai vetri, in montagna o a basse temperature,
aggiungete all’acqua per lavare dell’alcool denaturato o di antigelo. Asciugate
sempre con carta da giornale. Oppure, provate a strofinare il vetro con un panno
leggermente imbevuto di glicerina.
I vetri smerigliati di lavano, dalla parte dello smeriglio, con polvere di pomice
inumidita con acqua e sapone.
Le persiane vanno spolverate fra stecca e stecca, prima con una spazzola a
lunghe setole, e poi con uno straccio umido. Di tanto in tanto vanno lavate e
sgrassate con molta acqua saponata, se non disponete delle recenti spazzole
elettriche tuttofare.
Per pulire accuratamente le zanzariere usate l’aspirapolvere o spolverate con un
pennello, quindi passate su entrambi i lati una spazzola imbevuta di cherosene e
poi strofinate con un panno pulito.
Per pulire le rotaie di porte e finestre scorrevoli servitevi di uno straccetto
avvolto intorno a una gomma per cancellare.
Per pulire in fretta le veneziane, avvolgete uno straccio inzuppato di alcool
denaturato attorno a una spatola di gomma e passatela tra una listerella e
l’altra.

Marmi, zoccoli e battiscopa

I marmi bianchi perdono molto della loro bellezza divenendo opachi: tornano
lucenti passandovi sopra un semplice sapone ammoniacale. Se vi sono macchie
di grasso e non basta il sapone, si userà acqua ossigenata allungata; poi si
sfregherà energicamente con uno straccio di lana. Attenzione: l’acido, aceto,
limone, corrodono il marmo, specialmente il marmo nero, e i corpi caldi che vi si
posano sopra gli tolgono la vernice e lo screpolano irrimediabilmente.
Gli zoccoli e i battiscopa, se di legno si lavano solo con acqua; se in marmo o
plastica, con acqua e sapone.
Lo zerbino va sbattuto energicamente per eliminare il grosso della polvere,
oppure passate l’aspirapolvere. Lavatelo con acqua e detersivo servendovi di una
spazzola a setole dure e fatelo asciugare all’aria.

Mobili

La maggior parte dei mobili in commercio sono impiallacciati, cioè rivestiti con
sottili lamine di legno, sopra pannelli di truciolare, che sono finite con un velo di
vernice poliuretanica, rendendoli inassorbenti.
Per pulire le superfici in legno verniciato è sufficiente un panno umido o un
detergente leggero composto di acqua e sapone. Per spolverarli, qualunque sia la
specie del legno, preferibilmente usare uno strofinaccio di lana, aiutandosi con
un pennello per gli interstizi più inaccessibili, oppure usare l’aspiratore elettrico,
senza graffiare le superfici: il piumino sposta ma non toglie la polvere.
Lasciate perdere i prodotti chimici: per renderli lucidi basta una miscela di olio
di semi di lino cotto (2/3) con essenza di trementina (1/3) e qualche goccia di
aceto e poi agitate bene (l’olio cotto si trova presso i colorifici). Manovrate il
panno in modo circolare per piccoli spazi e infine passate la pelle di camoscio
pulita.
Se la lamina di legno dovesse sollevarsi formando una specie di bolla, copritela
con un foglio di carta assorbente e passateci sopra il ferro da stiro non troppo
caldo.
Si può cercare di riparare a una bruciatura di sigaretta con della gommalacca.
Grattate via delicatamente la parte bruciacchiata. Fate scaldare la lama di un
coltello e fatevi sciogliere contro la gommalacca e spargetene un po’ con un dito
sulla parte danneggiata.
Se della carta si è appiccicata a una superficie di legno, non grattatela col
coltello: versate dell’olio d’oliva, poche gocce per volta, sulla carta. Lasciate
agire un po’ e poi strofinate con un panno morbido, delicatamente finche la carta
non si stacca. Le vecchie decalcomanie si staccano facilmente passandovi sopra
diverse volte dell’aceto bianco: lasciatelo penetrare bene e poi raschiate
delicatamente.
Le macchie di grasso, frutta, impronte, vanno eliminate con un panno appena
imbevuto di olio di lino e alcool; poi passare un panno morbido asciutto.
La resina e la vernice vanno tolte raschiando con carta finissima o con un
coltellino, oppure con acqua ragia, se la macchia è fresca, e poi passare con olio
di lino.
Le macchie di inchiostro di biro si sfregano con alcool e poi si lucida con la cera.
Per rimediare a un graffio, seguire sempre la venatura del legno, a seconda del
tipo e colore del legno si può usare del lucido da scarpe dello stesso colore, o con
un pennarello, finendo con vaselina.
Per pulire il legno finito a cera, cioè non verniciato, i prodotti indicati sono quelli
a base di cera d’api. La cera nutre il legno e mantiene elastiche le sue fibre,
proteggendo le superfici e rendendole impermeabili, cancellando eventuali
imperfezioni. Dopo aver spolverato il mobile, stendete la cera in piccole quantità
con movimento circolare, coprendo piccole superfici. Aspettare mezz’ora prima di
lucidare con un panno di lana, seguendo le venature.
I mobili di legno massello, antichi e restaurati, dovrebbero essere stati già
trattati contro i tarli: in caso di presenza del piccolo animale, eseguire delle
iniezioni con una siringa nel forellino con petrolio o acido fenico, di ammoniaca o
trementina e otturare con un buon mastice.

Letto

Per tenere puliti i materassi e i cuscini di crine e di lana o gommapiuma, non


potendoli esporre al sole che agisce da disinfettante, né battendoli
energicamente sul balcone, passateli con l’aspirapolvere e ogni tanto girateli in
modo che l’usura avvenga in entrambi i lati.
Ogni tre quattro anni dovrebbero essere rifatti dal materassaio. Lavate
periodicamente le fodere dei materassi in gommapiuma e a molle. Usate il
salvamaterasso in robusto cotone e, se serve, il telo cerato per evitare macchie
e aloni sul materasso.
Le macchie di sangue si tamponano con uno straccio imbevuto di acqua e acqua
ossigenata (rispettivamente 1/3 e 2/3). Cospargete di talco e spazzolate quando
il materasso è asciutto.
Le macchie di urina, se fresca, vanno sfregate con uno straccio inumidito in
acqua e sapone, sciacquate e lasciate asciugare; se la macchia è vecchia, pulite
con acqua e sapone e poi con acqua ossigenata, nelle dosi indicate.

I pavimenti

Se non sono molto sporchi è sufficiente lavarli con acqua calda: prima di
procedere spazzare o aspirare tutta la polvere.
I pavimenti in legno, anche quelli verniciati, vanno puliti inumidendo lo straccio
con del tè freddo. Eliminate, prima, lo sporco nei punti più difficili con alcool.
Ogni due o tre mesi potete dare un po’ di cera passandola con lo straccio e
lasciandola asciugare molto bene, prima di tirare la lucidatrice.
Il parquet finito a cera si lava con acqua e sapone. Sciacquate e, una volta
asciutto, incerate. Per mantenere chiaro il legno bianco, aggiungete all’acqua del
lavaggio un cucchiaio di candeggina e asciugatelo velocemente.
Per togliere i segni dei tacchi strofinateli con del cherosene o della trementina;
per le macchie di catrame usate cera solida: funziona anche sulle scarpe.
Raschiate le macchie o i graffi con una paglietta fine imbevuta di cera o carta
vetrata molto sottile, seguendo la venatura del legno.
Le macchie di unto si assorbono con talco, segatura o farina; poi si passano con
trementina, benzina o acquaragia.
Il marmo naturale, di colore chiaro, si pulisce con uno straccio imbevuto di
acqua ossigenata con aggiunto un po’ di sale fino. Il marmo naturale di colore
scuro va pulito con un cucchiaio di detersivo per lavatrice sciolto in un litro di
acqua e sciacquate bene. Lasciate asciugare perfettamente prima di dare la cera.
Finire con un panno di lana.
Il pavimento in cotto va lavato con acqua saponata tiepida, sciacquando e
asciugando subito. Applicate l’apposita cera, se lo desiderate ben lucido: deve
essere ben assorbita prima di tirarla con lo spazzolone o la lucidatrice.
I pavimenti in ceramica sono i più facili da pulire usando acqua calda e
pochissimo prodotto chimico.
Il linoleum lavatelo con acqua e sapone di Marsiglia, aggiungendo al risciacquo
un po’ di aceto per ravvivare i colori. I punti più sporchi si smacchiano con
trementina, cancellando prima con gomma da matita eventuali striature nere.
Per fissare i bordi o gli angoli del linoleum sollevati, spalmate l’apposito stucco
sotto la parte innalzata. Metteteci sopra un peso per 24 ore. Gli strappi vanno
coperti in tutta la loro lunghezza con del nastro adesivo trasparente e verniciato
con della gommalacca.
Per mantenere sempre pulito lo spazzolone avvolgetelo con una vecchia calza di
nylon, facilmente sostituibile.
Se le spazzole di feltro della lucidatrice sono incrostate di cera, mettetele fra
diversi strati di scottex e passateci sopra il ferro da stiro tiepido: la carta
assorbirà rapidamente la vecchia cera.
Il pavimento del box auto, se solo in cemento, va prima spazzato e poi le
macchie d’olio vanno tolte con acquaragia, lasciata in azione per una trentina di
minuti: successivamente sfregate in maniera energica, continuando a versare
acquaragia. Subito dopo avere strofinato, tamponare il grasso con dei giornali.
Lasciate asciugare il cemento, quindi lavate il pavimento con una soluzione
composta da un bicchiere di candeggina e del detersivo per bucato sciolti in
quattro litri di acqua fredda. Ripetete l’operazione fino alla sparizione delle
macchie.
Se la macchia d’olio è consistente, inzuppate d’acqua diversi strati di giornali e
schiacciateli contro il pavimento: lasciate asciugare completamente, oppure,
cospargete la zona con della sabbia; dopo che avrà assorbito l’olio, potrete
scoparla via.

Il bucato

Il bucato è subordinato alle previsioni del tempo atmosferico, e se si asciuga in


maniera naturale, oltre al lato in cui si trovano i fili per stenderlo; la biancheria
deve essere lavata e pronta in anticipo e in considerazione alla scelta di
esposizione in pieno sole o all’ombra: i capi bianchi come lenzuola, federe, ecc.
vengono esposti in pieno sole. I capi di colore scuro, o comunque delicati e/o
colorati vivacemente apprezzano di più l’asciugatura lenta e all’ombra per
conservare maggiormente i colori e la consistenza del tessuto e sotto il forte sole
possono stingere. In inverno potete utilizzare uno stendibiancheria pieghevole
da collocare nella vasca da bagno oppure, se lo spazio è poco, un modello
estensibile da fissare alla parete o soffitto. L’alternativa è rappresentata
dall’asciugatrice elettrica o da una lavatrice - asciugatrice, leggendo bene le
istruzioni della macchina per evitare sorprese.

Il bucato in lavatrice

La biancheria sporca va suddivisa in base al tessuto e al colore per procedere a


singoli lavaggi:
• Cotone e lino dai colori resistenti alle alte temperature (asciugamani,
tovaglie, ecc.) e in genere molto sporchi, con acqua calda da 60° e più;
• Lenzuola e colorati delicati chiari, colorati delicati scuri, biancheria intima
(salvaguardando gli elastici), con acqua tiepida (30 - 40°);
• Per lana, seta e sintetici, vedere i programmi specifici della lavatrice.

I detersivi vanno usati in maniera specifica con i dosaggi indicati nella


confezione.
Non aprite l’oblò a ciclo iniziato, verificate il funzionamento del tubo di scarico e,
possibilmente, controllate che la macchina abbia finito il lavaggio prima di uscire
da casa.

Contro il calcare, per non inquinare l’ambiente e pulendo a fondo il cestello, è


sufficiente usare, con un lavaggio a vuoto, una buona dose di aceto.
Per risparmiare energia elettrica usare la lavatrice con cestello pieno, senza
superare i limiti di carico, anche se esistono lavatrici con programmi di risparmio
di acqua e corrente.
Svuotare le tasche e chiudere gli zip, slacciare i bottoni, evitare di introdurre
panni piegati o arrotolati.
I capi molto delicati si lavano racchiusi in sacchetti di tela o di federa, evitando
di mescolare nello stesso carico biancheria molto grande e molto piccola.
Colli e polsini andrebbero prima insaponati per aggredire meglio le macchie
“impossibili”.
Gli indumenti dei bambini, anziani o soggetti allergici, non vanno lavati con i
normali detersivi ma con sapone di Marsiglia.
Evitare assolutamente di lavare in lavatrice indumenti con strass, paillette,
applicazioni e stampe varie.
Stendete il bucato appena finito il lavaggio, perché non prenda cattivo odore,
controllando di aver tolto tutto dal cestello.
Bucato a mano

Anche se faticoso è indispensabile per alcuni capi particolari:


• Quelli che sull’etichetta riportano la dicitura “lavare a mano”;
• I tessuti delicati in seta, angora, cachemire, mohair e tutti quelli per i quali
non si vogliono correre rischi;
• Gli indumenti decorati con ricami, paillette, applicazioni adesive, strass: solo
se esperti, in alternativa, la tintoria;
• I supercolorati che tendono a stingere;
• I molto sporchi che la lavatrice ha difficoltà a pulire.

Usare detersivi per il bucato a mano (sapone di Marsiglia per lana e delicati)
senza eccedere con il prodotto.
Per gli indumenti delicati, l’ammollo deve essere breve e in acqua fredda.
Evitare di strofinare e torcere: per strizzare i maglioni o i vestiti di lana,
stendeteli tra due asciugamani e arrotolate il tutto delicatamente, facendo uscire
l’acqua in eccesso.
Lasciare in ammollo per tutta la notte i capi più resistenti, con acqua tiepida o
calda.
I risciacqui devono essere numerosi per eliminare ogni residuo di detersivo.
Un cucchiaio di aceto, ammoniaca o bicarbonato nell’ultimo risciacquo, aiuta a
far scivolare via la schiuma e rende la lana morbida ravvivandole i colori.

Gli indumenti di lana durano più a lungo se sono rivoltati prima di essere lavati,
evitando i bozzoli o palline di lana antiestetiche: per toglierle usare
delicatamente un rasoio.
Se un capo di lana si è infeltrito, immergetelo per un giorno intero in acqua
fredda con un cucchiaio di ammoniaca per litro. Se la lana è ingiallita, lasciatela
a bagno per un giorno con succo di due limoni per litro d’acqua, oppure con un
cucchiaio di acqua ossigenata ogni tre litri.
Per mantenere morbida la seta, all’ultimo risciacquo aggiungete succo di limone,
oppure sale, oppure aceto; se presenta aloni gialli, sciacquatela in acqua fredda
con due cucchiai di latte e qualche goccia di acqua ossigenata. Cambiate l’acqua,
aggiungete un po’ di sale e lasciatela rinnovarsi per una trentina di minuti.
Per ammorbidire la biancheria basta lasciare gli indumenti a bagno una notte in
acqua e sale grosso, per chi non vuole usare il solito ammorbidente.

La stessa operazione serve per impedire che i tessuti nuovi si stingano al primo
lavaggio.
Lavate separatamente gli indumenti da lavoro molto sporchi per evitare che
particelle e sostanze estranee possano depositarsi su altri capi di bucato e
provocare allergie agli altri membri della famiglia.
Disinfettare, ogni tanto, la lavatrice con prodotti in commercio a base di
ossigeno attivo e lisoformio.
Candeggiare solo i tessuti bianchi e resistenti in cotone, lino o canapa, prestando
attenzione alle etichette: anche se la pubblicità sostiene il contrario, ogni
candeggio rovina il tessuto e va effettuato il meno possibile.
Il bucato in lavatrice va riservato solo ai capi bianchi e resistenti: se si fa uso di
candeggina, aggiungere all’ultimo risciacquo un cucchiaio di acqua ossigenata
per togliere l’odore della candeggina.
Il bucato a mano va riservato per i tessuti (delicati) bianchi di lino, cotone e
canapa, lasciandoli a bagno con un cucchiaio di candeggina per ogni litro di
acqua per un’ora a bagno, dieci minuti per gli indumenti colorati.
Le acque di lavatura e risciacquatura delle maglie di lana devono essere
uniformi: meglio attenersi al tiepido.
Tuffate prima in acqua tiepida, le maglie si passano poi, e si lasciano immerse
per una decina di minuti, in soluzione saponosa (usando sapone di Marsiglia
sciolto o uno di quei saponi a scaglie o in polvere in commercio) cui si sia
aggiunto un cucchiaio di borace e uno di ammoniaca. Si lavano e si risciacquano
premendole con le mani senza strizzarle, e senza passarci sopra il sapone in
pezzi, poi si avvolgono in panni asciutti; e infine di stendono umide, dopo averle
ricomposte “in forma”, sopra un’asse.
Per i tessuti di lana scura le brave massaie adoperavano un foglio di colla da
falegname. Dopo averla spezzettata e tenuta a bagno una notte, e la mattina
fatta sciogliere ben bene sul fuoco nell’acqua necessaria, si lascia stepidire il
liquido e poi vi si getta dentro l’indumento strofinando le parti macchiate
(segnate prima con un filo bianco)e, mentre la soluzione non è ancora
completamente freddata, si risciacqua bene la stoffa in acqua corrente e, senza
torcerla, si mette a riasciugare all’ombra.
Per i tessuti di seta nera o scura si usano le foglie di edera (una cinquantina per
ogni litro di acqua), facendole bollire nell’acqua per un’ora e mezzo, immergendo
la stoffa nel liquido filtrato e intiepidito e risciacquando poi abbondantemente:
l’acqua dove sono bollite le foglie di edera serve a far scomparire il lucido che le
stoffe prendono con lungo uso. La stessa operazione, in alternativa, può essere
usata anche per lane scure.
I tessuti colorati di seta pura o artificiale si lavano con una soluzione di sapone
bianco di buona qualità e si risciacquano aggiungendo all’ultima acqua un
cucchiaio di aceto bianco o il sugo di un limone, e lasciando il tessuto immerso
per qualche minuto, per ridare il fruscio del nuovo. Si maneggia e si preme
leggermente. Questo serve anche per i tessuti di raion e per le maglierie di seta.
I pizzi e tulle acquistano freschezza se lavati con acqua di riso, bollendolo a
lungo in mezzo litro d’acqua e, se la soluzione risulta troppo densa, allungando
con acqua prima dell’uso.
Fatevi un pro memoria della tabella dei programmi e tenetela a portata di mano,
vicino alla lavatrice, compresa lo schema dei simboli di lavaggio e stiratura dei
vari capi, previsti per legge sulle etichette.
Le stoffe di velluto non devono essere immerse nell’acqua, né troppo
maneggiate: per smacchiarle si battono dal rovescio con una bacchettina
tenendole sollevate, si spazzolano bene dal diritto, in modo che le setole
penetrino fra i peli, e si strofinano poi con un panno ruvido imbevuto d’essenza
di trementina o di benzina.
Per lavare le calze più delicate, comprese quelle di nylon, conviene non
insaponarle direttamente, ma immergerle in acqua saponata, e poi risciacquarle
bene. Ripetendo ogni giorno tale operazione, si evitano energiche lavature che
ledono la maglia: non si devono torcere dopo lavate, né esporre al sole o accanto
a qualsiasi fonte di calore (mai pensare al phon se si ha fretta!), né stirare.
Prima d’infilarle, conviene arrotolarle fino alla punta e, infilandole, stare attente
alle unghie e alle pellicole delle unghie o agli anelli per evitare di smagliarle.

Come stendere

Un capo asciugato all’aria corrente e non in un locale chiuso beneficia in termini


di consistenza, gonfiandosi naturalmente le fibre del tessuto. Un capo ben steso
è stirato a metà perché asciuga più in fretta e non forma pieghe.
Appendere gli indumenti per la parte più pesante o voluminosa (i pantaloni per
la vita, per es.) per far scendere l’acqua verso il basso.
Non mettete le mollette nei punti troppo visibili, evitando segni difficili da
togliere anche con la stiratura.
Evitare di appiccicare gli indumenti umidi: si potrebbero macchiare.
Il capo va ritirato asciutto (non “cotto”) se deve essere riposto direttamente in
armadio; leggermente umido se deve essere stirato: operazione che sarebbe
preferibile fare subito, badando di piegarlo secondo la forma originale e senza
pressarlo nella cesta al riparo dalla polvere.

Ogni capo deve essere steso in un determinato modo, tenendo conto di evitare
le grinze, di sformare il tessuto o che si veda il segno della molletta, una volta
asciugato.
Le magliette tipo polo, le camice, conviene stenderle con una gruccia e fissate
con una molletta per dare al capo la forma definitiva.
I maglioni di lana vanno lavati a mano con un ottimo prodotto e stesi all’ombra
in orizzontale, per evitare che si deformino, allungandosi, sopra un asciugamano

Per i capi voluminosi o particolari (giacche, cappotti, impermeabili, capi in pelle,


trapunte, imbottiti, ecc.) rimane il lavaggio in tintoria e la stiratura a secco
industriale.
L’abitudine alla tintoria è indicato a chi vive da solo e nel caso non si abbiano
grosse quantità di bucato e problemi economici.

La stiratura
La famosa cesta del bucato, con la biancheria già inumidita, è lì che aspetta:
prima o poi dovrete decidervi.
Mettetevi comodi, magari seduti su di uno sgabello ad altezza giusta.
La tavola da stiro deve essere solida, larga e non verniciata, all’altezza di chi
stira.
I recenti ferri a vapore sono dotati di dispositivi di sicurezza per non provocare
danni: è meglio leggere sempre le istruzioni allegate, staccando la spina ogni
tanto per farlo raffreddare e per stirare i tessuti più delicati.
Osservare bene il dritto filo dell’ordito che bisogna seguire perché il tessuto non
ceda.
Stirare sempre i tessuti sul rovescio per evitare il formarsi di aloni.
Piegate gli asciugamani e le lenzuola, passando il ferro in superficie: se il pezzo
da stirare è molto ampio rispetto alla tavola, passiamo il ferro sulla parte più
alta, da destra a sinistra e viceversa; poi, via, facciamo scivolare il tessuto di là
della tavola, dove l’appoggeremo su una o due sedie, se occorre, perché non si
sporchi toccando il pavimento.
Quanto alla biancheria personale, bisogna distinguere quella di cotone o lino da
quella di seta. In quest’ultimo caso, è bene stirarla prima al rovescio, appena
umida, poi dal diritto. Poi, s’infila il pezzo nell’asse e si stira il resto, osservando
il dritto filo e reggendo con la mano le scollature, le liste che trattengono crespe,
dentro cui il ferro entrerà facilmente.
Nelle mutande, slip e boxer, si stira prima la cintura, gli orli di ciascuna gamba,
e le guarnizioni, se vi sono, poi le altre; si piegano in due per metà, seguendo la
costura, si rivolta la parte di mezzo e si ripiega ancora nell’altro senso.
La camicia da notte si stira secondo la forma.
Gli abiti vanno stirati cominciando dalle fodere, poi il colletto, la cintura, le
tasche e altre guarnizioni, maniche dietro e davanti.
Le camicie vanno stirate prima dal collo, al rovescio e al diritto; seguono i
polsini, le maniche e carrè (infilate la spalla sulla punta dell’asse). Proseguite
stirando il dietro e i due davanti, passando entrambe le battute con bottoni e
asole, (senza impigliare la punta del ferro in queste ultime), abbottonate con
cura la camicia e ripassatela leggermente sul petto; per piegarla prendetela dalle
spalle e stendetela con l’allacciatura rivolta verso i l tavolo, rivoltando i due
lembi simmetrici rispetto al collo larghi circa cole le maniche. Fate un risvolto in
fondo alla camicia e ripiegatela ancora. Concludete con un’ultima passata di
ferro.
Le camicette vanno stirate come la camicie e, senza piegarle, vanno appese agli
ometti.
I centrini e i pizzi si stirano a rovescio perché il disegno resti in rilievo.
I tessuti con fibre sintetiche vanno protetti interponendo un panno umido tra
ferro e tessuto.
Le giacche si stirano prima dalle maniche, usando l’apposito stiramaniche,
proseguendo sul dorso, mettendo tra ferro e stoffa un panno umido: seguono i
due davanti e infine il collo.
Per le gonne pesanti interponete un panno umido. Le gonne pieghettate vanno
stirate al rovescio dopo aver imbastito le pieghe.
Per la lana e i tessuti pesanti, stirate al diritto mettendo tra ferro e tessuto un
telo bagnato e ben strizzato: non tirate troppo i maglioni per non deformarli.
I pantaloni vanno fatti combaciare con le pieghe e appoggiati sul tavolo o
sull’asse con la cintura alla vostra sinistra. Interponete un panno umido e stirate
prima la gamba che appoggia sul tavolo spostando l’altra verso la cintura.
Girateli e stirate allo stesso modo l’altra gamba. Infine sovrapponete bene le due
gambe e stirate prima l’esterno di una gamba e poi l’esterno dell’altra, premendo
bene sulle pieghe. Prima di appenderli lasciateli un po’ distesi sul tavolo o sul
letto altrimenti prendono la piega della gruccia.
Se una cerniera non scorre benissimo sfregatela con una mina di matita, oppure
con un po’ di cera di candela.
La seta va stirata proteggendola con un foglio di carta velina o con un telo
asciutto.
Il velluto si stira dal rovescio e per risollevare il pelo ammaccato si passa la
piastra del ferro a vapore sul diritto senza toccarlo. Per togliere le ammaccature
o i segni di vecchie cuciture, si dispone sul velluto un panno inumidito e si
accosta il ferro da stiro al rovescio del velluto senza comprimerlo: infatti, il
vapore acqueo che n’esce farà rialzare, attraverso la trama, il pelo del tessuto.

Dopo la stiratura, la biancheria va distesa su una tavola o un letto, finche sia


interamente asciutta e divenuta perciò più consistente. Ancora meglio, esporla
al sole, se possibile.
Non riponete, quindi, la biancheria stirata finche non si è raffreddata e ben
asciugata: disponetela negli armadi, mettetela sotto l’altra per assicurare una
rotazione nell’uso, dando ai diversi capi una identica piegatura alle lenzuola,
federe, tovaglie, ecc., perché faccia un bel vedere quando si aprono le ante.
Per evitare che il ferro si attacchi ai tessuti inamidati passatelo su un foglio di
carta cosparso di sale fino.
Pulite la piastra del ferro passandola, quando è fredda, con un po’ di alcool o con
una spugna inumidita e un pizzico di bicarbonato: staccare sempre la spina
prima di operare.

La smacchiatura

La maggior parte degli smacchiatori sono sospettati di essere dannosi per la


salute e per l’ambiente.
Se non si fa ricorso alla tintoria, la smacchiatura è un lavoro che si fa spesso in
casa, ma che richiede una cura e una pratica speciali. Bisogna, prima di
eseguirla, accertarsi della natura della macchia, perché il rimedio non sia
peggiore del male.
Una buona norma è di non lasciare invecchiare la macchia, neppure se è piccola
o nascosta, perché più sta lì, più è difficile, da levare.
Procedendo alla smacchiatura, ricordarsi di:
• Spazzolare bene il capo del vestiario e soprattutto il pezzo da smacchiare.
• Portare via il più possibile la sostanza della macchia con uno strofinaccio
pulito, che non lasci peli, chiaro o scuro a seconda del colore della stoffa.
• Mettere sotto la macchia, e spostare ogni tanto, una stoffa assorbente, che
assorba lo sporco: il cotone è più adatto e basta munirsi di diverse pezzuole.
Al contatto con lo smacchiatore, la macchia non si volatilizza, ma si scioglie,
ecco perché è necessario metterci sotto un panno assorbente, spostandolo
man mano che si sporca.
• Sfregare la macchia per il lungo della stoffa, con una pezzuola intrisa del
liquido solvente: mai gettare lo stesso liquido sopra la macchia! Rimanere
lontani dal fuoco.
• Usando un prodotto caustico, risciacquare abbondantemente.
• Fare delle prove su punti invisibili del tessuto: se tutto va bene, tamponate
la macchia dall’esterno all’interno fino alla completa eliminazione.
• E’ opportuno smacchiare la lana con un panno di lana, la seta con la seta, il
tessuto chiaro con tessuto chiaro, ecc.
• Per togliere gli aloni risciacquate il capo smacchiato in acqua e aceto, oppure
procedete al normale lavaggio.
• Il sapone da bucato è sempre un ottimo antidoto per la maggior parte delle
macchie: insaponate bene e lasciate riposare per qualche ora prima di
risciacquare.
• Il talco istantaneo combatte efficacemente l’unto.
• Cercate di risalire sempre all’origine della macchia.
• La biancheria macchiata di caffè, cioccolata e tè, va lavata prima con acqua
fredda saponata e poi risciacquata in acqua tiepida: se il tessuto è colorato,
solo con acqua fredda e sapone.
• La lana e la seta si smacchiano impregnando il tessuto con un miscuglio di
glicerina e ammoniaca diluita.
• La cera di candela si raschia finche è possibile, quindi si mette il tessuto fra
due fogli di carta assorbente e si stira cambiando posto alla carta. Poi si
sfrega l’impronta con un batuffolo impregnato di benzina. Non è indicato per
sete delicate.
• Il chewing-gum va indurito con cubetti di ghiaccio, staccandolo poi col
coltello; le eventuali tracce si tolgono con la benzina.
• L’erba sulla biancheria si toglie con acqua calda, sapone e ammoniaca; sulla
lana e seta occorre sfregare con alcool puro, oppure con latte bollente,
risciacquando con acqua saponata.
• Il fango si spazzola bene quando la macchia è secca. Se non basta si lava con
acqua e sapone o acqua e ammoniaca. Risciacquare con acqua fredda. Sui
tessuti neri il fango si toglie fregando le macchie con un pezzo di panno
imbevuto d’aceto caldo: senza sciacquare, si appende l’indumento all’aria ad
asciugare.
• Le macchie di frutta, sulla biancheria, si trattano con acqua ossigenata o
acqua clorurata, in bucato.
• Il grasso si lava sulla biancheria con acqua calda saponata. Se tessuti non
sono lavabili, invece di risciacquare, si comprime il tessuto impregnato di
glicerina fra due carte assorbenti, da sostituire finche la glicerina non sia
completamente assorbita; ripulire con polveri assorbenti con la spazzola.
• Il gelato va lavato subito con acqua tiepida e sapone.
• La macchia d’inchiostro sulla biancheria, quando è fresca, si tratta
immergendola nel latte o con succo di limone e sale. La lana e la seta vanno
immerse nel latte freddo e si sfrega con un panno di tela; si risciacqua e si
assorbe con carta assorbente.
• Il lucido da scarpe sarà sciolto con trementina e poi lavato con acqua tiepida
e sapone.
• I liquori sulla biancheria si lavano con acqua tiepida per togliere lo zucchero;
poi con acqua saponata e ossigenata.
• Le marmellate e il miele si sciacquano con acqua tiepida.
• L’olio di macchina va pulito con ammoniaca e lavato con acqua calda e
sapone.
• Il pomodoro va lavato con acqua e coperto con talco: la salsa si smacchia con
acqua e ammoniaca.
• La resina e la vernice si tamponano con alcool e ripassata con trementina,
sulla seta solo con etere.
• Il rossetto va tamponato con alcool e risciacquare con acqua e sapone o solo
etere.
• Le macchie di ruggine o di ferro sulla biancheria scompaiono bagnandole con
sugo caldo di limone e sale e poi sciacquare: dalla lana e la seta sono
impossibili da togliere.
• La macchia fresca di sangue si toglie con acqua fredda e sapone. Se vecchia
con acido tartarico (5 g.) e un litro di acqua.
• Le macchie di sudore si tolgono lavandole prima con acqua fredda e poi
risciacquandole con acqua e aceto o ammoniaca e alcool, in parti uguali. Il
cotone si lava con saponata tiepida.
• Il pennarello si toglie imbevendo la macchia con succo di limone e poi lavare
in lavatrice.
• Il vino va coperto con il sale fino e poi lavato, oppure tamponato con acqua
ossigenata.
• Per togliere dalla biancheria le chiazze di umidità si mescola una parte di
sapone e una parte di polvere d’amido con una mezza parte di sale e il succo
di un intero limone, si sparge col pennello questa composizione sulla parte
macchiata, al diritto e al rovescio, e si mette il panno ben disteso ad
asciugare al sole.
• Dai tessuti di seta si tolgono le macchioline d’umidità avvolgendo la seta
dentro un panno di tela fine inumidito uniformemente, e lasciandovela per
una intera giornata; poi, stirandola al rovescio.

Il guardaroba

L’armadio guardaroba, di varie forme e dimensioni, deve essere organizzato in


modo razionale ed efficiente per avere a portata di mano biancheria e vestiario
sempre puliti e in ordine.
Suddividete i vani interni secondo le necessità per mezzo di scaffali, cassetti,
cestelli scorrevoli. Riservate una parte alla biancheria e ripartite i resto dello
spazio in modo equo calcolando almeno due ante a testa: meglio, se possibile,
quattro, riservandone due per gli abiti primaverili ed estivi e gli altri due per
quelli invernali. Naturalmente a ognuno spetterà in più una quota di scaffali e
cassetti per maglioni da collocare piegati e impilati, magliette, biancheria intima,
camice da uomo piegate e impilate a croce in modo che il colletto non sia
schiacciato (quelle da donna è consigliabile appenderle). Scaffali o cassetti
vanno benissimo anche per riporre la biancheria della casa e qualche scatola
colorata e profumata per raccogliere guanti, foulard e tutti i piccoli accessori che
in genere rimangono sparpagliati un po’ dappertutto. Le cravatte appendetele
all’apposita astina o sugli appositi ometti: per pulirle spazzolatele con saponaria
e benzina in parti uguali oppure cospargetele di talco e lasciate asciugare prima
di spazzolare; le cinture vanno arrotolate in un cassetto o in una scatola. I
pantaloni vanno appesi con la piega per il fondo, gli altri senza piega, piegati in
due e infilati negli ometti. Le gonne vanno appese agli appositi ometti (a molla,
con ganci o pinze), i vestiti appendeteli singolarmente.
I cappotti, le giacche e altri capi pesanti, vanno appesi ad uno a uno agli ometti.
I cappelli vanno riempiti di carta perché non perdano la forma e riposti in
sacchetti di carta: se di panno, lana, feltro, spazzolateli o, se sono delicati, con
un batuffolo di velluto o di seta (qualche volta imbevuto di benzina) seguendo il
verso del pelo e usate ogni tanto acqua e ammoniaca. Se il cappello è sformato
provate a stirarlo con il ferro tiepido attraverso una pezzuola appena umida,
mantenendo sempre imbottita la cupola; quelli di paglia scura vanno spazzolati e
strofinati con un tampone imbevuto in olio d’oliva e asciugati con un panno
pulito, quelli di paglia chiari vanno portati in tintoria.
Le borse di camoscio si smacchiano con etere, passate con carta vetrata
finissima e poi con lo spazzolino di para. Quelle di coccodrillo, lucertola,
serpente, vanno trattate con olio di mandorle oppure di ricino; potete anche
pulirle con una miscela di acqua saponata e ammoniaca asciugando poi con un
panno morbido. Quelle di pelle vanno lucidate con un po’ di lucido da scarpe
neutro e con un panno di lana, per le macchie provate con un po’ di latte
detergente: se macchiate di pioggia, passatele con acqua e alcool in parti uguali
e poi lucidate. Quelle di vernice pulitele con latte o olio d’oliva: passatele ogni
tanto con vaselina perché non si screpolino. Le macchie di unto dalla fodera si
tolgono con trielina e quelle di biro e rossetto con alcool. Le borse di paglia
vanno spazzolate con acqua e ammoniaca o alcool.

Le scarpe, vanno raccolte possibilmente, in apposita scarpiera. Per la durata


delle scarpe e anche per l’igiene del piede, bisognerebbe non portare lo stesso
paio per più di due giorni di seguito e bisognerebbe non ripor mai le scarpe
umide e non avvicinarle a fonti di calore. Per riasciugarle, si strofinano con un
panno, si riempiono le zeppe di carta e si appoggiano coricate da un lato: il
sistema della carta serve anche ad evitare cattive pieghe alle scarpe. Per evitare
che le scarpe che hanno preso molta acqua s’induriscano spalmatele
abbondantemente di sapone da sella prima che si asciughino. Poi lasciatele
asciugare lontano da fonti dirette di calore e quando saranno perfettamente
asciutte lucidatele. Quando per qualche tempo non si devono usare, si puliscono
ben bene, si fanno asciugare, se umide si strofinano con uno straccio imbevuto
di qualche goccia di trementina, si avvolgono, riempite di carta in uno straccio o
in un sacchetto di cellofan e si conservano una scatola, in un luogo asciutto.
Anche la ripulitura ha la sua importanza per la durata delle calzature. Va
eseguita sul balcone o sul davanzale della finestra aperta, perché i mobili e i
tappeti non raccolgano la polvere e il fango, che la spazzola lascerà cadere su un
foglio. Dopo aver passato sulla scarpa uno straccio pulito, andranno distribuite
piccole quantità di prodotto per scarpe (a base di cera e silicone) sull’orlo della
suola e sui tacchi, poi sul reso della scarpa. Infine, sarà fatto uscir fuori il lucido
con un’energia strofinata. Non abusare nell’uso del prodotto per non logorare,
portandola a seccare (uscirebbero delle crepe) la pelle: molte volte basta
lustrare la scarpa senza l’uso della cera. Per le scarpe di colore chiaro useremo
spazzola, straccio e cera diversi da quelli usati per le scarpe nere o scure.
Le scarpe di camoscio vanno sfregate con una spazzola di metallo molto fine e,
per alzare il pelo se sono diventate lucide, con carta vetrata fine 00. Il nabuk e il
cinghiale vanno passati con gomma da matita e poi con un panno di lana.
Le scarpe di plastica vanno lavate con acqua e sapone, conservate quelle
bianche cosparse di borotalco e quelle colorate unte di vaselina. Le scarpe di tela
e/o da ginnastica, per non lavarle in lavatrice, potete trattarle con una spazzola
e acqua saponata (usare prima con alcool o benzina sulle macchie più tenaci);
poi vanno fatte asciugare, riempite di carta.
Perché sembrino sempre nuove, spruzzatele con uno spray impermeabilizzante.
Se hanno la suola di corda, strofinatele con uno spazzolino intinto in uno
shampoo per tappeti e moquette.
Le scarpe di vernice vanno pulite con latte e mantenute morbide, ogni tanto, con
olio d’oliva: per smacchiarle usare aceto.
Gli stivali vanno tenuti sempre diritti e riempiti con carta o puntateli in alto con
una molletta per biancheria.
I guanti di lana, di cotone, di filo, di seta, si lavano, tenendoli infilati nelle mani,
come qualunque capo di questi diversi tessuti. Quelli in pelle richiedono maggior
cura. Si acquistano un po’ più larghi, se di pelle lavabile, perché lavandoli si
restringono. I guanti di pelle non lavabile, così colorati come i bianchi, si
puliscono con benzina, stanno ben lontano dal fuoco: s’infilano e s’immergono
nella benzina, insistendo sulle parti più macchiate poi si passa sopra, per
qualche minuto un panno asciutto e si lasciano all’aria perché evapori l’odore di
benzina.
I guanti di pelle lavabile, se poco sudici, si puliscono con mollica di pane; se
sporchi, si lavano, sempre infilati nelle mani, in acqua tiepida e saponata, e si
risciacquano sotto il rubinetto, sfilateli senza torcerli e metteteli ad asciugare su
una salvietta di carta, lontano da fonti di calore. Quando sono asciutti, prima di
riporli, infilateli di nuovo, aprite e chiudete le mani per ridargli forma. Quelli di
raso macchiati vanno tamponati con trielina, cospargendo di talco e lasciati
asciugare.
Relegate ai piani superiori gli abiti fuori stagione, le coperte di scorta e tutto ciò
che non usate frequentemente.
Munitevi in ogni caso di un’asta stacca-ometti e di una scaletta pieghevole per
evitare pericolose arrampicate.
Pulite da cima a fondo l’armadio almeno due volte all’anno, a fine stagione.
Spolverate e lavate tutti gli interni con prodotti non abrasivi che non necessitino
di molti risciacqui.
Per impedire il formarsi di umidità in un armadio, riempite una latta di caffè con
della carbonella. Praticate dei fori nel coperchio e mettete la latta sul pavimento
dell’armadio. Negli armadi più grandi, come quelli a muro, o nei ripostigli
mettete 2 o 3 latte da 250 grammi. Perché gli armadi profumino di buono,
appendetevi dentro una vecchia calza di nylon piena di trucioli di legno di
Cedrus: è anche un ottimo tarmicida.
D’estate, oltre a prodotti a base di canfora o naftalina, mettete nelle tasche degli
indumenti di lana o nei sacchetti dei maglioni dei chiodi di garofano: se ne
possono infilare diversi dentro la buccia di un arancio intero. Tengono lontane le
tarme e lasciano anche un buon profumo aromatico.
Prima di mettere via le coperte di lana, lavatele e aggiungete due bicchieri di
naftalina all’acqua del risciacquo.
Se gli scaffali non sono facilmente pulibili, rivestiteli con carta colorata o di
giornale.
Coprite con fogli di carta anche il ripiano esterno in alto per riuscire a togliere
più facilmente la polvere. La carta di giornale sembra avere la virtù di tenere
lontano le tarme e potete anche usarla per avvolgere i capi da riporre al cambio
stagione; altrimenti metteteli in sacchetti di plastica, tela o gli appositi sacchi di
custodia.
Prima di mettere via per un lungo periodo abiti e soprabiti, cucite le tasche con
qualche punto di imbastitura perché non si sformino. Non abbottonate le giacche
perché non prendano false pieghe. I capi in pelle non devono essere chiusi in
custodie di plastica ma avvolti con carta velina o custodie di stoffa, per poter
traspirare.
Per mantenere profumata la biancheria e l’armadio, mettete sugli scaffali e nei
cassetti dei diffusori di essenze o sacchettini di lavanda e altre essenze
profumate. La lavanda è anche un antitarme naturale insieme ad alloro, chiodi di
garofano, castagne d’India. I prodotti industriali sono rappresentati, invece, dalla
canfora e dalla naftalina che non vanno mai messe a contatto con la biancheria:
prima di disseminarle negli angoli, avvolgetele in carta velina o in sacchetti di
tulle (quelli dei confetti per cerimonia), evitando assolutamente di usarle negli
armadi dei bambini piccoli: prima di indossare gli indumenti trattati con canfora
e naftalina è buona norma esporli diverse ore all’aria.
Gli impermeabili si puliscono dalle macchie di fango con una spugnetta imbevuta
d’acqua e aceto bianco; dalle macchie di grasso con essenza di trementina. Poi
spargete sopra polvere di talco.
Gli ombrelli generalmente, quando sono bagnati, si aprono, per farli asciugare.
E’ molto meglio deporli col manico verso terra, su uno stoino o uno straccio, per
impedire alla stoffa di bucherellarsi lungo le pieghe e per non obbligarla,
tenendola aperta, a una forte tensione, e, perciò, a stracciarsi facilmente. Anche
in questa posizione si ripongono perché durino più a lungo, e non arrotolati o,
peggio, chiusi nella loro guaina.

BUON LAVORO!

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