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La pulizia della casa richiede diverse operazioni per le quali non occorrono
strumenti o elettrodomestici particolarmente complicati.
E’ difficile stabilire l’ordine delle occupazioni: esso dipende dalle consuetudini
della famiglia o della comunità, dal numero dei membri che la compongono,
dalle superfici occupate, dal tempo e dell’aiuto di cui si dispone.
In ogni modo, è sempre opportuno dare la priorità ai lavori più importanti e
procurare di alcuni di loro siano eseguiti in ore fisse. Può sorgere, naturalmente,
un lavoro imprevisto, o un contrattempo qualunque a scombussolare il nostro
piano d’ordine, ma consideriamola un’eccezione che non deve sconvolgere la
regola.
La casa in ordine appare già pulita: pretendete la collaborazione di tutti gli
appartenenti al nucleo familiare, animali domestici compresi. Se passate la
giornata in casa e non avete grossi impegni, potete avviare in tutta tranquillità
una routine che tenga conto delle vostre esigenze personali. Se invece avete
poco tempo, dovrete acquisire delle strategie per concentrare al massimo i
lavori, ma dovrete in ogni caso rassegnarvi a perdere parte del fine settimana.
Se vivete in famiglia o in comunità pretendete da chi vi sta vicino una precisa
collaborazione, cominciando ad imparare ad essere ordinati secondo la vecchia
regola “ogni cosa al suo posto” (mettere i panni sporchi nell’apposito
contenitore, rifarsi i letti, turni per lavare i piatti, ecc.): meglio essere aiutati
volontariamente, altrimenti rimane la necessità di pagare una collaborazione
domestica. In alternativa, prendete in considerazione di entrare a far parte di
una Banca del Tempo e scambiare le vostre competenze personali e/o
professionali con un aiuto domestico (informatevi presso i servizi sociali del
vostro comune). Non accumulate: sparecchiate velocemente dopo aver
mangiato, lavate i piatti di volta in volta, stirate settimanalmente la biancheria
pulita. Quando organizzate cene con amici approfittate della collaborazione di
tutti per apparecchiare e sparecchiare.
Nelle ore in cui siete fuori casa tenete le tapparelle abbassate per evitare che
entri polvere.
Stabilito un succedersi razionale delle faccende giornaliere, tenete un’agenda,
dividendo le incombenze in importanti e meno importanti e impegnatevi a
liquidare le prime e rimandare eventualmente le altre.
Procedete con calma, senza stancare, oltre che le braccia e gambe, anche la
mente nel riflettere a quale faccenda si dovrà sbrigare subito dopo di quella in
corso: una cosa alla volta e fatta bene!
Bagno e sanitari
Moquette
Divani e poltrone
Per tenere puliti i divani e le poltrone bisogna spazzolarli spesso o passarli con
l’aspirapolvere.
Se il rivestimento è vinilico (skai) non usate mai prodotti oleosi perché l’olio
indurisce il vinile e una volta indurito è quasi impossibile farlo ritornare elastico.
Per pulirlo basta versare del bicarbonato di sodio o dell’aceto su un panno
umido. Poi lavare con detersivo da piatti molto delicato.
I mobili in vimini e bambù tendono a diventare gialli: lavateli solo con acqua
tiepida salata.
Anche la paglia va spazzolata con acqua salata e fatela asciugare al sole senza
risciacquare: per sbiancare la paglia ingiallita strofinatela con una soluzione
d’acqua e acqua ossigenata (un bicchiere d’acqua ossigenata per litro d’acqua).
I divani di pelle si puliscono con un panno umido e sapone per sella (di cavallo),
oppure con vaselina o con pochissima cera per pavimenti, lucidando con un
panno di lana. Le macchie d’unto si lavano con acqua tiepida, sapone e qualche
goccia d’ammoniaca; su quelle di grasso versateci sopra del sale per limitare la
macchia; le macchie d’inchiostro da biro si tolgono con un batuffolo di cotone
bagnato di latte.
I divani in cuoio si puliscono sfregandoli con albume montato a neve o con un
panno imbevuto di latte fresco: dopo aver lasciato asciugare si lucida con un
panno morbido.
Per i rivestimenti di cotone sporchi provate a passare le zone macchiate con
della gommapane. Anche la crema da barba è molto efficace per le macchie e lo
sporco normale, in mancanza d’altro.
Per i tessuti delicati quali la seta, damasco, ecc., cospargete di saponaria in
polvere inumidita da qualche goccia di benzina e spazzolate solo dopo che il
composto si è asciugato.
Per togliere bene la polvere dai divani di velluto potete anche usare una pelle di
camoscio bagnata e ben strizzata: per una pulizia a fondo cospargete di sale fino
e spazzolate i punti più sporchi; prima di passare l’aspirapolvere lasciate riposare
almeno un’ora.
Grandi pulizie
I tappeti
I vetri e gli specchi, avendo tempo, a passarci ogni giorno uno straccio di tela
morbido e pulitissimo, si conservano in buono stato. Per lavarli, usando un
sistema semplice, usare alcool denaturato o anche acqua con ammoniaca (di
questa un cucchiaio per litro d’acqua), o acqua con sale e aceto, oppure alcool e
un paio di gocce di liquido per piatti in un litro d’acqua. Bagnare lo straccio o,
ancora più semplicemente, una pallottola di carta di giornale (quotidiano) nella
miscela e strofinarlo sul vetro, che poi si asciuga con un altro giornale (i solventi
dell’inchiostro contenuti nella carta svolgono un’efficace azione detergente) o
con uno strofinaccio morbido che non lasci peli. I vetri delle finestre non si
devono lavare quando sono battuti dal sole, si produrrebbe su loro macchie
iridate indelebili.
Se pulirete i vetri interni con movimenti verticali e quelli esterni con movimenti
orizzontali, o viceversa, saprete subito su quale lato sono rimasti gli aloni.
Prima di lavare i vetri interni, per evitare di sporcare le tende, avvolgetele su un
ometto che poi appenderete all’asta delle tende.
Per tenere il ghiaccio lontano dai vetri, in montagna o a basse temperature,
aggiungete all’acqua per lavare dell’alcool denaturato o di antigelo. Asciugate
sempre con carta da giornale. Oppure, provate a strofinare il vetro con un panno
leggermente imbevuto di glicerina.
I vetri smerigliati di lavano, dalla parte dello smeriglio, con polvere di pomice
inumidita con acqua e sapone.
Le persiane vanno spolverate fra stecca e stecca, prima con una spazzola a
lunghe setole, e poi con uno straccio umido. Di tanto in tanto vanno lavate e
sgrassate con molta acqua saponata, se non disponete delle recenti spazzole
elettriche tuttofare.
Per pulire accuratamente le zanzariere usate l’aspirapolvere o spolverate con un
pennello, quindi passate su entrambi i lati una spazzola imbevuta di cherosene e
poi strofinate con un panno pulito.
Per pulire le rotaie di porte e finestre scorrevoli servitevi di uno straccetto
avvolto intorno a una gomma per cancellare.
Per pulire in fretta le veneziane, avvolgete uno straccio inzuppato di alcool
denaturato attorno a una spatola di gomma e passatela tra una listerella e
l’altra.
I marmi bianchi perdono molto della loro bellezza divenendo opachi: tornano
lucenti passandovi sopra un semplice sapone ammoniacale. Se vi sono macchie
di grasso e non basta il sapone, si userà acqua ossigenata allungata; poi si
sfregherà energicamente con uno straccio di lana. Attenzione: l’acido, aceto,
limone, corrodono il marmo, specialmente il marmo nero, e i corpi caldi che vi si
posano sopra gli tolgono la vernice e lo screpolano irrimediabilmente.
Gli zoccoli e i battiscopa, se di legno si lavano solo con acqua; se in marmo o
plastica, con acqua e sapone.
Lo zerbino va sbattuto energicamente per eliminare il grosso della polvere,
oppure passate l’aspirapolvere. Lavatelo con acqua e detersivo servendovi di una
spazzola a setole dure e fatelo asciugare all’aria.
Mobili
La maggior parte dei mobili in commercio sono impiallacciati, cioè rivestiti con
sottili lamine di legno, sopra pannelli di truciolare, che sono finite con un velo di
vernice poliuretanica, rendendoli inassorbenti.
Per pulire le superfici in legno verniciato è sufficiente un panno umido o un
detergente leggero composto di acqua e sapone. Per spolverarli, qualunque sia la
specie del legno, preferibilmente usare uno strofinaccio di lana, aiutandosi con
un pennello per gli interstizi più inaccessibili, oppure usare l’aspiratore elettrico,
senza graffiare le superfici: il piumino sposta ma non toglie la polvere.
Lasciate perdere i prodotti chimici: per renderli lucidi basta una miscela di olio
di semi di lino cotto (2/3) con essenza di trementina (1/3) e qualche goccia di
aceto e poi agitate bene (l’olio cotto si trova presso i colorifici). Manovrate il
panno in modo circolare per piccoli spazi e infine passate la pelle di camoscio
pulita.
Se la lamina di legno dovesse sollevarsi formando una specie di bolla, copritela
con un foglio di carta assorbente e passateci sopra il ferro da stiro non troppo
caldo.
Si può cercare di riparare a una bruciatura di sigaretta con della gommalacca.
Grattate via delicatamente la parte bruciacchiata. Fate scaldare la lama di un
coltello e fatevi sciogliere contro la gommalacca e spargetene un po’ con un dito
sulla parte danneggiata.
Se della carta si è appiccicata a una superficie di legno, non grattatela col
coltello: versate dell’olio d’oliva, poche gocce per volta, sulla carta. Lasciate
agire un po’ e poi strofinate con un panno morbido, delicatamente finche la carta
non si stacca. Le vecchie decalcomanie si staccano facilmente passandovi sopra
diverse volte dell’aceto bianco: lasciatelo penetrare bene e poi raschiate
delicatamente.
Le macchie di grasso, frutta, impronte, vanno eliminate con un panno appena
imbevuto di olio di lino e alcool; poi passare un panno morbido asciutto.
La resina e la vernice vanno tolte raschiando con carta finissima o con un
coltellino, oppure con acqua ragia, se la macchia è fresca, e poi passare con olio
di lino.
Le macchie di inchiostro di biro si sfregano con alcool e poi si lucida con la cera.
Per rimediare a un graffio, seguire sempre la venatura del legno, a seconda del
tipo e colore del legno si può usare del lucido da scarpe dello stesso colore, o con
un pennarello, finendo con vaselina.
Per pulire il legno finito a cera, cioè non verniciato, i prodotti indicati sono quelli
a base di cera d’api. La cera nutre il legno e mantiene elastiche le sue fibre,
proteggendo le superfici e rendendole impermeabili, cancellando eventuali
imperfezioni. Dopo aver spolverato il mobile, stendete la cera in piccole quantità
con movimento circolare, coprendo piccole superfici. Aspettare mezz’ora prima di
lucidare con un panno di lana, seguendo le venature.
I mobili di legno massello, antichi e restaurati, dovrebbero essere stati già
trattati contro i tarli: in caso di presenza del piccolo animale, eseguire delle
iniezioni con una siringa nel forellino con petrolio o acido fenico, di ammoniaca o
trementina e otturare con un buon mastice.
Letto
I pavimenti
Se non sono molto sporchi è sufficiente lavarli con acqua calda: prima di
procedere spazzare o aspirare tutta la polvere.
I pavimenti in legno, anche quelli verniciati, vanno puliti inumidendo lo straccio
con del tè freddo. Eliminate, prima, lo sporco nei punti più difficili con alcool.
Ogni due o tre mesi potete dare un po’ di cera passandola con lo straccio e
lasciandola asciugare molto bene, prima di tirare la lucidatrice.
Il parquet finito a cera si lava con acqua e sapone. Sciacquate e, una volta
asciutto, incerate. Per mantenere chiaro il legno bianco, aggiungete all’acqua del
lavaggio un cucchiaio di candeggina e asciugatelo velocemente.
Per togliere i segni dei tacchi strofinateli con del cherosene o della trementina;
per le macchie di catrame usate cera solida: funziona anche sulle scarpe.
Raschiate le macchie o i graffi con una paglietta fine imbevuta di cera o carta
vetrata molto sottile, seguendo la venatura del legno.
Le macchie di unto si assorbono con talco, segatura o farina; poi si passano con
trementina, benzina o acquaragia.
Il marmo naturale, di colore chiaro, si pulisce con uno straccio imbevuto di
acqua ossigenata con aggiunto un po’ di sale fino. Il marmo naturale di colore
scuro va pulito con un cucchiaio di detersivo per lavatrice sciolto in un litro di
acqua e sciacquate bene. Lasciate asciugare perfettamente prima di dare la cera.
Finire con un panno di lana.
Il pavimento in cotto va lavato con acqua saponata tiepida, sciacquando e
asciugando subito. Applicate l’apposita cera, se lo desiderate ben lucido: deve
essere ben assorbita prima di tirarla con lo spazzolone o la lucidatrice.
I pavimenti in ceramica sono i più facili da pulire usando acqua calda e
pochissimo prodotto chimico.
Il linoleum lavatelo con acqua e sapone di Marsiglia, aggiungendo al risciacquo
un po’ di aceto per ravvivare i colori. I punti più sporchi si smacchiano con
trementina, cancellando prima con gomma da matita eventuali striature nere.
Per fissare i bordi o gli angoli del linoleum sollevati, spalmate l’apposito stucco
sotto la parte innalzata. Metteteci sopra un peso per 24 ore. Gli strappi vanno
coperti in tutta la loro lunghezza con del nastro adesivo trasparente e verniciato
con della gommalacca.
Per mantenere sempre pulito lo spazzolone avvolgetelo con una vecchia calza di
nylon, facilmente sostituibile.
Se le spazzole di feltro della lucidatrice sono incrostate di cera, mettetele fra
diversi strati di scottex e passateci sopra il ferro da stiro tiepido: la carta
assorbirà rapidamente la vecchia cera.
Il pavimento del box auto, se solo in cemento, va prima spazzato e poi le
macchie d’olio vanno tolte con acquaragia, lasciata in azione per una trentina di
minuti: successivamente sfregate in maniera energica, continuando a versare
acquaragia. Subito dopo avere strofinato, tamponare il grasso con dei giornali.
Lasciate asciugare il cemento, quindi lavate il pavimento con una soluzione
composta da un bicchiere di candeggina e del detersivo per bucato sciolti in
quattro litri di acqua fredda. Ripetete l’operazione fino alla sparizione delle
macchie.
Se la macchia d’olio è consistente, inzuppate d’acqua diversi strati di giornali e
schiacciateli contro il pavimento: lasciate asciugare completamente, oppure,
cospargete la zona con della sabbia; dopo che avrà assorbito l’olio, potrete
scoparla via.
Il bucato
Il bucato in lavatrice
Usare detersivi per il bucato a mano (sapone di Marsiglia per lana e delicati)
senza eccedere con il prodotto.
Per gli indumenti delicati, l’ammollo deve essere breve e in acqua fredda.
Evitare di strofinare e torcere: per strizzare i maglioni o i vestiti di lana,
stendeteli tra due asciugamani e arrotolate il tutto delicatamente, facendo uscire
l’acqua in eccesso.
Lasciare in ammollo per tutta la notte i capi più resistenti, con acqua tiepida o
calda.
I risciacqui devono essere numerosi per eliminare ogni residuo di detersivo.
Un cucchiaio di aceto, ammoniaca o bicarbonato nell’ultimo risciacquo, aiuta a
far scivolare via la schiuma e rende la lana morbida ravvivandole i colori.
Gli indumenti di lana durano più a lungo se sono rivoltati prima di essere lavati,
evitando i bozzoli o palline di lana antiestetiche: per toglierle usare
delicatamente un rasoio.
Se un capo di lana si è infeltrito, immergetelo per un giorno intero in acqua
fredda con un cucchiaio di ammoniaca per litro. Se la lana è ingiallita, lasciatela
a bagno per un giorno con succo di due limoni per litro d’acqua, oppure con un
cucchiaio di acqua ossigenata ogni tre litri.
Per mantenere morbida la seta, all’ultimo risciacquo aggiungete succo di limone,
oppure sale, oppure aceto; se presenta aloni gialli, sciacquatela in acqua fredda
con due cucchiai di latte e qualche goccia di acqua ossigenata. Cambiate l’acqua,
aggiungete un po’ di sale e lasciatela rinnovarsi per una trentina di minuti.
Per ammorbidire la biancheria basta lasciare gli indumenti a bagno una notte in
acqua e sale grosso, per chi non vuole usare il solito ammorbidente.
La stessa operazione serve per impedire che i tessuti nuovi si stingano al primo
lavaggio.
Lavate separatamente gli indumenti da lavoro molto sporchi per evitare che
particelle e sostanze estranee possano depositarsi su altri capi di bucato e
provocare allergie agli altri membri della famiglia.
Disinfettare, ogni tanto, la lavatrice con prodotti in commercio a base di
ossigeno attivo e lisoformio.
Candeggiare solo i tessuti bianchi e resistenti in cotone, lino o canapa, prestando
attenzione alle etichette: anche se la pubblicità sostiene il contrario, ogni
candeggio rovina il tessuto e va effettuato il meno possibile.
Il bucato in lavatrice va riservato solo ai capi bianchi e resistenti: se si fa uso di
candeggina, aggiungere all’ultimo risciacquo un cucchiaio di acqua ossigenata
per togliere l’odore della candeggina.
Il bucato a mano va riservato per i tessuti (delicati) bianchi di lino, cotone e
canapa, lasciandoli a bagno con un cucchiaio di candeggina per ogni litro di
acqua per un’ora a bagno, dieci minuti per gli indumenti colorati.
Le acque di lavatura e risciacquatura delle maglie di lana devono essere
uniformi: meglio attenersi al tiepido.
Tuffate prima in acqua tiepida, le maglie si passano poi, e si lasciano immerse
per una decina di minuti, in soluzione saponosa (usando sapone di Marsiglia
sciolto o uno di quei saponi a scaglie o in polvere in commercio) cui si sia
aggiunto un cucchiaio di borace e uno di ammoniaca. Si lavano e si risciacquano
premendole con le mani senza strizzarle, e senza passarci sopra il sapone in
pezzi, poi si avvolgono in panni asciutti; e infine di stendono umide, dopo averle
ricomposte “in forma”, sopra un’asse.
Per i tessuti di lana scura le brave massaie adoperavano un foglio di colla da
falegname. Dopo averla spezzettata e tenuta a bagno una notte, e la mattina
fatta sciogliere ben bene sul fuoco nell’acqua necessaria, si lascia stepidire il
liquido e poi vi si getta dentro l’indumento strofinando le parti macchiate
(segnate prima con un filo bianco)e, mentre la soluzione non è ancora
completamente freddata, si risciacqua bene la stoffa in acqua corrente e, senza
torcerla, si mette a riasciugare all’ombra.
Per i tessuti di seta nera o scura si usano le foglie di edera (una cinquantina per
ogni litro di acqua), facendole bollire nell’acqua per un’ora e mezzo, immergendo
la stoffa nel liquido filtrato e intiepidito e risciacquando poi abbondantemente:
l’acqua dove sono bollite le foglie di edera serve a far scomparire il lucido che le
stoffe prendono con lungo uso. La stessa operazione, in alternativa, può essere
usata anche per lane scure.
I tessuti colorati di seta pura o artificiale si lavano con una soluzione di sapone
bianco di buona qualità e si risciacquano aggiungendo all’ultima acqua un
cucchiaio di aceto bianco o il sugo di un limone, e lasciando il tessuto immerso
per qualche minuto, per ridare il fruscio del nuovo. Si maneggia e si preme
leggermente. Questo serve anche per i tessuti di raion e per le maglierie di seta.
I pizzi e tulle acquistano freschezza se lavati con acqua di riso, bollendolo a
lungo in mezzo litro d’acqua e, se la soluzione risulta troppo densa, allungando
con acqua prima dell’uso.
Fatevi un pro memoria della tabella dei programmi e tenetela a portata di mano,
vicino alla lavatrice, compresa lo schema dei simboli di lavaggio e stiratura dei
vari capi, previsti per legge sulle etichette.
Le stoffe di velluto non devono essere immerse nell’acqua, né troppo
maneggiate: per smacchiarle si battono dal rovescio con una bacchettina
tenendole sollevate, si spazzolano bene dal diritto, in modo che le setole
penetrino fra i peli, e si strofinano poi con un panno ruvido imbevuto d’essenza
di trementina o di benzina.
Per lavare le calze più delicate, comprese quelle di nylon, conviene non
insaponarle direttamente, ma immergerle in acqua saponata, e poi risciacquarle
bene. Ripetendo ogni giorno tale operazione, si evitano energiche lavature che
ledono la maglia: non si devono torcere dopo lavate, né esporre al sole o accanto
a qualsiasi fonte di calore (mai pensare al phon se si ha fretta!), né stirare.
Prima d’infilarle, conviene arrotolarle fino alla punta e, infilandole, stare attente
alle unghie e alle pellicole delle unghie o agli anelli per evitare di smagliarle.
Come stendere
Ogni capo deve essere steso in un determinato modo, tenendo conto di evitare
le grinze, di sformare il tessuto o che si veda il segno della molletta, una volta
asciugato.
Le magliette tipo polo, le camice, conviene stenderle con una gruccia e fissate
con una molletta per dare al capo la forma definitiva.
I maglioni di lana vanno lavati a mano con un ottimo prodotto e stesi all’ombra
in orizzontale, per evitare che si deformino, allungandosi, sopra un asciugamano
La stiratura
La famosa cesta del bucato, con la biancheria già inumidita, è lì che aspetta:
prima o poi dovrete decidervi.
Mettetevi comodi, magari seduti su di uno sgabello ad altezza giusta.
La tavola da stiro deve essere solida, larga e non verniciata, all’altezza di chi
stira.
I recenti ferri a vapore sono dotati di dispositivi di sicurezza per non provocare
danni: è meglio leggere sempre le istruzioni allegate, staccando la spina ogni
tanto per farlo raffreddare e per stirare i tessuti più delicati.
Osservare bene il dritto filo dell’ordito che bisogna seguire perché il tessuto non
ceda.
Stirare sempre i tessuti sul rovescio per evitare il formarsi di aloni.
Piegate gli asciugamani e le lenzuola, passando il ferro in superficie: se il pezzo
da stirare è molto ampio rispetto alla tavola, passiamo il ferro sulla parte più
alta, da destra a sinistra e viceversa; poi, via, facciamo scivolare il tessuto di là
della tavola, dove l’appoggeremo su una o due sedie, se occorre, perché non si
sporchi toccando il pavimento.
Quanto alla biancheria personale, bisogna distinguere quella di cotone o lino da
quella di seta. In quest’ultimo caso, è bene stirarla prima al rovescio, appena
umida, poi dal diritto. Poi, s’infila il pezzo nell’asse e si stira il resto, osservando
il dritto filo e reggendo con la mano le scollature, le liste che trattengono crespe,
dentro cui il ferro entrerà facilmente.
Nelle mutande, slip e boxer, si stira prima la cintura, gli orli di ciascuna gamba,
e le guarnizioni, se vi sono, poi le altre; si piegano in due per metà, seguendo la
costura, si rivolta la parte di mezzo e si ripiega ancora nell’altro senso.
La camicia da notte si stira secondo la forma.
Gli abiti vanno stirati cominciando dalle fodere, poi il colletto, la cintura, le
tasche e altre guarnizioni, maniche dietro e davanti.
Le camicie vanno stirate prima dal collo, al rovescio e al diritto; seguono i
polsini, le maniche e carrè (infilate la spalla sulla punta dell’asse). Proseguite
stirando il dietro e i due davanti, passando entrambe le battute con bottoni e
asole, (senza impigliare la punta del ferro in queste ultime), abbottonate con
cura la camicia e ripassatela leggermente sul petto; per piegarla prendetela dalle
spalle e stendetela con l’allacciatura rivolta verso i l tavolo, rivoltando i due
lembi simmetrici rispetto al collo larghi circa cole le maniche. Fate un risvolto in
fondo alla camicia e ripiegatela ancora. Concludete con un’ultima passata di
ferro.
Le camicette vanno stirate come la camicie e, senza piegarle, vanno appese agli
ometti.
I centrini e i pizzi si stirano a rovescio perché il disegno resti in rilievo.
I tessuti con fibre sintetiche vanno protetti interponendo un panno umido tra
ferro e tessuto.
Le giacche si stirano prima dalle maniche, usando l’apposito stiramaniche,
proseguendo sul dorso, mettendo tra ferro e stoffa un panno umido: seguono i
due davanti e infine il collo.
Per le gonne pesanti interponete un panno umido. Le gonne pieghettate vanno
stirate al rovescio dopo aver imbastito le pieghe.
Per la lana e i tessuti pesanti, stirate al diritto mettendo tra ferro e tessuto un
telo bagnato e ben strizzato: non tirate troppo i maglioni per non deformarli.
I pantaloni vanno fatti combaciare con le pieghe e appoggiati sul tavolo o
sull’asse con la cintura alla vostra sinistra. Interponete un panno umido e stirate
prima la gamba che appoggia sul tavolo spostando l’altra verso la cintura.
Girateli e stirate allo stesso modo l’altra gamba. Infine sovrapponete bene le due
gambe e stirate prima l’esterno di una gamba e poi l’esterno dell’altra, premendo
bene sulle pieghe. Prima di appenderli lasciateli un po’ distesi sul tavolo o sul
letto altrimenti prendono la piega della gruccia.
Se una cerniera non scorre benissimo sfregatela con una mina di matita, oppure
con un po’ di cera di candela.
La seta va stirata proteggendola con un foglio di carta velina o con un telo
asciutto.
Il velluto si stira dal rovescio e per risollevare il pelo ammaccato si passa la
piastra del ferro a vapore sul diritto senza toccarlo. Per togliere le ammaccature
o i segni di vecchie cuciture, si dispone sul velluto un panno inumidito e si
accosta il ferro da stiro al rovescio del velluto senza comprimerlo: infatti, il
vapore acqueo che n’esce farà rialzare, attraverso la trama, il pelo del tessuto.
La smacchiatura
Il guardaroba
BUON LAVORO!