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Functional training

Chapter · December 2015

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0 544

1 author:

Paolo Moisè
Università degli Studi di Torino
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SEE PROFILE

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Implementing active breaks in Italian school: the project "1 km a day" View project

IC Buttigliera Alta-Rosta Research Activities View project

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Allenamento funzionale e dintorni:
approfondimenti per studenti in scienze
motorie e tecnici sportivi

Contributi di:
Sergio Alcantarini, Daniele Bottesi, Omar Capuzzo, Andrea Carli, Roberto Marocco, Paolo
Moisè, Cristian Peasso, Michael Pesse, Giorgio Roberti, Federico Ruffinello, Davide Tebaldi,
Michel Vernet, Riccardo Zacco, Andrea Zamburlin

A cura di Paolo Moisè

1
INDICE

 Prefazione pag. 3
 Premessa pag. 4
 Introduzione pag. 5
 Allenamento funzionale: origini e significato pag. 18
 L’allenamento con attrezzi non convenzionali: dal Military Training
all’allenamento e al fitness tra moda e reale efficacia pag. 27
 Esercitazioni con l’utilizzo del copertone pag. 44
 L’utilizzo del kettlebell nel condizionamento muscolare pag. 65
 I kettlebells: due esercizi base pag. 84
 Il CrossFit pag. 104
 CrossFit e Football Americano pag. 141
 Organizzazione degli esercizi con o senza l'utilizzo di piccoli attrezzi pag. 153
 Allenamento funzionale e giochi sportivi pag. 172
 Squat test, Functional Movement Screen e pallacanestro pag.180
 Validità e affidabilità del Functional Movement Screen pag. 199
 Allenamento in condizioni instabili pag. 212
 L'allenamento funzionale nel tennis pag. 225
 Allenamento funzionale e mountain bike pag. 256
 Allenamento funzionale nel judo pag. 261
 Allenamento funzionale e hockey su ghiaccio pag. 265
 Allenamento Funzionale e dintorni in rete pag. 270
 Autori pag. 273

Copertina di Dario Cocchia

2
Prefazione

Le prefazioni tipicamente sono affidate ai maestri o a distinti professionisti che si riconosce


come tali.
Questa volta invece il curatore ha scelto di chiedere ad un allievo di presentare il suo nuovo
libro. Un onore quindi, ma anche una stranezza. Ho un grande debito di gratitudine nei
confronti di Paolo Moisè, i suoi insegnamenti hanno avuto un grande impatto su di me. E’ la
persona che ha influenzato maggiormente la mia attività pratica di preparatore fisico e di
laureato in scienze motorie. Poiché il libro è espressamente pensato per gli studenti di scienze
motorie, forse allora sono la persona adatta per testimoniarne l’appropriatezza di questa
scelta.
Nel libro si parla di allenamento funzionale, al di là delle mode e delle sedicenti nuove
metodologie. Ma anche riconoscendo che il termine “allenamento funzionale” ha rinnovato lo
stimolo a pensare la preparazione fisica in modo più globale, integrato e orientato alla qualità
dei movimenti. È difficile distinguere in questo tema quali sono i contenuti nuovi, quali sono
stati riscoperti e quali sono ancora incompresi. Senza cercare di delimitare ciò che è
funzionale da ciò che non lo è (compito arduo e forse fine a se stesso), gli autori forniscono
con questo libro un vasto contenitore di esercizi, progressioni e approcci metodologici
all’allenamento. Il testo non ha quindi la pretesa di essere esaustivo sull’argomento, ma ha il
chiaro pregio di essere ricco di materiali e ben ragionato.
Il libro dedica inoltre ampio spazio al military training e all’allenamento con attrezzi usati in
modo non convenzionale. Ritengo che la storia professionale di Paolo Moisè possa
testimoniare la sua magistrale competenza nell’affrontare questi temi.
Il curatore si è avvalso del contributo di validi collaboratori, la maggior parte dei quali sono
stati suoi studenti a conferma della sua immarcescibile attitudine nel guidare i giovani discenti
a diventare giovani professionisti.
Grazie Paolo, per questo libro e soprattutto per l’esperienza professionale - concreta, fisica,
motoria - da cui hai attinto per scriverlo e che hai sempre generosamente riversato sui tuoi
allievi.
Gennaro Boccia
Dottore di ricerca,Assegnista di ricerca presso il Ce.Ri.S.M., Docente a contratto presso la S.U.I.S.M. di Torino

3
Premessa
Il testo nasce come supporto per gli studenti che frequentano il corso di allenamento
funzionale, del corso di laurea in scienze delle attività motorie e sportive dell’Università di
Torino, ma fruibile da tutti coloro che si interessano al vastissimo argomento.
Non si tratta di un manuale che tratta l’argomento in maniera esaustiva, ma di una serie di
approfondimenti monotematici che conducono il lettore attraverso alcune delle tante
sfaccettature del functional training.
I capitoli che si succedono nello scritto rappresentano una ampia sintesi del lavoro svolto
negli ultimi anni per la preparazione delle lezioni, l’attività di ricerca per la stesura delle tesi,
l’attività sviluppata durante alcune attività didattiche integrative quali seminari e progetti
speciali presso la S.U.I.S.M. di Torino.
CrossFit, kettlebells, allenamento con attrezzi non convenzionali, esemplificazioni pratiche,
revisioni bibliografiche possono rappresentare per lo studente in scienze motorie uno spunto
per un futuro lavoro di elaborazione di tesi o per le attività professionali che auspichiamo si
troverà ad affrontare.
Numerosi sono gli accostamenti tra l’allenamento funzionale e la preparazione fisica per le
varie discipline sportive in linea con quella che è la tendenza attuale dell’ambiente sportivo.
L’ultimo capitolo non poteva non essere dedicato alle grandissime opportunità che ci offre la
rete, con una serie di collegamenti a risorse di libero accesso quali blog di ricercatori e
metodologi dell’allenamento, riviste scientifiche, organizzazioni del settore o più
semplicemente siti di interesse pratico.
Vorrei, infine, ringraziare, tutti coloro che hanno accompagnato il mio percorso e che hanno
consentito che i loro scritti fossero parte integrante del testo.
Paolo Moisè

4
Introduzione

Sometimes what you can’t see is more important than what you can see!

V. Gambetta

Un collega anziano (inteso come saggio) di grande cultura ed esperienza sportiva mi diceva,
ma cosa vuol dire allenamento funzionale, chi è che si allena con modalità non funzionali?
Noi potremmo porci ancora qualche altro quesito: Quale è la differenza tra esercitazione
funzionale e esercitazione speciale? E ancora ma l’allenamento funzionale esiste veramentee
può contribuire esaustivamente alla preparazione fisica di un atleta? Ora si parla tanto di core,
ma non si parlava di torchio addominale?
Intendiamoci il motto, allena il movimento, non il muscolo, nell’attività sportiva non è certo
una novità. I praticanti i lanci dell’atletica leggera hanno sempre inserito nel loro allenamento
le accosciate e i sollevamenti olimpici (strappo, slancio, tirate, girate) come esercitazioni
fondamentali per lo sviluppo della forza, non certo gli esercizi analitici.
Affrontiamo con piacere e curiosità alcune evoluzioni significative che il mondo
dell’allenamento ci ha mostrato negli ultimi anni.

Dagli addominali con vincolo ai movimenti multiplanari in stazione eretta passando dai
cruches
Interessante è stata la dinamica delle esercitazioni per la parete addominale e lombare dove
siamo passati nel corso degli anni dal lavoro ad arti inferiori estesi e vincolati con un
importante coinvolgimento dei flessori dell’anca, alle esercitazioni “crunches” con isolamento
del retto dell’addome, obliqui int. ed est., trasverso dai gruppi muscolari sinergici, ad oggi
dove si pensa che, in linea con movimento non muscolo, il lavoro debba coinvolgere tutto il
corpo, in controllo, addirittura in stazione eretta, come di norma accade nell’attività sportiva.

5
Esercizi di potenziamento muscolare che
con importante intervento dei flessori
dell’anca (Knebel, 1996)

Modalità di intervento della


muscolatura addominale
(Cometti, 1988)

Esercitazione in linea con le tendenze di riferimento


attuali: stazione eretta, controllo, multiplanarietà

6
Dalla scheda per pettorali e tricipiti o dorsali e bicipiti al lavoro di pulling e pushing

Altro aspetto importante è l’approccio innovativo alla seduta di allenamento, oggi lavoro
spingendo (pushing) o tirando (pulling), in luogo del vecchio pettorali e tricipiti e dorsali
bicipiti (Boccia, 2013).
Comprensibile il commento di chi, tecnico di discipline sportive con una storia importante
legata alla metodologia dell’allenamento già prevedevano un lavoro finalizzato al
miglioramento delle capacità motorie con esercitazioni poliarticolari come accosciate,
strappo, slancio, girate e utilizzavano traino, scale, gradoni, piani rialzati, salite, camere
d’aria.

Dal torchio addominale al Core training


Un tempo si parlava di torchio addominale, insieme di muscoli dell'addome e del torace,
capaci di ridurre, contraendosi, il volume della cavità addominale (
http://dizionari.repubblica.it/Italiano /T/torchio.php?refresh_ce)
Attualmente si parla di core, distretto che comprende tutti i muscoli compresi tra le spalle e
pelvi e che agiscono per il trasferimento di forza dalla colonna alle estremità, consentendo il
collegamento reciproco fra tratto assiale e tratto appendicolare, aspetto fondamentale nella
vita quotidiana e nell’attività sportiva, sia per la prevenzione che per la prestazione (Ferrante,
Bollini mod., 2010).
Panjabi (in Wang et al., 2012) ha proposto un modello di stabilità della colonna vertebrale
costituito da tre sottosistemi: sottosistema passivo (che comprende ossa, legamenti e capsula
articolare), il sottosistema attivo (che include muscoli e tendini), e il sottosistema neurale (che
consiste del sistema nervoso centrale e sistema nervoso periferico). Le esercitazioni per il core
rispondono all’esigenza di mettere in gioco i tre sottosistemi considerando sia gli aspetti
neurali che quelli motori attivando i muscoli profondi e quelli superficiali.
I programmi di allenamento e di rieducazione presentano una grande quantità e varietà di
esercitazioni di core training, core stability, ecc. tanto da stimolare grande interesse nei tecnici
e nei ricercatori

7
Varianti negli esercizi di
“gainage”

http://www.athle.com/documents/gain
ages-1Mo.pdf

Un esempio di esercitazioni in tenuta (plank)

http://media-cache-
ec0.pinimg.com/736x/ae/7c/29/ae7c29697017f7379c07d7dbe090354f.jpg

Impegno del core nella battuta del


baseball(https://twitter.com/NSCA/status/650358523893841920)

8
Le tenute in
rieducazione

https://twitter.com/AlvaroPazPF

Dallo stretching al dinamic warm up

Lo stretching presente in tutti i protocolli di riscaldamento fino a pochi anni fa (Anderson


1990, Simic et al. 2012), è stato messo in discussione da diversi studi sugli adulti che hanno
indicato che lo stretching statico può avere una influenza negativa sulla forza e prestazioni di
potenza (Cornwell et al. 2001, Kokkonen et al. 1998; Young e Elliot 2001 in Faigembaum e
McFarland, 2007)
Inoltre, sembra che lo stretching statico immediatamente prima dell'esercizio non abbia alcun
effetto significativo sulla prevenzione degli infortuni (Shrier, 2005; Thacker et al. in
Faigembaum e McFarland, 2007)
Attualmente nel riscaldamento trovano spazio esercitazioni dinamiche conosciute come
dynamic warm up o movement preparation con le quali vengono perseguiti gli obiettivi
classici del riscaldamento e si agisce sul controllo, la stabilizzazione, la propriocezione e
vengono messe in gioco gestualità o parti di esse proprie delle situazione tecniche della
prestazione sportiva.

9
Un esempio di dynamic warm up

http://www.public.navy.mil/bupers-npc/support/21st_Century_Sailor/physical/Documents/Dynamic%20Warm-Up%20Attachment.pdf

Static Stretching, dynamic stretching e dynamic warm up a


confrontohttp://implementationcentral.com/doc/Dynamic_stretching.pdf

10
Dai test motori al Functional Movement Screen

La valutazione motoria non è più soltanto o


principalmente quantitativa, ma entra in gioco
quella qualitativa. (Cook, 2010).Un esempio per
tutti la flessione del busto in avanti da seduti, sit
and reach, tesa a valutare l’estensibilità della
catena posteriore e nella quale la valutazione
veniva espressa in centimetri, ora prevede anche
una valutazione qualitativa finalizzata a
http://www.starpix.it/download/IUSM2/Evolutiva/Lez%209%20Test%20Eurofit.pd
f
comprendere come il movimento viene eseguito e in questo modo attingere ad informazioni
utili a impostare l’allenamento (Kendall 2002 )
Sulla falsariga di quanto proposto in passato da Janda e Kendall, il protocollo del Functional
Movement Screen ideato da G. Cook e da R Burton insieme all’Overhead squat test, proposto
dalla National Academy Sports and medicine rappresentano un significativo esempio
dell’approccio attuale

11
http://www.nasm.org/
http://www.functionalmovement.com/

Dall’isolamento al joint by joint approach

Una abitudine tipica del body building prevedeva un grande quantità di esercizi
monoarticolari e questo contagiava in alcuni casi anche la preparazione fisica e le attività
legate al fitness, attualmente invece prevalgono le esercitazioni poliarticolari in tutti i campi.
Alcuni autori ancora oggi sostengono che le esercitazioni in isolamento offrono maggiori
garanzie se la finalità è l’ipertrofia (Gentil et al, 2015), ma in letteratura ormai è diffuso il
pensiero che le esercitazioni poliarticolari comportino un maggior consumo calorico, un
maggior incremento delle espressioni di forza e incidano più efficacemente sugli aspetti
coordinativi

Esercitazioni in isolamento
http://bestdumbbellsguide.com/wp-content/uploads/2014/04/arms.jpg

12
Ad esempio le alzate olimpiche inducono elevate espressioni di potenza, agendo anche sugli
aspetti coordinativi. Inoltre dato non trascurabile lo strappo obbliga, per caratteristiche
biomeccaniche, le più elevate velocità di esecuzione rispetto alla 1RM tra le esercitazioni
abitualmente utilizzate per lo sviluppo della forza.

https://twitter.com/lorenatorres07

Dalla perfetta simmetria all’asimmetria funzionale

Siamo passati da esercitazioni che prevedevano la perfetta simmetria nel posizionamento dei
carichi ad esercitazioni in asimmetria, così da richiamare le gestualità delle attività sportive,
raramente simmetriche, soprattutto negli sport situazionali.

http://tips2bfitnhealthy.blogspot.it/2012/04/differe
nt-types-of-push-ups.html

13
Sovraccarichi liberi o macchine

Il fatto che l’utilizzo delle cosiddette macchine isotoniche sia relativamente semplice e sicuro
e consenta quasi immediatamente la possibilità di ottenere un minimo di condizionamento ha
fatto si che tale attività trovasse ampia diffusione negli ’80-’90 (Augustsson, 2003).

http://catherchan.blogspot.it/2014/02/leg-day-my-favorite-day.html

I pesi liberi (bilancieri e manubri) sono versatili, richiedono equilibrio, coordinazione,


controllo propriocettivo e consentono movimenti poliarticolari e multidirezionali come le
gestualità sportive e i movimenti delle attività lavorativa. (Augustsson, 2003, Jones, 2015).

http://exercisesbest.us/photo/exercises21148.jpg

14
I movimenti perduti

Tra i movimenti che l’uomo non effettua più nel quotidiano e che per un certo lasso di tempo
non ha più inserito nei programmi di allenamento vi è l’accosciata che invece è fondamentale
per le attività fisiologiche e per la forza funzionale e la prestazione sportiva (Check, 1995).

Inoltre la diffusione di attrezzature che hanno permesso


agli atleti di appropriarsi del bilanciere senza doverlo
sollevare da terra hanno praticamente generato
l’estinzione della girata al petto, movimento complesso
che permette all’atleta di portare il bilanciere da terra fino
all’altezza delle clavicole (Andorlini, 2014), movimento
comune nelle palestre americane quando il personale
addetto alle pulizie urlava “clean” (Capuzzo, 2014)

Dalla preparazione “atletica” alla preparazione “fisica”


Fino agli anni ’90 il condizionamento muscolare e organico per le attività sportive era
mutuato dalle metodologie di lavoro dell’atletica leggera, disciplina sportiva trainante, per
quello che riguarda lo studio della metodologia di
allenamento.
Basti pensare che dal 1970 il Centro Studi e
Ricerche della F.I.D.A.L. pubblica una rivista, un
tempo bimestrale, di scienza e tecnica unica nel suo
genere, la rivista Scuola dello Sport è uscita la prima
volta nel 1982.
L’allenamento prevedeva andature e preatletismo, il
http://www.sportsmole.co.uk/tennis/us-open/result/result-monfils-secures-third-round-spot_173781.html

15
lavoro organico corsa continua e interval training, secondo il modello dell’atletica leggera,
appunto, esportato alle altre discipline sportive. Il preparatore era, nella quasi totalità dei casi,
proveniente .
dall’atletica e la preparazione prendeva il nome di “atletica”.
Da una quindicina di anni la cultura dell’allenamento nelle discipline sportive è cresciuta
tantissimo e lo studio degli aspetti biomeccanici e metabolici ha contribuito a formulare un
modello della prestazione dedicato.

Ogni attività sportiva ha le


sue peculiaritàanche se
possono essere presenti delle
similitudini tra gli sport di
combattimento, i giochi
sportivi o le discipline
cicliche.

http://www.slideshare.net/AdrianoVretaros/physical-preparation-in-rugby

Le Federazioni sportive, da alcuni anni formano propri preparatori denominati “fisici”, con
percorsi dedicati e sport specifici. A titolo di curiosità, soltanto la federazione gioco calcio
qualifica ancora i preparatori come “atletici”.
Comunque al di là di tutto, di fatto è ormai sancito l’affrancamento rispetto all’atletica leggera
e l’inserimento delle esercitazioni funzionali nei contenuti dell’allenamento con finalità
preventive, rieducative e prestative.

16
https://twitter.com/manolotorres8

Propuesta de prevencion de lesion de ligamento cruzado anterior en furbo


http://www.futbolpf.com/revista/index.php/fpf/article/view/135

17
Allenamento funzionale: origini e significato
di Paolo Moisè

“Everymuscle and joint in the body functions in three planes of motion simultaneously”
Gary Gray
“Movement isn’t a solo . . .. . it’s a symphony! So “Train Movements not Muscles”
Vern Gambetta

Il dizionario Sabatini-Coletti alla voce funzionale dice “Che svolge adeguatamente le funzioni
cui è destinato”( http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/F/funzionale.shtml) e questa
definizione successiva a quella che lo stesso dizionario propone per la voce allenamento
“Esercizio di preparazione in vista di una prova, di un'attività”può rappresentare l’incipit del
testo.
Innanzitutto l’allenamento funzionale nasce per l’attività sportiva, il fitness, ma trova spazio
anche per educare e preparare ai movimenti della vita quotidiana (Heredia, 2006).
Prevede movimenti integrati e multiplanari, con implicazioni per la stabilizzazione,
accelerazione, decelerazione, finalizzati a migliorare le abilità di movimento, la tenuta del
core e l’efficienza neuromuscolare (Heredia, 2006)
Secondo Gambetta (2007) si parla di allenamento funzionale quando le esercitazioni
presentano piena ampiezza di movimento, multiplanarietà, impegno delle catene cinetiche e
richiesta propriocettiva.
E ancora si intende allenamento funzionale quando il lavoro comporta l’intevento di catene
cinetiche funzionali, propriocettività meccanica e controllo motorio, attività della cintura
addominale e similitudine o uguaglianza alla struttura di movimento naturale sia in termini
cinetici che cinematici (Guerra, 2009).
Ci piace citare l’interpretazione che Andorlini, il massimo studioso dell’argomento, propone
del lottatore dell’antichità Milone di Crotone, solitamente utilizzato per esemplificare la
progressività del carico, il vitello rappresenta l’icona dell’attrezzo funzionale, “vivo, mobile e
squilibrato” tale da richiedere stabilizzazione, aggiustamenti posturali e correzioni
cinestetiche.

18
L’allenamento con attrezzi non convenzionali: dal Military Training
all’allenamento e al fitness tra moda e reale efficacia
di Paolo Moisè

Nell’ambito dell’allenamento e del fitness-wellness le mode si succedono con estrema


velocità, il tecnico attento le scruta, legge le evidenze scientifiche, sperimenta sul campo e poi
discerne tra moda e reale beneficio per gli atleti che allena.
Negli ultimi anni ha preso piede in maniera importante il Military Training meglio noto oltre
oceano come Boot Camp o in Europa come Military Fitness (Thompson, 2012), in uno studio
dell’American College of Exercise durante una seduta di Boot Camp viene stimato un
dispendio energetico di 9,8 Kcal/min (Polcari, 2008).
Il mercato sta proponendo una grande varietà di attività con connotati simili come il CrossFit,
Spartan Training, Caveman training, Raw training che prevedono esercitazioni con attrezzi
non convenzionali, la stessa filmografia più o meno recente presenta una notevole quantità di
esempi, quelli più eclatanti in Rocky 4 dove il lavoro del pugile italo-americano viene posto
addirittura in antitesi rispetto all’allenamento in “laboratorio” di Ivan Drago e in “Le
Olimpiadi nascoste” (Bishop, 2010).

Fig. n. 1 Rocky e Ivan Drago durante un allenamento

19
Esercitazioni con l’utilizzo del copertone
di Cristian Peasso, Paolo Moisè

Il copertone di automobile rappresenta un attrezzo non convenzionale molto versatile, può


venire utilizzato:
 come piano instabile
 come piccolo attrezzo
 come oggetto da spingere, trainare e tirare
 come oggetto da trasportare
 come oggetto da lanciare

Un ampio eserciziario:
Squat e spinta verso l’alto

Partendo in stazione eretta con copertone ad altezza spalle eseguire uno squat mantenendo la
retroversione del bacino e le ginocchia in linea con i piedi, e successivamente spingere l’attrezzo verso
l’alto.
Squat e spinte verso l’alto con torsione del busto

Partendo in stazione eretta con copertone ad altezza spalle eseguire uno squat mantenendo la
retroversione del bacino e le ginocchia in linea con i piedi, e successivamente eseguire una torso
flessione del busto verso un lato in basso per poi eseguire una seconda torso flessione verso il lato
opposto in alto.

20
L’utilizzo del kettlebell nel condizionamento muscolare
di Sergio Alcantarini

L’utilizzo del kettlebell si sta sviluppando con grande velocità tra le attività di

condizionamento organico e muscolare nell’ambito del fitness e dell’attività motorio-sportiva

in genere. Dall’analisi della letteratura emerge l’indubbia efficacia delle esercitazioni con i

KB. Il loro utilizzo può diventare una eccellente forma di integrazione rispetto all’impiego

degli attrezzi “tradizionali” sia nell’allenamento che nella rieducazione e riatletizzazione.

Introduzione
I kettlebells (d’ora in avanti kb) sono stati utilizzati per anni nei paesi dell’est per sviluppare
la forza, la resistenza, l’equilibrio, l’agilità, ma anche per allenare il sistema muscolare e
cardiorespiratorio. La maggior parte degli esercizi con kb prevedono movimenti dinamici che
tendono a coinvolgere tutto il corpo (9).
L’uso del kb negli Stati Uniti è un fenomeno recente. Di conseguenza, negli ultimi anni alcuni
ricercatori hanno iniziato ad indagare sull’utilità del kb nei programmi di allenamento della
forza. I ricercatori hanno cercato di capire se il kb può essere utilizzato per allenare la forza e
la potenza e se può risultare utile per aumentare la capacità aerobica. Inoltre sono stati presi in
esame alcuni fattori biomeccanici (attività muscolare, forze di reazione al terreno, movimento
del tratto lombare della colonna vertebrale e carico sulla colonna vertebrale) associati a vari
esercizi con kb, lo swing è l’esercizio maggiormente preso in esame nelle ricerche (2).

Effetto a lungo termine dell’allenamento con kettlebells sulla forza e sulla potenza
Numerosi studi hanno cercato di individuare i cambiamenti del livello di forza e potenza in
seguito ad un periodo di allenamento con i kb.
Jay et al. nel 2013 (12) hanno esaminato l’effetto dell’allenamento con i kb sulla
coordinazione e sulla capacità di salto in verticale con contromovimento in soggetti non
allenati. Alcuni studi precedenti (6, 22) hanno mostrato un maggiore tempo di latenza nel
coordinare la muscolatura agonista ed antagonista in risposta a cambiamenti di assetto

21
I kettlebells: due esercizi base
di Omar Capuzzo
estratto da” Kettlebell Training” Visual Grafica Edizioni 2009
Lo swing
È forse l’esercizio basilare di tutta la pratica e l’allenamento con i Kettlebells, probabilmente
uno dei più completi e faticosi sia sotto il profilo aerobico, sia sotto il profilo muscolare.
Sviluppa una forte intensità per il grande coinvolgimento di distretti corporei che chiama in
causa in unità di tempo basse, e ciò può essere di aiuto in un qualsiasi lavoro a circuito con
finalità aerobiche. Ma allo stesso tempo, data la dinamicità del gesto e il coinvolgimento di
tutto il core, provocherà grossa attivazione dal punto di vista neuromuscolare e migliorerà il
controllo posturale e la presa di coscienza, da parte di chi esegue, di tutta la parete
addominale, superficiale e profonda, e dei muscoli paravertebrali (bassa schiena).
Per questa esercitazione, partiremo in stazione eretta con gli appoggi divaricati alla larghezza
delle spalle. Il Kettlebell viene posizionato appoggiato al suolo, un metro circa avanti alla
punta dei piedi, in posizione centrale, a formare un triangolo i cui vertici sono le punte dei
piedi e il peso; da qui andremo ad afferrarlo appena avrà inizio l’esecuzione vera e propria.
Impugnato l’attrezzo, le braccia restano decontratte, ma con una presa salda alla maniglia; la
loro funzione sarà quella di essere da tramite dal carico al bacino.
Flettendo leggermente le ginocchia, portando in stiramento le anche, rimanendo con la
schiena estesa, scapole addotte (cioè a contatto tra loro) e sguardo rivolto avanti, ci
produrremo in una veloce estensione delle ginocchia e ad una forte ed esplosiva contrazione
dei glutei in rapida successione. Questi due movimenti sincroni, determineranno una frustata a
livello del bacino, (simile a quella di un salto..) e tale propulsione provocherà un’oscillazione
della palla di ghisa in avanti. Mantenendo sciolte le braccia, torniamo rapidamente nella
condizione di partenza per eseguire una nuova estensione, senza opporsi all’accelerazione che
l’attrezzo andrà prendendo.
La sommatoria dei movimenti, farà accelerare sempre di più il Kettlebell, che descriverà
oscillazioni sempre più ampie e rapide. L’impulso dovrà essere secco e fluido, senza
interruzioni, fino a quando la palla, sull’inerzia, giungerà all’altezza del mento.

22
Il CrossFit
di Andrea Zamburlin

“Gli obiettivi, gli obblighi, il metodo, l’implementazione e gli adattamenti di CrossFit sono
caratteristici e personalizzabili per i singoli e per i gruppi, nonché fondamentali per il
successo del nostro programma in diverse applicazioni.
Sin dall’inizio, lo scopo di CrossFit è stato quello di creare un programma di fitness ampio,
generale e comprensivo. Abbiamo cercato di costruire un programma per predisporre gli
atleti a ogni eventualità fisica e prepararli sia al previsto che all’imprevisto. Esaminando
tutti gli sport e le attività fisiche, ci siamo chiesti quali abilità e adattamenti potessero
universalmente essere considerati vantaggiosi per ottenere buoni risultati. Le capacità
raccolte dai requisiti di ogni sport possono essere logicamente adottate in ogni disciplina
sportiva. Insomma, la nostra specialità è non essere troppo specializzati.”
(Greg Glassman, CrossFit Training Seminar Training Guide, settembre 2011)
Al di là delle ripetute e famose definizioni che si possono tranquillamente trovare navigando
su Internet, che sono quelle ufficiali che vengono insegnate nei famosi corsi Level 1
(indispensabili per coloro che vogliono aprire un box affiliato o poter pubblicizzare da liberi
professionisti di insegnare CrossFit), ogni volta che una persona nuova entra nel mio box e
chiede informazioni su cosa sia questo sport, dopo tanti anni finalmente ho trovato la risposta:
“è un mix di sollevamento pesi (qualunque tipo di peso) e ginnastica a corpo libero, sia in
lavori di Forza (massima o sub massimale) che Aerobici che Misti forza/aerobici.”
I lavori di Forza servono per poter gestire a livello di tecnica e di carico (i famosi Kg sul
bilanciere) le ripetizioni in circuito (in cui entra il fattore di stamina ossia la resistenza
anaerobica), mixate con altri movimenti di tutti i vari sport da cui il CrossFit attinge. Il
concetto è dunque molto semplice: a parità di lavoro da svolgere è più divertente se il “peso”
è più pesante; tuttavia devo essere in grado di gestirlo sia nella forma del movimento che nel
sistema metabolico previsto dal WOD (Workout of the Day) e soprattutto dal mio
programma/periodizzazione. Un Metcon da 6 minuti non deve diventare 35’ perché non
riesco a sollevare (pesi) o sollevarmi (ginnastica) perché troppo vicini al mio massimale.
Bisogna ragionare sempre su quale sia l’obiettivo dell’allenamento, su quale sistema
energetico si voglia andare a lavorare. Senza sessioni di allenamento della Forza (almeno 1

23
CrossFit e Football Americano
di Carli Andrea

Analizzando le regole e i vari momenti della partita, possiamo affermare che questo è uno
sport che vive di situazioni e si basa su gesti che esprimono potenza.
Per riuscire ad allenare a livello generale un giocatore di football, dobbiamo trovare un
modello di prestazione comune.

Non dimentichiamo, però, che questo è uno


sport di squadra ed ogni ruolo ha delle
richieste condizionali o coordinative
differenti. Un quarterback dovrà allenare più
la precisione e la forza esplosiva, utili ad
effettuare un lancio e a muoversi
velocemente per evitare un placcaggio; un
centro dovrà sviluppare un buon livello di
Figura 60. Sessione di preparazione off season dove si simula un forza massimale per riuscire a bloccare un
blocco utilizzando una slitta (Foto: www.nlf.com)
difensore. Inoltre nei vari gesti tecnici, tutti i gruppi muscolari sono coinvolti.
Possiamo affermare che per preparare fisicamente un giocatore, bisogna progettare
allenamenti che sviluppino tutti e tre i sistemi energetici e le loro interazioni, la forza e la
coordinazione utilizzando movimenti che richiedano l’intervento di tutti i gruppi muscolari.
Dopo aver visto i vari aspetti e le caratteristiche principali del metodo e dello sport, abbiamo
gli elementi necessari per rispondere alla domanda: Può il CrossFit essere usato come
preparazione per un giocatore di football?
Su internet si trovano molti spunti interessanti per rispondere a questa domanda, uno su tutti
lo offre il sito www.crossfitfootball.com, dove viene presentato un programma, ideato da John
Welbourn (ex giocatore professionista della N.F.L.), basato sullo sviluppo della forza
attraverso gli SWOD (StrenghtWorkout Of the Day) e del condizionamento metabolico grazie
ai DWOD (DailyWorkout Of the Day), al fine di creare dei “PowerAthlets”. [Welbourn, J.
2011]
In questo capitolo vedremo:

24
Organizzazione degli esercizi con o senza l'utilizzo di piccoli attrezzi

di Roberto Marocco

3 Things We Want to Achieve in Each Training Session:


1. Did Athletes/Clients Have Fun?
2. Did They Learn Something?
3. Do they Want to Come Back and Train Again?

Mike Boyle

Nell'ambito del fitness o della preparazione fisica si utilizza grande varietà di attrezzi in molti
modi differenti. L'aspetto positivo è dovuto al coinvolgimento delle catene muscolari con
stimoli diversi; in questo modo la componente coordinativa viene sviluppata insieme alla
forza, in modo più specifico per l'attività sportiva o per i movimenti della quotidianità. La
nota negativa riguarda la confusione nelle proposte di allenamento funzionale, in cui sembra
prioritaria la scelta di un attrezzo innovativo o un esercizio “coreografico”, piuttosto che
orientato a un obiettivo e inserito in una progressione.
Questo risalta ancor di più nel confronto con l'allenamento tradizionale, per il quale i muscoli
coinvolti erano il fine e venivano allenati con metodo in base a dimagrimento, forza o
ipertrofia.
L'obiettivo di questo capitolo è analizzare quali possono essere i benefici degli attrezzi più
semplici e meno costosi in commercio, valutare in quale ambito possono essere utilizzati. Ciò
al fine di esporre il maggior numero di proposte pratiche in ordine graduale per scegliere cosa
utilizzare al fine di raggiungere un determinato obiettivo. Procedendo con metodo.
In tal senso verranno esposti esercizi:
 A carico naturale;
 Utilizzando in modo proprio o improprio un foam roller;
 Con piani d'appoggio instabili (disco sit, bosu o skimmy);
 Con bande elastiche;
 Utilizzando elastici con maniglie;
 Con o senza attrezzi, utilizzando il metodo Tabata.

25
Allenamento funzionale e giochi sportivi
di Paolo Moisè
estratto capitolo La Preparazione Fisica nei Giochi Sportivi senza contatto (teorico)
Paolo Moisè, Roberto Benis, Paolo Salvaggi, Tiziano Vidoni
Testo “Preparare allo sport” Edizioni SdS Roma 2014
Introduzione
Nei Giochi Sportivi di squadra senza contatto rientrano numerose discipline, Olimpiche e non,
che si svolgono in impianti situati abitualmente al coperto (Pallacanestro, Pallamano, Calcio a
5) o all’aperto (Calcio), nelle quali possono venire utilizzati attrezzi per colpire la pallina
(Hockey su prato e Hockey a rotelle) e ausili per lo spostamento in campo (Hockey a rotelle)
e dove le due squadre si contrappongono con l’obiettivo di segnare nella/nel porta/canestro
avversario, proteggendo la/il propria/o.
I regolamenti specifici di ciascuna disciplina sportiva determinano le caratteristiche e le
dimensioni dei campi di gioco e degli eventuali attrezzi, palle comprese; le modalità di
esecuzione del gioco; il conteggio dei punti e delle eventuali frazioni in cui si dividono le
competizioni; il numero e le categorie dei giocatori, etc..
Tutte queste discipline rientrano negli sport di situazione, caratterizzati da abilità di tipo
aperto (open skills) e cioè con gestualità eseguite in ambiente non prevedibile, mutevole e in
grado di determinare come e quando l’abilità vada eseguita (Kent, 1996). E' di fondamentale
importanza che l’allenamento preveda oltre che il lavoro di tipo condizionale anche
esercitazioni tese a migliorare gli aspetti coordinativi e cognitivi per facilitare il rapporto con
gli attrezzi e la gestione delle variabili situazionali quali la risposta ai movimenti dei giocatori
avversari e di conseguenza a esempio cambi di direzione, senso, velocità e/o la gestione di
situazioni di disequilibrio.
La preparazione fisica in funzione di questo gruppo di attività sportive dovrà tener conto delle
caratteristiche delle attività stesse, per cui delle dimensioni dei terreni di gioco, della durata
delle partite, dei tempi di recupero, delle intensità, in sintesi del “modello della prestazione”.

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Squat test, Functional Movement Screen e pallacanestro
di Daniele Bottesi

Valutare un giocatore di pallacanestro o di qualsiasi altro sport è diventato di fondamentale


importanza. L’evoluzione dello sport, in termini di performance fisica, ha portato alla
necessità di un controllo della prestazione che prima non veniva adottato.
La valutazione della qualità del movimento, primo obiettivo delle proposte valutative
all’interno di questa tesi, è materia che conquista sempre più interesse da parte di allenatori,
terapisti della riabilitazione e ricercatori (Alberti et al. 2013).
Per quanto riguarda la valutazione e la preparazione fisica in generale, è importante fare una
premessa: nel settore giovanile gli scopi della preparazione corrispondono solo in parte
all’obiettivo immediato, poiché sono rivolti soprattutto al perseguimento dei risultati
agonistici futuri; quindi, all’interno del processo di formazione giovanile, è prevista una prima
fase in cui prevalgono gli obiettivi formativi e una seconda in cui prevalgono gli obiettivi
collegati con la specializzazione (Donati et al., 1994). E’ di fondamentale importanza capire
quale obiettivo stiamo perseguendo e chi abbiamo di fronte, perché la nostra valutazione
cambierà se l’atleta è un giovane o un giocatore di alto livello che necessita prettamente di
esercitazioni e valutazioni specifiche.
La preparazione fisica nella pallacanestro è importante se si vogliono raggiungere determinati
risultati e obiettivi a breve o a lungo termine all’interno di una società. Con questo, non
significa che si debbano ritagliare degli spazi proibitivi in termini di tempo, ma
semplicemente organizzare l’allenamento in modo tale che ci sia spazio sia per la parte
tecnico-tattica, sia per la parte fisica, intendendo le due come fattori che vanno di pari passo,
non isolate l’una rispetto all’altra. Le prestazioni di un giocatore di pallacanestro dipendono
anche dalla preparazione fisica; molto spesso, durante una partita, le cause degli errori tecnici
sono da imputare ad una condizione fisica non ottimale. “Un corretto allenamento deve
prevedere un misurato equilibrio nell’esercizio di componenti tecniche, tattiche e fisiche”.
(Neumann, 2012)
All’interno di questo lavoro sono prese in considerazione procedure e accorgimenti che
possono essere utilizzati all’interno di una squadra di pallacanestro o di altri sport di squadra.

27
Validità e affidabilità del Functional Movement Screen
di Federico Ruffinello

I risultati dei test di valutazione sono utili solo se essi misurano realmente ciò che si suppone
debbano misurare (validità) e se le misurazioni risultano ripetibili (affidabilità) (Baechle,
Earle, NSCA, 2010).
Si riportano di seguito alcuni studi che verificano l’affidabilità dell’FMS, sapendo che esso
misura realmente ciò che si suppone debba misurare, come esposto in precedenza nella
spiegazione dei vari test, e che quindi la sua utilità debba essere studiata verificando
l’affidabilità.
The Functional Movement Screen: A Reliability Study
Lo scopo primario di questo studio era di determinare l’affidabilità di una prova (test-retest) e
l’affidabilità tra più prove nei punteggi dei vari test dell’FMS e nel punteggio complessivo in
giovani, membri del servizio di salute, quando svolte da un gruppo differente di valutatori alle
prime armi nell’utilizzo del metodo (Teyhen, et al., 2012).
Il punteggio complessivo dell’FMS ha dimostrato da moderata a buona affidabilità di una
prova e tra le prove, e un livello accettabile di misurazione dell’errore (Teyhen, et al., 2012).
L’accordo per il punteggio dei vari test è risultato da buono ad eccellente (Teyhen, et al.,
2012).
Interrater and Intrarater Reliability of the Functional Movement Screen
La proposta di questo studio era di indagare l’affidabilità di una prova e tra le prove dell’FMS
con una valutazione in tempo reale, con valutatori di diverso livello di esperienza e diverso
background formativo, e con uomini e donne sani, senza infortuni e fisicamente attivi (Smith,
et al., 2013).
L’affidabilità del punteggio complessivo di una prova e tra le prove è buono (Smith, et al.,
2013). Le analisi separate sui componenti dell’FMS hanno dimostrato che tutti i movimenti
hanno da buona a moderata affidabilità, eccetto per l’Hurdle Step (Smith, et al., 2013).
L’affidabilità della prova è buona per tutti i valutatori (Smith, et al., 2013). Inoltre, il

28
Allenamento in condizioni instabili
di Sergio Alcantarini

L’utilizzo di attrezzature per l’allenamento in condizioni di instabilità sta diventando popolare


nel campo del fitness. I soggetti che desiderano adottare questa modalità di allenamento
possono scegliere tra diversi attrezzi per creare condizioni instabili differenti (ad esempio
Swissball, Bosu, tavolette) (5). Una delle modalità più diffuse è il Suspension training (ST).
Questa nuova forma di allenamento utilizza corde e cinghie ancorate ad un punto fisso,
permettendo agli utenti di sfruttare come resistenza il proprio peso corporeo. Il ST è in grado
di fornire un tipo di instabilità alternativa utile per allenare la muscolatura del tronco e degli
arti superiori ed inferiori.
Anche se l’allenamento in sospensione viene presentato sul mercato come formula innovativa,
è chiaramente ispirato ai tradizionali anelli da ginnastica.
Solo un limitato numero di studi ha cercato di indagare quanto questo metodo sia realmente
efficace (4).
Push up
Alcuni studi (1,4,5) hanno confrontato, mediante elettromiografia (EMG) di superficie,
l’attività muscolare rilevata durante l’esecuzione di push up tradizionali (PU), ovvero eseguiti
in condizioni stabili con push up eseguite in condizioni di instabilità (SPU)(Fig.1,2). Uno di
questi, condotto da Snarr et Al (4), ha confrontato l’attività EMG dei muscoli pettorale
maggiore (PM), deltoide anteriore (DA) e tricipite brachiale (TB) rilevata durante
l’esecuzione nelle due differenti condizioni.
I SPU hanno prodotto i seguenti valori EMG: PM (3.08 ±1.13 mV, 69.54 ± 27.6 % MVC),
DA (5.08 ± 1.55 mV, 81.13 ± 17.77 %MVC), TB (5.11 ±1.97 mV, 105.83 ± 18.54 % MVC).
L’attività registrata durante i PU è la seguente: PM (2.66 ± 1.05 mV, 63.62 ± 16.4 % MVC),
DA (4.01 ± 1.27 mV, 58.91 ± 20.3 % MVC), TB (3.91 ± 1.36 mV, 74.32 ± 16.9 % MVC).
La differenza tra i valori EMG (normalizzati utilizzando una massima contrazione muscolare
volontaria per ogni muscolo in questione, MVC) ottenuti nelle due differenti condizioni è
risultata essere statisticamente significativa (p < 0.05).
HC stimola maggiormente il LMF [53.6 (27.8) %] rispetto agli altri muscoli. Durante il CP il
muscoli EO e RA raggiungono un livello di attivazione maggiore rispetto ai muscoli IO e

29
L'allenamento funzionale nel tennis
di Giorgio Roberti, Riccardo Zacco

Negli ultimi anni l'allenamento funzionale è entrato prepotentemente a far parte del mondo
dell'allenamento sportivo e del wellness, contrapponendosi al body-building, che aveva tenuto
banco per quanto riguarda le metodologie e le tecniche di allenamento, fatte di isolamento
muscolare ed esercizi monoarticolari, fino a tutti gli anni '90. E' bene ricordare che per il
body-builder i muscoli sono il fine, non il mezzo1, ecco infatti come si può, per
contrapposizione, definire il metodo funzionale: allenare i movimenti, non i muscoli2. Il
termine funzionale si riferisce a qualcosa che soddisfa appieno il suo obiettivo, la sua
funzione. Quindi, in riferimento all'allenamento, una definizione più completa è: l'esecuzione
di esercizi specifici che hanno un ritorno positivo sulla salute e/o sulla performance degli
obiettivi giornalieri delle persone, sulla loro occupazione, nello sport e nella prevenzione
dagli infortuni.3
La "rivoluzione"dell'allenamento funzionale non è altro che un enorme e positivo ritorno al
passato. Molte delle tecniche e degli esercizi attualmente utilizzati da personal trainer e
allenatori non erano sconosciute agli antichi greci e romani, i quali si allenavano
costantemente per essere pronti alla battaglia, dovevano essere forti e abili allo stesso tempo:
nessun soldato sarebbe sopravvissuto a lungo sul campo di battaglia se non fosse stato in
grado di portare e maneggiare armi pesanti, marciare verso la battaglia e gettarvisi dentro
oppure battere in ritirata in maniera efficace. La mancanza di forza, potenza o resistenza era
fatale. Nacquero poi di conseguenza, nei periodi di tregua, eventi che mettevano a confronto
le abilità degli uomini, soldati in battaglia e atleti in tempo di pace, più precisamente i primi
altleti olimpici. Già a quei tempi l'allenamento era in funzione della battaglia o della gara
olimpica, fondamentalmente, il fine da perseguire; così l'allenamento funzionale può essere
descritto come l'allenamento per un fine4. Eppure si parla di allenamento funzionale nei
programmi di allenamento solo dagli anni '90, poiché a causa dell'elevato progresso
tecnologico che ha caratterizzato il XX secolo il movimento umano è stato progressivamente
sostituito dai mezzi meccanici, il lavoro pesante è venuto meno,e con lui gli obiettivi del
movimento. La sedentareità è diventata l'ordine del giorno. Inoltre negli anni '70 con
l'esplosione del body-building l'attività motoria si è orientata più all'estetica fine a se stessa
che alla prestazione. Su questo humus sono nate le macchine per il sollevamento pesi, le varie

30
Allenamento funzionale e mountain bike
di Michael Pesse

Allenamento funzionale nel judo


di Davide Tebaldi

Muscle up / trazione con passaggio in appoggio

31
Allenamento funzionale e hockey su ghiaccio
di Michel Vernet

Rotazioni con bilanciere /Twist with barbell

Allenamento Funzionale e dintorni in rete


di Paolo Moisè

Il mio account twitter https://twitter.com/MoisePaolo rappresenta un importante ambiente in


cui attingere informazioni, seguo tantissimi ricercatori, preparatori fisici, università,
organizzazioni e giornali di settore di moltissime nazionalità, seleziono e inoltro.

33
Autori

Sergio Alcantarini
Laureato in Scienze delle Attività Motorie e Sportive e specializzando in Scienze
dell'Educazione Motoria e delle Attività Adattate presso la S.U.I.S.M. di Torino.
Daniele Bottesi
Laureato Magistrale in “Scienze e tecniche dello sport e dell'allenamento”, Preparatore Fisico
Federazione Italiana Pallacanestro
Omar Capuzzo
Laureato in Scienze Motorie e Sportive, Responsabile della preparazione fisica di squadre di
pallavolo professionistiche, in Serie A Italiana ed in Europa (Finlandia e Polonia). Maestro di
kettlebell Training certificato (RKC II, IKFF II, FGSI III) Autore del Libro del libro
"Kettlebell Training", docente per il progetto Virgin Active Academy Italia per il settore
Kettlebell training ed allenamento funzionale per lo sport.
Andrea Carli
Laureato in Scienze Motorie e Sportive presso la S.U.I.S.M. di Torino. Campione italiano di
karate e aspirante tecnico F.I.J.L.K.A.M.
Roberto Marocco
Laureato Magistrale in “Scienze e tecniche dello sport e dell'allenamento” con la tesi dal titolo
“Difesa e preparazione fisica nella pallacanestro” per la quale è stato attribuito il premio
“Miglior tesi del corso per l'anno accademico 2007-2008”. Qualificato “Certified Strength and
Conditioning Specialist” (CSCS) presso la National Strength and Conditioning Association
(NSCA). Per tre anni è stato preparatore fisico all’Aquila Basket Trento in prima squadra nel
campionato di Divisione Nazionale A e nel settore giovanile, da tre stagioni è preparatore
fisico della prima squadra della Pallacanestro Biella. Ha collaborato con la S.U.I.S.M. di
Torino, come Cultore della materia nei corsi di “Allenamento funzionale" e “Pallacanestro" e
come docente a contratto per il corso “La preparazione fisica nella pallacanestro”.
Cristian Peasso
Laureato in Scienze e Tecniche Avanzate dello Sport alla S.U.I.S.M. di Torino. Preparatore
fisico di 1° grado F.I.T.. Preparatore fisico presso il "Circolo della Stampa Sporting" di
Torino.

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Michael Pesse
Laureato in Scienze Motorie e Sportive presso la SUISM di Torino, Maestro di Mountain
Bike FCI.
Maestro di sci alpino. Si occupa di preparazione fisica e valutazione funzionale per gli
sportivi d’endurance.Ciclista Elite ancora in attività nelle discipline del fuoristrada Marathon
e Cross Country dove ha vestito in più occasioni la maglia azzurra.
Giorgio Roberti
Laureato in Scienze Motorie e Sportive alla S.U.I.S.M. di Torino. Preparatore fisico di 1°
grado F.I.T. e responsabile della preparazione fisica presso l'A.S.D. Tennis Giaveno
Federico Ruffinello
Laureato in Scienze delle Attività Motorie e Sportive presso l'Università degli studi di Torino
Davide Tebaldi
Laureato in Scienze Motorie e Sportive presso la S.U.I.S.M. di Torino, personal trainer,
coordinatore del settore pre-judo e responsabile della preparazione fisica del settore agonistico
per A.S.D. il Centro Judo, responsabile della preparazione fisica del settore agonistico per asd
Torino Fighters comprendente atleti di classe A e B; ex atleta di judo e giocatore di football
americano per Giaguari Torino. Istruttore di MMA e responsabile progetti scuola per
l’A.S.D. Torino Fighters
Michel Vernet
Laureato Magistrale presso la S.U.I.S.M. di Torino in Scienze e Tecniche Avanzate dello
Sport. Preparatore fisico settore giovanile Hockey Club Valpellice, istruttore fisico per le
categorie giovanili presso Union Volley Pinerolo ed istruttore di sala pesi e allenamento
funzionale.
Riccardo Zacco
Laureato in Scienze Motorie e Sportive presso la S.U.I.S.M. di Torino. Preparatore 2° grado
F.I.T. e Certificazione F.M.S. 2° livello. Responsabile della Preparazione Fisica del Piatti
Tennis Team, sede centrale Bordighera.
Andrea Zamburlin
Laureato Magistrale in Scienze e Tecniche Avanzate dello Sport, CrossFit Level 1 Trainer,
CrossFit Gymnastics Trainer, Tecnico di 1° livello F.I.P.E. Responsabile e coach di CrossFit
A9.

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