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localizzato nell’organo malato, e viene riferito come vago, mal delimitante, impreciso,
indefinibile.
In molti casi, però, vi è pure un dolore superficiale prodotto in corrispondenza della regione
corporea che è in rapporto con il viscere ammalato o in territori più lontani: si parla quindi
di dolore riferito.
Si distinguono due tipi di dolore riferito: uno senza iperalgesia, avvertito in ampie zone dei
metameri parietali con cui è connesso il viscere sofferente.
Può estendersi anche a metameri adiacenti e l’infiltrazione di anestetico locale non determina
modificazione nella sintomatologia.
L’altro, con iperalgesia, compare ugualmente nelle aree metamericamente connesse con il
viscere sofferente ma l’estensione è limitata, l’infiltrazione di anestetico locale calma la
sintomatologia fino a determinare la completa scomparsa.
Molti studiosi si sono chiesti la causa di questo tipo di dolore: alcuni di loro hanno posto la loro
attenzione sul fatto che il dolore viscerale è riferito al punto di origine embriologica dell’organo
(nel caso in cui questi sono migrati nel corso dello sviluppo ontogenetico).
Per spiegare il fatto da un punto di vista neurologico si sono escogitate due possibili teorie:
La teoria della convergenza afferma che gli impulsi nocicettivi provenienti dai visceri
ammalati convergerebbero sulle stesse cellule del midollo spinale cui pervengono gli
abituali messaggi algogeni della parte somatica: in questo caso, la corteccia cerebrale
dell’individuo localizza il dolore non nel viscere ma nell’area corporea tributaria dello
stesso segmento o metamero di midollo.
Questo pensiero trova un supporto anatomico consistente nel fatto che il numero delle fibre
delle vie spino-talamiche laterali è inferiore a quello degli assoni algogeni periferici.
La teoria della facilitazione sostiene che il viscere ammalato invierebbe solo impulsi
nocicettivi subliminari (tali cioè da non divenire coscienti) sulle cellule midollari deputate
a ricevere messaggi da una data regione del corpo: il dolore verrebbe riferito a
quest’ultima in quanto cellule spinali che abitualmente ricevono impulsi dalla cute, dal
sottocutaneo e dai muscoli scaricherebbero maggiormente per effetto di questo
processo di facilitazione che abbassa la soglia dolorifica.
Anche l'esperienza passata ha una parte importante nel dolore riferito: la preesistenza di un
trauma, un intervento chirurgico, un infarto ecc. favorisce la proiezione del dolore all'area già
interessata in precedenza.
Infine è opportuno sottolineare che il dolore viscerale riferito non deve essere confuso con
il dolore proiettato, che è quello avvertito lontano dalla parte lesa ma nel territorio di
distribuzione della stessa ipotetica via sensitiva: tipico è il caso della compressione di una
radice lombare che induce nel paziente dolore all’arto inferiore lungo il tronco del nervo
sciatico.
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