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Ti verrà1 forse all’orecchio qualcosa di me; sebbene sia dubbio che il mio povero, oscuro nome pos-
sa arrivare lontano nello spazio e nel tempo. E forse ti piacerà sapere che uomo fui o quale la sorte del-
le opere, soprattutto di quelle la cui fama sia giunta sino a te e di cui tu abbia sentito vagamente par-
lare. Sul primo punto se ne diranno indubbiamente di varie: perché quasi tutti parlano non come vuo-
5 le la verità, ma come vuole il capriccio; e non c’è misura giusta né per lodare né per biasimare. Sono
stato uno della vostra specie, un pover’uomo mortale, di classe sociale né elevata né bassa; di antica
famiglia, come dice di se stesso Cesare Augusto2; di temperamento per natura né malvagio né senza
scrupoli, se non fosse stato guastato dal contatto abituale con esempi contagiosi3. L’adolescenza mi il-
luse, la gioventù mi traviò, ma la vecchiaia mi ha corretto, e con l’esperienza mi ha messo bene in te-
10 sta che era vero quel che avevo letto tanto tempo prima: che i godimenti dell’adolescenza sono vani-
tà; anzi me lo insegnò Colui che ha creato tutti i secoli e tutti i millenni, e che di quando in quando
permette ai miseri mortali, pieni di presunzione, d’andare fuori strada, perché possano conoscere se
stessi, ricordando – sia pure tardi – i propri peccati. Da giovane m’era toccato un corpo non molto for-
te, ma assai agile. Non mi vanto d’aver avuto una grande bellezza, ma in gioventù potevo piacere: di
15 colore vivo tra bianco e bruno, occhi vivaci e per lungo tempo di una grandissima acutezza, che contro
ogni aspettativa mi tradì passati i sessanta, in modo da costringermi a ricorrere con riluttanza al-
l’aiuto delle lenti. La vecchiaia prese possesso d’un corpo che era stato sempre sanissimo e lo circon-
dò con la solita schiera di acciacchi.
Ho avuto sempre un grande disprezzo del danaro; non perché non mi piacesse essere ricco, ma per-
20 ché detestavo le preoccupazioni e le seccature che sono compagne inseparabili dell’essere ricchi. Non
ebbi la possibilità di lauti banchetti, e perciò non ebbi da fissarci il pensiero: ma io mangiando poco e
semplicemente passai la vita più contento che con le loro raffinatissime tavole tutti i successori di Api-
cio4. I banchetti – li chiamano così, ma sono gozzoviglie, nemiche della moderazione e del vivere co-
stumato – non mi sono mai piaciuti, ed ho giudicato una fatica inutile invitarvi gli altri e dagli altri
25 esservi invitato. Ma pranzare con gli amici mi è sempre piaciuto, tanto che nulla mi è stato più gra-
dito che averli come commensali, e mai di mia volontà ho mangiato senza compagnia. Nulla mi ha tan-
to infastidito quanto il lusso; non soltanto perché è peccaminoso e contrario all’umiltà, ma perché è
complicato e non lascia in pace. Mi travagliò, quand’ero molto giovane, un amore fortissimo; ma fu il
solo, e fu puro; e più a lungo ne sarei stato travagliato se la morte, crudele ma provvidenziale, non
30 avesse spento definitivamente quella fiamma quand’ormai era languente5. Vorrei davvero poter dire
d’essere assolutamente senza libidine; ma se lo dicessi mentirei. Posso dir questo con certezza: d’aver
1. Ti verrà: Petrarca si rivolge ad un desti- altrove Petrarca formula un giudizio negativo 5. Mi travagliò ... era languente: Pe-
natario generico, tra i posteri. sulla propria epoca, considerata un’età di de- trarca afferma che questa passione per Laura
2. come ... Augusto: Petrarca cita Svetonio, cadenza. occupò la sua adolescentia, che egli fa termi-
Augusto, 2. È frequente in Petrarca il con- 4. Apicio: attivo nell’età di Tiberio, autore di nare nel 1332; in realtà sopravanzò tale data,
fronto con gli scrittori del passato, considera- una raccolta di ricette intitolata De re coqui- occupando un periodo assai più ampio della
ti modelli paradigmatici. naria, fu figura di ospite prodigale, tanto che vita dello scrittore.
3. dal contatto ... contagiosi: qui come dissipò nei banchetti il proprio patrimonio.
6. Ma tosto ... odiosa: a quarant’anni Pe- 9. I miei genitori ... patria: Petrarca era 1370 riportò la sede pontificia a Roma.
trarca ebbe la seconda figlia naturale, e que- figlio di un notaio, ser Petracco, e di Eletta Ca- 12. ventosissimo fiume: il Rodano.
sto gli causò dei travagli morali. nigiani, che lasciarono Firenze a seguito della 13. per quattr’anni interi: dal 1312 al
7. Tuttavia ... nome solo: Petrarca inten- sconfitta dei Bianchi del 1302. 1316.
de riferirsi ai tiranni. 10. i sei anni seguenti: dal 1305 al 1311. 14. grammatica ... retorica: in queste tre
8. I più ... tempo: si tratta di Roberto d’An- 11. Urbano V ... sede: la cosiddetta «cat- discipline gli fu maestro Convenevole da Pra-
giò, re di Napoli; Carlo IV, l’imperatore; Urba- tività avignonese» (1305-1377) fu interrotta to.
no V, il pontefice. da Urbano V che dall’aprile 1367 al settembre 15. altri quattro anni: dal 1316 al 1320.
16. tre anni: a Bologna Petrarca rimase i tre 19. Giovanni Colonna: fu eletto cardina- 23. quando trovai ... fonti: la scoperta di
anni che dedicò allo studio delle leggi e poi, le nel 1327 e morì nel 1348. questo luogo avvenne nell’estate del 1337.
con varie interruzioni, dal 1320 al 1326. 20. a percorrere ... Germania: si tratta 24. modesto vescovo ... sabinense: Fi-
17. la sorveglianza paterna: il padre mo- del viaggio compiuto nel 1333 che toccò Bel- lippo di Cabassole fu vescovo dal 1334; no-
rì nel 1326. gio, Francia e Germania. minato nel 1368 cardinale, fu vescovo di Sa-
18. degli ospiti: si tratta del romano Lello 21. a Roma: nel 1336. bina. Morì nel 1372.
Tosetti e del fiammingo Ludwig van Kempen, 22. fino ... vita: Stefano Colonna, padre di 25. Un Venerdì Santo: l’anno è il 1338 o
conosciuti nel 1330. Giacomo e Giovanni, morì tra il 1348 e il 1350. 1339.
26. nella medesima giornata: il giorno 28. Roberto: Roberto d’Angiò, re di Napoli 29. Di là tornai ... d’Oltralpe: Petrarca
1 settembre 1340. Cominciò il viaggio per Na- dal 1309 al 1343. Di parte guelfa, e perciò ne- restò a Valchiusa dalla primavera del 1342 al-
poli il 16 febbraio 1341; fu incoronato in Cam- mico di Enrico VII, fu rinomato per la sua cul- l’autunno del 1343. L’autore omette il secon-
pidoglio il giorno 8 aprile dal senatore Orso tura (un aspetto che Dante considerava con- do soggiorno a Valchiusa nel 1346-47.
dell’Anguillara. trastante con le mansioni di governo, cosic- 30. Giacomo da Carrara il Giovane:
27. abitava così vicino: soggiornava in- ché in Paradiso, VII, v. 147 dice di lui che è signore di Padova fino al suo assassinio, nel
fatti ad Avignone. divenuto «re tal ch’è da sermone»). dicembre 1350.
31. andai a Padova: dal 10 marzo al 4 32. il figlio: Francesco da Carrara. punto si interrompe l’autobiografia.
maggio 1349. 33. tornai ... Francia: nel 1351. A questo
T1 PROPOSTE DI LAVORO