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FORESTAZIONE 3

2001

Regione Veneto LE SIEPI MELLIFERE


E L’APICOLTURA

Prugnolo in fiore

Gli alberi e gli arbusti che compongono le spontaneamente hanno infatti un elevato
siepi campestri possono divenire un vali- valore apistico.
do alleato delle api, così come queste Oltre che per la produzione di nettare,
sono utili agli alberi e a tutta la flora trasformato in miele dalle api, molte spe-
entomofila, in quanto assicurano l’impolli- cie componenti le siepi possono essere
nazione e di conseguenza la riproduzione. interessanti per la produzione di polline,
Soprattutto laddove le attività agricole di melate prodotte da insetti fitomizi, di
sono più diffuse ed intense (in particolare cere e resine utilizzate per la produzione
in pianura), le siepi campestri sono spesso di propoli.Va notato che oltre agli alberi e
l’unica fonte di nettare e polline bottina- arbusti, lungo le siepi campestri vegetano
bile dalle api. Molte delle specie di alberi numerose specie erbacee, molte delle
tradizionalmente coltivati lungo le siepi quali rivestono ugualmente un grande
campestri o di arbusti che vi crescono interesse per l’apicoltura.

schede di divulgazione
FORESTAZIONE

L’interesse mellifero di una specie vegetale si traduce Viene definito potenziale mellifero di una specie
nella produzione di una risorsa, utilizzata dalle api innan- botanica la quantità teorica di miele che è possibile
zitutto per la sopravvivenza dell’alveare e che può esse- ottenere in condizioni ottimali da una determinata
re eventualmente anche raccolto dall’apicoltore. La flo- estensione di terreno occupata interamente dalla
ra mellifera fornisce molteplici elementi essenziali alla specie in questione.
vita di un alveare: Il potenziale mellifero di una specie dipende da
- il nettare: viene succhiato dall’ape e restituito all’al- numerosi fattori che condizionano la vita stessa di
veare leggermente trasformato. Una volta concentrato una pianta. Esso infatti è regolato da un buon adatta-
nell’alveare esso viene raccolto dall’apicoltore e forni- mento della stessa nei confronti della stazione e può
sce il miele dopo un certo tempo di maturazione. fluttuare da un anno all’altro. Ciò potrebbe spiegare
- Il polline: è fondamentale per il nutrimento delle quindi alcune contraddizioni che si possono riscon-
giovani api e per il loro sviluppo. Numerose specie trare in alcune specie, orniello e gelso per esempio,
con infiorescenze riunite in amenti (salici e noccioli dotate di un buon potenziale mellifero teorico, ma
per esempio) costituiscono all’inizio della bella sta- alcune volte non visitate dalle api.
gione una risorsa di polline importante e fondamen- Risulta dunque fondamentale impiegare specie adatte
tale nel fortificare l’alveare prima che inizi il periodo o ben adattabili al luogo dove si vuole effettuare l’im-
di massima produttività. pianto.

Alcune note essenziali


La distanza dall’alveare delle risorse nettarifere è uno
degli elementi che condizionano la raccolta: l’area
efficace di lavoro delle bottinatrici non oltrepassa un
circolo di 1 km di raggio. Nella progettazione di una
siepe campestre a prevalente valore apistico, risulta
quindi fondamentale analizzare il potenziale mellifero
dell’ambiente circostante oltre che le caratteristiche
ecologiche del sito.
La presenza di un forte vento può affaticare le api
Amenti di salice cenerino. fino a causare la sterilità delle ghiandole nettarifere.
Il loro lavoro è invece facilitato dal raggruppamento
- La melata: prodotta da afidi o cocciniglie che si dei fiori, esse infatti devono visitare da 150 a 400 fio-
nutrono succhiando linfa elaborata, viene raccolta e ri prima di fare ritorno cariche all’alveare. È preferi-
trasformata come il miele. La qualità della melata bile quindi un albero in piena fioritura, anche se iso-
dipende sicuramente dalla specie vegetale, ma anche lato, a dei fiori appartenenti a varie specie erbacee e
dall’insetto intermediario. Il picco di produzione cor- sparsi.
risponde solitamente all’aumento di linfa primaverile,
ma produzioni secondarie sono possibili all’inizio del-
l’estate e in autunno su alcune specie quercine (far-
nia, rovere).
- La propoli: viene raccolta dalle api sulle scaglie del-
le gemme di certi alberi (pioppi, castagni, …) per
livellare tutte le asperità dell’alveare e per mummifi-
care i cadaveri di eventuali intrusi. È molto importan-
te per la salute delle api grazie alle sue proprietà fun-
gicide e battericide, può essere estratto e commer-
cializzato per elaborare prodotti farmaceutici o para-
farmaceutici.

Per poter realizzare delle “siepi per le api” è indi-


spensabile conoscere qual’è il potenziale mellifero
delle diverse specie di alberi e arbusti che potrebbe-
ro entrare nella loro composizione, viste le caratteri-
stiche del suolo e del clima della stazione d’impianto. Corniolo in fiore.

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Progettazione e gestione Nel caso di siepi la cui funzione prevalente non sia
di tipo mellifero, composte quindi da specie non
interessanti per le api, occorrerà ricorrere al “tam-
ponamento” della parte bassa della siepe, piantan-
Nella progettazione di una siepe che abbia tra le sue do tra un albero e l’altro, o tra una ceppaia e l’altra,
funzioni anche quella di migliorare il valore apistico arbusti ad elevato valore apistico scelti tenendo
del territorio vanno tenuti presenti due criteri: la conto delle caratteristiche pedoclimatiche del sito
produttività delle specie impiegate e l’epoca di com- d’impianto.
parsa dei loro prodotti di interesse apistico (nettare, È bene infatti ricordare che una razionale e accorta
polline, melate, cere, resine). alternanza tra specie arboree e arbustive, con una
Una siepe ideale per le api produce nettare ed altri saturazione completa del biospazio verticale della sie-
prodotti durante tutto il periodo della loro attività. pe, consente comunque di massimizzare le diverse
Attraverso un’attenta valutazione delle epoche di fiori- funzioni ottenibili dalla siepe, ottimizzando la sua utilità
tura (o di produzione di melate interessanti per la pro- in azienda agricola e migliorando le risultanze econo-
duzione di miele) delle diverse specie è possibile realiz- miche dirette ed indirette legate alla sua presenza.
zare delle siepi che garantiscano all’alveare un sostenta-
mento alimentare prolungato nel tempo. Com’è noto, Per ottenere una produzione monoflorale occorre uti-
infatti, perché un alveare possa produrre miele è neces- lizzare una sola specie (o un solo genere), con varietà o
sario che nel territorio circostante sia in fioritura alme- cloni a fioritura più o meno scalare per aumentare il
no una specie in grado di fornire ingenti quantitativi di periodo di produzione, quando questa è possibile. In
nettare o melata. In questo caso è possibile utilizzare questo caso, sembra però necessario costituire popo-
una gamma di specie adatte alla zona, raggruppandole lamenti estesi o siepi plurifilari distribuiti su più ettari
preferibilmente per gruppi di specie, piuttosto che per ottenere produzioni significative. Occorre però fa-
optare per una mescolanza per piede d’albero. re attenzione che nelle circostanze non ci siano specie
Le specie ad elevata produttività, sono relativamente a fioritura contemporanea, per ottenere un miele mo-
poche e sarà soprattutto in occasione della loro fiori- noflora originale; oppure che nei paraggi non esista già
tura che vi potrà essere un buon raccolto. Perché le un’attività di produzione monoflorale rinomata o con
specie di maggior interesse possano essere convenien- marchi di qualità, evitando quindi di “inquinare” la loro
temente utilizzate è però necessario che le famiglie purezza introducendo una specie mellifera arborea o
siano popolose e ricche di bottinatrici. Ciò è favorito arbustiva che fiorisce nello stesso periodo.
dalla continua disponibilità, anche ad intensità poco
elevata, di risorse di nettare, melata e polline.
Seguendo corretti criteri di progettazione è dunque
possibile realizzare siepi in grado di dare un significa-
tivo contributo all’ospitalità per le api del territorio
circostante, senza intaccare eventuali altre funzioni
prevalenti svolte dalle stesse siepi.
Per favorire l’apicoltura occorre che le chiome delle
varie specie vegetali possano ricevere un buon apporto
luminoso consentendo anche lo sviluppo della flora
erbacea; è quindi preferibile optare per basse densità
d’impianto, piantando le specie arboree a distanze di 4
o 5 metri lungo la fila ed intervallandole ad una o più
specie arbustive, tenendo conto dello sviluppo delle
chiome a maturità anche di queste ultime.
Le specie arbustive hanno, infatti, spesso uno svilup-
po vegetativo rapido con fioriture presenti nella sie-
pe anche nei primi anni d’impianto. Esse permettono
quindi di anticipare le produzioni dell’impianto e di
conseguenza favorirne la gestione.
Nel caso di impiego di specie arboree a legname pre-
giato occorre comunque sottolineare la convenienza
di imporre loro uno sviluppo controllato, sottopo-
nendole alle dovute potature di formazione prima e
produzione poi, in ragione delle future e remunerati-
ve produzioni legnose. Al contrario, per gli arbusti si Due specie non autoctone dall’ottimo potenziale mellifero:
può optare per un loro libero sviluppo. robinia (in alto) ed umbellata (sotto).

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NOME LATINO NOME COMUNE TIPO FIORI EPOCA DI FIORITURA

Non appariscenti
Inizio prmavera
Arbusto piccolo

Fine primavera

Inizio autunno

Inizio inverno
Fine autunno

Fine inverno
Arbusto alto

Inizio estate
Fine estate
Arancioni

Porpora
Bianchi
Albero

Gialli

Rossi
Rosa

Blu
Acer campestre Acero campestre x x x x
Acer platanoides Acero riccio x x x x
Acer pseudoplatanus Acero di monte x x x x
Alnus cordata Ontano napoletano x x x
Alnus glutinosa Ontano nero x x x
Alnus incana Ontano bianco x x x x
Arbutus unedo Corbezzolo x x x x x x
Berberis vulgaris Crespino x x x
Carpinus betulus Carpino bianco x x x x
Carpinus orientalis Carpino orientale x x x x
Castanea sativa Castagno x x x x
Cercis siliquastrum Albero di Giuda x x x x x
Cornus mas Corniolo x x x x x
Cornus sanguinea Sanguinella x x x x
Corylus avellana Nocciolo x x x x
Cotinus coggygria Scotano x x x x
Crataegus oxyacantha Biancospino selvatico x x x
Crataegus monogyna Biancospino x x x x
Cytisus scoparius Ginestra dei carbonai x x x x
Elaeagnus angustifolia Olivagno x x x x
Elaeagnus umbellata Umbellata x x x
Euonimus europaeus Fusaggine x x x
Fagus silvatica Faggio x x x
Fraxinus oxycarpa Frassino ossifillo x x x x
Fraxinus excelsior Frassino maggiore x x x
Fraxinus ornus Orniello x x x x
Hedera helix Edera x x x
Ilex acquifolium Agrifoglio x x x x
Juglans nigra Noce nero x x x
Juglans regia Noce comune x x x x
Juglans x intermedia Noce ibrido x x x
Laurus nobilis Lauro x x x x x
Ligustrum vulgare Ligustrello x x x x
Liriodendron tulipifera Liriodendro x x x x
Malus sylvestris Melo selvatico x x x
Myrtus communis Mirto x x x x
Ostrya carpinifolia Carpino nero x x x
Paliurus spina christi Marruca x x x
Pistacia terebinthus Terebinto x x x x
Populus alba Pioppo bianco x x x
Populus nigra Pioppo nero x x x
Prunus avium Ciliegio selvatico x x x
Prunus mahaleb Ciliegio canino x x x x
Prunus padus Pado x x x
Prunus spinosa Prugnolo x x x
Pyrus pyraster Perastro x x x
Quercus cerris Cerro x x x
Quercus ilex Leccio x x x
Quercus petraea Rovere x x x
Quercus pubescens Roverella x x x
Quercus robur Farnia x x x

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FORESTAZIONE

NOME LATINO NOME COMUNE TIPO FIORI EPOCA DI FIORITURA

Non appariscenti
Inizio prmavera
Arbusto piccolo

Fine primavera

Inizio autunno

Inizio inverno
Fine autunno

Fine inverno
Arbusto alto

Inizio estate
Fine estate
Arancioni

Porpora
Bianchi
Albero

Gialli

Rossi
Rosa

Blu
Rhamnus catharticus Spincervino x x x x
Rhamnus frangula Frangola x x x
Robinia pseudoacacia Robinia x x x x
Rosa canina Rosa canina x x x x
Rosmarinus officinale Rosmarino x x x
Rubus fruticosus Rovo x x x x
Rubus idaeus Lampone x x x x x
Salix alba Salice bianco x x x
Salix caprea Salicone x x x x
Salix cinerea Salice cenerino x x x x
Salix eleagnos Salice ripaiolo x x x
Salix purpurea Salice rosso x x x
Salix trianda Salice da ceste x x x x
Sambucus nigra Sambuco nero x x x x
Sambucus racemosa Sambuco rosso x x x x
Sorbus aria Sorbo montano x x x
Sorbus aucuparia Sorbo degli uccellatori x x x x
Sorbus domestica Sorbo domestico x x x x x
Sorbus torminalis Ciavardello x x x x
Staphylea pinnata Bossolo x x x
Taxus baccata Tasso x x x x
Tilia cordata Tiglio selvatico x x x x
Tilia platyphyllos Tiglio nostrano x x x x x
Tilia tomentosa Tiglio argentato x x x x
Ulmus minor Olmo campestre x x x
Viburnum lantana Lantana x x x
Viburnum opulus Pallon di maggio x x x

Tabella: valore apistico dei generi di alberi e di arbusti utilizzabili per la realizzazione di siepi campestri

Genere Polline Nettare Melata Genere Polline Nettare Melata Genere Polline Nettare Melata
Acer … .. Genista .. .. Pyrus …
Alnus . Hedera ….M … Quercus ….M si
Arbutus ….M Ilex . . Rhamnus … .
Berberis . . Juglans .. Robinia …
Carpinus . Laurus … . Rosa .. .
Castanea ….M si Lavandula ….M Rosmarinus . ..
Cercis . . si Ligustrum . . Rubus ….M …
Cornus ….M . Liriodendron … Salix ….M ….M
Coronilla … ….M Malus … ….M Sambucus .
Cotinus .. Myrtus ….M ….M Sorbus .
Crataegus … . Ostrya . Staphylea . .
Cytisus … . Paliurus .. ….M Tamarix .. ..
Elaeagnos . Phillyrea . Taxus .
Eucalyptus ….M ….M Pinus . Tilia .. ….M si
Euonymus . . Pistacia .. Ulmus ….M
Fagus . si Populus … Viburnum . …
Fraxinus … Prunus … ….M

. raccolti scarsi …raccolti abbondanti 1978. Flora Apistica Italiana (modificato)


.. raccolti medi da Ricciarelli D’Albore, Persano Oddo ….M raccolti monoflora

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Esempi di specie mellifere adatto alla nostra regione


e consigliate negli impianti di siepi campestri
L’acero campestre calcarei. L’albero di Giu-
(Acer campestre) da non teme la siccità,
È una pianta a crescita lenta, spontanea in pianura e in ma non sopporta i rista-
bassa collina, che predilige i terreni calcarei, freschi e gni idrici; tollera abba-
profondi, ma ben si adatta anche a suoli asciutti o stanza bene la presenza
argillosi e che può essere considerato come una delle di inquinanti, adattando-
specie più familiari del paesaggio rurale della nostra si facilmente anche in
regione. ambienti urbani, dove è
Tradizionalmente usato come tutore vivo della vite, infatti spesso utilizzato
se ne possono ancora trovare vecchi esemplari vicino in alberature ornamen-
alle case rurali, dove sono apprezzati per la fitta tali. Le prime fioriture
ombra che proietta la loro chioma compatta. È da compaiono a partire dal
secoli usato nella composizione di siepi, dato che 5° o 6° anno e sono ge-
sopporta bene potature anche intense. neralmente abbondanti
Tutti gli aceri sono melliferi, ma questa è la specie che e nettarifere, per cui
ha dato le maggiori produzioni. Presenta infatti un Albero di Giuda. molto apprezzate dalle
rendimento in nettare molto elevato che permette bottinatrici. I fiori com-
produzioni potenziali di 1.100 kg di miele per ettaro. paiono ad inizio primavera, prima delle foglie ed hanno
un effetto fortemente decorativo, con un colore rosa
acceso visibile anche da lontano.
Il corbezzolo
(Arbutus unedo)
Specie tipica della macchia mediterranea, vive preferi- Il nocciolo
bilmente in ambienti di pianura o a clima caldo come (Corylus avellana)
versanti collinari assolati, zone litoranee o costiere di Pianta rustica, frugalissima, indifferente al ph del suo-
grandi laghi. Tendenzialmente preferisce i terreni aci- lo, prevalentemente arbustiva, è largamente diffusa
di, ma può anche sopportare un basso tenore in cal- allo stato spontaneo in tutte le regioni italiane e in
care in terreni fertili. alcune è coltivata per la produzione del frutto.
Le sue proprietà mellifere sono interessanti in ragio- In campagna, si piantano noccioli per formare siepi
ne della fioritura tardo-autunnale, che rappresenta divisorie, intercalando a volte con essi arbusti spinosi
una risorsa alimentare per gli alveari prima della sta- per conferire alla stessa maggiore impenetrabilità;
gione invernale, riuscendo così ad evitare una sussi- attualmente viene spesso impiegato come specie
stenza di tipo artificiale da parte dell’apicoltore. Il arbustiva da consociazione in impianti di arboricoltu-
miele di corbezzolo è uno dei più pregiati mieli ra da legno.
monoflora.
Il corbezzolo possiede anche elevate qualità paesaggi-
stiche, soprattutto in inverno con il suo fogliame
sempreverde e la presenza simultanea di fiori bianchi
e frutti rossi, utilizzati per preparare confetture ed
una acquavite.

L’albero di Giuda
(Cercis siliquastrum)
Appartiene alla famiglia delle leguminose e può esse-
re quindi impiegato anche per le sue proprietà miglio-
ratrici del terreno grazie alla capacità di queste piante
di “catturare” l’azoto atmosferico e renderlo assimi-
labile anche ad altre specie.
Cresce bene in pieno sole ed in luoghi riparati, in quan-
to teme le basse temperature, prediligendo i terreni Amenti di nocciolo.

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FORESTAZIONE

Dal punto di vista mellifero è importante alla fine del- I tigli


l’inverno per l’abbondante produzione di polline mol- (Tilia cordata,T. platyphyllos,T. tomentosa)
to utilizzato dalle api per riprendere le attività dell’al- Sono alberi di prima grandezza, che possono raggiun-
veare. I suoi frutti, oltre ad essere commestibili e gere e superare i 35 m, diffusi spesso in modo spora-
commercializzabili, sono molto apprezzati anche dalla dico in alcuni ambienti forestali, ma in grado di adat-
fauna selvatica. tarsi benissimo anche a situazioni isolate.
È uno dei generi più melliferi, che producono un mie-
le chiaro, un po’ verdastro e amaro, ma sempre più
I sorbi apprezzato in ragione delle sue qualità sedative.
(Sorbus aria, S. aucuparia, S. domestica, S. torminalis) Occorre ricordare che nei giovani impianti lineari le
Possiedono una buona adattabilità a vari tipi di stazio- piccole piantine di tiglio andrebbero protette, per i
ni, dalla pianura con il sorbo domestico fino alla mon- primi anni, dal morso degli animali selvatici, come
tagna con il sorbo montano (S. aria) o con il sorbo lepri e caprioli, utilizzando delle apposite protezioni
degli uccellatori (S. aucuparia). Il legno più conosciuto (shelter).
è quello del ciavardello (S. torminalis), ma presentano Il tiglio selvatico (T. cordata) e quello nostrale (T.
tutti delle buone caratteristiche tecnologiche. platyphyllos) adatti dalla pianura ad ambienti alto colli-
I sorbi stanno attualmente subendo un aumento di nari o submontani freschi, fino agli ambienti montani
interesse per il loro legno di eccellente qualità, oltre a clima oceanico, su una gamma abbastanza ampia di
che per le loro potenzialità paesaggistiche, mellifere e suoli, sono di elevato valore mellifero e paesaggistico.
cinegetiche legate alle loro fioriture vistose, ai loro Il selvatico fiorisce dopo il tiglio nostrale e prima del
frutti appetibili alla fauna selvatica e alle colorazioni tiglio argentato (T. tomentosa), quest’ultimo di origine
autunnali del fogliame. I loro frutti sono commestibili americana.
e da essi si possono ottenere gelatine e marmellate. Il tiglio argentato, adatto alle zone di pianura, presen-
ta una maggiore resistenza alla siccità del suolo e del-
l’aria ed ha un accrescimento più rapido rispetto alle
due specie autoctone.
Il tiglio argentato è estremamente mellifero. I suoi
fiori, che cominciano ad apparire in soggetti di 6-8
anni, forniscono un’elevata quantità di nettare botti-
nabile, producendo inoltre grossi quantitativi di mela-
ta utilizzabile dalle api. Popolamenti in Romania forni-
scono elevate produzioni di miele di eccellente qua-
lità, che si possono attestare su rendimenti di 1.200
kg di miele per ha di impianto. Esistono opinioni
discordanti su una sua eventuale tossicità per le api.
Secondo alcuni osservatori, sembra che eserciti su di
esse un effetto narcotico, ma finora in casi sperimen-
tali studiati in Francia si è potuto constatare che è
stato molto frequentato dalle bottinatrici senza mai
Sorbo montano. causarne la morte.

Bibliografia essenziale:
- “Valore apistico delle siepi campestri” – G. Mezzalira – Sherwood n° 22, aprile 1997
- “Reconquête d’espaces agricoles abandonnés par l’étude et la plantation d’arbres et arbustes à intérêt mellifère, ornemental et cynégéti-
que” – M. Lagacherie, B. Cabannes – 1999
- “L’apiterapia: qualità e benefici dei prodotti dell’alveare” – Atti del Convegno di Lazise del Garda - 1997

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Foto di: R. Fiorentin, F. Correale Santacroce Realizzazione editoriale:


Veneto Agricoltura
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Coordinatore editoriale:
Autori: Isabella Lavezzo
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Coordinamento:
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