Altri quattro morti sul lavoro. Napolitano indignato.
Tremonti
che vuole meno vincoli sulla sicurezza, si vergognerà?
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Domenica 12 settembre 2010 – Anno 2 – n° 241
Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
PER FAR CADERE PRODI
Verbali P3: accuse a B. sulla compravendita
di senatori (anche ora il mercato è aperto)
Nomina di Marra: tutte le pressioni sul Csm
di Marco Lillo
P roprio quando si ricomin-
cia a parlare di compraven-
H a denunciato “l’imbarba-
rimento istituzionale” le-
dita di parlamentari da parte di
gato alla nomina di Alfonso
Berlusconi rispunta l’ombra
della vecchia indagine per cor-
ruzione a carico del premier.
Uno degli arrestati dell’inchie-
sta sulla P3, Arcangelo Martino,
il 18 agosto scorso ha puntato il
dito contro il Cavaliere. Il suo è
un verbale che la Procura di Ro-
ma sarà costretta a valutare con
grande attenzione pag. 2-3 z
ADRO x Inaugurato un edificio per elementari e materne intitolato a Miglio
Scuola pubblica in salsa leghista
con benedizione della Gelmini
Uno zerbino all’ingresso della scuola di Adro
Udi Furio Colombo
DIRITTI
SUL LAVORO:
ANNO ZERO
e non c’è la fabbrica non
“S ci sono i diritti” è la frase
più ripetuta del momento.
Vuol dire: “Lasciate fare
all’impresa, che sa cosa è be-
ne e cosa è male”. Per molti
questa è innovazione. Ma
non è così. pag. 14 z
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È TORNATO
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QUEI SOLDI La solitudine
dei numeri premier
di Marco Travaglio
P
rosegue il complotto del mondo intero contro
il piccolo B. Tre giorni fa, mentre lui volava a
Mosca per denunciare al “Forum
internazionale della democrazia” (un
ossimoro, vista la presenza sua e dell’amico Putin, “un
dono del Signore”) la persecuzione giudiziaria ai suoi
danni, a Parigi la Brigade Financière dava una plastica
dimostrazione di cos’è una democrazia: i suoi agenti
irrompevano nella sede dell’Ump, il partito del
presidente Nicolas Sarkozy, per perquisirla su
richiesta della Procura di Nanterre che indaga su
presunti finanziamenti illeciti alla campagna
presidenziale del 2007. La Guardia di finanza
transalpina cercava l’originale di una lettera inviata da
Eric Woerth (all’epoca tesoriere dell’Ump, oggi
di Antonella
Mascali ministro del Lavoro) all’allora ministro dell’Interno e
e Antonio Massari candidato presidente Sarkozy, per sollecitare il
conferimento della Legion d’Onore a Patrice de
Maistre, gestore dei beni della miliardaria Liliane
Bettencourt, erede dell’immensa fortuna L’Oréal,
secondo patrimonio di tutta la Francia. La lettera è
Marra a presidente della Cor- datata 12 marzo 2007. Subito dopo la Bettencourt –
te d’Appello di Milano: ora la come ha raccontato la sua ex contabile, prima di
sua “corrente” vuole proces- ritrattare tutto – consegna a De Maistre una busta di
sarlo dinanzi ai “probi viri”. È 50 mila euro per finanziare la campagna di Sarkozy
la sorte di Giuseppe Maria (prima tranche di un finanziamento complessivo di
Berruti, l’unico consigliere 150 mila euro di fondi neri). Il quale a maggio viene
di Unicost al Csm che si op- eletto capo dello Stato e nomina Woerth ministro del
pose alla nomina di Marra, Bilancio nel nuovo governo Fillon. A luglio assegna la
sostenuta invece da governo Legion d’Onore a De Maistre. A novembre la moglie
di Woerth viene assunta da De Maistre per gestire il
e “P3”. pag. 3 z
Carboni, Martino e Lombardi sulla soglia di ingresso dell’abitazione di Denis Verdini (FOTO ANSA) patrimonio Bettencourt. A gennaio 2008 Woerth
appunta la prestigiosa onorificenza sulla giacca di De
Maistre. Intanto il governo chiude un occhio sulle
enormi frodi fiscali (fondi neri nascosti su due conti
Per fermare il Caimano in Svizzera) della Bettencourt, che coi soldi evasi
avrebbe acquistato dai discendenti dello scià di Persia
Ferilli: scelgo
la vecchia
l’isola di Arros, alle Seychelles, per 19 milioni di
dollari. Ci vuol poco a ipotizzare che l’ereditiera abbia
finanziato Sarkozy in cambio della Legion d’Onore a
De Maistre e dell’indulgenza ministeriale sulle sue
guardia Pd
evasioni. Woerth nega per mesi di aver mai scritto
quella lettera, ma alla fine è costretto ad ammettere,
anche perché ne è stata trovata una copia al ministero
dell’Interno, cacciando nei guai Sarkozy. La polizia
Simboli padani dappertutto giudiziaria, cercando l’originale della missiva, proprio
E alla mensa il sindaco questo vuole verificare: se il futuro presidente la
ricevette. Nel qual caso sarebbe complice di Woerth
impone nel menu la carne in due reati: finanziamento illecito e conflitto
di maiale per tenere d’interessi (in Francia è proibito). Woerth, come
lontani i bimbi islamici ministro del Bilancio, avrebbe dovuto vigilare sulla
fedeltà fiscale della famiglia Bettencourt: ma come
di Elisabetta Reguitti poteva farlo, se aveva ricevuto soldi per Sarkozy e
stava per piazzare la moglie in casa Bettencourt?
Imessilferenziata,
simbolo della Lega sul cestino della raccolta dif-
sullo zerbino d’ingresso, sui cartelli
nel giardino, sul tetto e soprattutto impresso
Appena la Brigade Financière è entrata nella sede
dell’Ump, i vertici del partito presidenziale le hanno
consegnato tutta la corrispondenza. Nessuna protesta
sui banchi. Sulle vetrate dell’ingresso della scuola dell’Eliseo, nessuna polemica politica, nessun attacco
materna, una decorazione di bimbi uniti tra loro dal Telese pag. 5 z alle toghe rosse che vogliono sovvertire il risultato
simbolo del partito di Umberto Bossi. pag. 7 z delle elezioni, nessuna proposta di lodi o scudi per
proteggere il ministro sotto inchiesta o il presidente
sotto scacco. Strano: i lodi e gli scudi all’italiana in
preparazione nel premiato laboratorio
Morti bianche Berlusconi-Ghedini-Alfano vengono spacciati (anche
dai finiani e dal Pompiere della Sera) per misure
Strage continua: 3 morti presenti in tutte le altre democrazie, addirittura
copiate dal “modello francese”. Purtroppo da Parigi si
a Capua e uno a Pistoia apprende che in Francia solo il capo dello Stato ha
diritto al congelamento dei suoi processi, sempreché
i reati siano connessi alle sue funzioni (e non pare
questo il caso), fino al termine del mandato; ma il
CATTIVERIE premier Fillon e i suoi ministri sono cittadini come gli
altri e possono essere processati e pure arrestati (per
legge non devono essere parlamentari: niente
In un’intervista Capezzone ha
ammesso di essere immunità, nemmeno per le manette). Pertanto,
bisessuale. Gli piacciono sia gentili signori della banda del buco, le chiacchiere
gli uomini che Berlusconi stanno a zero: il vostro “modello francese” in Francia
Iurillo pag. 7 z (www.spinoza.it) non esiste. Inventatevi un’altra balla.
pagina 2 Domenica 12 settembre 2010

C
SORVEGLIANTI SPECIALI SORVEGLIANTI SPECIALI

esare e il vice-Cesare sono davvero
Nomine e appalti Berlusconi e Dell’Utri. Parola di Arcangelo
Martino, l’ex assessore socialista finito in
carcere il 7 luglio scorso insieme a Flavio Carboni e
Il testimone Pasquale Lombardi con l’accusa di aver costituito la
società segreta che tutti chiamano P3. Dopo 40 giorni
di carcere, spinto anche dalla grave malattia della
“Cesare è il premier” moglie (deceduta pochi giorni fa) il 19 agosto Martino
interrogato per otto ore ha fatto molte ammissioni.
“Un interrogatorio importante” che aggrava la
posizione di magistrati e politici coinvolti nella vicenda.
Ad esempio Alfonso Marra che ha sempre negato di
aver chiesto favori a Lombardi, anzi ha rivendicato:
“Sono stato nominato perché ero il più bravo”.
Martino racconta invece: “Costantemente Lombardi
mi riferiva di essere riuscito a ottenere posti di
prestigio per alcune persone in genere magistrati... per
merito suo Marra era diventato presidente della Corte
d’appello di Milano, Marconi presidente della Corte
d’appello di Salerno, Bonaiuto della Corte d’appello di
Napoli, Albano procuratore del Molise e altri
ancora...”. Martino tira in ballo un nome nuovo:
Giovanni Mainolfi, comandante provinciale della
Guardia di Finanza a Napoli. “Era lui ‘il maresciallo’ al
quale io e Lombardi ci riferiamo nelle telefonate.
Mainolfi - continua Martino - si era rivolto a Lombardi
per ottenere un trasferimento da Napoli e anche io mi
dovevo adoperare con Dell’Utri per questo ma per
quanto ne sappia non è stato ancora trasferito”.
Martino nel verbale dà un colpo al presidente della
Cassazione Carbone coinvolgendolo nella vicenda del
Lodo Mondadori. Dopo il convegno dei magistrati a
Forte Village in Sardegna c’era stato un pranzo da
Tullio, noto ristorante romano. “Mentre noi eravamo
rimasti a parlare nella saletta riservata, Lombardi è
andato in Cassazione ritornando non molto tempo
dopo e ci disse che non era possibile ottenere dalla
Cassazione una decisione che risolvesse
definitivamente la questione (evitare che la Mondadori
pagasse 450 milioni di imposte Ndr) ma si poteva
risolvere la questione attraverso un altro strumento
giuridico e cioè la remissione alle Sezioni Unite della
Cassazione e così in effetti avvenne...”. Le parole di
Martino sono il primo riscontro testimoniale alle
intercettazioni. E, poiché sembra che la Cassazione
abbia annullato l’ordinanza di arresto proprio perché
priva di riscontro, il “pentimento” di Martino potrebbe
salvare le sorti dell’inchiesta sulla P3. Anche se per ora,
come Carboni e Lombardi, resta in carcere. Berlusconi
-per Martino - è Cesare. In una delle 19 telefonate si
dice che “deve rientrare da Catania”. L’avvocato
Ghedini è insorto:”Berlusconi non è mai stato a
Catania tanto meno il giorno dell’intercettazione”. Era
forse Dell'Utri? Poco importa: quasi tutte le operazioni
della P3, secondo Martino, venivano fatte in nome di
Berlusconi o del vice. (Rita Di Giovacchino)

Alfonso Marra: Giacomo Caliendo: Marcello Dell’Utri:

COME ABBATTO UN GOVERNO

obiettivo l’elezione punto di riferimento il “vice Cesare”
La sua elezione alla Corte Il sottosegretario alla Giustizia Già condannato in appello per
d’appello di Milano era uno degli Giacomo Caliendo, tra i fondatori concorso esterno in associazione
obiettivi della P3. Su Marra ora di Unicost, è indagato per mafiosa, il senatore Pdl e
pende un procedimento di violazione della legge Anselmi fondatore di Forza Italia non ha
trasferimento d’ufficio per sulle avuto nulla da dichiarare ai
incompatibilità ambientale. società segrete. Il 4 agosto la giudici che indagano sulla P3.

Martino getta altre ombre sulla caduta di Prodi Martedì il Csm deve decidere se
ascoltarlo in merito alla vicenda
della sua nomina. Il Pg della
Camera ha respinto la mozione di
sfiducia contro di lui, segnando
però lo sganciamento dei finiani
Amico di Flavio Carboni, a detta
del coordinatore del Pdl Denis
Verdini, gli presentò Flavio

e parla della compravendita dei parlamentari per B. Cassazione ha intanto aperto su di

lui un procedimento disciplinare.
dalla maggioranza (si astennero).
Resta dunque sottosegretario.
Carboni, Pasquale Lombardi e
Arcangelo Martino.

Ora gli sponsor di Marra

di Marco Lillo destino. Ora Martino illumina sot- ziali sfidanti Caldoro e Cosenti- Sica e il sindaco viene convocato membro dell’Agcom costretto al- Berlusconi-Cesare sopra
to una luce diversa quella vicenda no. “Sica mi disse che aveva il di- immediatamente da Verdini che le dimissioni dopo l’indagine di a Lombardi, Martino
roprio quando si ricomin-

P
impolverata. L’ex socialista arre- ritto ad ottenere la candidatura a lo rassicura e e gli garantisce una Trani. Quando Bordon non vota e Carboni,
cia a parlare di compraven- stato come regista dell’associa- presidente della Campania per- sistemazione. Puntualmente Sica contro Prodi, Innocenzi com- visti
dita di parlamentari da par- zione segreta che mirava a in- ché”, prosegue Martino nel suo viene nominato assessore nella menta al telefono: “Se lo sono ri- con un’elaborazione

te di Berlusconi rispunta
l’ombra della vecchia indagine
per corruzione a carico del pre-
mier. Uno degli arrestati dell’in-
chiesta sulla P3, Arcangelo Marti-
no, il 18 agosto scorso ha puntato
il dito contro il Cavaliere. Il suo è
un verbale che la Procura di Roma
sarà costretta a valutare con gran-
de attenzione perché combacia
fluenzare i giudici in favore di Ber-
lusconi e a fare affari in proprio,
ha deciso di collaborare con la
magistratura. Secondo il raccon-
to fatto al pm Giancarlo Capaldo,
l’ex assessore del Pdl Ernesto Si-
ca, avrebbe spinto un imprendi-
tore amico a offrire soldi al dinia-
no Giuseppe Scalera e ad altri se-
verbale del 19 agosto 2010, “Ber-
lusconi gli doveva molto”. Il pro-
curatore aggiunto Capaldo si in-
curiosice: cosa permetteva a un
oscuro sindaco di Pontecagnano,
di pretendere dal Cavaliere addi-
rittura la presidenza?. “Sica disse
che conosceva bene Berlusconi e
che aveva dormito a lungo a via
giunta Caldoro, posto che perde-
rà solo quando il presidente della
Campania scoprirà il complotto a
base di dossier sessuali contro di
lui. Martino spiega ai pm di avere
appreso da Verdini che il vero
sponsor della nomina era Berlu-
sconi. E aggiunge sibillino: “Ber-
lusconi riteneva Sica un ricattato-
“processano” Berruti
comprato”. di Manolo Fucecchi
ECCO, BASTA sostituire i no-
mi delle due inchieste su Berlu-
sconi nate a Napoli per ritrovare
anche nel caso Sica quello sche-
ma triangolare. Se fosse vero di Antonella Mascali l’elezione del giudice, il suo ex del Tribunale si dice che nei gior- lare il suo eventuale approdo alla
quello che dice Martino, Berlu- e Antonio Massari capogruppo al Csm: a chiedere il ni prima della sentenza di appel- Consulta, è la voce che gira. Nel
sconi sarebbe il regista di una par- provvedimento nei confronti di lo per il testimone David Mills, giorno della nomina, 3 febbraio
a denunciato “l’imbarba- Berruti, l’8 febbraio, i colleghi Fa- poi condannato, Caliendo avreb-

con le vecchie ipotesi accusato-
rie sulla corruzione dei senatori
del centrosinistra per far cadere
Prodi. Il rappresentante degli ita-
liani in Oceania, Giovanni Ran-
dazzo, era stato avvicinato da Ber-
lusconi per convincerlo a lasciare
la maggioranza proponendogli
seggi e poltrone. Randazzo aveva
raccontato anche che un impren-
ditore gli aveva offerto molti soldi
per abbandonare il governo al suo
SCALERA
L’UOMO DI DINI
natori in bilico per passare con
Berlusconi. Sica, secondo Marti-
no, conservava le prove per ricat-
tare il premier e le avrebbe usate
per farsi nominare assessore in
Campania nella giunta Caldoro.
“SICA MI INCONTRÒ al bar
Riviera di Chiaia ed era partico-
larmente agitato”, ha raccontato
Martino a Capaldo. Il giovane po-
litico voleva scavalcare nella cor-
sa a governatore, gli altri poten-
del Plebiscito (residenza romana
del premier, ndr) da cui era stato
allontanato per gelosia da Paolo
Bonaiuti e dall’avvocato Nicolò
Ghedini”. Dopo questi pettego-
lezzi sul clan che conosce i segre-
ti dell’appartamento presiden-
ziale, finalmente Martino svela
l’asso nella manica del sindaco:
“Sica disse che Berlusconi dove-
va a lui la caduta del governo Pro-
di, in quanto egli si era adoperato
con l’aiuto di un imprenditore
amico di Sica e ben conosciuto da
Berlusconi a convincere previo
esborso di ingenti somme di de-
naro, alcuni senatori del centro-
sinistra a votare contro Prodi.
re. Più volte Sica mi annunciò la
presentazione di una denuncia
sulla vicenda della corruzione
dei senatori per votare contro
Prodi. Ma non l’ha mai presenta-
ta”.
QUESTE affermazioni difficil-
mente potranno essere lasciate
cadere dal pm Capaldo perché
pongono per l’ennesima volta il
problema della ricattabilità di
Berlusconi e perché i riscontri so-
no già nelle mani dei pm. Nelle
due indagini nate a Napoli nel
2007 su Berlusconi e poi archivia-
te a Roma, (sulla corruzione di
H
tita giocata su tre campi diversi
con lo stesso modulo. Per dare la rimento istituzionale” le-
spallata a Prodi il Cavaliere avreb- gato alla nomina di Alfon-
be ordinato a Salvatore Pilello, so Marra a presidente
Giancarlo Innocenzi e Ernesto Si- della Corte d’Appello di Milano:
ca, nello stesso periodo, di trova- ora la sua “corrente” vuole pro-
re un canale per foraggiare il se- cessarlo dinanzi ai “probi viri”.
natore che gli era stato affidato È la sorte di Giuseppe Maria Ber-
come preda. ruti, l’unico consigliere di Uni-
cost al Csm che si oppose alla
AL MOMENTO non risulta nomina di Marra, sostenuta in-
un’indagine sul caso della com- vece da governo e “P3”. È un al-
pravendita presunta da parte di tro tassello di una storia che fa
poco onore all’indipendenza
del Csm e della magistratura.
Il sospetto è Per la nomina del giudice, è sto-
ria nota, si era mossa l’associa-
che il sistema
bio Roia e Luisa Napolitano. Lo
accusano di aver danneggiato a
mezzo stampa l’immagine della
corrente mettendo “in discussio-
ne uno dei suoi principali tratti
identitari quale è il non collate-
ralismo”. Ma uno degli sponsor
principali di Marra è Giacomo
Caliendo, tra i fondatori di Unico-
st, sottosegretario alla Giustizia e
indagato per la P3. L’ex magistra-
to chiede insistentemente il voto
Votò contro al
Csm: è accusato
be telefonato a un membro della
Corte, per chiedergli che aria ti-
rasse. Berlusconi, presunto cor-
ruttore, temeva la conferma del
verdetto, per gli effetti negativi
sul suo processo. Insomma il sot-
tosegretario sembra messo al mi-
nistero per ingraziarsi i suoi ex
colleghi. C’è un episodio che evi-
denza la confusione dei ruoli.
Prima dell’elezione di Marra, in
un convegno di Unicost a Siracu-
sa, Caliendo si rivolge ai magi-
strati parlando al plurale:
“Noi...”. È Berruti a replicare a
muso duro: “Noi chi?. Lei è un
2010, la votazione finisce 14 a 12
per Marra.
L’elezione
di Marra
L’UNICO DI UNICOST a vo-
tare contro è Berruti. Votano a fa-
vore anche il primo presidente e
il pg della Cassazione, Vincenzo
Carbone (al telefono con Lom-
bardi si preoccupa di avere un fu-
turo garantito dopo l’imminente
pensione), e Vitaliano Esposito;
il vice presidente del Csm, Nico-
la Mancino e Celestina Tinelli.

MI FECE I NOMI dei senatori

Saccà e di Randazzo) infatti, ci so-
no altri due casi nei quali l’allora
leader dell’opposizione sembra
faccia perno
zione occulta di Flavio Carboni,
Pasquale Lombardi e Arcangelo
Martino, collegata ai vertici del
di aver messo
politico, noi siamo dei magistra-
ti”.
Nei giorni prima del plenum, tra
l’altro, la Tinelli viene vista da più
persone a pranzo, nel ristorante

FINITO SOTTO ACCUSA Andreotti e del senatore Scalera.

Mi fece vedere anche dei fogli sui
quali, a suo dire, erano segnati gli
avere seguito uno schema simile.
Funzionava così: un fidato colla-
boratore di Berlusconi contatta-
sulle donazioni
Pdl, attraverso Marcello
Dell’Utri e Denis Verdini. An-
che loro indagati. E la nomina di in discussione
Un giudice
gradito al capo
“Il molo”, in compagnia dei con-
siglieri Roia e Napolitano. Circo-
stanza che non è certo un reato.
estremi dei bonifici al senatore va un imprenditore terzo e inso- Marra, uno degli obiettivi rag- La Tinelli parla spesso anche con
di Sara Nicoli Scalera e di altri parlamentari di spettabile che offriva denaro o al- di imprenditori giunti dai nuovi piduisti, dimo- l’immagine CALIENDO comunque perse- Lombardi, intercettato. Il tribu-
cui non mi disse il nome”. Mar- tri vantaggi a un senatore del cen- stra come la logica correntizia - gue il suo obiettivo: garantire ai tarista spinge per le nomine di
inaccia querele. Nega – come si fa in questi casi – di aver “estranei” di Unicost, vertici della magistratura milane- Paolo Albano e Gianfranco Izzo
M nulla a che vedere con quanto Arcangelo Martino ha
spifferato ai Pm romani sull’affaire P3. A chi lo ha incon-
tino probabilmente non dice tut-
to quello che sa. Nel primo inter-
rogatorio aveva negato tutto. Sta-
trosinistra per abbandonare Pro-
di. Lo schema del caso Randazzo
(secondo la versione del senato- alla politica
presente anche nel Csm - quan-
do sfocia nella lottizzazione de-
gli uffici giudiziari, può favorire la sua corrente se un giudice “moderato”, gradi-
to a Berlusconi. Ci riesce. Non
al vertice delle procure di Isernia
e Nocera Inferiore. E a proposito
trato, Giuseppe Scalera, classe 1954, medico chirurgo e volta apre uno scenario ma poi re non ritenuta affidabile dal pm l’ingerenza del governo e di come avrebbe voluto. La propo- di Marra, la Tinelli risponde: “Lì è
presidente dell’Ordine dei Medici Campani, è apparso chiude il sipario sfumando la sce- romano Angelo Racanelli) è stato gruppi occulti su una parte del- sta di nomina spetta alla Quinta Berruti eh! È Berruti eh! Che ha
scosso. Lui, il parlamentare “più grigio e taciturno che si na, che così resta ancora più in- applicato anche per tentare di se- Sica ma un dato va sottolineato: a altro nome citato da Martino, a cotti, patron della Deriblok di di tutto questo sta rileggendo con le toghe. per il giudice non solo a Berruti, commissione del Csm dove, da creato il problema! Sia ben chia-
conosca”, dice chi lo frequenta tra gli scranni del Senato quietante. “Sica non mi volle durre (senza successo) Willer differenza di Bordon e Randazzo, sorpresa quel giorno non si pre- Battipaglia. Pur essendo molto vi- attenzione le parole intercettate ma anche ad altri membri del qualche anno, Berruti ed Ezia ro eh!”. E Lombardi: “Allora pure
prima e della Camera poi, si è visto piombare addosso qual- nemmeno dire il nome dell’im- Bordon . Nel primo caso Berlu- il senatore Scalera oggi è in Par- sentò. cino ai Berlusconi (Cincotti ave- in una conversazione del 2009 tra Nel gorgo Csm. Sostiene che alla futura no- Maccora (Md), danno maggior Giacomo (Caliendo, ndr) deve
cosa di più grosso di lui. E non sa come gestirlo. “Ho dato prenditore che aveva tirato fuori i sconi aveva messo in pista il com- lamento. Scalera si è astenuto il Martino non dice il nome dell’im- va affittato la villa in Costa Sme- Sica e Martino quando il sindaco delle correnti mina di Edmondo Bruti Liberati, valore al merito. Ma che le cor- vedere di poterlo scannare a que-
mandato ai miei legali di procedere contro Arcangelo Mar- soldi”. Poi continua il suo raccon- mercialista di Saccà, Pietro Pilel- giorno della caduta di Prodi. Poi è prenditore che ha tirato fuori i ralda del fratello del premier) im- di Pontecagnano, infuriato per la di Md (corrente di sinistra), a pro- renti di sinistra, Md e Movimento sto”. L’ex consigliera dice a Il Fatto
tino e contro chiunque tenda ad offendere la mia onora- to introducendo il ruolo determi- lo, amico di Randazzo. Nel secon- stato eletto alla Camera ma con il soldi ma nelle cronache dei mesi provvisamente l’imprenditore mancata candidatura gridava: “Io curatore di Milano, bisogna con- per la Giustizia, fossero contrarie di non ricordare un pranzo pre-
bilità con una squallida, fantasiosa operazione di sciacal- nante di Marcello Dell’Utri e De- do invece l’uomo messo in pista Pdl. Il capo del suo gruppo, Lam- scorsi Il Fatto aveva ricordato una nel 2008 decide di donare 295 racconto tutto dall’agosto 2007 IL FATTO ha scoperto che Uni- trapporre il “moderato” Marra. alla nomina di Marra, viene con- ciso con Caliendo “ma sicura-
laggio politico”. Diniano della prima ora, nella precedente nis Verdini. Martino avverte dal Cavaliere era Giancarlo Inno- berto Dini, invece quel giorno coincidenza: Sica era molto ami- mila euro al partito di Lamberto in poi e non faccio la fine della cost intende processare, dopo la Non deve essere eletto l’altro siderato dalla P3 un dato acqui- mente ci sono andata, e anche a
legislatura era tra i più presenti a Palazzo Madama (81,05% Dell’Utri dei propositi bellicosi di cenzi, proprio il celeberrimo votò contro Prodi. Andreotti, un co dell’imprenditore Davide Cin- Dini. La Procura di Roma alla luce puttana di Bari”. denuncia di pressioni dietro candidato, Renato Rordof, an- sito. Il vero terreno di conquista cena. Era il sotto segretario...”.
i suoi voti in aula) e viene descritto come buon amico che lui di Md. Un passato alla sono le correnti di centrodestra: Avete parlato di Marra? “Calien-
dell’attuale governatore campano, Stefano Caldoro, che lo Consob, anche per la sua profon- Unicost, e Magistratura indipen- do lo diceva a tutti che gradiva
aveva contattato per conferirgli l’incarico di monitorare la
situazione della devastata sanità regionale, poi in seguito si
sarebbe parlato anche di un assessorato. Ora, questa “bom-
ba” della P3 potrebbe rimettere tutto in discussione.
“Se anche è stato blandito con del denaro per convincerlo
“È Sica ad aver dato un aiuto a Berlusconi” da conoscenza del diritto socie-
tario, la nomina in corte d’appel-
lo, dove si possono giudicare le
società di Berlusconi, potrebbe
rappresentare un pericolo. Già,
dente, guidata da Cosimo Ferri.
C’è poi da ottenere il voto del vi-
cepresidente Mancino. Infine
quello dei “laici” di centrosini-
stra, tra i quali Celestina Tinelli,
Marra a Milano perché era il più
titolato”. Quanto a quelle telefo-
nate imbarazzanti con Lombar-
di, l’avvocato ribatte: “In
quell’ambiente tutti usano un
a passare con Berlusconi e far cadere Prodi – ricorda un suo perché il palazzo di Giustizia mi- avvocato molto vicino a Fassino linguaggio confidenziale. Io non
vicino di banco al Senato – di certo non ha fatto in tempo a i seguito parte del verbale re di Lettieri, di Caldoro e di Miller. Io cato Ghedini. Sica disse che Berlu- poli (presso l'Hotel Excelsior) sia di che riguarda quanto Sica mi aveva Voglio anche dire che Sica mi ha più e Bersani. Ferri, in grande confi-
prenderli; il governo è caduto da solo con Mastella. Poi,
però, tutti i diniani sono stati ‘ringraziati’ con la candida-
Dagosto
dell’interrogatorio del 19
2010 di Arcangelo Mar-
risposi positivamente a Marconi di-
çengogli che avrei visto cosa potevo
sconi doveva a lui la caduta del go-
verno Prodi, in quanto egli si era
Agnano sia, infine, in quella di Sa-
lerno e che vi erano al riguardo dei
detto su Berlusconi e il governo Pro-
di, ritenni opportuno riferire tutto a
volte preannunciato la presentazio-
ne di una sua denuncia sulla vicen-
lanese è l’incubo di Berlusconi.
Lì pendono i suoi processi. E an-
che la causa civile – proprio in
denza con Lombardi, non sem-
bra rappresentare un problema.
c’entro nulla con la P3, ammesso
che esista. Per me Marra era il più
qualificato”. Oggi, come a feb-
tura nel Pdl”. Scalera, però, non sa che farsene delle difese tino davanti ai pm di Roma. fare in favore di Sica. Qualche gior- adoperato, con l’aiuto di un impren- verbali dei Carabinieri. Quanto rife- Dell'Utri, in un incontro che si è svol- da della corruzione dei senatori per appello –che lo mette a rischio di E infatti Mi voterà in blocco Mar- braio, rivendica il voto “ in piena
d’ufficio: l’accusa di corruzione pesa. “Non ho mai incon- no dopo, mi telefonò Sica e (...) mi ditore amico di Sica e ben conosciu- ritomi dal Sica mi sorprese forte- to a Roma, all'Hotel Eden. So che, a votare contro Prodi, ma per quanto dover sborsare 750 milioni di eu- ra con l’eccezione di Antonio Pa- autonomia” anche Roia: “È stata
trato Martino – ha dichiarato ieri – non ho mai incontrato “A questo punto voglio riferire chiese un incontro per spiegarmi to da Berlusconi, a convincere, pre- mente, anche perché ritenevo che seguito di questo incontro, Sica fu io ne sappia, non l'ha mai presen- ro a Carlo De Benedetti, per risar- trono. I consiglieri di Unicost, in una valutazione esclusivamente
Sica, non ho mai partecipato a incontri, cene, riunioni di quanto a mia conoscenza sul ten- meglio la sua situazione. Durante vio esborso di ingenti somme di de- quanto detto dal Sica non fosse ve- convocato in Toscana da Verdini”. tata né mi ha mai mostrato alcuna cirlo dello scippo della Monda- un primo momento non sembra- di idoneità. Su questo ci metto la
qualsiasi genere e tipo con loro e con la loro cricca. Ma tativo effettuato da Ernesto Sica l'incontro, svoltosi all'interno del Bar naro alcuni senatori a votare contro ro. Comunque, per la mia vecchia bozza al riguardo” dori, grazie a una sentenza com- no tutti a favore di Marra: Rober- faccia”. Berruti alla fine di quel
soprattutto non ho mai preso un euro da nessuno e i miei contro la candidatura di Stefano Riviera di Chiaia dove si era svolto il Prodi. Mi fece il nome del Senatore amicizia con Caldoro, decisi di te- “Ho appreso ciò direttamente da prata. Dunque il cavaliere, osses- to Carrelli Palombi, Francesco voto burrascoso aveva dichiara-
conti bancari sono, sin d'ora, a totale disposizione della Caldoro. Umberto Marconi, presi- precedente incontro tra me, Mar- Andreotti e del Senatore Scalera. Mi lefonargli. Caldoro però non rispose Sica che mi disse che era stato con- sionato dalle “toghe rosse”, vuo- Mannino e Alfredo Viola, appaio- to: “Il Csm ha perso un’occasio-
Magistratura”. “Ricordo solo – continua Scalera – che, ve-
nuta meno la Margherita, come liberaldemocratici non
dente della Corte di Appello di Sa-
lerno (...) mi telefonò un giorno pre-
coni e Sica, quest'ultimo mi apparve
particolarmente agitato. Sica mi
mostrò anche dei fogli su cui, a suo
dire, vi erano segnati gli estremi dei
alla mia chiamata, ma mi chiamò
lui i giorno successivo. Io gli accennai
vocato immediatamente da Verdini
una domenica con tutta urgenza;
Dal verbale le un contrappeso. no scettici. Ma cambieranno
idea. Il capogruppo Berruti inve-
ne per dimostrare la sua indipen-
denza: c’è la richiesta di riequili-
aderimmo al Pd, sviluppando per lunghi mesi una serie di
accenti critici al governo Prodi votando, comunque, sem-
gandomi di incontrarlo. AI nostro in-
contro era presente anche Ernesto
disse che egli aveva tutto il diritto di
ottenere la candidatura alla presi-
bonifici in favore del Senatore Sca-
lera e di altri parlamentari di cui non
telefonicamente qualcosa ed egli, il
giorno ancora successivo, mi fece
Sica mi disse, che aveva noleggiato
un aereo per recarsi subito da Ver-
del faccendiere: Il sottosegretario ce è irremovibile. Preferisce Ror-
dorf. Ma se Berruti non vota Mar-
brio nella scelta dei capi degli uf-
fici giudiziari milanesi immagi-
e i suoi amici
pre insieme alla maggioranza”. “Quando la situazione si sfi-
lacciò definitivamente, come liberaldemocratici, decidem-
Sica che Marconi mi presentò come
un giovane politico, allora sindaco di
denza della Regione Campania, in
quanto Berlusconi gli doveva mol-
mi disse il nome. (...) In quella stessa
occasione, Sica si scagliò anche con-
contattare da suo cognato Ferdi-
nando Morabito, detto Nanni. lo in-
dini e che, dopo l'incontro con Ver-
dini , si sentiva tranquillizzato per-
“Affermava ra, cade l’altro obiettivo: dimo-
strare di poter controllare, attra-
nando che certe sentenze posso-
no essere diverse a seconda del
mo di non garantire la fiducia al governo Prodi. E i nostri Pontecagnano, amico di Berlusconi, to”. tro Stefano Caldoro, dicendo che contrai Morabito e gli raccontai ché Verdini gli aveva assicurato che CALIENDO, CON Unicost, è verso Unicost, il 40 per cento
non furono nemmeno voti determinanti per la caduta di che voleva da me un appoggio per era assurdo puntare su una candi- quello che mi aveva detto Sica su per lui avrebbero trovato un incarico di aver fatto lo snodo. Può influenzare circa il della magistratura associata. Bi-
dirigente dell' ufficio...”. Ecco
perché la questione morale nella
quel governo. In quell’occasione, tra l’altro, il mio non fu poter portare avanti la sua candi- “AI riguardo disse che egli cono- datura come quella, in quanto Cal- Stefano Caldoro. Qualche tempo importante. Ancora successiva- 40 per cento dei magistrati italia- sogna convincerlo. Caliendo lo magistratura non è più procrasti-
un voto contrario ma semplicemente un’astensione”. Sca- datura come presidente della Re- sceva bene Berlusconi, che aveva doro era una persona eticamente dopo, dopo l'elezione di Caldoro, fui mente, seppi da Verdini che Berlu- cadere ni. La nomina a sottosegretario invita in un bar tra dicembre e nabile. Come hanno scritto nelle
lera si è distinto, in questa legislatura, come forte soste- gione Campania. Ciò accadde pri- dormito per diverso tempo nella sua sconcertante. Sica infatti mi disse invitato a cena a Roma a casa di sconi fece ottenere a Sica il posto di va letta in quest’ottica. Da non gennaio e Berruti riferisce del mailing list decine di magistrati
nitore dello scudo al premier; suoi molti suggerimenti al In alto il senatore Scalera; ma di conoscere la scelta di Berlu- casa di Roma in Via del Plebiscito, che Caldoro frequentava transes- Morabito . Alla cena era presente assessore nella Giunta Regionale, l’esecutivo di sottovalutare poi che è stato ma- “pressing” ai colleghi del Csm. sconcertati dalle scandalo P3 ma
deputato Brigandì per la stesura della prima bozza del le- sotto l’ex assessore campano sconi su Caldoro e quando erano da cui era stato allontanato per ge- suali ed era stato sorpreso in incon- Morabito con la moglie, insieme a ma che Berlusconi riteneva Sica un gistrato a Milano per oltre 30 an- Qualcuno inizia a delegittimarlo: anche dalle vicende legate ai casi
gittimo impedimento, passato poi con il voto di fiducia. Ernesto Sica (ANSA) ancora in discussione le candidatu- losia di Paolo Bonaiuti e dell’avvo- tri clandestini sia nella zona di Na- Stefano Caldoro. Per quello invece ricattatore e come tale inaffidabile. centrosinistra” ni. Conosce tutti. Nei corridoi vuole votare Rordorf per agevo- “De Magistris” e “Forleo”.
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Votate e commentate
sul nostro sito:
ilfattoquotidiano.it
Scegliete il più adatto a battere il Caimano
CHI DI QUESTI PUÒ FERMARE BERLUSCONI?
36%
28%
24%
5%
4%
2%
1%
Totale Votanti: 60.000 Ecco i risultati del nostro sondaggio aggiornati
ieri sera in chiusura di giornale. Ma potete continuare a votare.
CERCANDO UN VINCENTE
Oltre sessantamila i voti. In testa Grillo. Seguono
Di Pietro e Vendola. Fini supera Bersani
I commenti
dei lettori
da ilfattoquotidiano.it
è MI DISPIACE per Bersani
ma con Fassino e D’Alema di
strada ne farà poca. Mi chiedo se
sia così difficile capire che con la
scelta seguita fino a qui lo
smembramento di quel che resta
del Pd è assicurato. Invece di fare
inviti a Schifani o a Bonanni il
dovere era di sentire i giovani che
avrebbero avuto molte cose da
dire e da consigliare ma invece
chi protesta viene indicato come
”squadrista” complimenti!
Marco Fischia
è VABBÈ dai giochiamo. Primo
ministro: Bersani. Economia:
Fassina (Stefano segreteria Pd).
Interno: Vendola (vice premier).
Esteri: De Magistris. Sviluppo
economico: Tabacci. Pari
opportunità: Bindi.
Infrastrutture: Di Pietro. Scuola:
Puglisi (Francesca, segreteria Pd).
Sanità: Marino. Lavoro: Damiano.
Comunicazioni: Orfini. (Matteo
segreteria Pd). Giustizia:
Finocchiaro. Difesa: Donadi gli
altri da vedere.
Valerio
è IL PROBLEMA dell’Italia
non è Berlusconi. Berlusconi è
solo una delle conseguenze a cui
ci ha portato la nostra cultura
bacata. Il problema dell’Italia è
molto più esteso e complesso e
non credo che sostituendo
Berlusconi con qualcun altro
(chiunque altro) la situazione
cambierebbe. O meglio, per dirla
con Tomasi di Lampedusa,
cambierebbe per rimanere
uguale. L’unica cosa che potrebbe
davvero cambiare l’Italia è una
bella sonora rivoluzione
(culturale essenzialmente). E mi
sembra che purtroppo siamo
troppo lontani dal poterla
realizzare. Quindi alla domanda
“Chi può fermare Berlusconi?”
mi sento di rispondere
“solamente noi”.
Esclusa
è I POPOLI di Star Trek e loro
principale caratteristica: Piddini =
sonnambulismo. Vendoliani =
idolatria. Grillini = fanatismo.
Dipietristi = alterigia. Finiani =
S
u ilfattoquotidiano.it abbiamo
chiesto a chi affidereste la
missione di fermare l’uomo che da
oltre un quindicennio tiene in ostaggio la
politica italiana. Anche se il Pd è il maggior
partito di centrosinistra, il suo leader
continua a non convincere i nostri lettori,
che gli danno solo il 2%. A lui viene
Beppe Grillo
Antonio Di Pietro
Nichi Vendola
Gianfranco Fini
Nessuno di questi
Pier Luigi Bersani
Marco Pannella
voltagabbanismo. Radicali =
benaltrismo.
Torquemada58
è IO HO SCELTO Di Pietro
per due ragioni principali: non
parla in politichese ma usa un
linguaggio semplice anche se
folkloristico e, soprattutto, ama
la verità e odia le ingiustizie. Gli
consiglio comunque di non
scendere a compromessi
sposando quelle scelte del Pd che
disorientano l’elettorato di
sinistra.
Antonella Brandani
è ANTONIO Di Pietro è
l’allenatore della mia squadra
ideale, fatta di gente pulita,
onesta, capace, determinata e
coraggiosa: Capitano Luigi De
Magistris ha tutti i requisiti per il
“Berlusconi è
solo una delle
conseguenze
a cui ci ha
portato la
nostra cultura
bacata”
ruolo. In squadra: Matteo Renzi,
Nichi Vendola, Grillo, Debora
Serracchiani, Sonia Alfano,
Pancho Pardi con Bersani e Bindi
in difesa.
Rosemary Read
è UNA FEDERAZIONE di
Sinistra tra Pd, Idv, e Vendola in
cui quest’ultimo riesca ad
imporre una leadership di
mediazione e di colloquio con i
giovani del Pd, come Serracchiani
e Civati. Sarebbe anche decisivo
l’apporto di Grillo che con un
intesa del genere potrebbe anche
starci, se riesce a contenere la
propria definiamola instabilità
antipolitica, cosa che non so se
farà. A questo nucleo potrebbero
unirsi in un secondo momento
Radicali, Verdi e Comunisti vari,
più o meno in quest’ordine.
IL SONDAGGIO
preferito Fini, con il 5%. Anche se, per chi
ha votato sempre in quella direzione, non
sarà facile dimenticare il passato “nero” del
presidente della Camera, soprattutto
l’acquiescenza con cui ha votato molte delle
leggi vergogna imposte dal Cavaliere.
Qualcuno dà ancora fiducia a un vecchio
leone come Pannella. Ma soprattutto si
Pier Luigi Bersani
Pro Ha alle spalle una
solida politica di
sinistra.
Contro Fa sembrare il
Partito democratico in
crisi di identità.
Beppe Grillo
Pro Ha riempito le
piazze con iniziative di
protesta come il Vday.
Contro Non è percepito
come un politico serio
e affidabile.
Ancora più decisivo è il recupero prendere posizioni. Di Pietro? È il
dell’astensionismo di sinistra e n. uno con De Magistris, ma per
l’apporto al voto di quelli che pur vincere deve anche fare un po’ di
rientrando in tale area non si populismo (che non è nel suo
riconoscono neanche nei dna). Fini? fascista, missino,
leader/partiti succitati. Sarebbe pidiellino, liberale: no comment.
lo scenario meno peggiore, Beppe Grillo? È un grande, ma è
ascrivibile quasi a sogno, ma comunque un comico, che ci fa
temo tale resterà. ridere amaro. Io lo vedo come un
Gianluca giudice o un professore, pronto a
bacchettare chi sbaglia. Nichi
è LA QUESTIONE morale è Vendola? Non l’ho mai visto
stata posta da Enrico Berlinguer. come leader. Pannella? grande
Nichi Vendola personaggio, ma troppo avanti
Saverio con gli anni. Chi propongo? De
Magistris. È giovane, intelligente,
è DI PIETRO , è l’unico per come Di Pietro conosce la
grinta, coerenza e capacità. politica italiana senza essere un
Oltretutto sa imparare politico di professione.
velocemente dalle situazioni e ha Luigi
una capacità di lavoro
impressionante. Sa combattere, è LA DOMANDA è una sola:
ma ha saputo anche accettare esiste una Politica in questo
cose che non gli piacevano (e lo
ha detto ad alta voce) pur di
creare una coalizione che
eliminasse il caimano dalla vita
“Ci vorrebbe una
politica del Paese, un uomo
assolutamente nefasto per i
federazione di
valori che rappresenta e agisce e
che sono in contrasto con quelle
Sinistra tra Pd,
di Di Pietro: salvaguardia della
democrazia, trasparenza e pulizia
Idv, e Vendola
nella vita pubblica, rispetto delle
regole condivise, rispetto della Con l’apporto
persona e decoro della nazione.
Gianna Bassi determinante
è L’UNICO veramente in grado di Grillo”
di battere l’innominato è senza
alcun dubbio De Magistris.
Mario paese? La risposta è no,
miseramente no, quale che fosse
è VOTO Sergio Chiamparino il volto imbonitore negli ultimi 15
(Sindaco di Torino) perché anni, da D’Alema a Prodi, da
conosce e affronta i problemi del Fassino a Veltroni, da Casini a
Nord senza il fanatismo della Vendola , dalla Bindi alla
Lega. È favorevole a un Pd meno Finocchiaro, i relitti di un Pci e di
centralizzato, più flessibile e una Dc incapaci di ”pensare” a un
attento alle realtà locali con Sistema Paese hanno dato ampia
struttura Federale Regionale : prova di essere inefficaci, inutili,
consentirebbe anche di dannosi per intero e uno alla
valorizzare le differenti vocazioni volta. Avere avuto il fegato di
e realtà regionali e anche i molti presentare l’affossatore dell’Iri
personaggi validi che crescono in come premier la dice lunga sulle
Pd a livello locale. È in linea reali capacità di una politica che
inoltre con la concretezza di sia socialdemocratica. Un
Vendola per una politica di Demitiano salvatore dello Stato è
riqualificazione e rilancio del stata la cosa più ridicola che ho
Meridione dovuto sopportare nell’Ulivo.
Corrado Tomassini Oggi ci si chiede se esista una
personalità slegata dal passato
è BERSANI?? Parla, parla ma nefasto che possa interpretare
non conclude niente. Non vuole ed impersonare un disegno
cercano figure percepite come davvero
alternative, come Vendola, Di Pietro e
Grillo. Neanche loro nuovissimi ma
comunque noti all’opinione pubblica.
Diversi tra loro pronti ma con la stessa
voglia di strappare il potere a B. Questi i
nomi che proponiamo pronti però ad
allargare il ventaglio.
Antonio Di Pietro
Pro È stato il vero
oppositore del premier
in questa legislatura.
Contro È incapace di
creare alleanze e
aggregazioni.
Marco Pannella
Pro Sue le più grandi
battaglie italiane:
divorzio e aborto.
Contro Fa parte di un
altro mondo, un’altra
cultura politica.
politico che sia non solo utile ma
perfino praticabile e la risposta
continua ad essere no, non esiste
perchè la radice comune dei vari
pensatori da salotto televisivo li
rende Indegni di rappresentare le
Ragioni dei Cittadini, senza
distinzione di credo ed di
appartenenza. Che sia il peggio
del peggio quello che abita a
Palazzo Chigi non mi consente di
pensare ad un ” meno peggio” o a
un “meno screditato”. Azzerare
per intero la classe politica,
mandare a casa gli
ultraottantenni mafiosi e la
pletora di aguzzini a servizio del
ducetto brianzolo è la sola
questione sulla quale poter
seriamente lavorare e per la
quale la società civile dovrebbe
fare fronte comune.
Daniele Presutti
è VOTO VENDOLA sapendo
che è un sogno. I sogni sono i veri
antagonisti della non politica di
tipo aziendale pragmatico
affarista che da 15 anni ci tortura.
Il vecchio slogan la fantasia al
potere può tornare a farci
sperare. È la speranza che ci
viene tolta adesso dopo aver
tolto a milioni di operai quel
poco di benessere che gli era
stato fatto solo assaggiare.
Speranza e voglia di riscatto sono
inseparabili, perciò Vendola, per
la sua diversità, per i diritti, per
una gestione della politica che ci
dia una vita che valga la pena di
affrontare.
Oscar
è LA GENTE è affascinata dal
“capo” e da sempre i grandi capi
sono grandi oratori e
comunicatori nel bene o nel male
a torto o ragione, va da sè
comunque che passando da
Hitler a Fidel Castro per finire ad
Obama la gente ama chi riesce ad
entusiasmarla, chi gli provoca un
brivido. In conseguenza Vendola
è per me l’unico candidato
possibile perchè oltre a dire cose
di sinistra riesce ad esprimerle
con un’oratoria incredibile che
affascina e trascina le platee. Non
me ne voglia nessuno, ma il
sindaco Renzi ha ragione quando
dice che troppi sono da sbadiglio,
se a Vendola verrà data la
possibilità di confronto pubblico
Domenica 12 settembre 2010
Gianfranco Fini
Pro Vuole fondare un
partito di destra
moderno.
Contro Ha votato tutte
le leggi ad personam
del Cavaliere.
Nichi Vendola
Pro Da outsider ha
vinto le Regionali in
Puglia nel 2005 e 2010.
Contro Non ha un
programma politico
solido e convincente.
pari a tutti gli altri pretendenti
non ce n’è per nessuno. Se poi
farà bene è impossibile dirlo, ma
la domanda del Fatto Quotidiano
non è questa.
Carlo
è CREDO che la soluzione sia
nel riamalgamare le varie anime
della sinistra quella con la “S”
maiuscola, quella che ha come
priorità il lavoro e le politiche
sociali magari sotto la guida di
Nichi Vendola. Naturalmente
numeri alla mano questo non può
bastare e quindi bisognerebbe
creare un programma che
coinvolga Di Pietro, Beppe Grillo
e coloro i quali all’interno del Pd
abbiano proposte serie e
riformiste, quelle anime che non
sono legate alla vecchia politica
(vedi D’alema) e che non hanno
“Con inviti a
Schifani o
Bonanni lo
smembramento
di quel che resta
del Pd è
assicurato”
come massima aspirazione la
“poltrona” a tutti i costi ma gli
interessi del paese. Penso,
inoltre, che un candidato premier
donna possa esser visto come un
segno di modernità e svolta
rispetto alla vecchia politica.
Filippo
è CI METTIAMO un politico a
sconfiggere un politico? ma siamo
matti? ma se hanno avuto 16 anni
per mandarlo a casa e non lo
hanno fatto, secondo voi lo
faranno mai? per scongiurare una
dittatura ci vuole gente seria,
gente consapevole, gente che
vive tra la gente e non gira con le
guardie del corpo o in auto blu in
poche parole ci vuole un comico
lo paghi e ti fa ridere quelli li paghi
e ti fanno piangere
Paolo Mad
Domenica 12 settembre 2010
Da Vendola a Bersani,
tutti i candidati
alle primarie
“MA IO SCELGO ANCORA
LA VECCHIA GUARDIA
La Ferilli a tutto campo: “Di Pietro? Mi fa paura. Grillo? Non gli
metto il Paese in mano perché mi fa ridere”
di Luca Telese
hiedi un’intervista a Sabri-
C na Ferilli sulle primarie, e
lei subito ti spiazza: “Guar-
da, vorrei dire no, ma come
faccio? A Natale ho regalato sei
abbonamenti al Fatto”. La Ferilli
sfoggia una passione da analista
che fa pensare alla nota di Stefa-
no Folli sul Corriere della Sera: cita
interviste, dichiarazioni, discor-
si, brandelli di autobiografia da
giovane militante della federa-
zione giovanile del Pci negli anni
Settanta. Poi quando si passa al
gioco (mica tanto) delle prima-
rie regala ritratti caustici e intri-
ganti su tutti i concorrenti.
Stai seguendo la crisi?
A casa ho già vinto una scom-
messa da... analista politica. Ero
certa che non si andasse a votare,
così è stato.
Anche quando tutti scriveva-
no il contrario?
Nel centrodestra, prevalgono gli
interessi personali. E seguendo
questa bussola era inevitabile
che trovassero un punto di in-
contro per non farsi male. Dopo
Mirabello dicevano ‘Al voto, al
voto’, poi sono bastate 48 ore e
hanno fatto una capriolona.
Stanno perdendo coerenza?
Lo fanno tutti giorni. Sembrava
che si dovesse morì per il proces-
so breve! Poi Berlusconi una
mattina dice: ‘Non è più così im-
portante’. Ma come? È una farsa.
Nell’ultima mesata non c’è una
cosa su cui il governo non abbia
fatto marcia indietro.
Giochiamo a cosa dovrebbe
fare l’opposizione.
Semplice: spiegare al Paese che
l’Italia oggi è come una casa sen-
za tetto in cui piove dentro. Sia-
ANNIVERSARIO A PIETRASANTA
LE GIORNATE DEL FATTO, TRA FOLLA E LIBERTÀ. E OGGI IL GRAN FINALE
di Federico Mello
Pietrasanta (Lucca)
settembre la Versilia aspet-
Adell’estate.
ta senza ansia la fine
Sulla costa poche
macchine in giro, tante bici e
una spiaggia ancora piena no-
nostante il vento già fresco.
Poi arrivi a Marina di Pietrasan-
ta, e più ti avvicini al parco del-
la Versiliana, più le strade si po-
polano: famiglie con passeggi-
no, coppie di turisti, gruppi
sparsi. La locandina della festa
del primo compleanno è su
tutti i muri, chiunque ha in ma-
no una copia del giornale e si
parla dell’incontro di venerdì,
con Stefano Disegni e i “catti-
visti” di Spinoza; ci si prepara
per l’incontro del pomeriggio
che parte puntuale, alle 17 e
30. Tema impegnativo: “Dio è
laico?”. La location perfetta: “Il
paradiso me lo immagino co-
sì”, esordisce Don Andrea Gal-
lo alzando lo sguardo e goden-
dosi un applauso. Parla
dell’arena di oltre mille posti –
I
candidati già certi, o molto probabili,
alle primarie che verranno. Mentre i
lettori del Fatto continuano a invocare
le consultazioni popolari, aumentano i nomi
che correranno a livello nazionale e locale.
Alle primarie per il candidato premier sono
candidati certi Pier Luigi Bersani e Nichi
Vendola. Probabile la discesa in campo di
DEL PD”
mo sotto l’uragano della crisi,
senza riparo, l’Italia è la metafora
dell’alluvione.
Quindi il primo slogan per il
candidato leader?
Gli italiani hanno diritto ad esse-
re governati.
Tu questa estate hai preso
una posizione pubblica con-
trocorrente per difendere il
sindaco di Bologna Del Bono.
Sì, non si doveva dimettere. E
non perché sia immacolato, ma
perché bisogna avere il senso
delle proporzioni. Qui si dimet-
tono solo quelli di sinistra.
Non senza motivo.
Sì, ma si rischia di rendere tutto
indistinto. È vero che parcheg-
giare nel posto degli invalidi è in-
fame. Ma si può paragonare per
gravità a Scajola? Ecco, la sinistra
invece che pagare le multe si di-
mette, e la destra, invece che di-
mettersi fa finta di niente.
Proviamo a raccontarla, allo-
ra, l’opposizione vista dalla
Ferilli.
Bisogna finirla di depotenziare la
forza del Pd con l’autolesioni-
smo”.
A chi ti riferisci?
L’hai capito benissimo, a Renzi.
Dice che bisogna rottamà i vec-
chi del partito? Ma scusa, Renzi,
vorrei chiedergli: sei bravo per-
ché sei giovane?
Ma Renzi non è in campo per
le primarie.
Allora prendiamo Di Pietro. Te la
dico così: lo vedo e mi metto
paura. Io ho il terrore di Di Pietro
quando parla.
Addirittura.
C’è dentro la sua lingua il germe
dell’antipolitica, che non mi è mai
piaciuto. Dici tante cose giuste,
certo. Ma la voglia di sfasciare tut-
tutti occupati – circondata dal-
la pineta. Il dibattito è serrato.
Conduce Loris Mazzetti, a in-
crociare i fioretti Paolo Flores
d’Arcais, Massimo Fini e, ap-
punto, il “prete da marciapie-
de” Don Andrea Gallo.
LA LAICITÀ e la fede, sono
temi che calzano a pennello
per l’11 settembre, con l’attua-
lità del reverendo Jones e la sua
provocazione di bruciare il Co-
rano per l’anniversario delle
to è superiore a ogni altra cosa.
E Grillo, allora, come ti pare?
Ma tu hai capito se Grillo vuole fare
davvero il leader politico? Io no.
Ha fondato un movimento poli-
tico, ha preso l’8% in Emilia Ro-
magna, cosa deve fare di più?
Sì, ma l’equivoco resta. Io lo va-
do a vedere volentieri se fa il suo
spettacolo, pago venti euro e mi
siedo in poltrona contenta. Non
è che lo vado a votare e gli metto
Ricette
semplici
“ Per vincere,
smettiamo di
parlare di noi. E
cominciamo a
parlare bene di
noi. E poi usiamo
il buon senso
ridere.
Ha parlato per primo di
”
il Paese in mano perché mi fa
temi importantissimi:
l’ecologia, i poteri forti...
Per carità. Ma io oggi voglio
sentire cose giuste, non buo-
ne. Non si può gestire un pae-
se come l’Italia con le battute. E
poi c’è un’altra cosa che proprio
non mi va giù, sia in Grillo che Di
Pietro.
Quale?
La vogliamo chiamare l’estetica
dell’ingiuria? Ma davvero qual-
Twin Towers; e con le polemi-
che di casa nostra: l’apertura
del cardinale Tettamanzi a una
moschea a Milano (“Milano ga-
rantisca a tutti il diritto di cul-
to”) e la risposta di Maroni
(“Non sono un costruttore di
moschee”). Chiaberge riporta
la discussione che si è scatena-
ta su ilfattoquotidiano.it in segui-
to a un suo post: citando le ul-
time teorie del fisico Stephen
Hawking, che escludono
“scientificamente” la presenza
Dibattiti
su religione,
giustizia
e satira,
seguiti
da migliaia
di fan
PROTAGONISTI
Sergio Chiamparino, che ieri ha smentito
(blandamente) un suo ticket con Vendola.
Dovrebbe partecipare anche Emma Bonino,
che invoca “primarie senza preclusioni”.
Crescono i nomi sicuri nelle città, in vista delle
Comunali della prossima primavera. A Milano,
il Pd ha scelto l’architetto Stefano Boeri, che
se la vedrà con l’avvocato Giuliano Pisapia, ex
cuno pensa che con i ‘vaffancu-
lo’ – scusate il termine – si va da
qualche parte?
E Fini? Come ti pare?
Come tanti altri, sento il suo di-
scorso di Mirabello, non mi per-
do una parola, e lo trovo assolu-
tamente lucido. Però... la cosa
che gli vorresti chiedere è: ‘Ahò,
ma chi ce stava con Berlusconi,
fino a ieri, tu o noi?’
Tutti i leader italiani prima o
di Dio, Chiaberge si dice equi-
distante da chiunque professi
una verità assoluta, laicismo è
piuttosto “diffidenza verso
chiunque professi verità asso-
lute, comprese quelle scientifi-
che”, poi aggiunge: “Tra laici e
credenti dobbiamo trovare le
cose che ci uniscono e non
quelle che ci dividono”. Flores
d’Arcais sfodera la sciabola: “Ci
siamo evoluti dalle scimmie” –
“male” urla qualcuno dalla pla-
tea – “e come non si può pen-
sare che il cervello della scim-
mia sopravviva alla morte del
suo corpo, ugualmente folle è
pensarlo dell’uomo”.
LA FEDE aggiunge, “è una
forma di superstizione”. Tocca
quindi a Massimo Fini: “L’evan-
gelizzazione porta in nuce il to-
talitarismo dell’Occidente”.
Chiude Don Gallo, che accusa
le gerarchie della Chiesa, col-
pevoli anche di aver “annienta-
to” la teologia della Liberazio-
ne, e anche Comunione e libe-
razione (“è una Chiesa privata
deputato per il Prc, e con l’ex presidente della
Corte costituzionale, Valerio Onida. A Napoli,
già due i candidati Pd: l’ex sottosegretario agli
Esteri Umberto Ranieri e Nicola Oddati,
assessore comunale alla Cultura. A Bologna, è
ormai certa la discesa in campo del
democratico Maurizio Cevenini, consigliere
regionale.
poi hanno cambiato opinione.
Certo: se estrapoli quello che di-
ce, è tutto giustissimo. Ma non
posso accettare l’idea che Berlu-
sconi e i suoi giornali siano di-
ventati dei mostri, da ieri. A de-
stra Fini è il più affidabile, ma
non lo potrei votare mai.
Tu hai un debole per la vec-
chia guardia del Pd...
E pensi che mi vergogno? Per me
sono i più bravi: D’Alema, Ber-
sani, Fassino...
Parliamo di Bersani...
È stato un ministro fantastico: le
lenzuolate, le liberalizzazioni,
pensa solo alle parafarmacie,
che prima di lui nemmeno
esistevano...
È adatto a fare il premier?
Guarda, ha qualche proble-
ma di comunicazione. (Ri-
de, imita la cadenza emilia-
na) “Bisciogna fare quesc-
ta coscia qui, per anda-
re in quel poscto lì,
perché fascendo
coscgì... Gli man-
ca un po’ di chia-
rezza, ecco. Pe-
rò il primo pro-
blema dell’Ita-
lia è cancella-
re questa bu-
rocrazia, e lui
questo lo sa
Sabrina Ferilli
(ELABORAZIONE DA FOTO LAPRESSE)
e nessuno dice un cazzo”).
Il dibattito su Fede e Laicismo si
fonde con quello a seguire: “Ar-
te e libertà di espressione”. In-
tervengono Giuseppe Venezia-
no (autore della Madonna del
Terzo Reich); Don Giuseppe Bil-
li, curatore di arte contempo-
ranea e il critico d’arte Luca
Beatrice. Folla anche a sentire
Bruno Tinti che parla su “Giu-
stizia ad personam”, attacchi
alla Costituzione e proposte
anticorruzione.
La sera è digitale. Si parla de “La
nostra Rete”, con il direttore
del fattoquotidiano.it Peter Go-
mez. Oggi, il gran finale. In mat-
tinata con politici e giornalisti
(Di Pietro, Granata, Fava, Ren-
zi, Travaglio) che si confronta-
no su “convivere con la corru-
zione?”; poi le “Beffe e burle” di
Vergassola e Vauro e infine il sa-
luto: “I fatti di un anno”, con il
direttore Padellaro, Travaglio,
Colombo, Telese, Beha e la re-
dazione. Per una festa incredi-
bile così come il primo anno
del Fatto.
pagina 5
fare bene.
E Vendola?
È molto bravo, è un ragazzo ca-
pace, parla meravigliosamente,
sa emozionare. E poi, ai miei oc-
chi, ha un altro grande pregio: ha
fatto in tempo a fare le scuole di
partito. Infatti, è di destra l’idea
che ci si poteva improvvisare po-
litici dal nulla.
Ce l’hai con le veline?
No, guarda, non ho nessun pre-
giudizio verso chi viene dal mon-
do dello spettacolo. Però, prima
di parlare, studia dieci anni! Non
è possibile avere un personale
politico che viene dal mondo
delle soubrette e del manicure.
Ecco il pregiudizio.
Al contrario: ma se per fare quei
mestieri devi fare la gavetta, co-
me può non essere il contrario
per fare la politica?
Tu a Frattocchie ci sei passata...
Uhhh!!! Prima ancora di iscriver-
mi alla Fgci, ci andavo sempre,
attaccata dietro a mio padre.
E la gavetta della politica l’hai
fatta.
Avoglia! Quanti manifesti, quan-
te riunioni... E poi i giri per i pae-
si, assieme a Luigina, una mia
amica che aveva la Dyane. Met-
tevamo le trombe dei megafoni
sopra il tettuccio, e giravamo: a
Tiberina, a Nazzano. A Castella-
na a ripetere: ‘Alle ore otto, nello
spazio della festa, interverrà il
compagno Pajetta!... Pensi che
fosse facile? Dovevo vincere la ti-
midezza.
E mi racconti tutto questo
per dire cosa?
Che i politici sono come i cardio-
chirurghi della società. Se tu ti
devi operare al cuore chiedi se
ha la mano ferma, mica cerchi
uno che strilla forte.
Confessa: sei sempre una fan
di D’Alema.
E lo dico con orgoglio! Continua
ad essere uno dei leader più ca-
rismatici e più preparati d’Euro-
pa. Uno che quando parla non
puoi non starlo a sentire.
Non ci hai ancora detto per
chi voterai alle primarie.
Non ti basta? Credo che sia chia-
ro che per me deve essere uno di
questi quattro.
Il berlusconismo per te è fini-
to o no?
Io non so se sia finito. So che in
questi dieci anni ha brillato co-
me una fiamma, bruciando per
autocombustione sopra le spalle
della gente. Adesso so che la
fiamma si è spenta.
E allora?
E allora la prima regola è finirla di
parlare di Berlusconi. Il suo po-
tere è ancora così forte, che qual-
siasi cosa sia stata detta contro di
lui in questi anni, lui l’ha maci-
nata e digerita. Perché non pro-
viamo a parlare di noi, per una
volta, a dire – ride – quanto sia-
mo più bravi, più forti, più belli?
È questo il passo avanti?
Si può vincere, e raggiungere il
50%, e rimettere su il tetto della
casa in cui ora piove, solo con
una dote che di questi tempi non
abbonda.
Quale?
Il buon senso. Ti pare poco?
pagina 6
Pannella: “B. fa paura”
Di Pietro: “È una persona
malata psichicamente”
FINI TORNA ALL’ATTACCO:
“VOTO SUL PREMIER IN AULA”
“Perché cerca 316 voti?” Bossi: “Spero torni in ginocchio”
di Sara Nicoli
ontani. Uno in Russia
L dall’amico Putin, l’altro in
Canada, a Ottawa, e pur
sempre vicini. Per non per-
dere l’abitudine di tenere alta la
temperatura dello scontro, ieri
è stata la volta di un nuovo botta
e risposta tra il Cavaliere e il pre-
sidente della Camera. Il primo,
al telefono dalla dacia sul lago
Valdaj del presidente russo, ha
detto ai fedelissimi riuniti a
Gubbio che di fare “governic-
chi” (tecnici, ndr) non ne vuole
sentir parlare, che questa crisi
che si è aperta è un “delitto” e
che, insomma, il dovere del go-
verno è quello “di andare avan-
ti”. E nel frattempo Bossi ripro-
pone il gesto del dito medio ver-
so Fini e dichiara che vorrebbe
vederlo “tornare in ginocchio”.
Da Ottawa il presidente della
Camera ha risposto con una
puntura, neppure tanto di spil-
lo: “Le parole che il premier pro-
nuncerà a fine settembre do-
vranno essere sottoposte al vo-
L’intervista Ignazio La Russa
“Da solo non va oltre il 3 per cento”
a quante cazzate avete
“M scritto?”. La voce del mi-
nistro Ignazio La Russa, al tele-
fono, anche quando scherza
(ma mica tanto) è inconfondi-
bile. Due giorni fa, su questo
giornale, Sara Nicoli e Davide
Vecchi hanno raccontato della
diaspora degli ex An verso Fu-
turo e libertà in Lombardia.
Adesso La Russa chiama ed è un
fiume in piena: “Ditegli che
vengano a fare un giro in mac-
china con me, andiamo a trova-
re tutti i i dirigenti, uno a uno,
vedrà quanti sono rimasti con
noi!”. E così l’intervista può ini-
ziare, senza troppi giri di paro-
le.
Noto che ci legge con atten-
zione, ministro.
“E che c’entra? Vi leggo, ma mi-
ca voto come voi”.
Non siamo un partito.
Sarà. Ma io so che le cose non
stanno come dite. La prossima
volta che scrivete di Lombar-
dia sentite anche la fonte più
importante in materia.
E cioè?
(Ghigno) Io.
Perché, non c’è un’emorra-
gia di dirigenti?
Macché emoraggia!.
Tutti felici nel Pdl?
Non dico questo. Con Fini sono
andate diverse persone, molti
delusi, molti scontenti che nei
partiti ci sono sempre. In tota-
le, però, sono pur sempre la
metà di quelli che erano andati
con Storace. Si ricorda quanto
ha preso Storace?
Il 2%. Ma questa volta non
sarà diverso?
Ignazio La Russa visto
da Manolo Fucecchi
“P
er Simon Weil amicizia e amore
sono costituiti dalla costanza
dell’attenzione che si dedica
all’altro – ha dichiarato il leader radicale Marco
Pannella – e quindi non nascondo che Silvio Berlusconi,
per l’attenzione che gli ho sempre dedicato dal 1993 a
oggi, adesso fa letteralmente paura”.
Quello che intendeva Pannella, in diretta ai
Nella foto Gianfranco Fini. Sopra Bossi. In basso Santoro (FOTO ANSA)
to. Altrimenti che cosa cerca a mo 30 settembre Berlusconi sa-
fare il sostegno di 316 deputa- rà in Parlamento dove farà una
ti?”. Ecco, per dirla con il por- dichiarazione che verrà sotto-
tavoce di Fini, Fabrizio Alfano, posta al voto dell’aula. In caso di
non è che Fini ha chiesto un vo- bocciatura, evidentemente il
to, è solo che nella logica par- governo non avrà più la maggio-
lamentare, se uno vuole andare ranza per governare e si aprirà
ad una conta su un programma, una crisi a cui Napolitano – se-
si prevede che questo debba es- condo quanto finora non smen-
sere votato. E, infatti, il prossi- tito – avrebbe intenzione di ri-
Senta, mettiamo fine alle leg- scorso di Mirabello è la battu-
gende metropolitane. Prima
della nascita del gruppo ho da-
ta di Fini su Forza Italia allar-
gata. Quella brucia…
to a Berlusconi un foglietto con Lo sa che Fini lo diceva pure
scritti sopra i nomi di quelli che prima? È il motivo per cui se
secondo me sarebbero andati. n’è andato.
Sa di quanto ho sbagliato? Allora faccia la sua scom-
Ecco, me lo dica lei. messa. Quanto prende? I
Margine di approssimazione ze- sondaggi dicono il 6%.
ro. Ho centrato il numero esatto Meno. Ma non faccio giochi,
e tutti i nomi tranne due. solo ragionamenti politici.
Si diceva non più di quindici Ragioniamo, allora.
invece sono più di trenta. Aveva solo una strada per con-
Gliel’ho detto. Io ho azzeccato tare di più. Entrare nel gover-
il numero esatto dei nostri. Poi no. Non ha voluto.
ci sono quelli che venivano da Ma ora lei è d’accordo sulla
fuori An: la Moroni, Della Ve- richiesta di dimissioni?
dova. Non era compito nostro. I regolamenti della Camera
Ma voi avete scritto un paio di non lo prevedono.
balle incredibili. Quindi è contrario?
Quali? Non ho detto questo. Dico che
Che Berlusconi ci tratterebbe non si può chiedere. Penso che
male. Figuriamoci se si arrabbia Fini da sé può capire che quella
con noi! Stiamo allargando la sarebbe la scelta migliore.
maggioranza e tutti sanno che Mi dia una buona ragione.
io e Gasparri coordiniamo al- Eccola. Non ha partecipato al
meno sessanta parlamentari comizio conclusivo per la Pol-
che vengono da An. verini perché diceva che non
La verità è che non abbiamo poteva fare politica, e poi è an-
sbagliato un tubo. dato a fare quello di Mirabello,
Dica la verità, la cosa che l’ha che è ancora più politico.
fatta arrabbiare di più, nel di- Resta il fatto che Fini ha già
“Se ne sono
andati solo
gli scontenti:
abbiamo
ancora
50 dirigenti
nelle Regioni”
IN FONDO A DESTRA
microfoni di Radio Radicale, non era timore
elettorale ma “fa paura vedere la logica delle cose
che lo possiede”, ha spiegato, definendo “simbolo
splendido e terrorizzante di tutto ciò il fatto che il
premier si sia precipitato, in mezzo a tutti i problemi
che ha l’Italia, nel grande convegno putiniano sulla
democrazia”.
Anche Antonio Di Pietro ieri ha dichiarato su
spondere con un governo tecni-
co. Se invece, come presumibi-
le, il premier otterrà nuovamen-
te la fiducia, allora la crisi sarà
rinviata a dopo la decisione del-
la Consulta sul legittimo impe-
dimento a dicembre. Nel frat-
tempo, il Cavaliere (che ieri in
Russia ha portato a casa altri “af-
fari” sul nucleare e sul gas) potrà
cercare di far convergere anche
i finiani su un nuovo legittimo
impedimento, uno scudo con-
tro i suoi processi almeno fino
alla fine della legislatura. Pecca-
to che il premier voglia molto di
più, uno scudo definitivo sui
processi per non essere sempre
ostaggio della magistratura. Sa-
rà sulla giustizia, dunque, che si
consumerà il duello d’autunno
dentro il Pdl, ma la voglia di ele-
zioni subito resta un desiderio
solo della Lega. Intanto, a bordo
campo, il Cavaliere sta già facen-
do scaldare la sua “delfina” de-
signata: la figlia Marina: l’età
avanza, gli acciacchi pure, me-
glio mettere il patrimonio, an-
che elettorale in buone mani.
detto che non si dimetterà e
voi rischiate una diaspora.
(Risata) Sa che abbiamo 50 tra i
massimi dirigenti nelle regio-
ni. Sa che ci sono ministri che si
lamentano del fatto che contia-
mo troppo? Fini non si dimet-
terà, ma sono più che tranquil-
lo sul partito. La storia si ripe-
te.
Quale?
Quella di Democrazia naziona-
le. Andò via la maggioranza dei
gruppi parlamentari. Andaro-
no via i due capigruppo. De
Marzio, Nencioni, Cerullo, Ro-
berti, Birindelli, Covelli, il lea-
der dei monarchici...
E si sfracellarono...
0,3 per cento!
Solo che Almirante rimase.
Qui se n’è andato il leader.
È vero. Ed è per questo che io
credo che se Fini restasse ap-
parentato al Pdl potrebbe
prendere sicuramente il 4%...
Come? “Se”? Lei è contra-
rio all’apparentamento?
Ora mi pare difficile che Ber-
lusconi possa accettarlo. Lo di-
ce uno che ha fatto di tutto per
tenere la porta socchiusa.
E se Fini andasse da solo?
Io credo che potrebbe prende-
re quello che dice Berlusconi.
Il due, forse il tre per cento.
Allora perché avete frenato
sul voto anticipato?
Perché il nostro primo dovere
è governare. Vede? Il senso del-
lo Stato ce l’abbiamo noi che
siamo nati anti-sistema.
Alla fine il pronostico, anche
se molto avaro, lo ha fatto?
Avaro? Gli ho dato quattro volte
lo 0.5 di Storace! I voti, quando
finiscono le chiacchiere, sono
difficili da raccogliere per tutti.
Domenica 12 settembre 2010
Berlusconi: “L'idea che il capo del governo italiano
vada all’estero a parlare male delle istituzioni
italiane, cioè della magistratura e del presidente
della Camera, dà l’idea di quanto non sia una
persona che ha la testa sulle spalle, è una persona
malata psichicamente, e un pericolo per la
democrazia e per il Paese. Ecco perché prima ce ne
liberiamo e meglio è”.
PALINSESTI RAI
ANNOZERO:
MASI PRENDE TEMPO
ASPETTA BERLUSCONI
Segnatevi due numeri: 48 ore, 2 settimane. Giovedì 23 set-
tembre il palinsesto di viale Mazzini, canale Raidue ore 21,
prevede Annozero. Giovedì scorso un incontro tra Mauro Masi
e Michele Santoro s’è concluso con tante promesse: “Sblocco
tutto, puoi ricominciare”. Passa un giorno. Ieri il Corriere della
Sera annuncia, in forma quasi ufficiale, il ritorno di Annozero
stessa ora stesso posto con Vauro e Marco Travaglio. Ma in
viaggio verso Salsomaggiore, letta di fretta la rassegna stam-
pa, e forse ricevuta una telefonata dagli ambienti berlusco-
niani (in attesa di un colloquio) il direttore generale fa tra-
pelare – con un comunicato di indiscrezioni – una versione
diversa di fatti, la sua: “Nella vicenda Santoro, la Rai ha agito
applicando puntualmente, come prevede la governance
aziendale, le decisioni del cda”. Per riconoscere lo zampino
di Masi basta evidenziare l’inglesismo governance. “Alcune
problematiche e alcuni problemi – si aggiunge – sono stati
risolti con spirito collaborativo, restano aperti elementi ri-
levanti”. E poi una postilla: “Speriamo di risolverli presto”.
Masi semina dubbi con leggerezza, adora lasciare porte se-
michiuse, posticipare soluzioni. Tradotto: spingere la scon-
fitta più in là. Perché Michele Santoro mai abbandonerà la Rai,
mai accetterà una squadra dimezzata. Masi gioca con la sen-
tenza, ripete: “Mi impone di far lavorare Santoro, non spe-
cifica quale programma debba fare”. L’unico particolare da
specificare, semmai, è il nome della trasmissione: poiché le
due sentenze che reintegrano Santoro – per motivi di tempo –
non potevano sapere della nascita di Annozero. A una man-
ciata di giorni dal debutto di Santoro, anche per una sorta di
resistenza politica (e di poltrona), Masi doveva – e l’ha fatto di
corsa – camuffare una sconfitta pensante in una parziale go-
leada. Il tragitto da qui al 23 sarà pieno di insidie, forse ad-
dirittura minuzie, ma Santoro dovrà affrontarle e – in setti-
mana, dicono da viale Mazzini – dovrà ripetere il faccia a fac-
cia con il direttore generale. Forse l’ultimo, per ragioni di
calendario. E da qualche parte ci sarà la vociferata chiacchiera
di Masi con Silvio Berlusconi?
MINZOLINI Anche se migliaia di spettatori spengono la
televisione durante il Tg1, o semplicemente cambiano ca-
nale, resta accesa la polemica su Augusto Minzolini. Un’al-
tra censura sull’inchiesta P3: “Quello di Minzolini è l’uni-
co Tg della Rai che ha omesso le rivelazioni sull’inchiesta
che coinvolge Berlusconi e lo stato maggiore del Pdl. In un
Paese normale, una tale notizia che campeggiava sulle pri-
me pagine dei maggiori quotidiani nazionali, non sarebbe
mai stata oscurata. Minzolini – aggiunge Leoluca Orlando
dell’Idv – sta facendo quello che gli è stato chiesto dal
premier quando è stato messo alla direzione del Tg1. Il
direttore generale, se ha a cuore gli interessi dell’azienda e
dei cittadini che pagano il canone, dovrebbe intervenire
immediatamente per ripristinare il pluralismo delle voci
della storica testata e per frenare la continua emorragia di
telespettatori che ormai hanno capito il gioco del diret-
torissimo”. Interviene Fabrizio Cicchitto e chiama in cau-
sa Santoro per mescolare le carte come soltanto Masi sa
fare: “É del tutto evidente che l’attenzione sul direttore del
Tg1 Augusto Minzolini da parte dell’Italia dei valori, di
qualcuno all’opposizione e di Verna dell’Usigrai è da mesi
spasmodica, quasi maniaca-
le. Quando il Tg1 era diretto
da Gianni Riotta, egli espri-
meva in totale libertà le pro-
prie posizioni vicine alla sini-
stra e impostava il telegiorna-
le nello stesso senso, così co-
me nessuno oggi osa dire al-
cunché sull'impostazione
del Tg3, politicamente netta.
A meno che non si voglia fare
passare l’idea e il concetto
per cui in Rai qualcuno, vedi
anche Santoro e Fazio, è libe-
ro di esprimere opinioni,
mentre Minzolini no”. C .T.
Domenica 12 settembre 2010 pagina 7

L’
MALITALIA

ambulanza non l’ha soccorsa, lei ha perso
Le negano l’ambulanza, il bimbo ed è in finita in coma
farmacologico: ora la Procura sta
indagando sulle responsabilità che hanno distrutto la
donna finisce in coma vita di una donna di 27 anni, residente in provincia di
Venezia. La notte del 3 settembre scorso la donna, al
settimo mese di gravidanza, ha accusato forti dolori e si
e perde il bambino è rivolta all’ospedale di Piove di Sacco. Lì, i medici che
l’hanno visitata non hanno ravvisato motivi d’urgenza
ma, visto che i dolori continuavano, le hanno
consigliato di rivolgersi all’ospedale di Padova, dove
avrebbe potuto partorire prematuramente. La coppia
ha chiesto il trasporto in ambulanza, ma gli è stato
negato. Corsa in macchina fino a Padova, dove la donna
è stata immediatamente sottoposta a parto cesareo. Il
bimbo però è nato morto. Anche la mamma, colpita da
una emorragia interna, è stata operata d’urgenza: le
hanno asportato l’utero e tenuta in coma
farmacologico. Ora il pubblico ministero Sergio Dini ha
ordinato il sequestro delle cartelle cliniche e disposto
una perizia tecnica per accertare le responsabilità. Sulla
vicenda indagano anche gli ispettori inviati dal ministro
della Salute Fazio e i Nas, allertati dalla commissione
d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale.

A LEZIONE DI LEGA
ADRO, LA SCUOLA
STATALE È PADANA “Sì Logo” Alcuni particolari
della scuola Miglio, ad Adro:
da destra, in senso antiorario,
lo zerbino all’ingresso, il cartello
nelle aiuole, un banco

LA INAUGURA IL SINDACO CHE e una decorazione della scuola

materna. Tutto con il marchio

LASCIÒ I BIMBI SENZA MENSA padano ben in vista

di Elisabetta Reguitti cui c’è anche una raffigurazione delle aule, singolarmente intito-
all’ingresso del nuovo comples- late ai benefattori che hanno
l simbolo della Lega sul ce- so realizzato con soldi di dona- contribuito alla realizzazione

I stino della raccolta differen-

ziata, sullo zerbino d’in-
gresso, sui cartelli messi nel
giardino, sul tetto e soprattutto
impresso sui banchi. Sulle ve-
zioni private fatte al Comune.

Nome, cibo e simboli

trate dell’ingresso della scuola
materna, una decorazione di
bambini uniti tra loro dal simbo-
lo del partito di Umberto Bossi.
Ieri è stata inaugurata la prima
scuola padana. Un fatto senza
precedenti che un polo scolasti-
co italiano venisse pubblica-
mente definito federalista e le-
ghista.
made in Padania
spendendo 6 milioni di euro: che
sì, lo hanno finanziato da privati,
ma nell’ambito di una grande
operazione urbanistica.
Tra il pubblico anche un rappre-
sentante dell’ordine dei frati dei
SULLA FACCIATA principale Carmelitani che gestiscono una
dell’edificio campeggia la scritta scuola parificata (dalle elemen-
“Polo scolastico Gianfranco Mi- tari alle superiori) frequentata
glio” nonostante non sia ancora dalla Adro “bene” e che confina
pervenuto il permesso dell’Uffi- con la scuola pubblica italiana ca-
cio provinciale scolastico, nono- ratterizzata dal simbolo pagano
stante le norme prevedano che il leghista del “sole delle Alpi”. Sa-
nome vada deciso dal collegio
dei docenti e successivamente
E a Pontoglio, altro le (della Lega, ov-
viamente) alle Atti-
crocifissi li abbiamo avvitati alle
pareti così nessuno potrà magari
cro e profano insieme.

approvato dal consiglio comuna-

La benedizione
del ministro Gelmini
TUTTO CIÒ è accaduto ad
Adro (il paese della vicenda della
mensa del “non paghi non man-
gi”) con il beneplacito del mini-
stro Mariastella Gelmini che in
un messaggio, oltre ad esprime-
re vivo apprezzamento persona-
le, ha parlato di “modello di rife-
rimento. Un progetto encomia-
bile che crea benessere ed entu-
siasmo”.
Materna, elementare e scuola
media con le mense dedicate alla
figura di Gianfranco Miglio, di
le. L’ultimo passaggio poi spette-
rebbe alla Prefettura che deve co-
municare l’intitolazione al mini-
stero degli Interni.
Tutto bypassato ad Adro nono-
stante, nelle scorse settimane, i
rappresentanti della minoranza
avessero presentato un esposto
agli uffici del palazzo del gover-
no di Brescia. La risposta è stata
che ci sono tanti altri comuni che
hanno problemi di questo gene-
re.
Così, chi ieri era ad Adro ha as-
sistito a una scena che ha ripor-
tato all’epoca delle inaugurazio-
ni delle scuole fasciste. Dove il
sentire comune, l’appartenenza
comune del
bresciano, divieto di
accesso all’oratorio a
chi non parla italiano
politica e ideologica hanno am-
piamente superato i confini di un
luogo deputato alla formazione
civile oltre che culturale dei bam-
bini e dei ragazzi.
Davvero tanta gente ad ascoltare
i discorsi da campagna elettorale
dell’onorevole leghista Davide
Caparini, dell’assessore regiona-
vità sportive Moni-
ca Rizzi. Poi il sin-
nasconderli dietro la cartina geo-
grafica”.
La Santa Alleanza
con le camicie verdi
daco di Adro Oscar Le ragioni della Chiesa al servizio
Lancini e sul palco della Lega nei discorsi in cui sono
anche il parroco di stati citati il papa bresciano Gio- COME ACCADUTO qualche
Adro e il curato che vanni Montini, Giovanni Paolo II giorno fa a Pontoglio, a pochi chi-
ha benedetto la co- e pure il cardinale Carlo Maria lometri da Adro, dove il parroco
struzione. Poco Martini. e il curato hanno annunciato che
importa che il pri- Tutti a spiegare che quello sarà il verrà introdotto il divieto di ac-
mo cittadino ri- luogo della crescita delle nuove cesso all’oratorio a chi non parla
guardo alla gestione mensa abbia generazioni e che Miglio, prima l’italiano. Accesso negato quindi
già promesso: “A tavola si siede di essere ideologo leghista, era a gruppetti di stranieri che par-
soltanto chi paga”e ancora: “Ver- un uomo di scuola. lano un lingua straniera “incom-
rà servito menu padano e chi Finiti i discorsi, la visita degli am- prensibile” per gli italiani e per le
non vuole mangiare carne di bienti marchiati con quei simbo- altre etnie. I genitori giovani e ra-
maiale se ne può stare a casa”. Pa- li di partito sbattuti in faccia tutti gazzini non hanno problemi di
sti della tradizione bresciana e i giorni agli alunni di quella scuo- integrazione. A non volere inte-
chi, per motivi religiosi, non po- la. Ovunque, anche sui piccoli grarsi, sono solo alcune “sacche”
trà mangiare pranzerà altrove. “I totem dove ci sono le indicazioni di stranieri.

IL LAVORO CHE UCCIDE

COSÌ MUOIONO TRE ITALIANI. SOFFOCATI IN UN SILOS PER CINQUANTA EURO

di Vincenzo Iurillo
Capua (Caserta)
uagliò, volete abbuscarvi una
“G cinquanta euro? Venite a fati-
cà...”. C’era da smontare un pontile
periferia del casertano. Per diventare
un macabro numeretto delle statisti-
che dei morti sul lavoro, e beffardo
appare il tabellone all’ingresso della
Dsm che conta il numero dei giorni
senza infortuni all’interno dei loro
che le vittime di Capua sono il frutto
di gravi negligenze nel garantire la si-
curezza dei lavoratori in circostanze
peraltro simili ad altri, troppi, inci-
denti di un recente passato. In quelle
stesse ore lo staff del Quirinale ha
la Dsm e un’impresa incaricata in pas-
sato di occuparsi delle problemati-
che di eventuali lesioni nei silos. L’in-
chiesta chiarirà anche le circostanze
in cui venerdì un’altra ditta, la Rivoira,
ha compiuto una verifica del silos,
attesa di riscontri, nel silos si sono ca-
lati prima Di Matteo e Musso, che si
sarebbero subito sentiti male. È pro-
babile che Giuseppe Cecere abbia
tentato di aiutarli.

all’interno di un silos. Cinquanta eu-
ro. In tempi di magra come questi, è
una proposta che non si può rifiuta-
re. E che infatti i tre operai della ditta
edile ‘Erricchiello’ di Afragola hanno
accettato senza battere ciglio. Ma
Giuseppe Cecere, 50 anni, sposato e
padre di tre figli, residente a Capua,
Antonio Di Matteo, 63 anni, di Ma-
cerata della Campania, detto ‘a rig-
giola’ (la piastrella) e Vincenzo Mus-
so, 43 anni, di Casoria, non sapevano
di andare incontro a una morte or-
renda, soffocati dalle esalazioni di
una cisterna di fermentazione dello
stabilimento Dsm di Capua, impian-
to chimico-farmaceutico, filiale di
circa 190 dipendenti della multina-
zionale olandese che ha ramificazio-
ni in 49 paesi e produce principi at-
tivi farmaceutici.
CINQUANTA euro per crepare
cianotici in un tubo di metallo nella
cancelli.
SI MUORE di lavoro nel Sud povero
e afflitto dalla disoccupazione, si
muore nella benestante Toscana.
Sempre ieri a Pistoia un operaio ha
perso la vita schiacciato da un mac-
chinario. Un report dalle cifre inde-
gne di un paese civile, che suscita l’in-
dignazione di Giorgio Napolitano. Il
presidente della Repubblica ha emes-
so una nota durissima, affermando
Un altro operaio a Pistoia
finisce schiacciato sotto
un macchinario.
Napolitano: “Indignato
per le gravi negligenze”
contattato gli inquirenti per avere
ragguagli. E che ci siano state negli-
genze, il titolare del fascicolo aperto
dalla Procura di Santa Maria Capua Ve-
tere, il pm Donato Ceglie, non ha dub-
bi: “Stiamo accertando una serie di
gravi violazioni alle normative sulla si-
curezza e stiamo effettuando una se-
rie di perquisizioni negli uffici delle
aziende appaltatrici e subappaltatrici
coinvolte”. Perquisito anche lo stu-
dio di un tecnico che ha lavorato per
inattivo da un mese, attraverso l’uso
di una miscela di elio e azoto, poi
pressurizzata, utile per sondare la te-
nuta dell’impianto ed eventuali per-
dite. Quel pontile da smontare per es-
sere rimontato in un’altra cisterna,
operazione peraltro compiuta nume-
rose volte, serve per procedere sui 4
livelli di un cilindro alto circa 12 me-
tri.
LA FAMIGLIA Cecere vive a pochi
passi dallo stabilimento e la figlia Li-
na, capelli rosso fuoco, sfoga la sua
disperazione davanti alle telecamere
del Tg 1: “Mio padre era un muratore,
che con quel lavoro non c’entrava
nulla, era una perla d’uomo...”. Il pian-
to strozza le parole. Lina ha descritto
un padre pieno di dolori alla schiena e
costretto a curarsi con le punture. Ep-
pure, dice la figlia, “lo hanno richia-
mato dopo soli tre giorni di ferie...”.
Secondo una ricostruzione che è in
MA NONOSTANTE l’immedia-
tezza dei soccorsi da parte delle squa-
dre dei tecnici della Dsm, non c’è sta-
to nulla da fare. A quel punto tirare
fuori i tre cadaveri è stata un’opera-
zione complicata, che ha avuto biso-
gno dell’immissione di ossigeno nel
silos per permettere ai tecnici di ope-
rare senza rischi. Il questore di Caser-
ta, Guido Longo, ha lasciato affranto il
luogo della tragedia: “Morire così non
è possibile”. Il pm Ceglie starebbe
procedendo per omicidio colposo
plurimo, omissione di soccorso e vio-
lazione delle norme antinfortunisti-
che. I primi atti disposti, il sequestro
del sito e la fissazione delle autopsie
per martedì, alle quali interverrà cer-
tamente un esperto tossicologico.
Forse già domani potrebbero essere
emessi i primi avvisi di garanzia, atti
dovuti per consentire alle parti di par-
tecipare agli esami autoptici coi loro
periti.
pagina 8
“COMBATTO LA ‘NDRANGHETA
IN NOME
Suor Carolina è stata al fianco del prete ucciso dalla mafia
Ora nella Locride insegna ai ragazzi il valore delle proprie scelte
di Nando Dalla Chiesa
nche lui se l’era cercata.
A E lei gli aveva dato una
mano. Finché un giorno
piombò un volontario in
parrocchia e le disse che don
Pino era morto. Un ictus, pen-
sò lei. Forse un infarto. Invece
gli avevano sparato. Successe
diciassette anni fa, mercoledì
prossimo l’anniversario. Lui
era padre Pino Puglisi, il prete
che smentì con la sua vita il
pregiudizio che “i mafiosi non
hanno paura delle prediche”.
Don Pino non faceva altro. Né
manette né denunce né inda-
gini. Solo prediche. Al Bran-
caccio, il quartiere dei Gravia-
no, proprio mentre i boss fra-
telli volevano “mettersi nelle
mani” l’Italia. Si era messo in
testa di convertirgli sotto gli
occhi i ragazzini, di vaccinarli
dai soldi facili della droga e dal
fascino della violenza che fa
sentire grandi a quindici anni.
E lei, suor Carolina, lo seguiva
con entusiasmo. Dal ’91, do-
po otto anni passati in Cala-
bria, a Crotone, dove aveva
conosciuto monsignor Bre-
gantini, il vescovo della lotta
alla ‘ndrangheta.
Al mattino insegnava al Sacro
Cuore, un istituto magistrale
di Palermo, poi sempre con
lui, come responsabile del
centro “Padre nostro”. Aveva
subito legato con il prete della
rivoluzione morale. La città
sfregiata al cuore dalle stragi,
l’ebbrezza della primavera pa-
lermitana, i preti di trincea,
l’educazione alla legalità. Bi-
sognava solo lavorare, semi-
nare speranza e lavorare, sen-
tendosi dietro il nuovo vento
che spirava dal Vaticano. Nella
valle dei templi Giovanni Pao-
lo II aveva per la prima volta
condannato la mafia e i mafio-
si tuonando come un profeta
Sacconi vuole arrestare la ragazza del fumogeno
Non sa che la legge non lo permette
ubina Affronte è irraggiun-
Rfilmata
gibile. Intorno alla ragazza
dalle telecamere
nell’atto di accendere e tirare
un fumogeno in direzione del
palco della Festa Democrati-
ca, dove l’8 settembre scorso
era ospitato il segretario della
Cisl Raffaele Bonanni, si è for-
mato una specie di cordone sa-
nitario teso con cura dai com-
pagni del centro sociale Aska-
tasuna.
Sabato pomeriggio il centro
sociale di corso Regina Mar-
gherita è deserto. I militanti
sono tutti al corteo No-Tav a
Chiomonte, il primo atto di un
autunno che in Valsusa si
preannuncia caldissimo. Inu-
tile telefonare e chiedere di
Rubina. Per lei – rispondono le
“compagne” – parla un comu-
nicato del Collettivo Universi-
tario Autonomo di cui la ven-
tiquattrenne fiorentina fa par-
te: un testo che lamenta “l’in-
teresse pruriginoso con cui i
media stanno trattando l’argo-
mento” nonché “un mal cela-
to maschilismo” perché a lan-
ciare un fumogeno è stata
“una ragazza”.
Intanto il ministro del Welfare
Maurizio Sacconi, il capogrup-
po Pdl in senato Maurizio Ga-
DI PADRE PUGLISI”
dalla montagna. “Furono anni
forti. Don Pino si fidava cieca-
mente di me, mi responsabi-
lizzava, aveva negli occhi la
gioia di potercela fare, vede-
vamo già i frutti del futuro”.
Ucciso il giorno
del suo compleanno
IL CLAN invece decise l’ese-
cuzione simbolo. Lo colpirono
il giorno del suo compleanno,
ne faceva 56. Il killer lo chiamò
per strada, padre Puglisi si vol-
tò, vide la pistola e disse “Vi
aspettavo”. Sapeva bene di es-
sersela cercata. “I mafiosi lo
avevano già pestato, ma lui non
me lo diceva per non farmi spa-
ventare. Gli chiedevo perché
avesse gli occhi rossi e un lab-
bro spaccato e lui divagava,
‘soffro di pressione’ risponde-
va. Lo trovai all’ospedale senza
Nel 2005 ha
fondato un
centro intitolato
a lui in un luogo
di “trincea”:
Bosco contrada
di Bovalino
più vita, gli occhi semichiusi. E
pensai, disperata, che era stata
una ingiustizia immensa colpi-
re un uomo mite, la cui unica
colpa era di insegnare ai giova-
ni ad andare a testa alta. Poi non
ce l’ho fatta a restare. Per carità,
non voglio parlare male di nes-
suno, ma quello che arrivò do-
po di lui era tutto l’opposto, co-
sparri e la grancassa del Gior-
nale di Vittorio Feltri, gridano
allo scandalo per il mancato
arresto della ragazza, accusan-
do esplicitamente la magistra-
tura torinese di “morbidezza”
poiché la ragazza è figlia di un
pubblico ministero di Prato.
In realtà l’arresto non ha avuto
luogo semplicemente perché
la legge non lo consente e fino
a prova (o riforma) contraria i
magistrati sono soggetti sol-
tanto alla legge e non ai “con-
sigli” del ministro di turno.
SECONDO QUANTO tra-
pela dal Palazzo di Giustizia
l’ipotesi dell’arresto è stata va-
lutata con attenzione, ma la de-
nuncia per “accensione e lan-
cio di oggetti pericolosi” non
lo consente. In caso contrario
(e se ne discusse a lungo in Par-
lamento nel 2001) andrebbero
arrestati tutti i tifosi che lancia-
no un fumogeno allo stadio.
Nessuna indulgenza per il ge-
sto – che rimane censurabile
oltre che pericoloso – ma un fu-
mogeno non è un razzo. Alla
Procura di Torino non è giunta
alcuna querela e non risulta
che il giubbotto bruciato di Bo-
nanni sia stato consegnato ai
giudici.
Suor Carolina assieme ai ragazzi del centro; nel riquadro in alto Padre Puglisi
me stile educativo dico, era
amico dell’onorevole Cuffaro,
alla fine io ero considerata una
rompiscatole. Così d’accordo
con il cardinale me ne andai, se
ne andarono tutte le suore. Feci
un po’ di anni a Vittoria, anche
lì scuola al mattino e catechesi
ed educazione al pomeriggio.
Finché sono venuta qua”. Già,
“qua”. Perché suor Carolina mi-
ca è stata per niente il braccio
destro di padre Puglisi. Vuole
fortemente che il suo insegna-
mento viva. Così cinque anni fa
ha fondato un centro intitolato
a lui in un altro posto di trincea,
a Bosco contrada di Bovalino,
nella Locride, alle pendici
dell’Aspromonte, a pochi chi-
lometri da San Luca, dove è ar-
rivata nel 2001, nel cuore della
‘ndrangheta che, esattamente
come i Graviano di quasi
vent’anni fa, vuole l’Italia “nelle
sue mani”. Ce l’ha chiamata
Il Procuratore Generale di To-
rino Marcello Maddalena è sta-
to costretto a diffondere un co-
municato: “Si ritiene necessa-
rio precisare che – scrive Mad-
dalena – ferma restando la libe-
ra critica nei confronti
dell’operato di un organo dello
Stato, nel caso di specie polizia
e magistratura si sono limitate
ad applicare scrupolosamente
la legge che non contempla
nessuna possibilità di misure
restrittive della libertà perso-
nale, la cui adozione, in casi
non consentiti, comportereb-
be una responsabilità dello Sta-
to per ingiusta detenzione”.
L’inchiesta si concluderà in po-
chi giorni (ieri la ragazza, che
non ha ancora nominato un av-
vocato, avrebbe dovuto essere
ascoltata dai pm) ed è possibile
che sfoci in un decreto penale,
una specie di contravvenzio-
ne. “Stupiscono poi – prose-
gue il comunicato – le malevo-
le insinuazioni circa una prete-
sa sottovalutazione dell’acca-
duto da parte della Procura di
Torino, che ha sempre dimo-
strato la massima attenzione
nei confronti di qualsiasi atto di
violenza politica”. Parole sot-
toscritte dal Procuratore capo
Gian Carlo Caselli, che di vio-
STORIE ITALIANE
monsignor Bregantini, prima
di essere a sua volta spedito in
Molise, si vede che la Calabria
abbondava di testimoni. Inse-
gna religione alle elementari,
suor Carolina, e dicono che la
insegni pure bene, perché ha
una laurea in pedagogia (“era-
vamo sei figli di un panettiere e
di una casalinga, e ci siamo lau-
reati quasi tutti, una bella fami-
glia, molto unita”). Poi, con la
Fraternità Buon Samaritano, è
tutto un lavoro in profondità
sui ragazzini, dai dodici anni in
su, doposcuola e itinerari di for-
mazione, la pace, la giustizia,
con il tentativo di coinvolgere
anche le famiglie. “Non lo di-
mentichi dove siamo. Qui lo
Stato c’è meno che in Sicilia.
Davanti alla ‘ndrangheta c’è
quasi il deserto. I ragazzi si ras-
segnano presto. Ti dicono che
tanto in questa terra non cam-
bierà mai niente. Si convinco-
lenza politica ne sa qualcosa,
dato il suo passato di giudice
istruttore nei processi contro
le Brigate rosse e Prima linea.
“MALEVOLI insinuazioni”
che, chi vive a Torino, difficil-
mente può non riconoscere
come tali. Basta leggere i muri
della città. Caselli, “toga rossa”
per antonomasia, proprio co-
me negli anni ‘70, è tornato “fa-
scista” poiché “colpevole” di
aver ordinato l’arresto di 21
persone dopo la guerriglia ur-
bana del “G8 delle Università”
nel maggio 2009. Per non par-
no che studiare non serve per-
chè poi non è il merito che fa la
differenza, ma la raccomanda-
zione. Ed è vero, vuole che non
lo veda? Però noi battiamo il
chiodo, con questa quarantina
di ragazzi che viene al centro, e
dei piccoli frutti incominciamo
a coglierli. Sono felice quando
sento qualcuno di loro dire ‘il
nostro centro’, quando capi-
sco che si è creato un sentimen-
to di appartenenza. Perché per
loro lo abbiamo costruito”. E’
molto sobrio, il centro. Una
struttura circolare a un piano,
abbellita da striscioni e cartelli
artistici disegnati e inventati
dai suoi giovanissimi e meno
giovani frequentatori.
Una speranza
per la Locride
“VUOL SAPERE la mia più
grande speranza? Vedere il po-
polo della Locride risorgere,
sentire i ragazzi più motivati a
scegliere il bene, la legalità, una
strada diversa. Per questo dico
a tutti, lo scriva per favore: non
fate i camaleonti, non mimetiz-
zatevi, uscite allo scoperto, da-
tevi da fare. Padre Puglisi lo di-
ceva sempre: se ognuno faces-
se qualcosa, se ognuno si met-
tesse in gioco, se ognuno rifiu-
tasse di farsi spettatore di un
mondo che sta morendo, tutto
sarebbe diverso. E noi qui al
centro abbiamo bisogno di più
braccia, di potere fare più lavo-
ro”. Suor Carolina, questa don-
na sorridente, mite e coraggio-
sa nata ad Aversa e arrivata nella
Locride attraverso Brancaccio
(“mi manca solo la Sacra coro-
na unita”, scherza), chiede
all’Italia di non dimenticare la
Calabria e i suoi giovani. “E se
deve mettere una fotografia,
per favore, ne metta una con i
ragazzi”.
In basso Rubina Affronte, la ragazza
che l’8 settembre ha lanciato un
fumogeno contro Bonanni alla Festa
Democratica (FOTO ANSA)
lare del nome del compianto
Maurizio Laudi, scomparso po-
chi mesi fa, che per anni ha fat-
to capolino (non gli fu rispar-
miato nemmeno il giorno del
suo funerale) accostato alla pa-
rola “boia”. L’area antagonista
scatenò su di lui tutto il dolore
e la rabbia per la straziante vi-
cenda di “Sole e Baleno”, due
ragazzi accusati di attentati in
Valsusa, che si tolsero la vita nel
1998. Il processo si concluse
con la condanna del terzo im-
putato, anche se la Cassazione
cancellò il reato più grave di
terrorismo. s.c .
Domenica 12 settembre 2010
Grasso:
“Certe
riforme
per
intimidire
le toghe”
Hvita”asirisposto senza perifra-
al Berlusconi “mosco-
da Chianciano Terme,
sede della festa nazionale
dell’Udc: il partito del vice-
presidente del Csm, Miche-
le Vietti, che in Parlamento
ha i numeri per far trabal-
lare le norme salva-pre-
mier. Quelle norme contro
cui ieri ha alzato la voce il
procuratore nazionale anti-
mafia, Piero Grasso: “Da
noi si sono già accorciati i
tempi della prescrizione e
si tendono a ridurli sempre
di più, per dare un colpo di
spugna e garantirsi l’impu-
nità”. Chiarissimo il riferi-
mento al disegno di legge
sul processo breve tanto
caro a Berlusconi, che due
giorni fa a Mosca ha ripetu-
to il vecchio spartito con-
tro “i giudici che mettono a
rischio la governabilità”,
perché hanno “un potere
senza limiti”. Grasso repli-
ca a tono, senza citarlo: “Si
parla di separazione delle
carriere, ma bisogna stare
in guardia, perché dietro
certe riforme ci può essere
la riserva mentale che biso-
gna delegittimare e intimi-
dire certi magistrati, sino a
renderli inoffensivi”. Non
giudici qualunque, precisa
il procuratore, “ma quei
magistrati definiti matti o
utopisti, convinti ancora
che in Italia si possano pro-
cessare non solo gli autori
degli stragi, ma anche la
mafia dei colletti bianchi, i
corruttori dell’imprendito-
ria, della politica e della
pubblica amministrazione,
e coloro che creano
all’estero società fittizie e
fondi neri”. Nei palazzi che
contano a molti saranno fi-
schiate le orecchie. Grasso
è uomo che tira dritto, e ri-
badisce: “Ho già detto dei
timori per un assoggetta-
mento all’esecutivo dei
pm”. Un rischio sempre
concreto, vista la voglia di
normalizzare le procure
che permane nel Pdl. In
ebollizione, perché le nor-
me per fermare i processi
sono a rischio. La maggio-
ranza traballa, e l’Udc rifiu-
ta voti per il processo bre-
ve. “Un’indecenza” come
ha sibilato Casini pochi
giorni fa. Così colpisce che
Grasso abbia parlato chiaro
proprio dalla festa dell’or-
mai prossimo Partito della
nazione. Mentre non stupi-
sce la stizzita controreplica
del sottosegretario alla Giu-
stizia, Elisabetta Alberta Ca-
sellati: “Il procuratore na-
zionale antimafia sta svol-
gendo un ottimo lavoro, ma
le sue esternazioni confer-
mano quanto detto da Ber-
lusconi: le toghe invadono
campi nei quali non do-
vrebbero mettere piede, e
ciò non è accettabile. Parte
della magistratura vuole li-
mitare l’autonomia della
politica”. Perciò, se ne stia
al proprio posto: “I magi-
strati facciano i magistrati e
lascino la politica e le rifor-
me agli esponenti delle isti-
tuzioni”. In serata, parla an-
che Maurizio Gasparri:
“Noi siamo l’antimafia dei
fatti, Grasso non passi
all’antimafia delle parole”.
Luca De Carolis
 Elias Vacca: “Scajola darà in beneficenza il ricavato della vendita
della casa. La donazione sarà fatta in forma Anemone ”
Le Tg1c’est moi
di Augusto Minzolini
dc
M
addeché, Ahò,
ma che cazzo
state addì? Bu-
rattino dite,
burattino a me? Mi fa ri-
dere, siete dei poverac-
ci. Anzi, mi fate pena. Voi
non siete giornalisti – eh, eh -
non vi leggo proprio, macchi-ve-s’in-
cula…. L’ho detto: Il Fatto per me è il
raglio del Travaglio, vi ho fatto toglie-
re dalla mazzetta della Rai, tiè. Non
spreco nemmeno tempo con voi:
me lo faccio raccontare dalla Petruni
mentre scolpisco i deltoidi. Che co-
glioni che siete. Voi non sapete pro-
prio cosa sia la libertà intellettuale. Io
con Berlusconi nemmeno ci parlo,
non lo sento da mesi. Eppoi ho le
feste, la discoteca, la pischella. Voi
non vi godete la vita: per questo siete
tristi, arrabbiati, cattivi. Vi piacciono
le racchie anoressiche di sinistra.
Anzi, voi siete, una sottocultura
della sinistra. Anzi – eh, eh - non
siete nemmeno di sinistra. I va-
lori della sinistra li rap-
presento io: il garanti-
smo, la libertà, la fantasia:
sapete che significa parla-
re d’altro, ogni volta? Voi sie-
te – eh, eh, eh – quello che siete
sempre stati e ho sempre com-
battuto: apparati burocratici,
bracci armato del Pci. Voi vi riem-
pite la bocca con tutte quelle caz-
zate trite e ritrite che fanno ca-
dere le palle: dare le notizie, dare
tutte le notizie. Le stesse panza-
ne che racconta Enrico. Gli tirate
la volata, a Mentana. Festeggiate
ogni punto di share che il Tg1
a cura di Roberto Corradi
perde. E sai che ne frega, a me?
Ridete su sto cazzo. Tanto io do le
notizie che voglio io. E parlo a
un’altra Italia, per fortuna mag-
gioritaria e nessuno mi tocca. Bu-
rattino io? Maddechè, Ahò. Me-
glio essere il burattino di un gran-
de uomo che, come voi, i cani ra-
glianti dell’Italia brutta e sfigata.
(testo raccolto per intuizione da Lutel)
Il Pd se fa senti’
Pd: - Egregio questore di Torino,
egregia polizia tutta! Sempre di To-
rino. Noi attendiamo risposte. Noi,
il Pd, vogliamo da voi sapere perché
a Torino, appunto, eventi così gravi
hanno minato l’equilibrio del Pae-
se. Contestare Bonanni!! Ma dove
siamo arrivati? Contestare un no-
stro ospite esprimendo dissenso co-
me già giorni addietro era capitato
con Schifani, sempre nostro ospite?
Basta, la misura è colma. Chiedia-
mo conto dell’accaduto! Ed è per
questo che, risoluti e irriducibili,
pretendiamo a gran voce, come già
in vieppiù contesti abbiamo espli-
citato, spiegazioni chiare, argo-
mentazioni precise. Non ci fermere-
mo di fronte a traccheggiamenti.
Nz, no! De che? Non ci faremo zittire
da evasive e confuse risposte. No!
Stavolta tutto il nostro partito è coe-
so e compatto e come già Enrico Let-
ta si è prodotto all’indomani del
gravissimo gesto, così ora tutti noi,
tutto l’organico dirigenziale, vi in-
chioda al vostro dovere! Risponde-
teci! Come è potuto capitare tutto
quello che è capitato?
Questore:- Eh... aò! È capitato!
Pd: - Ah, ok. Grazie!
Roberto Corradi
ATTENZIONE: pagina da
ritagliare e conservare per quando
serve protestare
(la rima non era voluta)
pagina II Domenica 12 settembre 2010 Domenica 12 settembre 2010 pagina III

LA BATTAGLIA DI
PIERO
di
Bertolotti &
De Pirro

di Giulio Volàno persona che in termini romaneschi se l'andava

cercando”. Nello studio cala il silenzio. La com-
opo la morte di Cossiga si è creato un vuo-

D
to istituzionale che era necessario riem-
pire immediatamente: c'era bisogno di un
senatore a vita che sparasse cazzate. Il
compito non si presentava come dei più agevoli
perché Cossiga era un professionista della spe-
cialità. Quando consigliò a Maroni di preparare
ad arte il clima per permettere il pestaggio in-
disturbato di universitari e docenti, il fumo della
cazzata fu visibile persino dai satelliti della Nasa
che stavano spiando Vida Guerra sotto la doccia.
La prima a sentire il peso di questo vuoto e a
tentare di colmarlo è stata Rita Levi Montalcini
che ha indetto una conferenza stampa annun-
ciando rivelazioni scioccanti.
Al momento della dichiarazio-
ne, però, la Montalcini è scop-
piata in lacrime scusandosi di
essere capace al massimo di la-
sciar morire un amministrato-
re di condominio, ma non il
Presidente della DC e ha abban-
donato la sala tra i fischi dei
giornalisti. E' stato poi il turno
di Carlo Azeglio Ciampi che,
nonostante i buoni propositi,
ha gettato la spugna ancor pri-
ma di provarci: gli è bastato ri-
leggere i tabulati dei satelliti
della Nasa che aveva finanziato
per spiare Vida Guerra sotto la
doccia. C'era solo un uomo che
poteva risolvere la questione:
Giulio Andreotti, l'unico politi-
co con un archivio personale
di segreti così vasto da averlo
diviso in avanti e dopo Cristo.
Non c'era tempo da perdere.
L'occasione era ghiotta: la pun-
tata di “La storia siamo noi” de-
mozione è tanta. Secondo i suoi detrattori, An-
dreotti avrebbe detto questa frase non tanto per
rimpiazzare Cossiga, e quindi non per senso del-
lo Stato, ma solo per l'affetto che da sempre nu-
tre per Sindona: “Nonostante il suo passato di-
scutibile, il suo comprovato rapporto con am-
bienti mafiosi nutro una grande stima nei suoi
confronti”. E anche Andreotti pensava lo stesso
di Sindona. A causa della sua proverbiale mode-
stia, nelle ore successive Andreotti ha smentito
la frase su Ambrosoli affermando di essere stato
frainteso, ma l'opinione pubblica ha tirato un
sospiro di sollievo: il posto di Cossiga non era
più vacante.
di Stefano Ferrante
l nuovo ministro per lo
I Sviluppo è Michael
O’Leary, l’amministrato-
re delegato di Ryanair.
“E’ l’uomo giusto, bisogna
tagliare gli sprechi. La pro-
posta di eliminare il secon-
do pilota e di addestrare le
hostess agli atterraggi di
emergenza può essere un
modello vincente, l’Italia
del futuro è un’Italia low co-
st” spiega il ministro
dell’economia Tremonti
“d’altra parte abbiamo visto
cosa succede se in una sala
operatoria ci vanno due me-
dici e si mettono a litigare,
meglio che accanto a ogni
dottore ci sia un portanti-
no”. Ma la Gelmini rivendica
la primogenitura dell’idea:
“Sono stata io la prima a fare
di Bebo Storti
(Continua dal numero precedente)
fuori la seconda maestra.
L’anno prossimo avremo
due classi con una maestra e
nel 2012 per la didattica
punteremo sui bidelli: ognu-
no avrà tre classi e sarà do-
tato di un libretto di istru-
zioni per insegnare, le mae-
stre saranno in un call cen-
ter e risponderanno alle do-
mande degli alunni e degli
stessi bidelli”. O’Leary pun-
terà sullo sviluppo sosteni-
con quel che ha
bile, energie e trasporti non
inquinanti nelle città. “Sen-
za sfruttare gli animali come
avviene con i cavalli delle
carrozzelle però!” ammoni-
sce il ministro dei Trasporti
Matteoli “Potremmo creare
occupazione introducendo
i risciò a trazione umana, co-
me in Asia. Cisl e Uil sono già
pronte a firmare l’accordo.
E’ chiaro che gli assunti non
potranno scioperare, per-
ché prima i cavalli mica scio-
peravano”.
“Il vero freno allo sviluppo è
la Cgil” tuona il ministro del
Welfare Sacconi “attaccano
uno come Marchionne che
innova e sa anche diversifi-
care. Ora che le Fiat non si
vendono più perché sono fi-
niti gli incentivi statali, pun-
ta già ad esportare nel 2011
quattromila reni e nel 2012
diecimila cornee sul merca-
l vomito. Questa è la sensazione odierna
to americano. Agli operai di
Cisl e Uil gli espianti saranno
fatti in anestesia totale. Per
quelli della Cgil, che non
hanno firmato, invece,
l’operazione sarà fatta da
svegli”. Una schiarita nelle
relazioni sindacali sembrava
arrivata dopo le parole di
Confindustria a favore del
modello tedesco, apprezza-
te da Marchionne. “E’ una vi-
ta che chiedevamo salari più
Il sinuoso decollo di un apparecchio della flotta Rayanair visto da dietro
alti, i sindacati nei consigli di
amministrazione, tetti agli
stipendi dei dirigenti!” ave-
va commentato esultante
Epifani. Ma quando al tavolo
della trattativa Marchionne
ha aperto la cartellina con la
scritta “ Modello tedesco” e
ha tirato fuori la piantina del-
lo stabilimento con bene in-
dicate le baracche per dor-
mire e quelle per la doccia
obbligatoria è calato il gelo.

I
dicata a Giorgio Ambrosoli. La trovato oltre ai E poi cos'è
mattina dell'intervista dicono vanzi: dalla fritta- generata dai miasmi della putrefazione so- tutto 'sto “lati-
istù Scisciabubò, nella miglior tradizio- ciale del Bel Paese. Ai tempi del fascio l'I-

P
di averlo visto agitato, teso e
dallo sguardo contratto: anche ne da carrettiere, aveva preparato una
lui sentiva il peso del momen- trippa di budelli di manzo e vitello, il
to. L'intervista di Minoli inizia. Sturzigna stomeg da‘uta par tera, cioè
Interrogato sul perché Ambro- (non ve lo meritereste perché siete datteri ma
soli sia stato ucciso, Andreotti vi mettiamo le traduzioni) Arrotola stomaco
non si lascia sopraffare dall'e- da buttarsi per terra. Si prepara così: si pren-
mozione e senza scomporsi ca- dono le budella miste di manzo e vitello e si
la il jolly: “Ambrosoli era una fanno cuocere 15 ore nella sugna di cavallo.
Poi, dopo altre quindici nel vino rosso, si spol-
vera il tutto con la corteccia di abete, si ag-
giunge sale a piacere e si serve bollente di-
rettamente nelle mani del commensale che,
urlando, deve buttare tutto giù d'un sol fiato
pena essere scherzato come fiordifragola per
tutto l'anno. Sparagn Menatoll, da uomo av-
veduto e risparmiatore, ha preparato un piat-
to povero ed essenziale: il Nigott però
cond’be’, cioè Niente però condito bene, piat-
to umile delle nostre terre e della tradizione di
risparmio e di "se buta ia niott" delle nostre
famiglie. Ricetta: si prende un velo di burro,
quello rimasto sulla carta quando l'ha leccata
anche il cane, e lo si stende nella padella. Dalla
busta della carne del giorno prima si pren-
dono le ombre di sanguina rimasta e si pas-
sano sul fuoco. Si bagna tutto con del buon
vino rimasto sui fondi e chi lo trova, lo mangia.
Trattasi di piatto leggero che i più, però, non
amano "ma gh'è 'n caso chì!" Sciau Pepp, da
bravo anziano capo della "Confraternita dei
Fanigottoni", non ha fatto niente ma lo ha pre-
sentato bene ed è stato applaudito più volte
con cori di rutti importanti e salve di Vada-
vialcù. Suo nipote Sciau Pirla, ragazzo non
sveglissimo, ha preparato una cosa mai man-
giata qui da noi, ma di antica tradizione la: la
Fritada con que ca sa troa, cioè La frittata con
quel che si trova. Si tratta di un piatto delle
nostre nonne, fatto di vanzi, ma essendo Sciau
un pirla, per l'appunto, l'ha fatta veramente
ta si vedeva spun-
tare un po’ di tut-
to. Chi ha visto
dei bulloni, chi
una settimana enigmistica, chi ha sentito mia-
golare un gattino. Fatto sta che, come si di-
ceva, è un piatto mai mangiato qui su da noi.
Anche stavolta è andata così: io, da uomo di
cultura (anche se non bisogna dirlo troppo in
giro perché ‘sta roba che so scrivere non è che
tutti l'hanno digerita) ho fatto una cosina così,
per i palati più fini. Il Quates che fa frec, cioè
Copriti che fa freddo, interiora e muscoli di
vari animali, anche sconosciuti, avvolte nella
pelle di, nell'ordine, cervo, camoscio, cerbiat-
to, muflone, cinghiale, stambecco fritte nel
lardo di castoro e servite bollenti direttamen-
te sulla schiena di un torello che gira per la
piazza. Il piatto è difficile da gustare ma il
moto, si sa, aiuta la digestion. Poteva mancare
Primo Mangiaginocchi? No, difatti c'era. Di
ritorno dall'esperienza dei Mondiali in Suda-
frica, e molto segnato da quel viaggio così
strano per lui, ha preparato, insieme all'ormai
inseparabile Gasparri (che si porta dietro co-
me uno zainetto), un piatto non indigeno che
ha lasciato i più perplessi (parola a rischis-
simo). Il En che ca ta diperi, cioè Vieni qua che
ti adopero, una roba stranissima tutta colo-
rata, dove il fucsia e il viola abbondavano, tutta
un tripudio di marmellatine, petali di fiori e
scorze di agrumi. Una roba profumata stesa su
un piattone a forma di canottiera che nessuno
ha neanche avvicinato (io sì, e allora? E’stata
gentilezza, va bene?). La festa comunque è
stata un successo. Prova ne è che alle 3 di
notte eravamo tutti sui gradini del chiesone
ubriachi fradici a tirare delle polpette di le-
tame a Gasparri legato ad un palo mentre can-
tava a squarciagola "...TANTO PE CAN-
TAAA..."
talia marciava, nell'era dello sfascio, l'Ita-
lia marcisce.
Dall'italico marasma fuoriescono problemi di
ordine semantico. Per esempio, l'ipotesi di un
esecutivo alternativo all'attuale è un “Gover-
no di Responsabilità Nazionale” oppure un
“Governicchio”? Fini che lascia il Pdl è un
“eroe” o un “traditore”?.
Come sempre è mera questione di punti di
vista. Si esprimono giudizi di convenienza.
È un po' come il rapporto con la/il fidanza-
ta/o. Finché sta con noi è “una creatura me-
ravigliosa”, se il giorno dopo ci lascia per
andare con un altro/a diventa all'istante un
“puttanone”/”bastardo”.Il concetto è chia-
ro. Andiamo avanti.
La fronda anti – Porcellum, che potrebbe
coinvolgere oltre a Rutelli, IdV e PD anche
Fini e Casini dà adito a una lecita domanda:
se è segno di grande responsabilità cambia-
re questa “porcata” di legge elettorale, può
essere utile ricordare che questa legge è sta-
ta votata in Parlamento da Forza Italia, Al-
leanza Nazionale, UDC e Lega Nord?.Ricor-
dare cioè che Fini e Casini che oggi si ac-
creditano come “responsabili” furono a
quel tempo tra gli “irresponsabili” che la vo-
tarono?
Esiste in politica la capacità e la possibilità di
dire “Avevate ragione voi”? E che peso po-
litico ha questo “mea culpa”? Possibile che
ci siano voluti 15 – 20 anni per capire la pa-
sta del Premier? Certo è che nella vita è me-
glio ricredersi che portare aventi con coe-
renza gli errori. La politica, fortunatamente,
non è un compito di matematica o uno stu-
pido paraocchi. Ma la memoria...la memo-
ria,dico io... funziona ancora?
norum”?
Nell'ambito della legge elettorale siamo pas-
sati dal Mattarellum al Porcellum...Adesso sal-
ta fuori anche il Provincellum..A quando il
Berlusconellum? Cioè una legge elettorale ad
personam che preveda un solo collegio uni-
nominale, cioè con un solo nome, cioè il suo?
Il suffragio universale ha dei llimiti evidenti.
Come può il voto di Umberto Eco valere “1”
come quello di un tronista? Come può il vo-
to di Emanuele Severino avere lo stesso pe-
so di quello di un protagonista del Grande
Fratello?
Intanto, là fuori, oltre i confini dell'Esperia,
il Reverendo Jones (un chretien) ha propo-
sto di bruciare il Corano. Speriamo che un
Tartaglia buddista gli tiri una Torah in faccia
urlando “Viva Visnù!”. Così, tanto per usu-
fruire delle possibilità che le molteplici re-
ligioni ci offrono.
Non parlo, come Obama, per paura delle ri-
torsioni di Al Qaeda; la mia è semplice apo-
logia della legge del taglione. Dico queste
cose con lo stesso afflato che mi spinge ad
augurare a Marchionne di restare senza la-
voro. I libri non si bruciano. Mai. Nemmeno
il Mein Kampf.
Le tesi esposte nei libri si discutono ed even-
tualmente si confutano.
Non è più il tempo di rivivere la bestemmia
della distruzione della Biblioteca di Alessan-
dria. È ora di deporre le armi dell'idiozia e di
fare qualcosa di intelligente, come ad esempio
scappare in un'altra galassia. Sperando che il
terrificante fetore di questi tempi di merda
non travalichi gli spazi interstellari. In caso
contrario non ci resterà che aspettare l'avven-
to di un Luke Shitwalker del cazzo. E non mi
sembra il caso.
pagina IV
ci, monumenti e opere
d’arte. Roba che ha
fatto il suo
tempo. La Ci-
cala raccoglie-
rà firme per una petizione
al ministro Bonzi… Tondi…
Il programma della Pondi… Ponzi… Pozzinam-
C.I.C.A.L.A. (Cittadini Italia- mazzallo!! Per vivacizzare il
ni Corrotti Arraffoni Ladri paesaggio dello nostre città
Approfittatori d’arte, si propongono due so-
Comunicato n°3 luzioni alternative. Primo, la
demolizione e la vendita allo
a Cicala insorge contro straniero di dette vetuste an-
Ldell’Italia
l’immagine oleografica
dicendo basta a mu-
ticaglie. Secondo, un provve-
dimento tampone: lo stazio-
sei, beni storici e architettoni- namento nelle immediate
prossimità di detti monumen-
ti, di baracchini, bar ambulan-
ti, bibitari mobili, porchetta-
ri, venditori di griffes falsifica-
te, caldarrostari, stracciaroli,
stracciaculi! Questo per co-
prire inevitabili disfacimenti
che altrimenti richiederebbe-
ro finanziamenti per i quali
non ci sono i soldi perché, per
gli interventi di restauro, i fon-
di sono destinati tutti alla fac-
ciata del Presidente del Con-
siglio. Se davanti a una crepa o
davanti a un fenomeno infli-
trativo, paf, uno ci mette un
bellissimo pullmino a due pia-
ni che vende bibite, magliette
contraffatte, fette de cocome-
ro, stiamo a posto.
Proponiamo poi di trasforma-
re il Ministero dei Beni Cultu-
rali nel Ministero dei Beni Cul-
turistici e di sostituire ai bron-
zi e alle statue romane gli
“sbronzi” in carne ed ossa tau-
tati, vips-televisiv-discotecar.
Perchè metterli solo in coper-
tina quando potrebbero ave-
re una nicchia al Colosseo?
Per par condicio posizionere-
mo anche statue viventi al
femminile, veline, escort e
B.donnine potenziali candi-
date alle prossime elezioni, su
mensole e per rispetto all’al-
tra grande città d’arte, Firen-
ze, legheremo a Ponte Vec-
chio col bungee jumping le
suddette B.donnine candida-
te alle prossime elezioni per-
ché siano una grande attratti-
va per il turista che così le ve-
drà apparire e scomparire a
ritmo forsennato
La Cicala si batterà per l’au-
mento di trasmissioni di gare:
canore, di ballo, di imitazioni!
Vogliamo più concorsi ma
non per assumere personale
qualificato e specializzato, ro-
ba inutile che grazie alla casta
sta scomparendo, anche se
nei concorsi che ancora si fan-
no vince “grazziaddio” gente
raccomandata. Purtroppo,
però, a volte riesce anche a
vincere gente onesta e prepa-
rata e questo noi lo vediamo
come Minzolini, cioè il fumo
negli occhi! Noi della Cicala
vogliamo più concorsi cano-
ri, più talent sciò, più concor-
si di bellezza, non ci bastano
più miss Ciociaria, o miss Ma-
remma ‘ane… tutte località
da banale cartolina. Proponia-
mo Miss Frana, miss Smotta-
mento, miss Alluvione, Miss
Domenica 12 settembre 2010
Minzolini e Mentana si incontrano in un bar vicino alla MINZ - Scusa se aggiungiamo al tg quel pizzico di umanità e di
Rai. tenerezza che è sempre mancato a te, nanetto presuntuoso!!!
MENT - Fai come vvuòi, sei tu che perdi gli ascolti, a te hanno
MINZ - Ciao Enrico! Guarda chi si rivede... tirato le orecchie. A me sta andando alla grande....
MENT - Ciao Augusto! Ti pprendi un tramezzino? Hai un’aria un MINZ - Risorgerò!!! Apro il tg delle 20 con Lady Gaga che si
po’ stanca. tatua un furetto sotto l’ascella, un bel corso di cucina giap-
MINZ - Scusa se ho subito il vulnus mediatico! Scusa se sono un ponese, a seguire un servizio di 15 minuti sulle poesie di Bondi
essere sensibile... e chiudo con una canzone: (sulle note di “Senza parole”di
MENT - Comunque non ti devvi scusare... Vasco Rossi)
MINZ - Scusa se mi scuso...Enrico...
MENT - Dai, cosa c’è?! Ed ho aperto il mio telegiornale , con un altro grande edi-
MINZ - (sottovoce) E’ che mi sento smarrito...Gli editoriali non toriale
tirano più come un tempo... e ho sofferto perchè alla gente, fa cagare!
MENT - Ma dai, Augusto, non fare il moddèsto, elezioni an- Poi mi sono apparsi Fede, Belpietro e Capezzone
ticipate, il govvernicchio , il sale della democrazia. Io ti ho e non ho più pensato a tutte queste coseeeee...
trovatto in forma...
MINZ - Allora ti dico la verità: sono invidioso! Tu apri un tg tuo Enrico?! Ma che, se n’è andato?! Scusa se è tutta invidia!!!
e fai il botto degli ascolti, ma me
lo vuoi spiega’ come fai?! Che
notizie usi?! Qual è la formula
segreta?!
MENT - Semplice : un ministro si
dimette? Tu dici la notizia! Un
coordinatore di partito è indaga-
to? Stessa cosa, dici la notizia!
Che problema ccè?! Ti paggano
per dare le notizie, e per non sba-
gliare, tu dille!
MINZ - Edov’è che sbaglio? Io le
dico le notizie, senti qua: in esta-
te fa caldo, bevete molto e man-
giate frutta e verdura, la piccola
fiammiferaia è il libricino più let-
to dai piccini. Come lo vorresti
aprire un tg, se no?!
MENT - Forse potresti mettere
qualche roba un po’ più interes-
sante... Non so, crisi economica,
precari a spasso, crisi di govver-
no, sanità…
MINZ - Ma scusa, noi trasmet-
tiamo i tg durante le ore in cui gli
italiani si rilassano: chi riposa,
chi magna... Ma perchè gli do-
vremmo parlare di cose tristi e
pesanti? Je famo veni’la gastrite!
Scusa, io dico no alla gastrite! Se
invece gli parliamo dell’orsetto
Dino al parco nazionale che si
sente solo, c’è più poesia!
MENT - Notevvole! Augusto Minzolini e Enrico Mentana visti da Max Paiella
Disboscamento e Miss Furto e
Incendio! E per far contento
Bonanni e soci, anche miss
Fumone!! Perché questa è
l’immagine da propagandare,
questa è la strada da battere.
Affondiamo questa zattera
dove garriscono le braghe di
B e che tiene a galla banchieri,
boiardi di Stato, ipocriti, bu-
giardi, andreotti reincarnati,
principi intrattenitori, map-
pate di presentatori, indu-
striali del menga, imbottiglia-
tori di acque privatizzate, raf-
finatori di petrolio de ‘sta
minchia, patron di clubs di se-
rie A, cartolarizzatori, spolpa-
tori di beni demaniali, arraffo-
ni di soldi pubblici, grandi e
piccoli fratelli di isole dei fa-
mosi, caterinebalive, veroni-
chemaie, carlucce, frizze e
lazze!!
La Cicala: per un affonda-
mento veloce!
pagina VI Domenica 12 settembre 2010 Domenica 12 settembre 2010 pagina VII

L’Artefatto:Il Bersonno camente e affettivamente”.

E visto che è povera le hanno tolto

IL SANTANCHE’ D’AMERICA
E così dobbiamo tirare un sospiro
di sollievo perché quel cretino del
reverendo Jones non ha dato fuo-
co al Corano, la sua megalomania
s’è accontentata del fatto che Oba-
ma lo aveva pregato di non farlo.
A. Paterni, Mantova
Se avesse bruciato il Corano coi suoi
20 adepti non se ne sarebbe accorto
manco un gatto. Ma la stupidità cor-
re sui media. Il losco reverendo è il
Santanchè americano. Solo che qui i
fanatici di mestiere non si pregano, si
comprano. Si accendono e spengono
a comando. Come la reverenda Jones
italiana, che strappava il velo alle
donne musulmane, e non ha fiatato
quando Gheddhafi è venuto a cora-
nizzare 600 disoccupate pagate per
stare mute, anche loro.
Cose buone dal mondo
POVERTA’ FUORILEGGE
Ragazza madre, lavoro part-time,
sono tormentata da un’assistente
sociale che viene a vedere come
tratto mio figlio. Mi spaventa la
decisione del tribunale dei minori
di Trento, che ha tolto la bambina
a una ragazza perché guadagna
500 euro al mese, e giudicata dai
Servizi Sociali “povera economi-
l’unico bene, la figlia. Forse anche
perché senza marito, e l’idea del pre-
sepe “normale” è ben fisso nella testa
della polizia familiare, che decide ad
arbitrio chi deve o no fare la madre.
“Povera affettivamente”. E quanto sa-
ranno umanamente ricchi quelli che
gliel’hanno rapita? 500 euro? Ma è
poco meno dello stipendio medio di
un giovane (800). E qual è il reddito
che permetterebbe di figliare? Secon-
do questa sentenza tre quarti dei gio-
vani italiani non potrebbero avere i
figli, o dovrebbero darli in adozione
a uno più ricco. Come dire non fate
figli. Una generazione sfruttata oltre
il limite, e la prossima non si bada
nemmeno a farla nascere. E se pro-
prio vi scappa un bambino ve lo por-
tiamo via. Alla ragazza di Trento su-
bito, appena nata, senza nemmeno
fargliela vedere, evocando uno sce-
nario da feuilleton- la governante
che afferra il fagotto illegittimo e
scompare nella notte- solo che stavol-
ta sono gli emissari di uno stato de-
mocratico. Povertà fuorilegge. Si tra-
veste il castigo da provvedimento ci-
vile. La ragazza aveva chiesto l’af-
fidamento, ovvero che un’altra fami-
glia la aiutasse. Non l’hanno ascol-
tata. E’ madre, ma non se lo può per-
mettere. Dove sono gli isterici della
vita a tutti i costi? Dov’è Ferrara, dove
sono i preti? In una striscia satirica.
Solo lì hanno ancora un senso.
Spedite le vostre mail a:
barbara.alber ti@ilmisfatto.it
“She” di Lorenzo Calza
La coppia Silvio-Bossi è nel casino,
l’un dice: il voto è brutto, l’altro: è bello,
ma il capo non è tale, è un burattino
nelle man del puparo col randello:
“Corriamo al Colle da Napolitano
per ottener che Fini si dimetta
e che torni a votare l’italiano
a novembre o dicembre in tutta fretta!
Altrimenti milioni di leghisti
scenderanno dai monti minacciosi…”
Si aggiunge a Bossi il re dei giornalisti,
autor di editorial sempre ossequiosi
al voler del munifico padrone:
“Stia ben attento il capo dello Stato
a non permettere un ribaltone
con un governicchio… uomo avvisato!”
L’opposizion ribatte, fanfarona:
“Non abbiamo timore di votare
poiché per Silvio la campana suona
ed il Pd è pronto a governare”.

Elezioni Grande come una casa è la bugia:

non hanno candidato né programma,
non sanno con chi andare in compagnia,
fra quelli che a Di Pietro dicon: smamma!,

MISSING ITALIA sognando l’Udc e Pierferdinando

e chi vorrebbe le sinistre varie,
mentre stan tutti quanti litigando
sul fare oppur non fare le primarie.

Se queste son le forze sul terreno,

di RobCor
Jean-Baptiste Greuze - Il Bersonno. Sul finire del 1700 un pittore delicato, ispirato all’armonia del mondo
e dei volti, alla tranquillità, alla calma soporifera decide, per coerenza, di iscriversi al Napolitano, sbadi-
gliando. Poi scopre che non si tratta di un partito ma di una figura dalla vitalità quasi impercettibile, sebbene
definita “carica istituzionale” e così volge il suo sguardo al Pd. Le cronache dell’epoca vogliono che il giorno
stesso in cui il maestro francese aveva formalizzato la sua iscrizione democratica, nella notte fosse arrivata
l’ispirazione per questa bava da sonno su cuscino rappresentante il leader in piena attività. Ci rimangono
pochi appunti dell’epoca in molti dei quali sbadigli, clamorosamente riportati anche per scritto, rendono
difficile la lettura ma arriva intatto il patimento di un pittore espropriato del proprio tavolo da cucina perché,
citando, c’è quello lì che non si sveglia manco co’le cannonate e meno male che non gli ho fatto ‘r quadro
a letto se no stanotte dormivo sul divano. Strano accento ma efficace. Ah, questi artisti!
di Lia Celi
Tutto pronto al Palaliabel di Salsomag-
giore per la serata clou di Miss Italia,
l´unica fiera del bestiame in cui gli
animali camminano su tacchi 12. Tre i
titoli che verranno assegnati stasera:
Miss Italia, Miss Eleganza e Ministro
per le Attività produttive. La notizia
che la Miss 2010 diventerà la madrina
delle celebrazioni per i 150 anni
dell´Unità nazionale ha gettato lo
sconcerto fra le ragazze, molte delle
quali, nella prova di cultura generale,
alla domanda «sai cos´è l´impresa dei
Mille?» hanno risposto: «mettere su ca-
sa col fidanzato precario a mille euro
al mese».
«Non vogliamo valorizzare solo la bellezza
delle ragazze, ma anche la loro personalità,»
ha assicurato Milly Carlucci, madrina della
serata, prima di scoppiare in un accesso di
riso incontrollabile. Per questo nell'edizione
2010 le concorrenti sfilano anche in bian-
cheria intima e, per evidenziare ancor me-
glio la loro personalità, si esibiranno in uno
strip-tease, omaggio alla Sophia Loren in «Ie-
ri, oggi, domani», e soprattutto alla Daniela
Santanché di «Anche dopodomani».
Sarà Emanuele Filiberto, a tutt´oggi il Savoia
meno pericoloso per l´incolumità pubblica,
ad affiancare la Carlucci sul palco di Miss
Italia. Il principe è la dimostrazione che le
il Misfatto prendere che l’ex titolare del dicastero ai Beni e ragazze italiane, oltre che belle, sono vera-
Attività Produttive sta valutando l’idea di trasferirsi mente intelligenti: per trovare moglie lui se
Lo raggiungiamo al telefono e lo sentiamo impac- a Palazzo Chigi. “Dicono che per due anni è già l´è dovuta cercare in Francia. Emanuele Fi-
ciato, in difficoltà, quasi reticente. Allora insistia- tutto sistemato, anche se l’inquilino se ne dovrebbe liberto vivrà con emozione tutta particolare
mo: “Onorevole Scajola, qualche giorno fa l’hanno andare presto ma probabilmente non se ne farà il momento in cui la reginetta 2009 cederà
vista a Palazzo Chigi. Ci dica di più”. Un lungo nulla perché non voglio essere coinvolto ancora scettro e corona alla nuova miss scelta dal
sospiro e poi l’ex ministro prende a parlare. “Sto una volta in qualcosa di poco chiaro. Ho fatto la pubblico: «Nel 1946 anche il mio avo Um-
vendendo casa mia, ho deciso di devolvere il ri- figura del cretino, mesi fa, e non voglio ripeterla. In berto II fu penalizzato dal televoto e dovette
cavato a bisognosi di cui non voglio sapere nulla...” realtà avevo in mente qualcosa di esposto meglio, cedere scettro e corona a Enrico De Nicola.
precisiamo “A sua insaputa, quindi”, “Esatto. E sono una zona che mi hanno detto chiamarsi Quirinale. Carino, per carità, ma come gambe e curve
ancora senza casa. Così, quando mi hanno detto L’inquilino attuale non fa storie quindi si potrebbe era molto meglio nonno Beppo».
che da queste parti si stava liberando qualcosa, so- convivere, di spazio ce n’è. Ma sembra che già al- A proclamare la vincitrice sarà Sharon Stone,
no venuto a dare un’occhiata. Ma non credo che meno altri due abbiano messo gli occhi su questo la dimostrazione che a cinquant´anni puoi
combineremo. C’è un via vai di gente, troppa cu- villino. Domani mi faranno visitare il Pantheon. essere bella e sexy come a venti, ma al mas-
riosità, anche se la posizione, devo ammetterlo, è Chissà che il mio calvario immobiliare non trovi simo ti offrono delle comparsate a Miss Italia.
molto centrale”. Rimaniamo esterrefatti nell’ap- requie”. La diva di «Basic Istinct» ha assicurato che il
suo aspetto radioso e giovanile è solo merito
delle creme antirughe Dior di cui è testimo-
nial: «Certo: con i soldi che prendo per pub-
blicizzarle posso pagarmi un lifting all´an-
no».
Dopo i tafferugli alla festa del Pd, viva ap-
prensione a Salsomaggiore: nemmeno uno
straccio di centro sociale si è presentato da-
vanti al Palaliabel per contestare la manife-
stazione. «Troppo pericoloso,» spiega uno
dei capi del movimento antagonista. «Siamo
abituati a essere manganellati dalla polizia,
ma a farci spellare vivi dalle mamme iste-
riche e dai fidanzati esaltati non ci stiamo».
Ma secondo indiscrezioni, l´assenza dei cen-
tri sociali sarebbe una protesta per l´esclu-
sione dalla finale di Asia Filippin, Miss Ke-
fiah
Bagnata Cotonella Autogestita, perché i suoi
57 piercing rovinavano i body offerti dallo
sponsor.
Viso simmetrico, naso piccolo e bocca car-
nosa: questi i canoni della bellezza vincente
a Salsomaggiore secondo gli approfonditi
calcoli antropometrici di un´équipe di pre-
stigiosi accademici - gli stessi
professori che in passato avevano donato al
mondo altre preziose scoperte: al Giro d´Ita-
lia vince il ciclista più veloce, d´estate c´è
meno gente che porta i calzini e ai concorsi
universitari in genere passa il nipote zucco-
ne di un docente.
E´ ufficiale: fra le sessanta concorrenti non
c´è nessun transessuale. La prova decisiva è
che al palazzo delle Terme non c´è nessuna
poltrona riservata a Piero Marrazzo. La quan-
tità di voci baritonali fra le miss sarebbe per-
tanto da attribuire solo a un´ondata di raf-
freddori, ed è un puro caso se le tavolette dei
wc delle femmine vengono trovate regolar-
mente sollevate.
Qualcuno ha avanzato il sospetto che fra le
bellissime in gara si nasconda Sarah Scazzi, la
ragazzina pugliese scomparsa da settimane,
ma gli inquirenti dubitano che la sua meta
fosse proprio Miss Italia:
«Nel suo diario diceva di voler fuggire da un
ambiente gretto, ignorante, volgare e ipo-
crita. Non di volerci andare».
BRUNO VESPA
Dopo l’increscioso episodio di cui è stato pro-
tagonista, negli ambienti giornalistici della Rai lo
hanno ribattezzato Sexy Rubra: parliamo di Bruno
Vespa, un tipo apparentemente sempre freddo e
controllato. Da un punto di vista strettamente
sessuale, si pensava che avesse un unico rapporto
annuale, come l’Istat. Niente di più falso e in-
fondato. Presentando di recente il Campiello, si è
infatti lasciato andare e ha commentato con en-
tusiasmo irrefrenabile il decolletè della scrittrice
Silvia Avallone, invitando la regia ad inquadrarlo e
scattando egli stesso numerose istantanee, tra
l’imbarazzo dei presenti. Insomma, Bruno ha in-
ventato il Premio Tetterario e questo gli fa onore.
Pare che, a microfoni spenti, abbia anche espres-
so pesanti apprezzamenti sullo stacco di coscia di
Umberto Eco. Speriamo che l’inatteso tourbillon
dei sensi che lo ha colpito si plachi, anche se
inquietanti indiscrezioni trapelate da Viale Maz-
zini rivelano che Vespa, ormai profondamente
trasformato, starebbe per dare una svolta hard al
proprio programma, il cui titolo dovrebbe cam-
biare in Porca a Porca. Del resto, bisogna capirlo:
finora, ha sbaciucchiato solo politici, ministri e
sottosegretari. Lasciamolo sfogare, se non voglia-
mo che faccia qualcosa di brutto al primo Fassino
che gli capita a tiro
GASPARRI E LA RUSSA
“Colonnello non voglio pane, voglio incarichi nel
governo…”: tutto cambia di questi tempi, anche
le eroiche canzoni della nostra destra. Ormai, a
Montecitorio, i due sergenti Maurizio Gasparri e
Ignazio La Russa sono stati soprannominati Dolce
e Voltagabbana: un tempo finiani di ferro, ora
sono attaccati a Berlusconi più di un’attricetta di
fiction. La rimozione dell’ex leader di Alleanza
Nazionale dalla Presidenza della Camera, però,
non appare facile senza l’intervento del carro,
anzi, del Carroccio attrezzi. I due simpatici Bibì e
Bibò del centrodestra, da brillanti statisti quali
sono, hanno concepito delle ipotesi interessanti
per convincere Fini a uscire da Montecitorio: Ga-
sparri, facendo la voce in falsetto, s’è offerto di
gridare “Gianfranco, sono Elisabetta… corri, mi si
è rotto un tacco!”; La Russa invece, uomo di ma-
chiavellica intelligenza, ha proposto di utilizzare
un bazooka anticarro da spalla calibro 89 mm. “E’
previsto dalla Costituzione – ha aggiunto Ignazio
- me l’ha detto Borghezio”. “Il delicato problema
istituzionale è risolvibile – ha chiosato Gasparri –
basta mettersi intorno a un tavolo e fare un bel
ragionamento. Io e Ignazio portiamo il tavolo, se
si riesce a trovare qualcuno che ci mette il ra-
gionamento, il gioco è fatto”.
DIEGO ARMANDO MARADONA
Qualcuno nel corso della settimana ha proposto
di festeggiare i 50 anni di Maradona nella sua
Napoli e si sarebbe trovata anche un’organizza-
zione seria, affidabile, pronta a preparare la bella
ricorrenza: la Guardia di Finanza che, in effetti, da
anni cerca di fare la festa al Pibe. C’è poco da dire:
il nostro Fisco è talmente famoso, che vengono a
evaderlo anche dall’estero. Il geniale numero die-
ci, infatti, ha nei confronti delle nostre casse una
pendenza che, al confronto, il monte Zoncolan,
durante il Giro d’Italia, sembra un tratto pianeg-
giante. Si parla di trenta milioni d’euro, una cifra
che dovrebbe bastare a comprare i tramezzini ne-
cessari per il party e forse anche i rustici. Dei tanti
funambolici dribbling di cui è costellata la sua
carriera, quello ai danni del nostro Erario appare il
vero capolavoro di Mara-
dona. Per i tanti tifosi del
campione argentino, egli
non avrebbe fatto nulla di
scorretto, anzi, avrebbe
semplicemente anticipato
con straordinaria lungimi-
ranza il nostro attuale siste-
ma fiscale, basato sul mo-
dello unico: Diego Arman-
do, infatti, durante la sua
permanenza in Italia, le tas-
se le ha pagate un’unica
volta e poi mai più.
ANGELA NAPOLI
Il concetto di “corpo elet-
torale” potrebbe essere
molto cambiato in questi ultimi anni, senza che
noi ce ne rendessimo conto. La deputata finiana
Angela Napoli ha infatti insinuato, nel corso di
un’intervista televisiva, che alcune colleghe sa-
rebbero state elette perché si sono prostituite. Lo
sgomento è piombato sul Paese. Si tratta eviden-
temente di una calunnia infondata, destinata a
crollare immediatamente alla prova dei fatti: vi
viene in mente un solo nostro rappresentante del-
le Istituzioni, uno solo, che secondo voi andrebbe
a mignotte? Ho detto uno solo, non trentacinque!
Tutti quanti si sono scandalizzati, subito si sono
alzate vibranti proteste da ogni schieramento po-
litico, il Presidente Fini ha chiesto alla sua par-
lamentare di scusarsi immediatamente. L’idea che
a Montecitorio siedano delle prostitute è in effetti
inaccettabile e ci indigna profondamente. Per
quanto riguarda invece mafiosi, camorristi, cor-
rotti, cocainomani, evasori fiscali e abusivisti edi-
lizi, ci siamo ormai abituati. E’ assolutamente giu-
sto: in un Paese civile, ci vuole tolleranza.
per rendere accettabile il futuro
possiam buttarci sotto il primo treno
o ingoiare un confetto di cianuro…
di Fulvia Abbate
u lo sai che davanti
Tsolante
allo spettacolo de-
(perfino
per l´idiozia) del
politico in tra-
smissione mai
nessuno mai interrompe l´orrore con
un "anvedi `sto `mbecille!"? Lo sai, no?
Aggiungendo magari poche altre paro-
le in faccia ai supplenti a vita del gover-
no e, si spera, anche agli altri, non me-
no rottamabili, dell´opposizione. Sem-
pre personalmente, immagino l´arrivo
di un´invasata pelosa che sputi così:
"Onorevole, sappia che non la disprez-
zo per il denaro da lei sottratto all'era-
rio, e neppure per le stronze pon-pon
sempre da lei ostentate nelle foto di Da-
gospia, no, signore mio, personalmen-
te lei mi suscita ribrezzo per la miseria
dei suoi discorsi. Per il suo nulla orgo-
glioso, per la sua inesistenza. Questa
sua miseria assoluta di immagini ha tut-
tavia contagiato i miei colleghi, che co-
munque, cosa vera, erano in partenza
predisposti alla subalternità, non erano
cime, ecco perché personalmente Ful-
via prova orrore per lei e i suoi simili,
gentile il mio onorevole".
P.S. Si dispensano i veltroniani in tran-
sito dal citare in proposito la battuta
del loro Nanni Moretti su "chi parla ma-
le". Siamo qui nel mondo di Artaud e
del "teatro della crudeltà", e non in
quello di Michele Serra e della panza-
nella di Chiarone Scalo.
www.teledurruti.it
pagina VIII
di Dario Vergassola
e Marco Melloni
Sabato 4 settembre
- Ratzinger esorta i giovani a non pen-
sare solo al posto fisso e a rivolgersi a
Dio. In effetti, Maria l’ha assunta in cie-
lo a tempo indeterminato.
- Fassino difende Schifani dai contesta-
tori. E va bene. Però io non capisco per-
ché bisogna aspettare che si pronunci
la magistratura per giudicare un poli-
tico: non è già abbastanza evidente che
Fassino è un pirla?
- A primavera Cassano avrà un figlio.
Ma è ancora presto per parlare di pan-
demia.
Domenica 5 settembre
- L’ex premier inglese Tony Blair dura-
mente contestato a Dublino durante la
DOLCETTO O SCHERZETTO di Stefano Disegni
presentazione della sua
autobiografia. D’altronde, non è che
Fassino può stare dappertutto.
- Duro monito di Fini: “Il Parlamento
non sia trattato come uno scendiletto!”
Soprattutto quando il letto è quello di
Putin.
- Vespa fa i complimenti a Silvia Aval-
lone, vincitrice del Campiello, per il suo
décolleté. Attento, Bruno: mai giudica-
re un libro dalla scopertina.
Lunedì 6 settembre
- Dopo la rinuncia al “processo breve”, il
PdL è pronto a presentare un progetto
di legge per il “processo equo”. E se
neanche questo dovesse passare, co-
noscono ancora tantissimi aggettivi.
- Placido sostiene che, in Parlamento,
c’è di peggio della banda di Vallanza-
sca. Ma come si fa a paragonare dei
ladri senza scrupoli, che più volte so-
no riusciti a sottrarsi alla giusti-
zia, con la banda del bel Re-
nè?
- Mistero a Miss Italia: le
ragazze sostengono
che tra di loro ci sareb-
be una trans. C’è solo
un modo per scoprirlo.
E sono pronto a sacri-
ficarmi.
Martedì 7 settem-
bre
- Sospesa la lapidazione di
Sakineh. Continua, invece,
quella di Gianfrancoh.
- Castro dichiara che il modello socia-
lista non è più adatto per Cuba. Ma “a
ciascuno secondo i suoi bisogni” rimane
un ottimo slogan per il turismo sessua-
le.
- Scoperta al centro di Roma una casa
chiusa nella quale si prostituivano de-
cine di ragazze. No, non Palazzo Gra-
zioli. Un’altra.
Mercoledì 8 settembre
- Di Pietro lancia l’idea di un governo
che duri 90 giorni. Insomma, un tra-
guardo alla portata del centrosinistra.
- Esternazione choc di Andreotti: “In
fondo Ambrosoli se l’è andata a cerca-
re”. Esci da quel corpo, Cossiga!
- I finiani chiedono a Babbo Natale di
liberarli da Minzolini. Beh, almeno han-
no smesso di credere a Babbo Silvio.
Domenica 12 settembre 2010
Giovedì 9 settembre
- Il direttore di Rai Uno rivela: “Anche io
ogni tanto guardo il TG di Mentana”. Fa
zapping ogni volta che da Minzolini c’è
la pubblicità del PdL.
- Brunetta accusa quelli del PD di essere
squadristi e Fassino insorge: “Eh no!
L’ho detto prima io!”
- La deputata di Futuro e Libertà Angela
Napoli ipotizza che alcune sue colle-
ghe si siano prostituite per fare carriera
e i vertici del PdL insorgono: “Fuori i no-
mi! E anche i numeri di telefono!”
Venerdì 10 settembre
- Dall’Inghilterra, Capello annuncia che
nel 2012 andrà in pensione. Anche
perché, chi se lo piglia dopo quattro an-
ni senza bidet?
- Capezzone ha rivelato di essere bi-
sessuale. Oh, mai che prendesse una
posizione precisa, quello!
- Oggi si svolgerà la tradizionale ceri-
monia leghista dell’ampolla e Bossi ber-
rà l’acqua del Po.
Tanto è abitua-
to a ingoiare
rospi.
Misfatto numero 29, 12 settembre 2010
La copertina è di: Gianni Burato
I cartelli e il Minzolingua sono di: theHand
Special thanks to: Giulia Alliani
Ci leggiamo fra sette giorni. Per tutte le
segnalazioni scriveteci a:
redazione@ilmisfatto.it
Domenica 12 settembre 2010 pagina 9

ECONOMIA

SCANDALO AUTHORITY
Sky Italia protesta per Martusciello, l’uomo di B.
Conflitto d’interessi con la firma di Napolitano
di Giorgio Meletti Sviluppo economico (il nuovo
dicastero che ha assorbito an- SABATO SENZA LAVORO
è un paradosso nella BATTAGLIA FIAT-CGIL

C’
nomina di Antonio
Martusciello all’Au-
thority per le Comuni-
cazioni che spiega da solo le
ragioni della protesta di Sky
Italia. Giorgio Napolitano non
solo ha firmato il relativo dpr
(decreto del presidente della
Repubblica) senza sollevare
dubbi sull’adeguatezza di un
dirigente Fininvest-Publitalia
per il collegio di un’autorità
indipendente di garanzia. Ma
addirittura ha individuato la
persona grazie al suo conflitto
d’interessi.
Può sembrare incredibile, ma
bastava assistere alla seduta
del Senato che il 28 luglio scor-
so ha designato Martusciello.
L’aula di Palazzo Madama ha
votato a scrutinio segreto, e
132 senatori hanno scritto sul-
la scheda “Antonio Martu-
sciello”. Quando il presidente
di turno Vannino Chiti (Pd) ha
annunciato l’elezione dell’ex
deputato di Forza Italia (ma
anche ex sottosegretario, ex
viceministro, nonché ex diri-
gente sia di Pulitalia che della
Sipra, la concessionaria di
pubblicità della Rai), il senato-
re radicale Marco Perduca gli
ha chiesto come faceva a sape-
re che si trattasse proprio di
lui. In mancanza di candidatu-
re trasparenti e di dibattito,
l’istituzione parlamentare
non era in grado di spiegare in
che modo l’eletto era
quell’Antonio Martusciello e
nessun altro dei numerosi An-
tonio Martusciello viventi lun-
go lo Stivale.
PERDUCA ha preso in giro
un Chiti allibito e imbarazzato:
“Spero che non sia lo stesso An-
tonio Martusciello che ha già
lavorato per Fininvest, perché
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (FOTO ANSA)
L’ironia
del radicale
Perduca:
spero sia solo
un omonimo
dell’ex dirigente
della Fininvest
mi sembrerebbe un controsen-
so, e sono certo che i colleghi
che hanno votato per lui non
volevano eleggere quell’Anto-
nio Martusciello a componen-
te dell’Autorità per le Comuni-
cazioni”. Invece volevano, ov-
viamente, votare proprio quel-
lo lì.
È toccato a Tom Mockridge, ca-
po di Sky Italia, l’uomo in Italia
di Rupert Murdoch, sollevare il
problema con una lettera allo
stesso presidente dell’Authori-
ty, Corrado Calabrò, messo lì
da Silvio Berlusconi nel 2005.
Mockridge pone un problema
di opportunità. Martusciello è
stato designato in sostituzione
di un altro ex dirigente Finin-
vest, Giancarlo Innocenzi, che
si è dimesso dopo la scoperta
della sua collaborazione attiva
ai tentativi di far fuori dalla Rai
Michele Santoro. Gli uomini di
Sky rilevano che sarebbe stata
preferibile una scelta di di-
scontinuità. Poi prudentemen-
te, affidano a Calabrò la speran-
za che sia lui a vigilare
sull’equidistanza dell’Authori-
ty: garante dei garanti, insom-
ma.
Il silenzio dell’opposizione
sull’imbarazzante vicenda ha
due spiegazioni.
La prima è che la nomina di
Martusciello è stata firmata da
Napolitano senza battere ci-
glio proprio mentre elaborava
segnali di fastidio per l’idea di
dover nominare ministro dello
che quello delle Comunicazio-
ni) un altro uomo tv di B, Paolo
Romani.
LA SECONDA va ricercata
nel peccato originale della leg-
ge 249 del 31 luglio 1997, nota
come legge Maccanico, che ha
istituito l’Authority. Nel luglio
‘97 erano in corso le manovre
della Bicamerale, dove si cerca-
va il grande accordo sulle rifor-
me istituzionali. Pochi giorni
prima del voto sulla Maccani-
co, il 18 giugno ‘97, Massimo
D’Alema, Silvio Berlusconi e
Gianfranco Fini strinsero a ca-
sa di Gianni Letta il celebre
“patto della crostata”.
Ed è in quel preciso momento
storico, bollato allora dal leghi-
sta Roberto Maroni, oggi mini-
stro dell’Interno, come “inciu-
cio Berlusconi-D’Alema”, che
il Parlamento a maggioranza
ulivista fece un piccolo capo-
lavoro. Istituì per i nove mem-
bri dell’Authority delle Comu-
nicazioni un meccanismo di
scelta perfettamente lottizza-
to: quattro alla maggioranza,
quattro all’opposizione, il pre-
sidente lo sceglie Palazzo Chi-
gi.
Ma soprattutto il legislatore di-
menticò di inserire due parole
decisive: “Notoria indipen-
denza”. Requisito per i compo-
nenti dell’autorità di garanzia
che nel 1990 il governo del Caf
(Craxi-Andreotti-Forlani) inse-
rì nella legge Antitrust. E che
sette anni dopo, nel tira e molla
dell’inciucio incipiente, l’Uli-
vo abbuonò a Berlusconi.
La mancanza di queste due pa-
roline è probabilmente il dato
giuridico che rende ineccepi-
bile, al vaglio del Quirinale, la
designazione di Antonio Mar-
tusciello come arbitro degli in-
teressi televisivi di Berlusconi.
OPERAI FERMI ALLA FERRARI
PER IL CONTRATTO AZIENDALE
N el pieno del braccio di ferro tra Fiat e l’ala
maggioritaria di Fiom si riaccende lo scontro
alla Ferrari. Ieri i lavoratori dei reparti fonderia e
meccanica dello stabilimento di Maranello
(Modena) hanno scioperato durante il primo dei
sabati di straordinario per far fronte ad una
sovrapproduzione di 500 auto, richieste in
particolare dal sud est asiatico. L’agitazione, che ha
visto un’adesione massiccia di lavoratori, è stata
indetta solo da Fiom e Fim-Cisl: “Chiediamo il
rinnovo del contratto aziendale scaduto a dicembre
2008 – spiegano i sindacati – e di ricalcolare il
premio di risultato perché col ritiro nelle scorse
settimane di 1500 modelli di Ferrari 458, dovuto a
difetti di progettazione, sarebbero penalizzati tutti i
lavoratori”. Proprio l’entità della retribuzione
aggiuntiva fu in aprile l’oggetto di uno scontro che a
Maranello non si vedeva da vent’anni. Appannato
dalla crisi, legata al crollo di richieste di motori
della gemella Maserati, il Cavallino Rampante era
tornato a far ricorso alla cassa integrazione e aveva
deciso di non versare il premio di risultato in un
momento in cui Fiat parlava di rilancio e sacrifici
per tutto il gruppo, da Mirafiori a Pomigliano.
Presidi ai cancelli e ventilati esuberi rientrarono
con l’accordo di luglio su esternalizzazioni e
prepensionamenti, pagamento di 1.200 euro dei
1.600 del premio e ricorso agli straordinari. “Ma ora
chiediamo che l’azienda si dichiari disponibile a
trattare sul contratto aziendale – attacca Giordano
Fiorani, segretario di Fiom – altrimenti andremo
avanti con gli scioperi nei sabati di straordinario
fino alla fine di novembre”. La Uilm, invece, ha
fermarsi durante la
settimana, forse per il
timore di subire una
causa civile come
avvenuto alla Case New
Holland lo scorso marzo.
A chi proclamò lo
sciopero è stata
notificata una citazione
per inadempienza
contrattuale. Un atto
“incostituzionale”per i
sindacati. (Ste.Sa.)

SCIOPERO A CHIETI

SEVEL, FIOM CONTRO MARCHIONNE SUI PRE-FESTIVI DI STRAORDINARIO

di Salvatore Cannavò
Atessa (Chieti)
a strategia di Marchionne sem-
Lflittualità
bra consegnare la Fiat a una con-
diffusa e permanente. Lo
scontro ora si è spostato nelle terre
di origine dell’amministratore de-
legato Fiat, in provincia di Chieti,
dove alla Sevel si è svolto lo scio-
pero indetto da Fiom contro la ri-
chiesta di quattro sabati lavorativi
da parte dell’azienda. Uno sciope-
ro che il sindacato giudica ampia-
mente riuscito con il 70% di ade-
sioni e che, come prassi, la Confin-
dustria locale ridimensiona parlan-
do di adesioni al 20%. Il solito bal-
letto di cifre ma che può essere
compreso meglio guardando i dati
della produzione. Alla Sevel, che è
partecipata alla pari da Fiat e del
gruppo Peugeot-Citroën, si produ-
cono i furgoni Ducato, nel primo
turno (quello che ieri è entrato in
sciopero) venerdì mattina ne sono
stati sfornati 340 esemplari, men-
tre ieri solo 180. Insomma un calo
della produzione pari alla metà. Ma
al di là del dato numerico quello
Il sindacato:
che emerge dalla giornata di ieri è
una recrudescenza del conflitto in-
terno al gruppo automobilistico
italiano che è direttamente il frutto
della tensione ormai pesante che si
è creata tra la Fiom e l’azienda.
IL SINDACATO di Landini, che
alla Sevel è il secondo per consensi,
con 1500 voti ottenuti alle ultime
rsu, preceduto dalla Fim-Cisl con
1700 voti, contesta all’azienda la ri-
chiesta – “comandata” come recita
il linguaggio formale – di quattro sa-
bati di straordinario. Richiesta che,
dice la Fiat, è possibile a norma di
contratto ed è motivata da un picco
di mercato che richiede in questo
momento una maggiore capacità
infine ha deciso di non erogare il
premio di produzione. Ora chiede i
sabati di straordinario mentre discu-
te allo stesso tempo dell’ipotesi di
una nuova settimana di cassintegra-
zione. A noi sembra che le ragioni
dello sciopero ci siano tutte e che le
decisioni della Fiat siano anche il
modo di affermare sul campo parte
di quelle deroghe che l’azienda, e la
Federmeccanica, si apprestano a
chiedere a Cisl e Uil al tavolo di con-
trattazione separato”. Lo straordina-
rio “comandato” al sabato, dice la
Fiom, è una di quelle deroghe che
vogliono imporci: lo dimostrerebbe
il fatto che in passato la richiesta è
sempre stata preceduta da un’infor-
mazione preventiva al sindacato.
la Sevel si riserva “di agire nei vostri
confronti per ottenere l’accerta-
mento dell’illegittimità del vostro
operato e la condanna dei respon-
sabili al risarcimento danni”. Una
denuncia di risarcimento per aver
scioperato, quindi, una richiesta un
po’ forte che ieri, il presidente di
Confindustria Chieti, Paolo Prima-
vera, ha leggermente smussato al Tg
regionale definendola solo una
“provocazione”. Ma la Fiom, dopo
aver respinto al mittente la lettera
ha annunciato che sarà essa stessa a
ricorrere in giudizio per “compor-
tamento antisindacale dell’azienda”
in base all’articolo 28 dello Legge
300 (lo Statuto dei lavoratori).

il 70 per cento produttiva. Alla Sevel si fabbricano

circa 970 furgoni al giorno su tre li-
dei lavoratori nee, una diretta alla domanda della
Fiat e due dirette a soddisfare la ri-
chiesta di Citroën e Peugeot. Nel
ha incrociato 2008 si producevano 250 mila fur-
goni all’anno scesi poi a 120 mila nel
le braccia 2009 che dovrebbero salire a
170-180 mila nel 2010. Di fronte alla
Per Confindustria richiesta aziendale, però, è scattata
l’opposizione sindacale motivata
solo il 20 così dal segretario provinciale di
Chieti, Marco Di Rocco: “La Fiat ha
mandato via, nel 2008, circa 1400
precari non rinnovando loro il con-
Furgoni in produzione tratto, poi ha iniziato a intimidire la
alla Sevel (FOTO ANSA) Fiom con i licenziamenti di Melfi e
“Stavolta no, l’ordine è partito diret-
tamente da Torino e la fabbrica ha
semplicemente eseguito”.
L’azienda, invece, pensa di aver ra-
gione al punto da aver minacciato di
denunciare la Fiom proprio per l’in-
dizione dello sciopero. Venerdì
scorso, infatti, la Confindustria di
Chieti ha inviato una lettera al sin-
dacato Cgil, a nome della Sevel, in
cui chiedeva la revoca dello sciope-
ro viste le “motivazioni pretestuo-
se” dello stesso, “tali da dimostrare
che non si è in presenza di un cor-
retto esercizio dei diritti sindacali”.
“Qualora lo sciopero non venga re-
vocato”, concludeva Confindustria,
GLI ELEMENTI per un aumento
della tensione in fabbrica si sono
quindi tutti addensati. La Fiom non
ha intenzione di fare alcuna marcia
indietro e prepara un nuovo sciope-
ro per sabato prossimo, forte anche
della riuscita assemblea svoltasi in
fabbrica giovedì scorso alla presen-
za di Maurizio Landini. La Fiat, in-
vece, guarderà con attenzione
all’andamento del confronto con-
trattuale che si terrà il 15 settembre
tra Cisl, Uil, Ugl e Federmeccanica,
prova generale di un accordo spe-
cifico per il settore auto che l’azien-
da torinese chiede ormai con insi-
stenza.
pagina 18 Domenica 12 settembre 2010

11 SETTEMBRE 11 SETTEMBRE

IL SILENZIO ITALIA
N
Strada: Italia in
guerra illegalmente

SPEGNE L’ Italia è andata in

guerra in violazione
della propria Costituzione,
e in violazione delle
risoluzioni del Consiglio

IL FUOCO SACRO di Sicurezza Onu: siamo

uno dei paesi
internazionalmente più
illegali del mondo”. Lo ha
detto Gino Strada,
fondatore di Emergency
Nell’anniversario delle Torri il reverendo durante il 9° incontro
nazionale
dell’associazione
Jones: non brucerò mai il Corano umanitaria.

Giornata di lutto e ricordo

“Israele assurdo come un film
di Angela Vitaliano gregazione, moltissimi abitanti hanno
New York acceso candele in segno di pace e, per

l cielo ha lo stesso colore di 9 anni

la prima volta, è stato aperto un centro in tutta l’America. E nuovi

I
fa a New York: azzurro intenso e
senza nemmeno una nuvola. Al-
meno fino al momento in cui il pri-
mo aereo si schiantò sulla prima delle
due Torri e, le nubi in città arrivarono,
nere, minacciose, maleodoranti di
polvere e acciaio. Dopo nove anni, per
la prima volta, il ricordo, solitamente
sobrio e dolente di quella giornata, di
quella “pubblica tragedia che ha ferito
la nostra città così profondamente”,
come ha detto il sindaco Michael
Bloomberg nel suo breve intervento, è
stato accompagnato, sebbene non
turbato, dalle polemiche sulla costru-
zione del centro islamico Park 51 e dal-
interreligioso, proprio per contrasta-
re la “follia” del pastore. Controllato a
vista dalla polizia, per la sua stessa si-
curezza, Jones è arrivato a New York
venerdì sera per provare ad incontra-
re, come continua a ripetere, l’imam
Rauf, e, sicuramente, per mantenere
viva la sua “celebrità” con interviste in
cui, con serietà invidiabile, spiega co-
me la sua decisione sia stata revocata,
“perché Dio ci ha parlato”. Candele di
pace, dunque, e non falò ma anche
nuove manifestazioni pro e contro la
moschea. Dopo la cerimonia ufficiale
di Ground Zero, alla quale hanno preso
parte il vice presidente Joe Biden con
appelli all’unità della Nazione
esempio, che fra le macerie delle torri
perse suo fratello pompiere, ha dichia-
rato “voglio starmene in pace il più
possibile perché non ho dentro il mio
cuore o la mia mente la forza e la voglia
di protestare e discutere con rabbia”.
Si reagisce, ancora, dopo 9 anni, in tre-
mila modi diversi al dolore e alla per-
dita. Donna Marsh O’Connor, che per-
se la figlia di 29 anni, incinta, non ha
nemmeno la forza di partecipare alla
In senso orario da sinistra, il
presidente americano Barack
di Fellini, ma alla fine sarà pace” N
Obama durante le celebrazioni
dell’anniversario dell’11 settembre.
La scritta “Non dimenticare” a
AMOS OZ: LA VITA PIÙ FORTE DEL FANATISMO FRANCIA
Ground Zero. Una bandiera a stelle “La Ue ancora
e strisce bruciata ieri a Londra. balbuziente”
Amos Oz e Terry Jones (FOTO ANSA) di Francesco Comina tervenire col bisturi, ossia i go- avviati in questi giorni porte- gelico americano Terry Jo- stupido, fra l'altro avvenuto in
mos Oz ne è convinto:
Trento verni, si tirano indietro perché
sono codardi”.
Non c'è nessun sentimentali-
ranno al giusto compromesso.
Se non sarà questa volta, sarà la
prossima. So che non ci sono
nes di voler bruciare copie
del Corano nei giorni del ri-
cordo dell'11 settembre?
acque internazionali. Israele
aveva tutto il diritto di control-
lare se ci fossero state a bordo
S iamo ancora
balbuzienti: così s’è
espresso il ministro degli

la minaccia del pastore Terry Jones di
bruciare copie del Corano. Azione
che, ai microfoni della Nbc, Jones ha
detto “non sarà mai più compiuta”,
mentre a Gainesville, la piccola città
della Florida dove risiede la sua con-
sua moglie Jill, il sindaco Bloomberg e
il governatore dello stato Donald Pa-
terson, si è svolta una manifestazione
in opposizione alla costruzione del
centro ex Cordoba House, alla quale
hanno partecipato molti parenti delle
vittime. Non tutti, però. Nancy Nee, a
manifestazione ufficiale. Come sem-
pre, in questo giorno, televisore spen-
to, resta a casa. Altri parenti delle vit-
time, come già nel pomeriggio di ve-
nerdì, hanno invece sfilato a sostegno
del progetto Park 51 considerato sim-
bolo di pacificazione e tolleranza e, so-
prattutto, espressione di quella libertà
di culto garantita dalla Costituzione.
E mentre Fred Phelps, il pastore della
chiesa indipendente battista di Tope-
ka, Kansas, prova a rubare la scena a
Jones dicendo che brucerà il Corano e
la bandiera americana (Phelps è noto
per il suo odio contro i soldati ameri-
cani, gli ebrei, i musulmani, i gay e per-
sino Lady Gaga), l’unico rammarico
che resta è che ieri, per la prima volta
dopo 9 anni, quel cielo azzurro sia sta-
to attraversato nuovamente dalla nu-
vola dell’odio.
A
“Prima o poi ci sarà la pa-
ce fra israeliani e palesti-
nesi. I pazienti, ossia i due
popoli, sono pronti a sottopor-
si a una dolorosa operazione
ma i chirurghi che devono in-
smo nel pacifismo di Oz. La sua
è una pace tragica, che ascolta
il lamento di una terra lacerata.
Una pace obbligata, necessa-
ria, inevitabile. La creazione di
due stati è l'unica salvezza pos-
sibile, l'unica luce in fondo al
tunnel.
alternative. La maggioranza de-
gli israeliani e dei palestinesi è
pronta al dolore della pace.
Come immagina questa pa-
ce necessaria?
Ci saranno due Stati. Sarà come
dividere la casa in due apparta-
menti. Si tornerà ai confini che
Il fanatismo è il vero problema
della nostra storia. Non sono
mai stato d'accordo con le tesi
del politologo americano Sa-
muel Huntington che vede il
mondo schiacciato da uno
“scontro di civiltà”. Il punto
drammatico del conflitto
armi. Ma non in quel modo. La
Flottilla però ha raggiunto un
risultato importante: è stato so-
speso l'embargo a Gaza.
Come giudica la corsa al nu-
cleare dell'Iran?
L’Iran minaccia di distruggere e
annichilire uno stato membro
Esteri francese, Bernard
Kouchner, a proposito del
funzionamento della
nuova diplomazia
europea a 10 mesi dalla
nomina del nuovo
“ministro degli Esteri”
dell’Ue, nella persona

di Leo Sisti
Pnonoolemiche. Controversie.
Proteste. Intimidazioni. Il
avversario dell’11 set-
tembre, con le sue quasi tremi-
la vittime bruciate nelle Torri
Gemelle del World Trade Cen-
ter di New York, è stato cele-
brato tra lacerazioni profonde.
Qualcuno tende a rimuovere
quel giorno. C’è chi lo vuole di-
menticare, quasi fosse un nuo-
vo 7 dicembre, quello del
1941, data dell’attacco dei
giapponesi a Pearl Harbour
contro la base navale Usa nelle
Hawaii. Addirittura donne par-
torienti chiedono, se possibile,
di ritardare di qualche ora la na-
scita dei loro pargoli per non
trasformare un evento, lieto, in
uno, invece, legato al ricordo
di una tragedia collettiva. Altri
presentano un loro conto per-
sonale. Sono quei 10 mila lavo-
ratori impiegati in operazioni
di salvataggio a Manhattan, che
La caccia al terrore e i processi “scomparsi”
TRA I NODI DELLA CASA BIANCA LE SORTI DI CENTINAIA DI PRIGIONIERI ARABI. A INIZIARE DAGLI ATTENTATORI DELL’11/9
rivendicano risarcimenti per
malattie legate alle loro presta-
zioni.
Su questo scenario hanno cam-
peggiato tre eventi: la minaccia
- rientrata all’ultimo momento -
del reverendo Jones, legata
all’ipotesi della costruzione di
una moschea a Ground Zero; la
sorte dei processi di 5 capi di Al
Qaeda, accusati della strage,
opera degli aerei suicidi dei 19
dirottatori guidati da Moham-
med Atta.
PER QUEL CHE riguarda la
diatriba sulla moschea di
Ground Zero, Rudolph Giulia-
ni, sindaco di New York nel
2009, l’aveva già bocciata poco
dopo Ferragosto alla Nbc. Una
moschea di 15 piani a due isolati
a nord dove una volta c’erano le
Torri Gemelle? No: provoche-
rebbe “divisione, rabbia, odio”.
Quindi? “Si cerchi un altro po-
sto”, nonostante il sì di Obama e
dell’attuale sindaco di New
York Michael Bloomberg. Do-
po due mesi di silenzio l’imam
Feisal Abdul Rauf, autore
dell’iniziativa, ha esposto le sue
idee in un articolo sul New York
Times del 7 settembre: “Abbia-
mo battezzato il centro ‘Cordo-
ba House’, un nome, Cordoba,
ispirato alla città spagnola dove
musulmani, cristiani ed ebrei
Chi deve giudicare Khalid
Mohammed, ideatore degli attacchi?
L’Amministrazione rimane nel dubbio
coesistevano nel Medio Evo du-
rante un periodo di grande fer-
mento culturale creato dai mu-
sulmani”.
Meno risaputo che una mano
insperata a Abdul Rauf è venuta
da un musulmano americano,
libanese di origine: Ali Soufan,
39 anni, un passato, dal ’97 al
2005, da agente speciale
dell’Fbi, investigatore dell’at-
tentato del 2000 al cacciatorpe-
doniere “Uss Cole”, nel golfo di
Aden, Yemen. Ali, perfetta co-
noscenza dell’arabo, è un tena-
ce interrogator. Ha interrogato a
lungo Abu Zubaydah, vicinissi-
mo a Osama bin Laden, recluta-
tore di kamikaze. È noto per es-
sere riuscito a strappare impor-
tanti confessioni a Salim Ham-
dan, l’autista di Bin Laden. E
sempre senza usare metodi vio-
lenti, come la tortura, a cui era
contrario.
L’IMAM ABDUL Rauf si è ra-
pidamente reso conto della dif-
ficoltà della sua impresa. Ha
contro di sé la maggior parte
dell’opinione pubblica del suo
paese. Secondo l’ultimo son-
daggio Washington Post-Abc News
due terzi degli americani sono
contrari alla costruzione di una
moschea “proprio lì”, a Ground
Zero. Di più: il 9% non la vuole
da nessuna parte.
Infine, i processi dell’11 settem-
bre (i cui dati sono riassunti nel-
la tabella in alto, ndr), a inziare
da quello a Khalid Sheik
Mohammed, indicato breve-
mente come Ksm, il numero 3
di al Qaeda, che s’è autoaccusa-
to degli attentati di 9 anni fa e
avrebbe dovuto essere condot-
to, insieme ad altri 4 “irriduci-
bili”, davanti ai giudici. Ma giu-
dici civili dei Tribunali federali
oppure giudici delle commis-
sioni militari? Ancora: dove? A
New York, dove è avvenuto il
massacro, oppure da un’altra
parte? Domande su domande.
Che tuttora non hanno avuto ri-
sposte. L’ultimo, laconico ac-
cenno a questo argomento risa-
le all’11 luglio, quando l’attor-
ney general, il ministro della Giu-
stizia Eric H. Holder, durante il
programma tv della Cbs “Face the
Nation”, ha buttato lì: “Decide-
remo dove celebrare il proces-
so… Quando ci sono di mezzo
problemi di sicurezza, una que-
stione come questa si politiciz-
za”. Lui avrebbe preferito che
fosse la corte di Manhattan ad
emettere il verdetto contro il
kuwaitiano Ksm e altri 4 fede-
lissimi di Bin Laden: lo yemenita
Ramzi Binalshib, amico
dell’egiziano Atta, conosciuto
nella moschea di Amburgo, di-
rottatore mancato perché gli
era stato rifiutato il visto Usa;
Walid Bin Attash, altro yemeni-
ta, anch’egli mancato dirottato-
re, sempre per un visto non
concesso; Mustafa Ahmed
Al-Hasawi, saudita, finanziatore
dell’11 settembre; Ali Abd
al-aziz Ali, pachistano, nipote di
Ksm.
ORMAI È CERTO Come se-
de del “processo del secolo”
New York non potrà mai essere
scelta per tante ragioni: costi, si-
curezza, possibilità di attentati.
Il presidente Obama insistereb-
be poi perché i cinque islamici
vengano giudicati da tribunali
criminali civili, e non militari.
Ma i repubblicani puntano su
Guantanamo, corte militare. Al-
trimenti stringono i cordoni
della borsa: niente soldi per
spostare, come vorrebbe Hol-
der, da Guantanamo in altra pri-
gione, forse Chicago, gli ultimi
180 là detenuti, anche loro in at-
tesa di giudizio: dopo almeno
otto-nove anni.
Dopo la retrospettiva al festival
della letteratura di Mantova il
più incisivo degli scrittori israe-
c'erano prima del '67. Israele si
ritirerà dalla Cisgiordania. Biso-
gnerà pensare a come garantire
odierno sta nello scontro fra il
fanatismo e il resto del mondo.
I fanatici sono ovunque e sono
dell’Onu. È uno scandalo e un
oltraggio. Non è mai accaduto
una cosa del genere. È molto
della britannica
Catherine Ashton, e dal
lancio del nuovo Servizio
europeo di azione esterna
liani ha parlato a Trento nel-
l'ambito della rassegna ‘‘Dialo-
ghi internazionali: se vuoi la pa-
la sicurezza smilitarizzando i
territori. Gerusalemme capita-
le divisa avrà due ambasciate,
un pericolo. Tutti dovrebbero
esser più consapevoli della cre-
scita del fanatismo. Il fanatico è
pericoloso che un regime del
genere possegga il nucleare.
Non è un problema israeliano,
(Seae), le novità
introdotte dal Trattato di
ce prepara la pace’ presentan- una di fronte all'altra. Ci saran- talmente altruista che nega gli è un problema mondiale. Lisbona.
do il suo ultimo libro “Scene no questioni spinose come altri. Qui si nasconde il cuore Non ha mai pensato di la-
dalla vita di un villaggio”. quella dei rifugiati. Israele ha macabro della violenza. sciare Israele e venire in Eu- FRANCIA
Cosa pensa dei nuovi collo- accolto più di un milione di Il rapporto fra Israele e Tur- ropa? Nei giorni scorsi si è
qui di pace fra Israele Pale- persone dai Paesi arabi. Il futu- chia s’è incrinato dopo l'at- parlato di una “tentazione” Pace tra le signore
stina? ro stato palestinese ne dovrà tacco alla nave “Freedom Flot- di Grossman. della sinistra
Israele è un Paese molto parti- accogliere 600mila. Ripeto: sa- tilla” in rotta verso Gaza. Lei David Grossman è stato frainte-
colare. Per rappresentarlo nel
modo migliore ci vorrebbe
l'immaginario di Fellini. Siamo
rà una pace dura, piena di spine
ma inevitabile. Quando l'avre-
mo raggiunta Israele dovrà libe-
fu uno dei pochi scrittori
israeliani a condannare l'as-
salto israeliano che ha pro-
so. Non ha nessuna intenzione
di lasciare Israele. La stessa co-
sa vale per me. Amo troppo
D opo lunga e
profonda rivalità le
due “prime donne” del
8 milioni di abitanti, o per me- rarsi dell'atomica perché non vocato morti e feriti. questa terra per lasciarla. An- Partito socialista
glio dire, 8 milioni di primi mi- avrà più significato strategico. Sì, è vero. La maggioranza degli che quando mi arrabbio lo fac- francese, l'ex candidata
nistri, 8 milioni di profeti e 8 Come ha reagito davanti al- israeliani approvò l'intervento cio con un sentimento di amo- alle presidenziali,
milioni di messia. Tutti hanno le minacce del pastore evan- dell'esercito. Ho parlato di atto re. Sulla mia scrivania tengo Ségolène Royal, e l’attuale
una visione particolare di re- due penne, una blu e una nera. segretaria, Martine Aubry,
denzione. Nessuno ascolta l'al- Con quella blu scrivo i miei ro- sembrano aver stretto
tro. Io sono fra i pochi che lo Siamo 8 milioni di primi manzi, con quella nera mando un’alleanza di ferro e non
fanno perché l'ascolto è la fon- a quel paese il mio governo. Ma perdono occasione per
te primaria della mia professio- ministri, di profeti e di messia in entrambi i casi scrivo con la moltiplicare
ne. Ascoltando gli altri posso
raccontare umori e aspirazioni
passione di chi ha a cuore la vi-
ta. Per me la vita viene prima di
manifestazioni di stima.
Tanto che in molti si
della gente. Non so se i colloqui E nessuno ascolta l’altro tutto. chiedono se l’improvvisa
sintonia sia davvero
sincera o solo una messa
Turchia, un “sì” cambia lo Stato in scena per calcoli
politici, in un momento
in cui la sinistra deve fare
quadrato per strappare lo
OGGI IL REFERENDUM CHE RIDUCE IL POTERE DEI MILITARI, GUARDIANI DELLA LAICITÀ scettro del potere a un
Nicolas Sarkozy sempre la
di Giampiero Gramaglia Costituzione, scritta nel 1982, sotto l’egida tività contrarie alla laicità dello Stato e della cui popolarità è ai minimi
degli autori del colpo di Stato del 1980. Uno società). L’opposizione laica e nazionalista storici.
LdellaaAtatürk,
posta in palio: una fetta dell’eredità di
militare, politico, il fondatore
Turchia moderna e laica, di cui fu il
dei punti meno controversi è proprio la le-
vata dell’impunità per i militari putschisti. Il
voto, non a caso, cade a trent’anni esatti dal
dice che la riforma compromette l’indipen-
denza della giustizia e la separazione dei po-
teri, in un Paese in cui i tribunali hanno con-
GERMANIA,
primo presidente dal 1923 alla morte nel putch. Erdogan e il suo partito, l’Akp, dico- tribuito a bloccare leggi islamiche come la Ressa, stop
’38. L’esito: estremamente incerto, con no di volerla far finita “con la tutela dei mi- soppressione della proibizione del velo nel- al festival di Berlino
sondaggi che spaccano sì e no quasi al 50%. litari” sulla vita politica e hanno di recente le Università. Un successo dei no rendereb-
Circa 50 milioni di turchi vanno alle urne
oggi per pronunciarsi con un referendum
su una riforma della Costituzione che, se
represso con teatrale durezza una presunta
nuova trama golpista. La riforma è giudicata
dall’Ue un passo nella buona direzione sulla
be più incerte le elezioni del 2011, dopo che
l’Akp, che alle legislative 2007 s’avvicinò al
50%, era già sceso a meno di un terzo nelle
G li organizzatori del
Festival di Berlino
hanno interrotto ieri
approvata, consoliderebbe il potere dell’at- via delle riforme che avvicinerebbero l’ade- amministrative 2009. L’Akp presenta la ri- notte l’appuntamento
tuale governo islamico-conservatore nei sione della Turchia all’Unione. forma come occasione per allargare gli spazi musicale della capitale
confronti dell’opposizione laica e naziona- Se vincono i sì, le prerogative della giustizia di democrazia e avvicinarsi all’Ue. per timore che il
lista e cancellerebbe alcuni bastioni del lai- militare saranno limitate e le due istanze giu- sovraffollamento davanti
cismo istituzionale ‘ataturkiano’. diziarie che sono bastioni della laicità dello LA CAMPAGNA , segnata da accuse di all’ingresso di uno dei
Stato e coriacei avversari dell’attuale gover- attacchi alla libertà di stampa e di intercet- concerti potesse
LA CONSULTAZIONE è, inoltre, un test no saranno ‘addomesticate’: la Corte costi- tazioni illecite – anche qui, un parallelo ita- provocare una tragedia
di popolarità per il premier Recep Tayyip Er- tuzionale e il Consiglio superiore della ma- liano - ha messo sotto tiro pure la politica simile a quella della Love
dogan, il cui governo è al potere dal 2002 – gistratura, che nomina i giudici e i procura- estera di Ankara: da bastione della Nato e mi- Parade del 24 luglio, in cui
una continuità eccezionale per la Turchia. tori. E, in questo senso, la vicenda turca ha gliore interlocutore musulmano di Israele, sono morte 21 persone. Il
L’esecutivo progetta riforme liberali, che Ue assonanze con quella italiana. Inoltre, la dis- la Turchia di Erdogan è, ora, un cuneo isla- Festival di Berlino, che si
e Fmi sollecitano, ma è anche portatore di soluzione dei partiti politici sarebbe sogget- mico negli schieramenti occidentali, men- tiene nell’ex aeroporto di
germi d’integralismo islamico. ta all’autorità del Parlamento (nel 2008, tre i rapporti con Israele si sono raffreddati e Tempelhof, è stato
La riforma riguarda 26 articoli dell’attuale l’Akp aveva rischiato d’esser sciolto per at- quelli con l’Iran intensificati. inaugurato venerdì.
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FESTIVAL DEL CINEMA
Sofia Coppola
vince il Leone d’Oro
TARANTINO
PREMIA LA EX
di Federico Pontiggia
Venezia
S
omewhere over the rainbow?
Insomma, giù il cappello, e su la
Coppola. L’ex fidanzata di
Quentin Tarantino vince il Leo-
ne d’Oro della 67esima Mostra
di Venezia, ma anziché le fauci
feline, a digrignare sono altri
denti: quelli di chi mastica un
po’ di cinema. C’erano almeno
cinque film che meritavano il
massimo riconoscimento più di
questa copia smunta di Lost in
Translation, e non per questione
di spanne: nell’ordine, Venus
Noire, Meek’s Cutoff, The Ditch, Po-
st Mortem, 13 Assassins. Ce ne sa-
rebbero di più, ma ci fermiamo
qui: non per bontà, ma per stig-
matizzare la totale assenza di
questi magnifici cinque dal pal-
mares.
I premi? Riservati
agli amici
CHE DIRE se non ci fossero, bi-
sognerebbe abolirli i premi, per-
ché quest’ultimo verdetto festi-
valiero è fortunato in un’unica
accezione: è cieco. Oppure, ve-
de tricolore: Tarantino è diventa-
to italiano. Non perché ami i no-
stri B-movies anni ’70, a cui aveva
già fatto da padrino in Laguna,
bensì perché ha fatto proprio il
conflitto d’interessi che tanto
c’ammorba: l’ex girlfriend la ri-
troviamo sul trono, al mentore
Monte Hellman – produttore
esecutivo del suo esordio Le iene,
e qui in competizione con l’indi-
gesta ma lapalissiana Road to No-
where – va il Leone speciale per
“l’ammirazione”, il nazionalismo
stelle & strisce veste la Mila Kunis
di Black Swan col Mastroianni per
l’interprete emergente, e pure
l’attore Vincent è meritoriamen-
te il Gallo del pollaio. Dato il ple-
biscito per amici e connazionali,
dunque, potremmo parlare di
votazione bulgara, e infatti una
SECONDOTEMPO
SPETTACOLI,SPORT,IDEE
Sofia c’è. Non solo, se il direttore
Marco Müller è stato più volte ac-
cusato di parsimonia nel recluta-
mento Oltreoceano, il palmares
degli ultimi sei anni parla la lin-
gua di Obama: quattro Leoni
americani (Ang Lee paga le tasse
a Hollywood), uno cinese (han-
no in tasca il debito Usa…) e uno,
l’anno scorso, a Lebanon dei fra-
tellini israeliani. Inciso, se la cau-
sa palestinese deve contare su
Miral per il Leone, campa caval-
lo.
Leone d’Argento
per Skolimowski
TORNIAMO alla Fiction poco
Pulp di Quentin. Salutato presi-
dente di lotta e di rottura, si è ri-
trovato perfettamente a suo agio
nei panni dello statista doroteo:
un colpo al cerchio dei suoi “gu-
sti” personali, con la doppietta
tristissima –Leone d’Argento alla
regia e Osella per la sceneggiatu-
ra – per la Balada triste de trom-
peta di Alex De La Iglesia, e uno
alla botte patria, che se anche
l’amichetto Robert Rodriguez
fosse stato in concorso col suo
Machete la premiazione sarebbe
stato più conveniente farla in Te-
xas. Invece, siamo in Italia, ma
non si direbbe: Mazzacurati, Ce-
lestini, Martone e Costanzo non
Letteratura a Mantova
Consigli per i leghisti: leggere Ippolito Nievo
di Silvia Truzzi
Mantova
Nne ondinecessaria
erano qui per il Festival
letteratura. Precisazio-
per chi, guar-
dando i 110 militanti in verde,
sperava in una conversione
culturale del popolo che “ce
l’ha duro”. Niente libri, ma
crociere: è salpata ieri mattina
da porto Catena (almeno il no-
me era intonato) la nave della
Lega. Destinazione: Venezia,
dove domani si concluderà la
“Festa del Po”, fiume incolpe-
volmente diventato confine
di inciviltà. Stand all’imbarco
con variopinti simpatizzanti,
Va pensiero, mani sul cuore, pa-
ne, salame e lambrusco. C’è
anche Renzo Bossi: se cade in
acqua sono guai, qui le trote si
cucinano. Calderoli è in pan-
Figlia d’arte
e un tempo
fidanzata
di Quentin,
ma il suo film
“Somewhere”
riceve fischi
mettono piede in Sala Grande, e
non ci sarebbero lacrime da ver-
sare, a patto di ritrovare in bache-
ca i magnifici sei. Ma così brucia.
E altro sale lo versa Sofia, perché
tra Ferrari abbandonate con le
chiavi nel cruscotto, Telegatti
non sottotitolati in inglese, tran-
sfer da Malpensa con scorta e ce-
ne dal sindaco di Milano per la
star protagonista, l’Italia della fi-
glia del Padrino è da indagine et-
nografica: nani e ballerine, ma
anche qui qualcuno ci batte. Se la
codarda e omogeneizzata predi-
lezione per Somewhere segna il ri-
flusso veneziano dal cinema sul
mondo – la politica d’Oro delle
ultime edizioni – al mondo del ci-
nema, con la parabola di un atto-
re vincente sul set e abulico in ho-
tel, il bis al circo franchista dello
taloncini: sì, scappare. Per for-
tuna attraversata la strada s’in-
contrano altri stand, in una lu-
ce che restituisce a Mantova la
sua elegantissima bellezza. A
parlare di Po – e delle sue per-
sone – incontri Paolo Rumiz,
e poi Paul Ginsborg con Iuri
Meda, a confronto su Risorgi-
mento, Comuni e Unità d’Ita-
lia al tempo del federalismo
che vorrebbe spaccare il Pae-
se. Come dire, non tutto è per-
duto (almeno per ora).
Sul tema si esercita anche Ma-
rino Sinibaldi, voce e anima di
Fahrenheit, che sta preparando
una serie di trasmissioni
sull’Unità d’Italia. Dal tricolo-
re alla storia del pane, passan-
do naturalmente per gli scrit-
tori. Ha annunciato ai suoi
ascoltatori che oggi mostrerà
al pubblico il “manoscritto di
in & out
Alonso Don Gallo
Parte in pole
position con
“Celebriamo
le donne per
la Ferrari i loro meriti,
sul circuito non per le
di Monza gambe”
Sofia Coppola
riceve il Leone
d’Oro alla 67esima
mostra del Cinema
di Venezia (FOTO ANSA)
spagnolo De La Iglesia segna il
dietrofront dal raziocinio per im-
magini e suoni: è roba da pagliac-
ci, non solo per la trama.
Se l’Osella per la fotografia va al
russo Silent Souls, nemmeno fa
spellare le mani la coppia servita
aJerzy Skolimowski: Premio Spe-
ciale della Giuria, Essential Kil-
ling fa più vittime in palmares
che non il talebano Gallo nell’in-
un libro fondamentale per
l’Italia, custodito nella Biblio-
teca di Mantova”. È la Biblio-
teca teresiana che occupa
un’ala del Palazzo degli studi
(rimasto tale: accanto c’è la
sede del Liceo classico, ovvia-
mente intitolato alla maggior
gloria locale, Virgilio) e fu
aperta nell’ambito del pro-
gramma di riforma culturale
voluto da Maria Teresa d'Au-
stria (della cui dominazione
restano anche piacevoli trac-
ce nella pasticceria, farcitissi-
ma di creme). Il manoscritto
che Sinibaldi porterà nella po-
stazione di Fahrenheit potreb-
be ragionevolmente essere Le
confessioni di un italiano di Ip-
polito Nievo, che ebbe un pa-
pà mantovano e che qui tra-
scorse una parentesi della
breve esistenza (morì durante
Moratti
“Sciopero
calciatori?
Credo ci sia
qualcosa di
ingiusto”
nevata Polonia, ed è davvero
troppa grazia San Quentin.
Gli italiani
a bocca asciutta
MENTRE i fischi si intrecciano
fragorosi ai timidi applausi per la
vittoria della Coppola, e danno il
bis a quelli per la migliore (?) at-
trice Ariane Labed del greco At-
tenberg, Tarantino si riscopre, fi-
schiato, poco Basterd e molto In-
glorious: che ne è della sua cine-
filia, della sua indipendenza
l’inabissamento di una nave
garibaldina, a trent’anni nel
1861).
Le confessioni si sono presso-
ché perdute, trascuratissime
anche dai programmi scolasti-
ci. Ed è un peccato perché
hanno ancora cose da raccon-
Renzo Bossi
e Calderoli vanno
alla Festa del Po,
Fahrenheit
riscopre
“Le confessioni
di un italiano”
Domenica 12 settembre 2010
Perriera
Teatro in
lutto per la
morte del
drammaturgo
palermitano
mainstream, della sua “leggen-
da”? È diventata rubrica telefoni-
ca, dove pescare nomi e cogno-
mi amici? Meglio Gallo, che di-
serta la cerimonia, ma non il bac-
calà: da sei giorni pranza e cena a
menu fisso (13 euro) all’osteria
Al Cicchetto del Lido. Il nostro
brindisi va a lui, e pure alla Mo-
stra, ma fino alle fatidiche ore 19
a Palazzo: da buon vetrinista di ci-
nema qual è, Müller non potrà
sorridere di questo epilogo, per-
ché i film migliori sono rimasti in
magazzino. Mentre la Iena azzan-
nava i Leoni.
tarci. Per esempio a proposito
di una cittadinanza che non si
percepisce come valore, nella
sempre più esasperata e pe-
ricolosa esaltazione dei loca-
lismi. Il romanzo è la scoperta
di una trasformazione identi-
taria. Il protagonista, nel cor-
so della lunga e tumultuosa
esistenza (il romanzo è stato
pubblicato anche con il titolo
Confessioni di un ottuagenario),
cambia pelle: “Io nacqui ve-
neziano e morrò, per la grazia
di Dio, italiano”. È il libro del
sogno unitario, non ancora
compiuto, romanzo di una ge-
nerazione che credeva in un
progetto politico costruttivo
e di partecipazione. L’esatto
opposto di quel che accade
ora che l’Italia è percorsa dal
fanatismo dell’esclusione. Ri-
leggere per credere.
Domenica 12 settembre 2010
TELE COMANDO
TG PAPI
+ gubina non sono stati presi in
Il reverendo
matto
di Paolo Ojetti
g1
T Archiviato il reverendo pi-
romane come “matto” e velo-
cizzate le cerimonie per i 9 an-
ni dalle Twin Towers, ecco la
vera cerimonia quotidiana del
Tg1: fare propaganda a Berlu-
sconi, al governo e al suo par-
tito. Berlusconi ha la possibi-
lità di scegliere fra moltissimi
giornalisti di provata fedeltà.
Dopo Susanna Petruni, Sonia
Sarno, Alessandra De Tomma-
so, ecco che da qualche gior-
no, a Gubbio, si esibisce Attilio
Romita. Sul maxischermo ap-
pare il volto porcellanato di
Berlusconi del lifting 1994,
quando, fra una seduta dal chi-
rurgo estetico e un’altra dal tri-
cologo, trovò un attimo per
darsi alla politica. Parla dei
suoi successi planetari, dei
successi del governo, dei suc-
cessi della maggioranza, dei
“governicchi” che lui, a mani
nude, fermerà. Seduto, spalle
al Sommo Sacerdote, lo scriba
Bondi, commosso e vibrante.
Ebbene, il solerte Romita ha ri-
petuto il verbo del Sommo,
senza aggiungere neanche
una virgola di troppo, addirit-
tura meglio di Petruni, Sarno e
le altre aduse alla bisogna. Con
una differenza: la voce di Ro-
mita è di mezza ottava più bas-
sa.
g2
T In una giornata tutto som-
mato tristanzuola, non è una
gran perdita quella del Tg2 po-
meridiano, scomparso per da-
re posto a X Factor, operazione
furbissima per scontentare al-
tri telespettatori. Non tutte le
stupidaggini vengono però
per nuocere, così ci siamo po-
tuti soffermare sull’edizione
per sordomuti che, comun-
que, regalava due spunti inte-
ressanti. Il primo e più soddi-
sfacente consisteva nel fatto
che Berlusconi, Cicchitto,
Bondi e tutta la compagnia eu-
considerazione nemmeno a
gesti. La seconda riguardava la
pole di Alonso. Notizia di già
scarso rilievo (ormai solo un
miracolo – o forse nemmeno
questo – può rimettere in cor-
sa la Ferrari) veniva arricchita
dal commento di Monteze-
molo, pure a gesti: “Questa
pole è dedicata ai nostri tifosi”.
E, se no, a chi? Ai tifosi della
Red Bull? A volte anche i mon-
tezemoli perdono l’alettone.
T g3
Si rivede quel giorno ter-
ribile, si ripensa a quanti mo-
rirono sapendo di morire e
non è mai fiction, nemmeno
nove anni dopo e infinite repli-
che. Passando ai casi nostri,
Mariella Venditti informa che
Berlusconi ha passato la notte
russa con Putin, belle donne e
canzonette. L’effetto delle
notti bianche c’è, Berlusconi
sbanda e farfuglia, poi si salva
solo gridando ai suoi “Forza
Italia e forza Milan”, che fa
sempre effetto (interisti esclu-
si). Altalenante – informa il
Tg3 – anche questo tira e molla
con Fini. Berlusconi vorrebbe
parlare alla Camera e andarse-
ne a casa fra gli applausi. Fini
sostiene che sarà chiesto un
voto. Ben venga la conta fina-
le, anche per capire com’è an-
data e quanto sarà costata la
campagna acquisti.
SECONDO TEMPO
di Fulvio Abbate
M ariella Venditti, volto tra i
più umani e fosforescen-
ti che un telegiornale possa
spedire in dono ai suoi fedeli
spettatori, è un pezzo del
paesaggio del Tg3, il canale,
vuoi o non vuoi, dato in ap-
palto in nome della lottizza-
zione ai “comunisti” da una
vita ormai. Mariella Vendit-
ti è anche un viso oggetti-
vamente rispettabile, spol-
verato di efelidi, l’eco del co-
lore naturale dei suoi capelli.
Rossi. Mariella Venditti,
quando all’ora di cena la in-
tuisci dentro la scatola nera
del sommario politico, fra
molto altro, non ti dà mai la
sensazione d’essere stronza-
mente orgogliosa del pro-
prio lavoro. Per fortuna. Sua
e nostra. Sarebbe piuttosto
grave, infatti, se Mariella fos-
se lì a suggerire un’adesione
convinta alle misere parole
che il personale dei partiti e
perfino delle istituzioni con-
segna al pubblico, all’eletto-
re, al suddito, ai sensori
dell’Auditel. Mariella Vendit-
ti, al contrario, svolge il pro-
prio lavoro con partecipato
distacco, come in una fredda
constatazione di un sinistro,
come al momento di mettere
mano al Cud, e qui, chissà
come, ci torna in mente,
IL PEGGIO DELLA DIRETTA
Con Mariella
la tv è più bella
pensando invece ai volti di-
sumani dell’informazione,
una vignetta di Altan, dove
il mezzobusto così pronun-
cia: “Queste sono le ultime,
da domani le notizie fatevele
da soli”.
Sogni di liberazione, Mariella
Venditti è persona certamen-
te misurata, e ancora ben
lontana dall’età della pensio-
ne, e questa sua presenza co-
stante in video non può che
rassicurare chi dal volto dei
giornalisti pretende filosofi-
ca lontananza da ogni proto-
collo governativo. Umano di-
stacco, e non, come dicono a
Roma, fanatismo.
La vita professionale di Ma-
riella Venditti, tuttavia, non è
soltanto computer, trucco,
rose, merletti, imparaticci,
video e fiori di Saxa Rubra,
talvolta, infatti, sempre lei,
come inviato, è costretta a
raggiungere il Palazzo, nel
senso che Pier Paolo Paso-
lini dava a questo termine. A
Palazzo Chigi, la dottoressa
Venditti trova puntualmente
ad attenderla Silvio, un ami-
co. Ora, questo Silvio, soli-
tamente non è propriamen-
te un campione di democra-
zia, tuttavia il medesimo alla
La giornalista
del Tg3
Mariella Venditti (FOTO LAPRESSE)
pagina 13
vista di Mariella muta subito
condotta, e perfino atteggia-
mento, scopre la gentilezza e
il rispetto veri. Riconosce in-
somma alla professionista
ciò che a lei spetta: l’auto-
nomia e la libertà di giudizio.
Sia detto per inciso, durante
uno sgradevole incidente ai
danni del povero Rocco Car-
lomagno si udì soltanto la vo-
ce dell’inviata del Tg3 alzarsi
a difesa del malcapitato, per-
fino a costo di contestare il
comportamento del presi-
dente del Consiglio.
Sono forse dettagli, e tuttavia
mostrano l’aldilà dell’ambi-
zione, della piaggeria, della
soggezione; semmai raccon-
tano un volto da persona. Se
ormai per la maggior parte
dei casi le facce dei condut-
tori del telegiornale raccon-
tano l’ambizione di parteci-
pare all’ennesimo film della
serie 007, Mariella Venditti
ci rimanda invece a un’idea
del lavoro giornalistico, re-
play, degno del migliore neo-
realismo. La guardi e leggi in
filigrana i suoi pensieri, met-
ti, così: adesso finisco e me
ne torno a casa a portare a
spasso il cane. La guardi e
pensi che non tutto sia ormai
perduto. Anche il già citato
Silvio, in cuor suo, ama sol-
tanto lei.
www.teledurruti.it
pagina 14 Domenica 12 settembre 2010

SECONDO TEMPO

FATTI di VITA
PIAZZA GRANDE É di Silvia Truzzi

DONNE E DOLORI
arà perché la nostra legge elettorale è stata ribattezzata
S Porcellum che parlandone si finisce a discutere di sesso a

Il lavoro spogliato dei diritti pagamento? Succede che Angela Napoli, ospite di Klaus Davi a
“Klauscondicio”, dica quel che pensa a proposito di donne in
politica. “Non escludo che senatrici o deputate siano state elette
dopo essersi prostituite. Purtroppo può essere vero e questo porta
di Furio Colombo to di sabotaggio. La pena è il li- alla necessità di cambiare l'attuale legge elettorale. È chiaro che,
cenziamento. E se il giudice – essendo nominati se non si punta sulla scelta meritocratica, la donna
e non c'è la fabbrica restato indietro con le leggi an-

“S
non ci sono i diritti”
è la frase più ripetuta
del momento. Vuol
dire: “Lasciate fare all'impre-
sa, che sa cosa è bene e che
cosa è male”. Ecco dunque la
frase che molti, anche nel Pd
(un partito che dovrebbe es-
sere “del lavoro” più di tutti
gli altri rappresentanti in Par-
lamento) considerano “inno-
vazione”. È “innovazione”
perché libera l'impresa dalla
“rigidità” (altra parola in voga
per dire il nemico dell'inno-
vazione) e dal dovere di man-
tenere impegni presi, con
contratti debitamente firmati
da tutti, verso i lavoratori. A
proposito, avete mai notato
che l'opinione pubblica e po-
litica non viene mai coinvolta
in un dibattito sulle imprese
(come vanno, dove vanno),
ma sempre, solo sul lavoro e
gli operai come unica ragione
di conflitto, crisi, delocalizza-
zione, chiusura?
Le regole buttate
al macero
LA STORIA del mondo indu-
striale democratico non ci dà
nessuna notizia di aziende af-
fondate a causa del costo del la-
voro. Ma la proposta adesso è
“innovazione” perché non so-
lo vuole tagliare liberamente i
costi. Intende cancellare ogni
patto precedentemente stipu-
lato tra impresa e lavoro. Ora,
dopo una violentissima crisi
economica che ha scosso, con
la furia di un ciclone, un'Euro-
pa senza economisti e senza
idee e un'Italia senza governo,
la proposta è di uscire da una
crisi grande come il ‘29 (parola
di esperti) facendo esattamen-
te l'opposto dell'America del
New Deal. Che cosa vuol dire
New Deal? Vuol dire nuovo pat-
to. Vuol dire futuro, fiducia
(non fiducia astratta, ma fidu-
cia gli uni negli altri) e comu-
nità (siamo insieme, o tutti o
nessuno, il Paese sono le sue
Una linea di montaggio della Fiat, sotto Emma Marcegaglia e in basso il ministro Gelmini (FOTO ANSA)
fabbriche e ogni fabbrica è il
Paese, Costituzione, leggi, re-
gole concordate). Che cosa ac-
cade adesso in Italia? Non solo
non ci sarà un New Deal, ma
non ci sarà niente. Anzi, faccia-
mo una cosa. Per evitare equi-
voci, cancelliamo ogni patto
che c’era prima. Via i contratti
nazionali. Via le regole discusse
e negoziate da una parte e dal-
l'altra, a volte per anni e con
confronti anche duri, ma – ov-
viamente – con l'intento uma-
no e civile di proteggere la par-
te più debole, che non può
ogni volta presentarsi in fabbri-
ca con una batteria di avvoca-
ti.
Così inizia il monologo
delle aziende
IL NUOVO SLOGAN è “ba-
sta con la lotta di classe”. Nel ca-
so della fabbrica, “fine della lot-
ta di classe” (che per fortuna
non c'era; c'erano, come dico-
no i codici, parti e controparti,
con molti interessi diversi e
uno grande in comune: il lavo-
ro) vuol dire che una parte tace
e l'altra è libera di iniziare il
grande monologo. Vanno bene
10 minuti per la pausa mensa?
Va bene andare in bagno due
volte invece di tre? Va bene fare
straordinari la notte e il sabato
cora non abrogate della Repub-
blica – ti reintegra nel posto di
lavoro, questo fastidioso detta-
glio alla controparte che con-
duce il monologo non interes-
sa. La controparte è avanti, è
nel futuro, è con l'innovazione,
confortata dal fatto che anche
la ex sinistra chiama innovazio-
ne la cancellazione dei diritti.
Dunque, giudice o non giudi-
ce, vi possiamo buttare la busta
paga sulla porta, ma dovete re-
stare fuori.
La nuova versione di
“O la borsa o la vita”
PER BUONA MISURA in-
Liberare le terviene, nell'umiliante caso di
Melfi (tutta la Fiat contro tre
imprese dagli operai) il settimanale Panorama
(9 settembre 2010) con la più
impegni presi e dai spregevole copertina mai ap-
parsa nel giornalismo italiano.
contratti nazionali La forza di un periodico da mi-
firmati con i lioni di copie viene gettata con-
tro tre operai da 1.000 euro al
sindacati non mese (quando non sono – e lo
sono spessissimo – in cassa in-
significa innovare tegrazione), messi alla gogna in
Non si può uscire copertina con la loro fotografia
e il titolo Gli eroi bugiardi; l'accu-
da una crisi globale sa (sempre in copertina) di sa-
botaggio, dunque di un reato,
rompendo il patto che dà dello stupido (e anche
del comunista) al giudice che li
con i lavoratori ha reintegrati nel loro posto di
lavoro. È una nobile iniziativa
che assicura a quegli operai
che non saranno mai più accet-
tati in alcun posto di lavoro in
Italia. Ma tutto trova la sua giu-
stificazione nel nuovo motto
da issare sui cancelli: “Se non
c'è la fabbrica, non ci sono i di-
ritti”. La prima reazione, che
avrebbe dovuto dare una scos-
sa a tanti silenzi ed evitare qual-
che lode fuori posto, è che la
frase corrisponde in modo
senza retribuzione? Va bene fa- quasi letterale al celebre grido
re o non fare, o interrompere le dei vecchi racconti polizieschi:
ferie, sempre a titolo di dona- “O la borsa o la vita”. Il messag-
zione del prestatore d'opera al- gio è chiaro: o cedi o finisci sul-
la fabbrica? Non devi risponde- la copertina di Panorama. Ma c'è
re. Se lo fai, disturbi la produ- l'altro aspetto inquietante. La
zione e potresti essere accusa- frase resta intatta se formulata a
spesso è costretta, per avere una determinata posizione in lista,
anche a prostituirsi o comunque ad assecondare quelle che sono le
volontà del padrone di turno”. Bufera, parlamentari-veline (il
ciarpame di Veronica per intendersi) indignate contro la Napoli, che
poi si è scusata (non si capisce perché: questa legge elettorale è una
porcata, da qualunque aspetto la si guardi). Elvira Savino, deputata
del Pdl, si è spesa con parole di fuoco assicurando che “le donne nel
Pdl hanno grandissima dignità perché nessun leader lascia maggior
autonomia e spazio di Berlusconi, uno che alle donne ha dato grandi
chance in politica”. E avrebbe potuto aggiungere: anche nel settore
immobiliare, visto che Francesca Pascale, consigliere provinciale del
Pdl, abita in una casa di proprietà del premier. Dopo le dichiarazioni
della Napoli è partito il consueto chiacchiericcio urlato a base di
sdegno democratico, “le donne per le donne”. Tutte le parlamentari
si sono offese, qualcuna ha addirittura minacciato querela (?). Ma è
un riflesso pavloviano che non serve alle donne: in fondo è lo stesso
concetto delle quote rosa. Le donne in politica (e dappertutto) non
valgono in quanto genere, ma in quanto persone. E forse oggi
possiamo affermare che l’accesso all’istruzione e alle professioni è
un diritto veramente conquistato. Allora troviamo il coraggio di dire
che c’è bisogno di ragazze in gamba, preparate, capaci, sicure, forti.
Non di ragazze e basta. Perché altrimenti continueranno a chiederci
solo di essere “carine”, in assenza di altri argomenti. Altrimenti ci
sarà sempre un premier che può permettersi di offendere un suo
avversario dicendo “cara Bindi, lei è brutta”. Il degrado nel rapporto
pubblico con le donne si è aggravato: è passata l’idea che si può dire
tutto, in qualunque contesto. Silvia Avallone non si è arrabbiata
quando alla cerimonia per la premiazione del Campiello, Bruno
Vespa ha chiesto che fosse inquadrato “il suo splendido décolleté”. E
male ha fatto. Vespa ha detto: inquadrate le sue tette. Non era un
complimento, non era un apprezzamento fatto con grazia. Era una
volgarità, che non è nemmeno stata percepita dalla destinataria. Il
ciarpame di cui siamo circondate ci ha anestetizzate, tanto che si fa
fatica a distinguere un complimento da una – pur metaforica –
pacca sul culo. Forse dovremmo ammettere che non abbiamo
saputo arginare un imbarbarimento evidente e che c’è bisogno di un
nuovo femminismo. Non una battaglia contro gli uomini e nemmeno
una negazione di irrinunciabili specificità a base di slogan datati e un
po’ fastidiosi. Ma una resistenza a questo strisciante svilimento, alla
lusinga, alla riduzione della persona a meta, importante solo perché
fungibile. Oppure ritorneremo a essere convinte, come le nostre
nonne, di esistere principalmente per soddisfare il desiderio di
qualcun altro (il che, tra le altre controindicazioni, rende il sesso
assai meno piacevole. Per noi).
s .truzzi@ilfattoquotidiano.it
rovescio: “La fabbrica c'è se tempo chiamavamo lavoratori,
non ci sono i diritti”. D’ora in deve rassegnarsi a vivere senza
poi la fabbrica è extraterritoria- un sindacato (l'immagine della
le. Si fa secondo le regole che Fiom è peggiore di quella di Val-
vigono nel territorio in cui vuoi lanzasca), senza un partito (ve-
essere accettato perché un po' di la cauta distanza del Pd dalla
ti pagano. Se non ti va bene, ti questione), con la sola opzione
accompagnano subito alla di obbedire. E il rischio di un
frontiera. Ora ditemi se tutto linciaggio pubblico nello scia-
un mondo di persone, che un gurato caso di una protesta.

Riaprono le scuole
Quanto valgono i programmi non
sono ancora legge
mente calcolato un costo da 460
a 486 euro a famiglia, con un au-
mento del 5% (per il Codacons
+6%) rispetto al 2009, nono-
e musica'”, introduce il secondo
tema centrale del dibattito: il ri-
corrente specchietto per allo-
dole digitale. Una parte dei me-

i libri di testo e, rincari a parte,

non si parla delle
stante la millantata soluzione
ministeriale dei tetti di spesa.

di Marina Boscaino
arlare di politiche cultu-
tro l’1 giugno i collegi dei do-
centi avevano l’obbligo (a cui
alcuni audaci si sono sottratti)
letture didattiche.
mettere in crisi i paradigmi di
Vere chiavi di partenza. Non rinunciando ad
accettare sollecitazioni rispetto
La demagogia del
dia esalta a priori e in modo acri-
tico la nebulosa “modernizza-
zione” rappresentata dai dispo-
sitivi digitali, senza cogliere il
fatto che né tutte le scuole né
ministro Gelmini
tutte le famiglie posseggono le
infrastrutture necessarie per
GLI ALLARMANTI rincari, renderne praticabile la fruizio-
che colpiscono soprattutto le fa- ne (che Gelmini si riferisse alle

P rali oggi in Italia è come di scegliere libri di testo per il

parlare di bighe nel 3000,
di scudetto a noi juventi-
ni. Eppure sarebbe necessario,
poiché – tra inerzie istituziona-
li e rinunce professionali – an-
diamo verso un collasso irre-
versibile. Il connubio scuo-
la-cultura non è più di moda,
sostituito dal più aggressiva-
mente neoliberista scuola-ri-
sparmio/profitto. E quindi non
indigna quasi nessuno, non so-
lo tra i politici, ma anche tra gli
intellettuali, che le Indicazioni
Nazionali per le superiori (i “pro-
grammi”) non siano ancora leg-
ge a distanza, anche se domani
inizia la scuola in gran parte del
Paese. Silenzio, allo stesso tem-
po, sul fatto che – nonostante
l’assenza delle Indicazioni – en-
nuovo anno scolastico. Libri
che zelanti case editrici si era-
no affrettate a stampare in ot-
temperanza alle Indicazio-
ni-fantasma, in una corsa ad an-
ticipare la legge che non fa be-
ne alla qualità dell’editoria e
della scuola, tantomeno alla
democrazia, ma è coerente
con il mercato.
Aggiornare per
mettere in discussione
NON È UN PROBLEMA da
poco: certo, attraversiamo il mi-
nimo storico della scuola italia-
na e ogni giorno abbiamo tali
gatte da pelare che sembra quasi
un’inezia. Ma riflettiamo. Un li-
lettura per
interpretare
la realtà e i suoi
mutamenti
bro di testo, se scelto in modo
davvero critico, rappresenta,
nella sinergia tra azione in aula e
studio individuale a casa, un
mezzo di potenziale affinamen-
to delle capacità di interpretare
il reale da parte dello studente.
Una scuola che decidesse real-
mente di mettersi in discussio-
ne dovrebbe perciò esercitare
continua vigilanza sui libri di te-
sto, la cui deperibilità è legata al-
la capacità del docente di discu-
tere, ridiscutere, aggiornare e
a revisioni di prassi didattiche,
impostazioni di tematiche, mo-
delli di valutazione, per loro na-
tura flessibili e coerenti con il di-
venire della società e del mon-
do. Il libro di testo rappresente-
rebbe quindi (quando esso fosse
informato ad autorevolezza de-
gli autori e a serietà degli editori)
al tempo stesso un supporto e
uno stimolo dinamico. Per valu-
tare la coesistenza di tali caratte-
ristiche la scelta dovrebbe esse-
re operata da un docente e let-
tore consapevole. Il dibattito,
invece, si riduce a una doppia di-
rettrice, che di fatto trascura
questo importante piano, in as-
senza di un dialogo attivo tra do-
centi e case editrici. Tiene legit-
timamente banco il caro-libri.
Federconsumatori ha recente-
miglie, con reddito fisso me-
dio-basso costituiscono una
stangata che implica, anno do-
po anno, la rinuncia progressi-
va, proprio da parte di quelle fa-
miglie, al consumo di beni ulte-
riori e il conseguente abbassa-
mento della qualità della vita.
Un fatto particolarmente grave,
se gli aumenti interessano un di-
ritto fondamentale della perso-
na – quello all'istruzione – per-
sino nella scuola dell'obbligo. La
dichiarazione demagogica di
Gelmini a Chi (sic!), che prevede
per la figlia, che farà la prima ele-
mentare tra 6 anni: “Una lavagna
interattiva multimediale, il
grembiule, l'e-book, un maestro
unico preparatissimo. Una
scuola meritocratica dove sia
grande l'attenzione per inglese
scuole private di élite cui ha ga-
rantito finanziamenti?).
Una guida per capire
il mondo
SOPRATTUTTO non esisto-
no tuttora modelli culturali di li-
bri digitali di testo convincenti e
autoconsistenti. Il problema
dell’attendibilità degli autori e
della sostenibilità formativa dei
contenuti, dunque. Perché valu-
tare l’efficacia dei libri di testo
non equivale ad aggirarsi tra gli
scaffali di un supermercato, in
cerca di sconti e offerte, ma a
configurare una chiave di lettura
attraverso cui guidare bambini e
ragazzi nel loro rapporto cultu-
rale con ciò che li circonda.
Domenica 12 settembre 2010 pagina 15

SECONDO TEMPO

MAIL BOX A DOMANDA RISPONDO

Furio Colombo

7 VOTARE
CON CHI?
Docenti precari a Bologna
LA VIGNETTA aro Furio Colombo, ogni e sinistra (tranne Idv). Però dare vita a un
caricati dalla polizia
Prendete dei docenti precari,
C giorno entrano ed escono
nuovi alleati o consoci e compagni
parlamento nato morto non è poca cosa. I
Radicali, in una Camera e nell’altra lo
alcuni con figli al seguito, alcuni di strada per il Pd in caso di hanno fatto. Al tavolo del “dimmi con chi
in carrozzina, altri in su con gli elezioni. Quello che mi preoccupa vai” e ti dirò “chi sei” devi tenerne conto.
anni. Metteteli a Bologna in una è che il Pd continua a offrire o Invece il Pd si dilania sul dilemma
contestazione contro la Gelmi- ritirare la sua mano senza che vi Vendola-Chiamparino (dilemma legittimo,
ni. Guardateli pacificamente siano spasimanti che chiedono o discutiamolo, ma non con Schifani , a cui
dietro gli striscioni. Ascoltateli almeno fanno capire. La festa del non abbiamo niente da chiedere). Ma invita
parlare della loro situazione Pd mi è sembrata un pasticcio che Emma Bonino solo alla fine (sabato 11
con toni pacati. Analizzate la lo- ha aumentato questa strana settembre) e lascia che qualunque ospite di
ro compostezza e la loro di- condizione di offerte e ricuse senza passaggio proponga una sua coalizione (di
gnità. Riflettete su quanto ti- veri interlocutori, tranne Schifani e solito con la complicità dell’ospitante Pd)
more possano fare ai passanti. Bonanni. Come la vedi? senza parlare di Radicali e senza chiedersi
Rabbrividite davanti al fatto che Michela qual è la direzione di marcia con gli alleati
sono stati caricati da polizia e di adesso. Non sto parlando di formula
carabinieri! L’unica colpa era AMMETTO che è difficile dare a elettorale. Sto parlando di metodo efficace
quella di manifestare il proprio Michela una risposta rasserenante, tipo: no, per un dialogo in pubblico. Partire della
dissenso verso l’affondamento guarda, non hai notato questa o quella cosa realtà, che contiene cambiamenti politici,
della scuola pubblica; manife- importante. C’è poco da notare. Nessun scosse drammatiche del mondo del lavoro,
starlo in modo assolutamente vero dibattito sul vero futuro di un vero colpi d’ariete alla Costituzione e rischi
pacifico. Ma forse proprio que- partito. Nella vita reale si parte dai fatti mortali per l’economia, sarebbe stato un
sto spaventa, proprio questo va compiuti. Un fatto compiuto è una novità buon metodo. Il tema non era “Indovina chi
demolito! È per questo che senza precedenti. Alcuni deputati e alcuni viene a pranzo”. Il tema era il senso di ciò
vengono caricati… perché non senatori di un altro partito, il Partito che stiamo facendo adesso con coloro che
cercano lo scontro allora van- essere trattate così! Grazie radicale, sono stati eletti nelle liste del Pd. sono già parte dell’attività quotidiana in
no provocati per poter scrivere “partito dell’amore”. Forse L’abbonato Hanno portato due cose importanti alla Parlamento e nel Paese. Un dibattito
che erano li solo per seminare amore sadomaso?! vita del partito-nave che li ha presi a bordi: pubblico sul bilancio del già fatto, sul
odio e violenza. Va bloccata la Tiziana D’Amico, docente precaria del giorno iI voto con cui sono stati eletti, e una preventivo del che fare, giudicando a
protesta della cultura perché presenza attiva e vitale nel dibattito, forse a partire dai risultati già ottenuti, nonostante
spaventa! In un Paese governa- Berlusconi alla corte russa volte gradita e a volte meno (il caso del i brutti tempi.
to da veline e puttanieri spa- ISA TAMAGNINI trattato con la Libia, contro il quale, insieme
ventano le persone che hanno dell’ultimo vero comunista a pochi deputati Pd, i Radicali si sono Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano
ancora capacità di ragionare e Che epoca strana, stiamo vi- Gentile Redazione, sono battuti con 6000 emendamenti, tutti 00193 Roma, via Orazio n. 10
di dissociarsi da questa “anal- vendo, nulla è più come era o un’abbonata al cartaceo urgenti e sensati benché respinti da destra lettere@ilfattoquotidiano.it
fabetizzazione” dei cervelli! Se come sembrava fosse, la genui- della prima ora. Vorrei
lo stile educativo è questo mi nità delle cose, è divenuta una passare al pdf perchè qui il
chiedo come spiegheremo ai chimera, con l’avvento del Pd, i postino ha un concetto
nostri alunni l’articolo 21 della Comunisti si sono praticamen- tutto suo di quotidiano ma
Costituzione (“Tutti hanno di- te estinti, proprio come i Mam- sto per inaugurare a Imola il to o una rapina”. Dunque, è la blicizzazione dei trasgressori. festivi, lavora per la dismissione
ritto di manifestare liberamen- mut. Nonostante questo, i po- mio Caffè Letterario che si conclusione, “importante per Sono davvero indignata e mi dei servizi pure nei giorni fe-
te il proprio pensiero con la pa- tenziali e dichiarati Anti-Co- chiama Quinò e mi sa che uno Stato democratico è che la sento insopportabilmente im- riali, per fare dei suoi iscritti,
rola, lo scritto e ogni altro mez- munisti Italiani, in un momento farò un accordo per richiesta del fisco sia equa, un potente. Grazie per il vostro alla fine dei disoccupati. Non è
zo di diffusione”… salvo cari- politico di estrema gravità e, in- trasferirlo all’edicola più terzo di quello che guadagna un lavoro. poi che cambi molto perché la
che delle forze dell’ordine). Eb- sicurezza, volano alla Corte, vicina. Intanto la gente cittadino”. Berlusconi ha riba- Grazia Valente posta il sabato non arriverà co-
bene c’è un problema molto dell’unico Comunista rimasto inganna l’attesa leggendo dito anche all’estero che un me non arriva regolarmente
più grave della “taglia-riforma” in tutta Europa! Incongruenza! sulla vetrina il “Fatto”. terzo del reddito di un citta- Quella strana beneficenza anche negli altri giorni, e qui sta
Gelmini: c’è il problema della No, certamente ma, a parte le Anche dino è il massimo che lo stato il problema: la cosa grave è che
democrazia che vacilla ogni solite trattative di affari perso- questo è possa chiedere, di più è ecces- dell’onorevole Scajola il sindacato non pretenda, in-
giorno di più. Cosa consegne- nali sulle forniture di Gas na- un sivo ed è vissuto come un furto Caro Direttore, leggo della vece, che il servizio funzioni,
remo alle generazioni future? turale e, storie consimili, egli modo o una rapina. Concordiamo bontà dell’onorevole Scajola, perché solo questo è garanzia
Siamo privilegiati perché abbia- ricerca comunque un punto di per con lui, salvo che dovrebbe al- che decide di vendere la casa di lavoro.
mo la possibilità di far leva sui forza che, potrebbe tornargli diffondere lora spiegarci come mai tutti i inquisita, di riprendersi i suoi Giovan Sergio Benedetti
ragazzi, di insegnargli il signifi- utile un domani, per contrasta- la suoi governi, per ultimo il pre- soldi e il resto lo darà in be-
cato di questo termine, di fargli re le pressioni politiche prove- cultura. sente, hanno continuato e con- neficenza. La beneficenza si fa I nostri errori
capire quanto sia importante nienti dalla Germania e, Paesi tinuano a rapinare i contri- con i soldi propri non con i sol-
difenderla… sempre che ci dell’est Europa in genere, Paesi Raccontati e manda una foto a: buenti onesti facendo sconti di degli altri. Infine, molti anni La lettera pubblicata sull’edi-
permettano di farlo. Non è am- che, stanno progredendo in abbonatodelgiorno@ sostanziosi solo agli evasori che addietro qualcuno recitava: zione di ieri, sabato 11 settem-
missibile il silenzio su ciò che è maniera superiore alla nostra, ilfattoquotidiano.it esportano i capitali all’estero e “Non sappia la tua destra ciò bre, dal titolo “Se il popolo non
accaduto, persone pacifiche nonostante tutte le fandonie poi fanno finta di farli rientra- che fa la tua sinistra”. ha il pane dategli delle brio-
che manifestano non possono che, ogni giorno, ci propina il re. Camillo Di Felice ches” non è di Marco Cargnino,
Giovan Sergio Benedetti ma di Paolo Sanna. Ce ne scu-
Ministro Tremonti o Quattro- Il sabato senza posta: siamo con i lettori e con l’in-
IL FATTO di ieri 12 Settembre 1910 valli che dir si voglia! Non si La ragazza tramezzino il sindacato rifletta teressato.
comprende poi, il motivo per
cui, uno debba andare tanto è l’ultimo insulto Le poste tagliano il recapito al
“È la più grande di tutte quelle che ho composto finora…
lontano, per attaccare dei ne- Ho letto con orrore l’articolo sabato? Io credo che un sinda-
Non sono più voci umane ma pianeti e soli che ruotano...
mici. Se hai qualcosa da dire ai sulla nuova trovata per attirare cato di una azienda pubblica
Questa sinfonia è un dono alla Nazione… Le altre mie opere giudici, senza andare sino in clienti di un locale sexy di Vi- che negozia la dismissione di un IL FATTO QUOTIDIANO
sono tragiche e soggettive. Questa è una immensa Russia, vista la carica politica cenza, mediante l’esposizione servizio, nel caso specifico il re- via Orazio n. 10 - 00193 Roma
“dispensatrice di gioia”. Così Gustav Mahler parlava della che hai, ti presenti in Tribunale del corpo nudo di una ragazza capito di Poste italiane nei pre- lettere@ilfattoquotidiano.it
sua Ottava Sinfonia, in cui l’arte dell’orchestrazione, e, se hai delle ragioni, te le fai, che funge da “vassoio”, cospar-
sostenuta da un colossale insieme di masse vocali, tocca magari sbugiardandoli in pub- sa di tramezzini e stuzzichini va-
probabilmente vertici insorpassabili. Mahler, in una blico. O no! Lo stesso, dicasi ri per aperitivo. La fotografia
travolgente “prima” all’Ausstelungshalle di Monaco, per il Ministro Fini, lo incontra che accompagna l’articolo mo-
tutti i giorni e, ha bisogno di Direttore responsabile
l’aveva diretta il 12 settembre 1910 davanti a un eccezionale
stra una ragazza con lo sguardo
andare sino in Russia per at- perso nel vuoto, sdraiata come Antonio Padellaro
“parterre des rois”, da Strauss a Thomas Mann, a Stefan taccarlo, un comportamento per una ecografia. Non credo vi
Zweig. Scatenando un entusiasmo senza precedenti per Caporedattore Nuccio Ciconte e Vitantonio Lopez
degno di cotanto statista sic! siano parole per commentare
quella poderosa partitura in quattro movimenti raccolti, in Renzo Tassara un simile svilimento della don- Progetto grafico Paolo Residori
un appassionato sforzo di sintesi, attorno a una antico na. Credo sia venuto il tempo di Redazione
salmo medioevale e alla scena finale del Faust di Goethe. Gli evasori ringraziano sollecitare una legge che con- 00193 Roma , Via Orazio n°10
tel. +39 06 32818.1, fax +39 06 32818.230
Inno allo Spirito creatore e alla Caritas cristiana accostato sideri il corpo femminile alla
alla celebrazione dell’amore “generativo, emanazione
il governo B. stregua di un patrimonio e-mail: segreteria@ilfattoquotidiano.it
sito: www.ilfattoquotidiano.it
dell’Eros”. Per il Maestro, malato nel fisico e nella psiche, al Più di un terzo è una rapina. E dell’umanità, che va difeso e tu-
Editoriale il Fatto S.p.A.
per Berlusconi “è giusto un ter- telato in ogni situazione, dalla
punto da aver implorato solo un mese prima, un incontro Sede legale: 00193 Roma , Via Orazio n°10
zo” del reddito di un cittadino: pubblicità alla esposizione me-
con Freud, sarà l’ultima direzione. Colpito da un’ “Se lo Stato ti chiede di più è diatica intrisa di volgarità in tra- Presidente e Amministratore delegato
endocardite incurabile, morirà un anno dopo. Durante un Giorgio Poidomani
eccessivo, se è più del 50% co- smissioni apparentemente nor-
temporale, come Beethoven. me succede in alcuni Paese il mali, con multe molto alte per Consiglio di Amministrazione
Luca D’Aprile, Lorenzo Fazio, Cinzia Monteverdi, Antonio Padellaro
Giovanna Gabrielli cittadino lo sente come un fur- chi trasgredisce e massima pub-
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