Professional Documents
Culture Documents
Biografia
Stravinskij nacque a Oranienbaum (oggi Lomonosov), nelle
vicinanze di San Pietroburgo, in Russia, nel 1882. Cresciuto in un appartamento e dominato dal
padre e dal fratello maggiore, la sua infanzia fu la cosa più lontana dall'artista cosmopolita che
sarebbe poi divenuto. Anche se il padre, Fëdor Ignat'evič Stravinskij, era un basso del Teatro
Mariinskij, Igor originariamente si dedicò agli studi di giurisprudenza: la composizione arrivò in
seguito. Nel 1902, a 20 anni, divenne il pupillo di Nikolaj Rimskij-Korsakov, con tutta probabilità il
maggior compositore russo del tempo.
Il periodo russo
Il primo periodo stilistico di Stravinskij comincia quando a ventitré anni conobbe Rimskij-
Korsakov diventando suo allievo di composizione e dando vita alla Sinfonia in Mi bemolle, alla
suite Le faune et la bergère del 1905, a due lavori sinfonici del 1908: Fuochi d'artificio e Scherzo
fantastico, scritti insieme a un canto funebre per Rimskij-Korsakov, andato perduto; prosegue con il
primo balletto (L'uccello di fuoco) balletti che Stravinsky compose per Diaghilev il quale decise di
commissionarglielo dopo aver sentito Fuochi d'artificio e Scherzo fantastico, i due lavori che
aprirono la strada della fama al compositore. L'uccello di fuoco, presentato a Parigi nel 1910, ebbe
grande successo. Per quanto riguarda la partitura è da notare per la sua introduzione inusuale
(terzine lente dei contrabbassi) e orchestrazione movimentata.
Il periodo fauvista
Anche Petruška, d'altronde, si distingue, come L'uccello di fuoco, per la sua partitura ed è il primo
tra i balletti di Stravinskij a porre l'attenzione sulla mitologia russa: impressionò molto Debussy per
il suo ritmo. Ma è il terzo balletto, Le Sacre du Printemps del 1913 (un anno dopo l'altrettanto
"scandaloso" Pierrot Lunaire di Schoenberg), a venir generalmente considerato l'apoteosi del
"periodo fauve" di Stravinskij.
Nel balletto il compositore mette in scena un rito pagano di inizio primavera proprio della Russia
antica: una giovanetta veniva scelta per ballare fino allo sfinimento e la sua morte era un sacrificio
offerto agli dei per renderli propizi in vista della nuova stagione. Molti i passaggi famosi, ma due
degni di particolare nota: le note d'apertura del pezzo, suonate da un fagotto con note all'estremo del
suo registro, quasi fuori estensione; l'accordo di otto note eseguito dagli archi e accentato dai corni
in contrattempo. La ritmica ossessiva a blocchi unita alla politonalità fece scandalo nella Parigi
dell'epoca quasi come un secondo Wagner.
Nel 1914 Stravinskij ebbe successo con Le Rossignol (L'usignolo), opera in tre atti cominciata già
durante gli studi con Rimskij-Korsakov: da quest'opera verrà ricavato il balletto Le chant du
rossignol del 1920. Altre opere di questo periodo comprendono Renard (1916), Histoire du soldat
(1918), opere composte dopo l'abbandono di Pietroburgo e il trasferimento a Morges, in Svizzera
nel 1914.
L'Histoire du soldat è un'opera da camera in cui Stravinskij fonde tutte le esperienze accumulate
fino ad allora, dall'impressionismo alla politonalità, dal cabaret al jazz, genere in cui il compositore
si interessò anche nella strumentazione, sostituendo il sassofono al fagotto, considerato più
penetrante (nel 1918 compose anche Ragtime per undici strumenti); l'ambientazione dell'opera è
stata accostata da alcuni al cubismo: sono state trovate analogie proprio tra l'evoluzione dei
linguaggi di Stravinskij e di Picasso, accostando il periodo russo-impressionista del compositore ai
periodi rosa e blu del pittore.
Al contagio non sfuggì lo stesso Igor Stravinskij, che aveva manifestato senza riserve la sua attra-
zione per il ragtime più autentico. L'influsso su Stravinskij si palesa maggiormente nella sua
Histoire du soldat e forse ancor di più nel suo Ragtime per undici strumenti e in Piano Rag Music
del 1919: brano – quest’ultimo - che il grande pianista polacco Arthur Rubinstein rifiutò di suonare,
anche se scritto e pensato per lui dall’autore, perché troppo percussivo per la propria indole[2].
Il periodo neoclassico
L'Essex House di New York, l'hotel dove Stravinskij visse fino alla morte.
La fase successiva dello stile compositivo dell'artista, brevemente sovrapposta alla precedente, è
inaugurata da due lavori: Pulcinella (1919), su musiche di Giovanni Battista Pergolesi e l'Ottetto
(1923) per strumenti a fiato. Entrambe queste opere presentano il tratto distintivo di questo periodo:
il ritorno di Stravinskij agli stilemi della musica antica. Questa svolta neoclassica o meglio - per
usare il termine preferito dal compositore - formalista, comportò l'abbandono delle grandi orchestre
impiegate per i balletti. In queste nuove opere, scritte tra il 1920 e il 1951, Stravinskij opta per
organici variamente ridotti, tali da conferire a ciascuna composizione una "tinta" caratteristica e
unica.
Il Neoclassicismo di Stravinskij non è una rivisitazione del diatonismo come in Paul Hindemith,
anche se come lui taglia completamente ogni legame con l'Ottocento, ma è una "contaminatio" con
il suo stile ritmico e politonale precedentemente affermato. Sarà in questa fase che Stravinskij si
opporrà all'atonalismo di Schoenberg, che pure aveva già quasi sfiorato nel 1913 con le Tre liriche
giapponesi per voce e strumenti.[3] Erroneamente Stravinskij viene spesso etichettato in maniera
totale come neoclassico, anche per il richiamo del pagano della Sagra della Primavera, ma ciò
accade forse perché il periodo neoclassico è uno dei più fertili per il compositore.
A Pulcinella seguono anche altre composizioni ancora ricche di atmosfera russa come Sinfonie per
strumenti a fiato (1920), scritte in onore di Debussy, Mavra, opera buffa in un atto del 1923, Les
noces, balletto per quattro pianoforti e percussioni con coro misto e 4 voci soliste. Altre opere come
l'oratorio in latino Edipo Re (1927) e i balletti Le baiser de la fée (su temi di Čajkovskij) e Apollon
musagète, entrambi del 1928, continuano lungo questa linea. Sempre nel 1928 dirige L'usignolo
(Rossignol) al Teatro dell'Opera di Roma (allora era il Teatro Reale dell'Opera).
Lavori più ampi di questo periodo sono le tre sinfonie: la Sinfonia di Salmi (1930) lavoro particolare
vicino forse solo all’Edipo re, per orchestra con pianoforte che fa da scheletro armonico di sostegno
(si divide in tre movimenti che corrispondono ai salmi 39, 40 e 150, nel secondo movimento viene
usata la forma della fuga), la Sinfonia in do (1940) e la Sinfonia in tre movimenti (1945).
Persephone (1934), melodramma per recitante, tenore, coro e orchestra, i balletti Orpheus e Jeu de
cartes (1937) segnano anch'essi l'interesse di Stravinskij per i miti greci e la volontà di comporre
un'opera settecentesca (la futura Carriera di un libertino).
Il vertice di questo periodo è l'opera La carriera di un libertino (The Rake's Progress), melodramma
in tre atti completato e messo in scena in prima rappresentazione assoluta al Teatro La Fenice di
Venezia nel 1951 dal complesso del Teatro alla Scala di Milano con Elisabeth Schwarzkopf diretto
dal compositore. Quest'opera, scritta su un libretto di Auden e basata sugli schizzi di William
Hogarth, racchiude tutto ciò che il compositore aveva perfezionato nei precedenti 20 anni del suo
periodo neoclassico.
La musica è diretta ma capricciosa; prende spunto dall'armonia tonale classica ma anche intervalla
sorprendenti dissonanze; comprende il marchio di fabbrica di Stravinskij, i "contro ritmi"; e
contemporaneamente ritorna alle opere e ai temi di Monteverdi, Gluck e Mozart. Quest'opera, oltre
a duetti, terzetti, cavatine e cabalette virtuosistiche contiene persino il recitativo secco al
clavicembalo. Lo scalpore suscitato da quest'opera portò Stravinskij a concludere che la sua
regressione nel passato non poteva più progredire, aveva raggiunto il "limite consentito",
considerazione che lo portò a mutare radicalmente stile, abbracciando il serialismo weberniano
della Scuola di Vienna. Sempre nel 1951 al Teatro alla Scala dirige musiche di sua composizione in
due concerti.
Gli scritti
Stravinskij pubblicò sia le sue memorie dal 1936 (Chroniques de ma vie), dove viene effettuata
anche una descrizione del suo percorso stilistico ed ideologico, sia le sintesi delle lezioni che tenne
alla Harvard university in Poétique musicale (1942, trad. italiana: 1954).
Citazioni e pastiches
Stravinskij usò la tecnica, oggigiorno molto attuale, che possiamo considerare addirittura
postmoderna, della citazione musicale diretta e dell'imitazione già nel 1920 nella sua opera
Pulcinella. Basandosi sulla musica di Pergolesi, alcune volte riproducendola direttamente e altre
semplicemente reinventandola, crea un'opera nuova e "fresca". Userà la stessa tecnica nel balletto
The Fairy's Kiss del 1928. Qui è la musica di Čajkovskij, nello specifico La bella addormentata,
che Stravinskij usa come fonte d'ispirazione. Questo "prestito" compositivo sarà molto in voga negli
anni sessanta, come nella Sinfonia di Luciano Berio.
La critica
"La musica di Le Sacre du Printemps oltrepassa ogni descrizione verbale. Dire che è un suono
orrendo è un eufemismo. Vi si può certamente riconoscere un ritmo incitante. Ma in pratica non ha
nessuna relazione con la musica come la maggior parte di noi la considera." Musical Times, Londra,
1º agosto 1913 (Nicolas Slonimsky, 1953)
"Tutti i segni indicano una forte reazione contro l'incubo del rumore e dell'eccentricità che era tra i
lasciti della guerra....Cosa ne è stato delle opere che formavano il programma del concerto di
Stravinskij che ha creato tale agitazione, solo qualche anno fa? Praticamente la totalità sono già
archiviate, e lì rimarranno fino a quando qualche nevrotico sfinito e spossato sentirà nuovamente il
desiderio di mangiare cenere e riempirsi lo stomaco con un vento orientale" Musical Times, Londra,
ottobre 1923 (ibid.)
Il compositore Constant Lambert (nel 1936) descrisse opere come L'Histoire du Soldat come
contenenti "essenzialmente astrazione a sangue freddo". Inoltre, i "frammenti melodici (nella stessa
opera) sono loro stessi senza alcun significato. Sono puramente successioni di note che possono
essere divise in modo conveniente in gruppi di 3, 5 o 7 e sistemate contro altri gruppi matematici", e
la cadenza per l'assolo di percussioni è "purezza musicale...raggiunta attraverso una specie di
castrazione musicale". Paragona la scelta di Stravinskij "delle più monotone e meno significanti
frasi" a quelle di Gertrude Stein nel suo libro del 1922 Helen Furr e Georgine Skeene "Everday they
were gay there, they were regularly gay there everyday", "i cui effetti sarebbero ugualmente
apprezzabili da qualcuno con nessuna conoscenza dell'inglese",
Nel suo libro Philosophy of Modern Music (1948), Theodor Adorno definisce Stravinskij un
acrobata, un funzionario statale, un manichino da sarta, psicotico, infantile, fascista, e devoto solo al
denaro. Parte degli errori del compositore, nell'opinione di Adorno, era il suo neoclassicismo, ma
più importante era "lo pseudomorfismo della pittura" della sua musica, che riproduceva il tempo
spazio piuttosto che il tempo durata di Henri Bergson. "Un inganno caratterizza tutti gli sforzi
formali di Stravinskij: il tentativo della sua musica di ritrarre il tempo come in un dipinto di circo e
di presentare i complessi temporali come fossero spaziali. Questo inganno, comunque, presto si
esaurisce". (1948)
In anni recenti, Mario Baroni ha rivalutato la poetica stravinskijana attribuendogli un fondo di
assoluto pessimismo, il pessimismo «di un grande artista che celebra la sua sfiducia nelle funzioni
della sua arte e lo dichiara a un pubblico che era ancora così ingenuo da credere a quelle romantiche
fandonie». Sostanzialmente, al di là delle intenzioni stesse del musicista, la musica di Stravinskij
costituisce uno sberleffo e una rottura quasi perfida del quadro culturale borghese del primo
Novecento.[4]