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Dispense di
ID R O GEO L O GIA
Parte Prima
FONDAMENTI DI IDROGEOLOGIA
INTRODUZIONE
Lo sviluppo demografico ed il progresso, che continuamente l’uomo realizza nelle sue
condizioni di vita e nelle sue varie attività produttive e di ricerca, hanno portato nel tempo a
consumi d’acqua sempre maggiori.
Ci si è così man mano resi conto, e sempre più spesso in termini di una certa
drammaticità, che questo bene essenziale non è né illimitato né, tantomeno, incorruttibile
e che, conseguentemente, la crescente domanda di esso potrà essere soddisfatta
solamente fino ai limiti consentiti dalla reale entità delle risorse rinnovabili ancora non
compromesse dall’inquinamento.
Oggi, ogni giorno, più di 7 miliardi di litri d’acqua vengono attinti dai sistemi d’acqua dolce
del mondo. Quasi tutta quest’acqua viene convogliata e ripartita fra tre principali
destinazioni: una parte è assegnata all’industria (20%), una certa quantità viene immessa
negli acquedotti per gli usi pubblici e domestici (5%), mentre la maggior parte (75%) viene
destinata all’agricoltura.
Quanto l’acqua sia importante per l’uomo anche nel nostro paese ce lo dicono invece
pochi numeri relativi al suo consumo in Italia che è pari a circa 50 miliardi di m3/anno di
cui:7 per uso civile, 13 per uso industriale e 30 per uso agricolo.
-USO POTABILE
E’ l’uso fondamentale dell’acqua e viene normalmente soddisfatto
dagli acquedotti pubblici che hanno dovuto far fronte alla
preoccupante crescita dei consumi verificatasi negli ultimi anni. I
consumi non sono omogenei sul territorio nazionale; infatti contro
una media che si aggira intorno ai 280 l/g per abitante, nelle grandi
metropoli si arriva a consumi superiori ai 500-600 l/g pro capite
(comprendenti utilizzi che non richiedono
Consumi medi principali per uso domestico (in l)
potabilità come annaffiature di giardini,
-Bagno in vasca 120-160
-Doccia 80-120 lavaggio di auto, ecc.); inoltre (vedi tab. in
-Ciclo normale di lavastoviglie o lavabiancheria 80-120
-Pulizia personale giornaliera 40 Fig. 1) le regioni che erogano e
- Water (per ogni uso) 12-20.
consumano più acqua sono anche quelle
economicamente più ricche e con maggiori disponibilità idriche nei relativi territori. Se ai
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 2
PUGLIA
CAMPANIA
BASILICATA
SARDEGNA
CALABRIA
SICILIA
Figura 1- Distribuzione dei consumi d'acqua per uso potabile nelle regioni italiane.
USO INDUSTRIALE
A cavallo degli anni sessanta e settanta vi è stata nel mondo,
specie nei paesi industrializzati, un forte incremento del
consumo idrico a fini produttivi. Per comprendere l’entità del
problema, basti pensare che per produrre una t di Rayon -
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 3
CONSUMO D’ACQUA IN ALCUNI CICLI PRODUTTIVI INDUSTRIALI viscosa (vedi Tab.) occorrono 800 t
3
(in m per t di prodotto) d’acqua.
Siderurgica 175 Tessile 250
Inoltre le acque di rifiuto
Acciaieria 150 Rayon - Viscosa 800
Rame 450 Tintoria 130 provenienti dai cicli di lavorazione
Autoveicoli (1 auto) 55 Lanificio 10
Chimica 200 Conserve alimentari 12 industriale sono state e purtroppo
Gomma 150 Surgelati 160
Cartiera 200 Distilleria 70
spesso sono, soprattutto per
Cokeria 14 Zuccherificio 20 l’assenza di una legislazione in
Concia pelli 80 Birrificio 20
Concia cuoio 450 Caseificio 5 materia prima e per abusi connessi
agli alti costi di depurazione poi, restituite all’ambiente senza alcun trattamento portando
così al degrado dei fiumi e degli acquiferi che le ricevono.
-USO AGRICOLO
L’indiscusso valore dell’acqua, come i dati sopraddetti dimostrano, per la vita e lo sviluppo
umano inducono, pertanto, ad affrontare ovunque su solide basi scientifiche il problema
della valutazione delle risorse e delle riserve idriche, insieme a quello di una loro corretta
gestione e protezione dall’inquinamento.
Essa studia quindi il ciclo naturale dell’acqua, la sua presenza nelle rocce e le leggi ed i
fenomeni connessi con il suo movimento sia in superficie che nel sottosuolo. Oltre
all’analisi teorica delle relazioni acqua - roccia, si occupa della valutazione e della corretta
gestione delle risorse idriche, nonché della loro protezione da eventuali inquinamenti.
LA RISORSA ACQUA
1 - IL CICLO DELL'ACQUA
L'acqua, circa 1,4·109 km3 nell'intero globo terrestre, è soggetta ad un insieme di fenomeni
variabili nel tempo e nello spazio, alimentati dal calore solare e dalla forza di gravità, che si
ripetono in maniera sistematica formando un ciclo idrologico chiuso (fig. 2).
EVAPOTRASPIRAZIONE (Er)
PRECIPITAZIONI
Traspirazione
(P)
dalle piante
(I)
Evaporazione
INFILTRAZIONE RUSCELLAMENTO
dalla superficie del suolo
sotterranee
Deflusso sotterraneo MARE
Figura 2- Schema generale del ciclo naturale dell'acqua nelle aree continentali
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 5
L'energia solare causa l'evaporazione di notevoli masse idriche dai bacini oceanici e
continentali verso l'atmosfera: esse sono qui soggette a variazioni di temperatura e
pressione tali da provocarne la condensazione e la successiva ricaduta sulla superficie
terrestre sotto forma di precipitazioni (pioggia, neve, ecc.). Le precipitazioni (P) vengono
poi suddivise in tre parti, in virtù del potere ripartitore del suolo: una di queste, chiamata
evapotraspirazione (Er), ritorna direttamente all'atmosfera per evaporazione diretta e per
traspirazione della copertura vegetale; una seconda parte, detta ruscellamento superficiale
(R), resta al di sopra della superficie terrestre e su di essa si sposta, sotto l'azione della
forza di gravità, seguendo il reticolo idrografico (rivoli, torrenti, fiumi) fino a raggiungere il
mare; la terza, chiamata infiltrazione (I), penetra più o meno profondamente al di sotto
della superficie e dà luogo a volumi d'acqua contenuti negli interstizi delle rocce, le
cosiddette falde. Tali volumi si spostano anch'essi per gravità verso gli anzidetti bacini
marini e da qui il ciclo prende nuovamente avvio.
L'intero ciclo idrologico può, dunque, essere espresso dalla relazione:
P = Er +R + I
che rappresenta l'equazione di bilancio idrologico nella sua forma più generale riferita alle
sole aree continentali. In essa, le grandezze mediamente in gioco sono (Celico, 1988):
P = 110·103 km3/anno; Er = 70·103 km3/anno;
R = 28·103 km3/anno; I = 12·103 km3/anno.
ASIA
SUD AMERICA 28,2%
30,9%
AFRICA
NORD AMERICA RISORSA SUPERFICIALE
9,9%
39,3%
17,4%
120 kmc/anno
Risorsa (70%)
Rinnovabile
ASIA
34,9%
168 48 kmc/anno
SUD AMERICA kmc/anno
(30%)
25,0%
44,0%
PERDITE PER
EUROPA RISORSA SOTTERRANEA EVAPOTRASPIRAZIONE
AUSTRALIA
5,9% 6,9% 16,7%
In altre parole, il 64% dell'acqua che precipita sul suolo rientra nell'atmosfera per
evapotraspirazione (perdite), il 25% raggiunge direttamente il mare scorrendo in
superficie (risorse superficiali) e solo l'11% raggiunge l'idrosfera dopo un percorso più o
meno lungo nel sottosuolo (risorse sotterranee).
L'equazione di bilancio relativa all'intero globo terrestre è invece così sintetizzabile: P = Er
dove gli uguali quantitativi d'acqua sono stimati in circa 500·103 km3/anno.
Dai grafici riportati nella fig. 3 si può tra l'altro osservare che il quantitativo di acqua dolce
sulla Terra (circa 42·106 km3) rappresenta un'esigua percentuale del totale e che la risorsa
idrica rinnovabile in Italia (circa 168 km3/anno) è ripartibile in un 70% di acqua superficiale
e nel 30% di acqua sotterranea. La valutazione dei volumi d'acqua disponibili rappresenta
una delle basi indispensabili per una razionale disciplina d'uso del patrimonio idrico; la
corretta dimensione geografica entro cui tale valutazione dev'essere effettuata è
principalmente il bacino idrografico, come raccomandato anche dalla "Carta Europea
dell'Acqua" qui di seguito riportata.
idrogeno
H+
La molecola dell’acqua presenta un insieme di
Rappresentazione schematica del legame covalente
dell’acqua e del legame idrogeno tra due molecole d’acqua: il
proprietà fisico - chimiche che rende tra l’altro nucleo positivo dell’idrogeno (protone) si protende fuori dalla
molecola ed esercita un’attrazione sugli elettroni (negativi) di
possibili i fenomeni biochimici e con essi la vita altre molecole d’acqua.
libere di muoversi e l’evaporazione corrisponde quindi alla rottura dei legami idrogeno
presenti nell’acqua allo stato liquido.
PRINCIPALI CARATTERI FISICI DELL’ACQUA PURA
La struttura dipolare dell’acqua Punto di solidificazione (a 760 mmHg) 0.00 °C
Punto di ebollizione 100.00 °C
favorisce la dissociazione e la Peso specifico dell’acqua a 0°C 0.9998 gp/cm3
solubilità dei sali e in generale delle Peso specifico dell’acqua a 4°C 1.0000 gp/cm3
Peso specifico dell’acqua a 20°C 0.9982 gp/cm3
sostanze a carattere ionico. Peso specifico del ghiaccio a 0°C 0.9168 gp/cm3
Calore specifico dell’acqua a 15°C 0.999 cal/gm
Nell’acqua liquida e pura vi sono Calore di fusione del ghiaccio a 0°C 79.40 cal/gm
Calore di evaporazione dell’acqua a 100°C 539.5 cal/gm
pochissime molecole ionizzate, per
Tensione superficiale a 0°C 75.6 dine/cm2
cui risulta estremamente bassa la Tensione superficiale a 100°C 58.84 dine/cm2
Costante dielettrica a 18°C 81.07 Farad/m
relativa conducibilità elettrica. La Conducibilità elettrica a 18°C 3.8·10-8 ohm·cm
Coefficiente di compressibilità 4.5·10-5 cm2/kg
densità, partendo da 0°C aumenta,
con l’aumentare della temperatura, per raggiungere il suo massimo a 4°C per poi
nuovamente diminuire. All’aumentare della pressione si alza il punto di ebollizione e si
abbassa quello di congelamento; quest’ultimo fenomeno è dovuto al fatto che l’acqua,
come pochissime altre sostanze, congelando aumenta di volume di ca. l’8%. Anche la sua
compressibilità e molto bassa (vedi coeff. compressibilità in tab.); un certo volume
d’acqua, sottoposto ad una pressione di 2kg/cm2, si riduce infatti di solo un
decimilionesimo. Una caratteristica di
P re ss io n e
C particolare interesse idrogeologico è la
grande capacità dell’acqua di
A immagazzinare energia termica grazie
L iq u id o all’elevato calore specifico (quantità di
S o lid o energia che si deve fornire ad 1g di acqua
per elevarne la temperatura di 1°C);
questa caratteristica consente all’acqua
o
che si trova a contatto con rocce molto
O calde di trasferirne il calore in superficie
m V a p o re
l pur rimanendo allo stato liquido (sorgenti
B termali) o addirittura passando allo stato di
T e m p e ra tu ra
Figura 5- Diagramma di stato dell'acqua.
vapore (campi geotermici a vapore).
Le curve OA, OB e OC delimitano tre zone, ciascuna delle quali è
propria dello stato liquido, dello stato solido e dello stato di vapore. Queste ed altre caratteristiche dell’acqua
Nel punto O, detto punto triplo, possono coesistere le tre fasi. Il
diagramma, ad es., permette di spigare la formazione della brina e non si riscontrano mai in natura, almeno
della neve: lungo la curva OB si avrà coesistenza di fase solida e di
fase vapore in equilibrio tra loro; un piccolo abbassamento di nei valori indicati in tab. Infatti anche le
temperatura (l-m) o un piccolo innalzamento della pressione (l-o)
provocano la trasformazione diretta del vapore in ghiaccio e, quindi, acque meteoriche (che pur subiscono un
della brina o della neve a seconda che tali condizioni si verifichino
sulla terra o nell’atmosfera.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 9
2 - IL BILANCIO IDRICO
Le risorse idriche coincidono con i quantitativi d’acqua di origine superficiale e sotterranea
rinnovabili (la cui suddivisione in questi due termini è spesso, data la loro interdipendenza,
solo fittizia) attraverso il ciclo naturale dell’acqua, quantitativi che potrebbero essere
completamente sfruttati senza che il loro utilizzo alteri sensibilmente l’anzidetto ciclo
naturale.
La loro completa utilizzabilità è, ovviamente, teorica dato che una porzione delle risorse
rinnovabili non può essere sfruttata, vuoi perché necessaria a mantenere delle portate dei
fiumi che siano compatibili con la situazione igienica e con la preservazione di habitat
biologici, vuoi per mantenere degli equilibri idrogeologici atti a preservare la qualità della
risorsa, vuoi, infine, per costi di captazione ed utilizzo economicamente svantaggiosi.
Comunque sia, appare ovvio che una corretta utilizzazione delle risorse idriche debba
necessariamente passare attraverso la definizione quantitativa dei volumi d’acqua
rinnovabili in un dato ambito territoriale.
Questo può farsi attraverso l’impostazione di un vero e proprio BILANCIO IDRICO del
dominio territoriale che si intende studiare: infatti esso esprime, in termini quantitativi, il
ciclo naturale dell’acqua all’interno di una ben definita porzione continentale attraverso la
valutazione analitica dei singoli parametri che concorrono alla sua definizione.
Infatti il bilancio idrico ha come principale scopo quello di definire il bilanciamento tra attivo
e passivo, tra gli apporti e le perdite e le variazioni delle riserve idriche, quindi di calcolare
le risorse sfruttabili.
Il bilancio idrico risulterà equilibrato in condizioni naturali conformi, quindi, al ciclo
dell’acqua e, in assenza di interventi antropici, avremo la conservazione delle riserve
rispetto ad una situazione media relativa a molti anni.
La valutazione quantitativa dei parametri che concorrono a definirlo va sempre riferita:
1- ad un preciso ambito territoriale individuabile nel BACINO IDROGRAFICO (cioè in
quella porzione di continente drenata da uno stesso fiume e dove tutte le grandezze in
gioco sono tra loro intimamente correlate), così come raccomandato dal Consiglio
d’Europa con la promulgazione della Carta Europea dell’Acqua;
IL BACINO IDROGRAFICO
Per bacino idrografico si intende la porzione di territorio all'interno della quale tutte le
acque (sia quelle di ruscellamento superficiale che quelle scaturite da manifestazioni
sorgentizie) defluiscono verso un'unica sezione di interesse, ubicata lungo il collettore
di fondovalle. [Un bacino idrogeologico, invece, è inteso come la porzione di territorio
all'interno della quale tutte le acque sotterranee defluiscono preferenzialmente verso
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 11
(Er)
dalle piante
P
dalla superf.
del suolo
(Iti)
Is
R
(Isi)
Ie D
(Di=R+Isi)
R+Isi+Ise
(Ise)
Figura 6- Schema generale del ciclo naturale dell'acqua all’interno di un bacino idrografico.
Più complesse risulterebbe le equazioni del bilancio qualora si facesse riferimento non
all’anno idrologico medio ma ad un semplice anno idrologico. Infatti se considerando un
periodo medio possiamo tranquillamente trascurare le entità iniziali delle acque
sotterranee immagazzinate negli acquiferi dato che, su lunghi periodi esse possono
ritenersi costanti, analizzando un semplice anno idrologico dovremo tener conto anche
delle variazioni delle riserve d’acqua superficiale e sotterranea nel periodo considerato
(=dW= variazione positiva o negativa dovuta a aumento o diminuzione della copertura
nevosa, aumento o diminuzione dell’infiltrazione e quindi dei livelli piezometrici, accumuli o
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 13
perdite dei serbatoi naturali d’acqua superficiale - laghi, stagni,..). In tal caso l’equazione di
bilancio relativa al bacino idrografico risulterà essere: P = Er + D + Ie ± dW
(con l’aggiunta del termine dW che, come si più evincere dalla descrizione, è di
difficilissima determinazione).
Le azioni antropiche, oggi assai sensibili, e gli interscambi idrici sotterranei quasi sempre
presenti contribuiscono, come vedremo nel capitolo delle risorse e come è possibile
evincere dall’analisi della fig. 7, a complicare ancor più il quadro matematico-idrogeologico
di riferimento.
Er W s = P -E r
= R + Iti C ons um o antropic o interno di
d a lle p ia n te
ac qua s uperfic iale e s otterranea
P Attin g im en ti, d erivaz ion i
C ap taz ion e e in vas i artific iali s u c ors i C ap tazion e d i ac q u a
d i s org en ti d ’acq u a s otterran e d a p oz zi
d a lla s u p e rf.
d e l s u o lo A cq ue d otto co n a lim e nta zione es terna
(Is) S pa rtia c qu e
m o rfo log ic o
(Iti)
(R )
(Ise)
(Isi)
D
Ie (Isi) (D i=R +Isi) (R + Isi+ Ise)
(Ise)
S pa rtia c qu e
idro ge o lo g ic o
Figura 7- Il ciclo naturale dell'acqua e la valutazione delle risorse idriche in un bacino idrografico in relazione
alle interferenze derivanti sia dagli interscambi sotterranei con i bacini confinanti, sia dall'intervento antropico.
Il bilancio idrologico è, pertanto, un vero e proprio pareggio contabile tra le entrate, uguali
alla portata media degli apporti, e le uscite, rappresentate dalla portata media dei deflussi;
è anche un mezzo di controllo della coerenza dei dati, valutati in maniera indipendente,
relativi all'alimentazione ed ai deflussi dei sistemi idrologici. Il suddetto calcolo è,
ovviamente, tanto più preciso quanto più numerose sono le stazioni di misura dei dati di
base e quanto più lungo è il periodo di riferimento; non si possono comunque ritenere i
dati di bilancio come valori di estrema precisione (è presumibile che si compiano errori di
valutazione intorno a +/- 10%), anche se essi hanno il non indifferente pregio di fornire
valutazioni indicative circa le risorse idriche sotterranee e superficiali di un dato bacino
Spetterà poi a studi idrogeologici di maggior dettaglio il compito di definire l’entità delle
risorse sotterranee di un dato acquifero.
Nel seguito dell’esposizione ci riferimento al bilancio idrico di un bacino idrografico
basato sui valori dei parametri in gioco relativi all’Anno Idrologico medio (A.I).
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 14
considerazione l’estensione areale del bacino (un bacino molto grande sarà meglio
definibile su una carta a piccola scala e viceversa) e della definibilità morfologica delle
linee di cresta, più facilmente individuabili con precisione in zone collinari e montuose, di
più problematica tracciatura in zone pianeggianti (in tali casi può essere utilizzata una
cartografia a scala maggiore): in generale possiamo dire che per bacini di media
estensione è sufficiente l’utilizzo di una carta in scala 1:100000. La sezione di chiusura
dello spartiacque non è mai scelta in maniera casuale: infatti, o si fa riferimento alla
stazione idrometrografica eventualmente presente (i cui dati, come vedremo più avanti,
faciliteranno molto l’esecuzione dei calcoli di bilancio) oppure a sezioni predefinite in
funzione delle finalità dello studio (punto d’imposta di una diga, ecc.).
Spartiacque Morfologico
Spartiacque
Idrogeologico
S pa rtiacq u e M orfologico S p artia cq u e Id rogeologico
Sp artiacq u e M orfologico
S p artiacq u e
Id rogeologico
Oltre allo spartiacque, per l’esecuzione del bilancio idrico risulterà utile conoscere altre
caratteristiche morfologiche del bacino. Fra le tante, ricorderemo qui una delle principali:
La Quota media (Fig. 9): viene ricavata, con semplice calcolo, dai dati necessari a
definire la curva ipsografica del bacino. Tale curva rappresenta l’espressione grafica della
distribuzione delle area del bacino in rapporto alle relative altezze e consente, quindi, una
diretta valutazione complessiva delle aree comprese tra determinate quote. Viene
costruita utilizzando un sistema di assi cartesiani nel quale vengono riportate, in ordinate,
le quote assolute ed in scisse le aree comprese tra i dislivelli prescelti. Tali determinazioni
vengo fatte su di una carta topografica ad isoipse di sufficiente dettaglio: in essa, si
misurano, attraverso l’uso del planimetro polare con l’ausilio dei più moderni digitizer
collegati a computers provvisti di adeguato software, le aree interne allo spartiacque
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 17
325
400
500
600
700
800
Curva ipsografica
Quota (m.s.l.m)
900
Km2
30
800
20
700
600 10
500
0 300-400 400-500 500-600 600-700 700-800
m. s.l.m.
400
300
0 20 40 60 80
Area (kmq)
2
Intervalli Quota media Superficie m x km
altimetrici dell'intervallo dell'intervallo (2)
2
m .s.l.m m km (1)
325 - 400 362.5 12.0 4350
400 - 500 450 33.9 15255
500 - 600 550 20.0 11000
600 - 700 650 3.8 2470
700 - 800 750 0.3 225
Totali 70.0 33300
Quota media del Bacino (m.s.l.m) = tot.(2) / tot.(1) 475.7
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 18
morfologico del bacino, comprese tra isoipse, o curve di livello, contigue (ISOIPSE = linee
che uniscono punti aventi la stessa quota del terreno rispetto al livello medio del mare. Si
ottengono immaginando di intersecare la superficie topografica mediante piani orizzontali
tra loro paralleli e disposti ad intervalli regolari di altezza; tra due curve successive il
dislivello è pertanto fisso ed è detto equidistanza che è, convenzionalmente pari ad
1/1000, in m, del denominatore della cala della carta. Così, ad es. una carta in scala
1:100.000 avrà equidistanza pari a 100 m, mentre una in scala 1:25000 l’avrà di 25 m.
L’insieme di tali curve, proiettato su un piano di riferimento fornisce una rappresentazione
altimetrica del terreno che è tra le migliori usate in topografia).
Una media ponderata tra le aree così misurate ed il valore mediano dell’intervallo cui
l’area si riferisce (ad esempio tra le isoipse 300 e 400 m, il valore mediano sarà 350 m;
esso andrà moltiplicato per un peso corrispondente al valore dell’area interna al bacino
compresa in tale intervallo altimetrico) è l’operazione matematica che consente il calcolo
della quota media, e cioè:
Il valore della quota media risulterà, come vedremo, assai utile per la determinazione della
temperatura media, e quindi dell’entità dell’evapotraspirazione del bacino.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 19
Gli Afflussi (P): corrispondono alle precipitazioni atmosferiche, vale a dire a qualsiasi
prodotto della condensazione del vapore acqueo (sia in fase liquida che solida) che in
qualsiasi modo perviene alla superficie della terra. Le precipitazioni di gran lunga più
importanti (pioggia e neve) vengono normalmente misurate attraverso strumenti detti
Pluviometri o Pluvio-nivometri; è quindi un parametro importante del bilancio che può
essere calcolato direttamente.
- L’Evapotraspirazione (Er): con tale termine s’intende l’insieme di due fenomeni, uno
fisico (l’evaporazione) e l’altro biologico (la traspirazione) per i quali parte dell’acqua di
afflusso viene sottratta al ciclo idrologico ritornando allo stato di vapore. Di difficile
misurazione diretta, tale parametro viene normalmente calcolato attraverso formule
empiriche basate essenzialmente su misure di temperatura e precipitazioni.
- Il Deflusso (Q): è la quantità d’acqua, sia di origine superficiale che sotterranea, che
esce attraverso il reticolo idrografico dal bacino in studio dalla sezione fluviale di chiusura.
Tale parametro è normalmente derivabile direttamente dalle misure di portata (volume
d’acqua che passa, nell’unità di tempo, attraverso le sezione di chiusura del bacino)
effettuate dalle Stazioni Idrometriche. In loro assenza Q può essere determinato attraverso
metodologie indirette basate sui caratteri fisiografici e climatici del bacino.
Il deflusso non deve essere confuso con il Ruscellamento superficiale (R) che
rappresenta, invece, la quantità d’acqua che, nel corso di una precipitazione, sfugge
all’infiltrazione ed all’evapotraspirazione e che è quindi di sola origine superficiale. E’ di
difficilissima misurazione diretta e si esprime frequentemente attraverso un coefficiente di
ruscellamento valutato empiricamente.
In Italia la rete di monitoraggio dei principali parametri idroclimatici è gestita dal Servizio
Idrografico, un ufficio speciale del Genio Civile, la cui gestione è, oggi, di competenza
delle Regioni. Tale Ufficio pubblica ogni anno i risultati delle proprie reti di rilevamento,
regione per regione e comunque con mocro-suddivisioni territoriali che ricalcano limiti non
politici, ma idromofologici, cioè gli spartiacque dei bacini idrografici, in volumi speciali detti
Annali Idrologici. Questi sono suddivisi in due volumi: nella Parte Prima vengono riassunti i
rilievi termometrici , pluviometrici e nivometrici delle stazioni raggruppate a seconda del
bacino imbrifero di appartenenza, mentre nel Parte Seconda vengono riportate le
risultanze delle misure di portata effettuate in varie sezioni fluviali, normalmente una per
bacino, almeno per quelli di maggior rilievo.
DEFINIZIONI
Statistica descrittiva: Tende ad ottenere tutte le informazioni possibili sui dati raccolti
mediante un loro adeguato riordino
Statistica matematica: Si basa sulla comparazione del fenomeno studiato attraverso
modelli probabilistici teorici al fine di ottenere delle informazioni
no derivabili da un semplice riordino dei dati
K = 1 + 3,3 log10 N
A ciascuna classe apparterranno un certo numero di casi che ne costituiranno la
frequenza relativa (o frequenza assoluta se espressa in % rispetto al numero totale dei
casi della serie)
RAPPRESENTAZIONI GRAFICHE
Diagrammi Lineari (o a punti): 1200
1000
In questi tipi di grafici viene rappresentato
P annua (mm)
800
l'andamento di una variabile secondo intervalli 600
400
regolari. Nell'es. in Figura è rappresentato Siena
200
Grosseto
l'andamento delle piogge annue registrate in due 0
1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987
stazioni pluviometriche.
35 100
90
30
Elevata 80
70
25 Buona
60
Sup. %
Mediocre
50
Sup. %
20
Scarsa
40
15 30
20
10
10
5 0
Cornia Merse Orcia Elsa Cecina
0
Permeabilità relativa dei terreni in vari bacini
Elevata Buona Mediocre Scarsa
Permeabilità relativa dei terreni nel Bacino del F. Cornia Elevata Buona Mediocre Scarsa
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 23
(ad es. la ripartizione dell'area di un bacino in varie classi di quota). Sono formati da
rettangoli aventi basi uguali ed altezze proporzionali all'intensità del fenomeno da
rappresentare.
ASIA
ASIA 25,0%
34,9%
SUD AMERICA 28,2 SUD AMERICA
30,9
Mediocre 44,0
32% ASIA
%
prevalentemente quando il
1000
Q m ax
campo di variazione dei
Q m in
100
Q m ed caratteri di una serie è
talmente ampio da non poter
10 essere rappresentato in
Portata im mc/sec
G F M A M G L A S O N D
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 24
Abbassamenti (m) to= 5500 sec. ca.
o semilogaritmiche vengono anche 0
0.25
0.5
Log t (sec)
Cartogrammi
Sono costruiti sulla base di carte geografiche e topografiche dove, mediante diversa
colorazione o tratteggio, viene indicata la qualità o la diversa intensità che un dato
fenomeno raggiunge nelle varie suddivisioni territoriali considerate. Tali suddivisioni
possono essere amministrative (limiti comunali) o di altro tipo come, ad es., le formazioni
geologiche, i complessi idrogeologici o i bacini idrografici
100 P (mm)
Er (mm)
Q (mm)
Ie (mm)
usuale delle frequenze relative ad una serie
90
20
viene associato un rettangolo di altezza
10
0
proporzionale al valore medio che la
-10
-20
variabile dipendente (Y) assume nel campo
-30
Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic.
di variazione della classe e questo espresso
sia in termini assoluti (%) che relativi.
Sup. (kmq)
800
700
Se gli intervalli di suddivisione in classi sono
600 di uguale ampiezza, le frequenze relative a
500
ciascuna classe sono proporzionali sia
400
all'altezza che alla superficie dei
300
700
totale della classe ampiezza
600 della classe) relative a
500
Sup. (kmq)
n della variabile (X) considerata ed il numero dei valori. In una curva relativa
xi
m= ∑ alla distribuzione integrale della frequenza, essa è rappresentata dal
i=1 n valore corrispondente al 50% delle frequenze cumulate.
Media aritmetica ponderata (m) - Se le intensità della variabile (X) si presentano con una
n loro frequenza (Y= peso), nel calcolo del valore medio della serie
xi • yi
m= ∑ n
dovrà tenersi conto di tali pesi. Cosi il valore medio ponderato
i=1
∑ yi risulterà uguale al rapporto tra la sommatoria dei prodotti delle
i=1 intensità di X per i relativi pesi e la sommatoria dei pesi medesimi.
La MODA o NORMA, è il valore della variabile che si presenta con maggior frequenza e
può quindi corrispondere a qualsiasi termine della distribuzione, anche coincidente con la
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 26
media. Il concetto di norma presuppone, quindi, che si operi con una distribuzione di
frequenze.
80
70
60
50
40
30
20 TRACCIANTE:
Concentr. % Vs Tempo
10
0
0 5 10 15 20 25 30 35
MEDIANA MODA
TEMPO (gg)
MEDIA
VARIABILITA' O DISPERSIONE
Tale concetto si riferisce al modo in cui i termini di una distribuzione (Variabile) si
addensano intorno al loro valore medio.
Questo può essere analizzato attraverso gli indici di variabilità:
- campo di variazione: è la differenza tra i termini a valore max e min di n
|xi - m|
Sm = ∑
una distribuzione; i=1 n
- scostamento o scarto semplice dalla media (Sm):è dato dalla n
|xi - m|• yi
Sm = ∑
media degli scarti in valore assoluto di ciascun termine della serie dal i=1
n
∑ yi
i=1
valore medio della serie medesima.
Per le distribuzioni di frequenza esso corrisponderà alla media degli scarti per i relativi pesi
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 27
∑ i=1
( Xi − m )2 degli indici di variabilità e corrisponde alla media del
Per serie inerenti fenomeni naturali lo S consente anche di fare delle previsioni circa le
entità dei futuri valori che il fenomeno assumerà; infatti si avrà la probabilità del 68% che
un futuro valore ricada nel range m ± S e quella del 99% che invece ricada nel range
m ± 3 S . Inutile precisare che quanto più piccolo sarà il valore di S tanto meno variabilità
avrà il fenomeno analizzato e le analisi di questo potranno essere statisticamente
significative anche disponendo di un numero di dati limitato.
Portata
(l/s) ANDAMENTO PORTATE MISURATE SORGENTE ERMICCIOLO
300
280
260
240
220
200
180
160
140
120
100
80
60
40
Q annua ± S.Q. Medio ± 3 S.Q.M.
Q Media
20
0
1939 1941 1943 1945 1947 1949 1951 1953 1955 1957 1959 1961 1963 1965 1967 1969 1971 1973 1975 1977 1979 1981 1983 1985 1987
mm
2.300
2.200
2.100
ACQUIFERO DEL M. AMIATA-PRECIPITAZIONI
2.000
1.900
1.800
1.700
1.600
1.500
1.400
1.300
1.200
1.100
1.000
900
800
700
600
P annua (mm) ± S.Q. Medio (mm) ± 3 S.Q.M. (mm) P Media (mm)
500
400
300
1939 1941 1943 1946 1948 1950 1952 1954 1956 1958 1960 1962 1964 1966 1969 1971 1973 1975 1977 1979 1981 1983 1985 1987
coefficiente di variazione (Cv): è dato dal rapporto tra lo scarto quadratico medio e la
media aritmetica della serie. Tale indice serve a rendere
- scarto quadratico medio della media relativo (Smr): definito come il rapporto tra il
coefficiente di variazione e la radice quadrata del numero (n) degli elementi costituenti la
serie. Tale indice fornisce indicazioni circa
CORRELAZIONE
Ha lo scopo di verificare se, tra due variabili relative ad una stessa serie, vi sia una
qualche relazione e di stabilirne eventualmente il tipo e l'intensità del legame che lega le
due variabili tra loro.
Siccome nelle analisi statistiche i punti non si trovano quasi mai perfettamente
allineati, ma sempre variamente distribuiti intorno ad una retta, sorge la necessità di
definire un indice che valuti il grado di dispersione di detti punti dalla retta e quindi
l'intensità del legame di correlazione lineare tra le variabili X ed Y.
L'indice all'uopo correntemente utilizzato è il Coefficiente di
Sxy
r=
correlazione lineare (r) definito come il rapporto tra la covarianza di
XY ed il prodotto dei rispettivi scarti quadratici medi.
Sx • Sy
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 30
1 n
Sxy = ∑ ( Xi − mx ) • (Yi − my )
n i =1
Tale indice (r) è sempre compreso nell'intervallo -1≤ r ≤+1 e risulta pari a -1 o a +1
nel caso di una perfetta correlazione lineare, rispettivamente, negativa o positiva (punti
allineati lungo una retta); più in generale tanto più vicino tale indice sarà a ±1, tanto
maggiore sarà il grado di correlazione lineare tra le 2 variabili.
Normalmente al posto del coefficiente di correlazione lineare (r) viene usato il
Coefficiente di determinazione lineare (r2) il quale, ovviamente risulterà sempre
compreso nel range 0 ≤r2 ≤ 1; è evidente che ad r2=0 corrisponderà l'assenza di
correlazione e ad r2=1 corrisponderà una perfetta correlazione lineare sia positiva che
negativa.
Tale coefficiente è inoltre più preciso nel definire il grado di correlazione tra due
variabili; infatti se per esse si determina un r=0,9 a questo corrisponderà un r2=0,81.
Temperatura media annua (°C)
18
Albegna
17
T= 15.85 + (-0.005702) H
16
r²= 98%
15
14
13
12
11
10
REGRESSIONE
Regressione dicasi il modello o la funzione matematica che meglio rappresenta i
rapporti di correlazione tra 2 variabili X e Y.
REGRESSIONE LINEARE
Espressa dalla funzione Y=a + bX;
La retta, tra le infinite possibili, che meglio approssima le n coppie di valori XY sarà una
retta di regressione per la quale risulta minima la media dei quadrati degli scarti
(verticali) tra i valori empirici di Y ed i valori forniti dalla retta (Retta dei minimi quadrati).
Conseguentemente il coefficiente di determinazione lineare(r2) sarà funzione della
media dei quadrati degli scarti verticali e della varianza di Y:
40 40
Scarto vericale
30 30
20 20
10 10
0 0
0 50 100 150 200 250 300 350 0 50 100 150 200 250 300 350
70 70
MODELLO ESPONENZIALE MODELLO POTENZIALE
2 b
60
Y= ae bX
(r = 0.78) 60
Y= aX (r 2 =0.78)
50 50
40 40
30 30
20 20
10 10
0 0
0 50 100 150 200 250 300 350 0 50 100 150 200 250 300 350
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 32
Y= a + b1 X1 + b2 X2 + b3 X3+......+bn Xn
P O R TA TA D E LLA S O R G E N TE E R M IC C IO LO C A LC O LA TA
A TT R A V E R S O IL C R ITE R IO D E L LA R E G R E S S IO N E M U LT IP LA
D E I D A T I ID R O C LIM A TIC I R E LA T IV I A LL'A N N O P R E C E D E N TE
10
V A LO R I O S S E R V A T I
9
V A L O R I F ITT A T I
4 D A TI D I B A S E E R IS U L TA TI D E LL A R E G R E S S IO N E M U L TIP LA
V ariabili ind ip en den ti C o effic.
3 P R E C IP IT A Z IO N I A N N U E LIS C IA T E N E LLA S T A Z IO N E D I C ASPELD E LPIA N O 1020
P R E C IP IT A Z IO N I A N N U E LIS C IA T E N E LLA S T A Z IO N E D I V IV O D 'O R C IA 403
P R E C IP IT A Z IO N I A N N U E LIS C IA T E N E LLA S T A Z IO N E D I C ASELLO D E L G U AR D . 2210
2 P R E C IP IT A Z IO N I A N N U E LIS C IA T E N E LLA S T A Z IO N E D I S A N T A F IO R A 1396
P R E C IP IT A Z IO N I A N N U E LIS C IA T E N E LLA S T A Z IO N E D I A B B A D IA S . S A L V . 1530
PR EC IP IT AZ IO N I AN N U E LISC IA T E N E LLA ST AZ IO N E D I P IAN C AST AG N A IO 644
P R E C IP IT A Z IO N I A N N U E LIS C IA T E N E LLE V U LC A N IT I D E L M . A M IA T A -7204
1 E C C E D E N Z A ID R IC A A N N U A N E LLE V U LC A N IT I D E L M . A M IA T A 0,023
P ortataC O E F FIC IE N TE D I C O R R E L A Z IO N E = r
2
= 0,979
0
39 41 43 46 48 50 52 54 56 58 60 62 64 66 69 71 73 75 77 79 81 83 85 87
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 33
P A R A M E T R I S T A T IS T IC I D E L L E P R E C IP IT A Z IO N I R E G IS T R A T E A
V O L T E R R A R E L A T IV A M E N T E A V A R I P E R IO D I
1 8 8 1 -1 9 8 0 1 9 1 1 -1 9 8 0 1 9 3 1 -1 9 8 0 1 9 4 1 -1 9 8 0 1 9 5 1 -1 9 8 0 1 9 6 1 -1 9 8 0 1 9 7 1 -1 9 8 0 1 9 3 5 -1 9 7 2
N 93 70 50 40 30 20 10 38
VAR 9 5 .1 2 1 1 0 0 .4 0 5 2 3 .0 2 4 2 0 .9 9 1 1 8 .0 4 9 1 5 .0 8 9 1 5 .7 0 9 2 4 .0 7 6
CV 0 ,3 0 0 ,3 2 0 ,1 8 0 ,1 7 0 ,1 6 0 ,1 5 0 ,1 7 0 ,1 8
SQMR% 3 ,1 0 3 ,7 9 2 ,4 8 2 ,7 3 2 ,9 4 3 ,3 2 5 ,3 4 2 ,8 5
SQMA 32 38 21 23 25 27 40 25
P re c ip ita z io n i m e d ie (m m ) E rro re p ro b a b ile (% )
mm %
1 .2 0 0 12
11
1 .0 0 0 10
9
800 8
7
600 6
5
400 4
3
200 2
1
0 0
1 8 8 1 -1 9 8 0 1 9 1 1 -1 9 8 0 1 9 3 1 -1 9 8 0 1 9 4 1 -1 9 8 0 1 9 5 1 -1 9 8 0 1 9 6 1 -1 9 8 0 1 9 7 1 -1 9 8 0
Per ovviare a queste difficoltà, si può ricorrere a più sofisticate elaborazioni statistiche
appositamente studiate per l’analisi delle serie temporali di variabili casuali, come:
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 34
- Il rapporto di Hurst, che ci indica lo scostamento di ogni singolo valore della serie
rispetto alla media ed in rapporto alla variabilità della serie medesima;
3 25
20
2
15
1
10
0
5
-1
0
-2
-5
1885 1893 1901 1909 1922 1932 1940 1948 1956 1964 1972 1980 1885 1893 1901 1909 1922 1932 1940 1948 1956 1964 1972 1980
- il trend, che invece indica qualitativamente la tendenza evolutiva futura del fenomeno.
A fflu s s i ( m m )
2200
2000
a
1800
1600
1400
1200
1000
800
600
1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010
P o r t a t a m e d ia d e ll'a c q u if e r o ( l/ s )
2600
2400
b
2200
2000
1800
1600
1400
1200
1000
1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010
1 2 3 4
1- Valori annui 2- Valore medio della serie 3- Valori lisciati 4- Trend
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 35
10 0 mm 10 0 mm
9 1 9 1
S is te m a m is u ra n te 8 2 8 2
7 3 7 3
S is te m a
6 4 6 4
s c riv e n te
5 5 5 5
S is te m a 4 6 4 6
ru o ta n te
3 7 3 7
L iv e llo m a x
2 8 2 8
1 9 1 9
L iv e llo m in .
0 mm 10 0 mm 10
Ciò consente di valutare nel dettaglio gli eventi stessi, in particolare per quanto riguarda le
quantità e le intensità di pioggia per brevi durate (in genere, per 1, 3, 6, 12, 24 ore, ma
anche per periodi di pochi minuti) particolarmente utili per lo studio delle piene.
Data la loro estrema variabilità, ed affinché se ne abbiano delle misure significative ai fini
del bilancio idrologico, non è sufficiente che le relative osservazioni siano protratte per un
certo numero di anni; occorre anche verificare che la rete pluviometrica (cioè l'insieme
territoriale degli strumenti idonei alla misura delle precipitazioni) rispetti alcuni valori minimi
di dimensione delle maglie, specie quando si tratta di zone con una morfologia molto
variata, poiché nel calcolo dei volumi d'acqua caduti su una certa porzione di territorio i
valori registrati in un punto devono poi essere estesi all'area circostante.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 37
GENERALITA'
Strumento atto a registrare le precipitazioni atmosferiche su una striscia di carta diagrammata applicata sul tamburo di
un movimento ad orologeria; è particolarmente adatto per impieghi meteorologici ed industriali. E' uno strumento a
vaschetta ribaltabile e congegno registratore del numero dei ribaltamenti. La cattura della acqua avviene per mezzo di
un grosso imbuto che può essere installato a distanza e collegato con il registratore a mezzo di un tubo di gomma,
plastica piombo o altro. La vaschetta è munita di un dispositivo pneumatico brevettato che elimina gli errori dovuti alla
variazione di intensità delle precipitazioni. La registrazione avviene mediante una penna riempita di un inchiostro
speciale, la sui aderenza con la carta è regolabile per mezzo di una vite, il tamburo su cui si avvolge la carta
diagrammata è azionato da un movimento ad orologeria con scappamento ad ancora compensato montato su rubini; la
sua rotazione può essere trasformata da giornaliera a settimanale e viceversa mediante il semplice spostamento di un
pignone. La custodia dello strumento è costituita da una robusta fusione in lega leggera verniciata a fuoco e munita di
una ampia sfinestratura in plexiglas che permette la lettura del diagramma per 3/4 della sua lunghezza. Lo strumento è
munito di un dispositivo scosta-penna azionabile mediante levetta dall'esterno della custodia. Tutti i materiali impiegati
per la costruzione dello strumento sono stati scelti e trattati in modo particolare per impedirne la ossidazione; molte parti
sono in acciaio inossidabile. Lo strumento è corredato da: 1 imbuto collettore, 1 capsula di inchiostro speciale
incongelabile, 1 pennino di ricambio, 1 nettapenne.
I diagrammi sono forniti a richiesta.
CARATTERISTICHE TECNICHE
Altezza utile di registrazione 80 mm
Lunghezza del diagramma 415 mm
Sensibilità 0,2 mm di pioggia
Superficie di cattura 0,1 m2
Dimensioni 320x230x240 mm
Peso 5,300 kg
80
60
40
20
0
P ia n u r a C o llin a M o n ta g n a T o ta le
Figura 12-Andamento nel tempo della superficie unitaria controllata dalle stazioni pluviometriche, suddivise
per fasce altimetriche, nella Toscana Meridionale.
Una misura globale della precipitazione, e non puntiforme come si ha con i normali
pluviometri, si ottiene per mezzo dei RADAR il cui recente impiego in meteorologia si sta,
pian piano, affermando. Senza entrare nel merito della tecnologia di queste delicate
misure, si ricorda che il radar è sostanzialmente un apparecchio radio ad alta frequenza
che emette brevi ed intensi impulsi concentrati in un fascio attraverso un’antenna ruotante.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 40
Figura 14a- Esempi di presentazione dei dati pluviometrici negli annali idrologici, Parte I.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 42
Figura 14b- Esempi di presentazione dei dati pluviometrici negli annali idrologici, Parte I.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 43
Figura 14c- Esempi di presentazione dei dati pluviometrici negli annali idrologici, Parte I.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 44
Figura 14d- Esempi di presentazione dei dati pluviometrici negli annali idrologici, Parte I.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 45
Figura 14e- Esempi di presentazione dei dati pluviometrici negli annali idrologici, Parte I.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 46
Stazione 1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 Med.
A.I.
A 979 948 1006 698 1041 968 1385 1045 1344 1475 1336 1111
Media periodo funzionamento comune= Med.70-77 A 1009
B 1006 975 1272 680 1038 930 1471 1273 1440 1580 1431 1191
Media periodo funzionamento comune= Med.70-77 B 1081
Rapporto tra le medie del periodo funzionamento comune: Val.78 B=Val.78 A x R, ecc. Dati
R = Med 70-77 B / Med. 70-77 A 1.071 mancanti ricostruiti
Figura 15-Schema di calcolo per l'integrazione di dati pluviometrici mancanti secondo il procedimento di Hann.
L’estrapolazione sarà tanto più attendibile quanto più piccolo è il periodo di mancato
funzionamento nella stazione da ricostruire e quanto più sono vicine le stazioni con cui si
opera.
Il risultato finale della raccolta e della integrazione dei dati pluviometrici mensili ed annui
sarà, per ogni stazione, una tabella riassuntiva in cui riporteremo tali dati per tutti gli anni
componenti l’A.I. prescelto; i valori d’interesse per i nostri calcoli saranno quelli medi
relativi a ciascun mese ed al totale annuo (Fig. 16).
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 47
160
140
Andamento delle
120
precipitazioni
100
P (mm)
80
medie nell’Anno
60 Idrologico
40 considerato
20
S1
0
Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic.
Figura 16- Tabella riassuntiva dei dati pluviometrici di una stazione, in relazione all’A.I. prescelto.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 48
Fig. 18a Tabella riassuntiva delle precipitazioni medie mensili e totali annue nelle stazioni pluviometriche
utilizzate in relazione all’Anno Idrologico medio prescelto
mm mm mm
250 250 250
GROSSETO SIENA ABBADIA S. SALVATORE
225 225 225
8 m s.l.m. 348 m s.l.m. 829 m s.l.m.
200 200 200
25 25 25
0 0 0
G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D
Figura 18b - Andamento delle precipitazioni medie mensili in alcune stazioni pluviometriche (A.I. 1951-1980)
- METODO DELLE CURVE ISOIETE (curve luogo dei punti aventi uguale altezza di pioggia)
E’ in generale il metodo più preciso ed anche quello prevalentemente utilizzato per meglio
visualizzare l’andamento delle precipitazioni in un dato ambito territoriale. Sulla carta
topografica, nei punti indicanti la posizione delle stazioni pluviometriche utilizzate, si
segnano le altezze di precipitazione relative al periodo ed al tipo che interessa (nel nostro
caso quelle medie mensili o totali annue). Quindi (utilizzando procedimenti di
interpolazione lineare del tutto analoghi utilizzati in topografia per passare da un piano
quotato a una rappresentazione ad isoipse) si uniscono tra loro tutti i punti di stazione, sì
da formare una rete a maglie triangolari, con ai vertici le stazioni pluviometriche, che copra
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 50
tutta l’area del Bacino. A questo punto, agendo su ciascun lato delle maglie triangolari, si
suppone che in esso, passando da una stazione all’altra, la precipitazione aumenti o
diminuisca in maniera lineare (a pendenza o gradiente costante) e quindi in funzione della
distanza tra le singole stazioni. Scelta l’equidistanza con la quale si ritenga più opportuno
rappresentare il fenomeno (ad es. 50 mm), si calcoleranno su ciascun segmento (in
funzione del gradiente di piovosità tra le stazioni poste agli estremi) i punti corrispondenti
alla posizione di isoiete avente valore multiplo della equidistanza prescelta (es... 650, 700,
750 ...ecc.). A questo punto uniremo con una linea tutti i punti che, nei segmenti di
interpolazione, risulteranno avere la stessa precipitazione, tracciando così le isoiete (Vedi
le seguenti figg. 19a, b).
INTEPOLAZIONE LINEARE PER LA COSTRUZIONE DI UNA CARTA DELLE ISOIETE ANNUE (1) Distanza d in mm, misurata sulla carta, tra le due
STAZIONI Distanza Variazione di P Rapporto incrementale Distanza per equidistanza=50mm
stazioni pluviometriche.
(P1) - (P2) d (mm) ΔP= |P1-P2| Ri =d/ΔP d50= Ri*50
Massa M.ma - Boccheggiano (1) (2) (3) (4) (2) Differenza ΔP tra le precipitazioni relative alle due
921 - 1168 50 247 0.202 10.1 stazioni pluviometriche.
Monterotondo - Boccheggiano
1005 - 1168 62 163 0.380 19.0
(3) Rapporto incrementale Ri =distanza in mm di cui occorre
Travale - Boccheggiano muoversi sulla carta, lungo la congiungente le due
1122 - 1168 35 46 0.761 38.0 stazioni, per la quale si ha una variazione unitaria (in
Roccatederighi - Boccheggiano
945 - 1168 32 223 0.143 7.2
questo caso un mm di pioggia) del valore delle
Torniella - Boccheggiano precipitazioni.
1107 - 1168 40 61 0.656 32.8 (4) Distanza (d50) in mm di cui occorre muoversi sulla carta,
Cast. di Pietra - Boccheggiano
887 - 1168 59 281 0.210 10.5 lungo la congiungente le due stazioni, per la quale si ha
Chiusdino - Boccheggiano una variazione di precipitazione pari all’equidistanza
1004 - 1168 34 164 0.207 10.4 prescelta.
Fig. 19a - Ubicazione delle stazioni pluviometriche utilizzate in rapporto al Bacino Idrografico studiato ed
esempio di triangolazione e di interpolazione lineare per la costruzione di una carta delle Isoiete
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 51
25
20
Area (kmq)
15
10
0
950 975 1000 1025 1050 1075 1100 1125 1150 1159 1168
P(mm)
Calcolo della Pmed del bacino con le Isoiete Fig. 19b - Tracciamento delle Isoiete sulla
Intervallo P med Area Pmed*area
precipitazioni intervallo intervallo intervallo base delle operazioni di
950 - 1000 975 5.78 5635.3 triangolazione e di
1000 - 1050 1025 16.70 17114.7
interpolazione lineare (descritte
1050 - 1100 1075 19.27 20711.0
1100 - 1150 1125 26.97 30344.0 in fig. 19a) e calcolo della
1150 - 1168 1159 1.28 1488.6 precipitazione ragguagliata al
TOTALI 70.00 75293.7
bacino in esame.
Pmed del bacino =75293.6 / 70 = mm 1075.6
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 52
Fig. 19c - Esemplificazione delle procedure per la costruzione automatica di carte ad isolinee.
Fig. 19d - Risultato del tracciamento automatico delle Isoiete attraverso l’operazione di contouring.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 53
Tale risultato è possibile ottenerlo, oltre che con il metodo manuale suddetto, anche
attraverso l’utilizzo dei computers tramite tecniche di gridding e di contouring (figg. 19c, d),
così come è stato fatto per la costruzione della carta di Fig. 23, avendo però l’accortezza
di scegliere bene sia il modello di gridding, che i parametri di interpolazione da utilizzare.
Redatte tali carte è possibile da esse ricavare l’afflusso meteorico relativo al bacino. Infatti
esso si determina semplicemente moltiplicando le aree, interne allo spartiacque
morfologico del bacino, comprese tra due isoiete contermini per l’altezza della
precipitazione media tra le isoiete stesse. La somma dei prodotti relativi a tutte le aree
comprese all’interno del bacino, divisa per l’area totale del medesimo (in pratica una
media ponderata rispetto all’area), consente di definire l’altezza dell’afflusso meteorico
ragguagliato al bacino in esame (Fig. 19b).
n° TOPOIETI Km2 Gen. Feb. Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott. Nov. Dic Anno
86 Roccatederighi 22.20 84.0 88.3 72.2 75.0 64.7 49.6 29.3 56.1 80.4 107.9 131.1 106.2 944.8
88 Roccastrada 0.15 84.5 75.1 70.2 72.1 64.4 48.7 28.8 42.5 64.3 93.5 106.4 88.3 838.8
112 Boccheggiano 23.50 117.4 112.0 107.9 96.2 89.4 54.7 33.0 55.2 103.1 126.2 149.5 123.6 1168.2
122 Torniella 24.15 108.3 106.1 92.8 90.9 73.2 57.7 34.9 61.0 91.2 112.4 157.8 121.2 1107.5
Totale Bacino 70.0 103.6 102.4 91.3 87.6 75.9 54.1 32.5 57.5 91.7 115.6 146.4 117.2 1075.7
Figura 20- Esemplificazione pratica della definizione dei topoieti e del calcolo delle piogge ragguagliate.
Con esso invece è sufficiente, per una data rete pluviometrica e una volta tanto, un lavoro
grafico paragonabile al tracciamento di un solo sistema di isoiete per avere poi
immediatamente e meccanicamente, per qualsiasi tipo ed intervallo di precipitazione, i
relativi valori delle precipitazioni medie ragguagliate al bacino.
Dobbiamo tenere però presente che utilizzare al buio solo questa metodologia può a volte
portare a compiere significativi errori nel calcolo degli afflussi. Infatti per sua stessa genesi
i topoieti attribuiscono un unico valore di precipitazione nell’area da essi racchiusa; ora
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 55
questo sarà assai prossimo alla realtà se in tale aree l’andamento della piovosità sarà tale
da poter essere assimilato ad un piano inclinato con la stazione in posizione baricentrica.
Quando invece la stazione incentrante avrà valori di piogge minimi o massimi rispetto a
quelle circostanti ecco allora che solo un punto dell’area del topoieto (quello cioè
corrispondente alla stazione) avrà quel valore di piovosità mentre tutti gli altri avranno
valori inferiori o superiori; ciò porterà nel primo caso a sopravvalutare la precipitazione e
nel secondo a sottovalutarla.
l'applicazione di tecniche di «lisciamento» dei dati (meglio note con il nome di smoothing);
si riducono così l'influenza delle variazioni accidentali e l'effetto delle fluttuazioni di
brevissimo periodo, fino a far comparire i caratteri di periodicità (cioè i cosiddetti movimenti
o variazioni cicliche) dal confronto tra la linea corrispondente al valore medio e la
sequenza dei dati «lisciati». A questa fase segue la valutazione analitica vera e propria del
trend, effettuata generalmente tramite comparazione con funzioni di vario tipo (lineari,
quadratiche, esponenziali, ecc.).
Precipitazioni
(mm)
200
190
180
VOLTERRA
170
160
150
140
130
120
110
100
90
80
70
60
50
40
1841 1851 1861 1871 1881 1891 1901 1911 1928 1938 1948 1958 1968 1978 1988 1998 2008
120
110
100
GROSSETO
90
80
70
60
50
40
30
1844 1854 1864 1874 1884 1894 1904 1914 1929 1939 1949 1959 1969 1979 1989 1999 2009
130
120 SIENA
110
100
90
80
70
60
50
40
1839 1849 1860 1870 1880 1890 1900 1910 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010
1 2 3 4 5
Figura 22-Evoluzione temporale delle precipitazioni annue registrate in alcune stazioni pluviometriche: 1)
scarto tra la P annua e quella media del periodo di osservazione; 2)valore della media delle precipitazioni; 3)
sequenza dei valori lisciati con polinomi; 4) retta rappresentativa del trend; 5) fascia rappresentante lo scarto
quadratico medio della serie.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 57
La fig. 22 riporta l'andamento temporale delle precipitazioni annue registrate nelle stazioni
pluviometriche a più lungo periodo di funzionamento (Volterra, Grosseto, Siena). L'esame
di questa figura evidenzia che il trend osservabile nelle tre stazioni pluviometriche è
sensibilmente differente per entità e verso; infatti, mentre i dati osservati per Siena
presentano un'evoluzione verso l'aumento delle piogge annue, quelli di Grosseto e di
Volterra manifestano invece una tendenza alla diminuzione. Inoltre, le piogge registrate a
Volterra manifestano variazioni cicliche ben più ampie delle altre, come si può anche
dedurre dalla maggiore ampiezza della fascia corrispondente allo scarto quadratico medio.
Tutto ciò consentirà quindi di ipotizzare, in un dato territorio, la relativa evoluzione
climatica, evidenziandone anche le locali differenziazioni pluviometriche, e comunque, la
relativa tendenza in esso complessivamente prevalente
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 58
Fig. 23-Carta delle precipitazioni medie annue della toscana meridionale (A.I. 1951-1980: isoiete con valori in mm.
L'esame della carta mostra un notevole addensamento delle isolinee, espressione di un forte gradiente nelle
precipitazioni, in corrispondenza del M. Amiata dove si raggiunge il massimo valore di pioggia per tutto il
territorio esaminato (1.554 mm registrati ad Abbadia S. Salvatore); massimi relativi si manifestano, di solito, in
corrispondenza delle altre zone di rilievo (M. Cetona, Le Cornate, Monti del Chianti). I valori minimi di
piovosità si riscontrano generalmente lungo la costa, con una tendenza all'aumento andando da sud-est (540
mm all'Argentario) a nord-ovest (796 mm a Cecina), ma anche in zone interne come l'alta Val d'Orcia dove si
ritrovano precipitazioni inferiori a 700 mm; il minimo assoluto si registra nell'Isola del Giglio (502 mm). Il
valore medio per l'intera regione è stimabile in circa 850 mm. Da tali carte, attraverso elaborazioni di medie
ponderate fatte in base alle misure areali ivi effettuate, si possono ricavare gli afflussi medi mensili ed annui
per i bacini idrografici.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 59
2.4 - L’EVAPOTRASPIRAZIONE
Si distingue:
- EVAPOTRASPIRAZIONE POTENZIALE (Ep), corrispondente all’entità
dell’evapotraspirazione in condizioni di alimentazione idrica eccedente;
- EVAPOTRASPIRAZIONE REALE (Er), corrispondente all’entità dell’evapotraspirazione
nelle condizioni reali di alimentazione idrica del bacino.
VALUTAZIONE DELL’EVAPOTRASPIRAZIONE
Non esistono strumenti di per sé adatti alla misura di detto parametro per intero in quanto
quelli esistenti misurano solo il fenomeno fisico e non quello biologico, gli evaporimetri,.
oppure arrivano ad una sua completa misura diretta (lisimetri -Un lisimetro è
un'installazione sperimentale che isola idraulicamente un certo volume di suolo e di
sottosuolo, posto a coltura o non, in modo tale da convogliare le acque di infiltrazione (I)
verso un recipiente di misura. Gli stessi lisimetri sono utilizzati anche per valutare i
quantitativi d'acqua che vengono sottratti ll'infiltrazione, a causa del fenomeno
evapotraspiratorio. L'evapotraspirazione reale (Er) può essere calcolata, se le osservazioni
si riferiscono ad un periodo di tempo sufficientemente lungo, con la semplice differenza:
Er = P - I), ma non sono di facile uso e, per vari motivi, danno in ogni caso risultati
approssimati. D'altro canto, essendo tali attrezzature assai onerose sia nel costo di
impianto che nella gestione, non sono diffuse sul territorio da rendere tanto disponibile una
rete di stazioni di misura con serie storiche significative; la loro utilizzazione è, infatti,
generalmente limitata a soli bacini-campione.
Nelle normali applicazioni pratiche si fa, pertanto, ricorso a formule parzialmente
empiriche, basate perlopiù sull'utilizzazione dei dati di temperatura dell'aria al suolo.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 60
800
1951 1961 1971 1980 La metodologia di calcolo dell’evapotraspirazione
Supeficie unitaria controllata da una stazione (km²)
600
inizia dunque con la definizione dei valori medi
della stessa temperatura in corrispondenza delle
400
stazioni termometriche utili per il nostro bacino. Per
la misura dei dati termometrici esiste, sul territorio
200
nazionale, una buona rete di stazioni. Tale rete è
0 ben più rada di quella pluviometrica, ma ciò non
P ianura C ollina M ontag na Totale
20
2.4.1 - Valutazione delle temperature medie
Per la valutazione delle temperature medie mensili ed annue relative 0
GENERALITA’
Strumento atto a registrare la temperatura particolarmente adatto per impieghi meteorologici ed industriali nonché per il
controllo della temperatura in ambienti condizionati. L'elemento sensibile è costituito da un bimetallo di prima qualità
che garantisce una precisione di misura di +0,5%. La registrazione avviene mediante una penna riempita di un
inchiostro speciale, la sua aderenza con la carta diagrammata è ottenuta per semplice gravità. Il movimento d'orologeria,
con scappamento incabloc ad ancora compensato, è montato su rubini; la spirale è in nivarox, antimagnetica, adatta per
mantenere costante la precisione anche con forti sbalzi di temperatura. La sua rotazione può essere trasformata da
settimanale a giornaliera e viceversa, mediante il semplice capovolgimento di un ingranaggio. I materiali impiegati per
la costruzione sono stati scelti e verniciati con speciale trattamento per impedire l'ossidazione; alcune parti sono In
acciaio inossidabile. Lo strumento è corredato di una capsula d'inchiostro speciale incongelabile, un pennino di
ricambio ed un nettapenne.
I diagrammi sono forniti a richiesta,
CAMPI Dl MISURA
Lo strumento viene normalmente fornito per i seguenti campi di misura:
-15° C a + 65° C sensibilità di lettura 1° C
-35° C a + 45° C sensibilità di lettura 1° C
CARATTERISTICHE TECNICHE
Altezza utile di registrazione 82 mm
Lunghezza del diagramma 280 mm
Dimensioni 150 x 185 x 285 mm
Peso 2,600 kg
Fig. 25b/1 - Esempio di apparecchio per la misura continua della temperatura: TERMOGRAFO
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 62
GENERALITA'
Strumento atto a registrare la temperatura e l'umidità relativa, particolarmente adatto per impieghi meteorologici ed industriali, nonché per il controllo
della temperatura e dell'umidità in ambienti condizionati L'elemento sensibile e costituito da un bimetallo tipo Bourdon che garantisce una maggiore
stabilita nel tempo dello stato di rettifica ed una precisione di misura di +/-0.5%. L’elemento sensibile igrometrico e costituito da fasci di capelli
accuratamente selezionati e trattati, che garantiscono una precisione di misura di a3% di umidità relativa Le registrazioni avvengono mediante due
pennini in fibra a carica continua
Il movimento d'orologeria, con scappamento incabloc, ad ancora compensato, è montato su rubini; la spirale è in nivarox, antimagnetica, adatta per
mantenere costante la precisione anche con forti sbalzi di temperatura La sua rotazione può essere trasformata da settimanale a giornaliera e
viceversa, mediante il semplice capovolgimento di un ingranaggio. I materiali impiegati per la costruzione dello strumento sono stati scelti e verniciati
con speciale trattamento per impedire l'ossidazione; molte parti sono in acciaio inossidabile Lo strumento è corredato i un pennino di ricambio.
I diagrammi sono torniti a richiesta.
CAMPI Dl MISURA
Il campo di misura della parte igrometrica e compreso tra 0% e 100% di umidità relativa, mentre quello della parte termometrica può essere scelto tra
uno dei seguenti:
0°C a +40°C -15°C a +65°C -35°C a +45°C
sensibilità di lettura 1°C
CARATTERISTICHE TECNICHE
Altezza utile di registrazione:
- temperatura 82 mm
- umidità 90 mm
Lunghezza del diagramma 280 mm
Dimensioni 150 x 285 x 285 mm
Peso 3,350 kg
Fig. 25b/2 - Esempio di apparecchio per la misura continua della temperatura e dell’umidità dell’aria:
TERMOIGROGAFO
Le operazioni di ricerca delle stazioni utili, di raccolta dei dati termometrici medi mensili ed
annui e la ricostruzione dei dati relativi alle eventuali lacune di registrazione relative a vari
periodi di non funzionamento di alcuni strumenti, seguono criteri operativi analoghi a quelli
utilizzati per le precipitazioni (vedi Cap. 2.3.2). Nelle figure che seguono sono riportate le
pagine esemplificative degli Annali Idrologici - Parte I,- inerenti i principali tipi di
informazioni termometriche da questi desumibili
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 63
Fig. 26a - Esempi di presentazione dei dati termometrici negli Annali Idrologici Parte Ia
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 64
Fig. 26b - Esempi di presentazione dei dati termometrici negli Annali Idrologici Parte Ia
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 65
Data la minor densità della rete termometrica spesso non è possibile determinare le
temperature medie, mensili ed annue, ragguagliate al bacino attraverso la costruzione di
carte delle isoterme ( curve luogo dei punti ad uguale temperatura) le quali, comunque,
sarebbero state redatte seguendo gli stessi criteri operativi descritti per le isoiete e che
sono poi quelli utilizzati per la costruzione di qualsiasi tipo di carta con linee isovalori.
A tale inconveniente si pone rimedio sfruttando il già citato maggior grado di correlazione
normalmente esistente tra variazione di temperatura e variazione di quota altimetrica.
A questo si arriva attraverso l'adozione di un modello termometrico, basato sulla
variazione della temperatura (T) in funzione della quota (H),che è normalmente di tipo
lineare, e cioè: T = a + b·H
dove il parametro a (ordinata all'origine) rappresenta la temperatura media dell'aria nella
pianura antistante il rilievo, e che è quindi indipendente dal rilievo stesso, ed il parametro b
(coefficiente angolare) esprime l'incremento unitario di temperatura in °C/m, ossia è il
gradiente termometrico. Quando il territorio in esame e di notevole estensione, può essere
necessario suddividerlo in zone ritenute termometricamente omogenee (caratterizzate,
cioè, da un'unica, e ad elevato grado di correlazione, legge di dipendenza della
temperatura dall'altitudine), alle quali applicare separatamente la suddetta metodologia di
calcolo; alcuni esempi di questi rapporti sono riportati nella fig. 27.Grazie a questa
procedura, è possibile stimare, con riferimento alla quota media del bacino (che è poi il
valore di H da mettere nella formula una volta ricavati i parametri a e b attraverso
regressioni sulle dodici serie mensili e quella annua composte, ciascuna, da coppie di
valori temperatura/quota in numero pari alle stazioni utilizzate - vedi Cap.2.1) i valori medi
mensili ed annui della temperatura. Così calcolate le temperature medie mensili ed annue
nel nostro bacino, si può procedere alla valutazione l’entità del fenomeno
evapotraspiratorio ricorrendo a quei procedimenti empirici indiretti, basati però su di una
larga sperimentazione. Qui di seguito ricordiamo i due più largamente utilizzati.
Temperatura Temperatura Temperatura
media annua (°C) media annua (°C) media annua (°C)
18 18 18
Merse Cecina Albegna
17 17 17
T= 15.36 + (-0.004944) H T= 15.38 + (-0.005023) H T= 15.85 + (-0.005702) H
16 16 16
r²= 90% r²= 94% r²= 98%
15 15 15
14 14 14
13 13 13
12 12 12
11 11 11
10 10 10
9 9 9
0 200 400 600 800 1000 0 200 400 600 800 1000 0 200 400 600 800 1000
Quota (m s.l.m.) Quota (m s.l.m.) Quota (m s.l.m.)
METODO DI L. TURC
Valuta solamente l’evapotraspirazione reale media annua (Er):
P
E r =
2
P
0 .9 +
2
L
dove: Er = evapotraspirazione reale media annua (mm)
P = precipitazione annua
L = parametro, funzione cubica della temperatura media annua T (in °C) dato da:
L=300+25T+0.05T3
Formula di TURC corretta
i
METODO DI THORNTHWAITE
Calcola l’evapotraspirazione potenziale media mensile (Epm): detto calcolo è fondato sulla
relazione sperimentale esistente tra Epm e la corrispondente temperatura (Tm).
Tale metodologia proposta da Thornthwaite & Mather (1957), una delle più note e
largamente usate in idrogeologia, oltre che per la sua relativa semplicità, anche perché
una vasta casistica la propone come affidabile anche per svariati ambienti climatici (in
particolare, per quelli delle zone temperate). L'equazione proposta, che fornisce Epm in
mm, è la seguente:
α
⎛ 10Tm ⎞
Epm = K ⋅ 16 ⋅ ⎜ ⎟
⎝ I ⎠
dove: Epm = evapotraspirazione potenziale media mensile (in mm);
K= coefficiente che tiene conto delle ore di insolazione media mensile ed è funzione
esclusiva della latitudine e del mese (in pratica, è il rapporto tra le ore diurne e la
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 67
MESI G F M A M G L A S O N D
Lat. Nord
36° 0.87 0.85 1.03 1.10 1.21 1.22 1.24 1.16 1.03 0.97 0.86 0.84
37° 0.86 0.84 1.03 1.10 1.22 1.23 1.25 1.17 1.03 0.97 0.85 0.83
38° 0.85 0.84 1.03 1.10 1.23 1.24 1.25 1.17 1.04 0.96 0.84 0.83
39° 0.85 0.84 1.03 1.11 1.23 1.24 1.26 1.18 1.04 0.96 0.84 0.82
40° 0.84 0.83 1.03 1.11 1.24 1.25 1.27 1.18 1.04 0.96 0.83 0.81
41° 0.83 0.83 1.03 1.11 1.25 1.26 1.27 1.19 1.04 0.96 0.82 0.80
42° 0.82 0.83 1.03 1.12 1.26 1.27 1.28 1.19 1.04 0.95 0.82 0.79
43° 0.81 0.82 1.02 1.12 1.26 1.28 1.29 1.20 1.04 0.95 0.81 0.77
44° 0.81 0.82 1.02 1.13 1.27 1.29 1.30 1.20 1.04 0.95 0.80 0.76
45° 0.80 0.81 1.02 1.13 1.28 1.29 1.31 1.21 1.04 0.94 0.79 0.75
46° 0.79 0.81 1.02 1.13 1.29 1.31 1.32 1.22 1.04 0.94 0.79 0.74
47° 0.77 0.80 1.02 1.14 1.30 1.32 1.33 1.22 1.04 0.93 0.78 0.73
48° 0.76 0.80 1.02 1.14 1.31 1.33 1.34 1.23 1.05 0.93 0.77 0.72
I = Indice termico annuale dato dalla sommatoria degli indici temici mensili
1. 5 1 4
⎛T ⎞
ciascuno espresso dalla: i = ⎜ ⎟
⎝5⎠
Tm= temperatura media mensile;
α=indice, funzione cubica dell’indice termico annuo (I), dato da:
α = 0.49239+1792 x 10-5 x I -771 x 10-7 x I2 + 675 x 10-9 x I3
L'evapotraspirazione potenziale media annua (Ep) si ottiene come somma dei singoli
valori mensili.
Così ricavati i valori mensili dell’evapotraspirazione potenziale si passa alla
determinazione dell'evapotraspirazione reale (Er) attraverso una procedura indiretta, per la
quale ad essa si arriva in funzione sia delle caratteristiche di umidità che, caso per caso,
presentano il terreno ed il suo manto vegetale (riserva idrica del suolo = r, cioè la capacità
di ritenuta dell'acqua da parte del suolo), che della relativa disponibilità idrica nel bacino
(afflussi medi del relativo mese).
Prescindendo dalla descrizione particolareggiata di questo meccanismo di calcolo, è da
dire che la riserva idrica del suolo può essere valutata secondo un criterio suggerito
dall’autore attraverso un complesso procedimento basato sulla conoscenza dei tipi e degli
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 68
spessori di suolo presenti nel bacino e delle relative specie vegetali sovrimposte.
Questo procedimento consente, infatti, di risalire all'effettiva riserva idrica del suolo o
capacità di campo (intesa come la quantità massima di acqua di ritenzione che può essere
contenuta nello strato di terreno interessato dallo sviluppo delle radici dei vegetali) che
supplisce alle carenze d'acqua, essenzialmente estive, derivanti da condizioni di deficit,
quando cioè gli afflussi risultano inferiori all'evapotraspirazione potenziale. Data la
complessità del procedimento che porta alla stima di r, normalmente per bacini con
caratteristiche medie è utilizzato, nei calcoli di bilancio, un valore di riserva idrica del suolo
a saturazione pari a 100 mm, ritenuto senz'altro valido per studi a carattere regionale
(Castany, 1967; Celico, 1988).
A titolo esemplificativo la fig. 29 mostra gli andamenti della temperatura e
dell'evapotraspirazione reale medie mensili, calcolate con il metodo anzidetto, in alcune
stazioni termo-pluviometriche della Toscana Meridionale.
70 70 70
20 20 20
60 60 60
50 15 50 15 50 15
40 40 40
10 10 10
30 30 30
20 20 20
5 5 5
10 10 10
0 0 0 0 0 0
mm G F M A M G L A S O N D °C mm G F M A M G L A S O N D °C mm G F M A M G L A S O N D °C
Fig. 29 - Andamento della temperatura e dell’evapotraspirazione reale medie mensili in alcune stazioni termo-
pluviometriche.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 69
I valori medi mensili ed annui delle precipitazioni e delle temperature ricavate per il bacino
esaminato, possono anche essere impiegati per avere utili indicazioni, sia sullo stato di
umidità del terreno in rapporto alle necessità della vegetazione, che per una
classificazione climatica del bacino nel corso dei mesi dell’anno idrologico considerato.
Ciò può farsi ricorrendo appunto ad un’analisi comparativa di questi due principali fattori
climatici. Molte sono le formulazioni empiriche a tal fine proposte, ma qui viene riportata
quella definita da DE MORTONNE e THORNTWAITE, tutt’oggi ritenuta assai valida per la
descrizione di situazioni climatiche come quella Italiana.
Lo scopo viene raggiunto attraverso la definizione di un indice di aridità, valutabile sia a
livello mensile (ia) che annuo (Ia), attraverso le seguenti formule empiriche:
P(mm) 12 p
250
ia = 200 120 100 90 80
ia =
Freddo
Umido
N Caldo
Umido 70
PERUMIDO
t + 10
225
200
D
60 ⎛ P 12 p 0 ⎞
Ia = ⎜ + ⎟ :2
175
F 50 UMIDO ⎝ T + 10 t0 ⎠
150 O dove:
G
40 ia = indice di aridità mensile
125
M S p = precipitazione media del mese
100 30 SUBUMIDO considerato
Freddo A Caldo
75 Secco M Secco t = Temperatura media del mese
20 considerato
G
50 A SUBARIDO
P = Precipitazione annua
L 10 T = Temperatura media annua
25 ARIDO
5 Arido Estremo
p0 = Precipitazione nel mese più arido
0 0
0 5 10 15 20 25 30
t0 = temperatura media nel mese più
T (°C) arido
Fig. 29b- Clinogramma degli indici di aridità medi mensili Tali indici sono rappresentabili
(ia) e corrispondente classificazione climatica graficamente attraverso appositi
climogrammi (Fig. 29b) attraverso i quali
è possibile una più immediata lettura dell’andamento dell’indice di aridità relativo alla zona
esaminata durante i mesi dell’anno idrologico considerato. In tale diagramma, che reca in
ascissa i valori delle temperature ed in ordinata quelli delle precipitazioni, gli indici di
aridità mensili (ia) sono rappresentati da un fascio di rette, ognuna delle quali è luogo dei
punti avente lo stesso indice. La suddivisione, poi, del diagramma in quattro campi (definiti
tracciando un ascissa corrispondente alla precipitazione media annua = P/12, ed
un’ordinata corrispondente alla temperatura media annua = T) meglio evidenzia, in
funzione del maggiore o minore sviluppo delle poligonali in tali campi, l’andamento
climatico nell’area esaminata come interazione tra le relative precipitazioni e temperature.
Infine, gli autori definiscono anche un criterio per la classificazione climatica di un’area
sulla base dei seguenti ranges di variazione dell’indice di aridità:
<5 individua periodi di aridità estrema
5 - 10 individua periodi aridi
10-20 individua periodi subaridi
20-40 individua periodi subumidi
40-60 individua periodi umidi
>60 individua periodi perumidi.
Sul climogramma tale classificazione è rappresentata attraverso campiture di colore.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 70
un piano cartesiano: si traccia poi graficamente la curva di deflusso (detta anche scala
delle portate), dalla quale è possibile stimare le portate corrispondenti alle singole altezze
idrometriche misurate, in un momento qualsiasi, dall'idrometrografo (Fig.35a).
C O M P O N E N T I D E L L 'ID R O G R A M M A D I D E F L U S S O D I U N C O R S O D 'A C Q U A
30
R u s c e lla m e n t o s u p e r f ic ia le
D e f lu s s o ip o d e r m ic o
25 D e f lu s s o s o t t e r r a n e o
20
Q (mc/s)
15
10
0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32 34 36
t (o r e )
necessaria alla saturazione del suolo. Quando tale deficit è saturato, sulla superficie del
suolo si forma una sottile lama d’acqua che scola per gravità sui versanti; tale movimento
è più o meno ostacolato in funzione dell’irregolarità della superficie del suolo e del grado e
tipo di copertura vegetale. Tale ritardo è detto tempo di concentrazione, variabile in
funzione dell’evento pluviometrico e che può assumere un unico valore massimo detto
Tempo di corrivazione.
Il tempo di corrivazione è definito come quello necessario affinché una particella d’acqua
possa giungere dai punti più lontani del bacino alla sezione fluviale considerata ed è da ritenersi
in teoria costante per quella determinata sezione. Per calcolarlo esistono varie formule
empiriche tra le quali ricordiamo la più comunemente adottata, quella di Giandotti:
a=4, b=1,5 e c=0,8 - sono coefficienti sperimentali;
a S + b⋅ L S= superficie, in km2,del bacino sotteso;
T ( inore ) = H= quota media del bacino, in m, riferita a quella della
sezione di chiusura:
c H L= lunghezza, in km, dell’asse della valle del fiume
Esso non va confuso con il tempo di concentrazione che è, invece, quello che intercorre
dall’inizio dell’evento piovoso all’istante nel quale si verifica la corrispondente portata massima,
cioè la massima concentrazione dei deflussi, ed è variabile in funzione dell’intensità e della
distribuzione dell’evento pluviometrico generatore all’interno del bacino (Fig. 34b).
secchi dove è il solo ad alimentare il deflusso; esso gioca quindi un importante ruolo
regolatore del deflusso fluviale. Nella fig. 34 che segue è riportata in sintesi la ripartizione
dell’acqua di una pioggia insieme all’evoluzione nel tempo delle componenti del deflusso,
cioè nel ciclo del deflusso.
RUSCELLAMENTO SUPERFICIALE
DEFLUSSO
TOTALE
RIPRISTINO
DELLA
RISERVA
IDRICA DEL DEFLUSSO IPODERMICO INFILTRAZIONE
SUOLO
Accumulo TOTALE
nelle
depressioni
del suolo
DEFLUSSO
SOTTERRANEO
Intercettazione della
vegetazione
Fig. 34b- Sfasamento temporale tra l’inizio delle piogge e l’evento idrometrico relativo.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 75
Le componenti del deflusso evolvono secondo un ciclo nel quale è possibile distinguere 4
fasi determinate dal ritmo delle piogge:
Traspirazione Traspirazione
Evaporazione
Alla fine di un periodo secco l’evapotraspirazione intacca anche parte delle acque
sotterranee; le falde superficiali perdono la loro umidità, quelle sotterranee defluiscono
verso i relativi drenaggi portando all’abbassamento dei livelli piezometrici.
Dopo un certo tempo dall’inizio della pioggia, la vegetazione non intercetta più acqua e
tutta la pioggia arriva al suolo. Le depressioni del suolo, ormai riempite, evacuano le
eccedenze e le falde superficiali sono saturate. L’infiltrazione alimenta il deflusso
ipodermico e raggiunge le falde sotterranee facendone innalzare il livello piezometrico ed il
deflusso sotterraneo. La saturazione del suolo fa sì che il ruscellamento raggiunga il suo
massimo così come la portata dei fiumi i quali possono, localmente, invertire le direzioni di
flusso sotterranee contribuendo all’alimentazione delle relative falde. Tale fase si realizza
solo se l’intensità della pioggia è sufficientemente alta.
Traspirazione
Traspirazione
Evaporazione
Figura 35a- LA DETERMINAZIONE DEI DEFLUSSI FLUVIALI: stazione idrometrografica, ubicazione e scala delle
portate.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 79
Figura 35b- LA DETERMINAZIONE DEI DEFLUSSI FLUVIALI: - Esempio di idrogramma ed andamento delle portate
nel corso di un anno.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 80
Figura 35c- LA DETERMINAZIONE DEI DEFLUSSI FLUVIALI: Ubicazione ed elenco delle stazioni idrometrografiche
in Toscana.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 81
Figura 35d- LA DETERMINAZIONE DEI DEFLUSSI FLUVIALI: Esempi di presentazione dei dati di misura delle
portate negli annali idrologici, Parte II.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 82
Portata (m³/s)
Portata (m³/s)
Portata (m³/s)
10 10 10
1 1 1
Portata (m³/s)
Portata (m³/s)
10 10 10
1 1 1
Portata (m³/s)
Portata (m³/s)
10 10 10
1 1 1
30 30 30
25 25 25
l/s km²
l/s km²
l/s km²
20 20 20
15 15 15
10 10 10
5 5 5
0 0 0
G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D
40 40 40
FARMA A PONTE DI TORNIELLA MERSE A ORNATE ORCIA A M. AMIATA SCALO
A.I. 1961-1971 A.I. 1931-1940+1949-1959+1963-1967+1970-1973 A.I. 1935-1940+1953-1971
35 35 35
30 30 30
25 25 25
l/s km²
l/s km²
l/s km²
20 20 20
15 15 15
10 10 10
5 5 5
0 0 0
G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D
40 40 40
OMBRONE A SASSO D'OMBRONE BRUNA A LEPRI ALBEGNA A MONTEMERANO
A.I. 1926-1942+1949-1973 A.I. 1953-1972 A.I. 1951-1980
35 35 35
30 30 30
25 25 25
l/s km²
l/s km²
l/s km²
20 20 20
15 15 15
10 10 10
5 5 5
0 0 0
G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D
- si può costruire la curva della durata delle portate (fig. 38) riportando, su di un grafico
lineare, in ordinata le portate (in m3/s) ed in ascissa il numero dei giorni nei quali esse
vengono raggiunte, senza tener conto della successione di tali giorni.
25 70 25
ELSA A CASTELFIORENTINO CECINA A MONTERUFOLI CORNIA A S.S. AURELIA
A.I. 1951-1961+1963-1971 A.I. 1935-1942+1951-1963+1969-1975 A.I. 1952-1971
60
20 20
50
15 15
40
m³/s
m³/s
m³/s
30
10 10
20
5 5
10
0 0 0
10 30 60 91 135 182 274 335 365 10 30 60 91 135 182 274 335 365 10 30 60 91 135 182 274 335 365
8 35 35
FARMA A TORNIELLA MERSE A ORNATE ORCIA A M. AMIATA SCALO
A.I. 1961-1971 A.I. 1931-1940+1949-1959+1963-1967+1970-1973 A.I. 1935-1940+1953-1971
30 30
6
25 25
20 20
m³/s
m³/s
m³/s
4
15 15
10 10
2
5 5
0 0 0
10 30 60 91 135 182 274 335 365 10 30 60 91 135 182 274 335 365 10 30 60 91 135 182 274 335 365
200 14 25
OMBRONE A SASSO D'OMBRONE BRUNA
BRUNAAALEPRI
LEPRI ALBEGNA A MONTEMERANO
A.I. 1926-1973 1953-72
A.I. 1953-1972 A.I. 1951-1963
12
20
150
10
15
8
m³/s
m³/s
m³/s
100
6
10
4
50
5
2
0 0 0
10 30 60 91 135 182 274 335 365 10 30 60 91 135 182 274 335 365 10 30 60 91 135 182 274 335 365
- si possono valutare i rapporti tra l’acqua affluita nel bacino, in un determinato intervallo
temporale, attraverso le precipitazioni (P) e le corrispondenti quantità da esso defluiti
attraverso la rete idrografica (D), vale a dire i coefficienti di deflusso: Cd =D/P (Fig.39).
Tale parametro è assai importante poiché indica in qual modo il bacino reagisce agli eventi
G F M A M G L A S O N D Anno
pluviometrici, vale a dire come si
P (mm) 79 79 74 74 67 52 33 44 76 92 122 91 883
D (mm) 43 41 32 24 21 11 4 4 9 19 36 43 287
ripartisce la pioggia tra i vari
Cd 0.544 0.519 0.432 0.324 0.313 0.212 0.121 0.091 0.118 0.207 0.295 0.473 0.325
parametri del ciclo dell’acqua; in
1 000
P (m m ) definitiva quanta acqua ad esso
D (m m )
Cd
affluita si trasforma in risorsa,
100
superficiale e sotterranea,
10 rinnovabile. Normalmente il Cd
assume, su base annua, valori
1
0.1
bacini in cui si hanno notevoli
quantità di apporti idrici esterni
0.01
G F M A M G L A S O N D
per via sotterranea, esso
Figura 39- Afflussi, deflussi e coefficienti dei deflusso nel bacino del assume valori uguali o maggiori
F. Ombrone a Sasso (A.I. '51-'80)
dell’unità. Se calcolato, invece,
per scansioni temporali minori dell’anno, ad es. mensile, può verificarsi che tale Cd
assuma valori maggiori di 1 quando gran parte dell’afflusso al bacino è di tipo nevoso.
Infatti nei mesi del disgelo primaverile vengono coinvolte nel deflusso notevoli quantità
d’acqua che però sono il frutto non delle precipitazioni di quel periodo, ma di quelle nevose
avvenute nei mesi invernali; potremo avere così in quei mesi quantitativi di deflusso
notevolmente superiori ai corrispondenti afflussi e quindi Cd >1.
In definitiva, l'analisi complessiva e le elaborazioni dei dati di portata consentono di
valutare l’esistenza di differenti comportamenti idrologici fra i vari bacini e di individuarne le
cause cui esse risultano prevalentemente legate; in generale tali cause sono normalmente
individuabili, oltre che nella diversità dei regimi pluviometrici (che determinano l’afflusso) e
termometrici (da cui dipendono le perdite per evapotraspirazione, nelle diverse percentuali
di terreni permeabili e nelle differenti caratteristiche dei principali circuiti di alimentazione
delle relative sorgenti.
Anche i deflussi, come le precipitazioni e le temperature, possono essere analizzati
statisticamente per ricavare utili indicazioni circa l'evoluzione idrologica dei relativi fiumi
nel corso di un lungo periodo, definendone ciclicità e trend; nella fig. 40 è riportato, a titolo
esemplificativo, l'andamento temporale del deflusso annuo relativo al bacino del
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 86
600
500
400
300
200
100
1925 1930 1935 1940 1951 1956 1961 1966 1971 1976 1981
1 2 3 4 5
Figura 40-Evoluzione temporale dei deflussi annui nel bacino del F. Ombrone a Sasso: 1-scostamento del
deflusso annuo da quello medio del periodo; 2-deflusso medio del periodo; 3- trend; 4- smoothing; 5-
campo dello scarto quadratico medio
- Valutazioni indirette, quando non è presente una stazione di misura delle portate (o ad
integrazione se esistente), fra le quali:
1- Potendo considerare trascurabili le perdite di acqua sotterranea verso altri bacini (Ie=0,
bacino stagno o con spartiacque morfologico corrispondente a quello idrogeologico)
dall’equazione del bilancio idrico (P=Er+D+Ie) risulterà:
P=Er+D da cui si ricava D=P-Er=Ws.
2- Correlazioni con dati registrati da idrometrografi posti a valle o a monte della sezione
considerata nello stesso bacino.
3- Correlazioni con dati registrati da idrometrografi posti in altri bacini aventi caratteristiche
fisiografiche e climatiche simili al bacino in esame.
4- Formule e metodologie empiriche per la valutazione del deflusso e del coefficiente di
deflusso medio annuo (Cd=D/P da cui D=Cd*P)
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 87
Figura 41b - Il calcolo del coefficiente di deflusso su basi fisiografiche: il contributo dell’acclività.
Figura 41c- Il calcolo del coefficiente di deflusso su basi fisiografiche: il contributo della vegetazione.
Figura 41d - Il calcolo del coefficiente di deflusso su basi fisiografiche: il contributo della permeabilità.
Figura 41e - Il calcolo del coefficiente di deflusso su basi fisiografiche: la carta dei Cd.
Cd = Ca + Cv + Cp = 0.143+0.079+0.159 = 0.381
Per una spiegazione più dettagliata sul metodo in oggetto, sulle sperimentazioni e
verifiche effettuate e sul significato e l’utilità di queste determinazioni, si rimanda ai
lavori specifici allegati a queste dispense.
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (d) - 92
Con il termine infiltrazione efficace (Ie) si intende la quantità d'acqua che, infiltratasi in un
determinato bacino (sia esso idrografico o idrogeologico), non riemerge più in esso, ma va
ad alimentare quelli adiacenti e/o sottostanti.
L'equazione generale del bilancio può essere scritta anche nella forma seguente:
Ie = P - (Er D) = Ds
Il calcolo di Ie così effettuato, cioè per differenza tra gli altri termini del bilancio, conduce
ad un valore presunto, il quale dev'essere possibilmente controllato attraverso la misura
dei deflussi idrici sotterranei in uscita dal bacino considerato (Ds): dette uscite sono
rappresentate, non soltanto dalle portate sorgive, ma anche dai travasi verso domini
idrogeologici adiacenti e dalle uscite verso superfici d'acqua libera.
Questo è comunque il criterio di gran lunga più adottato per la valutazione di Ie ed anche
noi, nel proseguo della trattazione sul bilancio idrico ci atterremo a questa modalità.
In considerazione delle difficoltà esistenti nella misura dei dati di base e nella corretta
quantificazione dei singoli parametri dell'espressione del bilancio idrico, si ritiene che detto
bilancio sia attendibile, e che quindi la struttura idrogeologica sia stata ben delimitata,
quando la differenza tra Ie e Ds non supera il 10% circa del valore di Ie. Se tale differenza
è maggiore del 10% è possibile che i limiti del bacino idrogeologico non siano stati definiti
con sufficiente approssimazione: in tal caso, le relazioni tra afflussi e deflussi di una o più
aree adiacenti risulteranno sbilanciate in senso inverso a quelle del dominio in esame
(Celico, 1988).
L'altro modo per stimare Ie consiste nel valutare dapprima il deflusso idrico globale di un
determinato territorio (la cosiddetta eccedenza idrica o water surplus, Ws, pari alle
precipitazioni efficaci, Pe) con: Ws = P - Er = Pe
Naturalmente, anche con questa relazione si ottiene un valore presunto, in quanto ricavato
per differenza e non per via sperimentale, dato che cumula le approssimazioni di misura
e/o calcolo sia di P che di Er.
A questo punto, ricordando che, dalla equazione generale del bilancio, si ha:
Ws = P - Er = D + Ie
si può risalire al valore delle due componenti che costituiscono Ws (R ed Iti), attraverso i
coefficienti di infiltrazione potenziale (Celico, 1988). Si tratta di percentuali di Ie rispetto
a Ws, ricavate da osservazioni su bacini-campione e da esperienze effettuate in varie parti
del mondo, basate sul grado di permeabilità dei litotipi affioranti all'interno dell'area
considerata (calcari: 90-100%; depositi alluvionali: 80-100%; ecc.): all'interno dei singoli
complessi idrogeologici, le variazioni del C.i.p. sono legate a vari fattori quali l'acclività dei
versanti, la copertura vegetale, l'alterazione superficiale delle rocce, ecc.
1a- Definizione del grado di permeabilità dei vari litotipi affioranti all’interno del bacino ed
1 2 3
individuazione del C.i.p.
0 5
4 5
2 3
6
più consono; questo può
farsi sia associando a
ciascuna formazione il
3
3
3
relativo C.i.p., che
M.
costruendo una carta
2 LA
2
della permeabilità in cui
2
le formazioni affioranti
*
CAMPOBA
F.
sono classificate nei
M.
1
diversi gradi di
BOIAN
*
VINCHIATU permeabilità relativa cui
5
si dovrà
1 M. conseguentemente far
1
4 corrispondere un valore
4
4 di C.i.p. medio della
1
4
M. classe, e questo in
Fig 42b- Carta della permeabilità dell’alto bacino del F. Biferno: 1- funzione delle
Perm. Molto scarsa; 2-mediocre; 3- buona; 4- elevata; 5- spartiacque
morfologico; 6- zone considerate per il calcolo dell’infiltrazione con caratteristiche di tipo
l’ausilio dei C.I.P. (frecce piene =Ie; frecce Vuote = Isi)
idrogeologico dei litotipi
300 1
200
800 componenti (Fig. 42b);
2
400
2a- elaborazione di una
3
300 carta ad isolinee del Ws
medio annuo (Fig.42c)
attraverso
Isernia 200 200 determinazione puntuale
Campobasso
del valore di detto
500
parametro in tutte le
600
300 stazioni pluviometriche
400
800 utilizzate per il calcolo
1600 500
degli afflussi; questo
1100
700
1300 eseguendo un vero e
1000
1500
900 0 10 km proprio bilancio idrico per
900
ciascuna stazione (per
Fig. 42c - Carta dell’eccedenza idrica media annua (Ws): 1- isolinee;
2- spartiacque morfologico; 3- stazioni utilizzate
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (d) - 95
valutazioni di tipo speditivo, anche se imprecise, può utilizzarsi il Ws medio del bacino);
3a- valutazione, attraverso la sovrapposizione delle due carte suddette, del Ws relativo a
ciascuna area considerata all’interno del bacino;
4a- calcolo dell’infiltrazione totale in ciascuna area considerata tramite la relazione:
It = Ws*c.i.p.*sup. avendo cura di esprimere i parametri con unità di misura
omogenee: Ws in m e Sup. in m2, da cui deriverà una It in m3 (Fig.42c). Questo valore
può poi essere ragguagliato al bacino dividendolo per la superficie (in m2) del bacino
medesimo e poi riportato a mm.
Grado di Ws Superficie Tipo di infiltrazione e relativo valore
Zone Permeabilità C.I.P. (mm/anno) (km2 ) Isi Ie Iti
6
relativa 10 m3 /anno 106 m3 /anno 6
mm/anno 10 m3 /anno
5 Vinchiaturo
a Buona 0.5 500 14.5 3.6 - 250 3.6
Altre interne al bacino Buona 0.5 686 17.9 6.1 - 343 6.1
del F. Biferno
Mediocre 0.2 443 50.9 4.5 - 89 4.5
TOTALE BACINO BIFERNO A RIPALIMOSANI 105.0 39.4 243 144.4
Fig. 42c - Schema operativo per la valutazione dell’infiltrazione in un bacino idrografico tramite i
C.i.p.: esempio relativo al bacino del F. Biferno (Molise)
Qualora, come nel caso in esempio, si abbia una conoscenza idrogeologia approfondita
del bacino in esame potremmo essere in grado di individuare quali delle aree permeabili
ivi affioranti, riguardano acquiferi che alimentano sorgenti interne al nostro bacino (la cui
relativa infiltrazione si chiama, come vedremo, Isi) e quante riguardano acquiferi che
portano il loro contributo di infiltrazione fuori dallo spartiacque morfologico del bacino per
via sotterranea e la cui rispettiva infiltrazione è denominata Ie.
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (d) - 96
- Lisimetri a pesata
La valutazione del bilancio esige una precisa
misura delle variazioni dei quantitativi d’acqua
immagazzinati nel suolo. Il metodo più preciso per
fare tali misure è quello di pesare il lisimetro ad
intervalli di tempo regolari. L’installazione di questi
lisimetri è complessa ed assai costosa.
- Lisimetri sotterranei (fig. 43e)
Lo scopo di queste installazioni è quello di fornire
informazioni sull’infiltrazione profonda fino alla
falda; i lisimetri superficiali prima descritti
forniscono misure solo per i primi 2-3 m di
profondità e non permettono, quindi, una misura
dell’infiltrazione che sia attendibile
Fig. 43e
Sulla base dei dati raccolti ( relativi ad Afflussi, Temperature e Deflussi) e delle loro
integrazioni ed elaborazioni (così come spiegato nei relativi capitoli), si sono acquisiti tutti
gli elementi utili per procedere alla stesura del bilancio idrologico di un bacino ed alla stima
delle relative risorse idriche.
Il modello per l’esecuzione dei calcoli di bilancio che qui è adottato è quello di
Thornthwaite, così come proposto dall’autore, per il calcolo di Er, integrato dalla procedura
consigliata da Castany per il calcolo di Ie (per differenza, una volta noti gli altri termini del
bilancio: Ie=P-(Er+D); di seguito è riportato lo schema operativo generale.
1 P mm
- Afflussi -
2 T °C
- Temperature -
(T ) D
1.514
3 i = 5 - I = ∑i
- indice calorico mensile G
4 Ep=(10T/I)α mm
Evapotraspirazione Potenziale
5 K-
- Coeff. correzione astronomica
6 Epc=Ep*K mm
Evapotraspirazione potenziale
corretta
7 P-Epc mm
8 r mm
riserva idrica del suolo satur.= 100
mm
9 Er mm
- Evapotraspirazione reale
10 Ws=P-Er mm
- Eccedenza idrica o precip. efficaci
11 Da=Epc-Er mm
Deficit agrario
12 D mm
Deflusso
13 Ie=Ws-D mm
Infiltrzione efficace
La procedura per l’esecuzione dei calcoli di bilancio può essere così schematicamente
riassunta (vedi fig.43 ed esempio reale di calcolo riportato in fig.44):
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (d) - 99
Dati di imput:
Precipitazioni - riportare i valori medi mensili ed annui ragguagliati al bacino (ricavati con
il metodo delle isoiete e/o dei topoieti) nella riga 1 dello schema.
Dati derivati:
1- Nei mesi in cui il valore di P-Epc (riga 7) è ≥ 0, il valore di Er sarà uguale a quello di
Epc;
2- Nei mesi in cui il valore di P-Epc (riga 7) è <0, potranno aversi i seguenti casi:
a) Er = Epc quando l’entità della riserva idrica del mese precedente è maggiore o uguale
al valore negativo di P-Epc (riga 7);
b) Er<Epc, quando l’entità della riserva idrica del mese precedente è minore del valore
negativo di P-Epc (riga 7). In tal caso il valore di Er sarà definito dalla somma del valore di
afflusso (P, riga 1) di quel mese con il valore della riserva idrica del mese precedente (r,
riga 8); è ovvio che, giunta ad esaurimento la riserva idrica (Nella versione del bilancio qui
presentata, è previsto il totale consumo della riserva idrica del suolo. Gli autori di questo procedimento
indicano però che questa non dovrebbe mai esaurirsi completamente e che il suo consumo è funzione
esponenziale del deficit idrico cumulato - somma dei valori negativi di P-Epc eventualmente ricavati per il
mese in esame ed in quelli precedenti - di quel mese), il valore di Er sarà pari a quello della P
corrispondente.
Ripristino della riserva idrica (riga 8)
Appare evidente che r dopo esser stata consumata dal processo evapotraspiratorio debba
anche essere completamente reintegrata per l’entità prevista (es. 100 mm). Questo
avviene nei mesi successivi al suo esaurimento nei quali risulti una sovrabbondanza di
precipitazioni rispetto alla Epc. In essi i valori positivi di P-Epc, prima di costituire
eccedenza idrica (Ws di riga 10),vengono utilizzati per il ripristino di r, e questo fino a che
essa non ritorna al valore iniziale (nell’es., 100 mm).
80
60
mm
40
20
-20
OMBRONE A SASSO D'OMBRONE (2644 km2) - A.I. 1951-1980
-40
Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic.
Figura 45- Istogramma della ripartizione degli afflussi tra i vari termini del bilancio e relativo
aerogramma, con riferimento all’esempio di calcolo riportato in fig 44.
Si deve comunque sottolineare che, in un bacino controllato da idrometrografo, le portate
misurate non sono da ritenersi sempre espressione della sola potenzialità di deflusso
superficiale; infatti, in relazione a vari fattori, esse possono presentare valori maggiori o
minori di quelli dovuti alle sole caratteristiche fisiografiche locali.
I più importanti di tali fattori sono (Barazzuoli et al., 1989):
1) gli interventi antropici sul bacino nei riguardi dell'utilizzazione delle acque (attingimenti,
derivazioni, invasi, emungimenti da pozzi in falda subalvea, ecc.), interventi che
possono comportare variazioni sia positive che negative sul valore del deflusso.
- Nella Toscana Meridionale, ciò si è verificato nei bacini del fiumi Elsa a
Castelfiorentino, Cornia a S.S. Aurelia e Orcia a M. Amiata Scalo dove, a causa della
sottrazione di acqua per vari scopi, si è avuta una sensibile diminuzione dei relativi
deflussi (stimata, rispettivamente, in circa 51, 39 e 18 mm; queste stime sono
probabilmente approssimate per difetto dato che, a causa dei vari fenomeni di
abusivismo, non si può conoscere con esattezza l'incidenza sul deflusso di dette
sottrazioni idriche);
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (d) - 103
1100
1000
900
800
700
mm/anno
600
500
400
300
200
100
3250
3000
2750
2500
2250
Milioni di m /anno
2000
3
1750
1500
1250
1000
750
500
250
0
ELSA ALLA FOCE
OMBRONE A SASSO
CORNIA A S.S. AURELIA
OMBRONE A BUONC.
Figura 46- Confronto tra i termini del bilancio idrico relativi a vari bacini della Toscana Meridionale
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (d) - 104
2) possibili importanti apporti idrici sotterranei dall'esterno del bacino tramite emergenze
sorgentizie (il che si configura anche nella non coincidenza tra lo spartiacque
morfologico e quello idrogeologico).
Nella Toscana meridionale questo è stato riscontrato nei bacini del F. Merse a Ornate
(nel quale, a causa della presenza delle Vene di Ciciano aventi un'alimentazione idrica
proveniente per circa la metà dall'esterno, si manifesta un aumento dei relativi deflussi
pari a 30 mm) e del F. Albegna a Montemerano (dove, data l'emergenza della sorgente
delle Terme di Saturnia che ha un'alimentazione idrica proveniente praticamente tutta
dall'esterno, si assiste ad un notevole aumento dei relativi deflussi di circa 99 mm).
essere convenientemente
estratto o captato dal
sottosuolo; è quindi la risorsa o
la riserva idrica sotterranea. Figura 53- Tipi di acqua nel terreno
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 3a- 106
Metodo Volumetrico
Come già visto, si calcola la porosità totale (n o pt) in funzione del volume dei vuoti
(Vv=Vol. Totale-Vol. Solido)e di quello totale (Vt) con la relazione: n = Vv/Vt
10
100
1000
Fattore di cem entazione (m ) 3 2 1
Figura 54-Calcolo della porosità totale secondo la legge di ARCHIE
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 3a- 108
I tipi d’acqua presenti nel terreno vengono così a distribuirsi in questo in base alla forma
dei granuli, alla dimensione dei vuoti intergranulari, ecc. Così anche la porosità totale potrà
distinguersi in due distinte parti:
R
o Ritenzone specifica
Volume dei vuoti (%)
20
Capacità di percolazione
ne, pe
o Porosità efficace
10
0
10 1 0.1 0.01 0.001
Diametro dei granuli (mm)
Rs = 100 Vr/Vt
Quando ci si riferisce al terreno agrario (suolo) essa è detta capacità di campo.
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 3a- 109
- Capacità di percolazione
La capacità di percolazione è la proprietà delle rocce di cedere acqua per azione della
forza di gravità. Essa viene quantitativamente rappresentata dal coefficiente di
percolazione o porosità efficace (ne, pe), che è espresso dal rapporto percentuale tra il
volume dell'acqua gravifica nella roccia satura (Vg) ed il volume totale della roccia:
ne = 100 Vg/Vt
Dato che:
Vg = Vv - Vr
attraverso semplici passaggi si arriva alla seguente espressione:
ne = n - Rs
La porosità efficace corrisponde, quindi, al volume dei vuoti intercomunicanti contenenti
acqua estraibile per gravità in rapporto al volume totale della roccia; essa può dunque
rappresentare una porzione anche molto piccola della porosità totale (fig. Tab. seguenti).
50
AR G ILLE LIM I S AB B IE G H IAIE
pt
40
30
20
P orosità (% )
10 pe R
0
0.001 0.01 0.1 1 10
Diam etro dei granuli (m m )
CURVE GRANULOMETRICHE
90
80
70
d60 = 0.4 mm
60
% 50
passante Coefficiente di uniformità
40 U=d60/d10= 0.4/0.1= 4
30
20
d10 = 0.1 mm
10
0
2 0.4 0.06
10 1 0.1 0.01
Diametro dei grani (mm)
Figura 57-Curve granulometriche e diametro dei grani di vari tipi di rocce sciolte
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 3a- 111
pe = 1- Cr
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 3a- 112
2- In base al d50 (diametro corrispondente al 50% del passante, ricavabile dalla curva
granulometrica del campione) ed al valore della relativa porosità totale, con il
diagramma sotto riportato.
40
35
35%
30
30%
25
25%
Porosità efficace Pe (%)
20
20%
15
15%
10 12%
0
0.01 0.1 1 10 100
d50 (m m )
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 3a- 113
3.1.2 - Permeabilità
La permeabilità è la proprietà delle rocce di lasciarsi attraversare dall'acqua, quando
questa è sottoposta ad un certo carico idraulico; essa, quindi, esprime l'attitudine che ha la
roccia a far defluire l'acqua sotterranea in condizioni normali di temperatura e pressione.
Tale caratteristica indica che in tali rocce, quelle appunto permeabili, l’acqua si muove con
velocità tali da poter essere utilmente captata.
Dato che all’interno delle rocce l’acqua si muove passando attraverso i vuoti, è chiaro che
esiste una stretta relazione tra porosità e permeabilità, o meglio, tra porosità efficace e
permeabilità.
Anche se è vero che una roccia per essere permeabile deve essere porosa, non è pero
sempre vero il contrario, vale a dire che una roccia porosa è sempre permeabile. Las
presenza di pori non è l’unica condizione che conferisce alla roccia un certo grado di
permeabilità; infatti a tal fine i pori devono essere di dimensioni tali da poter far
passare acqua di tipo gravifico e devono essere tra loro comunicanti per trasmettere
la pressione idrostatica. Due esempi limite possono meglio chiarire tale affermazione:
- Una roccia argillosa è mediamente assai porosa (pt = c.a. 45%), ma i pori sono così
piccoli che i fenomeni di igroscopicità, pellicolarità e capillarità impediscono in pratica il
passaggio dell’acqua gravifica ( in realtà questo non è del tutto vero per il fatto che anche
nelle argille l’acqua si muove seppur assai lentamente rendendole di fatto delle rocce
praticamente impermeabili) anche se i pori sono tra loro intercomunicanti: la roccia avrà
quindi una elevatissima capacità di ritenzione ed una trascurabile porosità efficace.
- Una pomice, per contro, possiede vuoti assai grandi ma non fra loro collegati, il qual fatto
impedisce la trasmissione della pressione idrostatica e quindi il movimento dell’acqua.
Anche in questo caso abbiamo una roccia con alta porosità totale, ma con porosità
efficace e permeabilità praticamente nulle.
Anche se in natura non esistono rocce completamente impermeabili, nello studio delle
acque sotterranee si fa distinzione, nelle condizioni naturali di pressione, tra:
- rocce impermeabili, quelle nelle quali le acque non hanno movimenti rilevabili, con i
mezzi normalmente usati in idrogeologia, per mancanza di vuoti intercomunicanti e/o
sufficientemente ampi (cioè, con diametro superiore ad 1 micron);
- rocce permeabili, quelle nelle quali le acque si muovono a velocità tale da poter essere
utilmente captate.
In funzione della tipologia dei vuoti che conferiscono permeabilità ad una roccia, si
possono distinguere due tipi fondamentali di permeabilità:
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 3a- 114
- permeabilità primaria o per porosità (detta anche permeabilità in piccolo), dovuta alla
presenza nella roccia di spazi vuoti di una certa dimensione che formano una rete
continua per cui l'acqua può passare da uno spazio all'altro. E' generalmente una proprietà
intrinseca e congenita della roccia, ossia una proprietà che si è sviluppata quando si è
formata la roccia stessa. E' tipica di sedimenti sciolti quali sabbie, ghiaie, ecc. In questo
caso il grado di permeabilità dipenderà da forma, dimensione e disposizione dei granuli,
nonché dall’eventuale tipo di cementazione.
Acqua
Igroscopica
Acqua
Pellicolare
Granulo
Acqua
Capillare
ACQUA
GRAVIFICA
Rocce permeabili per Porosità
Acqua
Igroscopica
Acqua
Pellicolare
Roccia
A CQUA
G RAVIFICA
Acqua
Capillare
POROSITÀ PERMEABILITÀ
ROCCE Primaria Secondaria Tipo Grado
B M A B M A P F C I B M A
Argille, Limi
Sabbie argillose
Sabbie
Ghiaie e sabbie
Ghiaie
Marne
Arenarie
Calcari fratturati
Dolomie fratturate
Gessi
Diaspri
Tufo calcareo (Lecce)
Panchina (Calabria-Sicilia)
Tufo giallo napoletano
Tufo grigio campano
Piroclastiti pseudocoerenti
Lapilli e pomici
Granito fessurato (Calabria)
Sabbione granitico (Calabria)
Trachite (Sardegna)
Leucotefrite (Vesuvio)
Basalto (Etna)
Fillade (Calabria)
Micascisti (Calabria)
Gneiss (Calabria)
N.B. - Porosità....................... - bassa (B) - media (M) - alta (A)
- Tipo di permeabilità.... - per porosità (P) - per fessurazione (F)- fessurazione e carsismo (C)
- Grado di permeabilità. - impermeabile (I) - basso (B) - medio (m) - alto (A)
Figura 58 - Rapporti tra porosità e permeabilità relativa in alcune rocce (da Civita, 1975)
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 3a- 117
K (m/s) 101 10 10-1 10-2 10-3 10-4 10-5 10-6 10-7 10-8 10-9 10-10
Limiti convenzionali
Fig. 59 -Correlazione tra Grado di permeabilità relativa e ordine di grandezza del coefficiente di permeabilità in
alcune rocce.
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 3a- 118
GRAVIFICA
Igroscopica
Subzone
Pellicolare
continua
capillare
capillare
sospesa
%
ZONE
0 5 0 10 0
Evapotraspirazione
Zona di
Zona di Areazione
transizione
Zona di
Capillare
Frangia
Figura 60- Distribuzione dei vari tipi d'acqua nel sottosuolo e relativi movimenti
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 3a- 119
ACQUIFERO
Un sistema idrologico, cioè un dominio di spazio sotterraneo finito e
continuo dove può essere compiutamente analizzato il ciclo dell’acqua, è un
serbatoio d’acqua sotterranea, cioè un acquifero.
L’identificazione di un acquifero si basa su tre criteri:
1- GEOLOGICO
2- IDRODINAMICO
3- GEOCHIMICO
che ne definiscono:
l’alimentazione
l’immagazzinamento e il deflusso
sotterraneo
RECAPITO
TETTO Sorgente o
REALE: FALDA LIBERA confluenza in
IM PERME ABILE
altro corpo idrico
QUALITA’
DEFLUSSO
SOTTERRANEO
SUBSTRATO
IMMAGAZZINAMENTO
IM PERM EABILE
Formazioni idrogeologiche
Essendo una formazione idrogeologica, l’acquifero può corrispondere ad una formazione
litostratigrafica, ad una combinazione di più formazioni, ad una porzione di formazione;
questo in modo che l’insieme abbia un comportamento omogeneo rispetto
all’immagazzinamento idrico ed al deflusso sotterraneo.
Da questo si deduce che:
il carattere identificativo principale di una formazione idrogeologica è il grado di
permeabilità (=attitudine del serbatoio a lasciarsi attraversare dall’acqua).
In base a tale caratteristica si distinguono:
ACQUIFERI MULTIFALDA
Una struttura idrogeologica costituita da alternanze di livelli permeabili e semi-permeabili
identifica un acquifero multifalda; questo può comportare la presenza di varie falde libere o
semi-confinate intercomunicanti (o a fuga). Questo non va confuso con il concetto di
acquifero stratificato che non contempla la presenza di strati semi-permeabili, ma
impermeabili, tra un acquifero e l’altro.
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 3a- 122
formazioni litostratigrafiche
formazioni idrogeologiche
acquiferi
1-un serbatoio, che è uno spazio finito caratterizzato dalle sue condizioni ai limiti, dalle
sue dimensioni o configurazione, dalla sua organizzazione interna o struttura e si
identifica con una (o una combinazione di, o con parte di) formazione idrogeologica.
3- Deve rappresentare una sequenza del ciclo dell’acqua, caratterizzata dalla coppia
input/risposta espressa in funzione del trasferimento
5- Le condizioni di tempo, dato che tutte le misure delle caratteristiche vanno riferite ad
uno stesso intervallo temporale, sia esso breve che lungo. In quest’ultimo caso, i valori
medi delle caratteristiche basate sull’analisi di dati riferiti a serie storiche, possono
essere usate per fare previsioni.
SERBATOIO
Superficie piezometrica
ALIMENTAZIONE DEFLUSSO
PROCESSI INTERNI
(input) (risposta)
STRUTTURA
Δh
limite idrodinamico. Questa superficie può Superficie piezometrica
del suolo; in tal caso l’acqua zampilla naturalmente e si parla di acquifero a falda
artesiana. In tal caso l’altezza del livello piezometrico rispetto al piano di campagna viene
detta prevalenza.
sono possibili tra queste (in condizioni Sup. piezometrica falda semi-confinata
STRUTTURA DELL’ACQUIFERO
L’acquifero è un complesso costituito da 2 fasi strettamente legate ed in interazione:
COMPORTAMENTI DELL’ACQUIFERO
L’acquifero è un sistema dinamico che, nei confronti dell’acqua sotterranea, presenta tre
comportamenti risultanti dalle funzioni del serbatoio in relazione ad impulsi esterni imposti
ai suoi limiti; impulso, trasferimento e risposta costituiscono i comportamenti
dell’acquifero.
piezometrico, in esso l’acqua risale di un’altezza l tale che: l = P/γ in modo che si
mantenga un equilibrio di pressione. Infatti la pressione esercitata sul punto A sarà pari al
prodotto tra il peso specifico dell’acqua (γ) per il volume (v =a·l) della colonna d’acqua
sovrastante diviso la sezione di base della colonna (a), cioè: γ · v = peso = γ · a·l da cui la
h=l+Z=(P/γ)+Z
essendo Z l’altezza del punto (A) in questione rispetto al piano di riferimento. Il valore di h
così definito si chiama livello piezometrico.
IMPERMEABILE
Pa/γ =l
A
Zb
ha Mezzo permeabile saturo
hb
Za
IMPERMEABILE
PIANO DI RIFERIMENTO
Figura 61- Livello dell'acqua in un mezzo poroso con il fluido in quiete
In un sistema statico è facile dimostrare che in ciascun punto del mezzo poroso si ha lo
stesso valore di h che è quindi costante.
Se si tratta di un acquifero a falda libera il livello piezometrico segnerà il passaggio tra la
zona satura e quella non satura e si troverà semplicemente ad una pressione pari a quella
atmosferica.
Tutto ciò è ben riassunto dalla legge di Stevino per la quale: la pressione all’interno di un
liquido posto alla profondità H è data dalla somma della pressione idrostatica (γ · H ) e
della pressione atmosferica che si esercita sulla superficie libera del liquido.
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 3a- 129
Linee equipotenziali o
Isopieze
FLUSSO CONVERGENTE
FLUSSO PARALLELO
FLUSSO DIVERGENTE
Figura 63- Reticoli di flusso
Il regime laminare è quindi associato ad una bassa velocità di flusso cui consegue che le
particelle d’acqua che si susseguono seguono la stessa traiettoria individuando così i filetti
liquidi che risulteranno tra loro sub-paralleli e che comunque non si intersecano mai.
Al contrario il regime turbolento corrisponde a velocità del fluido più elevate e tali da
indurre alle particelle liquide di seguire traiettorie non sempre materializzabili con flletti
idrici sub-paralleli, i quali possono quindi intersecarsi tra di loro.
Il passaggio dei fluidi dal regime laminare a quello turbolento è individuato da una velocità
critica inferiore (Vci) al disotto della quale il regime è sicuramente Laminare, e da una
velocità critica superiore (Vcs), al disopra della quale il flusso avviene sicuramente in
regime turbolento. Nel campo delle velocità comprese tra Vci e Vcs, si ha invece un
regime laminare non lineare o transitorio.
Reynolds (1883), lo studioso che nel 1883 indagò il fenomeno per le correnti d'acqua in
tubi in pressione, dimostrò per essi l’esistenza delle suddette velocità critiche, trovando
che: Vci=2,647 m/s e Vcs=16.802 m/s
Il passaggio tra regime laminare e turbolento viene espresso dal cosiddetto numero di
Reynolds (Re), che è dato da:
Re = vc d q/ld
dove: vc = velocità critica del fluido nel condotto;
d = diametro del condotto (nel caso degli acquiferi si fa corrispondere al diametro
medio dei granuli, cioè al d50);
q = densità del fluido (varia in funzione della temperatura, della pressione e del
tenore in sali);
ld = viscosità dinamica del fluido (varia anch'essa in funzione della temperatura,
della pressione e del tenore in sali; esprime la resistenza del fluido al moto).
Il rapporto ld/q è denominato coefficiente di viscosità cinematica (ρ) e viene comunemente
2
espresso in m /s, per cui si può scrivere: Re = vc d/ρ
Dalla formula si evince che la velocità critica è inversamente proporzionale al diametro del
condotto e che il regime laminare è tanto più stabile quanto più alta è la viscosità;
quest'ultima diminuisce all'aumentare della temperatura e al diminuire della pressione.
Utilizzando le velocità critiche prima riportate si ricava, per i condotti lisci:
Re(inf)=2036; Re(sup)=12925
In un acquifero formato da granuli sferici, SAKHMETEFF ha dimostrato che il deflusso
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 3a- 132
i (gradiente idraulico)
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 3a- 133
TUBO DI FLUSSO
Spazio limitato da un fascio di
V1 stesse linee di flusso
Linee di flusso A2
V2
A1
Δh S u p e rfic ie P ie z o m e tric a
Pa
γa
A Pb
ha γb
B
ΔL hb
Za
Zb
P ia n o d i rife rim e n to
Figura 65- Livello dell'acqua in due punti di un mezzo poroso con il fluido in movimento
La perdita di carico (Δh) fra i punti A e B in rapporto alla loro distanza (ΔL) definisce il
⎛ Pa ⎞ ⎛ Pb ⎞
Δh = ⎜ + Za⎟ − ⎜ + Zb⎟
Inoltre è possibile ricavare che :
⎝ γa ⎠ ⎝ γb ⎠
da cui deriva che la perdita di carico corrisponde ad una perdita di energia potenziale
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 3a- 136
dell’acquifero.
Nelle falde idriche essa è rappresentata dal dislivello tra due punti qualsiasi della
superficie piezometrica allineati lungo una linea di massima pendenza. Il gradiente
idraulico, rapporto tra Δh ed l, si identifica quindi con la perdita unitaria di carico dovuta a
dissipazione di energia per viscosità, attrito lungo le pareti dei vuoti intergranulari,
variazioni di sezione dell'acquifero e/o dei vuoti, ecc.
Da quanto sopra si evince che un fluido si mette in movimento solo se tra due punti esiste
una variazione del livello piezometrico h, nel senso che le particelle fluide si spostano dai
punti dove h è maggiore ai punti dove h è minore. Così perché si abbia movimento è
necessario che la superficie piezometrica sia inclinata e che, quindi. spostandosi nel
senso del flusso si abbiano perdite di carico e conseguentemente esista un gradiente
idraulico, vale a dire una differenza di potenziale; l’altezza piezometrica corrisponde quindi
al potenziale. Non si deve però incorrere nell’errore di pensare che il fluido si muove dalle
zone di maggior pressione a quelle a minor pressione; l’acqua può circolare invece anche
da zone a bassa pressione a zone ad alta pressione purché esista una differenza di
altezza piezometrica h (o di potenziale) favorevole.
1
ALTEZZE PIEZOMETRICHE: ha = hb
A
L’acqua è in quiete
B
A
2 ALTEZZE PIEZOMETRICHE: ha > hb
B
L’acqua è in moto da A verso B
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 3a- 137
4
B ALTEZZE PIEZOMETRICHE: ha > hb
Q = K A Δh/l i (3.6)
Q=KAi (3.7)
L'equazione (3.7) può essere così espressa:
Q=KHLi (3.8)
dove H ed L sono, rispettivamente, l'altezza e la larghezza della sezione media
dell'acquifero (A) perpendicolare alla direzione di flusso della falda.
Pz1 Pz2
p1/γ Δh
P2/γ
Z1
Q Z2
qs = Q/A = K i = va (3.17)
In definitiva, dato che la sezione efficace è più piccola della sezione totale, la velocità reale
è più grande (dell'ordine di circa 10 volte) della velocità apparente, per una falda a portata
costante; la velocità reale si avvicina alla velocità di spostamento sul terreno (vs).
Per chiarire la differenza esistente tra velocità reale e velocità di spostamento, occorre
introdurre il concetto di dispersione nello studio delle traiettorie reali delle particelle nei
vuoti continui (figg. 69-70).
L'esperienza di Darcy può essere effettuata introducendo, alla sommità di una colonna
verticale di sabbia, un tracciante con una concentrazione G0 (peso del tracciante per unità
di volume di soluzione). Un tracciante è una sostanza solidale con le molecole d'acqua
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 142
che permette di identificarle e, quindi, di seguirle nel loro spostamento; esso può essere
presente naturalmente nell'acqua o aggiunto, per cui si hanno i cosiddetti traccianti naturali
e quelli artificiali. L'operazione, chiamata tracciatura o tracciamento permette di misurare
sul terreno la velocità di spostamento, la direzione reale del deflusso ed i parametri della
dispersione. Si utilizzano due metodi per introdurre il tracciante: iniezione istantanea, con
immissione di tutta la soluzione in tempi brevissimi; iniezione continua, con immissione per
un certo lasso di tempo di una soluzione a portata costante.
La concentrazione del tracciante in uscita (G) viene misurata alla base della colonna da
Concentrazioni
G/G 0 (%) %
100
TRACCIANTE: Concentr. % cumulate Vs Tempo
90
80
70
60
50
40
30
20 TRACCIANTE:
Concentr. % Vs Tempo
10
0
0 5 10 15 20 25 30 35
tr
MEDIANA MODA
tm
TEMPO (gg) tG
MEDIA
Figura 69- Curve di restituzione di un tracciante immesso in falda
registratori automatici, ad intervalli di tempo scaglionati o continui; il tempo trascorso tra
l'introduzione del tracciante e la sua rivelazione all'uscita è chiamato tempo di
permanenza. I dati ottenuti sono riportati su di un grafico lineare con, sulle ascisse, i tempi
di permanenza e, sulle ordinate, i rapporti di concentrazione G/G0 oppure le percentuali
cumulate delle varie concentrazioni rispetto a quella iniziale: la curva ottenuta è la curva di
restituzione del tracciante e determina i tempi di permanenza e la velocità media di
spostamento (vs). Quest'ultima viene valutata con il rapporto:
vs = x/tG (3.21)
dove: x = distanza tra il punto di immissione e quello di prelievo del tracciante; tG = tempo
di arrivo del baricentro della nube tracciante, corrispondente all'arrivo del 50% della
stessa.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 143
Punto di iniezione
G0
t0
IDRODINAMICA
- direzione media del deflusso
- traiettorie rettilinee
- velocità effettiva Ve
nuvola di
dispersione
Distanza di
percorrenza
CINEMATICA
- traiettorie reali
- traiettorie tortuose
- velocità intergranulare
Ripartizione della
concentrazione
DIREZIONE
MEDIA
Δt
G G G
Fronte di dispersione
livello d’acqua
nel pozzo
riferimento
topografico
FALDA LIBERA Fig.71a- La Trasmissività negli
Superficie topogafica
Q=TLi (3.23)
In teoria, in base alla (3.22), un mezzo poco permeabile può essere anche molto
trasmissivo se il suo spessore saturo è sufficientemente grande; analogamente, due
acquiferi aventi uguale permeabilità possono avere valori di trasmissività completamente
diversi, se i loro spessori sono differenti.
Con riferimento al concetto di permeabilità espresso in precedenza, la trasmissività può
essere definita come il volume di acqua gravifica che passa nell'unità di tempo, per effetto
di un gradiente idraulico unitario, attraverso una sezione perpendicolare alla direzione di
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 145
flusso dell'acqua avente una larghezza unitaria ed un'altezza pari allo spessore saturo
dell'acquifero: essa traduce la capacità che ha l'acquifero di trasmettere acqua.
S = γ ne e [β + (α/ne)] (3.24)
α = coefficiente di compressibilità verticale del terreno (1 10-3 cm2 /kg nelle sabbie e
1 10-5 ÷1 10-6 cm2 /kg nei calcari);
ne = porosità efficace dell’acquifero
e = spessore dell’acquifero.
Negli acquiferi semiconfinati, il valore del coefficiente di immagazzinamento è determinato
dalla somma dei due fenomeni descritti in precedenza. Infatti, all'inizio dell'emungimento,
la falda libera del mezzo superiore non reagisce mentre quella dell'acquifero inferiore si
comporta come una falda confinata; dopo un certo tempo, che può essere anche molto
lungo, la piezometrica della falda superiore tende anch'essa a deprimersi (fig ).
Superficie piezometrica
Δh = 1 m
1 m2
h1
h2
Pe=S
S<<Pe
Figura 72- Rapporto tra coefficiente di immagazzinamento (S) e porosità efficace (pe o ne) negli acquiferi a
falda libera ed a falda confinata.
Un altro parametro di interesse idrogeologico è detto diffusività (Df) ed è uguale al
rapporto tra la trasmissività ed il coefficiente di immagazzinamento:
Df = T/S (3.25)
Questa grandezza, usualmente espressa in m2/s, tiene conto della propagazione delle
perturbazioni indotte nell'acquifero.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 147
0.006
0 10 20 30 40 °C
Figura 73- Variazione della viscosità e della
permeabilità con la temperatura
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 149
idraulico, quando presenta, in tutti i punti nel senso del flusso idrico sotterraneo,
caratteristiche fisiche costanti; nel caso contrario, il mezzo è eterogeneo. Un mezzo
omogeneo può essere isotropo od anisotropo, mentre un mezzo eterogeneo è sempre
anisotropo.
c- L'insieme delle condizioni alle quali è stata enunciata la legge di Darcy, in particolare
per quanto riguarda il regime laminare, può quindi sembrare molto restrittivo se si
considerano le numerose discontinuità presenti nelle formazioni idrogeologiche
(stratificazioni, passaggi laterali di
Q/A 10-3 10-2 10-1 1 10 102 103 104 (numeri di Reynolds)
(portata
specifica)
facies, fratturazioni, scistosità,
Regime laminare Regime turbolento
ecc.): in realtà, i casi ai quali la
CAMPO DI
VALIDITÀ
DELLA LEGGE legge di Darcy non è applicabile
DI DARCY
Km = Ko × Kv .
In generale il coefficiente Ko > Kv; quest’ultimo è nullo in terreni costituiti da alternanze di
piccoli livelli permeabili ed impermeabili.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 151
Δh hn H
da cui si ricava: Δ h = K mv ∑ e quindi Kmv =
hn
H Kn ∑ Kn
ricavando così il coefficiente di permeabiltà media verticale ricercato.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 152
0 L
di tutte le portate attribuibili a ciscun livello:
Q = ∑ Qn
Ponendo costante ed uguale ad 1 la larghezza delle sezioni relative ai singoli strati si avrà:
A=1 hn per cui risulterà: A = hn
Da questo consegue: Q = Kmo H i = ∑ Kn × hn × i
e ricavando il coefficiente di permeabilità verticale medio si ottiene:
1
Kmo = ∑ Kn × h n
H
Direzione di flusso obliqua rispetto alla stratificazione
Se siamo in presenza di due mezzi permeabili
β dotati di differenti coefficienti di permeabilità K1 e
K2 e supponendo che K1<K2, per analogia con la
K1 propagazione dei raggi luminosi in due mezzi
K2 aventi differenti indici di rifrazione, si può scrivere
α con riferimento alle linee di flusso:
K1 tgβ
=
K 2 tgα
Attraverso questa formula è possibile calcolare il gradiente idraulico in ciascuno dei due
mezzi. Come ben si vede in figura, passando da un mezzo meno permeabile ad uno più
permeabile, diminuisce l’inclinazione delle linee di flusso rispetto alla superficie di
separazione. Questo porta ad una diminuzione del gradiente idraulico che si manifesta
con una minore densità delle linee isopieze.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 153
Pesi
piezometrica (del tipo di quella riportata nelle
figg. 77e 78). Questa è un apparecchiatura
assai semplice e consta di:
SONDA:
isolante
elettrodi
- un cavo elettrico metrato ad un capo del
Fig. 77- Schema di quale è posta una punta piezometrica
funzionamento di una
Acqua
sonda piezometrica (appesantita in maniera da tenere il cavo ben
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 154
Figura 79- Misura della profondità della superficie piezometrica e valutazione della relativa quota assoluta
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 155
43.60
42.10
40.40
Sulla carta topografica, nei punti indicanti la
38.90
42.50
43.50 38.40
47.70 45.30
40.80
40.20
40.00
39.40
38.90
39.00 livello piezometrico ivi rilevato. Quindi
(utilizzando procedimenti di interpolazione
39.70
41.90 40.00
42.50
Isopieze
Tra queste variazioni riveste rilevante importanza quella inerente la distanza tra le isopieze
in varie zone dell’acquifero. Infatti quando in una zona dove le linee di flusso sono
approssimativamente parallele, le isopieze tendono ad avvicinarsi nel verso in cui la falda
diminuisce di potenziale, questo può essere messo in diretta relazione con una
diminuzione della trasmissività. Tale diminuzione potrà essere indifferentemente causata
da una diminuzione della permeabilità o da una riduzione dello spessore saturo o da
entrambe le cause; per contro un allontanamento tra le isopieze è da mettere in relazione
ad un aumento della trasmissività (Fig. 82).
Sezione K2 >K1
K1
Pianta
Questi possono essere a flusso nullo o a flusso in entrata o in uscita. Le portate nulle
sono normalmente imposte da un limite geologico stagno. Le portate uscenti sono
identificabili con sorgenti, linee di emergenza diffusa, corpo d’acqua superficiale
drenante, alimentazione di un altro acquifero.
Le portate entranti possono identificarsi con falde affluenti limitrofe, aree di
alimentazione per infiltrazione, corpo d’acqua superficiale infiltrante.
B2 - limiti a potenziale imposto o condizionati dal potenziale
B
Tipo di
Tipo di Limite Limite
A - B1 nullo
Tipo di Limite
B1 area alimentaz.
Tipo di Limite
B1 entrante -B2
Tipo di Limite
B1 uscente -B2
Tipo di Limite
-B3 sup. piezom.
Tipo di Limite
B1 -B2
Tipo di Limite Tipo di
A - B1 nullo Limite:
B
L'emergenza delle acque sotterranee è dovuta ad una gamma di fattori di natura litologica,
stratigrafica, tettonica e morfologica che agiscono quasi sempre in parallelo tra loro. Esse
fuoriescono attraverso le sorgenti oppure in corrispondenza delle superfici d'acqua libera
(fiumi, laghi, mare, ecc.): in quest'ultimo caso, dato che i rapporti tra il corpo idrico
sotterraneo e quello superficiale possono essere complessi e variabili nel tempo, si può
avere non solo l'emergenza della falda ma anche la sua alimentazione.
3.6.1 - Sorgenti
Con il termine sorgente si intende un punto, o una fascia più o meno ristretta della
superficie terrestre, in corrispondenza del quale si manifesta la venuta a giorno di acque
sotterranee per cause del tutto naturali, connesse con l'assetto idrogeologico regionale.
L'affioramento idrico può dare origine a singole polle, a orizzonti sorgivi (cioè ad un
insieme di scaturigini distribuite su aree più o meno estese) e ad emergenze diffuse (di
norma localizzate lungo le incisioni topografiche); gli stessi tipi di emergenze si possono
avere in mare, nei laghi e nei fiumi.
Le sorgenti possono essere utilmente classificate in base ad alcuni parametri fisici come la
temperatura e la portata di emergenza.
Per quanto riguarda la portata, le sorgenti possono essere classificate in funzione della
portata minima annua (Qmin) espressa in l/s:
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 167
4
- classe n. 1: Qmin > 10
3
- classe n. 2: 104 > Q > 10
min
2
- classe n. 3: 103 > Qmin > 10
1
- classe n. 4: 102 > Q > 10
min
0
- classe n. 5: 101 > Qmin > 10
1
- classe n. 6: 100 > Q > 10-
min
-2
- classe n. 7: 10-1 > Qmin > 10
-2
- classe n. 8: Qmin < 10
Poiché la portata delle sorgenti è variabile nel tempo, esse possono pure classificarsi in
base ad un indice di variabilità Rv:
CLASSE SOTTOCLASSE
Figura 86-Classificazione delle sorgenti, in base alle modalità di emergenza delle acque, proposta da CIVITA
Figura 87- Schematizzazione di circuiti termali reali nella Zona di Rapolano Terme (Siena).
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 170
7
8
9
10
a
b
8 7
9
10
c
10 9 8 7
Figura 88 - Esemplificazione dei rapporti falda-fiume
Nella fig. 88 è riportato un esempio teorico sui possibili rapporti tra una falda ed un corso
d'acqua perenne.
Si supponga che in periodo di magra (fig. 88a), quando la portata del fiume è minima, la
superficie piezometrica si trovi ad un'altezza tale da consentire alla falda, anch'essa in
magra, di alimentare il corso d'acqua con un portata Q stimabile con la legge di DARCY:
Q = K A i (3.7).
All'aumentare della portata del fiume l'alimentazione da parte della falda tende a diminuire
perchè, a parità di altre condizioni, aumenta il carico idraulico nel corso d'acqua e
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 171
Xo Xo
Livello del mare h Livello del mare h
Figura 89- Rapporti tra l'acqua dolce di falda ed acqua salata marina in acquiferi costieri
Inoltre, lo stesso passaggio tra acqua dolce ed acqua salata avviene sempre
gradualmente, attraverso una zona di diffusione (o di transizione) a salinità crescente
dall'alto verso il basso; questa zona è così chiamata per marcare uno dei principali
fenomeni che, unitamente alla dispersione, incide sul suo minore o maggiore spessore
(che varia da qualche metro ad alcune decine di metri).
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 173
tempo.
E’ da precisare che, come già ricordato, la definizione dell’interfaccia acqua dolce-salata
proposta da Ghyben-Herzberg è da ritenersi assai cautelativa in quanto considera il
sistema falda-mare in condizioni statiche. In realtà se consideriamo il fenomeno con la
falda in condizioni dinamiche, sia in orizzontale che in verticale, l’inizio dell’interfaccia non
potrà farsi corrispondere con la linea di costa (dove per h=0 si avrebbe Hi=0). In
corrispondenza di questa, in virtù del movimento verso il mare della falda costiera, la
profondità dell’interfaccia z0 (fig. 90) non sarà nulla, ma pari a:
H0 = C q/k,
mentre in generale la soggiacenza dell’interfaccia ad una distanza X dalla costa potrà
ricavarsi con :
Hi= C q/k + (2q X C)1/2 ,
dove C=ρf /(ρm -ρf) = ca. 40
Zona di miscelazione o
di transizione:
INTERFACCIA ACQUA
DOLCE/SALATA
Xo
Livello del mare h
Acqua dolce:
γ =1.00
Ho
Z
H
Acqua salata:
γ =1.025 kg/dm3
A
Fig. 90- Schematizzazioni dei rapporti acqua dolce - acqua salato in condizioni dinamiche
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 175
Er W s = P -E r
= R + Iti C ons um o antropic o interno di
d a lle p ia n te
ac qua s uperfic iale e s otterranea
P Attin g im en ti, d erivaz ion i
C ap taz ion e e in vas i artific iali s u c ors i C ap tazion e d i ac q u a
d i s org en ti d ’acq u a s otterran e d a p oz zi
d a lla s u p e rf.
d e l s u o lo A cq ue d otto co n a lim e nta zione es terna
(Is) S pa rtia c qu e
m o rfo log ic o
(Iti)
(R )
(Ise)
(Isi)
D
Ie (Isi) (D i=R +Isi) (R + Isi+ Ise)
(Ise)
S pa rtia c qu e
idro ge o lo g ic o
FIGURA 90/1- Il ciclo naturale dell'acqua e la valutazione delle risorse idriche in un bacino idrografico in
relazione alle interferenze derivanti sia dagli interscambi sotterranei con i bacini confinanti, sia dall'intervento
antropico.
DEFINIZIONI
Bacino Idrografico: è una porzione di area continentale delimitata da uno spartiacque
morfologico che individua il bacino di raccolta (collettore) di un corso d’acqua e dei suoi
affluenti. Può anche definirsi come “quella porzione di territorio all’interno della quale tutte
le acque (sia quelle di ruscellamento superficiale che quelle sotterranee scaturite da
sorgenti palesi od occulte) defluiscono verso un’unica sezione di interesse, ubicata lungo il
fiume collettore principale”. Su di esso possono insistere, completamente o parzialmente,
uno o più bacini idrogeologici.
Bacino Idrogeologico: rappresenta un dominio all’interno del quale tutte le acque
sotterranee defluiscono, preferenzialmente, verso un’unica zona di recapito (sorgenti,
corpi idrici superficiali, altri acquiferi……). Esso può corrispondere ad un complesso
idrogeologico permeabile o ad una sua porzione e può essere composto da uno o più
acquiferi tra loro idraulicamente collegati. Esso può insistere su più bacini idrografici.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 176
DELIMITAZIONE SPAZIALE
Bacino Idrografico:Il limite è costituito dallo spartiacque morfologico tracciato con
riferimento alla sezione fluviale di interesse.
Bacino Idrogeologico: è individuabile con spartiacque idrogeologici che corrispondono ai
limiti degli acquiferi che lo costituiscono, cioè dai limiti geologici (invariabili nel tempo),
limiti idrodinamici (variabili nel tempo).
RISORSE VALUTABILI E BILANCI ESEGUIBILI
Bacino Idrografico:
- Risorsa totale potenziale: Ws = Pe
tramite il Bilancio Idrico nella forma P=Er+Dt+Ie
da cui si ricava P-Er=Dt+Ie
Pe = Ws
Oppure nella forma P=Er+R+Iti (eseguibile solo se determinato il Di, misurato il Dt e
valutabile l’entità dell’intervento antropico sul ciclo dell’acqua -Vedi Corso di
Idrogeologia Applicata)
da cui si ricava P-Er=R+Iti
Pe = Ws
E dove R= Risorsa idrica superficiale ed Iti= Risorsa idrica sotterranea
Bacino Idrogeologico:
- Risorsa sotterranea naturale rinnovabile I = Ds dove:
I=alimentazione, ricarica: infiltrazione nelle aree di alimentazione (Valutabile con i
c.i.p.) affioranti in uno o più bacini idrografici; alimentazione naturale od indotta da
particolari condizioni ai limiti (corsi d’acqua ecc);
Ds= deflusso sotterraneo valutabile: idrodinamicamente tramite l’applicazione
della legge di Darcy (Q=kAi o Q=TLi), geometricamente (conoscendo la porosità
efficace ne) attraverso l’analisi dell’escursione dei livelli piezometrici in almeno un
anno ideologico, misura diretta delle portate in uscita nei punti di recapito palesi
(potata media delle sorgenti puntuali e diffuse per almeno un anno ideologico =
curve di esaurimento).
- Riserve sotterranee (non rinnovabili) valutabili solo geometricamente (conoscendo
la porosità efficace ne) attraverso l’analisi di livelli piezometrici caratteristici.
Qualora il bacino idrogeologico risultasse composto da più acquiferi, le determinazioni
suddette ad esso relative, deriveranno dalla somma di quelle inerenti a risorse e riserve
effettuate nei singoli acquiferi che lo costituiscono.
Tutte queste determinazioni (esclusa la valutazione dell’infiltrazione nelle aree di alimentazione con i
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 177
pesante fino ad arrivare, in alcuni casi, a modificare pesantemente gli equilibri naturali del
bilancio idrico. Infatti se noi:
− sottraiamo acqua al deflusso superficiale dei fiumi attraverso tutta una serie di
concessioni (attingimenti, derivazioni) che vengono date per l'irrigazione ecc.,
− trasportiamo, attraverso grandi opere acquedottistiche, notevoli volumi d’acqua da un
bacino all’altro,
alteriamo profondamente il ciclo dell’acqua tanto da indurre valutazioni spesso fuorvianti
circa la reale consistenza delle risorse idriche.
E siccome è logico che a queste valutazioni sia legato il corretto utilizzo di tali risorse, ecco
che ad una cattiva valutazione della loro entità farà riscontro una pessima ed a volte
diastrofica utilizzazione.
Sulla qualità tramite:
− Forti emungimenti in acquiferi costieri che innescano il fenomeno dell’intrusione salina,
− Forti emungimenti che portano ad estrarre dagli acquiferi acqua sempre più profonda
e di peggior qualità dato che è molto difficilmente rinnovabile per condizioni
idrodinamiche sfavorevoli,
− Pratiche agricole che prevedono un notevole utilizzo di sostanze inquinanti
idroveicoloabili,
− Scarichi industriali e civili non depurati
Infatti se è giusto parlare di risorsa idrica come volumi d’acqua aventi qualità tale da poter
essere utilizzati per soddisfare quella determinata esigenza, appare ovvio che:
− l’acqua che non passo immettere in acquedotto perché non potabile non è da
considerare una risorsa idrica per scopi idropotabili; forse la potrò utilizzare ai fini
industriali, ma non certo ai fini umani;
− l’ acqua con determinati contenuti salini non sarà adatta ad essere impiegata per
l’irrigazione perché sarebbe dannosa per le colture ma anche per i suoli da irrigare.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 179
FIGURA 90/2- Esemplificazione schematica di varie tipologie di rapporti intercorrenti tra bacino idrografico e
vari bacini idrogeologici ad esso correlabili ed effetti sul ciclo naturale dell'acqua e la valutazione delle risorse
idriche nel bacino idrografico medesimo in relazione alle interferenze derivanti dagli interscambi sotterranei
intercorrenti fra questi.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 180
Potenziale di suzione
Il movimento nel non saturo può assimilarsi al movimento composto di due fasi fluide e
dove, generalmente, tende a dominare quello dovuto alla fase liquida
Se nel mezzo la fase liquida è continua e quella gassosa è discontinua, il mezzo si trova
prossimo alle condizioni di saturazione e quindi l’idraulica di falda può essere studiata con
le leggi relative ai mezzi saturi, anche se maggiori saranno le resistenze al movimento
idrico e quindi le perdite di carico.
In generale però in un mezzo tipicamente non saturo, l’aria si troverà alla pressione
atmosferica mentre, a causa della presenza dell’interfase acqua - aria, l’acqua si troverà a
minor pressione per via degli effetti dovuti alla capillarità che in tal contesto assumono
particolare rilievo.
TENSIOMETRO
Pacqua<Patmosferica
Sh = Suzione
Mezzo poroso
non saturo
1 0 0 0 0 0
1 0 0 0 0
SUZIONE in cm di acqua
1 0 0 0
ARGILLA
LIMO
1 0 0
SABBIA
1 0
1
0 1 0 2 0 3 0 4 0 5 0 6 0 7 0 8 0 9 0 1 0 0
C o n t e n u t o d 'a c q u a ( % in p e s o )
E’ evidente che tale parametro risulterà molto basso per terreni prossimi alla saturazione.
Aumentando la suzione si svuoteranno prima i pori più grossi ed essa crescerà sempre più
rapidamente al diminuire del contenuto
d’acqua e quindi del grado di saturazione;
basteranno poi piccole variazioni del
contenuto d’acqua per far aumentare
notevolmente la suzione.
La relazione tra suzione e contenuto d’acqua
non è biunivoca dato che, per lo stesso tipo di
terreno con ugual contenuto d’acqua, si
possono avere valori diversi di tale parametro
a seconda che sia in atto un processo di
umidificazione o di essiccamento: tale
processo viene chiamato ISTERESI.
0.001
suzione, esso varierà in maniera
non lineare rispetto al contenuto
0.0001
d’acqua e quindi tenderà a
0.00001
diminuire molto rapidamente al
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
Contenuto d'acqua (% in peso)
diminuire del contenuto d’acqua e
questo per varie ragioni:
- partendo da una situazione di saturazione, al diminuire del contenuto d’acqua si
vuoteranno prima i pori più grossi, questo ridurrà notevolmente la sezione efficace di
circolazione idrica;
- la diminuzione della sezione efficace porta ad una maggior tortuosità nelle traiettorie reali
dei filetti liquidi senza però diminuzione dell’attrito con i granuli.
Nonostante ciò, si tende ad accettare una relazione univoca tra K e contenuto d’acqua
poiché si parte dal presupposto che non si verifichi il fenomeno dell’isteresi. Con questa
premessa (K variabile in funzione del contenuto d’acqua) partendo dal valore della
permeabilità del mezzo saturo Ks si può giungere a definire quella del non saturo (Kn)
utilizzando varie formule empiriche:
n
⎛ c − co ⎞
Kn = Ks
⎝ p − co ⎠
dove c= contenuto d’acqua del non saturo, co= contenuto d’acqua irriducibile che
corrisponde al quel contenuto d’acqua per cui una sua se pur lieve diminuzione provoca
un aumento altissimo della suzione, n= 2-4 in funzione della morfologia dei granuli (=2 per
granuli sferici), p= porosità totale.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 3 (b) - 183
SATURO H caso la legge di Darcy dato che sia K che i nel non saturo.
saturazione iniziali.
suzione vale hs, se lo spessore del terreno saturo superiore è uguale ad H ed il fronte
L + H + hs L + H + hs
i= da cui deriva q=K
L L
All’inizio dell’infiltrazione avendo L un valore assai basso, la portata q sarà elevata ma
Per definire come varia q nel tempo si deve ricorrere ad un vero e proprio bilancio: se Δc è
la variazione di umidità tra il suolo saturo e quello ad umidità iniziale, q deve eguagliare
l’acqua “consumata” per saturare uno spessore di suolo dL nel tempo dt, quindi:
dL L + H + hs K dl H + hs
q = Δc =K × =1+
dt L da cui deriva:
Δc dt L
K ⎛ 1 ⎞
la cui soluzione è:
× t = L − (H + hs ) × ln ⎜ 1 + ⎟
Δc ⎝ H + hs ⎠
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (a) 184
In pratica, per risalire alla reale geometria che assumerà la superficie piezometrica reale
dopo un emungimento, si agisce nel modo seguente (fig. 92bis):
Figura 92bis- Esemplificazione schematica per la ricostruzione geometrica degli effetti del cono di depressione in
falde a superficie piezometrica inclinata: 1-superficie piezometrica reale statica (prima dell’emungimento); 2- cono
di depressione teorico determinato dall’emungimento, la cui geometria è definibile tramite le applicazioni
dell’idraulica sotterranea (Dupuit, Theis – cap. 4.2); 3- sovrapposizione tra la superficie piezometrica statica e gli
effetti del cono di depressione teorico; 4- superficie piezometrica reale (dinamica) risultante dalla sovrapposizione
degli effetti dell’emungimento (2) sulla preesistente superficie piezometrica (1).
x
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (a) 188
π ⋅ K ⋅ ( h12 − h22 )
Q=
⎛R ⎞ (4.1)
ln⎜ i ⎟
⎝ r⎠
dove, oltre ai simboli noti:
h1 = altezza della piezometria indisturbata (livello statico), riferita al substrato
impermeabile;
h2 = altezza del livello dinamico dell'acqua nel pozzo in emungimento, riferita al substrato
impermeabile;
r = raggio del pozzo.
⎛ ⎛ Ri ⎞ ⎞
⎜ ln ⎜ ⎟ ⎟
⎛Q⎞ ⎜ ⎝ r ⎠ ⎟
K = ⎜ ⎟ ⋅
⎝ π ⎠ ⎜ (h 2 − h 2 ) ⎟⎟
(4.2)
⎜ 1 2
⎝ ⎠
La formula 4.1 deriva dall’applicazione della legge di Darcy ad acquifero tipo quello riportato in Fig. 93. Infatti
all’altezza del piezometro la nota Q=KAi diventa, essendo A=2πr’ H’2 ed i=dH’2/dr’: Q=K (2πr’ H’2)
(dH’2/dr’) la quale integrata nelle condizioni limite alle distanze R ed r dal pozzo porterà, per l’equazione
della continuità, a:
Q=K (2πR H1) (dH1/dR) = K (2πr H2) (dH2/dr)
Q dR/R=K 2π H1 dH1 = Q dr/r=K 2πr H2 dH2 o
Q d(lnR)=K 2π H1 dH1 = Q d(lnr)=K2πrH2 dH2
Essendo K costante per ipotesi e Q invariabile per definizione, l’integrazione porta a:
Q lnR=K 2π H1 dH1 = Q lnr=K 2π H2 dH2
Q = K π H12/lnR = K π H22/ lnr
(K π H12/lnR) - (K π H22/ lnr) K π (H12-H22)/(lnR-lnr)
passando dai logaritmi naturali a quelli decimali e sostituendo a π il suo valore, essendo log2.718 3.14
=1.36, avremo: Q =1.36 K (H12-H22)/ log(R/r) dove essendo:
(H12-H22)=(H1+H2) (H1-H2) e (H1-H2)=Δh e H2=H1-, sarà:
Q =[1.36 K / log(R/r)] (2H1-Δh) Δh dove essendo la variazione di log(R/r) trascurabile dato che è in forma
0
0 10 20 30 40 l/s 50 60 Q critica
70 80 90
log., possiamo ritenere [1.36 K / log(R/r)]=costante=F
Curva Caratteristica del Poz zo
BQ
si ha:Q =F (2H1-Δh) Δh oppure
derivante da una prova a gradini
a Δ h = BQ
Q = F ⋅ H1 ⋅ Δh − F ⋅ Δh2
1
2
CQ
m
2
(4.3)
2250
2 15 0
Q2/Δ h
che è una funzione parabolica di secondo
2050
19 5 0
18 5 0
grado (fig. 94a), di forma generale:
Y = a ⋅ b⋅ X − a ⋅ X2
3 17 5 0
16 5 0
(4.4)
15 5 0
14 5 0
13 5 0 Q
12 5 0
40 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90 Δh = CQ 2 + BQ
Q (l/s)
0,06
portate vs abbassamenti specifici avente le dimensioni fisiche di una velocità,
d
0,05
che ingloba i valori del coefficiente di
Δ h/Q = CQ + B
0,04
permeabilità, del raggio d'influenza e del
raggio del pozzo e nella quale Q e Δh sono le
Δ h/Q
0,03
0,01
h1 rappresentano le costanti (rispettivamente
Dh/Q = 0,0004Q + 0,0102
2
B R = 0,9821
a e b).
0
0 20 40 Q (l/s) 60 80 100
Q
a: Q S = ed in quello delle ascisse le depressioni piezometriche corrispondenti (fig.
Δh
94d), si ottiene la retta rappresentativa della curva di fig. 94a.
In analogia con quanto osservato per le falde libere, si dimostra che, negli acquiferi
b l/s
confinati, la portata della falda è data da:
0 10 20 30 40 50 60 70 80
0
2π ⋅ K ⋅ e ⋅ ( h1 − h2 )
Q=
Curva Caratteristica da prova a gradini
Falda confinata ideale
α
⎛ Ri ⎞ (4.5)
tgα=1/B
ln ⎜ ⎟
Δh=BQ
⎝ r ⎠
1
m
Q=Δh/B
dove e rappresenta lo spessore della falda
2
3
interessi per intero (pozzo completo).
Anche da questa espressione si può
4
ricavare il coefficiente di permeabilità con:
e Q/Δh ⎛ ⎛ Ri ⎞ ⎞
⎜ ln ⎜ ⎟ ⎟
15 20 25
0
⎛ Q ⎞ ⎜ ⎝ r ⎠ ⎟
K = ⎜ ⎟ ⋅
⎝ 2 π ⋅ e ⎠ ⎜ ( h1 − h 2 ) ⎟
0,5 (4.6)
1 ⎜ ⎟
⎝ ⎠
1,5
2,5
falde libere, si arriva alla seguente formula:
Δh
3
3,5
Q= (4.7)
4 B
Fig. 94b – Elaborazioni grafiche per la teoria di che rappresenta l'equazione di una retta (fig.
DUPUIT
94b) il cui coefficiente angolare coincide con
1/B. Il coefficiente B, generalmente espresso in s/m2, tiene conto delle cosiddette perdite
di carico lineari dovute soprattutto al flusso laminare esistente nell'acquifero ma anche al
condizionamento del pozzo (pre-filtro, filtro e diametro della tubazione di rivestimento). La
portata specifica è dunque costante (perchè c'è proporzionalità tra Q e Δh) e, quindi, nel
diagramma portate specifiche/abbassamenti si ottiene una retta parallela all'asse delle
ascisse (fig. 94e).
I diagrammi riportati nelle figg. 94b e 94e e l'espressione (4.7) si riferiscono a piccole
depressioni piezometriche con il seguente limite teorico massimo:
Δh = 0.25( h1 − H ) (4.8)
dove (h1 - H) è l'altezza piezometrica indisturbata, misurata dal tetto dell'acquifero a falda
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (a) 192
confinata.
c l/s
0
0 10 20 30 40 50
Quando, pur rimanendo nel caso di falde
Curva Caratteristica da prova a gradini
Falda confinata con deboli perdite di carico non lineari confinate, le portate non sono più
m
proporzionali alle depressioni perché
Δh=BQ + CQ
1
aumentano le perdite di carico, il fenomeno
m
3
inclinata (per perdite di carico non eccessive)
f 0 5 Q/Δh 10 15 20 25
o addirittura una curva. Ciò si verifica perché
0
la portata specifica decresce all'aumentare di
0,5
1
Dh. Fenomeni simili sono dovuti pure
1,5 all'eterogeneità ed all'anisotropia
Δh
Fig. 94c – Elaborazioni grafiche per la teoria di indicativi di prove errate o di notevole
DUPUIT eterogeneità ed anisotropia dell'acquifero.
L'espressione (4.5), nel caso di depressioni importanti che superano i limiti
indicativamente imposti dalla (4.8), può essere scritta nel modo proposto da Rorabaugh
(figg.94 c,f):
Δh = BQ + CQ m (4.9)
dove, oltre ai simboli noti, C è un coefficiente che tiene conto delle cosiddette perdite di
carico quadratiche, le quali sono generalmente funzione del condizionamento del pozzo
(detto coefficiente viene usualmente espresso in s2/m5).
Secondo Jacob, nella maggior parte dei casi m = 2. Quindi:
Δh = BQ + CQ 2 (4.10)
I coefficienti B e C sono sperimentalmente rilevabili con opportune prove di
pompaggio, delle quali si parlerà nel seguito.
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (a) 193
x2S
u= (parametro adimensionale) (4.12)
4T t
Δh = abbassamento piezometrico (m) misurato al tempo t in un piezometro posto a
distanza x dall'asse del pozzo;
t = tempo trascorso, in un dato istante, dall'inizio del pompaggio (sec);
Q=costante
x
Q = portata costante emunta dal pozzo
Δh al tempot
Livello statico
(m3/sec);
Livello dinamico T = trasmissività dell’acquifero (m2/sec)
al tempo t
S = coefficiente di immagazzinamento
e (adimensionale);
e = spessore della falda confinata (m)
x = distanza del piezometro dal pozzo (m)
Figura 95 -Il regime transitori o
L'uso corrente dell'equazione di Theis è
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (a) 194
è detta funzione caratteristica del pozzo (Well function); i relativi valori vengono forniti, da
apposite tabelle, in funzione di u.
Figura 96 - Drenanza
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (a) 196
0,5
La prova a gradini è finalizzata alla
⎠ h1
1 Q1 ⎠ h2
⎠ h3
determinazione delle caratteristiche idrauliche
1,5 t1
del complesso acquifero/opera di captazione,
Abbassamento (m)
Q2
Q3 ⎠ h4
2
2,5
t2 necessarie per controllare l'idoneità
t3
t4
del pozzo.
4
a - stabilizzazione dell'abbassamento e ripristino del livello statico
Come già detto, le condizioni di base per
Tempo (h)
0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4 4,5 5 5,5 6
0
t1
l'applicazione delle espressioni di
0,5
⎠ h1
⎠ h2
idrodinamica sotterranea in regime transitorio,
1
t2 ⎠ h3
1,5
Q1 che devono essere soddisfatte dal complesso
Abbassamento (m)
t3
⎠ h4
2 Q2
t4
acquifero/opera di captazione, sono
Q3
2,5
principalmente quelle relative alla validità
3
3,5
della legge di Darcy: flusso laminare; mezzo
Q4
4
b - stabilizzazione dell'abbassamento
continuo, isotropo ed omogeneo. Altre
Tempo (h)
0
t
0,5 1 1,5 2 2,5 condizioni di base sono: pozzo completo, cioè
0
0,5
prolungato fino al substrato e provvisto di filtro
⎠ h1
⎠ h2
1
Q1
per tutto lo spessore della falda; pozzo
t ⎠ h3
1,5
correttamente sviluppato ed equipaggiato;
Abbassamento (m)
t
Q2 ⎠ h4
2
t
2,5
Q3 superficie piezometrica suborizzontale;
3 portata di pompaggio costante; raggio del
3,5
Q4 pozzo il più piccolo possibile.
4
c - tempo di durata del gradino (t) prefissato
- una perdita di carico quadratico (C•Q2), non lineare, provocata dal flusso turbolento
nell'opera (filtro e tubaggio), quella cioè attribuibile all'inefficienza del pozzo stesso.
Questa perdita, funzione solamente della portata emunta, è costante a portata
costante: essa è caratteristica dell'attrezzatura tecnica dell'opera, del diametro del
tubaggio e del filtro.
L'abbassamento totale Δh, nell'istante t, può quindi essere espresso mediante
2050
19 5 0
3
18 5 0
17 5 0
inferiore ad un decimo dello
16 5 0
14 5 0
13 5 0 Q
12 5 0
Δ h = CQ 2
+ BQ
40 45 50 55 60 65
Q (l/s )
70 75 80 85 90
La coppia di dati di ogni
4
Qmax Q2/Δh
Q
B
Δhmax
A
Q
Δh Qmax
Figura 98bis- Determinazione dell'abbassamento critico:
A- metodo grafico delle tangenti sulla curva caratteristica del pozzo;
B- diagramma Q2/Dh vs Q dove la Qmax è univocamente definita in corrispondenza del punto massimo della
relativa curva
Δh
= B + CQ (4.18)
Q
che rappresenta l'equazione di una retta, nella quale il termine Δh/Q è appunto
0,03
determinare i coefficienti B e
α C=tgα
0,02 C dell'equazione (4.18): il
coefficiente B è ottenuto
0,01 Dh/Q = 0,0004Q + 0,0102
2 dall'intersezione della retta
B R = 0,9821
0 rappresentativa con l'asse
0 20 40 Q (l/s) 60 80 100
degli abbassamenti specifici; il
Figura 99- Retta portate -abbassamenti specifici
coefficiente C è uguale alla
pendenza della retta rappresentativa.
Più in generale, costruendo diagrammi portate/abbassamenti specifici, si possono
presentare quattro casi (fig. 100):
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (b) 201
- la retta passante per l'origine (1) indica che nell'acquifero e nel pozzo è fortemente
portate vs abbassamenti specifici predominante il regime turbolento:
0,06
Δh = C ⋅ Q 2 (4.19)
2
0,05 (1) Δ h = CQ 2
(2) Δ h =CQ +BQ
Δ h/Q = CQ + B - la retta non passante per l'origine
0,04
(2) indica la presenza congiunta di
Δ h/Q
Figura 101a
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (b) 204
La durata del pompaggio è stata di 71 ore, a portata costante (Q = 200 m3/h = 0,055
m3/s); una vecchia trivellazione, situata a 110 m dal sondaggio di prova, è stata utilizzata
come piezometro. L'abbassamento totale è di circa 41 m nel sondaggio e 17 m nel
piezometro; la risalita dei livelli, dopo l'arresto del pompaggio, è stata osservata per 72
ore. I dati così raccolti sono elencati nelle figg. 101b e 101c.
Figura 101b
Figura 101c
Un esempio di curva tipo, relativa allo schema di Theis, è riportato nel diagramma
logaritmico di fig. 102a, sul quale sono riportati, in ordinate, i valori di W(u) e, in ascisse,
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (b) 206
Il modo corretto di accoppiare le due curve (di cui quella sperimentale rappresenta solo un
segmento di quella teorica) consiste nello spostare i due grafici, parallelamente ai loro
assi, fino a quando la curva reale si sovrappone più o meno esattamente a quella tipo (fig.
102c). A questo punto, viene scelto un qualsiasi conveniente punto arbitrario (detto anche
Match point) tra quelli ricadenti nella zona di miglior sovrapposizione delle due curve e ne
vengono registrate le quattro coordinate sui due diagrammi: W(u), 1/u, Δh, t.
Figura 102c-Risoluzione grafica della formula di THEIS: sovrapposizione tra la curva standard e dati
sperimentali
Il metodo grafico di sovrapposizione si basa sul fatto che (nell'ipotesi di costanza dei
parametri Q, T ed S per tutta la durata della prova di pompaggio) dalle (4.12) e (4.13)
risulta la diretta proporzionalità tra u ed x2/t e tra Δh ed W(u): ne deriva che la relazione
esistente tra W(u) ed u (o 1/u) è uguale a quella tra Δh ed x2/t (o t).
Figura 103
Pertanto, nelle applicazioni pratiche per le quali risulti idoneo l'uso delle curve
standard di Theis, la scelta tra quest'ultime viene fatta in funzione della presenza o meno
del piezometro: infatti, nel caso in cui esso sia assente si può utilizzare solamente il
grafico W(u) vs 1/u accoppiato a quello Δh vs t. Ovviamente, in tal caso, a causa della
mancanza del parametro x, non è possibile il calcolo del coefficiente di
immagazzinamento.
I dati relativi alla fase di discesa della prova eseguita nell'acquifero illimitato con falda
confinata della fig. 101 sono stati elaborati con il metodo grafico di sovrapposizione (fig.
104) e con l'ausilio delle espressioni (4.14) e (4.15), ottenendo i seguenti risultati:
t = 102 minuti = 6000 secondi
Δh = 7,5 metri
W(u) = 2,2
1/u = 22, da cui: u = 0,0455
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (b) 209
-3 2
T = [Q W(u)]/(4 π Δh) = (0,055 2,2)/(4 π 7,5) = 1,3 10 m /s
2 2 -4
S = (4 u T t)/x = (4 0,0455 0,0013 6000)/110 = 1,2 10
Per concludere, rimane da aggiungere che, sotto certe condizioni idrogeologiche, i
dati ottenuti dalla prova di pompaggio possono deviare più o meno sensibilmente dalle
curve tipo di Theis: qualsiasi variazione sostanziale indica generalmente che sono state
violate una o più delle assunzioni sulle quali si basa il metodo in argomento (in pratica,
occorre quindi utilizzare un altro modello idrodinamico e le relative equazioni), mentre
piccole variazioni sono di solito dovute a difficoltà tecniche incontrate durante la prova.
Figura 104
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (b) 210
che corrisponde ad una equazione della forma Y = a + b X rispetto alla variabile log(t),
rappresenta cioè l'equazione di una retta.
Riportando, su di un diagramma semilogaritmico (fig. 105), gli abbassamenti Δh misurati in
un piezometro della stazione di prova (in ordinate lineari) ed i tempi corrispondenti t (in
ascisse logaritmiche), dopo un intervallo di tempo sufficientemente lungo si osserva che i
punti si allineano a formare una retta che è rappresentativa dell'equazione (4.23), e quindi
anche della (4.21). Il termine (0,183 Q)/T) della (4.23) costituisce il coefficiente angolare b
(cioè la pendenza della retta) ed è uguale a: Δ(Δh)/Δlog(t) (4.24)
Per superare il fatto che la scala delle coordinate non è omogenea, si deve
considerare l'accrescimento di Δh durante un ciclo logaritmico, ossia per un intervallo tra
due valori di ascissa il secondo 10 volte maggiore del primo.
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (b) 211
Figura 105
In questo intervallo vale Δlog(t) = 1. Quindi:
Δ(Δh)/Δlog(t) = Δ(Δh)/1 = Δ(Δh) = PCL (4.25)
dove PCL rappresenta, in definitiva, il valore della pendenza della retta rappresentativa in
un intervallo pari ad un ciclo logaritmico.
Di conseguenza, si otterrà: PCL = (0,183 Q)/T (4.26)
e quindi: T = (0,183 Q)/PCL (4.27)
Questa relazione permette dunque di ricavare il valore della trasmissività attraverso
la misura diretta, sul grafico Dh/log(t), del valore di PCL in quanto esso è uguale
all'accrescimento dell'abbassamento che si verifica durante un ciclo logaritmico.
Se poi si prolunga la retta rappresentativa fino all'asse dei tempi, dove Dh è nullo, in
quel punto (detto t0) si ha:
Δh = [(0,183 Q)/T] log[(2,25 T t0)/(x2 S)] = 0 (4.28)
e poiché il coefficiente angolare (0,183¨Q)/T non può mai essere pari a zero, ne deriva
che: log[(2,25 T t0)/( x2 S)] = 0 (4.29)
e quindi: (2,25 T t0)/( x2 S) = 1 (4.30)
2
dalla quale si ricava: S = (2,25 T t0)/x x2 (4.31)
ottenendo così il valore del coefficiente di immagazzinamento.
Riprendendo in esame la (4.23), cioè l'equazione (4.21) nella sua forma Y = a + b X,
si può precisare l'influenza, su di essa, dei vari parametri:
- Trasmissività (T). La trasmissività interviene due volte: nel coefficiente angolare della
retta rappresentativa (e quindi ogni sua variazione provocherà una variazione di
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (b) 212
pendenza della retta medesima) e nel termine a (ordinata all'origine), che mutando
provocherà una traslazione della retta parallelamente a se stessa. E' evidente che le
variazioni di trasmissività significheranno variazioni di spessore della falda o variazioni
della sua permeabilità o di entrambe.
- Portata (Q). Ogni variazione di portata provoca, analogamente a quanto detto per la
trasmissività, cambiamenti sia nella pendenza della retta che nella sua posizione
rispetto all'asse delle ordinate.
- Distanza (x). La variazione della distanza del punto di osservazione dal punto di
pompaggio provoca solamente una traslazione della retta rappresentativa
parallelamente a se stessa.
- Coefficiente di immagazzinamento (S). Il coefficiente di immagazzinamento interviene
solo nel termine a e quindi ogni sua variazione provoca, come per la distanza, una
traslazione della retta rappresentativa.
Riprendendo in considerazione l'elaborazione dei dati relativi alla fig. 110b, essa è
stata effettuata anche con il metodo di approssimazione logaritmica, riportando cioè, su di
un diagramma semilogaritmico, profondità dell'acqua nel piezometro in metri e tempi di
pompaggio in ore: i punti così ricavati hanno permesso di tracciare la retta rappresentativa
della prova di pompaggio (fig. 106).
Figura 106
La pendenza della retta, PCL = 5,8 m, ed il tempo all'origine, t0 = 0,09 ore (324 secondi),
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (b) 213
dove:
2
u = (x S)/[4 T (t+t')] (4.33)
per il periodo di tempo (t) in cui si emunge la portata +Q e per il periodo (t'), posteriore alla
fine dell'emungimento, nel quale si suppone che la stessa portata +Q continui a defluire
verso il pozzo;
2
u' = (x S)/(4 T t') (4.34)
per il periodo (t') nel quale si suppone che da un pozzo di ricarica fittizio venga immessa
nell'acquifero la portata -Q.
Ciò può ottenersi anche con l'espressione di approssimazione logaritmica di Jacob
(4.21), sempre entro gli anzidetti limiti di validità:
Δhr = [(0,183 Q)/T] log[(t+t')/t'] (4.35)
Riportando, su di un diagramma semilogaritmico (fig. 108), gli abbassamenti residui Dhr
misurati in un piezometro della stazione di prova (in ordinate lineari) ed i valori
corrispondenti (t+t')/t' (in ascisse logaritmiche), si osserva che i punti si allineano a formare
una retta che è rappresentativa dell'equazione (4.35).
Anche in questo caso, il termine (0,183 Q)/T costituisce il coefficiente angolare della
retta (e quindi la sua pendenza) ed è uguale a:
Δ(Δhr)/Δlog[(t+t')/t'] (4.36)
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (b) 215
Figura 108
Operando analogamente a quanto visto nel caso della retta rappresentativa della
discesa, si otterrà di nuovo la relazione (4.27):
T = (0,183 Q)/PCL (4.27)
valida perciò per calcolare la trasmissività anche nel caso della risalita.
I dati relativi alla fase di risalita della prova eseguita nell'acquifero della fig. 101 (vedi fig.
101c), profondità dell'acqua nel
piezometro e valori di (t+t')/t',
danno la retta rappresentativa
della risalita (fig. 109). Essa
permette di calcolare la
trasmissività con PCL uguale,
anche in questo caso, a 5,8 m:
T = (0,183 Q)/PCL = (0,183
-3 2
0,055)/5,8 = 1,7 10 m /s
In questo esempio è da
notare l'ottima concordanza tra i
risultati ottenuti riguardo la
Figura 109 trasmissività con i dati della
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (b) 216
discesa rispetto a quelli della risalita, a dimostrazione che sia l'opera che la prova sono
state eseguite in modo veramente adeguato; d'altra parte, era logico attendersi simili
risultati data la conformità di questa situazione reale alle limitazioni imposte dalla relazione
di Jacob.
Figura 110
L'acquifero, con falda confinata, è qui rappresentato da una formazione idrogeologica
permeabile costituita da arenarie; il tetto ed il substrato, impermeabili, sono composti da
arenarie argillose ed argille. Il substrato, incontrato dal sondaggio a 80 m di profondità,
risale rapidamente verso SW: esso può costituire un limite stagno con terminazione in
chiusura laterale stratigrafica del serbatoio. Questo limite si pone, su basi geologiche di
superficie, ad una distanza compresa tra i 100 ed i 200 m. La durata del pompaggio è
3
stata di 18 giorni (432 ore) a portata costante con Q = 47,5 m /h = 0,013 m3/s. La stazione
della prova di pompaggio comporta la presenza di un piezometro, distante 20 m dall'asse
del pozzo di prova.
I dati della prova di pompaggio, profondità dei livelli d'acqua nel piezometro in metri e
tempi di pompaggio in ore, hanno permesso di tracciare la retta rappresentativa (fig.110b).
I punti sono correttamente allineati sino ad un certo tempo di pompaggio e permettono di
tracciare una prima retta rappresentativa di pendenza PCL1 = 2,1 m: in seguito, gli
abbassamenti aumentano bruscamente per allinearsi secondo una seconda retta
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (b) 218
Nel caso invece di un acquifero limitato lateralmente da un limite di natura più permeabile
rispetto ad esso (fig. 112), il sistema idraulico fittizio dovrà soddisfare la presenza di un
flusso d'acqua diretto verso il
pozzo. Per ottenere questa
condizione il metodo prevede la
presenza di un pozzo immagine,
simmetrico del pozzo reale
rispetto al limite, in cui si operi
con la stessa portata ed avente
la funzione opposta del pozzo
reale (immissione di acqua se si
sta pompando o viceversa);
operando con le solite formule,
si otterrà in tal caso un
abbassamento piezometrico nel
pozzo reale minore di quello che
si avrebbe se non vi fossero
limiti.
Figura 111 Nella fig. 113 è schematizzato il
sistema idraulico fittizio
corrispondente ad una
situazione idrogeologica simile a
quella della fig. 4.21, dove: LI =
limite impermeabile; PR = pozzo
reale; PI = pozzo immagine; pz
= piezometro; x = distanza
pozzo reale-piezometro; xPI =
distanza piezometro-pozzo
immagine.
Sulla base di quanto
esposto relativamente
all'espressione di
direttamente proporzionale al
tempo di pompaggio ed
inversamente proporzionale al
quadrato della distanza dall'asse
del pozzo. Pertanto, nel
piezometro della fig. 113 varrà:
t0 : x2 = ti: XPI2
(4.37)
Dalla quale si ricava prima:
XPI2= x2
Figura 113 ti/t0 (4.38)
e poi: XPI = x ( ti/t0) (4.39)
Figura 114
Acquifero limitato lateralmente da un limite a potenziale imposto
Un esempio tipo sull'influenza di un limite a potenziale imposto è quello riguardante
una prova di pompaggio eseguita nell'acquifero con falda libera delle alluvioni della Senna
(fig. 115). La formazione idrogeologica permeabile è costituita di sabbie e ghiaie poggianti
su un substrato di calcilutiti compatte. Si è in presenza del cosiddetto sistema globale
acquifero/fiume: il tipo idrodinamico ipotizzabile è perciò caratterizzato da un acquifero con
falda libera limitato lateralmente da un limite a potenziale imposto.
La prova di pompaggio comporta un pozzo di 450 mm di diametro e di 15 m di
profondità: lo spessore dell'acquifero saturo è di 5 m. Questo pozzo è stato impiantato a
13 m dalla riva Nord della Senna: sono presenti anche tre piezometri (pz1, pz2, pz3) posti
alle distanze rispettive di 5, 11 e 13 m. La durata del pompaggio è stata di 48 ore a portata
3 3
costante con Q = 295 m /h = 0,08 m /s.
I dati del pompaggio, abbassamenti nei piezometri in metri e tempi di pompaggio in
secondi, hanno permesso di eseguire il grafico di fig. 115c. Gli abbassamenti mostrano un
accrescimento normale nel corso delle prime ore di pompaggio: in seguito essi segnano
una stabilizzazione, con gradino di stabilizzazione dopo circa 12 h, che persiste fino a 26h.
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti & Complementi I di Idrogeologia - Cap. 4 (b) 222
Figura 115
Questo fenomeno può essere spiegato con lo studio dell'evoluzione del cono di
depressione (fig. 116). Prima del pompaggio (a), le acque sotterranee defluiscono verso la
Senna, che gioca il ruolo di drenaggio. Dall'inizio del pompaggio, si sviluppa nell'acquifero
il cono di depressione (in regime transitorio) sino al limite, a livello costante e quindi a
potenziale imposto, costituito dal livello dell'acqua lungo l'argine: così limitato, detto cono
si stabilizza. Di conseguenza, in questo settore il flusso idrico si inverte (b): il pozzo è
pertanto alimentato, in parte, dalle acque derivate dal fiume attraverso l'acquifero.
Poiché la struttura idrogeologica responsabile della stabilizzazione è identificata,
l'espressione di approssimazione logaritmica può essere applicata alla retta
rappresentativa a pendenza costante. Le rette rappresentative dei tre piezometri sono
quasi parallele. I valori delle pendenze sono: per pz1 (5 m) PCL1 = 0,24 m; per pz2 (11 m)
PCL2 = 0,22 m; per pz3 (13 m) PCL3 = 0,20 m.
Figura 116
Figura 117
In generale, possono presentarsi vari casi di acquiferi limitati lateralmente da limiti a
potenziale imposto (fig.117), come quello del quale si è appena trattato, ognuno dei quali è
rappresentato, in un diagramma abbassamenti/log(tempi), da un andamento dei punti
sperimentali del tipo di quelli visibili in fig. 117a: la diminuzione di pendenza riscontrabile
nel tratto 2 della retta denota che l'emungimento è arrivato ad interessare zone acquifere
più permeabili di quella circostante il pozzo (caso della fig. 117c, con K<K'); se, invece, gli
incrementi di depressione diventano nulli (e la retta risulta, quindi, parallela all'asse dei
tempi; tratto 3) significa che durante la prova si è creato un equilibrio tra alimentazione ed
emungimento. Quest'ultimo fenomeno può essere dovuto alla presenza di una superficie
d'acqua libera (b), ad un considerevole aumento laterale della permeabilità (caso della fig.
117c, con K<<K') o ad un flusso importante diretto verso una sorgente (d).