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Come diventare ricchi in 12 minuti

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A Carolina,
l’amore della mia vita

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INDICE

Introduzione p. 5

Capitolo 1: Strumenti derivati


1.1 Tipologie p. 8
1.2 Caratteristiche p. 9
1.3 Classificazione p. 10
1.4 Finalità p. 11

Capitolo 2: Contratti future


2.1 Definizione p. 13
2.2 Principali caratteristiche p. 14
2.3 Clearing House e meccanismo dei margini p. 16
2.4 Tipologie di operatori p. 17
2.5 Finalità dei contratti future p. 18

Capitolo 3: Spread Trading


3.1 Definizione p. 20
3.2 Perché preferire lo Spread Trading
all’Open Position Trading p. 21
3.3 Tipologie di spread p. 23
3.4 Costruire uno spread p. 24

Capitolo 4: Operare con lo Spread Trading


4.1 Come selezionare uno spread p. 28

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4.2 Quali ordini utilizzare p. 42
4.3 Esempi reali di spread p. 43

Capitolo 5: Money Management


5.1 Che cos’è il Money Management p. 51
5.2 Come determinare la giusta quantità
di denaro da investire p. 52
5.3 Come determinare il massimo drawdown p. 55
5.4 Come determinare il numero di contratti p. 56
5.5 Come determinare la variabile Delta p. 60
5.6 Altre tipologie di Money Management p. 63

Capitolo 6: Analisi tecnica


6.1 Tipologie di grafici p. 66
6.2 Analisi del trend p. 69
6.3 Oscillatori ed indicatori p. 73

Capitolo 7: Broker
7.1 Come selezionare un broker p. 78

Capitolo 8: La psicologia nel trading


8.1 Trading come lavoro o come rendita passiva? p. 84

Conclusione p. 87

Bibliografia e sitografia p. 88

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Introduzione

L’obiettivo del presente lavoro è quello di evidenziare quelli che sono i vantaggi
di alcuni strumenti finanziari utilizzati, nella maggior parte dei casi, con finalità
esclusivamente speculative.
I mercati finanziari non sono pericolosi, ma è il non avere istruzioni a riguardo
che crea la maggior parte delle problematiche che quotidianamente gli operatori
si trovano ad affrontare.
In un contesto economico evoluto e in situazioni in cui la circolazione del denaro
si fa sempre più veloce, grazie anche alla nascita continua di strumenti finanziari
avanzati, non è più possibile affidare la gestione dei propri risparmi o dei propri
guadagni senza sapere cosa si stia facendo e in cosa si stia investendo.
Secondo la mia visione e la mia attività quotidiana, ogni persona dovrebbe
suddividere il proprio portafoglio investendo ogni parte in un differente mercato
e/o con una differente strategia. La divisione perfetta è quella che si ha dedicando
circa l’80% del proprio portafoglio a strategie di lungo periodo utilizzando il
mercato azionario, tradato con o senza l’ausilio di opzioni. Il 20% dovrebbe
essere invece dedicato a strategie più speculative, in modo tale da incrementare
le performance sul totale del portafoglio, limitando al massimo il rischio
complessivo.
Lo Spread Trading è una delle strategie speculative più sicure, in quanto
permette di operare su determinate materie prime, proteggendo la propria
esposizione con un’operazione di segno opposto. Ho scelto questa tecnica da
mostrare alla maggior parte delle persone sia per quanto riguarda la sua efficacia,
sia perché richiede pochissimo tempo per metterla in pratica, offrendo la
possibilità di essere affiancata a qualunque altro lavoro. Non necessita, inoltre,
di conoscenze specifiche, ma è sufficiente iniziare a padroneggiare alcuni sistemi
ed alcuni software per poter da subito analizzare alcuni mercati delle materie
prime e porre in essere le prime operazioni.
Nel primo capitolo verrà illustrato il mercato dei derivati e ne verranno evidenziati
alcuni degli aspetti più importanti, in modo tale da non incontrare difficoltà nel

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comprendere, nel secondo capitolo, tutto ciò che riguarda il mercato dei future,
vale a dire gli strumenti utilizzati per creare gli spread.
Nel terzo capitolo verrà spiegato lo Spread Trading in termini generici, mostrando
quelli che sono i punti di forza rispetto all’Open Position Trading, che è molto più
speculativo.
Nel quarto capitolo verrà mostrato con esempi pratici come selezionare uno
spread prestando attenzione a tutte le variabili direttamente collegate ad esso,
mentre nel quinto capitolo verrà ampiamente discussa l’importanza del Money
Management, evidenziando la strategia più performante e solida in assoluto.
Il problema dell’analisi tecnica sarà affrontato nel sesto capitolo, mostrando
alcuni degli indicatori e degli oscillatori frequentemente utilizzati; come scegliere
un Broker e quali variabili considerare nella scelta medesima, invece, sarà
argomento del settimo capitolo.
L’ottavo ed ultimo capitolo è dedicato all’analisi dettagliata dell’approccio
psicologico al trading, per poi lasciare spazio ad una breve conclusione che
racchiude tutto quello che è il lavoro medesimo.

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Capitolo 1

Strumenti derivati

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1.1 - Tipologie
Il mercato dei derivati contiene tutti quegli strumenti finanziari il cui prezzo è
dipendente dall’andamento di un’altra attività, chiamata sottostante.
Relativamente alla natura del sottostante è possibile distinguere gli strumenti
derivati in derivati di attività reali, legati all’andamento delle commodity, e derivati
di attività finanziarie, legati all’andamento di tassi d’interesse, valute, azioni ed
indici azionari.
All’interno del mercato dei derivati è possibile, a sua volta, distinguere due
strumenti contrattuali, opzioni e future.
Le opzioni sono contratti che danno al compratore, dietro pagamento di un
premio, la facoltà, ma non l’obbligo, di acquistare (opzioni call) o di vendere
(opzioni put) alla data di scadenza (se sono opzioni europee) o entro la data di
scadenza (se sono opzioni americane), un determinato sottostante ad un prezzo
prestabilito (strike price).
I future sono, invece, contratti a termine che prevedono l’obbligo tra le parti a
scambiarsi, a scadenza, un determinato sottostante ad un prezzo anch'esso
prestabilito. I future verranno approfonditi successivamente, essendo oggetto ed
alla base della nostra strategia.

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1.2 - Caratteristiche
Gli strumenti derivati vengono denominati in questo modo proprio per la loro
natura insita di derivare da un’altra attività sottostante. Ovviamente il prezzo del
derivato varierà in relazione ed in proporzione a quella che è la variazione
dell’attività sottostante.
Vengono altresì denominati contratti a termine in quanto la prestazione è differita
ad un momento che è successivo alla stipulazione del contratto stesso. Chi
acquista un contratto a termine assume una posizione in gergo denominata “long”
sul mercato, mentre chi vende assume una posizione “short”. Vale a dire che
l’acquirente si impegna a versare il corrispettivo a scadenza per ricevere la
consegna dell’attività sottostante, mentre il venditore si impegna a consegnare
l’attività sottostante.
Il rischio ed il rendimento dell’operazione vengono determinati in relazione alla
variazione del prezzo del sottostante. Il problema per l’acquirente emerge nel
caso in cui il prezzo dell’attività sottostante dovesse scendere, in quanto sarebbe
costretto ad ogni modo ad acquistare pagando il prezzo precedentemente
accordato. Senza contratto avrebbe tranquillamente potuto acquistare il bene
sottostante sul mercato reale al prezzo attuale di mercato. Specularmente, nel
caso in cui il prezzo del sottostante dovesse salire, potrebbe acquistarlo ad un
prezzo più basso, prestabilito sempre alla data di stipulazione del contratto
derivato. Per quanto riguarda il venditore, all’opposto, si ha la medesima
situazione capovolta, in quanto se il prezzo dovesse salire, egli dovrebbe vendere
il sottostante ad un prezzo più basso, mentre se il prezzo dovesse scendere,
riuscirebbe a vendere il sottostante ad un prezzo più alto e vantaggioso.

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1.3 - Classificazione
Gli strumenti derivati possono essere divisi in strumenti simmetrici ed
asimmetrici. I primi rappresentano il vincolo per entrambe le parti, con modalità
di esecuzione del contratto prestabilite al momento della stipulazione del
contratto, ad esempio i contratti future. I secondi rappresentano il vincolo soltanto
per il venditore, con modalità di esecuzione del contratto dipendente dalla scelta
effettuata dal compratore, ad esempio le opzioni. In queste ultime l’acquirente ha
la facoltà di esercitare o meno il diritto, mentre il venditore è sempre obbligato ad
onorare l’impegno previsto dal contratto di opzione.
I derivati possono, altresì, classificarsi in strumenti scambiati in mercati
regolamentati, quali opzioni e future, e strumenti scambiati in mercati non
regolamentati, OTC, quali gli swaps, i forward rate agreements e alcuni tipi di
opzioni cap, floor e collar.
Gli strumenti negoziati nei mercati regolamentati ovviamente sono standardizzati
per quanto riguarda tutti gli strumenti contrattuali, con la definizione dettagliata e
uniforme dello strumento sottostante, della dimensione del contratto, della data
di scadenza, delle modalità di negoziazione e di liquidazione. La presenza della
Cassa di Compensazione e Garanzia e la standardizzazione degli elementi
contrattuali offrono una maggiore garanzia e una maggiore liquidità dei contratti
negoziati su mercati regolamentati. Gli investitori possono facilmente non
aspettare la scadenza del contratto, ma chiudere la posizione effettuando prima
della scadenza un’operazione di segno opposto.
Una terza classificazione di questi strumenti derivati può essere effettuata
distinguendo, come dicevamo precedentemente, tra derivati di attività reali e
derivati di attività finanziarie.

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1.4 - Finalità
Grazie alla natura di questi strumenti, che permette di fissare in anticipo il prezzo
futuro al quale sarà eseguita la prestazione, i soggetti che con essi operano
hanno la possibilità di perseguire differenti obiettivi inerenti la gestione ed il
trasferimento del rischio, tra operatori che intendono ridurre la propria
esposizione e operatori che intendono incrementarla.
In relazione alla tipologia di operatore che intende utilizzare questi strumenti, gli
obiettivi perseguibili sono la copertura delle posizioni, la speculazione e
l’arbitraggio.
Con la copertura delle posizioni si vuole proteggere il valore dell’attività
sottostante da indesiderate oscillazioni di prezzo. Lo strumento derivato consente
di bilanciare l’eventuale guadagno/perdita sul mercato a pronti di un bene o di
un’attività finanziaria con l’eventuale perdita/guadagno sul mercato dei derivati.
Se ad esempio un investitore possiede materie prime o attività finanziarie e
intende proteggersi da un possibile deprezzamento, potrà decidere di vendere a
termine gli stessi sottostanti con le stesse quantità, vendendo future o
acquistando opzioni put. In questo caso un deprezzamento sul mercato reale,
verrà bilanciato da un guadagno sul mercato a termine.
La speculazione, invece, viene posta in essere per realizzare delle vere e proprie
strategie di investimento, assumendosi un determinato rischio relativo
all’esposizione che si intende avere. In questo caso, senza che l’operatore abbia
realmente l’attività sottostante, si possono acquistare strumenti derivati per
speculare a rialzo su un determinato sottostante o vendere allo scoperto (cioè
vendere senza possedere, semplicemente prendendo in prestito) speculando a
ribasso. L’utilizzo degli strumenti derivati permette, inoltre, di sfruttare l’effetto
“leva”, che approfondiremo successivamente.
L’arbitraggio, infine, consiste nell’assumere posizioni su più mercati sfruttando
eventuali disallineamenti di prezzo, realizzando un profitto certo che è privo di
rischio.

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Capitolo 2

Contratti future

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2.1 - Definizione
I contratti future rappresentano l’impegno tra due controparti ad acquistare o
vendere, in un’epoca prefissata, determinate attività sottostanti (finanziarie o
reali) secondo condizioni prestabilite riguardanti prezzo, quantità e qualità
dell’attività sottostante.
In realtà alla scadenza del contratto future raramente avviene la consegna
dell’attività sottostante, sia perché il principale obiettivo degli operatoti è quello di
ridurre il rischio (hedgers) o incrementare il rischio (speculatori) e non
consegnare o ricevere l’attività sottostante, sia perché spesso consegnare o
ricevere la medesima attività non conviene, risultando parecchio costoso. La
maggior parte delle posizioni viene, dunque, chiusa dalla stipula di operazioni di
segno opposto.
Il primo mercato organizzato per la negoziazione dei future è stato costituito nel
1865, presso il Chicago Board Of Trade, dove si scambiavano a termine merci
agricole, materie prime industriali e metalli preziosi. Nel 1972 sono stati introdotti,
a sua volta, i financial futures, presso l’International Monetary Market, sezione
del Chicago Mercantile Exchange. Lo scopo era quello di fornire agli operatori
economici dei validi strumenti per fronteggiare l’elevata volatilità dei tassi di
cambio a breve termine, registrata sui mercati dei capitali in seguito al passaggio
dai cambi fissi di Bretton Woods a un regime di cambi flessibili. Il numero degli
strumenti finanziari trattati sui mercati dei financial future è aumentato, via via con
il passare del tempo, sino a comprendervi, oltre ai future su avute estere, su tassi
di interesse e su indici azionari, anche i future su singoli titoli azionari.

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2.2 - Principali caratteristiche
Come abbiamo già detto, le componenti essenziali dei contratti future, quali
l’oggetto, l’importo unitario e la scadenza, sono standardizzate. Resta, dunque,
da definire soltanto ed esclusivamente il prezzo della compravendita e la quantità
dei contratti da scambiare, che ovviamente saranno in relazione alla quantità del
sottostante.
L’autorità di controllo è quella che, oltre a vigilare sulla borsa dove sono scambiati
i contratti future, definisce:
- Le caratteristiche di quello che è il sottostante, cioè vale a dire la qualità e le
caratteristiche che devono essere possedute dal sottostante oggetto del
contratto;
- Il valore nominale, ovvero la quantità del sottostante oggetto del contratto;
- Il paniere di titoli a cui il venditore può ricorrere alla scadenza del financial
future per onorare l’impegno a consegnare lo strumento oggetto del contratto;
- La scadenza del contratto;
- Il giorno di consegna e l’ultimo giorno in cui viene consentita la negoziazione
del contratto;
- Le modalità di chiusura di una posizione mediante la liquidazione per contanti;
- Le procedure per la consegna materiale dell’attività sottostante;
- Le modalità di quotazione del contratto;
- L’oscillazione minima di prezzo;
- L’orario di negoziazione;
- Il limite massimo di variazione giornaliera della quotazione, superato il quale
vengono interrotte le contrattazioni;
- Il margine iniziale, che entrambe le parti devono versare come deposito a
garanzia;
- Il fattore di conversione, cioè il coefficiente che consente, alla scadenza del
contratto future, di rendere omogenei rispetto all’attività sottostante gli

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strumenti finanziari con caratteristiche differenti in termini di cedole, prezzi e
scadenze, da consegnare alla controparte acquirente.
Il mercato dei future differisce sostanzialmente da un mercato per contanti in
quanto, in quest’ultimo, si ha il trasferimento immediato del sottostante oggetto
di contrattazione. Inoltre i contratti future sono protetti dal rischio insolvenza da
una serie di garanzie, quali la presenza di un istituto di compensazione (Clearing
House) che si interpone tra venditore e acquirente, lo standing creditizio dei
soggetti che aderiscono alla Clearing House, il sistema dei margini e i limiti
stabiliti per le oscillazioni delle quotazioni dei singoli contratti.

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2.3 - Clearing House e meccanismo dei margini
Nel mercato future vi sono due distinte istituzioni deputate alla regolamentazione
del mercato e al suo corretto funzionamento.
L’autorità di regolamentazione disciplina le modalità di funzionamento dei mercati
ufficiali, autorizza la negoziazione dei contratti future in borsa, controlla l’attività
degli operatori abilitati alla negoziazione e assicura le condizioni di trasparenza
del mercato.
La Clearing House, al contrario, l’organo deputato a garantire il corretto
funzionamento del mercato, diviene la controparte delle operazioni concluse,
subordinando l’accettazione di ciascun contratto alla corrispondenza dei margini
stabiliti. Si fa, in altre parole, garante delle del buon fine delle contrattazioni
accettate. Garantisce, inoltre, la fase di consegna dei contratti giunti a scadenza.
I margini, rappresentati da un percentuale del valore nominale del contratto
stesso, devono essere corrisposti come titolo cauzionale da chiunque abbia
intenzione di stipulare un contratto future. La percentuale viene definita dalla
Clearing House sulla base della volatilità storica, su un arco temporale che va da
tre a cinque anni, tenuto anche conto del trend della volatilità a breve. Essendo
la volatilità giornaliera nient’altro che la deviazione standard delle variazioni
giornaliere dei prezzi di chiusura dei future, la percentuale di margine iniziale
viene di norma fissata a tre deviazioni standard, in modo tale da avere un
intervallo di confidenza del 99,70% circa. Si rappresenta al meglio la massima
variazione giornaliera, in aumento o in diminuzione, del prezzo dei future, in modo
da stimare le perdite potenziali derivanti dalla liquidazione delle posizioni
contrattuali di un aderente alla Clearing House inadempiente. L’obiettivo è quello
di assicurare l’adempimento del Clearing Member e viene restituito nel momento
in cui quest’ultimo chiude la propria posizione, o comunque alla scadenza del
contratto.
Il sistema dei margini è, infine, di fondamentale importanza per quanto riguarda
l’abbassamento dei costi di entrata nelle operazioni, sfruttando il cosiddetto
effetto leva.

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2.4 - Tipologie di operatori
Come precedentemente accennato, le tipologie di operatori ai quali interessano
i mercati future sono sostanzialmente tre, quali hedgers, speculatori e
arbitraggisti.
I primi hanno il solo ed unico obiettivo di tutelarsi contro oscillazioni di prezzo del
sottostante. Operano con il solo fine di fissare in qualche modo il prezzo del bene
che intendono acquistare in un secondo momento o, specularmente, il prezzo del
bene che intendono vendere. Agli hedgers non importa se il prezzo sale o scende
perché in qualunque caso riescono a fissarlo.
Gli speculatori si assumono, invece, il totale rischio finanziario in quanto operano
senza possedere il sottostante, semplicemente per trarre vantaggio dalla crescita
o dalla caduta dei prezzi. Operano, in altri termini, sulla previsione futura del
livello dei prezzi. Rappresentano, però, e per questo la loro presenza nel mercato
è di fondamentale importanza, la controparte con cui gli operatori avversi al
rischio entrano in contatto con maggiore frequenza. Le loro operazioni
permettono di migliorare drasticamente le condizioni di liquidità del mercato.
Tendenzialmente gli speculatori operano mediante l’open position trading e/o
mediante lo spread trading. Il primo è l’investimento più rischioso, in quanto si
scommette semplicemente sull’andamento futuro del prezzo senza possedere
meccanismi di protezione. Lo spread trading, al contrario, motivo per cui diviene
l’oggetto di questo lavoro, rappresenta uno degli investimenti meno rischiosi che
possano esserci, in quanto, come vedremo, l’operatore assume due posizioni
contrapposte in future, con il solo fine di maturare un profitto dato dalle variazioni
di prezzo registrate fra due o più contratti futures o dal disallineamento fra i prezzi
di un contratto future avente a oggetto la medesima attività finanziaria ma
negoziato per scadenze diverse.
Gli arbitraggisti operano in totale assenza di rischio, assumendo posizioni in
acquisto ed in vendita sul mercato. Ad esempio, su due borse differenti sulle quali
siano negoziati contratti con la medesima attività finanziaria sottostante,
sfruttando le momentanee anomalie fra i prezzi dei contratti.

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2.5 - Finalità dei contratti future
Il mercato dei future rappresenta uno luoghi ideali più adatti a soddisfare le
esigenze di un vasto numero di operatori. I financial future, ad esempio, vengono
utilizzati quotidianamente come copertura di un rischio finanziario connesso al
core business di imprese non finanziarie, ma direttamente non gestibile da
queste. I future su materie prime sono uno strumento magnifico per determinare
in anticipo e conoscere il prezzo al quale in futuro si andranno ad acquistare o
vendere determinate merci. Si pensi a grandi multinazionali come la Coca Cola
che consumano quantità enormi di determinate materie prime, in questo caso di
zucchero. Conoscere anticipatamente a che prezzo si andranno a porre in essere
delle transazioni, darà la possibilità di strutturare strategie di mercato in maniera
tranquilla ed affidabile, senza il rischio di incorrere in spiacevoli sorprese.
Allo stesso tempo, motivo per cui è stato realizzato questo lavoro, questi contratti
offrono la possibilità anche a persone totalmente al di fuori della normale vita
finanziaria di trarre vantaggio da questi strumenti, sfruttando tutti i mezzi a
disposizione che consentono di conoscere in anticipo come determinati
sottostanti si comporteranno all’interno di determinati intervalli temporali.

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Capitolo 3

Spread trading

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3.1 - Definizione
Lo spread trading consiste nell’utilizzo di differenti posizioni, una in acquisto ed
una in vendita, per ricavare un profitto sulla base della variazione di prezzo tra le
due posizioni.
Ad esempio, al momento t si acquistano 100 azioni INTEL ad un prezzo di $30,83
per un totale di $3.083, e contemporaneamente si vendono allo scoperto (vale a
dire vendere dei titoli che non si hanno in portafoglio e che vengono presi in
prestito da altri operatori, con il solo ed unico scopo di trarre profitto a seguito di
un eventuale trend ribassista) 100 azioni ABBOTT ad un prezzo di $46,00 per un
totale di $4.600. Nel momento t+1 per chiudere le posizioni vengono vendute le
INTEL alla quotazione attuale, supponiamo $35,00, e vengono riacquistate le
ABBOTT, supponiamo a $47,00. Come emerge immediatamente da questo
esempio elementare, con questa operazione viene incassato un profitto di $417
su INTEL, in quanto sono state acquistate a $3.083 e sono state vendute a
$3.500, e viene subita una perdita su ABBOTT, in quanto sono state vendute a
$4.600 e sono state riacquistate a $4.700. Così, sottraendo la perdita di $100 al
profitto di $417, si ottiene un profitto dallo spread di $317.
Generalmente parlando, ogni qualvolta si decida di acquistare un titolo e
venderne contemporaneamente un altro, con un certo grado di correlazione, si
andrà a costruire uno spread. Il motivo per cui, in questo lavoro, vengono mostrati
gli spread soltanto con riferimento alle materie prime, dipende dal fatto che
queste ultime seguono e rispettano in maniera fedele delle tendenze stagionali.
Ciò vale a dire che ogni anno, in determinati periodi, ci saranno degli operatori
commerciali che andranno ad influenzare l’andamento di determinate commodity
con il solo ed unico obiettivo di acquistarle ad un prezzo predeterminato. Il mondo
delle commodity rispecchia la reale domanda ed offerta di mercato e risulta molto
meno influenzato da operatori che entrano ed escono dal mercato con finalità del
tutto differenti, avendo perciò un altissimo grado di affidabilità.

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3.2 - Perché preferire lo spread trading all’open position trading
Una delle ragioni principali che porta a preferire lo spread trading deriva dal fatto
che quest’ultimo richiede dei margini iniziali considerevolmente inferiori rispetto
al trading sul singolo contratto future. Spesso e volentieri, anche se dipende in
maniera considerevole dal broker utilizzato, i margini richiesti per aprire una
posizione in spread sono inferiori di circa l’80%, rispetto al margine richiesto per
il singolo future. Questo significa che il ritorno sull’investimento (ROI) diventa
molto più alto.
Se, ad esempio, ogni tick sul Soybean Meal vale $10 ed ogni tick sullo spread
intramarket (verrà spiegato successivamente cosa significa) del Soybean Meal
vale anch’esso $10, un movimento di 20 tick porterà un profitto di $200, a
prescindere dal fatto se si stia operando sul singolo contratto o sullo spread. Il
margine di mantenimento per il singolo future è di $2.750, mentre il margine di
mantenimento per lo spread è di circa $962 (dati di Interactive Brokers). Ora,
alcuni semplici calcoli ci porteranno a comprendere come operare sullo spread
sia molto più conveniente. Utilizzando la formula [(profitto/margine di
mantenimento) x 100] avremo un ROI del 7,27% sul singolo future,
[($200/$2.750)x100], ed un ROI del 20,79% sullo spread [($200/$962)x100]. Il
motivo per cui la borsa offre dei margini molto più bassi sullo spread risiede nel
fatto che acquistando e vendendo contemporaneamente la stessa materia prima,
su scadenze diverse, o comunque due materie prime diverse, ma correlate, si
riduce drasticamente il rischio assunto nel mercato, in quanto se dovessero
accadere degli eventi tali da portare il prezzo a schizzare in alto o in basso, è
vero che un contratto perderebbe ma è anche vero che l’altro lo andrebbe a
bilanciare, anche se non in maniera identica.
Una seconda ragione per cui è molto conveniente utilizzare lo spread risiede,
appunto, nel fatto di limitare il rischio e non subire un forte impatto nei momenti
di eventi straordinari. Si pensi ad esempio ad un’improvvisa scarsità di un
determinato bene o, magari, ad un insetto che stia distruggendo determinate
piantagioni, ovviamente l’impatto che si avrebbe sullo spread sarebbe
sicuramente meno drastico che sul singolo future. Si potrebbe, addirittura, come
si vedrà più avanti, guadagnare anche in caso di errata previsione o di evento

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inaspettato. Con il singolo future, una volta sbagliata la previsione, cioè
l’andamento del mercato, la perdita diventa inevitabile.
Un terzo vantaggio è quello di poter guadagnare anche in caso di mercato
laterale, cioè in mancanza di trend. Nel caso del future singolo, si riesce a
guadagnare con un mercato che sale in caso di acquisto e con un mercato che
scende in caso di vendita allo scoperto. Con lo spread, una volta individuato il
contratto che dei due è il più forte, si riesce a guadagnare comunque, purché il
contratto più forte salga più del più debole o scenda meno.

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3.3 - Tipologie di spread
Le tipologie di spread che si possono trovare sono sostanzialmente quattro:
- Spread intramarket, chiamati anche intracommodity, interdelivery o calendar,
dove si acquista e si vende sullo stesso mercato, utilizzando date di scadenza
differenti (ad esempio acquisto di Wheat con scadenza Marzo e vendita di
Wheat con scadenza Luglio);
- Spread intermarket, dove si acquista su un mercato e si vende su un altro,
utilizzando le stesse date di scadenza (ad esempio si acquista Soybean
scadenza Marzo e si vende Soybean Meal scadenza Marzo);
- Spread interexchange, dove si acquista su un mercato in un determinato
exchange e si vende su un altro mercato in un altro exchange, utilizzando le
stesse date di scadenza (ad esempio si acquista Wheat sul mercato di Chicago
con scadenza Marzo e si vende Wheat sul mercato di Kansas City con
scadenza Marzo);
- Spread esotici, completamente fantasiosi, che non verranno trattati all’interno
di questo lavoro perché hanno un profilo di rischio elevato e una stagionalità
instabile (ad esempio si acquista una materia prima e si vende un titolo
finanziario).

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3.4 - Come costruire uno spread
Usualmente viene indicato come primo il contratto che si vuole acquistare e come
secondo quello che si vuole vendere. Uno spread costituito da acquisto Soybean
Meal scadenza Luglio e vendita Soybean Meal scadenza Dicembre, verrà
indicato come ZMN5-ZMZ5, dove le prime due lettere (ZM) stanno ad indicare il
nome del contratto future, l’ultima lettera sta ad indicare il mese di scadenza e il
numero 5 sta per l’anno 2015.
Le sigle delle commodity che verranno trattate sono le seguenti (dati di Interactive
Brokers):
- Soybean = ZS (ECBOT)
- Soybean Meal = ZM (ECBOT)
- Soybean Oil = ZL (ECBOT)
- Wheat CBOT = ZW (ECBOT)
- Wheat KCBOT = KE (ECBOT)
- Corn = ZC (ECBOT)
- Feeder Cattle = GF (GLOBEX)
- Live Cattle = LE (GLOBEX)
- Lean Hogs = HE (GLOBEX)
- Sugar = SB (NYBOT)
- Coffee = KC (NYBOT)
- Cocoa = CC (NYBOT)
- Cotton = CT (NYBOT)
All’interno delle parentesi vi sono le relative borse sulle quali vengono trattate le
diverse materie prime.
Di seguito vi sono, invece, le sigle relative alle varie scadenza:
- Gennaio = F
- Febbraio = G
- Marzo = H
- Aprile = J

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- Maggio = K
- Giugno = M
- Luglio = N
- Agosto = Q
- Settembre = U
- Ottobre = V
- Novembre = X
- Dicembre = Z
Bisogna fare attenzione esclusivamente alla costruzione di uno spread
intermarket, in quanto ci sarà il bisogno di equiparare entrambi i lati dello spread,
essendo materie prime differenti. Se, ad esempio, il Soybean si muove di $50 a
punto (il punto non è altro che lo spazio tra un numero cardinale e l’altro,
all’interno del quale vi sono i tick; ad esempio da 20 a 21 si ha il movimento di 1
punto, ma tra 20 e 21 possono esserci 20 1/4, 20 1/2 e 20 3/4, che sono tick, cioè
le minime fluttuazioni) e il Soybean Meal si muove di $100 a punto, bisognerà
utilizzare il sistema dei moltiplicatori per equiparare l’esposizione, e cioè scrivere
50xZSN5-100xZMQ5.
L’obiettivo è quello di avere la medesima esposizione su entrambi i lati dello
spread altrimenti vi sarebbe un maggior rischio da una parte, e per farlo bisogna
semplicemente costruire lo spread allo stesso identico modo, ma moltiplicando
ogni lato per il valore del punto. Di seguito vi sono i point value delle diverse
materie prime:
- Soybean = $50
- Soybean Meal = $100
- Soybean Oil = $600
- Wheat CBOT = $50
- Wheat KCBOT = $50
- Corn = $50
- Feeder Cattle = $500

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- Live Cattle = $400
- Lean Hogs = $1120
- Sugar = $375
- Coffee = $375
- Cocoa = $10
- Cotton = $500
Un altro modo per equiparare l’esposizione su entrambi i lati dello spread
potrebbe essere quello di variare il numero di contratti, ma si incontrerebbero
delle difficoltà nel farlo e per questo sarebbe meglio evitare utilizzando soltanto
ed esclusivamente i moltiplicatori. Nell’esempio precedente sarebbe stato
sufficiente acquistare due contratti di Soybean, del valore di $50 a punto, e
vendere un solo contratto di Soybean Meal, del valore di $100 a punto. In questo
modo, però, il broker potrebbe non riconoscere immediatamente lo spread e si
rischierebbe di dover versare un margine iniziale molto più alto. Altro problema
si avrebbe nel caso i punti non fossero esattamente divisibili; vale a dire che se
una parte vale $35 a punto e un’altra vale $50, bilanciare il tutto con più contratti
risulterebbe impossibile, in quanto due contratti darebbero $70 per punto, ancora
differente da $50. Per evitare tutti questi problemi, si utilizzano i moltiplicatori,
operando sempre con lo stesso numero di contratti su entrambi i lati.

26
Capitolo 4

Operare con lo spread trading

27
4.1 - Come selezionare uno spread
Si è detto finora che lo spread trading rappresenta l’operatività più salda e meno
rischiosa per quanto riguarda il mondo del trading. Va ora spiegato in dettaglio
come selezionare uno spread, vale a dire tutti i passaggi da compiere affinché si
possa arrivare alla decisione di porre in essere una determinata operazione. Ogni
trader ha la propria strategia e ognuno ha la propria gestione del rischio, come la
propria gestione del money management, che verrà approfondito ampiamente
nel prossimo capitolo. Anche se i mercati sono gli stessi e le tendenze stagionali
sono le stesse agli occhi di tutti, il capitale che ognuno dedica alla propria attività
di trading sarà necessariamente diverso, come diverso sarà anche il profilo di
rischio. Una corretta e seria attività di trading non può basarsi solo ed
esclusivamente sulla strategia in quanto tale, ma deve puntare su una corretta
gestione di tutte le variabili che vi girano intorno. In questi anni di trading ho visto
persone utilizzare le medesime strategie, con lo stesso ammontare di denaro
iniziale, ma con un differente risultato finale. Per questo motivo, in questo capitolo
verrà mostrata la strategia con tutti i passi da compiere, mentre nel prossimo
capitolo verrà illustrata una tecnica di gestione delle posizioni generica con
variabili modificabili in relazione al proprio profilo di rischio.
I passaggi da compiere per poter capire se uno spread rispetta tutte le
caratteristiche sono sette. Bisogna innanzitutto individuare il periodo di interesse.
Significa individuare una tendenza stagionale, cioè una tendenza rialzista o
ribassista su un determinato sottostante, che sia stata la stessa per 10/15 anni.
Si utilizza il software Seasonalgo, che può essere scaricato dal sito
https://www.seasonalgo.com. Questo software statistico fornisce tutti i dati relativi
agli spread e fornisce una serie storica degli anni passati relativa ad ognuna delle
materie prime che può essere tradata. Come si può vedere dal grafico seguente,
relativo ad uno spread sul Corn con acquisto Marzo 2016 e vendita Settembre
2015, all’interno delle due linee verticali vi è una chiara tendenza stagionale
rialzista dello spread. La linea verde sta ad indicare la data statistica ottimizzata
di inizio della tendenza stagionale, mentre la linea rossa indica la data statistica
ottimizzata relativa alla fine della tendenza stagionale. Le quattro linee che si
vedono, invece, sul grafico rappresentano l’andamento annuale dello spread, da

28
Settembre a Settembre. La linea blu indica la media dello spread negli ultimi 15
anni di osservazione, la linea verde la media negli ultimi 10 anni, la linea rossa la
media negli ultimi 5 anni e la linea nera lo spread dell’anno attuale. Come si può
notare, infatti, la linea nera si interrompe all’inizio della data di partenza della
stagionalità, che corrisponde ai giorni in cui si sta elaborando questo lavoro.

Una volta individuata la tendenza, rialzista o ribassista, è buona norma verificare


se all’interno della finestra stagionale le tre medie si presentano parallele e/o
sovrapposte. Il motivo per cui sono preferibili le medie parallele deriva dal fatto di
avere una maggiore sicurezza rispetto al grado di correlazione che i prezzi hanno
avuto in passato. Dal grafico si nota perfettamente come le medie a 5, 10 e 15
anni siano esattamente parallele, con la stessa identica tendenza. Ancor meglio,
ma non necessario, se le medie sono sovrapposte, il che significa che
mediamene tradano ogni anno, più o meno, allo stesso prezzo. Se sono parallele,
ma non sovrapposte, significa che, con il passare degli anni, i prezzi hanno
iniziato a salire o scendere a causa di qualche variabile, ma in ogni caso la
domanda della materia prima resta la stessa, in quanto rispetta la tendenza
stagionale.
A questo punto bisogna studiare il livello dei prezzi per capire se c’è margine
sufficiente affinché lo spread, anche quest’anno, si comporti allo stesso modo.
Non bisogna mai dimenticare che il trading, anche se basato totalmente sulla
realtà come nel caso dello spread, conserva sempre e comunque un certo grado

29
di probabilità, e l’obiettivo del bravo trader dev’essere senz’altro quello di
incrementare quanto più possibile le probabilità di successo dell’operazione.
In questo grafico si nota l’andamento dei prezzi dello spread dall’anno 2001
all’anno attuale ed emerge immediatamente da una prima occhiata come lo
spread abbia una media minima di prezzo a 10 circa, con una media massima di
prezzo intorno a 30. Vi sono stati, inoltre, anni come il 2011, 2012 e 2013, dove i
prezzi sono stati molto più bassi, a differenza di quella che è sempre stata la
normale tendenza. Ciò che bisogna osservare in questo grafico, come si diceva,
è lo spazio che lo spread attualmente ha per andare ancora a crescere.

Attualmente lo spread sta tradando 21,5 ed è al di sotto dei massimi che lo stesso
è riuscito a fare negli anni passati, il che significa che anche questo passaggio è
rispettato. Nel caso lo spread fosse stato sui massimi assoluti, lo avremmo già
scartato, in quanto la probabilità di continuare a crescere non sarebbe stata a
nostro favore, non perché non lo avrebbe fatto ma semplicemente perché l’unica
cosa che il trader può fare è quella di analizzare passato e presente. La
previsione sul futuro deve essere fatta soltanto ed esclusivamente su solide basi
statistiche e non su pensieri e idee, in quanto la realtà è l’unica variabile ad avere
sempre ragione.
Superato anche questo passaggio, si può procedere analizzando la fase esatta
in cui lo spread si trova in quest’anno, se in contango o backwardation.

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Contango significa che le scadenze dei future, dalla più vicina alla più lontana,
presentano prezzi crescenti. Rappresenta una fase normale di mercato in
quanto, nel mercato delle materie prime, portare avanti una commodity nel tempo
incrementa i costi di stoccaggio, assicurazione e interesse sul capitale tenuto
fermo; così chi volesse acquistare una merce in un momento lontano dovrebbe
regolarmente pagarla di più rispetto alla scadenza più vicina. Nel caso contrario
si ha una fase di backwardation, cioè di prezzi decrescenti, come si può notare
dal successivo grafico sul Soybean Meal (preso soltanto come esempio per
mostrare l’andamento contrario dei prezzi).

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Questa situazione si verifica quando vi è un eccesso di domanda nei mesi più
vicini, che porta il prezzo del future a crescere maggiormente rispetto al prezzo
dei futures dei mesi più lontani.
Vi sono operatori disposti a pagare di più per ottenere subito quella merce, in
quanto si aspettano che potrebbe costare molto di più con il passare del tempo.
In questo caso, è buona norma scartare lo spread in quanto la tendenza
stagionale potrebbe non essere rispettata o potrebbe esserlo, ma con qualche
forte picco al contrario, prima di tornare nella nostra direzione.
Occorre notare, però, un aspetto di particolare rilievo. Nel caso in cui la scadenza
più forte fosse quella più lontana, lo spread, in caso di backwardation, verrebbe
scartato in quanto la scadenza più forte potrebbe diventare la più vicina, con un
andamento totalmente opposto.
Nel caso, invece, di uno spread con scadenza più forte nei mesi più vicini, dunque
con acquisto di un future su scadenza vicina e vendita di un future su scadenza
lontana, anche in caso di backwardation lo spread potrebbe apparire
interessante, in quanto la scadenza a diventare ancor più forte sarebbe quella
che è già forte di suo.
Vi sono, poi, delle teorie mediante le quali, in caso di backwardation, a
prescindere dalla stagionalità, può essere acquistato un future con scadenza nel
mese più vicino e venduto un future con scadenza nel mese più lontano, ma in
questo modo ci si allontana totalmente da quello che è l’obiettivo di questo lavoro,
cioè andare a sfruttare i vantaggi delle stagionalità.
Sarebbe, inoltre, molto elevato anche il rischio da assumersi, perché nessuno
dice che la situazione di backwardation non può essere invertita nel minor tempo
possibile tornando in contango.
Si consiglia caldamente, per questo motivo, di evitare di operare in situazioni di
backwardation, salvo eventualmente il caso in cui si fosse in acquisto con un
future nella scadenza più vicina.
Superato anche questo passaggio, si può andare ad analizzare quello che è il
backtest, cioè vale dire l’andamento dello spread potenzialmente appetibile in
tutti gli anni passati, senza oltrepassare i 15 anni.

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Nella tabella sovrastante viene fornita una descrizione media dello spread negli
ultimi anni. La prima riga dice che lo spread mediamente negli ultimi 5 anni,
rispettando le date ottimizzate di entrata ed uscita relative alla stagionalità,
avrebbe ottenuto un 100% di successi, cioè avrebbe chiuso sempre in guadagno.
Stessa cosa per quanto riguarda la tendenza dello spread negli ultimi 10 e 15
anni, anch’essi con percentuale di successo del 100%. Bisogna fare, però, molta
attenzione a queste percentuali perché è da qui che molte volte deriva
l’insuccesso di un’operazione, che spesso e volentieri diventa insuccesso
nell’attività di trading in quanto tale. Il fatto di aver chiuso sempre in profitto dice
poco o nulla sulla bontà dell’operazione e dice ancor meno sulla capacità
economica del trader di aprire o meno quella medesima operazione. È possibile
che in alcuni anni lo spread abbia avuto un picco negativo di migliaia di dollari dal
momento dell’entrata, riportandosi in profitto, magari irrisorio, soltanto nell’ultima
fase della stagionalità. Il trader deve necessariamente comprendere, dunque,
quella che è stata l’evoluzione dello spread negli ultimi anni, dal momento
dell’entrata fino al momento dell’uscita, in modo tale da avere una certezza
statistica sulla bontà dell’operazione, e una certezza statistica sulla possibilità o
meno di poter operare con quel determinato spread, da un punto di vista di money
management, come si vedrà nel prossimo capitolo. Un trader che avesse un
conto di $10.000, non potrebbe assolutamente pensare di entrare in
un’operazione che presenta tutte le caratteristiche tali da rendere fattibile una

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momentanea perdita di $2.000. Il rischio sarebbe eccessivo e non alla portata di
questo portafoglio, anche se alla fine, come si è già visto, lo spread potrebbe
chiudere in profitto.

Così si va ad analizzare anno per anno quello che è stato il reale andamento
dello spread, per capire se adatto al nostro portafoglio e per individuare quello
che dovrebbe essere uno stop loss ideale (stop loss significa chiusura di
un’operazione in perdita, allo scopo di proteggere il proprio capitale; se ad
esempio si entra in un’operazione con una determinata previsione e quella
previsione non viene per qualche motivo rispettata, si dovrà chiudere
l’operazione con una minima perdita, senza lasciare che la singola operazione
possa danneggiare il proprio capitale). In questa tabella, vi è la prima colonna
relativa agli anni dello spread analizzato, nella seconda e quarta colonna vi è
l’entrata stagionale relativa ad ogni anno e la relativa uscita, nella terza e quinta
colonna vi è il prezzo di entrata e di uscita, e a seguire si hanno i punti che il
differenziale è riuscito a fare dall’entrata all’uscita, il profitto, il numero di giorni in
cui si è tenuta aperta l’operazione, la miglior data stagionale, con il relativo miglior

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profitto, la peggior data stagionale, con il relativo peggior profitto e il drawdown
nell’ultima colonna.
L’elemento più importante su cui bisogna focalizzare l’attenzione è il “worst”, cioè
il peggior movimento contrario, perché è in base a quello che può essere stabilito
un eventuale punto di uscita in perdita, nel caso lo spread non dovesse
comportarsi come negli anni precedenti.
Anche qui vi sono differenti teorie che spiegano, più o meno in dettaglio, quella
che potrebbe essere la modalità per impostare uno stop loss. Ma, senza entrare
nel dettaglio delle teorie stesse, di proprietà di chi le insegna e diffonde, si può
semplicemente spiegare, a logica, il motivo per cui sarebbe ideale utilizzare una
metodologia più affidabile da un punto di vista reale.
Dal momento in cui il grafico sovrastante mostra che su 15 anni lo spread, prima
di andare a favore, è andato in direzione contraria per un massimo di $225,
escludendo dal computo gli anni 2013, 2011 e 1996, in quanto prezzi
drasticamente più bassi dalla media e dal prezzo attuale, può essere più che
ragionevole impostare uno stop loss a $250, o maggiore come si vedrà nel caso
dell’unione tra la strategia stessa e la strategia di money management che verrà
spiegata nel prossimo capitolo.
Quello che è importante per ora, è comprendere il concetto di come qualunque
decisione debba essere presa in relazione alla realtà e ai dati statistici, perché
tutto il resto, autorevole o meno, resta pura e semplice fantasia.
Ovviamente dire ad un analista tecnico che l’analisi tecnica è tutto fuorché il
riflesso della realtà, porterà all’inizio di discussioni senza fine, ma non è quello
che deve essere fatto.
Ci sono diverse correnti di pensiero e ritengo che ognuna sia giusta in relazione
alla propria applicazione, e il fatto stesso che una modalità sia giusta non esclude
il fatto che anche l’altra possa esserla.
Qui si sta operando con materie prime che hanno una forte stagionalità ed una
reale domanda ed offerta di mercato, che porta i commerciali ad interessarsi poco
o nulla di ciò che sta accadendo sul grafico.
Loro hanno bisogno di acquistare le merci per il proprio business, per vendere
prodotti finiti, e per seguire le loro tendenze bisogna basarsi soltanto ed

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esclusivamente su dati statistici inconfutabili, stando alla larga da ipotesi o
fantasie che nulla hanno a che vedere con la realtà.
Ho studiato con traders di fama mondiale che mi hanno trasmesso tanto in termini
operativi ed in termini di conoscenze dei mercati, ma questo non deve
assolutamente ostacolare la possibilità di mettere in discussione tutto ciò che
viene insegnato, perché, come insegna la teoria economica, un modello è valido
fino a prova contraria e la prova contraria deriva dalla realtà.
Bisogna controllare a questo punto, utilizzando il sito dell’Exchange relativo a ciò
che stiamo trattando, quelli che sono i volumi del sottostante, vale a dire quanti
contratti al giorno sono scambiati, passati da una mano all’altra.
Questa variabile è di fondamentale importanza in quanto maggiori sono i
contratti scambiati e maggiori sono le probabilità di poter concludere la trattativa
al prezzo determinato o al prezzo che da esso non si discosta più di tanto.

Lo screenshot sovrastante mostra l’interfaccia della piattaforma TWS di


Interactive Brokers e viene mostrato lo spread sul Corn che si sta analizzando.
Sulla prima riga c’è lo spread costruito, mentre nelle due righe sottostanti vi sono
i due future con differenti scadenze, componenti lo spread stesso.
Il valore “Bid” sta ad indicare il prezzo a cui gli operatori riescono a vendere e a
cui il mercato è disposto ad acquistare e il valore “Ask” indica il prezzo a cui gli
operatori riescono ad acquistare e a cui il mercato è disposto a vendere. In
mancanza di volumi, o comunque con volumi bassi, possono esserci dei gap
abbastanza ampi tra i due valori, offrendo agli operatori degli eseguiti non proprio
ottimali.

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Se un operatore desidera acquistare 10 contratti di Corn ad un determinato
prezzo avrà necessariamente bisogno di persone che siano disposte a venderli
questi contratti, e probabilmente queste persone sono disposte a venderli a
prezzi superiori all’ultimo prezzo scambiato, il che la situazione non va
certamente a favore del trader.
Se vi sono persone disposte a vendere 3 contratti a 358 1/2, 2 contratti a 359 1/4,
3 contratti a 360 e 2 contratti a 361 1/4, l’operatore acquisterà i suoi 10 contratti
pagandoli rispettivamente i prezzi appena indicati.
Con maggiori volumi, invece, è possibile acquistare/vendere un determinato
quantitativo al miglior prezzo o ad un prezzo vicinissimo a quello attuale, senza
dover necessariamente acquistare a prezzi alti o vendere a prezzi bassi.
Per evitare questo problema è preferibile operare in mercati che abbiano almeno
1000 contratti scambiati per giorno, ed è possibile verificarlo nel sito web
dell’Exchange dove è tradata la materia prima di riferimento.
I due siti sono http://www.cmegroup.com, dove si trovano la maggioranza delle
commodity trattate, e https://www.theice.com/index, dove sono trattati prodotti
coloniali come Caffè, Zucchero, Cacao e Cotone.
Nella tabella sottostante, presa dal cmegroup, vi sono tutte le scadenze relative
al future sul Corn, con i relativi prezzi dell’ultima chiusura e con i volumi scambiati
indicati nella terzultima colonna. Le scadenze dello Spread analizzato, Settembre
2015 e Marzo 2016, presentano rispettivamente 57.000 e 3.900 contratti circa
scambiati.
È possibile, per questo motivo, operare su questo spread, senza che vi siano
particolari rischi riguardanti l’entrata e/o l’uscita dall’operazione.
Il problema del differenziale Bid/Ask ovviamente non si presenta soltanto nel
momento in cui un operatore decide di entrare in un’operazione, ma anche
quando da essa decide di uscire.
Certamente col passare del tempo i volumi dovrebbero aumentare su entrambe
le scadenze ma, se per qualche evento straordinario, se si dovesse decidere di
uscire, non si avrebbero particolari problemi a farlo.

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Un altro modo per evitare questo problema è quello di entrare e/o uscire dal
mercato nei primi quindici minuti dall’apertura o negli ultimi 15 minuti, prima della
chiusura, in quanto in questi due momenti della giornata si ha la massima liquidità
del mercato.

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Nella tabella sovrastante sono indicati gli orari di apertura e chiusura dei mercati
delle materie prime. Gli orari sono quelli di Chicago, bisogna dunque aggiungere
sette ore per l’orario Italiano.
Ad esempio i mercati delle granaglie aprono alle 8:30 (15:30 Italiane) e chiudono
alle 13:15 (20:15 Italiane). È preferibile, come dicevamo, tradare dalle 15:30 alle
15:45 e/o dalle 20:00 alle 20:15.
Osservati anche i volumi, si può salvare il grafico, tornandolo ad analizzare circa
una settimana prima della data statistica ottimizzata di ingresso, per cercare un
esatto punto di ingresso.
Questo settimo ed ultimo filtro rappresenta quella che è l’analisi tecnica pura,
fatta sul grafico per prendere decisioni in merito all’ottimizzazione delle entrate
e/o delle uscite.
L’analisi tecnica non fa altro che individuare una formazione grafica di prezzo che
è stata in passato osservata da un vastissimo numero di operatori e che per
questo motivo è stata catalogata con specifici parametri e criteri.
La formazione grafica fornisce all’osservatore un prezzo ideale in corrispondenza
del quale entrare in un’operazione ed un prezzo ideale per uscire dalla stessa in
profitto o perdita.
Come per qualunque altra cosa, queste formazioni non garantiscono affatto la
riuscita dell’operazione, ma sono degli utili strumenti a supporto di quelle che
sono, al contrario, le analisi fondamentali.
Oltre alle formazioni grafiche, possono essere utilizzati anche gli indicatori
presenti in tutte le piattaforme di trading, ma a mio avviso questi ultimi sono i
meno attendibili in assoluto, in quanto, essendo basati su derivazioni
matematiche del prezzo stesso, sono sempre in ritardo.
Lasciano, inoltre, in dubbio la questione riguardo all’esatto punto d’ingresso e/o
uscita dal mercato.
Se si decide di fare trading utilizzando un oscillatore di ipervenduto/ipercomprato,
ci si va a basare sull’oscillatore anziché sul prezzo per prendere le proprie
decisioni, acquistando in ipervenduto e vendendo in ipercomprato, il che lascia
molto a desiderare.

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Il “lascia molto a desiderare”, ci tengo a precisare, non deve essere interpretato
come il “non funziona”, in quanto ci sono molti casi in cui indicatori e oscillatori
sono attendibilissimi, ma bisogna sempre e comunque inserirli all’interno di
un’analisi globale fatta dall’operatore, senza fare affidamento solo ed
esclusivamente su di essi.
Nel grafico sovrastante, ad esempio, l’RSI mostra effettivamente come le aree di
ipervenduto corrispondano alle aree di prezzo più basse in cui il prezzo ricomincia
a salire, mentre le aree di ipercomprato rappresentano le aree di prezzo più alte
dove il prezzo inizia a scendere, e dunque il proprio dovere lo fa correttamente.
Personalmente baso le mie analisi su quelli che sono i fondamentali e su quelle
che sono le previsioni future dello spread che si sta analizzando, così da dare
poca importanza a quest’ultimo filtro. L’unica cosa che guardo con maggior

frequenza è l’area di supporto dello spread, che rappresenta il punto più basso
al di sotto del quale il differenziale di prezzo non riesce ad andare. La zona di
supporto mi dà un’indicazione attendibile in quanto se uno spread al di fuori della
finestra stagionale non è riuscito a scendere sotto un determinato prezzo, con
maggiori probabilità non ci scenderà all’interno della finestra stagionale, avendo
maggiore forza e domanda di mercato.

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In questo grafico, le due linee orizzontali viola rappresentano le due aree di
supporto. Vale a dire le due aree dove il prezzo il più delle volte è sceso, senza
oltrepassarle. In questo caso terrei in considerazione un’eventuale entrata in
questo spread, nei giorni vicino alla data statistica ottimizzata di entrata
rappresentata dalla linea verde verticale, ad un prezzo vicino ad una delle due
aree di supporto, in relazione a quella che sarà l’evoluzione dello spread da
questo momento in poi.

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4.2 Quali ordini utilizzare
Ogni volta che si desidera operare con uno strumento finanziario o una
commodity, bisogna inviare un ordine in piattaforma, questa lo inoltrerà al Broker,
che a sua volta lo inoltrerà all’Exchange, che per concludere troverà la
controparte interessata. Bisogna per questo motivo sapere quale ordine inviare
e come inviarlo.
Si vedranno ora le due tipologie di ordini, lasciando alla successiva trattazione
l’analisi di come inviarli. Vi sono due tipologie di ordini che possono essere
utilizzati per gli spread, e sono:
- Ordini a mercato (MKT), che danno la possibilità di entrare nell’operazione in
acquisto/vendita immediatamente al primo prezzo disponibile;
- Ordini limite (LMT), che al contrario danno la possibilità di determinare l’esatto
prezzo a cui si vuole acquistare/vendere.
Nel caso dell’esempio fatto sul grafico precedente, si è detto di voler acquistare
su un’area di supporto. L’area superiore è a -0,0148; se, a ridosso dell’inizio della
finestra stagionale, il prezzo dovesse viaggiare intorno a quei prezzi, si potrebbe
impostare un ordine limite a -0,0148 per comprare lo spread ed entrare
nell’operazione. Occorre fare però attenzione, in quanto l’ordine limite è un ordine
a noi vantaggioso che va utilizzato soltanto ed esclusivamente quando il prezzo
a cui si vuole acquistare è inferiore a quello attuale, altrimenti l’eseguito si
avrebbe al prezzo attuale più vantaggioso. Attualmente l’Heating Oil del grafico
precedente è a -0,0132, prezzo più alto di -0,0148, ed è possibile impostare un
ordine a quel prezzo. Se invece il prezzo fosse stato a -0,0200 e avessi impostato
un ordine limite a -0,0148, sarei stato eseguito a -0,200 perché la piattaforma con
l’ordine limite esegue a prezzi a noi vantaggiosi, importandosene poco del prezzo
a cui noi vogliamo realmente acquistare.
Una terza tipologia di ordine molto utilizzata, che non ha senso utilizzare nello
spread, è il cosiddetto ordine stop. Questo dà la possibilità all’operatore di poter
comprare ad un prezzo più alto di quello attuale, il che non ha molto senso,
essendo l’obiettivo quello di acquistare a prezzi bassi per poi uscire a prezzi alti.
Per altre modalità di trading, l’ordine stop è molto utilizzato ed ha un suo senso,
ma per questa operatività il suo utilizzo non è assolutamente da consigliare.

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4.3 – Esempi reali di spread
Nel grafico successivo vi è un esempio di spread intermarket tra grano di Kansas
City e grano di Chicago.

La finestra stagionale di questo spread, con acquisto future scadenza Dicembre


sul grano di Kansas City e vendita future scadenza Dicembre sul grano di
Chicago, va dal 16 Luglio al 20 Ottobre.
Come si nota immediatamente dal grafico, le medie delle tendenze dello spread
a 5,10 e 15 anni sono parallele e crescenti e lo spread di quest’anno è
sensibilmente al di sotto degli ultimi anni.

43
Infatti anche dal grafico dei prezzi si nota come i prezzi siano sui minimi, con
ampissimo margine per una potenziale crescita futura.
Lo spread, inoltre, presenta anche una divergenza su RSI, ad indicare una
possibile inversione di tendenza.

Le due linee rosse disegnate sullo spread dell’anno in corso e sul grafico
sottostante dell’RSI sono una decrescente e l’altra crescente. In teoria di analisi
tecnica, questa divergenza rappresenta un segnale di inversione di tendenza
relativamente potente ed efficace.
I volumi su entrambi i future, come evidenziato dalle tabelle del sito ufficiale del
CME ci sono e sono più che sufficienti.

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Non c’è bisogno di controllare il contango o la backwardation, in quanto si sta
trattando un intermarket; si passa dunque al backtest.

In questo caso risulta essere molto interessante in quanto, a primo impatto, non
sembra essere un granché, ma con un’attenta analisi si rivela più che ottimale.
Quest’anno lo spread è quasi a zero, sui minimi da 15 anni, mentre quasi tutte le
entrate evidenziate nella tabella del backtest sono state effettuate a prezzi molto
più altri di quello attuale. Per questo motivo lo spread di quest’anno ha tutte le
carte in regola per essere tradato e rispetta alla perfezione tutti i parametri
analizzati.

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Altro ottimo spread concluso da poco è quello sullo zucchero con acquisto future
Ottobre 2015 e vendita Maggio 2016. Il grafico sottostante mostra una finestra
stagionale che va dal 25/06 al 22/07, con un chiaro segnale di inversione di
tendenza a ridosso dell’entrata statistica ottimizzata.

In casi come questi, dove lo spread sale di parecchio in pochissimo tempo, ci si


può tranquillamente accontentare chiudendo prima e capitalizzando un buon
profitto.

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Il profitto che si è avuto in questo caso ($250 circa a contratto) è stato lo stesso
di quello che si sarebbe ottenuto tendendo aperta l’operazione per tutta la finestra
stagionale.

I prezzi, anche in questo caso, erano sui minimi con ampissimo spazio per
crescere e dare un profitto accettabile.

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Specularmente anche il backtest era perfetto in quanto, sebbene presentasse
parecchi anni in perdita, il prezzo di entrata di quest’anno era sensibilmente al di
sotto.
Inoltre i volumi erano presenti su entrambi i lati dello spread ed eravamo in fase
di contango, che ancora sussiste, come emerge dal grafico seguente.

Poi vi è lo Spread con acquisto Gasoil con acquisto Ottobre 2015 e vendita
Dicembre 2015.

48
La finestra stagionale va dal 15 Luglio 2015 al 3 Ottobre 2015. All’interno della
finestra stagionale le medie sono perfettamente parallele e tra la 5 e la 15 vi è
anche sovrapposizione.

I prezzi, anche qui, sono sui minimi con ampio spazio per poter prendere profitto.

Il Backtest mostra un ottimo storico, con 100% di chiusure in profitto e con un


worst accettabilissimo.
I volumi erano superiori a mille su entrambi i lati, quindi anche questo presentava
le condizioni ottimali.

49
Capitolo 5

Money Management

50
5.1 - Che cos’è il Money Management
Il Money Management consiste in un insieme di tecniche atte a massimizzare i
profitti e a limitare le perdite, indipendentemente dal tipo di strategia utilizzata sui
mercati finanziari. Spesso e volentieri, purtroppo, è la parte meno considerata
dagli operatori, i quali focalizzano più attenzione ed interesse su quella che è la
strategia tecnica in quanto tale.
Da molti studi e dai miei anni di esperienza emerge, invece, esattamente
l’opposto. Qualunque strategia di trading senza una corretta gestione del denaro
non può far altro che produrre perdite. Investire troppo nei momenti in cui non si
dovrebbe o troppo poco nei momenti in cui si dovrebbe incrementare
notevolmente, porterà nel lungo periodo ad avere ritorni sul capitale nettamente
inferiori alla media. Sento spesso consigliare di non investire più di un
determinato ammontare in una singola operazione o di non assumere rischi che
superino determinate percentuali, che a mio avviso non ha minimamente senso.
Ogni strategia porta con sé un suo Money Management, che deve essere
costruito ad hoc. Non è possibile utilizzare una tecnica di gestione universale che
si adatti a tutti, in quanto le variabili in gioco sono tantissime e completamente
differenti da una strategia ad un’altra. Il Money Management, a sua volta, si
suddivide in Risk Management e Position Sizing. Il primo include tutte le tecniche
atte a monitorare il rischio su ogni singola operazione di trading, dato dalla
differenza tra acquisto e vendita, e sull’intero portafoglio, dato da una serie
consecutiva di operazioni. Il secondo include tutte le tecniche atte a monitorare il
numero dei contratti da utilizzare in ogni singola operazione.
La prima cosa da fare ogni qualvolta si approccia una nuova strategia è quella di
determinare la giusta quantità di denaro da investire. Una strategia può anche
essere profittevole, ma se non si ha un conto di trading abbastanza ampio da
poter contenere una serie di perdite che quella strategia si porta dietro,
ovviamente si trasformerà quest’ultima da vincente a perdente. Specularmente
utilizzare un capitale nettamente maggiore a quello che effettivamente sarebbe
necessario, porterà ad ottenere dei profitti nettamente inferiori alla media.
La seconda cosa da fare è quella di determinare il numero dei contratti con cui
bisogna iniziare a tradare e come gestire gli incrementi di questi ultimi.

51
5.2 - Come determinare la giusta quantità di denaro da investire
La giusta quantità di denaro da investire non va assolutamente determinata in
relazione a quella che è la massima perdita che una persona riesce a sopportare.
Sicuramente questa capacità di sopportare o meno perdite più o meno importanti
va ad influenzare quella che è la decisione stessa, ma non può in alcun modo
rappresentare la sola variabile sottostante la decisione.
Lo stesso identico discorso vale per tutte quelle persone che consigliano di
investire una determinata somma o di non rischiare più di una determinata
somma su ogni singola operazione, il che può stare semplicemente a significare
che non essendo di qualità la strategia, l’unico modo per uscirne senza lasciarvi
le penne è quello di rischiare il meno possibile.
Se si considera, però, che il mercato non è una lotteria e non è un casinò, si
capisce ottimamente che il problema non sta tanto nel decidere quanto rischiare,
ma nel decidere come gestire al meglio il rischio per singola operazione e il
rischio totale.
Per questo, ogni volta che si va ad operare nel mercato con una determinata
strategia, bisognerebbe calcolare il massimo drawdown, per definire l’ammontare
esatto di capitale di cui si ha bisogno o per comprendere se il capitale a
disposizione è sufficiente ad implementare quella determinata strategia.
Il drawdown, come è stato accennato, rappresenta il punto più basso di una
equity line, cioè la massima perdita totale subita sull’account a seguito
dell’applicazione di una determinata strategia.
Se, ad esempio, si dovesse aprire un account con $10.000 all’interno e si
dovesse iniziare a tradare, si potrebbe magari vedere crescere la propria equity
line fino a $13.000, ad esempio, per poi vederla arrivare a $11.000, tornare a
crescere fino a $16.000, scendere di nuovo fino a $12.000 e vederla infine salire
direttamente fino ad arrivare quota $25.000.

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Come mostrato nel grafico, il massimo drawdown è quello avvenuto tra $16.000
e $12.000, in quanto rappresenta il più profondo movimento negativo che si è
avuto. In questo caso se una persona decidesse di iniziare a tradare con una
strategia simile, iniziando con un conto da $4.000, sarebbe un vero e proprio
scommettitore da casinò, in quanto non avrebbe la minima possibilità di
fronteggiare il massimo drawdown. Ovviamente, come in questo caso, potrebbe
andargli bene, in quanto il massimo drawdown non si sarebbe verificato
immediatamente, ma in un momento successivo, dopo che la strategia avrebbe
già portato dei guadagni. Nel caso in cui il drawdown si fosse verificato all’inizio,
questo signore avrebbe azzerato il conto, non per la non bontà della strategia,
ma per la non analisi di tutte le variabili necessarie.
Un’altra cosa che si sente spesso dire, che è senza ombra di dubbio vera, è che
il passato non è il futuro e le performance passate non sono indicazioni attendibili
per stabilire quelle che potrebbero essere le performance future. Parallelamente

53
il drawdown passato non potrebbe dare la certezza statistica e matematica di
quello che potrebbe essere quello futuro. Anche qui, però, si sta cercando una
scusa per non analizzare il mercato e per buttarsi a capofitto in strategie come
veri e propri giocatori d’azzardo, perché anche se il drawdown passato non fosse
attendibile per il futuro, invece di farci azzerare il conto da esso, saranno gli
operatori stessi a fermare la strategia nel momento in cui si dovessero verificare
delle divergenze sostanziali tra il futuro e il passato.
Il lavoro del trader o dell’investitore non è quello di azzerare il rischio, cosa
impossibile nella natura umana, ma quello di gestirlo alla meglio limitandolo e
cercando di massimizzare i profitti. Le indicazioni e le analisi del passato servono
soltanto ed esclusivamente per comprendere se il futuro stia rispettando in
maniera più o meno fedele quello che è l’andamento analizzato, perché in caso
contrario la strategia verrebbe fermata e non più tradata a mercato reale.
Applicando le tecniche che verranno presentate successivamente, infatti, si
andrà a limitare l’impatto del drawdown decrementando il numero di contratti
tradati, nel momento stesso in cui questo drawdown inizierà. Si andranno perciò
a proteggere i profitti ottenuti in precedenza, limitando il rischio nei momenti in
cui il mercato andrà in direzione opposta.

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5.3 - Come determinare il massimo drawdown
Per determinare il massimo drawdown si ricorre tendenzialmente allo studio del
passato. Si costruiscono, in altre parole, delle strategie e si torna indietro nei
mercati per verificare se in determinati momenti si sarebbe dovuto entrare o
meno nel mercato. Si annotano tutti questi dati su un foglio o su un foglio excel e
si arriva, alla fine del lavoro, a determinare quello che è il massimo drawdown.
I vantaggi di questo procedimento stanno nel fatto di essere semplice ed
immediato, ma nasconde non poche insidie, che potrebbero creare dei problemi
nel momento in cui l’operatore si troverà realmente e con i soldi veri davanti al
mercato. La cosa migliore da fare è quella di prendersi un anno sabbatico, in cui
da Gennaio a Dicembre, attraverso un conto simulato, si vanno ad aprire tutte le
operazioni che rispettino tutti i requisiti precedentemente analizzati e, soltanto al
termine dell’anno, determinare il massimo drawdown.
Può sembrare semplice e superficiale, ma la differenza è abissale, perché
selezionare un’operazione sullo storico dati è molto più semplice che selezionare
un’operazione in real time, e molte volte si vanno ad includere delle operazioni
che sembrano interessanti, ma che in realtà non le si sarebbero scelte nel caso
ci si fosse trovati realmente davanti. Inoltre selezionare operazioni sullo storico
non permette di tener conto di tutte le variabili, e farlo con lo spread è quasi
impossibile, perciò la simulazione resta la scelta più valida ed ottimale. Oltre al
fatto che sugli spread, le performance passate rappresentano tendenzialmente
in maniera fedele quelle che sono le performance future, per il fatto di avere una
reale domanda ed offerta di mercato, e per questo facendo un buon lavoro si
arriverebbe ad avere risultati davvero interessanti.
Una volta fatto ciò, e verificato il massimo drawdown, resta elementare scegliere
l’ammontare di capitale necessario a sopportare quel periodo negativo.

55
5.4 - Come determinare il numero di contratti
Il numero dei contratti da tradare con la strategia finora discussa verrà
determinato utilizzando il Fixed Ratio Money Management. Ciò significa che man
mano che l’equity crescerà, anche l’esposizione sul singolo trade crescerà. Come
l’equity decrescerà, anche l’esposizione sul singolo trade decrescerà.
Questo metodo consente una crescita geometrica del capitale investito, con un
rischio che viene costantemente mantenuto basso. Si avranno minori profitti
inizialmente e più profitti man mano che l’equity crescerà, incrementando il rischio
sul singolo trade ma, come vedremo, diminuendolo sul portafoglio totale.
La relazione a cui bisogna dare importanza è tra il numero di contratti tradati e
l’ammontare di profitto richiesto per aggiungere un contratto in più. Il Fixed Ratio
ha una sola variabile, il Delta. Questa, all’interno di una semplicissima formula
matematica, determinerà quanto aggressiva o conservativa sarà la sua
applicazione. Più è bassa la variabile, più aggressiva ne risulta la sua
applicazione. Più è alta la variabile, più conservativa ne risulta la sua
applicazione.

La formula per calcolare il livello di equity in cui incrementare il numero di contratti


è la seguente:
Precedente livello di equity + (Numero di contratti x Delta) = Successivo livello di
equity.

Se un operatore dovesse aprire un account di trading mettendo dentro $10.000


e volesse utilizzare un Delta di 2.500, si troverebbe di fronte ai seguenti calcoli:

$10.000 + (1x2.500) = $12.500


$12.500 + (2x2.500) = $17.500
$17.500 + (3x2.500) = $25.000
$25.000 + (4x2.500) = $35.000
$35.000 + (5x2.500) = $47.500
$47.500 + (6x2.500) = $62.500

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La tabella mostra il numero di contratti da tradare in relazione al livello di equity.
Si traderà in questo modo soltanto un contratto fino al raggiungimento di soglia
$12.500, nella quale si inizieranno a tradare due contratti fino al raggiungimento
di soglia $17.500, nella quale si inizieranno a tradare tre contratti, e così via.
La variabile Delta è l’unica all’interno della formula che può essere
discrezionalmente modificata per strutturare un particolare metodo o stile di
trading.
Ora supponiamo di guadagnare in media $500 a trade e di perdere in media $500
a trade, il che significa avere un rapporto 1:1 di risk/reward. Si avrà dunque un
rischio medio per trade di $500 a contratto, e la tabellina del Fixed Ratio diventerà
la seguente:

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Come si nota facilmente, incrementando il rischio sul singolo trade diminuisce il
rischio sull’intero portafoglio. Con un account iniziale di $10.000 si inizia a tradare
rischiando un 5%, si arriva ad un rischio massimo dell’8,57%, e si inizia poi pian
piano a diminuire il rischio sempre più con il crescere dell’equity.
Ovviamente se si subiscono perdite e da un livello di equity si passa a quello
precedente, il numero di contratti dovrà essere ridotto specularmente. Ad

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esempio con $35.000 dollari sul conto vengono tradati cinque contratti, ma se si
dovesse subire una perdita e arrivare anche soltanto a $34.000, il numero di
contratti da cinque passerebbe direttamente a quattro.
Quando si passa, però, da un gradino all’altro è preferibile non incrementare
immediatamente il numero di contratti, ma solamente quando si oltrepassa lo
stesso gradino di almeno il rischio medio del gradino precedente. Se si è a
$35.000 e si sta operando con cinque contratti, secondo la tabellina si dovrebbe
operare con sei contratti soltanto ed esclusivamente al raggiungimento di soglia
$47.500. Invece è preferibile operare con sei contratti a soglia $50.000
($47.500+$2.500). In questo modo, se si dovesse subire una perdita sulla prima
operazione fatta con un numero superiore di contratti, non ci si allontanerà dal
nuovo gradino.

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5.5 - Come determinare la variabile Delta
La variabile Delta che io utilizzo per tradare gli spread è 2.500, in quanto rende
l’applicazione della strategia non troppo aggressiva e nemmeno conservativa.

L’account iniziale nella tabellina sovrastante è $2.500 con un 20% di rischio, ma


questo non significa assolutamente che con un account di $2.500 è possibile
iniziare a tradare qualunque tipologia di spread. L’idea potrebbe essere quella di

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inserire questa gestione all’interno del proprio portafoglio, prescindendo dal suo
ammontare totale.
Molti operatori non tradano soltanto ed esclusivamente una sola strategia, ma
fanno azioni, opzioni, forex, ecc. Per questo motivo, anche se il loro conto fosse
di $20.000 o superiore, potrebbero comunque dedicare una piccola parte di quel
capitale (ad esempio $2.500), iniziando a tradare anche gli spread come finora
indicato.
Mentre molte altre strategie richiedono monitoraggi costanti e continui, lo spread
trading è molto più rilassante e può essere implementato come concetto di
rendita automatica passiva, senza stare molto tempo a sua disposizione.
La variabile Delta non ha un criterio oggettivo tramite il quale si possa fissare il
suo valore, ma va determinata secondo la personalità e il profilo di rischio
dell’operatore medesimo.

Utilizzando un Delta di 5.000, anziché 2.500, come si può notare nella tabellina
sovrastante, l’applicazione della strategia è drasticamente più conservativa, con
il rischio con l’intero portafoglio che inizia a scendere immediatamente dal
successivo gradino. Mentre prima a $55.000 si tradavano sette contratti, ora a
$52.500 se ne tradano cinque, a dimostrazione della maggiore conservatività
della strategia. Specularmente sarà più lungo il passaggio da un gradino all’altro
e si necessiterà di un maggior numero di trades.

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Con il Delta di 1.000, al contrario, si avrà un’applicazione molto più aggressiva.
Come si evince dalla tabellina sovrastante, si vanno a tradare cinque contratti a
$12.500 e si mantiene il rischio sull’intero portafoglio praticamente intatto fino a
questo livello.
Ogni operatore dovrà, dunque, scegliere un valore del Delta corrispondente al
proprio profilo di rischio e alla propria personalità, senza esagerare e senza
cercare di assumere rischi maggiori, in quanto con il giusto lavoro e con la giusta
selezione degli spread, anche la strategia più conservativa porterà ad ottenere
dei benefici, anche se in più tempo.

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5.6 - Altre tipologie di Money Management
Il Fixed Ratio Money Management, di cui si è finora parlato, rientra nella categoria
di Antimartingale Money Management. Come l’equity cresce, anche l’ammontare
monetario a rischio andrà ad aumentare. Come l’equity decresce, l’ammontare a
rischio verrà diminuito. La principale caratteristica di questo metodo è quella di
poter ottenere una crescita geometrica del capitale nei momenti positivi, limitando
il più possibile le perdite nei momenti di drawdown.
L’altra tipologia di Money Management è il cosiddetto Martingale Money
Management, tecnicamente il contrario di quello appena descritto. Come l’equity
decresce, l’ammontare a rischio andrà aumentato. La caratteristica principale è
l’abilità di riportare l’equity al livello precedente, incrementando l’esposizione
dopo aver subito una o più perdite. È il tipico money management utilizzato dai
giocatori d’azzardo. Come si diceva precedentemente, una volta individuato il
massimo drawdown di una strategia, si conosce il numero massimo di perdite
consecutive che si possono verificare. Con queste ipotesi sarebbe anche
possibile operare sfruttando una tecnica martingale, ma se e solo se il futuro
fosse un’esatta proiezione del passato. Nel caso in cui il drawdown dovesse
cambiare o dovessero entrare in gioco variabili che modificherebbero
drasticamente le condizioni di mercato, questa tecnica potrebbe portare delle
perdite notevoli e potrebbe addirittura dimezzare o azzerare un conto di trading.
Per questo motivo, non è assolutamente raccomandato.
Vi è poi il Cost Averaging, mediante il quale si va ad incrementare l’esposizione
man mano che la posizione va contro l’operatore. Facendo l’esempio con le
azioni, può essere più semplice comprendere. Si acquistano ad esempio 100
azioni X a $20 per un totale di $2.000. Se il mercato dovesse scendere
ulteriormente ed arrivare a $15 per azione, se ne acquistano altre 100, questa
volta spendendo $1.500. Come si evince, il prezzo di carico si è abbassato, in
quanto $3.500/200=$17,5. Questa tecnica, largamente utilizzata da molti
operatori, sicuramente porta vantaggi nella maggior parte dei casi, ma è
sufficiente una sola volta che il mercato inizi a scendere drasticamente, per
azzerare totalmente un conto di trading. È un’ottima strategia, se usata in un certo

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modo, per quanto riguarda il mercato azionario, ma nei futures è caldamente
sconsigliata.
L’opposto del Cost Averaging è il Pyramiding, che porta all’incremento
dell’esposizione in un’operazione vincente. Tornando all’esempio precedente, se
si acquistano 100 azioni X a $20 per un totale di $2.000 e il prezzo delle azioni
sale subito a $25, con questa tecnica se ne acquistano altre 100 per incrementare
l’esposizione in una posizione vincente. In questo caso il prezzo di carico si
abbassa da una parte, ma si alza dall’altra in quanto ciò che si aveva in
portafoglio a $20 si porta a $22,5. Anche questa non è una strategia consigliabile,
in quanto è vero che consente di prendere parte con maggior capitale ad un
movimento favorevole, ma abbassa il potenziale guadagno e, nel caso le cose
dovessero andar male, incrementa il rischio in maniera considerevole.
L’unica tecnica, dunque, consigliata per operare con lo spread trading è il Fixed
Ratio Money Management.

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Capitolo 6

Analisi tecnica

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6.1 – Tipologie di grafici
L’elemento essenziale di ogni piattaforma di trading è la sezione dedicata ai
grafici. I grafici rappresentano gli strumenti di base dell’analisi tecnica, in quanto
consentono in un solo istante di fotografare quello che è l’andamento dell’unico
dato che davvero ha valore, cioè il prezzo.
I grafici contengono informazioni sia sul prezzo presente che sullo storico dei
prezzi che lo hanno generato. La differenza sostanziale tra un grafico e l’altro sta
nella completezza delle informazioni che vengono fornite.

Il grafico più semplice è quello a linea, dove è chiarissima l’evoluzione del prezzo,
ma seriamente limitata la quantità dei dati che ci vengono forniti. Questo grafico,
come mostrato sopra, viene costruito semplicemente collegando le chiusure delle
sessioni di trading di riferimento. Se, ad esempio, stessimo osservando un grafico
a linea giornaliero, ci troveremmo di fronte una linea che collegherà i prezzi di
chiusura di ogni giornata di contrattazione. Quello che manca è l’informazione
relativa al prezzo di apertura, al prezzo minimo della sessione di trading e al
prezzo massimo; manca in altre parole tutto l’andamento interno alla sessione,
non riuscendo ad osservare come il prezzo si sia mosso per determinare un
determinato prezzo di chiusura.

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Con il grafico a barre cominciamo ad avere delle informazioni aggiuntive, come
appunto il livello del prezzo in apertura e in chiusura. Il colore delle barre sta ad
indicare la sessione di trading di riferimento, se ribassista o rialzista. Il colore
verde indica che si è avuta una variazione positiva di prezzo all’interno di una
determinata sessione di trading, la linea rossa il contrario. I colori, ovviamente,
possono essere modificati, ma tendenzialmente in piattaforma i colori più utilizzati
sono il rosso ed il verde. Inoltre, la linea orizzontale sinistra indica il livello del
prezzo in apertura sessione, mentre quella destra il livello del prezzo a chiusura.
Gli estremi della linea verticale rappresentano, invece, il massimo e il minimo
livello di prezzo all’interno della sessione.

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Il massimo contenuto di informazioni viene, però, mostrato soltanto con il grafico
candlestick. Il grafico a barre visto precedentemente viene in genere utilizzato
dalle piattaforme senza colori, rendendo più complessa un’analisi superficiale
dell’andamento del prezzo. I grafici candlestick, al contrario, consentono sempre
un’analisi superficiale che sia dettagliata ed accurata. In questo grafico abbiamo
corpo, formato dalla parte colorata, e ombre, formate dalle linee verticali incolori.
Il colore sta ad indicare la sessione di trading, se rialzista o ribassista, mentre le
ombre indicano il massimo e il minimo. Se il corpo è verde, la parte inferiore
rappresenta l’apertura e quella superiore la chiusura, mentre se il corpo è rosso
accade il contrario.

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6.2 – Analisi del trend
I grafici, come abbiamo appena visto, sono alla base dell’analisi tecnica e
quest’ultima è alla base dell’individuazione del trend.
Il motivo principale che spinge gli operatori ad analizzare le tendenze del prezzo
è quello di riuscire ad individuare un potenziale inizio di movimento, rialzista o
ribassista che sia.
Nel mercato si guadagna acquistando a prezzi bassi e vendendo a prezzi alti o
vendendo a prezzi alti e riacquistando a prezzi bassi.
Per questo motivo individuare il punto esatto per entrare a mercato acquistando
o vendendo è di fondamentale importanza, non soltanto nello spread trading, ma
in qualunque tipologia di strategia da implementare, salvi alcuni casi in cui si
guadagna in movimenti laterali di mercato attraverso l’utilizzo di opzioni.
Occorre dunque, prima di prendere qualunque decisione di acquisto o vendita in
un qualsiasi mercato, analizzare quella che è la tendenza del prezzo per cercare
di stimare al meglio quella che sarà la futura evoluzione.
Il modo più semplice ed elementare per analizzare un grafico, prima di inserire
vari indicatori e/o oscillatori, è quello di guardare in maniera assolutamente
oggettiva l’attuale tendenza, crescente, decrescente o laterale che sia.
Il trend altro non è che la tendenza del prezzo di muoversi nella stessa direzione
per un determinato periodo di tempo.
Il trend può essere crescente, con una serie di massimi e minimi relativi crescenti
registrati nel corso di un determinato intervallo temporale, decrescente, con una
serie di massimi e minimi relativi decrescenti o laterale, con movimenti all’interno
di un determinato range orizzontale.
Ogni scelta d’investimento dovrebbe essere fatta individuando in maniera
anticipata la variazione del trend, tenendo le posizioni in essere fin quando
oggettivamente non vi sia una dimostrazione di inversione di tendenza.
Come i princìpi di analisi tecnica insegnano, un trend, una volta in essere, ha più
probabilità di continuare che di invertirsi.
Operando, per questo motivo, soltanto sulla base dei massimi e dei minimi di
prezzo per cercare di comprare ai minimi e vendere ai massimi, senza rendersi

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conto di quella che sia l’effettiva tendenza, si potrebbe correre dei rischi
particolarmente grandi.
Operare, invece, sui ritracciamenti che si verificano all’interno di un trend
confermato può portare sicuramente le probabilità di successo dalla nostra parte.
Ovviamente, va anche detto, che il trend non durerà per sempre e che un trend
ascendente presto diventerà discendente e il contrario.
Nello spread trading spesso e volentieri accade proprio questo. Ci si trova,
magari, con un trend ribassista che continua fino all’inizio della finestra
stagionale, per poi trasformarsi in un forte trend rialzista congruente con la
stagionalità della materia prima trattata.
Con una corretta e attenta lettura del grafico si riuscirà ad entrare a mercato nel
miglior momento per trarre vantaggio da tutta l’evoluzione del potenziale trend.
Charles Dow, uno dei primi studiosi di analisi tecnica, notò che per essere valido,
un trend ascendente doveva avere un massimo superiore e un minimo superiore,
mentre un trend discendente doveva avere un massimo inferiore e un minimo
inferiore.

Dal grafico sopra si nota immediatamente come si sia in presenza di un trend


ribassista, anche se non con massimi e minimi perfettamente decrescenti.

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Quest’altro, al contrario, mostra un trend crescente, anche se in maniera non
rigida. Bisogna, anche, notare che negli ultimi anni i mercati difficilmente riescono
a formare dei veri e propri trend, in quanto vi è la tendenza a muoversi in maniera
laterale. Per questo motivo, individuare un trend perfetto come da manuale è
difficilissimo, ma ciò non vuol certo dire che trend crescenti o decrescenti non ve
ne sono. Essere estremisti e rigorosi non sempre serve, purché si applichi del
buon senso per cercare di individuare la vera tendenza del mercato.

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Quello sopra è il classico esempio di mercato laterale, con massimi e minimi di
prezzo all’interno di un range. Ovviamente, all’interno del range, dei trend
ascendenti e discendenti ve ne sono, ma sull’intervallo temporale che si sta
osservando, l’andamento si presenta laterale.

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6.3 – Oscillatori ed indicatori
L’analisi tecnica oltre ad analizzare in maniera pura l’andamento del prezzo,
utilizza indicatori tecnici basati su calcoli e modelli statistici, sempre con il
medesimo obiettivo di interpretare l’andamento di un certo mercato.
Gli indicatori si distinguono in leading e lagging. Il primo è uno strumento per la
previsione statistica di un andamento futuro del prezzo, mentre il secondo si basa
sul trend appena iniziato. Tra i leading troviamo l’oscillatore Stocastico e l’RSI,
mentre tra i lagging la Media Mobile, il MACD, il Supertrend, l’ADX e il Parabolic
Sar.
L’indicatore è uno strumento senza range predefinito di movimento e che tende
a fluttuare a cavallo di linee di equilibrio, solitamente a livello zero o a livello cento.
L’oscillatore, al contrario, assume valori inclusi all’interno di un range definito, il
cui calcolo presuppone una normalizzazione che finisce a sua volta per
determinare i livelli di massimo e di minimo raggiungibili. Questo vincola
l’oscillatore a trattenersi all’interno di un range di valori prefissato, dove soglia
massima e minima coincidono solitamente con zone di ipercomprato ed
ipervenduto, e dunque a segnali di vendita e di acquisto.
Tra i principali indicatori è possibile individuare quattro delle principali categorie:
- Indicatori di trend;
- Indicatori in assenza di trend;
- Indicatori di volume;
- Indicatori di volatilità.
Vi è anche una quinta categoria, quella degli indicatori di ciclo ma, a differenza
degli altri indicatori, segue una disciplina a sé stante e costituisce oggetto di
studio per una particolare scuola di pensiero del trading, quella della ciclicità degli
avvenimenti. Essi ritengono che il mercato si muova secondo uno schema
ripetuto nel tempo, cosicché da porsi l’obiettivo di sfruttare la prevedibilità di un
mercato scadenzato da movimenti ricorrenti. Gli indicatori di ciclo partono dunque
dall’idea che i corsi di quotazione siano dominati da movimenti ripetuti nel tempo
e, dunque, leggibili in forma di pattern.

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Su tale presupposto sono state sviluppate diverse teorie di mercato, volte a
trovare quale forza, un determinato schema che si ripete in successione. Di tali
teorie, la più celebre è quella delle Onde di Elliott.
Partendo dalla prima categoria, gli Indicatori di trend aiutano nell’identificazione
di un trend e accompagnano il trader nella ricerca del trend dominante.
Compongono tale sezione strumenti tecnici quali l’indicatore Parabolic Sar, il
MACD e ogni tipologia di Media Mobile. Oltre questi, si trovano diversi strumenti,
finalizzati anch’essi all’interpretazione del movimento in atto, quali ADL, ADX e
DMI.

Sopra un esempio di Parabolic Sar, che mostra con i pallini viola quelle che sono
le tendenze dominanti passate e quelle in essere.
La seconda categoria è quella degli Indicatori in assenza di trend, o meglio,
oscillatori, che si compone di oscillatori utilizzati per valutare il realizzarsi di
situazioni di ipercomprato o ipervenduto. Questi ultimi, utilizzati in concomitanza
ad indicatori di diversa origine, possono aiutare a comprendere quando e se vi
sia in atto l’inizio di un nuovo trend. In tale tipologia di strumenti tecnici rientrano
l’RSI, Relative Strenght Indicator, l’oscillatore Stocastico ed il CCI, Commodity
Channel Index.

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Come è possibile notare dal grafico sovrastante, l’RSI si muove all’interno di un
range che va da venti ad ottanta, dove la fascia minima rappresenta la zona di
ipervenduto mentre la fascia massima la zona di ipercomprato.
Tali indicatori, vengono spesso generalmente definiti come indicatori di
momentum, sebbene tale definizione non sia congeniale all'uso specifico. Con
momentum, infatti, si indicano tutti quegli strumenti applicati in un periodo
temporale specifico che, a seconda del periodo considerato, ad esempio un
grafico daily o uno a 30 minuti, possono risultare più o meno utili. E' infatti
possibile che un indicatore applicato su un time frame superiore non dia
indicazioni specifiche, ed evidenzi un trend laterale, mentre lo stesso applicato
sulla medesima quotazione in un arco temporale più ristretto sia significativo di
un trend in atto.
Terza tipologia è rappresentata dagli Indicatori di volume che vengono utilizzati
per comprendere la dinamica di quotazione tramite lo studio dei volumi, e la forza
che, quindi, contraddistingue il movimento. Questi, considerati in termini di
scambi registrati in un determinato arco temporale, guardano la relazione tra il
volume scambiato ed il movimento di prezzo registrato; una variazione
supportata da una massa consistente ha maggiore validità in termini di segnale
lanciato. In tale tipologia di strumenti tecnici rientrano indicatori quali Money Flow
Index, OBV, Force Index, Chaikin Money Flow, ed Ease of Movement.

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Esempio di OBV nel grafico sovrastante.
Quarta categoria di indicatori è quella denominata indicatori di volatilità, che
spesso trovano applicazione non tanto nello spiegare la dinamica del trend in
atto, quanto piuttosto nel definire due margini, l’uno superiore e l’altro inferiore,
all’interno del quale è sensato pensare possa muoversi la quotazione. Tali
strumenti, detti anche indicatori di range, sono ritenuti fondamentali al fine di
poter giocare d’anticipo di fronte ad un possibile aumento di volatilità dove, una
crescita di questa, può lanciare il segnale di convenienza per un’entrata o
un’uscita immediata dalla quotazione. Tra gli indicatori di volatilità più comuni
figurano le Bande di Bollinger e l’ATR, Average True Range.

Le Bande di Bollinger sono rappresentate nel grafico sovrastante.

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Capitolo 7

Brokers

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7.1 – Come scegliere un broker
Una volta che si conoscono tutte le strategie e si conosce il modello di Money
Management adeguato, il resto dell’attenzione va focalizzata sulla scelta del
broker e della piattaforma di trading.
Il broker è un intermediario che consente al cliente di acquistare/vendere
determinati sottostanti in determinati mercati. La responsabilità ricade dunque sul
cliente che decide quali operazioni effettuare. Il broker si limita ad eseguire sul
mercato le proposte dei clienti.
Su internet è ormai una giungla e di brokers ve ne sono a tonnellate, rendendo
la selezione spesso e volentieri tutt’altro che semplice. Molti dei broker che si
vedono pubblicizzati nelle prime pagine o che sono sempre in alto nei motori di
ricerca, nella maggior parte dei casi sono proprio quelli da evitare. Riescono a
fare colpo sui traders offrendo margini bassissimi, addirittura a volte più bassi di
quelli della borsa di riferimento. In questi casi ci si trova di fronte a broker non
regolamentati che stanno facendo da market maker, cioè invece di mandare il
nostro ordine a mercato lo prendono loro facendo da controparte. In questi casi
si sta facendo trading contro il broker stesso.
Un aspetto molto importante è sicuramente relativo al profilo commissionale, ma
bisogna fare moltissima attenzione perché anche qui i broker non hanno nessuna
voglia di fare beneficienza. Quando le commissioni sono spudoratamente basse,
il broker potrebbe prendere un tick o anche più, sia in entrata che in uscita, dalla
nostra operazione. Questo porterebbe la commissione ad essere terribilmente
più elevata di quella che potrebbe magari offrire un broker con commissioni più
elevate. A me personalmente è capitato tantissime volte di avere degli eseguiti
totalmente disallineati, non dipendenti assolutamente dalle condizioni di liquidità
del mercato.
Oltre ai margini e alle commissioni bisogna prestare particolare attenzione ai
broker con conti segregati o non. I conti segregati sono tipologie di conti che
rappresentano un accordo tra il broker e la banca. I nostri fondi, in questo modo,
saranno depositati presso la banca e il broker vi accederà per effettuare le
operazioni da noi stabilite. Nel caso contrario tutti i nostri fondi dovranno essere
trasferiti presso il broker, con conseguenza che in caso di fallimento del broker,

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saranno coinvolti anche i clienti. La banca presso cui depositare i fondi può
essere scelta da noi oppure può esserci indicata dal broker stesso, che ha già
preso accordi. Il vantaggio è sicuramente quello di avere maggiore sicurezza sul
capitale, mentre lo svantaggio è quello di rallentare parecchio le procedure per
l’apertura dell’account e di aumentare sensibilmente il capitale che il broker
richiede per proseguire con tale procedura.
Tra i vari broker con cui opero e con cui ho operato in passato, consiglio
sicuramente www.interactivebrokers.com, sia in termini di profilo commissionale
che in termini di solidità. Ha i margini richiesti per aprire le singole operazioni un
po’ alti, ma in relazione a tutto il resto e a tutti gli altri brokers che vi sono in giro,
è senza ombra di dubbio tra i migliori in assoluto.
Interactive Brokers (IB LLC):
- Possiede 5 miliradi di dollari in mezzi propri;
- É controllata dalla propria società quotata in borsa, Interactive Brokers Group
Inc. e dai dipendenti della società e delle sue affiliate;
- Gestisce le proprie attività di brokerage e market making in società separate,
registrate presso gli enti regolamentari locali per le attività in titoli e/o
commodity. Non mescola o utilizza gli asset segregati dei clienti per operazioni
proprietarie;
- Non mantiene alcuna posizione in titoli o derivati over-the-counter. Non
mantiene alcuna posizione in CDOs, MBS o CDS. L’importo lordo del proprio
portafoglio di titoli di debito, ad eccezione dei titoli di Stato USA, è inferiore al
10%;
- Valuta le proprie posizioni a valore di mercato giornalmente e il risultato
credito/debito è riconciliato con fonti esterne automaticamente;
- Ha un sistema di margine in tempo reale che valuta continuamente a valore di
mercato tutte le posizioni dei clienti. Verificano tutti gli ordini prima di essere
eseguiti e le posizioni nei conti con deposito di margine inadeguati sono
liquidate automaticamente;
- Ha una solida serie di utili positivi negli ultimi 20 anni consecutivi;
- Ha un rating ‘A-/a-2, con Outlook stabile presso Standard & Poor’s.

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Gli asset dei clienti di Interactive Brokers sono segregati in conti bancari o di
custodia, designati per il beneficio esclusivo dei clienti di Interactive Brokers.
Segregando questi asset, se nessuna liquidità o titoli sono presi in prestito e
nessuna posizione future è mantenuta dal cliente, questi sono disponibili per
essere restituiti al cliente stesso in caso di fallimento o bancarotta del broker.
Interactive Brokers, inoltre, mantiene un importo in eccesso della propria liquidità
in queste riserve e conti segregati per assicurare che ci siano fondi più che a
sufficienza per proteggere tutti i clienti.
La liquidità dei clienti nei conti per titoli è protetta come segue:
- La maggioranza è investita in Titoli di Stato USA, inclusi investimenti diretti in
Treasury bills a breve termine e reverse repurchase agreements, in cui il
collaterale ricevuto è in forma di Titoli di Stato USA. Queste transazioni sono
condotte con terze parti e garantite attraverso una cassa di compensazione
controparte centrale (Fixed Income Clearing Corp. o "FICC"). Il collaterale
rimane in possesso di IB e tenuto presso una banca custode in un conto
custodia riserva segregato per esclusivo beneficio dei clienti. Titoli di Stato
USA potrebbero essere dati in pegno presso una cassa di compensazione a
supporto dei requisiti di margine del cliente su posizioni su opzioni su titoli.
- La liquidità del cliente è mantenuta su base netta nei conti riserva, che riflettono
il saldo long di alcuni clienti e prestito per altri. Nella misura in cui un cliente
mantiene un prestito a margine presso IB, tale prestito è completamente
garantito dal valore della azione fino al 140% del prestito. La sicurezza del
prestito è incrementata dalle politiche di margine conservative di IB, che non
permettono a chi prende in prestito di correggere il deficit di margine entro
giorni, come permesso dalla normativa. Invece, IB monitora e agisce in tempo
reale per liquidare automaticamente posizioni e ripagare il prestito. Questo
riporta chi prende in prestito in situazione di rispetto del margine senza esporre
a rischio IB e altri clienti.
- Normative attuali SEC richiedono a broker-dealer di eseguire una
riconciliazione dettagliata di liquidità e titoli dei clienti (nota come
"computazione riserva") almeno settimanalmente per assicurarsi che la
liquidità del cliente sia propriamente segregata dalla liquidità del broker-dealer.

80
- Una porzione è depositata principalmente presso grandi banche USA in
speciali conti riserva per beneficio esclusivo dei clienti di IB. Questi depositi
sono distribuiti tra un numero di banche con rating investment-grade così da
evitare una concentrazione del rischio presso una singola istituzione. Nessuna
singola banca detiene più del 5% del totale fondi clienti presso IB. Al 25 giugno
2014, le seguenti banche avevano depositi di IB (questa lista è soggetta a
cambiamento nel tempo a discrezione di IB). Alcune banche, che sono affiliate
o filiali di istituzioni finanziarie straniere, sono soggette a controllo normativo
dalla Federal Reserve e dal Office of the Comptroller of the Currency.
- Branch Banking and Trust Company
- Bank of America, N.A.
- Bank of the West
- Citibank, N.A.
- Fifth Third Bank
- HSBC Bank USA, N.A.
- JPMorgan Chase Bank, N.A.
- KeyBank National Association
- Manufacturers and Traders Trust Company (M&T Bank)
- Standard Chartered Bank
- SunTrust Bank
- The Bank of Nova Scotia
- US Bank, N.A.
Per proteggere ulteriormente gli asset dei propri clienti, Interactive Brokers ha
chiesto e ricevuto approvazione da FINRA (Financial Industry Regulatory
Authority), di eseguire e riportare il calcolo delle riserve giornalmente, invece di
settimanalmente. IB ha iniziato il calcolo giornaliero nel dicembre 2011, insieme
ad aggiustamenti giornalieri della liquidità messa da parte come custodia per i
propri clienti. Riconciliare i nostri conti e le riserve dei clienti giornalmente invece

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di settimanalmente è solo uno degli sforzi di Interactive Brokers per fornire una
protezione stato dell'arte per i propri clienti.
I titoli posseduti dai clienti e interamente pagati sono protetti in conti presso
depositarie e custodi che sono specificatamente identificati a beneficio esclusivo
dei clienti. IB riconcilia le posizioni in titoli possedute dai clienti giornalmente per
assicurare che questi titoli siano stati ricevuti dalle depositarie e custodi.
La liquidità dei clienti commodity è protetta come segue:
- Una maggioranza è investita in Titoli di Stato USA di breve termine, tenuti
presso una banca custode in un conto di custodia segregato a beneficio
esclusivo dei clienti.
- Una porzione è investita in Titoli di Stato USA a breve termine e data in
garanzia alle casse di compensazione future per supportare i requisiti di
margine dei clienti su posizioni su future e opzioni su future.
- Una porzione è tenuta presso banche/broker di clearing su commodity in conti
identificati come segregati per beneficio dei clienti di IB per supportare i
requisiti di margine dei clienti.
- Come prescritto dalle regolamentazioni su commodity, la liquidità dei clienti è
soggetta a protezione in tempo reale. IB esegue una riconciliazione dettagliata
dei mezzi dei clienti su base giornaliera per assicurare che la liquidità dei clienti
sia propriamente segregata. Questo calcolo è inviato giornalmente agli enti
regolatori.
Nel caso di clienti che prendono a prestito liquidità da IB per acquistare titoli, IB
è autorizzata dai regolatori di titoli ad usare per fini di finanziamento fino al 140%
del valore di prestito del titolo che questi clienti hanno presso IB. In termini
semplici, IB prende a prestito liquidità da una terza parte (come una banca o
broker-dealer), usando il titolo a margine del cliente come garanzia, e concede in
prestito tale liquidità al cliente per finanziare gli acquisti a margine del cliente.
Tipicamente, IB concede in prestito una piccola parte del totale dei titoli che è
autorizzata a concedere in prestito.

82
Capitolo 8

La psicologia nel trading

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8.1 – Trading come lavoro o come rendita passiva?
Il trading, a mio avviso, è la migliore attività al mondo che consente alle persone
di conoscere realmente se stesse. Nelle analisi teoriche e nelle fasi preparative,
bene o male, tutti coloro i quali si affacciano a quest’attività riescono più o meno
ad ottenere delle discrete performance. Il problema si ha nel momento in cui tutto
si trasforma in attività reale, in cui tutto ciò che è stato imparato svanisce quasi
nel nulla.
Secondo alcune statistiche effettuate presso i broker, la percentuale di conti in
guadagno rispetto a quella dei conti in perdita è del 5%. Questo dato è in totale
contrasto, appunto, con quella che è la teoria e con quella che è la percentuale
delle persone effettivamente capaci ed istruite. Il problema maggiore, secondo
me l’unico, è dovuto da quello che è l’approccio mentale con il quale si va ad
affrontare questa attività. Tutte le persone con cui ho avuto modo di collaborare
in questi anni, siano esse performanti o meno, possedevano tutte le medesime
capacità e strategie di altissima qualità, pur se differenti tra loro. Nessuno di loro
si era mai chiesto, però, il motivo per cui facesse trading.
Una persona che fa trading per lavoro non può in alcun modo utilizzare lo stesso
approccio di uno che semplicemente ha intenzione di gestire il proprio denaro
ottenendo delle performance maggiori rispetto a quelle ottenute investendo
presso gli istituti bancari. Allo stesso modo, il conto iniziale non potrà certamente
essere lo stesso o, a parità di denaro, si dovranno ottenere delle percentuali
annue totalmente differenti. In entrambi i casi, bisogna anche considerare che i
mercati sicuramente sono ciclici, ma caratterizzati da cigni neri che arrivano nei
momenti più inaspettati. Eventi come l’11 Settembre non sono stati certamente
la stessa cosa per investitori e speculatori, in quanto ognuno ha un orizzonte
temporale differente e ognuno ha aspettative totalmente differenti.
Quello che bisogna comprendere al meglio prima di affrontare qualunque tipo di
investimento, è il concetto di libertà finanziaria.
É possibile dire che un lavoro ben pagato equivale al concetto di libertà
finanziaria?
Épossibile dire che avere un patrimonio lasciato dai genitori equivale al concetto
di libertà finanziaria?

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É possibile dire che un conto in banca sostanzioso sia sinonimo di libertà
finanziaria?
É possibile dire che guadagnare un determinato salario mensile equivale alla
libertà finanziaria?
Essere ricchi ed essere finanziariamente liberi sono la stessa cosa?
Forbes considera ricchi (miliardari) tutti gli individui (tenuto opportunamente
conto delle dinastie familiari) che nell’anno di riferimento dispongono di una
ricchezza netta pari o superiore al miliardo di dollari, che al cambio corrente
corrisponde a circa 947 milioni di euro. Il riferimento è, dunque, alla ricchezza
accumulata, a uno stock non a un flusso. Più precisamente la ricchezza
considerata include tutte le attività, – quindi anche partecipazioni in aziende
pubbliche e private, immobili, yacht, opere d’arte e denaro – al netto, però, dei
debiti. Sono esclusi dalla classifica i membri delle famiglie reali o i dittatori che
traggono le loro ricchezze da una posizione di potere dominante non riconducibile
a reali capacità imprenditoriali.
Ma questo significa essere finanziariamente liberi?
Il concetto di libertà finanziaria è strettamente soggettivo, in quanto non esiste un
ammontare monetario determinato che consenta la tanto attesa libertà. Quello
che rende finanziariamente liberi è un qualcosa che permette di vivere, senza
dover più lavorare. La libertà finanziaria è il numero di giorni che si riesce a vivere
senza dover lavorare e senza dover lavorare alcun membro della propria famiglia.
Un manager che guadagna $1.000.000 annui, se dovesse perdere il suo posto
di lavoro, avrebbe molto probabilmente lo stesso tempo di qualunque altro a
disposizione per poter portare avanti il suo stile di vita.
Dunque un milionario può essere intrappolato tanto quanto ogni altra persona!
Non è interessante quanti soldi si hanno, o quante proprietà si posseggono. Ciò
che è importante è quanti soldi si riescono a generare! Ciò di cui si ha bisogno è
un cashflow positivo, cioè un saldo positivo tra flussi in entrata e flussi in uscita.
Come dice sempre il grandissimo formatore Anthony Robbins, il modellamento è
l’arma più potente che si ha a disposizione. Bisogna dunque capire come chi ha
avuto successo sia riuscito a creare i propri attivi.

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É possibile procedere con un semplice calcolo, perché come al solito è dalle cose
semplici che si riescono a creare quelle grandi e solide.
Se una persona dovesse avere $10.000 sul conto trading e guadagnare un 30%
annuo, significa che avrebbe $3.000 al termine dell’anno stesso. Reinvestendo
tutto avrebbe $16.900 al termine del secondo e $21.970 al termine del terzo, che
fanno $28.561 al quarto e $37.129 al quinto. Dopo soltanto 5 anni ed essendo
partito da un capitale di $10.000 si porterebbe a casa uno stipendio di $928,225
mensili (è esclusa la tassazione per semplicità, ma è importante comprendere il
concetto).
Come vedete una persona che vive con uno stipendio medio nella norma, diventa
finanziariamente libera dopo soltanto 5 anni. Ovviamente chi vive con due o
tremila dollari al mese, avrà bisogno di più anni, partendo da un capitale da
$10.000 o inferiore, o dello stesso tempo, addirittura anche meno, iniziando con
un capitale superiore o salvando una parte dello stipendio per dedicarla ad
investimenti.
Questo è uno dei passaggi più importanti che porta al successo del trader in
quanto, una volta stabilito l’obiettivo della propria attività, riuscirà a focalizzarsi in
maniera estremamente precisa e dettagliata su quella che è la strategia vera e
propria.
Ciò che rovina costantemente il mondo del trading e degli investimenti sono tutte
quelle pubblicità che mostrano quotidianamente come ottenere guadagni facili
dando vita alla propria carriera con pochissimo denaro. Tutto ciò, oltre ad essere
assurdo, è totalmente folle ed impossibile, e la cosa ancor peggiore è che questa
disinformazione porta successivamente ad abbassare quelli che sono gli
standard medi del settore in quanto riescono ad entrare persone non qualificate.
Realizzare percentuali enormi è impossibile e, se mai dovesse accadere, potrà
accadere un anno ma non in maniera sostenibile e per un’intera vita, dunque
bisogna assolutamente evitare di farsi coinvolgere da queste società che altro
non fanno che pensare a riempire le loro tasche. Il mondo degli investimenti è
una cosa seria e non può essere assolutamente interpretabile come gioco
d’azzardo.

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CONCLUSIONE

L’obiettivo di questo lavoro è quello di mettere in evidenza i vantaggi e le


peculiarità di una delle strategie più solide al mondo.
Il motivo per cui ho sentito il bisogno di mettere nero su bianco tutta quella che è
la mia operatività quotidiana deriva da ragioni di carattere macroeconomico. La
maggior parte delle società che si avvalgono di strumenti derivati per proteggersi
da fluttuazioni di prezzo sono multinazionali che operano in differenti Paesi, con
differenti tassi di crescita. Per questo motivo, anche in situazioni di crisi
economica, si riesce benissimo a sfruttare il loro lavoro per portare a casa dei
profitti considerevoli, senza assumersi dei rischi eccessivi.
L’economia reale di un Paese in crisi non può garantire il massimo sviluppo e la
massima crescita, così deve essere sentita l’esigenza di imparare a
padroneggiare altri strumenti, come quelli finanziari, per poter guadagnare in
contesti che oltrepassano i confini nazionali.
Inoltre, gli investimenti classici e standard non riescono più a generare dei ritorni
accettabili, che in molti casi vengono logorati dal tasso di inflazione.
Tutti dovrebbero avvicinarsi al mondo finanziario e imparare a gestire il proprio
denaro in maniera del tutto autonoma, e l’obiettivo di un Paese che vuole
chiamarsi sviluppato, dovrebbe essere quello di portare a conoscenza della
maggior parte della popolazione quelle che sono le possibilità e i vantaggi di
determinati strumenti.

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

Ernesto Monti, “Manuale di finanza per l’impresa”, UTET, Torino 2005;


Eliana Angelini, “I mercati e gli strumenti finanziari di borsa”, G. Giappichelli
Editore, Torino 2012;
Ryan Jones, “The trading game”, WILEY, Canada 1999;
Http://www.forexinfo.it
Http://www.trend-online.com
Http://www.cmegroup.com
Http://www.theice.com
Http://www.seasonalgo.com
Http://www.interactivebrokers.com

88
RINGRAZIAMENTI

Sono molte le persone che in questi anni mi hanno consentito di raggiungere i


miei obiettivi e di coronare i miei sogni professionali. Direttamente o
indirettamente ognuna delle persone con cui sono stato a contatto, sia in Italia
che fuori, ha lasciato in me un qualcosa che giorno dopo giorno mi ha portato a
crescere e a migliorare sempre più.
Una delle persone che comunque desidero ringraziare davvero di cuore è la mia
insegnante di inglese, Carolina. É stato grazie al suo magnifico lavoro che sono
riuscito ad avere la capacità di frequentare in pochissimo tempo corsi in Inglese
ed è stato grazie a lei se ho avuto la possibilità di dialogare costantemente con
alcuni broker al mondo, prima di arrivare a selezionare Interactive Brokers come
quello che rispecchia tutte le caratteristiche migliori. É stato sempre grazie a lei
se ho avuto la possibilità di risolvere problemi di elevata difficoltà, nei momenti in
cui con l’inglese non riuscivo ancora a dialogare in maniera adeguata.
Desidero poi ringraziare tutte quelle persone e scuole di Trading che hanno un
approccio al mercato totalmente sbagliato e che portano gli allievi a distruggere
in pochissimo tempo tutto quello che è stato creato in una vita. Desidero
ringraziarli perché è da loro che sono davvero riuscito a comprendere in questi
anni come non dovesse essere l’approccio al mondo finanziario, riuscendo in
pochissimo tempo a raggiungere risultati davvero importanti.
Desidero, inoltre, ringraziare il formatore Anthony Robbins perché,
probabilmente, senza di lui questo lavoro non sarebbe nemmeno venuto alla
luce.

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Limiti di responsabilità / esonero della prestazione di garanzia.

Sebbene l’autore e l’editore abbiano posto il massimo impegno nella redazione


del presente libro, essi non forniscono alcuna dichiarazione o garanzia in
relazione all’accuratezza del relativo contenuto e, specificamente, escludono
ogni implicita garanzia in merito all’idoneità alla commercializzazione o
all’adeguatezza a specifici fini. Nessuna garanzia potrà essere resa o estesa da
parte di agenti di vendita o rivenditori o in relazione al materiale illustrativo di
supporto alla vendita. I suggerimenti e le strategie contenuti nel presente libro
potrebbero non essere idonei al vostro caso. Ove opportuno, si consiglia di
consultare un professionista di vostra fiducia. Né l’editore, né l’autore potranno in
ogni caso essere considerati responsabili per ogni perdita o per ogni altro danno
commerciale, ivi inclusi, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, danni specifici,
indiretti o conseguenti.

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L’autore

Matteo Di Febbo è conosciuto per essere uno dei più influenti Business Coach
nel panorama italiano.
Ha aiutato migliaia di imprenditori a raddoppiare i loro profitti in un solo anno,
alcuni addirittura in pochi mesi, incrementandone non solo le vendite, ma anche
la popolarità.
Matteo ha attraversato anni di sconfitte e fallimenti prima di scoprire ciò che
funziona realmente e che porta al successo in pochissimo tempo, creando libertà
finanziaria e prosperità.
Grazie alle strategie che insegna, è passato da zero a finanziariamente libero in
soli 10 mesi e la propria missione è quella di aiutare il maggior numero di persone
a replicare i medesimi risultati.
Matteo è laureato in Economia & Commercio ed è Business Coach, Financial
Coach, Financial Advisor, Professional Trader, Life Coach, Motivational Speaker
e Imprenditore di successo. È Chief Financial Officer e Fondatore della Matteo
Di Febbo Academy.
È stato formato e ha ricevuto le influenze dei più grandi trainer mondiali, tra i quali
Anthony Robbins, Joseph McClendon, T. Harv Eker, Marcus De Maria, Arnon
Bar Nes, Alex Mandossian, Mac Attram, Roy & Joy Martina e Joe Ross.

Sito: www.matteodifebboacademy.com

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