Tracce d’eternità

La rivista elettronica del mistero Anno III Nr.15

CARLO DOROFATTI

UFOLOGIA MATTEO AGOSTI

INTERVISTA

ESOTERICA ENRICO
CALZOLARI

GIUSEPPE BALENA

LA STORIA “INFINITA”
GIANLUCA RAMPINI
INTERVISTA
DI RENNES-
RENNES-LE-
LE-CHÂTEAU
BIAGIO RUSSO IL CODICE SEGRETO DEL NUMERO 8
LE FIRME DI
QUESTO NUMERO
Aezio (Il Fatto Storico)
Carlo Dorofatti
Giuseppe Balena MAURIZIO GIUDICE
Michele Proclamato
DAVIDE AMORE
ECHI
Maurizio Giudice
Nicoletta Travaglini
Roberto La Paglia IL CAVALIERE
ANCESTRALI
Franco Pavone
Andrea Gigante
Daniele Bonfanti DI ALLAH
Simone Lega
Stefano Sampietro SALADINO PIRAMIDE,
Fabrizio Vercelli
Matteo Agosti E L’ETICA ARCHITETTURA
Noemi Stefani
‘GUERRIERA’
Davide Amore
Fabio Marino
Antonella Beccaria NELL’ISLAM SOLSTIZIALE
Simonetta Santandrea Questa rivista telematica, in formato pdf, non è una testata giornalistica, infatti non ha alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un
Simone Barcelli prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001. Viene fornita in download gratuito solamente agli utenti registrati del portale e una copia
Gianluca Rampini è inviata agli autori e ai collaboratori. Per l’eventuale utilizzo di testi e immagini è necessario contattare i rispettivi autori.
 2

CONTENUTI ARTICOLI
pag. 26 Giuseppe Balena Storia ‘infinita’ di Rennes-
Rennes-Le-
Le-Chateau: il codice segreto del nr.8
pag. 45 Maurizio Giudice Elchi ancestrali: piramide, architettura solstiziale
pag. 58 Davide Amore Il cavaliere di Allah: Saladino e l’etica “guerriera nell’islam
pag. 63 Nicoletta Travaglini I misteri di San Giovanni in Venere
pag. 71 Roberto La Paglia L’enigma “8 hertz”
pag. 75 Carlo Dorofatti Ufologia esoterica
pag. 80 Franco Pavone Nuove forme di vita arrivano dallo spazio?
Pag. 99 Simone Barcelli Il popolo del caucciù

RUBRICHE
pag. 3 NOTE A MARGINE Gianluca Rampini
pag. 6 LUCI DALL’OLTREVERSO Fabio Marino
pag. 8 IL FATTO STORICO Aezio
pag. 22 L’OTTUPLICE SAPERE ORIENTALE Michele Proclamato
pag.33 XAARAN Antonella Beccaria
pag.52 INTORNO XII Daniele Bonfanti e Simone Lega
pag.90 CONFESSO, HO VIAGGIATO Noemi Stefani
pag.95 LIFE AFTER LIFE Noemi Stefani

INTERVISTE
pag. 13 Matteo Agosti Enrico Calzolari
pag. 37 Gianluca Rampini Biagio Russo

POESIA
pag. 10 Andrea Gigante Il cielo e il mare

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periodicity. It can not be considered an editorial, under Law No. 62/2001. Is
provided in a free download only for registered users of the portal and a copy is
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please contact the respective authors.

REDAZIONE
Simonetta Santandrea simonettasantandrea@libero.it
Gianluca Rampini gianluca.rampini@fastwebnet.it
Andrea della Ventura born1987@hotmail.it
Simone Barcelli simonebarcelli@libero.it
Fabio Marino fabio.marino64@email.it
Traduzioni
Sabrina Pasqualetto sabryj72@hotmail.it
Anna Florio anna_florio@yahoo.co.uk
Antonio Nicolosi antonio.nicolosi@yahoo.it
Germana Maciocci g.maciocci@tiscali.it
Progetto grafico e impaginazione
a cura di Simone Barcelli. Carla Masolo carlamasolo@hotmail.com

NOTE A MARGINE
Siamo qui
Tracce è un progetto
trasparente e per questo
ritengo sia giusto farvi
sapere perché abbiamo
saltato l’uscita di agosto e
che cosa in generale ci ha
rallentato. Nulla di
misterioso, né complotti
contro chi si batte per la
libertà, né fratture interne,
dissapori o quant’altro.
Semplicemente la vita.
Quella quotidianità che
quando sei già al limite delle
tue possibilità tra lavoro,
famiglia e impegni vari,
basta un contrattempo a far
inceppare qualsiasi
meccanismo. Per un verso o
per l’altro, tutti noi della
redazione, ci siamo dovuti
confrontare con situazioni
diverse che però in comune
avevano, e in parte hanno, la
principale caratteristica di
consumare buona parte
della nostra energia. C’è
stato un breve periodo in cui
pensavamo di non farcela
chiedendoci se ne valesse la
pena, se vale la pena lottare
contro la stanchezza e il
sonno per buttar carbone
nella caldaia di questa
nostra bella rivista. La
risposta è questo numero
che, a prescindere dal suo
valore intrinseco, dimostra
come per noi ne valga
ancora e sempre la pena.
Tracce ritorna in grande
3
di Gianluca Rampini
spolvero, noi sebbene
acciaccati non facciamo un
passo indietro, magari una
sosta qui e là, ma con in
mente un obbiettivo ben
preciso: pubblicare la rivista
e, per quanto possibile,
migliorarla numero dopo
numero. Naturalmente
suggerimenti e contributi
sono sempre, oltre che ben
accetti, fondamentali per
mantenere lo spirito aperto
e di condivisione che
sottende l’anima della
rivista. Il mondo è a un bivio.
Da una parte c’è un destino
fatto di controllo, censura,
corporazioni padrone di
tutto che ci vorrebbero
imbrigliati in un nuovo
modello social-
consumistico. Dall’altra la
condivisione delle
informazioni, la democrazia
delle opinioni e un futuro in
cui essere ottimisti abbia
ancora un senso. Tracce
vuole essere ed è una
piccola scintilla di questa
speranza. Non è e non sarà
mai un business: sudore e
passione sono le uniche
componenti che la mandano
avanti. Concludo con un
paio di commenti riguarda
all’attualità delle ricerche
che trattiamo in queste
pagine e in tutti i numeri
della rivista. Sento di nuovo
parlare di “disclosure”, di
petizioni on-line per
chiedere al governo
americano di rivelare quello
che sa sugli ufo. Sebbene
lodevole il principio che
spinge queste iniziative,
scordatevi che qualcuno
dica “ufficialmente” una
verità degna di questo
nome. Come ho già detto in
altre occasioni l’unico vero
Disclosure è quello portato
avanti da Steven Greer in cui
ufficiali, scienziati e
funzionari di tutto il mondo
hanno trovato un canale per
rivelare le loro, a volte
incredibili, esperienze in
merito alla questione aliena.
Consiglio a tutti di andarsi a
vedere le conferenze
stampa che si trovano
facilmente su Youtube. Per il
resto, a parte qualche
filmato interessante qui e là
(quando leggerete queste
righe ne avrò postati alcuni
sul sito), l’ufologia ristagna
imbrigliata da tonnellate di
disinformazione, da troppa
superficialità e per non farsi
mancare nulla anche da liti
tra gruppi, ricercatori,
cause legali e quant’altro. Di
ricerca vera non c’è ne più.
In molti casi il problema è
che senza soldi si fa ben
poco ma non è solo questo.
Procede molto meglio,
secondo me, il versante
della ricerca sulle anomalie
 4

del nostro passato, dei testi
e delle prove archeologiche
di civiltà antiche avanzate,
aliene o meno, presenti sul
nostro pianeta. Voglio citare
il lavoro di Biagio Russo che
ho avuto il piacere di
conoscere e intervistare,
come potete leggere su
questo numero in merito agli
Anunnaki e anche quello di
Mauro Biglino, che invece
spero di poter intervistare
quanto prima. Grazie anche
a loro e ad altri, come il
nostro Simone Barcelli,
giungeremo presto ad avere
un quadro abbastanza
chiaro di un passato ben
diverso da quello che a
scuola ci hanno insegnato.
Mi perdonerete se dedico
questo numero a mio figlio. Il
primo di ottobre ha
compiuto un anno. Spero
con tutto il cuore che
quando saprà leggere (ed
avrà voglia di farlo) Tracce
esisterà ancora e
soprattutto mi auguro che
voi condividiate questo mio
pensiero.

Gianluca ha ragione e una volta di più il suo pensiero è il mio. Tracce d’eternità va avanti,
come un adagio (quel tempo musicale di mezzo tra il largo e l’andante), tra le mille
difficoltà di chi ne cura aperiodicamente le uscite. Questa rivista ha un’anima inquieta e
ogni fascicolo intende regalare emozioni a chi s’immerge nella lettura dei suoi contenuti.
Lo sforzo continua a essere quello di stupire, senza proclami né improbabili dettami.
Tracce naviga ‘a vista’ perché in questo momento così instabile che caratterizza la
società in cui viviamo non si può fare altrimenti. Sappiamo bene che tutto quel che ha un
inizio avrà anche una fine: non siamo indovini e per questo non sappiamo quando
giungerà l’ultimo numero della nostra rivista digitale. Per ora sfogliate queste pagine, noi
siamo già in movimento per emozionarvi ancora tra qualche mese. Steve Jobs,
recentemente scomparso, ci suggerisce di continuare ad essere affamati e al tempo
stesso folli.
Simone Barcelli
 5

CERCHIO DELLA LUNA EDITORE

A NOVEMBRE 2011
NELLE MIGLIORI LIBRERIE
E ON LINE

LUCI
DALL’OLTREVERSO
Quando si inaugura una nuova
rubrica, penso sia opportuno
spiegare, nelle generali, di che
cosa ci si vuole occupare e chi
è l’Autore. Innanzi tutto, il
titolo. Null’altro che un
omaggio alla saga di Riddick (e
precisamente al capitolo sui
Necromongers); ma un
omaggio oserei dire “dovuto”,
dato che le tematiche
affrontate da “Tracce
d’Eternità” riecheggiano
chiaramente di una dimensione
“altra” che non è l’Universo
quale noi lo conosciamo. È un
Universo, per così dire,
acausale e sincronico in senso
junghiano; è un Universo unico,
ma che pare nascondere in sé
tali e tanti misteri, da sfiorare
l’inconoscibilità (in senso
strettamente etimologico).
Sembra quasi, perciò, che
esista un “Oltreverso”, da cui
fanno capolino, di quando in
quando, fenomeni inspiegabili,
inspiegati e affascinanti, che
solo le menti più grette e più
prone al paradigma scientifico
imperante (in altre parole gli
“scienziati” meno intelligenti…)
possono permettersi di
ignorare bellamente. E che
cos’è il paradigma scientifico?
6
di Fabio Marino
Premesso che chi vuole paradigmi diversi, e si aprirà
documentarsi seriamente sul una discussione all'interno
tema può leggere le opere di della comunità scientifica su
Sebastian Grof o, meglio quali di questi accettare. In
ancora, quell’autentica pietra opposizione alla scienza
miliare che è La struttura delle normale, nella quale vengono
rivoluzioni scientifiche (The sviluppate solo ricerche a
Structure of Scientific sostegno della teoria
Revolutions, 1962), un celebre dominante,
dominante nella scienza
saggio di filosofia della Scienza straordinaria vengono messi al
di Thomas S. Kuhn. L'opera centro della ricerca quegli
rappresenta una pietra miliare argomenti atti a falsificarne la
nel dibattito epistemologico teoria. I nuovi paradigmi non
moderno. All'enorme influenza nasceranno quindi dai risultati
di quest'opera si deve, tra raggiunti dalla teoria
l'altro, l'introduzione nel gergo precedente (come un naturale
filosofico-scientifico del proseguimento del “progresso”
termine “paradigma”; anche scientifico), ma piuttosto
solo wikipeggiando si trova dall'abbandono degli schemi
questa interessante precostituiti del paradigma
definizione: “Nell'ottica di dominante. Certamente, il
Kuhn, una rivoluzione nuovo paradigma dovrà
scientifica (come la rivoluzione consentire di spiegare tutti
copernicana, la rivoluzione quei fenomeni che i precedenti
della chimica operata da paradigmi spiegavano, e altri
Lavoisier, la rivoluzione ancora.”
dell'elettrostatica di Franklin, Detto per inciso, questa è
la rivoluzione darwiniana o la anche la posizione che emerge
Relatività di Einstein) è la dalla lettura dell’ottimo (ma
conseguenza di una crisi, raramente disponibile) La voce
quest'ultima determinata dalla delle pietre di Robert Scoch, in
falsificazione del paradigma cui il geologo americano
fino ad allora accettato. Nel famoso per la controversa
periodo della scienza datazione della Sfinge e dei
rivoluzionaria, si creeranno monumenti relativi tiene, di
 7

fatto, una gran bella lezione di Così, con un breve colpo (propostami da quello stesso
serietà scientifica su un vasto d’occhio, vi rendete conto, zio nonostante la mia
numero di tematiche di grazie al lampo, che nella giovanissima età) di “Voci
interesse –diciamo così- cantina-realtà vi è molto, molto dall’Aldilà” del mai troppo
“eterodosso”, dimostrando di più di quel che sembrasse: compianto Konstantin Raudive
come, in realtà, ortodossia ed automobili, giocattoli, sedie, (condito dall’ascolto in Hi-Fi del
eterodossia possano tavoli, magari persone… disco a corredo del libro) mi
benissimo andarsene a Ecco: questa è la realtà trovai per decenni “invischiato”
braccetto, risultando l’una secondo Jung e la sincronicità. nel mondo del Paranormale,
feconda per l’altra, e Una realtà che ci appare della Psicofonia/Metafonia e
viceversa. Ecco, quindi, che raramente con fenomeni della Parapsicologia “di
dall’Oltreverso possono, ogni sfuggenti di varia natura (le confine” (secondo l’eccellente
tanto, emergere fenomeni e telefonate ricevute dopo aver definizione del prof. Giorgio Di
fatti nuovi, di natura e portata pensato ad una persona, la Simone). Poi, nel’92, una nuova
potenzialmente rivoluzionaria, vecchia canzone che vi frullava esperienza ufologica (indagata
da lasciar intravedere (e in testa improvvisamente anche dal CISU, per quel che
intravedere soltanto, per il trasmessa alla radio o alla ne so); infine, una quantità
momento) l’esistenza di un TV…), ma che esiste, ben sterminata di esperienza sul
nuovo paradigma. D’altra parte celata” in un Oltreverso, direi campo, anche grazie ai sintomi
era proprio a questo che, in io oggi. Dunque, “Luci di molti pazienti. E prima che
buona sostanza, pensava Jung, dall’Oltreverso”: luci che qualcuno faccia dello spirito a
il cui La sincronicità acausale possono provenire da noi buon mercato: ho sempre –
(Ed. Boringhieri, costo circa 10 stessi, dall’Astronomia, SEMPRE - mantenuto un
euro) getta uno sguardo nuovo dall’Insolito, dall’Archeologia. atteggiamento rigorosamente
sull’Universo, o meglio Per quanto mi riguarda penso scientifico di fronte a qualsiasi
sull’Oltreverso. Basti pensare che sia utile dire che il mio evento accadutomi o di cui sia
alla rigorosa disamina lavoro (Psichiatra) mi ha stato testimone, non ultimi i
scientifica che il grande condotto “ai confini della quattro eventi NDE (Near
Psicoterapeuta fa degli realtà” un numero incalcolabile Death Experience) che ho
oroscopi, o la spiegazione di volte; ma tutto era potuto personalmente
tentata, con la consueta cominciato molto prima. documentare.
lungimiranza, delle cosiddette L’interesse per l’Astronomia Spero, quindi, che questo
“coincidenze”. A questo (sono, nella mia modestia, un informalissimo curriculum che
proposito, ricordo ancora Astrofilo quasi evoluto…) ho voluto tratteggiare sia
un’immagine fortemente nacque nel lontano 1974, sufficiente a comprendere chi
suggestiva ed icastica attraverso circostanze che ho sono, quello che faccio, ciò in
“visualizzata” da un grande già descritto nel mio sito (http:// cui credo e il mio modo di
Maestro psicoterapeuta con www.orizzonteassoluto.com); operare davanti a certe
cui, ancora molti anni fa, Egli poi, grazie agli interessi “realtà”.
cercava di spiegare il “mondo “particolari” di uno zio a cui ero Gli argomenti di cui tratterò nel
sincronico”. “Immaginate - Egli molto affezionato e a corso di questa collaborazione
diceva - di entrare in una un’esperienza diretta (di cui che vivamente spero proficua
cantina completamente buia, dirò prossimamente) arrivò, più saranno perciò disparati:
armati soltanto di una torcia o meno nello stesso periodo, la dall’Astronomia, alla
elettrica. È evidente che curiosità per l’Ufologia, la Metafonia, al Paranormale,
vedrete, di volta in volta, solo Clipeologia, l’Archeologia all’Archeologia misteriosa e
quanto direttamente illuminato Misteriosa. Quest’ultima così via, secondo - se mi
dalla luce portata con voi: qui nacque sulle tracce (è il caso di consentite… - l’estro del
una vecchia bambola, laggiù dirlo!) di un acquisto momento e lo spazio
una bicicletta, a mezza strada pressoché casuale: un concessomi.
un materasso. Questa è la libriccino intitolato Terra senza Insieme, mi auguro che
realtà, o, meglio, la realtà a cui tempo (in edizione economica potremo percorrere un bel
avete normalmente accesso. Oscar), scritto da tale... Peter pezzo delle vaste praterie che
Immaginate ora - proseguiva - Kolosimo. In meno di 3-4 anni, Manitou (o chi per Esso) ha
che un lampo improvviso di un acquistai (o meglio: mi feci messo a disposizione nostra e
temporale illumini, attraverso il acquistare, data la dei nostri cavalli; alla ricerca di
lucernario della cantina, giovanissima età) tutti i suoi altre luci che ci indichino la
l’intero locale, che è ben più libri. Da ultimo, nel Luglio ’77, a Realtà che circonda e permea
vasto di quello che pensavate. seguito della lettura la nostra realtà.
 8

IL FATTO STORICO
di Aezio

Una microcamera
rivela una tomba
a Palenque
Osservata per la prima volta da secoli, una ossa, si ritiene che la tomba custodisca i
tomba di 1.500 anni all’interno di una resti di un sovrano maya. Situata nell’area
piramide maya a Palenque, in Messico, della cosiddetta Acropoli meridionale di
rivela il suo contenuto grazie a una Palenque, la piramide è molto simile a
minuscola telecamera calata al suo interno. un’altra struttura vicina, che nel 1959 ha
La camera funeraria intatta, dipinta in color restituito i resti di un altro regnante. “Tutto
rosso sangue, secondo gli studiosi cela ciò ci porta a pensare che a quel tempo
preziose informazioni sulla storia dei primi l’Acropoli meridionale venisse utilizzata
anni dell’antica città. L’esistenza della come necropoli reale”, afferma Cuevas.
tomba è nota dal 1999, ma i ricercatori non Palenque non era una delle più grandi città
hanno mai potuto esplorarla a causa delle maya, ma ha restituito agli archeologi un
precarie condizioni strutturali della
piramide che la sormonta. Ogni tentativo di
penetrare al suo interno potrebbe
danneggiare il suo contenuto, dice l’équipe
archeologica, affiliata all’Istituto nazionale
messicano di antropologia e storia. Per
questa ragione i ricercatori hanno calato
nella tomba una telecamera di quattro
centimetri per sei attraverso un foro ampio
un quindicina di centimetri aperto nel
pavimento della piramide. L'archeologa
Marta Cuevas, co-direttrice dello scavo di
Palenque, di fronte al Tempio 20, come
viene denominata la piramide i cui
sotterranei nascondono la tomba esplorata
via telecamera (Mauricio Marat, INAH).
Benché finora non siano state avvistate
 9

tesoro di iscrizioni, rilievi, strutture regina è menzionata da numerose iscrizioni

architettoniche di immenso valore del sito”, dice lo studioso. Gli ultimi sovrani
scientifico. L’impossibilità di accedere alla di Palenque costruirono i loro templi e le
tomba ha fatto sì che nove figure umane loro sepolture su quelli dei loro
dipinte che adornano le pareti della tomba predecessori, rendendo difficile l’accesso
si conservassero. Non si sa chi o cosa alle sepolture dei regnanti più antichi. È per
rappresentino queste figure, ma lo stile del questo che riuscire a esplorare la tomba (a
disegno ha permesso di datarle tra il 400 e sua volta inserita in una struttura
il 550 d.C., corrispondente alla prima fase successiva) con la mini telecamera apre
di questa città-stato dei Maya. Illuminati agli archeologi una preziosa finestra sul
dalla mini telecamera, alcuni vasi di passato. L’Impero Maya, che si estendeva
ceramica disposti sul pavimento della dal Messico meridionale attraverso il
tomba. Il contenuto dei vasi non è Guatemala e nel Belize settentrionale, fiorì
conosciuto. Attorno sono sparsi pezzi di dal 250 al 900 d.C., quando finì
giada e di conchiglie: “Sono oggetti molto misteriosamente.
rari che si ritrovano solo nei corredi
funerari di personaggi molto importanti”,
spiegano i ricercatori. Calata di circa
cinque metri dalla piccola apertura sul
pavimento della piramide, la telecamera
mostra le pareti della tomba che potrebbe
ospitare i resti di K’uk’ Bahlam I, ritenuto il
primo sovrano di Palenque, o un altro dei
primi regnanti della città stato, afferma
Cuevas. Un’altra possibilità è che la tomba
appartenga a una celebre sovrana Ix Yohl
Ik’nal: è l’ipotesi dell’archeologo David
Stuart, della University of Texas. “Questa
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IL CIELO E IL MARE
di Andrea Gigante

Sopra il maelstrom che intorbida il mare di Scritti nel cielo; il mare, l’ulteriore delubro.
dïaspro
Facendo risuonare delle eliche lo strido, Diedi la caccia al vento che soffia nelle
Per affrontar lontane lande in un vïaggio conche:
aspro, La follia mi teneva stretto tra ogni sua spira
Bramoso abbandonai l’orrifico mio nido: Quando in stretti pertugi, qual le fiere in
spelonche,
Allorché io mirai la tremolante aucuba Mi infilavo, sfidando pure l’eolica ira.
Rinsecchire e appassire gli spettrali
asfodeli Su di me spesso il sole versava il caldo e
Sommersi dalla livida e funebre carruba, l’afa
I sibili avvertendo di celati urodeli, Mentre mi trasportavo fino all’altro
equinozio;
Allorché io sognai la filante canoa, Ma il velivolo mio si trasformava in scafa
Della vergine terra la vaga labbia impube, Non appena finivo tra le braccia dell’ozio.
Le variopinte piume di upupe e cacatoa,
L’iride germogliante dalla scarica nube, Con questo idrovolante giunsi dove la neve
Si genera e giù cade; con tal compagna fida
Allorché più non volli che il peso mi Al torrente, ormeggiato, resistetti più
fermasse greve;
E il tedio nel padule malsano del suo delta E dall’alto osservai ogni guerra o corrida.
Insopportabilmente per sempre mi
infangasse, Andai da genti strane, che irridono sulle are
Come fermando i dardi roventi con la pelta, I loro dèi piumati nell’atra notte illune,
Fan feste alla Mestizia con sollazzi e
Niente più mi trattenne dal gettare la lobbia, fanfare,
Dall’essere rapito dalla ventosa griffa, Parlano con le belve, lasciano il ladro
impune;
Dall’atterrare, al vespro, su acque tinte di
robbia,
Dal cercare l’altrove, dallo strappar di riffa! Genti che idea non hanno di quello che è
iniquo,
Che per l’aria volteggiano in sella a degli
Il mio carburante unico era il mio dïadema; automi,
Le mitraglie eran simili ai fiotti del colubro; Che cantando discutono e marciano in
Le virate eran come segni di un teorema obliquo,

Che si cibano solo di sogni e cinnamomi.
Ho visto buoi urlanti rutilare sul guado,
Da uomini cavalcati dall’indomito ruzzo
Di trovare una fulgida e accecante
Eldorado
Dove danzano i ciottoli e d’or si alza uno
spruzzo.
Innalzando preghiere piene d’ira e di fiele,
Inebriandomi allegro rotolando sulle acque
Per me ben più soavi del canoro idromele,
Giunsi ai poli, ove a lungo l’uman sussurro
tacque.
Nelle notti di perla volai sopra mirice
Che nei campi ondeggiavano, e mandai in
frantumi
Torri fantasma; spensi le ali della fenice
E assaggiai la caligine e gli schioccanti
asprumi;
Mi lasciai carezzare da un popolo di abeti
Mentre abbassavo un poco l’ardir delle
manovre;
Posato su acque calme, dovetti sfar le reti
E ai furenti tentacoli oppormi delle piovre.
Sopravvissi e scampai ai più grandi diluvi
E alcun lampo sfregiato non ha tal
carapace;
Ho seguito le nubi sgargianti degli effluvi
Rammentando che il termine era un porto di
pace.
All’orizzonte ho visto dilatarsi un sole egro
Bevendo il rosso fragola, il ceruleo e il
vïola,
Non lasciando altro intorno che un triste
cielo negro
E alcuni rosignoli modulanti una fola.
Nel mio volo sublime dall’una all’altra ripa
11
Di farfalle ho udito d’ali i colpi in crescendo,
Di astri d’argento ho visto sotto il mare una
stipa,
Di tigri blu piangenti l’assalirmi tremendo.
Ho sognato di schiudere un oscuro baule,
Di vedermi sommerso dai petali del loto,
Un mostro di fanghiglia su una sedia curule,
Il grido di un profeta creante un maremoto;
Ho sognato talvolta che la mia ala anfibia
Perdesse vigoria e diventasse un drappo,
Che, sceso nella giungla, provveduto di
tibia
Un selvaggio il mio sangue bevesse dentro
un nappo.
Nella veglia, continua fu la mia grande foga,
Portata, come un nembo, dalla corsa di un
rezzo
Sopra la madreperla della soffusa droga
Della quale era saturo il mio äereomezzo.
Sì! Perché i miei occhi brillavan di absintina
Mentre esploder vedevo di pecunia i
nababbi,
Quando in una campananula io serbavo la
brina
Di vetro, escogitando degli intrepidi gabbi.
Di volanti e furiosi pesci ho scorto la cute
Fosforescente e orribile, e di isole gli esizi
Di magma; e avrei dovuto certo il
paracadute
Sganciar se avessi avuto contatti men
propizi,
Se le nubi di insetti non si fossero ascose,
Se fossi stato giunto dal balzo dell’orango
O dal velen vischioso di carnivore rose
O dai volanti boa che defecano fango.
Talvolta fui cullato dall’ocean che mugge,
 12

Vedendo i marin tirsi con i voltolando luceva; sciogliere il nuovo gelo.

cosmici lèmbi,
E il lampeggìo elettrico, e il
giacinto che fugge
Gli armenti vorticanti tra i
tremolanti nembi;
Provai a misurare gli
sconfinati spazi,
A trarre da qualche àliga un
alchemico enzima,
A esaltare le fiamme di
armonici topazi,
A far volare il colchico, a
ghiacciar qualche cima;
Ha vomìto il rimbombo di
tuba ogni mollusco
E i flutti sugli scogli m’eran
mielata beva.
– Ma il giorno in cui fui preso
venne da torpor loffi,
In cui le ali mie furono
gravate di un’ancude
E in balia si gettarono di leni
e tristi soffi,
Quasi si rimostrasse l’ombra
di una palude.
Sicché di casa mia soltanto
ebbi la brama,
Salutando con stille fumanti
il mare e il cielo.
Ora, quando ero ormai
propinquo alla dimora,
Montare un indomabile
abbrivo in cuor sentii:
Un momento voltai di retro a
me la prora,
E, osservando il percorso
fatto, rabbrividii.

Si imperlava di gocce Allora posi termine al vago Ottobre 2009

vïolacee il corrusco cosmorama;
Seno equoreo, e ogni squalo Dovetti cambiar meta,

da
Andrea Gigante, Le Perseidi. Odi e poesie varie,
Arduino Sacco Editore, 2011

Dalla quarta di copertina:

Cercando di recuperare o rinnovare molteplici

strumenti formali propri della tradizione e
ispirandosi sempre alla ricerca della musicalità
del verso e dell’eccellenza della costruzione,
sul piano dei contenuti Andrea Gigante ha fatto
della varietà tematica una regola e, come
indica la metafora nel titolo, ha concepito
quest’opera come uno sciame meteorico,
come una serie di illuminazioni che siano in grado di muovere a quella
riflessione e a quel piacere che costituiscono gli
obiettivi stessi della sua poesia.

Andrea Gigante è nato a Roma nel 1986, dove vive

attualmente. Laureato in Lettere moderne all'Università
"Roma Tre", sta studiando per conseguire la laurea
magistrale in Italianistica. "Le Perseidi" è la sua prima
pubblicazione.
 13

ENRICO CALZOLARI

Segreti della
Lunigiana di Matteo Agosti

Lunigiana. Segreti che il

paleoastronomo Enrico
Calzolari (alto, fig1) scoprì
tra reperti litici (basso,
fig1), sciamani, losanghe,
pietre falliche e altro
ancora. Ignote
conoscenze e anomalie
pervadono la zona;
emissioni energetiche
dalle profondità lunigiane,
cosmici visitatori che
transitavano (e transitano!
fig2), provenienti da dove?
Nessuno lo sa, eccetto
quegli Antichi che
 14

tributavano la grande Dea espiatorio che lega con rappresenta la vita, non solo
Madre e scolpivano Kaprum (poi Kaprium) per il significato alimentare
paleolitici menhir. 17000 termine appartenente al e sensuale, ma in particolare
anni fa nell'estremo levante lingua Paleo-Umbra, che in per un significato di
ligure, fenomeni celesti Etrusco può identificarsi in trasmigrazione . Dopo la
ispiravano gli Sciamani, un Kaperc. Il luogo racchiudeva morte, si “usciva” dalla
nuovo Dna prendeva vita al tre sacralità: la prima (come tomba seguendo il percorso
termine dell'ultima l'isola di Capri) intendeva dettato dai segni della Stele
glaciazione, liberando così cacciare il male, la per approdare alla vita
pareti rocciose levigate dai preghiera e il sacrificio; la futura, propria di una nuova
ghiacci. Alture e pendii seconda legava con le alimentazione.
ritornavano verdi, acque termali, e la terza con Tale concetto esistenziale
impregnandosi di vulvismo e i fenomeni celesti. Sul contemplerebbe i misteri
misticismo, simbologie Caprione oggi c'è il bosco, insiti nella Losanga (basso,
perfino visibili nel marchio dima un tempo c'era solo erba fig4) e Farfalla Dorata (alto,
una Renault (losanga) o nel e acqua termale. Perché
logo della Rai (farfalla). esso si formi là dove non
Enigmi antidiluviani, forse c'era humus, occorrono
parenti di un Sacro Graal migliaia di anni; questo ha
celato nella venerabilità di permesso di datare i luoghi
antidiluviane Marie megalitici della Lunigiana in
Maddalene? Ascoltiamo un'epoca risalente all'8000-
Calzolari... 9000 a.C. Il mare era più
basso di 110 metri fuori dal
Professore, pochi come lei golfo, chiuso da una diga
conoscono gli occulti segreti naturale che raccoglieva le
della Lunigiana. Inizierei con acque termali, poi il mare
un'apertura sul primordiale subì un innalzamento sino al
promontorio del Caprione... 5000 a.C. Nel bacino
Area Sacra (fig3) di culto dell'Arsenale di La Spezia
sciamanico, originata furono rinvenuti due Menhir
intorno all'8000 a.C. Il nome istoriati con il Tork e due
avrebbe origini sanscrite, e segni legati al concetto dei
riassume il toponimo legato popoli in seno alla Dea
al sacrificio del capro Madre, che in sé
 15

fig4)?
Sì, però occorre capire
questa simbologia,
l'archetipo della Farfalla è in
tutto il mondo. Tale concetto
risiede nell'osservazione
degli insetti fatta dagli
antichi. Che studiavano i
processi di trasformazione.
Essi vedevano come
rigenerazione il passaggio
da Bruco a Farfalla. Una
similitudine formale e
concettuale del simbolo;
come diceva S.Agostino:
non è quello che vedi, ma è
quello che incameri e
comprendi. Processo
evolutivo, stadi: dall'uovo
nasce il bruco che "muore",
da esso si genera la
crisalide, che a sua volta da
vita alla farfalla, e che poi
infine vola. Comprendevano
ciò perché assistevano a
questo fenomeno. Così la nostra condizione umana, Losanga ha origini molto
uno stadio evolutivo e di remote; il più antico è
prova nell'universo; è il visibile nella pietra
concetto sciamanico di sciamanica di Bomblos Cave
antenati che dimorano in (Sudafrica) del 77.000 a.C.
altri mondi. (fig6) .
Durante il primo incontro, mi Esattamente, qual era lo
raccontò di aver trovato forti status dello Sciamano nella
riscontri anche in Sardegna comunità?
insieme a qualcosa di Lo Sciamano doveva
“preoccupante”... esprimere-imprimere
In Sardegna a San Consas potenza. Egli poneva in
scoprii l'asportazione (furto) isofrequenza il gruppo,
della parete (alto, fig5); lì era mettendo tutti all'unisono.
raffigurata la Sacra Farfalla La tribù sopravviveva se tutti
(basso, fig5). Un'altra, erano d’accordo,
rinvenuta, fu poi sotterrata contrariamente la tribù
dalle autorità (per impedirne periva. La regola era:
la trafugazione). Nell'ipogeo comprendere e trasmettere
Sardo,, dove esiste un l'essenza della vita,
catechismo sciamanico, ci mantenerla e continuare a
sono le Monadi che si generarla. Bisogna ubbidire
formano, passano la linea a regole precise per
cielo-terra, entrano nella sopravvivere.
vita sulla Terra, che poi Nella forma più
lasciano per tornare in cielo comprensibile a chiunque,
dopo aver superato varie potrebbe spiegare ai lettori
prove, quindi un test di Tracce d’eternità cosa
evolutivo. L'archetipo rivela la Losanga nella sua

essenza?
La Losanga (che si coniuga
con la Pietra Fallica),
secondo il principio di
energia-forma, è il flusso di
energia femminile che
vivifica e genera. Senza di
essa non c'è vita. Nella
preistoria permaneva
l'energia femminile: nel
gruppo il cacciatore muore
in battaglia e a caccia, la
sopravvivenza è affidata alla
femmina. Essa conosce le
regole della vita, i periodi
d’inseminazione e
accoppiamento, tramanda le
cure per le malattie,
seleziona le erbe e cura.
L'elemento femminile è di
stabilità, mentre l'elemento
maschile (elemento veloce)
è soggetto al
deterioramento dovuto alle
fatiche quotidiane, quindi ha
vita più breve. Occorre dire
che la Losanga del Caprione
fu eretta dove non c'erano
alberi, ma solo acqua ed
erba (17.000 a.C.).
Inevitabile domanda: perché
gli Sciamani scelsero la
Lunigiana?
La geologia va capita. Nel
Caprione usciva acqua
termale (grande fonte di
energia) che oggi esce dal
bosco. Davanti al porto
16
spezzino di Lotti (la spezia) il
mare è caldo perché c'è
acqua termale. Sul Caprione
passano le faglie della
Lunigiana, per cui si è
aperto un Mar Tirreno! Gli
uomini percepivano il campo
energetico sprigionato dalle
faglie, penetravano la natura
e le sue precise regole
matematiche. La curvatura
della banana si legge con
una serie di Fibonacci, così
come si dispongono i rami
degli alberi. La Losanga del
Caprione e la Pietra Fallica
di Canaa Granda (fig7)
testimoniano l'arrivo di una
cultura indiana e il culto di
Shiva. È molto probabile
che, alcune popolazioni
dell'India emigrarono
seguendo lo spostamento
degli animali che
abbandonavano le zone con
siccità per cercare nuovi
pascoli a occidente. Questo
spiegherebbe perché gli
Etruschi quando arrivarono
qui, portarono con loro la
Chianina, una razza di
Mucca della Turchia, che
non è Toscana! C'è la prova
del Dna! Col calcolo delle
probabilità, è possibile che
gli Etruschi provengano
dall'Anatolia.
Se gli enigmatici Etruschi si
spinsero fino in Lunigiana,
essendo confinanti con gli
altrettanto misteriosi liguri,
avrebbero potuto creare
parentele?
Difficile stabilirlo. Per alcuni
i Liguri discendono dal Cro-
Magnon originario
dell'Africa. Per altri si
tratterebbe di popolazioni
venute dal Caucaso (presso
Chiavari esiste Monte
Caucaso), quindi per
toponimia, il dubbio
potrebbe nascere. Ciò
spiegherebbe perché i Liguri
siano stati navigatori che
percorrevano rotte
meridionali. Perché
andarono nella Sicilia
occidentale ove lasciarono
toponimi identici a quelli di
origine? Si vedano Lerici
con Erice, Entello con
Entella, Tella con Tellaro,
Levanto con Levanzo. Essi
navigavano a sud con il
vento di tramontana! Alcuni
studiosi hanno affermato
che queste sono fantasie,
ma il calcolo delle
probabilità afferma il
contrario. Alla prova fornita
dalle probabilità composte,
si è aggiunta anche la prova
del Dna! Gli scettici credano
almeno a questa.
Alla luce di uno scetticismo
oscurantista, invocherei il
diritto alla conoscenza di cui
l'umanità vuol nutrirsi,
quindi le domando: l'alta
conoscenza degli antichi, fu
ereditata da civiltà a noi
ignote?
Esistono segreti che non
possono essere divulgati,
che famiglie potenti si
tramandano da tempi
antichi. Questa conoscenza
proviene dalle Tavolette di
Nippur (fig8 - 3500 a.C.). La
Bibbia è semplice riassunto
di quello che è accaduto

sulla Terra, ma manca la
notizia di esplosioni
atomiche operate dagli
antichi occupanti (alieni)
della Terra che si
contendevano il pianeta.
Perché sono nate le bionde?
Furono un errore di
clonazione dell'ominide.
Certo, sulle Tavolette non
possiamo leggere che sono
nate le bionde, ma è scritto
che, a seguito di quanto
descritto, apparvero delle
femmine che avevano i
capelli col colore della
sabbia del mare! Non sono
fantasie, le Tavolette
descrivono basi di
atterraggio presso i cedri
del Libano, gli enormi
monoliti di Baalbek (fig9)
erano la base di atterraggio
delle astronavi aliene.
L'ominide quindi, o
quell'Homo Erectus che
precedette il Sapiens in
confraternita con il
Neanderthal e il Cromagnon,
quando fu prelevato dagli
antichi occupanti della terra
(in primis gli Anunnaki), mi fa
pensare che alcuni terrestri,
potrebbero essere stati
soggetti a mutazioni
genetiche prodotte dalle
radiazioni di succitate
esplosioni atomiche e quindi
successivamente clonati, e
pertanto forse, da qui
17
un'ipotetica causa di "errore
di clonazione dell'ominide".
Di conseguenza, ciò mi
lascia supporre che, a
scanso di radiazioni, in tutti i
casi l'evoluzione del Dna
sarebbe comunque
determinata da fattori
ambientali subordinati al
luogo dove il soggetto si
trova a condurre la propria
esistenza.
Certo. L'uomo evolve in base
alle energie del luogo in cui
è stato concepito, pertanto il
Dna cambia in base
all'ambiente in cui si trova.
L'evoluzione rientra anche
nell'ambiente dove avviene
la clonazione e
manipolazione genetica. Un
altro esempio: perché i
Liguri sono considerati
strani? Perché sono
concepiti e sono vissuti su
campi energetici particolari.
Perché la famosa Via
dell'Amore di Riomaggiore si
chiama così? Perché la
verticalità degli strati
rocciosi, permette l'uscita di
un forte campo ionico che
stimola il progress enzimi-
ormoni. Essi si recavano in
questi luoghi per assicurarsi
che le giovani donne
venissero fecondate durante
le feste interlunari delle lune
antecedenti e successive al
solstizio d'estate. Questo
era determinato per avere le
nascite nella primavera
successiva e favorire la
crescita dei neonati con
temperature miti. Lo
sciamano conosceva anche
ovulo e spermatozoi. Si
rileggano gli articoli sulle
incisioni rupestri (sx, fig10 -
11.000 a.C.) rinvenute in
Turchia dall'Archeologo
Mehemet Ates, o ciò che
esposi al Valcamonica
Symposium del 2007 (centro
e dx, fig10) circa il culto
della fecondazione. Con ciò
non è detto che gli antichi
avessero capito tutto. Dopo
lo sciamanismo, molto si è
perso. Nel medioevo spesso
 18

culto solare per eccellenza.

Nella Teologia religiosa, e se
vogliamo anche cristiana,
Lucifero è colui che riceve
l'incarico di costruire
l'universo. Lui era il
costruttore-padrone del
creato. Se egli si è
insuperbito nei confronti del
suo Creatore, è perché ha
realizzato un'opera enorme.
Quando i Romani invasero la
Gallia, si menziona che i
Celti autoctoni vantarono di
adorare il “fiero Angelo
caduto dal Cielo”, forse
corrispondente al culto
ligure--celtico di Belèm.
ligure
Quest'ultimo contempla il
culto Lunigiano?
La sacralità della Losanga,
può essere stata ricevuta
dai Celti con la trasmissione.
Difficile stabilire come sia
avvenuto il declino dello
sciamanesimo, peraltro
praticato in un’epoca molto
distante dai Celti. La
costruivano Chiese sulle fenomeno che è stato Losanga è sempre stata
faglie perché lì c'è energia; registrato con i satelliti presente, non è certo però
come in S.Lorenzo (La militari. se i Celti la utilizzassero per
Spezia), antica struttura che Energie particolari e origini rituali differenti. Sacralità
ha ceduto perché nella misteriose quelle dei Liguri che credo sia stata
faglia un lembo del terreno è che adoravano il Dio interrotta con l'arrivo dei
in sempre movimento! "Belèm" (o Belèn: da culti Greci e Romani che non
Energie telluriche come Belènos, poi Belèno – assimilarono la Losanga nel
quelle che ha constatato Belìn--Belàndi).
dialetto: Belìn
presso il Castello templare Divinità identificata da
di Coderone? Sumeri, Assiri e Babilonesi
Esatto. I Templari in Venere. Il prefisso
costruivano nelle stesse babilonese "Bel" (signore)
zone degli sciamani, perché era presente negli attributi
lì c'è energia! Castelli, statue del Dio della Luce, citato dai
Stele e megaliti sono tutti Fenici con Baal Zeboul e
nelle immediate vicinanze dagli Ebrei con Baal Zebub
fra loro. Templari e Sciamani (poi Belzebù), Baalphegor
assorbivano questa energia (poi Belfagor) e Belyaal (poi
prima di compiere qualcosa Belial). Professore, trattasi
d’importante. Il castello di di Lucifero?
Coderone (fig11) ad Sui Liguri bisogna ricorrere
esempio, emette un’intensa alla loro contiguità Celtica.
frequenza di energia Belèn (da Belènos, che
costante proveniente dal significa Splendente) era il
centro della terra, un Dio della Luce e del Sole, il
 19

Unendo tre megalitici (fig14)

con Losanga presenti nel
massiccio centrale
francese, Corsica e nel
sacro, ma come forma d'arte volontà di ricostruire sulla Caprione, si forma un
raffigurata ovunque, anche terra una parte del cielo. Qui triangolo isoscele di 533km
in Venere da parte dei Maya. ecco la statuetta (fig13) equilaterali, con direzione di
Nella sacralità euroasiatica, trovata presso il Quadrilite 300° sull'azimuth della
unendo sulla carta i punti al Passo di Corvo (Foggia), Farfalla di luce dorata, al
dove sono situati cinque siti che ritrae una Sciamana del tramonto del solstizio
megalitici del Caprione, si 5300 a.C. che riporta due d'estate nel quadrilite di San
scopre che formano la cassiopee e due farfalle. In Lorenzo al Caprione.
costellazione (fig12) di questi luoghi si avverte una Circa la singolarità di questi
Cassiopea. Ciò dimostra la particolare dimensione! triangoli, sul suo libro “La
preistoria del Caprione” fa
notare che gli isosceli di
“geografia Sacra indiana”
Valmiki Ashram e
Bharatkupa presentati nel
1999 al congresso delle
Canarie, sono parenti del
suo isoscele (fig15). Poteva
una comunità raggiungere
tre punti cardinali per
creare simili luoghi sacri e
raggiungere la Corsica?
Col mare più basso, sul
ponte Elba-Montecristo la
Corsica era raggiungibile
con una piroga. Secondo
alcuni studiosi arrivarono da
nord, forse dalla Francia;
infatti i Menhir che sono stati
ritrovati qui nel bacino a 12
metri di profondità, sono
identici a quelli francesi.
Gli studiosi del passato

sostenevano che fossero
rotolati giù dalle alture;
Impossibile! Un sasso rotola, dall’immaginario dell’uomo
non questi che erano
pesantissimi. Furono eretti
nel bacino quando non c'era
il mare!
Quindi il bacino termale era
un luogo di venerazione…
Veneravano e assorbivano
l'energia primordiale della
terra, legata alle tre
dimensioni insite
nell'archetipo della Losanga
(Terra-Persona-Cielo).
Questo tridente fu
compromesso dal
cristianesimo, che eliminò la universale, per sua natura
distinzione sciamanica tra
spirito anima e corpo;
l'anima l'hanno anche gli
animali, ma questo
purtroppo non è accettato,
tuttavia San Paolo lo dice!
Un cenno sulle losanghe
naturali e un messaggio
finale per gli appassionati di In Lunigiana, terra
archetipi vulvici del
paleolitico.
20
La losanga è una delle prime
forme partorite
preistorico. La
rappresentazione più antica,
allo stato attuale della
ricerca, è la pietra africana
di Bomblos Cave. Il legame
di questa forma con l’organo
sessuale femminile è
indubbio. Ciò che sfugge ai
più è il legame con l’energia
femminile che vivifica la
natura, cioè l’energia vitale
espressa dal principio
madre, in antitesi al
principio dell’UNO, il padre
esistente in potenza, e
quindi non chiamato ad
esprimersi, ma a rivelarsi. In
ciò consiste il primo
archetipo del dualismo, il
principio del DUE, divulgato
ampiamente dalla grande
archeologa Marija Gimbutas.
contrassegnata dalle grandi
faglie con cui si è aperto il
Mar Tirreno (master-faults),
si nota il sincretismo fra il
monumento
archeoastronomicamente
orientato (tetralite di San
Lorenzo al Caprione) e la
pietra superiormente
appoggiata sui due ortostati,
che è stata tagliata a forma
di losanga. Questo
sincretismo appare in due
analoghe costruzioni
megalitiche (triliti) presso
Lozère e Niolu. Si può
pensare che questo
sincretismo derivi dal fatto
che in Lunigiana esiste il
monte Losanna (c'è un
paese con lo stesso nome -
toponimia) che in sommità,
nel lato rivolto verso la Val
Padana, presenta molti
massi: alcuni alti più di un
metro e dalla forma
apparentemente naturale,
risultano caoticamente
accavallati. La forma a
losanga non può essere
dovuta a questa singolarità
geologica, ma è senz’altro
emersa dal sistema nervoso
centrale come avviene per i
fosfeni (da non confondere
con i fosfati). Di questi
fenomeni scrive il prof.
David Lewis-Williams nel
libro Images of Mystery -
"Rock Art of the
Drakensberg"; a pag.89 si
legge che fosfeni e fenomeni
entoptici sono fenomeni
visuali che sorgono dal
sistema nervoso centrale,
elementi percepiti senza la
visione (“ent” sta per
“senza”). Dette forme sono il
risultato di una stimolazione
meccanica della retina in
assenza di luce, che
possono crearsi in stati di
trance o di coscienza
alterata, sfuggendo così al
controllo della cultura. È per
la loro origine che sono
 21

diffusi in tutto il mondo. La Ai lettori: qui chiudo la parte saccenti cattedre

conoscenza dell’uomo
preistorico su
quest’archetipo formale,
dopo la scoperta di pietre
con simile forma in
Lunigiana, avrebbe prodotto
il riconoscimento della
sacralità di questa terra. In
termini di energia-forma si
assiste alla diffusione della
losanga nei pavimenti,
pareti, chiese, edifici,
cornici di quadri e nelle
forme di preparazioni
gastronomiche. Per capire i
luoghi megalitici occorre
calarsi nelle dinamiche
mentali degli antenati, che
avevano nel punto più alto
della loro scala di valori, la
sacralità della vita.
di una lunga l'intervista
risalente al 2009, in parte e
per altri aspetti pubblicata
su alcuni magazine per cui
scrivevo. Enrico Calzolari,
paleoastronomo, semiologo
e molto altro, un pozzo di
conoscenza che oggi è
grande amico mio.
Personalmente lo considero
un padre, che molto mi ha
insegnato, sia in ambito di
conoscenza che in "apertura
degli occhi", ovvero sia…
seguitare a percorrere
sentieri conoscitivi-
esistenziali che ci portano in
direzione di radiose verità,
verosimilmente sinonimi di
luce, amore e libertà.
Personaggio scomodo, fin
troppo scomodo per
presiedute da docenti che in
vita loro non hanno mai
scoperto un sasso, e che
repentinamente, sono
prodighi nel fomentare
disinformazione constatabile
dai primi libri di testo della
scuola dell'obbligo al
contesto liceale, dal limbo
universitario alle più alte
sfere accademiche
contaminanti la divulgazione
dei mass media. Verità,
partorita dalla vera
conoscenza; è questo che
noi tutti vogliamo, ed Enrico
Calzolari è una di quelle
persone in grado di fornirla.
Un sentito grazie a tutta la
comunità di Tracce
d'eternità.

La nuova rivista del C.U.I.

Qualche mese fa avevamo dato notizia, su queste pagine, della chiusura
del sito web del C.U.I. (Centro Ufologico Ionico). Ora siamo ben lieti di
comunicare ai lettori la rinascita di
questo importante spazio di
informazione qui, proprio come una
fenice dalle ceneri. Il progetto è ancora
curato dall’amico Antonio De Comite,
con la collaborazione di nuove
promettenti firme. Ma le novità non
finiscono qui: dai primi giorni di
settembre è in download, dal sito del
C.U.I., anche il primo numero della
rivista elettronica Rex Inexplicata
Volans, un aperiodico gratuito dalla
bella veste grafica che non mancarà di
stupire per i contenuti, che spaziano
nelle tematiche misteriose con un
occhio di riguardo all’ufologia. Lo staff
di Tracce d’eternità augura ad Antonio
buon lavoro, perché le voci libere non
sono mai abbastanza. Simone Barcelli

L’OTTUPLICE
SAPERE
ORIENTALE
ORIENTALE
Lo yoga
degli
Non mi sono mai rivolto al
mondo dello yoga. Lo
osservo con distaccato
rispetto e malcelata invidia,
vista la mia sicura
incapacità fisica anche solo
di simulare quelle statuarie
posizioni, anticamera certa
di una ricercata simbiosi
trina, fatta di corpo, mente e
anima… divina. Ammetto,
inoltre, di rifarmi ancora a
ritmi fisiologici e cibi
piuttosto “nostrani” che
poco hanno a che fare con
fibre e vitamine specifiche,
cosa che pone me, rispetto a
un’ipotetica evoluzione
vegetariana, in una
situazione di sempiterno
22
stallo.
Dovrei e sarei, quindi, nel
vivere e nel pensare,
perfettamente antitetico al
cuore di una filosofia di vita
che da millenni insegna,
oggi in tutto il mondo, un
percorso di avvicinamento al
divino fatto di disciplina
mentale e fisica. Dovrei e lo
sarei, se non fosse per un
piccolo dono, che mi
permette di “vedere” ciò
che, a volte, ai molti sfugge
e oggi, grazie ad esso, io,
che di simboli mi occupo,
vorrei porne, uno in
particolare, alla vostra
attenzione. Un inconsueto
modo di vedere il “vostro
di Michele Proclamato
8 Re
mondo“, sotteso a rendere il
mio scrivere e il vostro
leggere, come un modo
“diverso” per capire di più e
meglio perché e cosa rende
lo YOGA un’arte speciale di
vivere il sacro. Quindi,
concedetemi un po’ di
attenzione e abbiate fiducia
perché il mio modo di
spiegare il vostro fare è
particolare, tanto da dirvi
“Lista sumera dei Re”. Nel
1932 una spedizione
archeologica inglese,
condotta dal capitano Weld
Blundell, approda
nell’attuale Bassora, in Iraq,
alla ricerca delle mitiche
città bibliche. Fu una
 23

Bad -ti-bira cadde Ora proviamo a fare un

spedizione fortunata quella essi regnarono per” 241200”
del Blundell, ricca di reperti, anni,
tra i quali ne spicca uno
tutt’ora senza spiegazione, Poi il Diluvio “travolse tutto”. Dendera (Fig. sotto).
destinato a passare alla
storia come: “Prisma di
Blundell” (Fig. sopra), sul
quale sono incise 26 righe di
caratteri cuneiformi che,
tradotti, così recitano:
E la regalità fu spostata a piccolo esperimento:
Larak. sostituiamo gli 8 RE, con gli
A Larak, Ensipadzidanna 8 stadi principali dello Yoga,
regnò 28800 anni. quindi: Yama al posto di
"Un" re ……. Egli regnò per Alulim, Niyama per Alalgar,
28800 anni. Asana, Pranayama,
Larak cadde Pratyhara, ecc. Bene, in tal
E la regalità fu spostata a modo, ognuno degli stili
Sippar. Yogici ha un riferimento
Sippar Enmeduranna temporale, nonché
divenne re numerico, il cui computo
E governò per 21000 anni totale può essere osservato
Poi Sippar cadde alla fine della descrizione
E la regalità fu spostata a della Lista. Adesso facciamo
Shuruppak. così, andiamo a Dendera, in
Ubaratutu divenne re, egli Egitto, presso uno dei templi
governò per 18600 anni più antichi della storia
"Un" re …….. egli governò egizia, poiché in esso, nella
per 18600 anni.. stanza delle stelle, si
In "Cinque" città “Otto”re, conserva la copia dello
zodiaco più importante della
storia umana, meglio
conosciuto come Zodiaco di
Osservate con attenzione
l’immagine, è importante.
ZODIACO E NADI Noterete che all’esterno, la
scena è completamente

Dopo la discesa della

regalità dai cieli,
La regalità fu a Eridu,
In Eridu Alulim divenne re,
Egli regnò per 28800 anni.
Alalgar regnò per 36000
anni.
"Due" re;
Essi regnarono per 64800
anni.
Poi Eridu cadde
E la regalità fu spostata a
Bad-Tibira
Divenne re a Bad-Tibira
Enmenluanna;
Egli regnò per 43200 anni.
Enmengalanna regnò per
28800 anni.
Dumuzi il pastore regnò per
36000 anni.
"Tre" re essi regnarono
108000 anni.
 24

farvi notare le seguenti vi assicuro, è senza tempo.

deduzioni. Se non sbaglio la In quello Zodiaco ci sono
fisiologia Yogica è esattamente 108
sostanzialmente costituita componenti, esattamente
da 72000 Nadi, che come 108 sono le POSIZIONI
rappresentano quei famosi poste al top dell’esecuzione
canali energetici che Yogica. Allora, forse, posso
trasportano, guarda caso, 4 dare una percezione del
tipi di energia (Prana, sapere e della pratica
Apana, Sapana Vyana), che Yogica che, probabilmente,
predilige 3 Nadi principali, va al di là del consueto. Sì
chiamati: Ida, Pingala e perchè chi fa Yoga, e non
Figura 3 Sushumna. Ora, sempre solo, ogni volta che assume
osservando l’immagine una posizione, non fa altro
dominata da 12 esseri, zodiacale di cui sopra, che diventare specchio
(contraddistinti da un cerchiamo di riassumere risonante di un’energia
perfetto rapporto maschile e numericamente l’interno e creativa divina (Prana)
femminile), che, con le loro l’esterno di una visione che, intelligente. Semplicemente
24 braccia, come atlanti,
sostengono, contenendolo, Figura 4 Gli Otto di Leonardo Da Vinci
ciò che dovrebbe essere
l’equivalente egizio di una
visione stellare
appartenente a Duemila anni
fa. Possiamo inoltre
osservare che il computo di
tale contenuto celeste,
ammonta esattamente a 72
corpi galattici, composti da
stelle, costellazioni, nonché
pianeti. Lo so,
probabilmente vi state
chiedendo dove andrò a
parare, ma vi chiedo un po’
di pazienza, vorrei
richiamare ancora
pochissime cose delle
tantissime di cui potrei
parlarvi. E’ importante
notare che gli Esseri
risultano “divisi” in 3 gruppi
di 4 entità, in un contesto
perfettamente animico. In
questa immagine, in grado di
trasformare numeri in
diverso modo senzienti,
tutto è… vivo e, a tale
proposito, mi sovviene una
frase di un certo Giordano
Bruno, il quale definiva le
stelle: “Animali”, poiché
dotati di anima. Forse, in
questo momento non è
importante il suo dire, ma il
 25

possiamo, attraverso la
meditazione e la giusta Figura 5 Mente o Apollo di Giordano uno
alimentazione, ricordare, o
perlomeno intuire, come il
cosmo palpiti dentro di noi,
poiché ognuno di noi è la
summa di un immenso
essere vivente chiamato
UNIVERSO. Un universo nel
quale DIO è perfettamente
immanente, poiché la sua
prima emissione,
numericamente musicale, da
sempre ci viene trasmessa
attraverso OTTO stadi o
frequenze principali. Chi fa
Yoga, semplicemente
ripercorre lentamente la
creazione, nel tentativo di
ritornare a DIO. Di nuovo,
ecco cosa diceva Giordano
Bruno dell’Altissimo: “Chi
non intende UNO non
intende nulla”. Ora vorrei
fare un piccola modifica al
celeberrimo simbolo rappresentante lo yin e lo yang, non è una cosa
dissacrante, credetemi, è
solo un modo di applicare il
mio sapere, quindi
osserviamo la figura 3.
Vedete anche voi il simbolo
alla base dei miei studi? Sì,
io mi occupo dell’OTTO, o
meglio dell’OTTAVA, io
seguo l’UNO posto
nell’OTTO, come voi, come
pochi, ma grandissimi del
passato appartenenti ad
ogni civiltà (Figg. 4-5).
Dimenticavo… visto che
siamo in oriente, potremmo
contare quante sono le linee
spezzare e quelle unite dell’
ottagonale I Ching (Fig. a
sinistra). Lo so, come al
solito rischio di andare fuori
tema, ma credetemi, voi, che
di Yoga vi occupate, avete
più di tanti altri, la porta di
un sapere immenso già
aperta, non verso il passato
dell’umanità, ma verso
l’unico futuro.

LA STORIA
“INFINITA”
RENNES-
RENNES-LE-
LE-
CHÂTEAU
Il codice segreto del numero 8
Cenni storici
Il piccolo paese di Rennes-le
-Château si trova in Francia,
nella regione Linguadoca-
Rossiglione nel dipartimento
dell’Aude a ridosso dei
Pirenei. La vicenda di
Rennes è un inestricabile
groviglio di storie e di
misteri mescolati insieme:
una serie infinta di elementi
storici, esoterici, ermetici e
cabalistici. Per riannodare
questi fili bisogna partire da
lontano. Nel 1214 Bianca di
Castiglia, mentre a Parigi
imperversava la rivolta dei
pastori, si rifugiò a Rennes
dove fece costruire il
castello di Blanchefort e vi
nascose il suo tesoro. Al suo
ritorno a Parigi ne fece
menzione al figlio che a sua
volta confidò il segreto a
Filippo l’Audace;
quest’ultimo morì
improvvisamente senza
rivelarlo a Filippo il Bello,
colui che poi sarà l’artefice
dello sterminio dei templari.
E’ utile ricordare che Bianca
26
DI
di Giuseppe Balena
di Castiglia era pubblicò un volumetto dal
appassionata di esoterismo titolo "La vraie langue
e fece inserire nelle vetrate celtique e le Cromleck de
della cattedrale di Chartres Rennes Les Bains"; l’autore
dei rosoni rappresentati la vantava la scoperta della
Vergine nera e la Rosa lingua universale, cioè
mistica. Elementi questi che quella di Babele. In realtà il
ritorneranno nel prosieguo libro era la descrizione di un
della nostra storia. Il castello viaggio iniziatico e quasi
di Rennes è appartenuto nel sicuramente Boudet vi celò
corso dei secoli ai Conti delle conoscenze segrete.
Ràzes, ai Marchesi
Blanchefort e infine alla
famiglia des Hautpoul.
L’ultimo signore di Rennes,
marchese di Blanchefort,
sposò Marie de Nègre
d'Ables. La marchese morì il
17 gennaio 1781 e in punto
di morte rivelò un
importante segreto ad
Antoine Bigou curato di
Rennes.
Saunière e gli enigmi
Il 1° giugno 1885 arrivò a
Rennes il nuovo curato
Bèrenger Alfred Saunière.
Egli strinse subito amicizia
con Henri Boudet, prete del
vicino paese di Rennes les
Bains. Nel 1880 Boudet
 27

Nel 1891 Saunière iniziò i

lavori di ristrutturazione
della chiesa. Da questo
momento il mistero
s’infittisce. Infatti, durante i
lavori di rifacimento della
chiesa in uno dei pilastri
trovò un contenitore con
quattro pergamene. Poco
dopo Saunière iniziò la
costruzione della Torre di
Magdala. Il parroco del
piccolo paese molto
probabilmente vantava una
buona disponibilità di
denaro per affrontare le
spese di questi lavori. È
importante notare che il
termine Magdala che lo
stesso curato diede alla
torre deriva dall’ebraico e
significa “torre” o “torre del
tempio” ma anche “luogo
della colomba”. È causale
questo interessamento per
la torre di Babele e la lingua
universale sia di Boudet sia
di Saunière? Nel passo della
Bibbia Michea 4:8 si legge:
“A te, torre del gregge, colle
della figlia di Sion,
a te verrà, a te verrà l'antico Teniers, I Pastori d'Arcadia dipinto per ben due volte,
dominio, di Nicolas Poussin e un nel 1627 e nel 1640. Il
il regno che spetta alla figlia ritratto di papa Celestino V paesaggio bucolico
di Gerusalemme”. di anonimo. A proposito del sembrerebbe coincidere
Per due anni Saunière tentò quadro di Teniers è con quello dei dintorni di
invano di decifrare le importante notare che Sant Rennes. In merito a
pergamene che trovò in uno Antonio Abate si festeggia il Celestino V bisogna
dei pilastri della chiesa, 17 gennaio, data della morte ricordare che è citato anche
senza riuscirvi. Decise, del santo. Inoltre da Dante come “colui che
perciò, di rivolgersi al nell’iconografia classica il fece per viltade il gran
vescovo di Carcassonne che santo è raffigurato nelle sue rifiuto” a causa della sua
a sua volta lo indirizzò lotte contro le tentazioni del abdicazione dopo solo
presso l’abate Bieil direttore demonio, personificate cinque mesi. Uno dei nodi
di Saint Sulpice a Parigi. A sottoforma di donne del mistero di Rennes è
Parigi Saunière fu introdotto procaci. Appare suggestivo legato proprio allo strano
in ambienti esoterici il parallelismo con la motto”Et in arcadia ego”.
soprattutto dopo aver fatto situazione che il curato Alla luce di questa
la conoscenza molto probabilmente stava considerazione
dell’avvenente cantante vivendo con la Calvé. I bisognerebbe considerare lo
lirica Emma Calvé. Nella pastori di Arcadia di strano atteggiamento avuto
capitale parigina, inoltre, Poussin, invece, con la da Saunière, il quale fece
comprò tre quadri: la sintagma memento mori "ET ET scomparire la lapide della
Tentazione di San Antonio di IN ARCADIA EGO",
EGO fu tomba della marchese di

Blanchefort; ai margini della
lapide c’erano due iscrizione
fatte da Bigou. In una c’era
proprio la scritta - Et in
Arcadia ego - nell’altra
“Reddis Regis Cellis Arcis”
cioè “Nella regale Reddis,
nella grotta della fortezza”;
bisogna ricordare che
Reddis è proprio l’antico
nome di Rennes. L’epitaffio
della lapide recitava:
CT GIT NOBLe
NOBLe MARIE DE
NEGRe
NEGRe DARLES DAME
D’HAU(T)
D’HAU(T)POUL
(T)POUL De
De
BLANCHEFORT AGEE DE
SOIXANTE Sep epT ANS
SepT
DECADEE LE XVII JANVIER
MDCO
MDCOLXXXI REQUIES CAT
28
(_)IN PACE.
Questa iscrizione presenta 8
grossolani errori (nelle
lettere sottolineate); quattro
lettere sono in minuscolo
rispetto alle altre ed altre
quattro sono proprio
sbagliate; si ricavano così le
due parole MORT e EPEE
che sono le chiavi di codifica
utilizzando la Tabella di
Vigenere (metodo
funzionante solo con
messaggi con un numero di
lettere multiplo di 64 – 8x8).
8x8
Il risultato della decodifica è:
BERGERE PAS DE
TENTATION QUE POUSSIN
TENIERS GARDENT LA
CLEF PAX DCLXXXI PAR LA
CROIX ET CE CHEVAL DE
DIEU J’ACHEVE CE
DAEMON DE GARDIEN A
MIDI POMMES BLUES cioè
PASTORELLA NON
TENTAZIONE, CHE
POUSSIN-
POUSSIN-TENIERS DETINE
LA CHIAVE; PACE 681
DALLA CROCE E QUESTO
CAVALLO DI DIO, IO
COMPLETO QUESTO
DEMONIO DEL GUARDIANO
A MEZZODI' MELE BLU. BLU
La mela rappresenta il frutto
proibito preso dall’albero
della conoscenza, cioè il
frutto della conoscenza
proibita. Si narra che dalla
vetrata sud della chiesa di
Rennes ogni 17 gennaio il
raggio di sole che entra
proietta delle mele blu nella
parte opposta. La stessa
cosa avviene anche nella
chiesa di Saint Sulpice.
Teniamo a mente, quindi,
che ritorna nuovamente la
data del 17 gennaio. Le
pergamene ritrovate da
Saunière portavano il sigillo
di Bianca di Castiglia
raffigurante l’ape; questo
piccolo insetto simboleggia
l’anima. Nell’araldica,
invece, rappresenta la
regalità. Inoltre a livello
simbolico è riconducibile
anche alla figura di re
Salomone. Le pergamene,
due delle quali scritte
probabilmente da Bigou,
contenevano:
- l’albero genealogico dei
conti di Rhedae con il sigillo
di Bianca di Castiglia e
redatto sotto forma di litania
a Nostra-Signora;
- il testamento di F.P.
d'Hautpoul con la
genealogia fino al 1644 e
una scrittura in latino
riguardante San Vincenzo di
Paola;

- il testamento di Henri
d'Hautpoul del 25 aprile
1695;
- l’invocazione in latino a
cinque santi, con le lettere
PS in gotico in basso a
destra; i cinque santi sono:
San Antonio di Padova, San
Antonio l'eremita, Sulpice di
Bourges (si venera il 17
gennaio), San Rocco di
Montpellier e San Vincenzo
di Paola.
Torna ancora il 17 gennaio.
Lo stesso Saunière si sentì
male proprio in questa data
e morì il 22 gennaio 1917. In
punto di morte il sacerdote
chiamato per l’estrema
unzione, sconvolto per la
confessione, non gli
concesse l’assoluzione. In
una delle pergamene vi
erano delle lettere
sopraelevate rispetto alle
altre che componevano il
seguente messaggio: “A A
DAGOBERT II ET A SION
EST CE TRESOR ET IL EST
LA MORT” ossia “A
DAGOBERTO II E A SION
APPARTINE QUESTO
TESORO ED EGLI QUI
GIACE”.
GIACE In una parte della
pergamena erano riportati in
maniera confusa passi del
vangelo che facevano
29
riferimento all’episodio degli
apostoli che raccoglievano
spighe di grano e alla
vicenda di Lazzaro a
Betania. Le ultime quattro
lettere degli ultimi quattro
righi formano la parola
SION.
SION Nell’altra pergamena,
invece, ci sono delle lettere
più piccole che formano le
parole REX MUNDI.
MUNDI E’
interessante notare come
questo appellativo stia a
indicare il dio cataro del
mondo materiale in
contrapposizione al dio
buono che, invece, è solo
spirito non contaminato
dalla materia.
La chiesa
La chiesa di Rennes è la
summa di tutti i misteri. E’
dedicata a Maria Maddalena.
All’ingresso Saunière fece
incidere la frase
"TERRIBILIS
TERRIBILIS EST LOCUS
ISTE"
ISTE cioè "QUESTO
QUESTO
LUOGO E’ TERRIBILE”.
TERRIBILE
Questa iscrizione è presente
in molte chiese e deriva dal
passo biblico Genesi 28:17
dove si parla del sogno di
Giacobbe della scala che
scende dal cielo.
All’ingresso della chiesa vi è
una colonna visigota con la
scritta PENITENCE ripetuta
due volte, mentre, più sotto
è visibile l’iscrizione
MISSION 1891;
1891 le SS di
“mission” sono evidenziate,
come a voler dire MIS SION.
Inoltre anche l’8 8 della data è
in evidenza. Sulla chiave di
volta del portone vi è lo
stemma di Leone XIII. Ai lati
dell'ingresso sono presenti 2
colombe bianche; sotto la
colomba di sinistra è incisa
la data 1891, mentre, sotto
quella di destra è indicata la
data 1892. La colomba
bianca è un simbolo
alchemico e rappresenta la
materia prima (albedo) che
si trasforma nella pietra
filosofale. E’ importante,

inoltre, ricordare che
Magdala in ebraico significa fatto a scacchi bianco e
proprio “luogo della
colomba”. All'interno della
chiesa troviamo il diavolo
Asmodeo che sostiene
l'acquasantiera a forma di
conchiglia sulla quale sono Nègre, Bianca di Castiglia e
incise le iniziali B.S.;
B.S. più
sopra, invece, sono presenti nero sono due stati del
quattro angeli nell'atto di
fare il segno della croce. E’ chiesa, inoltre, è raffigurata
presente, inoltre, anche la
salamandra, riconducibile
all'elemento fuoco e quindi
alla pietra filosofale; questa “correttamente” al contrario
rimanda, però, anche alla
fenice che risorge tra le
fiamme. Sono, dunque,
presenti all’interno della
chiesa i quattro elementi,
ossia aria=angeli,
fuoco=salamandre,
acqua=acquasantiera e
terra=demone. Secondo la
leggenda Asmodeo è il
primogenito nato dall’unione
tra Adamo e Lilith, la nera
Dea-Madre primordiale.
Asmodeo era, infatti, il
demone che portava l'acqua
mentre Salomone costruiva
il Tempio di Gerusalemme e
in seguito divenne il
guardiano protettore del
tesoro; egli è anche
30
allegoricamente il custode
dei numeri sacri. Sopra
l'acquasantiera c'è la
scritta: "CON
CON QUESTO
SEGNO TU LO VINCERAI".
VINCERAI
La frase originale è in latino:
"IN
IN HOC SIGNO VINCES";
VINCES
questa apparve in sogno
anche a Costantino prima
della vittoriosa battaglia
preludio della sua
conversione al
cristianesimo. Nella parte
opposta all’acquasantiera
c’è un quadro del battesimo
di Gesù; lo sguardo del
demone e quello di Gesù
guardano nella stessa
direzione cioè sul pavimento
nero. Bisogna porre
l’attenzione sulla valenza
alchemica di alcuni nomi
coinvolti nelle vicende
storiche di Rennes: Marie de
Blanchefort. Il bianco e il
processo alchemico. Nella
la Via Crucis con 14 stazioni
disposte da sinistra verso
destra e non
come stabilito dal Vaticano.
Nelle stazioni della Via
Crucis, opera del massone
Guscard, si notano, inoltre,
le seguenti anomalie:
nella 1° si nota un
bambino nero con i
piedi a forma di
grifone;
nella 2° una donna
inginocchiata davanti
ad un elmo in oro,
Gesù che indossa un
mantello rosso e una
scala che sale verso il
cielo (riferimento al
sogno di Giacobbe);
nella 7° sullo sfondo si
vede una porta aperta
dalla quale s'intravede
la Torre Magdala;
nell’8° una donna coperta
da un velo da vedova e
un fanciullo con un
tessuto scozzese di
colore azzurro.
Nella chiesa sono presenti le
statue di cinque santi:: San
Germano, San Luca e
ancora, San Rocco, San
Antonio l'eremita e San
Antonio di Padova; le iniziali
formano la parola GRAAL.
GRAAL
Sotto l'altare è presente un
bassorilievo che
rappresenta Maria
Maddalena, fatto dallo
stesso Saunière. La
Maddalena contempla una
croce grezza dalla quale si
alza un germoglio frondoso;
al suo fianco vi è un libro
 31

una volta al bianco e al nero.

Nella sezione dedicata al
Toro, invece, vengono citate
le 64 (8x8) mattonelle
bianche e nere presenti
anche nella chiesa di
Rennes. Enigmatico e
simbolico è il capoverso
dello Scorpione. In questo
caso è descritta una strana
visione di un polipo; è
importante ricordare che lo
scorpione simboleggia
l’amore per la verità, mentre
nella Bibbia indica la
presenza demoniaca. Nella
aperto, un cranio e un melo. anche sulla porta alchemica leggenda di Iside
Lo sfondo è il paesaggio di di Villa Palombara a Roma. (trasposizione della
Rennes. La croce con rami Le Serpent Rouge e il Madonna nera), la sua fuga
rappresenta l’albero numero 8 fu accompagnata proprio da
genealogico. Vi era anche Il mistero di Rennes è sette scorpioni. Il Serpent
una scritta che fu distrutta strettamente legato a "Le Rouge finisce proprio con il
da un vandalo: Serpent Rouge", libretto segno del Capricorno e con
JESUS MEDELA VULNERUM scritto in lingua francese il riferimento al 17 gennaio
SPES UNA POENITENTIUM nell’Ottobre del 1966 e che cade sotto questo
PER MAGDALENAE pubblicato il 17 Gennaio segno. Come abbiamo visto,
LACRYMAS PECCATA 1967 (ancora la stessa data) in tutta la vicenda il 17
NOSTRA DILUAS. da Pierre Feugere, Louis gennaio è una data
GESU’ RIMEDIO PER I Saint-Maxent e Gaston De importante e “troppo”
NOSTRI PECCATI E Koker, tutti deceduti ricorrente per essere
SPERANZA PER NOI misteriosamente dopo la considerato un caso. In
PENTITI. TU CANCELLERAI I pubblicazione. Alcuni indizi questa dataci potrebbe
NOSTRI PECCATI GRAZIE lo riconducono, però, a essere un simbolismo
ALLE LACRIME DELLA Pierre Plantard. Si presenta numerologico celato. La
MADDALENA.
MADDALENA composto di tredici strofe. data della morte della
La Maddalena asciugò con i Ogni strofa corrisponde a un marchese di Blanchefort
suoi lunghi capelli i piedi di segno zodiacale. La
Gesù; simbolicamente terzultima in ordine di
rilevante è il collegamento apparizione, porta il titolo di
con i Merovingi che Ofiuco o Serpentario. La
attribuivano la loro forza costellazione del
proprio ai lunghi capelli. Gli Serpentario è raffigurata
elementi della chiesa così con un uomo che tiene nelle
come descritti se correlati mani un serpente per la
all’effige dell’ex libris di testa e per la coda. Chiaro
Saunière, dove s’intrecciano riferimento all’episodio del
due triangoli uno bianco e peccato originale. Il libretto
uno nero e con i vertici uno inizia con il segno zodiacale
verso l’alto e uno verso il dell’Acquario (chiaro
basso a formare la stella di riferimento alla New Age);
David, farebbero pensare nella descrizione di questo
all’affiliazione del parroco segno zodiacale si fa
all’ordine martinista. La riferimento ai sette colori
stesa effige la ritroviamo dell’arcobaleno e ancora

forse non è quella reale e fa
parte del meccanismo. Se
analizziamo la data
17/01/1781 e proviamo a
sommare singolarmente le
cifre otterremo come
risultato ultimo il numero 8.
L’8 è anche la somma di 1 e
7. 1 è il numero per
eccellenza, mentre 7 oltre a
indicare la colomba (ecco
spiegata la loro presenza
nella chiesa), ci riconduce
anche ai 7 demoni usciti
proprio dalla Maddalena;
ecco spiegato forse il nome
attribuito alla Torre di
Magdala. Il significato del
numero 8 è riconducibile al
conflitto tra spirito e materia
di chiaro stampo cataro e al
Rex Mundi (formato da 8
lettere) codice chiave della
pergamena. L’8 rappresenta
anche l’essenza femminile a
valenza sessuale e quindi la
Maddalena. Più in generale,
dunque, si potrebbe far
riferimento anche alla morte
come transizione, ossia la
mediazione tra cielo e terra.
Ecco quindi spiegato il
riferimento alla scala di
Giacobbe e all’iscrizione
“terribilis est locus iste”
presente nella chiesa ma
mutuato dal passo biblico
dove si narra del sogno di
32
Giacobbe. L’arcano 8 nei
tarocchi è rappresentato
dalla sapienza occulta e
della conoscenza
primordiale ed ecco che
rinviene il collegamento con
il passo di Genesi, con il
serpente e quindi con la
rappresentazione del
Serpentario. Il colore
associato all’arcano 8 è il
rosso e lo ritroviamo anche
per il segno dello Scorpione
governato da Marte. Ancora
una volta ritroviamo un
simbolismo associato con
valenza sessuale e con il
concetto del superamento
della morte. Restando però
all’enigmatico Serpent
Rouge è utile notare che
nella strofa del Cancro si fa
cenno al pavimento della
chiesa fatta da 64 (8x8)
mattonelle: nella
numerologia ebraica il
numero 8 è associato
proprio al Cancro. Infine, nel
cristianesimo primitivo la
medusa ottopode
rappresentava l’anima
rigenerata dal battesimo;
ecco il collegamento con
l’acquasantiera e con il
polipo menzionato nel
Serpent Rouge.
Il numero 8 rappresenta,
inoltre, anche la rosa dei
venti e la torre dei venti
ateniese. Otto sono anche i
lati della croce patente dei
templari. Tutto sembra
collegato nei minimi
particolari. Otto, se ruotato
di 90°, è anche il simbolo
dell’infinito ∞, infinito come il
mistero di Rennes-le-
Château.
Questo articolo si è classificato al
secondo posto nel concorso
nazionale promosso dalla rivista
HERA dal titolo ”I° Concorso
letterario SULLE TRACCE DEL
MISTERO CON I NOSTRI
LETTORI”
Bibliografia essenziale
Andrew Richard; Schellenberger
Paul, Alla ricerca del sepolcro,
Sperling & Kupfer, 2005
Baietti Giorgio, L'enigma di
Rennes Le Chateau. I Rosacroce,
il Graal e la porta del destino,
Edizioni Mediterranee, 2003
Baigent Michael; Leigh Richard;
Lincoln Henry, Il Santo Graal,
Fabbri Editore, 2005
Biedermann, Simboli, Le
Garzantine, 2007
Blake Peter; Blezard Paul S., Il
Codice Arcadia, Tropea, 2005
Lincoln Henry, Il codice segreto
della croce, Fabbri Editore, 2005
Patton Guy, McKness Robin,
L'enigma dei templari, il mistero di
Rennes-le-Château e il potere
delle società segrete, Newton
Compton, 2004
Picknett Lynn; Prince Clive, La
rivelazione dei templari, Sperling
& Kupfer, Milano, 2004
Putnam Bill, Wood John E., Il
tesoro scomparso di Rennes-le-
Château. Un mistero risolto, dal
tempio di Gerusalemme ai
cavalieri templari, Newton
Compton, 2004
Wilson Colin; Flem-Ath Rand, Gli
eredi di Atlantide, Piemme, 2003
Young John K., I luoghi sacri dei
Cavalieri Templari, Newton
Compton, 2007
Note biografiche
Giuseppe Balena
g.balena@libero.it
Ha 36 anni e vive in provincia di
Matera. E’ un giornalista freelance
e ricercatore indipendente.Si
occupa per passione di tematiche
di frontiera, miti e misteri.

XAARAAN
di Antonella Beccaria
“ Profumo di Chanel”
storia di 565 miliardi di titoli Usa falsi
e di vecchi nomi che riemergono
Di Elio Ciolini non si sentiva
parlare da anni. Era il 2005 e
il suo nome si era legato a
contatti che esponenti
dell’estrema destra italiana
avevano cercato a Bruxelles
per trovare fondi con cui
finanziare attività non meglio
definite. Ma il suo nome
viene associato a ben altre
vicende, come i depistaggi
sulla strage alla stazione di
Bologna del 2 agosto 1980 e
sulla sparizione dei
giornalisti italiani Italo Toni e
Graziella De Palo, scomparsi
da Beirut un mese più tardi.
Oltre ad aver predetto a più
cicli, tra l’inizio degli anni
Novanta e il decennio
successivo, altri attentati.
Ora invece torna a far
parlare di sé perché la
scorsa primavera è stato
rinviato a giudizio dal
tribunale di Roma per una
presunta attività di
ricettazione tra Italia, Dubai,
Malesia, Londra e la
Svizzera. Le ipotesi di reato
formulate dalla Procura
della capitale – ed estese ad
altre sette persone –
raccontano infatti di una
associazione a delinquere
che avrebbe prodotto e
venduto “almeno” trentotto
33
titoli di credito del Tesoro
americano, gli International
bill of exchange, in sigla,
Iboe. Di questi, a metà 2010,
la guardia di finanza di Roma
ne aveva recuperati venti
per «un valore complessivo
di 565 miliardi di dollari
Usa». In questa vicenda
Ciolini ci sarebbe finito
dentro «procacciando clienti
per conto
dell’organizzazione» e il suo
ruolo non sarebbe stato
apicale. Più rilevante invece
quello di altri finiti nella rete
degli inquirenti romani. Tra
loro c’è Vittore Pascucci,
nato 73 anni fa a San
Bartolomeo in Galdo
(Benevento) e residente a
Roma, che sarebbe stato il
«promotore, costitutore e
organizzatore
dell’associazione
impartendo le direttive
necessarie per il
conseguimento degli
obiettivi prefissi e quindi
punto di riferimento degli
associati». Se Pascucci
andrà a rito ordinario con
Ciolini, in questa vicenda
hanno già patteggiato altre
persone. Tra queste Nino
Sobrero, 50 anni, lo
statunitense Jonathan Todd
Clinard, 48 anni, Stefano
Loy, 50, Tiziana Scordo, 47,
Fabrizio Mori, 50, e Roberto
Biasizzo, 39. A vario titolo
sono loro che – hanno
ricostruito magistrati e
fiamme gialle – avrebbero
fornito i titoli falsi, trattato la
loro vendita in vari
continenti, fatto da referenti
per istituti bancari
mediorientali e asiatici e
procacciato clienti. In tutto
senza le autorizzazioni
dell’organo di vigilanza.
L’indagine nasce alla fine
del 2008 e all’inizio
dell’estate 2010 una
informativa del nucleo
speciale di polizia valutaria
della guardia di finanza può
tracciare la fisionomia
dell’organizzazione a cui
aderiscono soggetti che per
lo più hanno precedenti per
reati simili. Oltre ai trentotto
Iboe documentati
nell’inchiesta, ne sono stati
sequestrati altri dodici per
un valore di 83,5 miliari di
dollari. Quasi due anni di
indagini, fatte di di
intercettazioni, pedinamenti,
controlli doganali,
accertamenti internazionali
e perquisizioni,
ricostruiscono un quadro

che poteva arrivare a
“intossicare” i mercati
finanziari ben oltre quanto
avvenuto. Perché – si legge
ancora nelle carte delle
magistratura – chi aderiva a
questo progetto si stava
dando parecchio da fare per
entrare nelle buone grazie di
pezzi da novanta della
finanza. Vediamo cosa si
legge in un’intercettazione
dell’ottobre 2008 tra il
mediatore Stefano Loy e
Sobrero (che aveva affidato
a Pascucci il compito di
collocare «al meglio presso
primari istituti» i titoli
tossici).
Loy: allora io gli ho detto (a
Ciolini, ndr) per noi per
quanto ci concerne sono
buoni… Ok?
Sobrero: sì sì sì.
Loy: gli ho detto comunque,
fai tu le tue verifiche che
devi fare nel senso… Allora
mi dice guarda se sono
buoni in questo momento lo
porto direttamente… Me li
prende tutti Profumo
(Alessandro Profumo, ai
tempi amministratore
delegato del gruppo
Unicredit, ndr) perché gli
salvo il culo…
Sobrero: eh, infatti.
Loy: e ha detto se sono
buoni ti porto… Andiamo
perché mi deve dei favori…
Adesso mi dovrebbe degli
altri, se sono buoni gli ho
detto e lì non c’è… Non c’è…
Non c’è storia cioè nel senso
che quello che vogliamo
prendiamo… Perché gli
pariamo il culo perché
sennò salta.
Sobrero: ah certo certo …
(incomprensibile, ndr)
salvare l’Unicredit sarebbe il
massimo.
A Ciolini sarebbe stata
affidata la verifica sui titoli
34
(«allora confermato per
quello che tu sai [...], io ho
già preso contatto per
l’amico tuo canadese, per
intenderci…», dice a
Stefano Loy in una
conversazione intercettata
nell’ottobre 2008) e
l’obiettivo è quindi quello di
arrivare a trattare
direttamente con Profumo,
chiamato spesso “Coco
Chanel” nelle telefonate tra
le persone coinvolte.
Sembra cosa fatta, ma poi
non tutto va secondo i piani.
Si dicono Sobrero e Loy il 14
ottobre 2008:
Loy: Coco Chanel, come
vuoi chiamarlo, è nella peste
più nera.
Sobrero: ah.
Loy: nel senso che lui ha due
tipi di problemi, uno che è
Geronzi che non sa come
fare a toglierselo dai
coglioni…
Sobrero: ah, Geronzi, sì.
Loy: due, la famosa
ricapitalizzazione Sicav…
Sicav lussemburghese fatta
sulla borsa di Londra.
Sobrero: sì sì.
Loy: è stata fatta con dei
titoli del “Bundes reich”.
Sobrero: e la Madonna!
Loy: bene, dati da uno che si
è spacciato per il figlio del
“Ales Elasie” (…) il quale
adesso sta apparendo su
tutti i giornali italiani per
farsi pubblicità (…) e la
stampa sotto che sta
cercando di capire da dove
questo ha trovato ischei.
Sobrero: ho capito.
Loy: quindi anche lui
sarebbe disposto a
prenderne due (di Ibeo, ndr).
Lui ci dà una cifra minore, ci
darebbe un 15%…
Vittore, Fabrizio & Silvio
Se la presunta trattativa con
Unicredit procede a fasi
alterne e comunque sembra
destinata ad arenarsi, a fine
novembre 2008 sono altri i
nomi grossi che si fanno per
dare maggior credito
all’operazione. Pascucci
infatti chiama Loy per dirgli:
«ho l’appuntamento con
Profumo lunedì».
Loy: e perché non l’hai visto
oggi?
Pascucci: no, sono andato
da Cicchitto (Fabrizio, pdl,
ndr) oggi (…). L’ha chiamato
davanti a me, no perché sta
al convegno e torna
domenica mattina, hai
capito?
Loy: ah, ah, ah, e cosa dice il
buon Fabrizio?
Pascucci: che se è quello
che dicevo io… Non gli ho
fatto vedere niente, no? (…).
Gli ho fatto vedere solo il
contratto di giù (di Dubai,
ndr) (…). Ha detto che se è
quello che dici tu
consideralo già fatto perché
dobbiamo solo scegliere il
banchiere giusto, comunque
lo diceva pure a Silvio.
Contatti veri? Millantatori
che, oltre che le banche,
cercano di fregarsi anche
 35

tra di loro? A stabilirlo
saranno le sentenze, ma
pare che ci fosse almeno
qualche “ex” potente che
remava a favore
dell’organizzazione. Come
Francesco Froio, 77 anni,
catanzarese d’origine e
torinese d’adozione, il
deputato nella sesta e
settima legislatura arrestato
nel 1993 per le tangenti del
Frejus. Sarebbe lui, sempre
secondo quanto emerge
dalle intercettazioni, a
essersi proposto come
contatto con Cicchitto, il
quale però non avrebbe
dimostrato chissà quale
entusiasmo per
l’operazione. «Cicchitto fa
orecchie da mercante, noi
ce ne freghiamo!» dice il 5
dicembre 2008 Pascucci a
Froio. Il quale assicura: «Io
adesso vedo di arrivare a
coso, all’Unicredit». Ma c’è
un’altra trattativa
importante – forse la più
importante – in questa
vicenda: il tentativo di
vendere titoli a banche di
Dubai. Per farlo si sarebbero
costituite delle joint venture
con due società, l’araba Al
Rahba Holding Investment &

Professione depistatore
Elio Braccioni Ciolini viene così descritto dalla richiesta d’arresto firmata nel luglio 2010
dal sostituto procuratore della Repubblica di Roma Stefano Fava e dall’aggiunto Alberto
Caperna: «Nato a Firenze il 18 agosto 1946 e anagraficamente ivi residente (…), a suo
carico sono stati ritrovati numerosi riscontri (…) e risulta censito anche come Ciolini Elio
(…) e come Rivera Sanchez Bruno Raul, nato in Perù il 18 agosto 1951. Arrestato diverse
volte per truffe e denunciato per reati contro la persona, bancarotta fraudolenta,
emissione di assegni a vuoto e violazione del divieto di espatrio». Ma soprattutto – si
legge più avanti – «noto alle cronache quale “depistatore” nelle indagini sulla strage alla
stazione di Bologna nonché soggetto che avrebbe segnalato il progetto dell’attentato a
Berlusconi. Nella vicenda (dei titoli di Stato americani falsi, ndr) si presenta quale
“generale Bruni”, asserito alto ufficiale dichiaratamente in grado di intrattenere rapporti
di altissimo livello con l’intelligence statunitense e araba e con istituzioni del mondo
militare e civile, in particolar modo istituti di credito». Se un anno fa, dunque, millantava
il grado di generale, negli anni Ottanta Ciolini si era presentato con quello di colonnello
(si faceva chiamare colonnello Bastiani) alla banda belga di Patrick Haemers,
specializzata nell’assalto a furgoni portavalori. Ciolini-Bastiani, raccontano varie
ricostruzioni giudiziarie, vi si era infiltrato proprio nel periodo in cui la potenza di fuoco
del gruppo cresceva e virava verso un celebre sequestro di persona. Quello, avvenuto
nel 1989, dell’ex primo ministro socialista Paul Vanden Boeynants per la cui liberazione il
riscatto fu pagato da Israele (benché sia rimasto il sospetto che si potesse trattare di un
autosequestro). Descritto dal generale Nino Lugaresi, subentrato ai vertici del Sismi
dopo lo scandalo P2 che aveva coinvolto il suo predecessore, Giuseppe Santovito, come
un «esecutore di ordini altrui e uomo legato a Gelli», nel 1982 Ciolini parlò dell’attentato
del 2 agosto di due anni prima che fece 85 morti e più di 200 feriti. Si trovava nel carcere
svizzero di Champ Dollon e, come avevano fatto Licio Gelli, Santovito e Francesco
Pazienza, tentò di indirizzare le indagini verso “piste internazionali” che comprendevano
tangenti Montedison, Commissione Trilaterale e la loggia di Montecarlo, che in base alle
sue affermazioni sarebbe stata la vera mandante della strage di Bologna. Tutto falso,
stabilirono gli inquirenti, e dello stesso tenore furono ritenute le sue affermazioni sul
caso Toni-De Palo. I giornalisti – raccontò – erano stati fatti sparire per ordine di un
politico italiano visto a un vertice in Libano per la cessione di partite d’armi. Calunnia e
falso aggravato le accuse che gli mossero Gianni De Michelis, allora ministro per le
partecipazioni statali, e Claudio Martelli. Non pago, Ciolini a inizio anni ’90 sostenne
l’esistenza di un progetto golpista in Italia orchestrato in Jugoslavia da massoni e
mafiosi. E ancora nel 2001 parlò di un piano per uccidere il premier Silvio Berlusconi,
oltre che di altri attentati da compiere in varie città italiane.
 36

Trust Company e la Kosmo
Seraya Sdn Bhd della
Malesia. I profitti derivanti
dalle operazioni sarebbero
poi transitati da conti
correnti dello Ior (la banca
vaticana) intestati a una
fondazione, la Ivec – In
veritate et charitate, gestita
da monsignor Francesco
Cuccarese, mentre una
parte dei proventi era
indirizzata a un altro
religioso, monsignor Bruno
Guiotto. Quando Pascucci
racconta al telefono a Loy di
questa trattativa, per
contestualizzarla gli dice
che «è sempre dall’altra
parte del Tevere» che deve
guardare. Ma poi si presenta
un problema. Il 21 novembre
2008 Pascucci, di rientro da
Dubai, viene fermato a
Fiumicino dalla guardia di
finanza che gli trova 12 titoli
sospetti e uno dei contratti
per la creazione delle joint
venture. Se non sembra
serpeggiare particolare
preoccupazione per il
sequestro, un po’ di maretta
comunque c’è, tanto che
monsignor Guiotto avrebbe
chiamato per informarsi
della situazione e gli altri
devono darsi da fare per
«concordare un po’ la linea
di comportamento».
Cambiano alcuni numeri di trasmessa dai vari membri
telefono, si lavora per dell’organizzazione». E il
produrre documentazione rischio è quello di
che faccia proseguire le «destabilizzare il comparto
trattative e bisogna parare il del pubblico risparmio».
colpo con «gli americani che Questo, almeno, in base a
si sono spaventati, adesso quanto hanno ricostruito gli
stanno diventando inquirenti. Ora la parola
aggressivi, hanno preso passa al processo.
paura». A fronte di qualche
problema di liquidità, Ciolini (Questo articolo è stato
trova un «canale che ce lo fa pubblicato sul numero di
arrivare alla Banca of luglio 2011 del mensile La
America», mentre sembra voce delle voci)
che la situazione proceda
più rapida con una filiale di
Cuneo della Finanza &
Futuro Banca del gruppo
Deutsche Bank, tanto che il
15 giugno 2010 la guardia di
finanza sequestra i
documenti che attestano qui
il deposito di un po’ di titoli.
A questa data una cosa è
certa per gli investigatori:
non solo le negoziazioni in
essere stanno proseguendo,
ma ne stanno nascendo di
nuove. Dunque, «senza
alcuno scrupolo evidente,
strutturano operazioni
completamente prive di
garanzia alla clientela che
viene attirata
presumibilmente dalle
offerte commerciali
convenienti nonché
rassicurata dall’apparente
affidabilità e professionalità

Anno 2010. È trascorso ferragosto da un paio di giorni quando Francesco

Cossiga muore in un ospedale romano. Con lui, si è detto nei giorni successivi, se
n'è andato un pezzo di storia d'Italia che si sarebbe guardato bene dal
raccontare, un armadio da aprire alla ricerca di quelli che lui stesso chiama gli
“arcana della Repubblica”. Ma a rileggere ciò che il grande vecchio della politica
tricolore scrisse e dichiarò, è possibile aggiungere qualche tassello a un mosaico
fatto di servizi segreti e carabinieri, terroristi perdonati e magistrati invisi, stragi
e Gladio. Dal rapimento Moro all'infiltrazione nelle organizzazioni estremistiche,
dalla passione per l'intrigo alle guerre intestine nella Democrazia Cristiana, da
Ustica all'amore per gli ex comunisti, dall'amicizia con i palestinesi ai conflitti
silenziosi sullo scacchiere del Mediterraneo. Questi sono alcuni degli argomenti
di cui Francesco Cossiga parlò a più riprese. Per ribadire, come gli insegnò il suo
mentore, Aldo Moro, “sacrificato sull'altare della Ragione di Stato”, che “noi non
ci faremo processare”.

BIAGIO RUSSO
Noi, schiavi
degli dèi
Innanzitutto ti ringraziamo
per il tempo che ci ha
dedicato. Cominciamo da te.
Raccontaci prima di tutto chi
è Biagio Russo e come sei
arrivato a occuparti di questi
argomenti.
Prego. Sono io che ringrazio
voi per il vostro interesse
alla mia persona e alle mie
ricerche che sono sfociate
nella pubblicazione di
“Schiavi degli Dei – L’alba
del genere umano”. Chi è
Biagio Russo? Chi mi
conosce mi definisce un
eclettico. Forse perché
coltivo molteplici interessi e
hobbies come l’astrofilia, la
musica (ex-musicista
professionista) la filatelia, e
tutte queste passioni hanno
trovato applicazione pratica
ed attiva nella mia vita. Una
passione in particolare l’ha
fatta da padrona: la curiosità
verso il mistero. Questa
curiosità, iniziata verso i
dodici anni (ricordo che ero
attratto dalla costellazione
37
di Gianluca Rampini
di Orione che, con
cannocchiale alla mano,
riproducevo sui fogli da
disegno per la scuola)
comincia a maturare con la
prima lettura di un testo che
mi prestò un mio carissimo
amico. Io e Fabrizio
condividevamo la stessa
curiosità per il mistero delle
antiche civiltà; lui mi dette
da leggere un libro di Peter
Kolosimo dal titolo “Non è
terrestre”; avevo 14 anni. Da
lì in poi, con l’aumentare
dell’età anagrafica è
aumentato anche il mio
interesse per quel tipo di
argomenti trasformando la
curiosità iniziale in
interesse, passione, per
giungere a diventare una
mania perché ciò che
leggevo non mi bastava più.
Le cose che avevo appreso
le dovevo verificare, perché
capire non equivale a
sapere. E io desideravo
sapere. Quindi, con la
lettura di una moltitudine di
testi, anche stranieri, ho
iniziato il mio percorso di
ricerca, di analisi, di verifica
finalizzate a far luce sulle
vere origini del genere
umano.
Per quanto vorremmo fare a
meno di paragoni,
considerato l’argomento,
non possiamo non
rapportare il tuo lavoro a
quello di Zacharia Sitchin.
Sarà inoltre utile per i nostri
lettori capire soprattutto
dove stanno le differenze,
per apprezzare meglio i
risultati che hai conseguito.
Quindi cominciamo da un
elemento specifico, che
forse potrebbe esser
considerato un dettaglio ma,
a mio avviso non lo è: la
celebre definizione
ANUNNAKI secondo Sitchin
significa “coloro che dal
cielo sono scesi sulla terra”.
Se non ricordo male tu sei di
diverso avviso. Puoi
spiegarci in che modo e
come si giustifica la
differenza?

Vi ringrazio di aver citato
Zecharia Sitchin perché mi
da l’opportunità di chiarire,
almeno da queste pagine, la
mia posizione nei confronti
di questo controverso
autore-scrittore e studioso
di archeoastronomia. Dal
mio punto di vista, Sitchin ha
avuto un grande merito: aver
intuito e largamente diffuso
la questione Sumeri-
Anunnaki e via dicendo,
conseguendo un successo
editoriale mondiale. Anche
io sono stato un suo lettore e
ho apprezzato molto il suo
lavoro, così come ho
altrettanto apprezzato
38
quello di tanti altri saggisti- - il sigillo cilindrico VA 243;
ricercatori internazionali
che per brevità non sto qui
ad elencare. Ma la
traduzione delle tavolette
sumero-accadiche, che
Sitchin ha spesso attribuito
a se stesso, in verità molti
anni prima (decenni) era già risultato, ogni risposta agli
stata effettuata da studiosi
assiriologi e sumerologi di
fama mondiale come
Jacobsen, Smith, Furlani, il
grande Kramer, eccetera;
uomini che, con umiltà e
dedizione, hanno destinato oltre che di metodo. Per ciò
la propria vita allo studio
della scrittura sumerica
senza aver avuto adeguato Signori che, a loro dire, li
riconoscimento. Ed io,
proprio sul prezioso lavoro
di costoro, ho basato le mie
ricerche. Sitchin ha dato
tante risposte ma ha lasciato
anche delle zone d’ombra.
E’ mio intento lavorare,
come del resto sto già
facendo, proprio su quelle.
Le differenze sono da
ricercare soprattutto in
questi temi:
- la questione degli Angeli,
messaggeri Vigilanti, chi
erano veramente secondo
fonti storiche;
- Eva, la vera figura
risultante dalla scrittura
sumera e non solo;
- il Serpente nel suo
significato più recondito;
- il Peccato Originale inteso
non come la conoscenza
sessuale del maschio e della
femmina dell’Uomo;
- l’origine dell’Homo
sapiens sapiens o homo di
Cro-Magnon (gli iniziatori
della nostra attuale specie);
- la questione sumerica,
ovvero le origini del popolo
sumero secondo fonti
storiche documentate;
e inoltre, l’introduzione dello
studio sulla legge Titius-
Bode rivista e corretta
definitivamente dal Prof.
Tonio Di Battista.
Ogni deduzione, ogni
interrogativi che man mano
si pongono davanti al
lettore, sono da me
puntualmente documentate.
Ed anche questa mi sembra
una differenza sostanziale,
che concerne il termine con
cui i Sumeri definivano i
 39

avevano creati e dai quali un quadrupede antagonista. Gli Anunnaki, questa

ricevettero quelle Oltretutto, fu lo stesso avanzata civiltà che esisteva
conoscenze di cui erano Darwin a dichiarare che sul nostro pianeta così tanti
possessori, per il momento nella sua teoria c’erano dei anni fa, può aver dato
non posso aggiungere molto vuoti testimoniali che origine al mito di Atlantide?
a ciò che è già noto. Sono auspicava fossero colmati in E’ molto probabile, non solo
ormai alla conclusione delle futuro da altri studiosi. di Atlantide, ma anche di Mu
mie ricerche ma mancando Collochiamo il tutto da un e Lemuria, se non addirittura
gli ultimi riscontri non mi punto di vista temporale. I di altre civiltà ancora più
sento di anticiparne i fatti che descrivi nel tuo remote di cui ignoriamo
risultati. Posso solo dire che libro quando sarebbero totalmente l’esistenza.
sicuramente faranno luce su successi?
zone d’ombra rimaste tali Uno dei testi, se non il
per troppo tempo e saranno Sulla base delle attuali principale su cui si basano i
molto significative. conoscenze, il loro insieme tuoi studi è la Bibbia. In
trova collocazione tra particolare l’antico
Il risvolto forse più 250.000 e 37.000 anni fa, testamento. Esiste scarsa
importante di tutta la tua circa. chiarezza su come vada
ricerca, che vedremo poi nei
dettagli, è che l’evoluzione
dell’uomo non corrisponda a
quella descritta da
antropologi ed evoluzionisti.
Puoi spiegarci perché la
teoria dell’evoluzione
darwiniana non è applicabile
alla nostra specie?
Non dico che la teoria
darwiniana non sia
applicabile in assoluto alla
nostra specie, dico che lo è
fino a un certo punto, per
una serie di dati scientifici e
risultati di test di laboratorio
che espongo nel libro. Per
esempio, la conclusione cui
giunse Darwin fu che i
cambiamenti evolutivi,
benché casuali, derivarono
sì dalla selezione naturale
ma finalizzati alla
sopravvivenza della specie.
Come ho scritto in Schiavi
degli Dei, questo cozza con
tutta una serie di mutazioni
genetiche subite dalla
nostra specie che più che
rafforzarla aveva creato
degli handicaps, ad esempio
il raggiungimento della
posizione eretta o bipede
dell’uomo che comporta
un’andatura decisamente
più lenta rispetto a quella di
 40

interpretato questo libro. che la traduzione letterale un percorso di

Nemmeno Cristiani e sia l’unica traduzione apprendimento, alla
Cattolici sanno bene se indiscutibile perché non soluzione dei quesiti che
devono considerarlo un frutto di un’interpretazione, man mano emergono. Posso
testo allegorico oppure un significherebbe ignorare solo dire sinteticamente che
resoconto degli eventi, l’assunto e proporre un il serpente non è poi così
espresso con la ennesimo esercizio d’ipotesi brutto e cattivo come
terminologia disponibile bisognoso, pertanto, di comunemente lo si dipinge.
all’epoca della sua stesura. riscontri storici e ufficiali Torniamo agli Anunnaki.
Tu cosa ne pensi? che confermino l’affidabilità Essi avevano un aspetto
Per me e per le mie ricerche e la correttezza dei risultati umano e si comportavano
la Bibbia è un testo di derivanti dall’applicazione di come umani, se pur con
passaggio, importante e tale criterio. conoscenze scientifiche tali
fondamentale, ma solo di Come dobbiamo quindi da farli apparire come divini
passaggio a favore di testi considerare Adamo ed Eva? agli occhi dell’uomo ancora
ben più antichi e originali Storicamente o sostanzialmente ignorante.
appartenenti alla letteratura simbolicamente? Essi erano chiarissimi di
accadico-sumera; io cerco Adamo ed Eva sono carnagione e bianchi, o
sempre ed esclusivamente considerati il primo uomo e molto chiari di capelli.
la fonte originale. la prima donna creati da Dio Probabilmente anche
Personalmente credo che solo nella storia scritta dalle piuttosto alti. Questa
l’A.T. sia un libro di storia e religioni. Ma la Storia, quella descrizione ricorda
che tra le varie chiavi di stessa Storia da cui le sinistramente la razza
lettura quella letterale sia la religioni hanno spesso ariana che i nazisti di
meno corrotta. Ritengo che attinto, riporta che i due stampo più esoterico
si debba partire da un termini in questione sono ritenevano essere l’origine
assunto, cioè che la Bibbia, rappresentativi della specie della razza germanica. Ma
la prima versione della maschile e femminile del ricorda anche molto la
Bibbia, fu composta con genere Homo Sapiens, il descrizione di una specifica
l’uso di sole consonanti, le frutto di un intervento razza di alieni descritta dai
parole non avevano né genetico, diremmo noi oggi, contattisti. Ti sei mai
interruzioni né traccia di a opera di soggetti occupato di queste
punteggiatura. Detto questo, appartenenti ad una civiltà similitudini? Può esserci un
furono i Masoreti, altamente evoluta. Quindi, qualche collegamento?
indicativamente nel VII siamo di fronte a due Il titolo “Ariano (Aryan)” è la
secolo d.C., ad aggiungere sostantivi che potremmo forma anglicizzata del
le vocali, ma il loro definire tanto storici che Sanscrito Arya, “il nobile o
inserimento fu frutto di simbolici. l’elevato”; un termine
un’interpretazione, non di assimilabile ad “altolocato”.
ciò che era effettivamente Parlando di Adamo ed Eva
non si può non menzionare il Fu utilizzato nell’antica
scritto e che l’estensore letteratura Indiana, ma lo è
originario voleva serpente. Personalmente ho
trovato particolarmente ancora in quella moderna,
comunicare; già questo solamente in senso razziale
genera il dilemma sulla interessante la parte del
libro che si occupa di questo (“razziale” non in senso
correttezza dei termini dispregiativo, ma come
vocalizzati e dei loro effettivi argomento. Puoi raccontarci sinonimo di “etnico”). Si
significati. Fermiamoci un chi era secondo te il
serpente e perché gli venne tratta di una parola utilizzata
attimo a riflettere sulla per designare la razza
quantità di combinazioni e i dato questo aspetto? chiara governante e
relativi significati che ne Non vorrei togliere al lettore civilizzante in quanto
deriverebbero nel cambiare il piacere della lettura del opposta alla popolazione
posizione alle vocali. libro che tra l’altro conduce scura aborigena
Pertanto, voler affermare gradualmente, come fosse subordinata, e l’India stessa
 41

Rappresentazione grafica dell’orbita del dodicesimo pianeta

era chiamata “la Terra o Secondo quello che tu hai è già sufficiente che la
Regione degli Aryas (o trovato cosa ci puoi dire in testimonianza cada per far
Aryans)”. Questa proposito? sgretolare di conseguenza
descrizione, però, non va e Sono del parere che la anche la questione del
non può essere ricollegata questione presentata da Decimo Pianeta. Tuttavia
alla c.d. “razza ariana Sitchin circa il Decimo questo non esclude la
germanica” dalla quale essa Pianeta, o Dodicesimo come possibilità che Nibiru possa
si differenzia da lui definito, viene dallo esistere; certamente una
antropologicamente per stesso sostenuta con il probabilità non avvalorabile
esempio dalla supporto testimoniale della con il sigillo VA243.
conformazione del cranio, stampa del sigillo cilindrico Un altro termine con cui ci si
allungato uno e rotondo conservato presso il Museo riferisce a proposito degli
l’altro. Ma facciamo di Berlino e catalogato Annunaki è “DIN.GIR”.
attenzione, quando i Sumeri VA243 sigillo che fu già Sitchin interpretava questa
indicano gli “esseri di notato dal compianto vocabolo come qualcosa di
carnagione lattea” cioè astrofisico Prof. Carl Sagan simile a “i giusti dei razzi
bianchi, non si riferiscono e pubblicato nel suo “La vita fiammeggianti”. Nella tua
agli Anunnaki, ma ai intelligente ricerca linguistica invece
messaggeri che, come ho nell’universo” (1966). Come cosa hai trovato a riguardo?
scritto, risultano essere gliscrivo e dimostro nel libro, la “DIN.GIR” non è un termine
IGI.GI. Credo che questi conta degli oggetti cosmici scomponibile in due sillabe
ultimi possano avere un incisi è errata; Sitchin non è in quanto i sumeri lo
inquietante legame con i c.d.mai riuscito a dimostrare
“nordici” indicati dai rappresentavano con il
scientificamente l’esistenza pittogramma della stella a
contattisti, da non di questo oggetto cosmico
confondere però, lo ripeto, otto punte, ma caso mai
come appartenente al nostro fosse possibile, i due
con i nordici europei. Sistema Solare e che termini, DIN e GIR
Un’altra questione legata a avesse un’orbita fortemente corrisponderebbero a due
questi argomenti, che deriva ellittica di 3.600 anni; ed segni diversi da quelli che
soprattutto dai libri di altro ancora che per brevità Sitchin evidenzia, ed
Sitchin, è l’esistenza del non sto qui a riepilogare. oltretutto hanno significati
Decimo Pianeta, Nibiru. Quindi, stando così le cose, del tutto differenti. Per chi

volesse, ho approfondito
questo argomento nella
pagina “Approfondimenti”
del sito del libro
(www.schiavideglidei.it ).
Una delle caratteristiche più
“anomale” degli Anunnaki e
la lunghezza della loro vita.
Se erano terrestri come lo
siamo noi oggi, come si può
spiegare questa loro
longevità, o per il verso
opposto, la nostra caducità?
La si può spiegare
ricordando che i Signori
avevano una elevatissima
conoscenza rispetto al
genere umano e potevano
sicuramente conoscere
anche la maniera per
rallentare o bloccare il
processo di invecchiamento
delle cellule; per quel che ci
riguarda, possiamo dire che
tale conoscenza non venne
sicuramente trasmessa al
genere umano e né doveva
assolutamente essere
rivelata ad esso.
Dalle descrizioni che ne
fanno i testi sumeri, ma
anche la Bibbia, gli
Anunnaki erano in possesso
di tecnologia estremamente
avanzata, anche rispetto a
quello di cui noi disponiamo
al giorno d’oggi. Puoi farci
degli esempi di questa
tecnologia? Potrebbe
esserne rimasto qualche
elemento ancora non
scoperto?
La capacità di tagliare
grandissimi e pesantissimi
massi come fosse burro, o
sollevare enormi megaliti di comprensione di tale
un peso tale che nemmeno
la più potente gru a nostra
disposizione riuscirebbe a
fare, erano azioni frutto
dell’utilizzo di tale
tecnologia. Così come le c.d. astronomici, esoterici,
“barche volanti” o “vimana” scientifici e altro che lo
42
Il monolite non finito a Baalbek, il cui peso supera le 450 tonnellate
come riportano
rispettivamente i testi
sumero-accadici e gli antichi
testi religiosi indiani. Non so
dire se sia rimasto o meno
qualche elemento ancora da
scoprire o se il tempo lo
abbia già deteriorato.
Arriviamo ora al titolo del
libro. La nostra razza
sarebbe stata creata allo
scopo di servire questi
nostri padroni. Per lo meno
padroni di un tempo. È un
concetto non facile da
accettare. Quali sono le
prove a sostegno di questa
ipotesi?
Proprio perché siamo di
fronte ad un qualcosa non
facile da far accettare che
ho ritenuto necessario
scrivere un libro che
arrivasse per tappe alla
concetto,
progressivamente, passo
dopo passo. Le prove?
Diciamo che si tratta di una
serie di documenti storici,
attestano, tutti
rigorosamente da me citati
che sintetizzare qui
significherebbe ripetere
comunque pagine e pagine
del libro, una strada
logicamente non
percorribile dato lo spazio
disponibile.
Rapportiamo questo
concetto al giorno d’oggi.
Possiamo considerarci liberi
oppure abbiamo subito un
condizionamento da cui non
ci libereremo così
facilmente?
Propendo per la seconda
ipotesi, ma sono ottimista.
E a proposito di questo: per
quanto sia ben descritto
l’inizio di questo rapporto
schiavo-
schiavo-padrone non molto
si sa di come e perché sia
finito. Ti sei fatto un’idea del
dove siano andati? Nei testi,
da un punto di vista
cronologico, quali sono le
ultime testimonianze della
presenza di questi esseri sul
nostro pianeta?
Secondo me sono qui, sulla

Terra perché “della Terra”,
come dicono i Sumeri, ben
inseriti e ben “mimetizzati”
tra gli uomini perché “come
gli uomini”. Le ultime
testimonianze sono sotto gli
occhi di tutti, basta alzare lo
sguardo al cielo. Le
antichissime“barche del
cielo”dei Sumeri, i “carri di
fuoco” biblici o i Vimana
indiani, altro non sarebbero
che quegli stessi velivoli che
oggi definiamo OVNI o UFO;
oggetti volanti di origine
terrestre guidati
direttamente o con controllo
remoto dagli quegli stessi
Signori indicati negli antichi
testi sumero-accadici.
Ovviamente non escludo
anche la matrice
extraterrestre.
Molti ricercatori condividono
l’opinione che gli Anunnaki
fossero terrestri la cui civiltà
sia sorta molti milioni di anni
fa. Possiamo quindi dire che
la condividi?
Certamente!
Gli Anunnaki descritti nei
testi non erano
numericamente molti. Che
fine avrebbe fatto tutta la
loro civiltà? Ne rimane
qualcosa oltre alle
conoscenze rivelate poi
all’uomo?
Questo è un argomento che
nel libro non approfondisco,
in effetti mi limito ad esporre
solo una breve serie di
domande che rimangono
aperte. D’altronde non era
questo l’argomento principe
delle mie ricerche finalizzate
invece a far luce sulle origini
del genere umano cercando
di dare le risposte ad una
serie di domande che potrei
definire esistenziali. Ma le
domande non finiscono mai Mi pare evidente che
43
ed è per questo che, dopo la
pubblicazione di Schiavi
degli Dei, le mie ricerche
sono continuate e
continuano tuttora. Al
momento mi trovo in una
situazione
d’immagazzinaggio d’indizi
e dati sui quali sto facendo
ancora delle verifiche,
pertanto la mia risposta è da
prendere assolutamente
come ipotesi ancora da
vagliare. Premesso che,
come risulta dagli antichi
scritti sumeri, gli IGI.GI
erano di fattezze umane, di
carnagione chiara, capelli
biondi ed occhi chiari,
possiamo prudenzialmente
considerare che le stesse
caratteristiche fisionomiche
valessero anche per gli
Anunnaki. Per logica
conseguenza, sia gli uni che
gli altri non avrebbero certo
difficoltà a “mimetizzarsi”
tra la folla. Da ciò che ho
appreso, ripeto che devo
avere ancora le conferme,
sembrerebbe che in questo
momento il pianeta sia sotto
il governo di un discendente
“enlilita” che, a un certo
punto della sua legislatura e
nel pieno delle sue
prerogative,avrebbe deciso
di lasciare “autonomia
gestionale” al genere
umano. Quanta sia, in
definitiva, quest’autonomia è
un punto interrogativo. Si
sono ritirati lasciando anche
lavori e opere incompiute.
Dove siano andati? Mi
piacerebbe tanto saperlo,
ma credo non tanto distanti
da noi. Anche perché
dovremmo assistere prima o
poi ad un cambio al vertice a
favore di un “enkita”.
Staremo a vedere.
bisogna ridatare non solo la
storia dell’umanità ma anche
quella della Terra e del
sistema solare. In che
termini secondo te?
Io non sono un esperto
astrofisico, mi rimetto alle
date enunciate dalla scienza
e per me stanno bene così.
Tracce della presenza di
una civiltà evoluta
precedente alla nostra
possiamo reperirle in molte
culture, sparse nel mondo.
Quello che mi lascia
perplesso è che, nonostante
elementi ricorrenti, come le
forme piramidali dei
monumenti, vi siano
comunque notevoli
differenze. Come si può
spiegare questo dettaglio?
Molto probabilmente la
differenza è data dalla
diversità sia degli
“insegnanti”assegnati ad un
territorio, sia dalle
conoscenze trasmesse. Poi,
tu riusciresti a mettere
d’accordo due architetti per
la realizzazione della stessa
opera? La lunga esposizione
agli effetti atmosferici ha
fatto il resto.
C’è anche un altro elemento
che va approfondito in
questo senso. Molte civiltà
sembrano siano entrate in
contatto con quelli che i
sumeri chiamavano
Anunnaki: egiziani, cinesi,
maya, aztechi, greci e così
via. Tutte queste civiltà si
sono sviluppate in momenti
diversi della storia. Può
essere una situazione
casuale oppure
periodicamente questi
Anunnaki decidevano di
approcciare una civiltà
nascente? La trasmissione
dei miti non può essere una

spiegazione valida
considerando che alcune di
queste, e altre, civiltà sono
sorte in tempi e luoghi molti
distanti.
Sono propenso a credere
che i contatti con le altre
civiltà siano il frutto di
un’espansione del controllo
del territorio; forse sarebbe
meglio dire un’espansione
del governo del territorio.
Non ho trovato
documentazione storica che
faccia pensare a una
periodicità, piuttosto
esistono dati che attestano
l’espansione a seguito di
eventi che definirei
decisamente occasionali.
Avviandoci verso la
conclusione di questa
intervista, anche se gli
argomenti e le domande
sarebbero ancora molte,
tiriamo le somme. Se
dovessi scegliere un
44
argomento specifico a
sostegno delle ipotesi
formulate nel tuo libro, quale
sarebbe? Qual è la prova
meno contestabile riguardo
l’esistenza di un passato
diverso da quello che ci è
stato insegnato?
Non c’è un argomento
specifico perché ognuno è
legato all’altro e tutti
insieme ci restituiscono
l’immagine completa di un
puzzle. Per il resto, le prove
che ho presentato sono tutte
valide. Consapevole di non
essere il detentore della
verità assoluta, sono sempre
disponibile ad eventuali
confronti costruttivi.
Bene, ti ringraziamo della
pazienza che ci hai
concesso. Per concludere ti
chiediamo se hai in
programma di estendere la
tua ricerca analizzando altre
culture del passato ed in
generale cosa pensi ti e ci
riservi il futuro della ricerca.
Come spesso dico nelle mie
conferenze e nei convegni,
“le domande generano
risposte che a loro volta
generano nuove domande, e
il viaggio esplorativo
riprende”. Dopo un po’ di
meritato riposo seguito alla
pubblicazione del mio
lavoro, la ricerca è già
ripresa e, come ho scritto
nel libro, dopo la
Mesopotamia mi sto
spostando su altre culture
che hanno influito ed
interagito con essa. I
risultati delle mie indagini
saranno materia per una
nuova prossima
pubblicazione, nella
consapevolezza che la
ricerca riserva sicuramente
sorprese ma anche
conferme ad intuizioni e
conclusioni a cui ero giunto.
 45

Echi
ancestrali:
Piramide, architettura
solstiziale di Maurizio Giudice

“Una grande civiltà deve Lubicz pone per primo sviluppate in senso
aver preceduto i vasti l’attenzione sulle orizzontale e non
movimenti di acque che scanalature presenti sul longitudinalmente con una
sommersero l’Egitto, il che corpo della statua dalla superficie ondulata e
fa credere che la Sfinge forma leonina. Questo rotondeggiante. Schoch
esistesse già, scolpita nella concetto è stato ripreso, in conclude il suo studio
roccia della scogliera anni recenti, da Antony West sostenendo che le fessure
occidentale di Giza: quella ma è stato il geologo Robert sono il risultato dell’azione
Sfinge il cui corpo leonino, Schoch, esperto studioso dell’acqua piovana e ritengo
eccettuata la testa, mostra delle erosioni di roccia il passaggio successivo
segni inequivocabili di friabile, a confermare che le d’importanza straordinaria,
erosione provocata scanalature non sono infatti, rifacendosi a studi di
dall’acqua”. Con questa dovute all’azione del vento e paleoclimatologia, che
frase, tratta dal libro Sacred della sabbia perché se fosse datano tra il 13.000 e l’8.000
Science, Schwaller de stato così si sarebbero a.C. la presenza di piogge

Meroe, Sudan
Esempio di erosione dovuta all'azione del vento e della sabbia in una
pietra angolare di una piramide meroitica.
copiose nella piana di Giza
giunge alla conclusione che
la realizzazione della Sfinge
deve essere retrodatata.
Quindi questo studio si basa
su un dato desunto dagli
studi fatti dai
paleoclimatologi che
sostengono che il clima, con
piogge copiose, nella piana
di Giza, si può essere
verificato solo tra il 13.000 e
l’8.000 a.C., ma questo dato
è corretto? Da queste
affermazioni è possibile
ottenere le tre possibili
variabili:
a) Robert Schoch e i
paleoclimatologi hanno
ragione e di conseguenza la
datazione fatta dagli
egittologi per la Sfinge non è
corretta;
b) gli egittologi e i
paleoclimatologi hanno
ragione e di conseguenza le
teorie di Robert Schoch non
sono corrette;
c) gli egittologi hanno
ragione, salvo retrodatazioni
di tempo limitate, Robert
Schoch ha ragione e di
conseguenza è sbagliata la
46
lettura fatta dai
paleoclimatologi.
A mio parere sono queste le
tre possibili variabili e un
mio recente studio, sulla
morfologia delle piramidi,
può contribuire,
ulteriormente, ad accendere
l’interesse sulle condizioni
climatiche della piana di
Giza e dell’intero mondo
durante i regni delle prime
dinastie. Tale studio si basa
sull’analisi del prodotto
architettonico piramidale e
questo non può desumersi
se non si prende in
considerazione la religione
egiziana che si rispecchiava,
soprattutto, nel culto solare
e sulla figura antropomorfa
di Ra come
rappresentazione del Sole.
L’idolatria per il dio Sole
porta gli egiziani a
scomporre il tragitto della
nostra stella nel cielo in tre
principali fasi: il Sole
dell’alba, il Sole di
mezzogiorno e il Sole del
tramonto e a ogni fase
associa la figura
corrispondente. Così Khepri
rappresenta il Sole dell’alba
ed è identificato da uno
scarabeo, Ra, con il disco
solare, come figurazione del
Sole di mezzogiorno e per
finire Atum, visualizzato con
un vecchio appoggiato a un
bastone, come metafora del
Sole nella sua fase calante e
quindi espressione del
tramonto. Essendo per gli
Egiziani la visione del mondo
essenzialmente simbolica
sembra quasi scontata la
trasposizione del culto
solare nella simbologia
tridimensionale
rappresentata
dall’architettura.
Quale relazione ci può
essere tra la piramide e il
culto solare?
Se si analizzano delle
strutture architettoniche che
sono orientate in direzione
del sorgere o del tramontare
del Sole ai due solstizi
diventa semplice dedurre la
relazione
d’interconnessione tra
l’opera ed il culto ma se si
ripete tale analisi sulle
piramidi si ottiene che il
quadrato, alla base della
piramide, è orientato
esattamente verso i quattro
punti cardinali e non verso i
punti stazione del Sole ai
due solstizi.
Questo tipo di lettura,
basata sull’orientamento,
non ha permesso di trovare
la relazione tra il culto solare
e l’opera architettonica
anche se è parere di molti
studiosi che le piramidi
siano un simbolo solare. Per
comprendere la simbologia
intrinseca al solido
piramidale ed un’eventuale
relazione con il Sole, è
necessario, innanzi tutto,
 47

Particolare della parte posteriore e

delle scanalature verticali
presenti nel dorso della Sfinge

cardinale ovest si nota che

le direttrici del triangolo
sono in direzione, molto
probabilmente, del sorgere
del Sole ai due solstizi
mentre posizionandoci sul
triangolo con il vertice in
direzione est si nota che le
direttrici sono orientate
verso un possibile tramonto
del Sole ai due solstizi. Se i
dati matematici confermano
questa teoria è possibile
leggere nella piramide una
rappresentazione plastica
del culto solare. Questo
studio si basa sui dati
dimensionali delle piramidi
presenti nell’appendice del
libro Il mistero delle Piramidi
di Miroslav Verner. Questa
scelta mi ha permesso di
evitare una cernita del dato
che possa essere più vicino
a quello che voglio
dimostrare. È bene
sottolineare questo

analizzare la piramide come

la composizione di quattro
triangoli con la base, di
questi, posizionata su un
quadrato e l’apice degli
stessi convergente in un
punto che rappresenta il
vertice del solido. Una volta
visualizzata la piramide
come la composizione di
quattro triangoli è
necessario pensare a
questa come un bocciolo di
rosa chiuso che sboccia
lentamente fin quando i
quattro petali, cioè le
quattro figure triangolari, si
adagino sul manto sabbioso Giza, Egitto
del deserto. Se a questo Nel recinto della Sfinge è possibile notare come le profonde
punto ci si posiziona sul scanalature verticali e tondeggianti abbiano un andamento
totalmente diverso rispetto quelle presenti su una pietra angolare di
vertice del triangolo che
una piramide meroitica
giace in direzione del punto
 48

passaggio perché lo stesso

studioso scrive che “I dati
effettivi riguardanti le
misure, gli angoli di
inclinazione ecc., si
differenziano notevolmente
da autore ad autore”. Per
quantificare il valore
dell’angolo del vertice di un
triangolo che compone la
piramide è sufficiente
prendere in esame i dati
numerici dell’altezza e della
larghezza della base e
successivamente utilizzando
la seguente formula è
possibile calcolare molto
velocemente l’angolo:
Senß = (a/2)/√[(a2/2) + b2]
dove:
a = larghezza della base
della piramide
b = altezza della piramide
Questa formula prende in
considerazione solo la metà
dell’angolo che nella realtà
corrisponderebbe, per
esempio, alla distanza tra il
sorgere del Sole al solstizio
d’estate e il punto cardinale
est mentre per avere
l’angolo completo è
necessario raddoppiare tale
valore. In questa ricerca tale
angolo è definito “angolo
solstiziale delle estremità”
ed è misurato quando il Sole
raggiunge la sua distanza Meroe Sudan
massima sull’orizzonte di un Una fase del rilievo della pendenza di una piramide nella necropoli
determinato luogo, quindi ai Nord
due solstizi, e le due rette,
che determinano tale corda che unisce l’asta di posizionamento delle tre
angolo, devono essere mira con la seconda asta aste: asta di mira, seconda
tangenti alla circonferenza deve essere tangente alla asta o asta solstiziale estiva
esterna del Sole. Nella mezzeria del disco solare sul e terza asta o asta solstiziale
pratica questa lettura può lato disposto a nord. Stessa invernale, individua come
essere effettuata operazione deve essere rappresentazione grafica in
posizionando un’asta di mira effettuata sei mesi dopo al terra il disegno di un
con il compito di segnare sul sorgere del Sole al solstizio triangolo solstiziale. È
terreno il punto della lettura. d’inverno ed in questo caso necessario, dopo aver
Una seconda asta deve la terza asta deve essere impostato questi
essere posizionata, per tangente alla mezzeria del ragionamenti, confrontare i
esempio, al sorgere del Sole disco solare sul lato valori ottenuti dallo studio
al solstizio d’estate e la disposto a sud. Il dell’angolo solstiziale delle
 49

estremità, d’ogni piramide, che l’angolo solstiziale delle maturato nell’ultimo periodo
con quanto ci riporta la estremità per un periodo e le applica anche ai periodi
scienza astronomica prossimo al 2500 a. C. è di precedenti senza
relativa al periodo di circa 28°. E’ necessario considerare eventuali
edificazione di queste. Nella aggiungere che la formula movimenti tellurici,
tabella di lato sono riportati i utilizzata per calcolare maremoti, impatti con
valori dell’angolo solstiziale l’amplitudine risulta valida asteroidi o altri eventi di
delle estremità delle quando prendiamo in esame carattere naturale che
piramidi della IV, V, VI e XII periodi di storia prossimi possano aver causato
dinastia. Preso un valore alla nostra epoca ma diventa variazioni dell’inclinazione
medio per dinastia, con inesatta quando ci dell’asse terrestre nel corso
l’obiettivo di avere un valore spingiamo indietro nei dei millenni. A tale proposito
più prossimo alla realtà, si millenni. Infatti, la formula è necessario ricordare che il
ottiene che le piramidi della utilizza le conoscenze sisma del 26 dicembre 2004,
IV dinastia hanno un angolo astronomiche che l’uomo ha che ha causato lo tsunami,
solstiziale delle estremità
pari a 31°38’ e con il passare
delle dinastie tende a ridursi
progressivamente a 31°23’
per la V dinastia, a 30°56’
per la VI dinastia e 29°57’
per la XII dinastia.
Confrontando ulteriormente
quanto ottenuto dai calcoli
con l’angolo solstiziale delle
estremità ai nostri giorni,
che è pari a circa 27°19’, ci
si rende conto che la
piramide può essere il
risultato di osservazioni
astronomiche del Sole
all’orizzonte e quindi la
“traslitterazione” di queste
secondo i canoni del
linguaggio architettonico.
Ampliando queste
conoscenze con i dati
astronomici in nostro
possesso, relativi al periodo
i cui si presume siano state
edificate le piramidi, è
possibile ottenere un valore
numerico di riferimento per
l’angolo solstiziale delle
estremità o amplitudine per
la piana di Giza.
Epoca Declinazione Amplitudine
3000 a.C. 24°02’ 28°04’50’’
2000 a.C. 23°92’ 27°55’50’’
1000 a.C. 23°81’ 27°46’50’’
2000 d.C. 23°44’ 27°19’50’’

Pertanto le conoscenze
astronomiche che abbiamo La zampa della Sfinge come quinta scenica della piramide di Cheope
sul nostro pianeta ci dicono

seminando distruzione in
diversi nazioni che si
affacciano sull’Oceano
Indiano, abbia avuto delle
ripercussioni, seppur
minime, anche
sull’inclinazione dell’asse
terrestre. Infatti, il Centro di
Geodesia Spaziale “G.
Colombo” di Matera, che si
basa sulla lettura della
telemetria laser dei satelliti
Lageos I e Lageos II, ha
misurato uno spostamento
dell’asse di rotazione
terrestre di circa due
millesimi di secondo d’arco.
E’ importante sottolineare
che tale variazione non
modifica l’angolazione
dell’asse terrestre, (che è
circa 23 gradi e mezzo) ma
la direzione laterale verso
cui punta l’asse nello spazio.
Quanto successo
nell’Oceano Indiano poteva
sembrare un caso isolato ma
a distanza di soli cinque anni
la terra viene colpita da una
nuova scossa di magnitudo
8,8 gradi. Il nuovo terremoto
che ha colpito il Cile il 27
febbraio 2010 è meno
intenso di quello di
magnitudo 9,1 che si è
registrato a Sumatra ma se
quest’ultimo aveva
provocato uno spostamento
di circa 6 centimetri
dell’asse terrestre per
quello del Cile sono stati
ipotizzati 8 centimetri dal Jet
Propulsion Laboratory (Jpl)
della Nasa o 12 centimetri
dall’Istituto di Geofisica e
Vulcanologia (Ingv). Questi
tristi esempi servono a
dimostrare come un
semplice terremoto, e
chissà quanti se ne sono
verificati in passato, possa
modificare i parametri del
nostro pianeta. Inoltre la
lettura della piramide come
50
trasformazione plastica del morfologia delle piramidi
culto solare ci permette di egizie e quelle sudanesi
comprendere come le deve essere ricercata,
condizioni climatiche nella principalmente, nella
piana di Giza e nell’intero conformazione sferica della
mondo fossero diverse da terra che presenta angoli
quelle che oggi supponiamo. solstiziali diversi in base alla
Tali condizioni possono latitudine del posto. Infatti,
spiegare, con più facilità, ilquesto porta ad un valore
motivo per il quale la civiltàdell’amplitudine uguale
si sia sviluppata nell’area all’inclinazione dell’asse
cosiddetta della “Mezzaluna terrestre, rispetto alla
fertile” comprendente normale del piano
l’Anatolia meridionale, le dell’equatore celeste, alla
valli del Tigri e dell’Eufrate e
latitudine equatoriale e poi
che oggi, invece, vedono aumenta gradualmente alle
queste zone trasformate in latitudini maggiori. Così
lunghe distese di sabbia. prendendo in
Pertanto sia la Sfinge che le considerazione la piana di
piramidi presentano segni Meroe o il Gebel Barkal,
inequivocabili di condizioni luoghi scelti per l’erezione
climatiche diverse da quelle dei monumenti piramidali,
che sino ad oggi sono state che sono rispettivamente ad
supposte. Quindi, tali opere una latitudine di 16° 56’ 30’’
non sono soltanto elementi e 18° 32’ 10’’, si ottiene che
architettonici che esprimo i l’amplitudine durante la loro
concetti artistici, cultuali eerezione era di circa 25°. In
culturali di un popolo ma questo caso se si analizza il
celano nella struttura e nellatriangolo che compone la
conformazione plastica piramide, seguendo gli
anche quelle conoscenze schemi utilizzati per le prime
climatiche che dinastie, il dato che si
appartengono al periodo ottiene è leggermente
della loro erezione. Questa inferiore a 25° ma se si
lettura si può arricchire considera la sezione
ulteriormente con un altro trasversale della piramide
dato che si basa su una passante per il vertice si
semplice domanda di ottiene che l’angolo
riflessione. superiore del triangolo è di
Come mai le piramidi 25° dimostrando anche in
sudanesi, realizzate dai questo caso come la
faraoni neri della XXV piramide sia la
dinastia prima e dalla classe rappresentazione del
nobile del Sudan dopo, sono movimento del Sole
più slanciate rispetto a sull’orizzonte. Anche lo
quelle delle dinastie studio dell’etimologia del
egiziane? termine piramidale offre
Anche in questo caso sono i nuove indicazioni riguardo ai
valori dimensionali della concetti fin qui espressi. La
piramide a svelarci la parola italiana “piramide”
relazione tra architettura e deriva dal greco “pyramis”
astronomia ed il perché di mentre non si conosce
una variazione, anche l’etimologia di questo
sostanziale, tra la termine e sono diversi gli
 51

studiosi che hanno cercato Sole) attraverso il circuito è racchiusa l’idea figurativa
di trovare l’origine di questa zodiacale e il contenuto e progettuale del movimento
parola. Alcuni ricercano le letterale del termine che il nostro astro effettua
attinenze dalla parola con vorrebbe dire dieci archi di sull’orizzonte del nostro
quanto trovato nel papiro fuoco come metafora di una pianeta nell’arco dei sei
Rhind; quindi la parola figura simbolica che indica mesi. È bene concludere
deriva dal termine per-em-us la vita. Se a quanto queste teorie con quanto
che indica l’altezza della sostenuto da Gerald Massey scritto da Marco Vitruvio
piramide mentre altri si dà una nuova lettura Pollione nel De Architettura:
utilizzano un sillogismo tra la basata sui concetti “Come in tutti i campi, infatti,
piramide e il termine greco dell’angolo solstiziale si così anche, più che altrove,
che indica la torta di mais. ottiene che prendendo in in architettura si ritrovano
Altri studi sono stati fatti da considerazione il termine questi due elementi: ciò che
Adler, Volney o da Defeu ma pur con il significato di fuoco è significato e ciò che
la mia attenzione è ricaduta o Sole e il termine egizio met significa. Ciò che è
su quanto sostenuto da con il solo significato di significato è l’oggetto in
Gerald Massey nel libro misura è possibile dare al questione, mentre ciò che
Ancient Egypt: The light of termine pyramis una nuova significa è una
the world il quale fa derivare interpretazione dove il dimostrazione condotta
la parola “pyramis” dal concetto letterale del secondo il metodo razionale
termine greco pur termine vuol dire misura il della scienza”.
(pronuncia pir) che significa fuoco o misura il Sole. Nella seguente tabella è
fuoco e dal termine egizio Ricollegando tale possibile verificare
met, che significa una espressione al percorso che l’ampiezza dell’angolo dei
misura o dieci. L’analisi compie il Sole sull’orizzonte triangoli che formano le
etimologica del termine lo della terra, tra il solstizio piramidi della IV – V – VI – XII
porta a concludere che la d’estate e quello d’inverno, dinastia e successivamente
parola vuole indicare le dieci sembra chiaro che anche si assume un valore medio
misure originali degli archi nel termine pyramis, come per ognuna di queste.
tracciati dal dio del fuoco (il accezione di misura il Sole,

PIRAMIDI IV DINASTIA ANGOLO SOLSTIALE

DELLE ESTREMITA’
Cheope 31°43’
G1 a 32°19’
Micerino 31°43’
G III a 31°28’
Chefren 30°57’
Media 31°38
PIRAMIDI V DINASTIA
Niuserra 31°41’
Userkaf 30°55’
Sahura 32°20’
Khentkaus II 30°38’
Media 31°23’
PIRAMIDI VI DINASTIA
Teti 30°54’
Pepi I 30°57’
Pepi II 30°57’
Media 30°56’
PIRAMIDI XII DINASTIA
Amenemhet I 30°06’
Amenemhet III 29°49’
Media 29°57’

Anagrammi
di Stefano Sampietro
Com’è noto, un anagramma (dal
greco ana-, “indietro”, e
graphein, “scrivere”) è la
trasposizione delle lettere di una
parola in modo da formarne altre
di differente significato. Ad
esempio, RAMO – MORA,
CALENDARIO – LOCANDIERA,
ecc.
Dal punto di vista storico, è
possibile far risalire l’origine
degli anagrammi ai greci e ai
romani. Se oggi siamo abituati a
pensare agli anagrammi come a
un esercizio ludico, il loro
impiego nel passato non è stato
scevro da finalità mistiche (si
pensi ai cabalisti ebraici) o
magiche.
Esistono diversi tipi di
anagrammi, a seconda che la
parola risultante sia unica
(anagramma semplice) o
multipla (anagramma a frase, es.
BRACCIOLO – IL BAROCCO); si
possono suddividere gli
anagrammi anche rispetto alla
relazione semantica tra la parola
di partenza e quella
anagrammata: se una ha un
52
significato opposto all’altra
abbiamo l’antigramma
(FUNERAL – REAL FUN), se
invece c’è concordanza siamo in
presenza di un aptagramma
(STEFANO PROTOMARTIRE –
SANTO MORTO FRA PIETRE).
In questa sede, prescinderemo
dal significato delle parole
anagrammate, cioè
considereremo tutte le possibili
permutazioni di un gruppo di
lettere indipendentemente dal
fatto che queste costituiscano o
meno una parola di senso
compiuto.
Inizialmente ci chiederemo:
Quanti sono i possibili
anagrammi di una data parola?
Per rispondere, basta applicare
una formula base di quella
branca della matematica nota
come calcolo combinatorio.
Cominciamo con il caso più
semplice, quello di una parola
composta da lettere tutte
diverse tra loro. Gli anagrammi
della parola CASO, ad esempio,
sono:
Daniele Bonfanti
d.bonfanti@xii-
online.com pianista,
compositore ed ex
campione di kayak, ha
frequentato la facoltà di
Filosofia presso
l’Università Statale di
Milano. Editor, autore,
curatore di raccolte e
giornalista divulgativo
in ambito di antichi
misteri. Per Edizioni XII
lavora attualmente
come editor-in-chief e
dirige la collana
Camera Oscura,
dedicata alla narrativa
esoterica. Il titolo del
suo ultimo romanzo,
recentemente tornato in
libreria in una nuova
edizione, è Melodia.
Simone Lega
simonelega@alice.it
nasce il 13 novembre
1978 a Siracusa.
Ha pubblicato racconti
per Perrone editore e
su varie riviste e si è
beccato pure qualche
premio. Collabora con
la casa editrice
'Edizioni XII
(caporedattore del
blog) e per “Il Teatro
Instabile Siracusa”
svolge di volta in volta il
ruolo di autore, lettore
impacciato in spettacoli
– reading, maldestro
tecnico luci… Nella
seconda metà del 2011,
per Edizioni XII nella
collana Mezzanotte, è in
uscita il suo primo
romanzo

CASO ACSO SCAO OCAS
CAOS ACOS SCOA OCSA
CSAO ASCO SACO OACS
CSOA ASOC SAOC OASC
COSA AOCS SOCA OSAC
COAS AOSC SOAC OSCA
Includendo anche la stessa
parola di partenza, ci sono
24 possibilità, o per meglio
dire, 24 permutazioni. Il
ragionamento che porta a
questo risultato potrebbe
essere il seguente:
1) Quante possibilità ci sono
per la prima lettera della
permutazione? Quattro
(Ovviamente potrebbe
essere una “C”, una “A”, una
“O” oppure una “S”).
2) Quante ce ne sono per la
seconda lettera? Tre (Cioè
quelle che rimangono dopo
aver fissato la prima)
3) Quante per la terza? Due
(Cioè le rimanenti dopo aver
fissato le prime due).
4) Quante per la quarta? Una anagrammi.
(Dopo averne fissate tre,
non rimane molta scelta!).
Per avere il numero
complessivo delle
permutazioni, quindi,
occorre moltiplicare le
possibilità che si hanno ad
ogni posizione, ottenendo:
4 × 3 × 2 × 1 = 24
È un po’ come se le quattro
posizioni fossero degli
incroci stradali: al primo
avete quattro possibili
strade, al secondo ne avete parola di N=4 lettere
3, al terzo 2 e all’ultimo una implicava 24 permutazioni,
sola. Quante sono in totale le mentre una parola di N=6
strade che potreste
53
imboccare? 4 × 3 × 2 × 1 =
24.
La formula generale per le
permutazioni è proprio
questa. Dati N elementi, il
numero delle loro le
permutazioni è:
Permutazioni (N) = N!
Dove il punto esclamativo
indica il cosiddetto
fattoriale.
Il termine “fattoriale” e l’uso
dell’esclamativo risalgono ai
primi anni del 1800. Ricordo
che il fattoriale di un numero
è il risultato della
moltiplicazione tra quel
numero, quello precedente,
quello precedente ancora e
così via fino a 1:
N! = N × (N-1) × (N-2) × … × 2 12
×1 13
Per fare un altro esempio, 14
quanti sono gli anagrammi
della parola SIGARO? La 15
parola è composta dai N=6
lettere, quindi: ...
Permutazioni (6) = 6! = 6 × 5
× 4 × 3 × 2 × 1 = 720
esistono ben 720 possibili
anagrammi.
La parola MANIFESTO ha
invece 9! = 362’880
Prima di proseguire con
l’analisi degli anagrammi, ed
estendere al caso generale
di una parola qualsiasi con
possibili lettere ripetute,
vorrei tornare alla formula
delle permutazioni per
sottolineare quanto
velocemente cresca il suo
risultato al crescere del
numero delle lettere della
parola.
Abbiamo visto che una
aveva 720 permutazioni. Di
seguito, riporto il numero di
permutazioni in
corrispondenza di alcuni
valori di N:
N Permutazion
i (N)
1 1
2 2
3 6
4 24
5 120
6 720
7 5040
8 40320
9 362880
10 3628800
11 39916800
479001600
6227020800
8717829120
0
1307674368
000
...
20 2432902008
176640000
... ...
50 3.04114 ×
1064
Da notare come il numero di
permutazioni diventi subito
molto elevato. Le
permutazioni di 10 elementi
sono già oltre tre milioni e
mezzo, mentre quelle di 50
elementi sono circa 3.04114
× 1064:
30’414’093’201’713’378’043
’612’608’166’064’768’844’3
77’641’568’960’512’000’000
’000’000
vale a dire un numero con 65
cifre!
Per valori di N superiori a
una certa soglia, calcolare
un fattoriale mediante la
moltiplicazione di tutti i
 54

numeri interi precedenti può Nonostante CASA abbia lo

risultare difficile anche per il
stesso numero di lettere di
computer più potente CASO, i suoi anagrammi
(problemi di overflow). sono soltanto 12. È chiaro
Esiste allora una formula che la formula delle
che fornisce il valore permutazioni (N!) ora non è sono:
approssimato di un più adatta. In effetti, 6! / ( 2! 3! 1!) = 720 / (2 × 6 ×
fattoriale, la famosa formula dobbiamo ricorrere alle 1)= 720 / 12 = 60
di Stirling: “permutazioni con elementi
ripetuti”. Come vedremo, la Come dicevo, la nuova
formula corrispondente formula è un caso più
rappresenta un caso più generale di quella
generale di quella per le precedente: infatti, se una
permutazioni semplici. parola contiene lettere tutte
Prendiamo la nostra parola diverse tra loro, allora K = N
di N lettere e contiamo e N1 = N2 = ... = NK = 1;
dove si può notare il pi greco quante volte ogni lettera dunque la formula si riduce
(3.142) e dove e è il numero compare nella parola; a:
di Nepero (2.718). Maggiore indichiamo queste N! / ( N1! N2! ... NK!) = N! /
è N, migliore è frequenze con N1, N2, ..., ( 1! × 1! × ... × 1!) = N!
l’approssimazione. NK. K indica il numero di
lettere diverse tra loro.
In precedenza abbiamo Chiaramente, N1 + N2 +... +
calcolato il numero dei NK = N. L’autore
possibili anagrammi per una Ad esempio, se la parola è Stefano Sampietro nasce a
parola di N lettere tutte CASA, allora: Como il 20 febbraio 1973.
differenti tra loro; cosa Dopo la Laurea in
succede se la parola N=4 (CASA ha quattro Economia, consegue il
contiene lettere ripetute? lettere) Dottorato di Ricerca in
Chiaramente, il numero degli K=3 (le lettere diverse tra Finanza Matematica e
anagrammi si riduce poiché loro sono 3: “C”, “A” e “S”) diviene docente a contratto
molti di essi diventati N1=1 (la “C” appare una presso l’Università Bocconi,
indistinguibili. volta) prima, e presso l’Università
Riprendiamo l’esempio della LIUC Carlo Cattaneo, poi.
parola CASO. Avevamo già N2=2 (la “A” appare due Dal 2004, a fianco
scritto i suoi 4! = 24 volte) dell’attività universitaria,
anagrammi: N3=1 (la “S” appare una lavora in una società di
volta) ingegneria finanziaria.
CASO ACSO SCAO OCAS L’esordio nel mondo della
La formula per calcolare il
CAOS ACOS SCOA OCSA numero di anagrammi è: narrativa avviene con il
CSAO ASCO SACO OACS N! / ( N1! N2! ... NK!) successo in due concorsi
letterari a carattere locale.
CSOA ASOC SAOC OASC Applicandola alla parola Negli anni seguenti, alcuni
COSA AOCS SOCA OSAC CASA, otteniamo suoi racconti vengono
pubblicati sulla rivista di
COAS AOSC SOAC OSCA 4! / ( 1! 2! 1!) = 24 / 2 = 12
fantascienza Futuro
Supponiamo ora di Facciamo un altro esempio: Europa (Perseo Libri
considerare la parola CASA quanti sono gli anagrammi di editore). Come autore di
e di scriverne tutti i possibili PAPAYA? Su 6 lettere ne Edizioni XII ha pubblicato
anagrammi: abbiamo soltanto 3 diverse nel 2010 La clessidra
CASA ACSA ASAC SCAA tra loro che compaiono con d'avorio in collaborazione
queste frequenze: la “P” 2 con Davide Cassia e ha
CAAS ACAS AACS SACA volte, la “A” 3 volte e la “Y” 1 partecipato alla
CSAA ASCA AASC SAAC volta. Quindi gli anagrammi raccolta Corti.

Brian Keene
e il fantastico
apocalittico:
parla Andrea G.
Colombo
di Fabrizio Vercelli
In occasione dell’uscita per
Edizioni XII de I vermi
conquistatori di Brian
Keene, il nostro Fabrizio
Vercelli ha incontrato diversi
personaggi di spicco del
mondo della letteratura
fantastica in Italia, per
interrogarli a proposito della
narrativa fantastica
apocalittica, che in Keene
ha uno dei suoi massimi
interpreti a livello mondiale.
Il primo a essere raggiunto
da Fabrizio è stato l’autore
del romanzo Il Diacono,
nonché webmaster dello
storico portale web
horror.it: Andrea G.
Colombo.
[Fabrizio Vercelli]:
Considerando il carattere
principalmente horror, ma
soprattutto apocalittico de I
vermi conquistatori, quali
ritieni siano le motivazioni
che portano il pubblico e gli
stessi autori, ultimamente,
55
ad avvicinarsi così tanto a
opere di questo taglio, non
solo di narrativa e
cinematografia, ma anche
inchieste e documentari?
Concordi ci sia una
maggiore attenzione, e una
maggiore profondità, per
questi temi? Se sì: pensi che
gli autori horror e di
fantascienza stiano in
qualche modo – com'è
proprio di questi generi –
cogliendo segnali d'allarme e paura, perché
reali, oppure si tratta diciamocelo: l'Apocalisse è
semplicemente di una un divertentissimo
tendenza del momento? baraccone pieno di bocconi
succulenti.
[Andrea G. Colombo]: Per
quanto mi riguarda la Dentro c'è davvero tutto.
risposta è sì. E parlo sia da Non ci sono serial killer,
autore che da lettore. Per spettri, zombie o vampiri che
me è l'argomento principe, tengano: l'Armageddon è
quello che solletica di più la l'Omega.
mia attenzione, mi fa rizzare E per un autore di horror, è
le antenne e i peli sul collo, pura poesia.
fa correre brividi lungo la Il cantico della Distruzione.
schiena. Se penso alla paura, a quello
Brividi intensi, di eccitazione che potrei escogitare per
 56

Ci avviamo a passo spedito della Costituzione e dei

terrorizzare un lettore,
allora penso allo sterminio,
al conflitto totale, alla
devastazione senza
quartiere, alla fine dei tempi.
Insomma, non ti puoi salvare
dall'Apocallisse, perché è la
fine di tutto.
Dove scappi quando sta
arrivando un meteorite o
uno tsunami altro dieci
chilometri? Dove ti rifugi da
un brillamento solare? Come
lo fermi un vulcano che
erutta o un terremoto che ti
sbriciola la civiltà sotto i
piedi? Non sono spauracchi
per i bambini, ma storia di
tutti i giorni.
lungo un binario morto, Diritti Umani, e l'Isola di
senza che si possa deviare Pasqua è lì a testimoniare
di un solo millimetro. E ci come andrà a finire.
mettiamo anche del nostro…
sta per finire il petrolio, e Poi ci sono le guerre,
non facciamo nulla. l'inquinamento, la Natura,
che essendo matrigna
Siamo sempre di più, (come diceva il Leopardi) si
miliardo dopo miliardo, tanti fa gli affari suoi e valle a dire
bei topolini che prolificano qualcosa…
senza freno, e presto
consumeremo tutte le Non c'è scampo, insomma.
risorse del pianeta. Finiremo Possiamo davvero
per scannarci l'uno con occuparci d'altro?
l'altro, alla faccia di Internet,

È il nostro futuro. Viviamo in

un universo ostile che non è
fatto per l'uomo. Siamo qui
da poco e poco ci
resteremo. Poi tutto sarà
solo buio e silenzio…

Per questo esiste una

mitologia della fine. Non c'è
religione che non abbia il
suo Giorno del Giudizio.
Se siamo divisi su tutto,
siamo tutti d'accordo che il
mondo e l'uomo avranno una
fine. Su questo non ci piove
(a meno che non si parli di
Diluvio Universale), perché
basta masticare anche
pochissimo di astrofisica per
sapere che abbiamo una
bella data di scadenza
stampata sul culo del
pianeta.

Insomma, noi l'Apocalisse la

stiamo vivendo.
Il tempo scarseggia.
 57

Per questo alcuni autori di

Horror e Fantascienza
ficcano le mani in questo
barattolo di fango nero e
maleodorante, perché il Andrea G. Colombo nasce a
fetore che ne sfugge in Legnano nel 1968. Dopo aver
zaffate letali, talvolta è così creato il primo sito web
pressante che non puoi fare italiano dedicato alla cultura
a meno di scriverne. horror, Horror.it, si dedica
Certo, ci sono tanti altri alla cura di alcune antologie
argomenti, ma ciascuno si di narrativa horror quali
occupa di liquami diversi. Spettri metropolitani
(Addictions, 1999) e
Brian Keene, come molti Jubilaeum (PuntoZero,
altri prima di lui, ha deciso di 2000). Pubblica racconti in
infilare gli artigli nella melma diverse antologie quali
nera della distruzione totale. Fragments D’Un Miroir Brisé
Lo fa con gusto, pur (Payot et Rivages, Francia,
sapendo che in fondo parla 1999) a cura di Valerio
di un destino condiviso da Evangelisti, In fondo al nero
tutta la razza umana, lui (Mondadori, 2003). Sempre
compreso. Il pubblico, i nel ‘99, cura l’edizione
lettori, si avvicinano a questi
italiana del romanzo breve
argomenti per il medesimo Bubba Ho Tep di Joe R. Lansdale (Addictions). Nel giugno
motivo e cercano di 2004, per le Edizioni Master, progetta, realizza e cura i
condividere paure ancestrali contenuti del mensile di cinema e letteratura Horror Mania.
che ci legano come fratelli di
Nel 2005 affianca la gemella dedicata al thriller: Thriller
sangue. Mania. Nel 2008, nell’antologia Anime nere reloaded
(Mondadori) viene pubblicato il suo racconto Asfalto.
Non puoi scappare alla Fine, All’interno dell’antologia Il mio vizio è una stanza chiusa,
quindi non resta che viverla pubblica la novella Boxed (Supergiallo Mondadori, 2009).
in anticipo, a piccole dosi Nello stesso anno, pubblica La forcella del Diavolo
omeopatiche, con l'illusione all’interno dell’antologia Bad Prisma (Epix, Mondadori
di poterti salvare e 2009). Nell'autunno 2010 è uscito per Gargoyle Books il
rimandare la resa dei conti suo romanzo d'esordio, Il Diacono.
finale. Blog personale: andrea.horror.it

Fabrizio Vercelli collabora con diverse società in qualità di

promotore e organizzatore eventi e cura per alcuni siti web
letterari più rubriche dedicate al mondo degli scrittori.
Laureato in Economia e Commercio ed esperto in
comunicazione, dal 2008 è responsabile Distribuzione e
Ufficio Stampa della casa editrice Edizioni XII. Ha
collaborato in passato con alcune riviste letterarie e come
speaker per una emittente radiofonica della provincia di
Alessandria.
Suoi racconti sono apparsi in numerose raccolte edite da
diverse case editrici.
Sito personale: FabrizioVercelli.com

Il cavaliere di Allah
Saladino
e l’etica “guerriera
nell’islam
I nostri affezionatissimi
lettori sicuramente
conosceranno, almeno nei
tratti salienti, quello che per
la Storia rappresentò Ṣalāḥ
ad-Dīn Yūsuf ibn Ayyūb (c.
1138 - 4 Marzo 1193), ai più
conosciuto col nome
latinizzato – a volte
preceduto dagli aggettivi
“feroce”, “crudele”, ecc. – di
Saladino. La sua vita è stata
narrata e romanzata fra
Oriente e Occidente in mille
modi diversi, a volte troppo
celebrativi o esageratamente
critici nei suoi confronti, ma
58
di Davide Amore
in ogni caso tutti si trovavano
d’accordo almeno su un
punto: la sua fama di uomo
retto ed esempio di virtù
cavalleresca. Basti pensare
alla resa di Gerusalemme e a
come egli risparmiò la vita
degli oltre 16.000 Cristiani, lì
asserragliati, garantendo un
salvacondotto che permise
loro di imbarcarsi per far
ritorno in Europa senza
subire perdite e
rappresaglie. O a come pagò
di tasca sua il riscatto di un
bambino franco di tre anni,
rapito da alcuni predoni
saraceni, per poi
riconsegnarlo alla madre,
tanto per fare alcuni esempi.
Lo stesso Riccardo Cuor di
Leone, suo storico rivale,
ebbe a dire di lui che era
senza dubbio il leader più
grande e potente dell’intero
mondo islamico, e secoli
dopo Dante Alighieri lo pose
tra i valorosi non cristiani del
Limbo, accanto agli eroi e
agli antichi saggi che non
avevano potuto usufruire
della Salvezza, definendolo
“grande spirito non toccato
da Dio”.

La sua carriera di
condottiero è talmente nota
da rendersi superfluo
delinearne finanche i tratti
più salienti – basti solamente
sapere che egli nasce nella
cittadina di Tikrit (la stessa di
Saddam Hussein, per
intenderci) e che era curdo,
e non arabo, di discendenza
armena (e ciò, pare, alcuni
studiosi e politici, anche
arabi, sovente tendono a
dimenticarlo) – ma,
probabilmente, non tutti
sanno che da giovane
Saladino, prima ancora di
diventare visir del califfo
fatimita d’Egitto, al-‘Adid, fu
a Damasco a studiare a
lungo tanto le materie
giuridiche quanto quelle
letterarie e religiose,
secondo uno schema
affermatosi nell’ambito
islamico dell’epoca, per il
quale chi era chiamato a
governare doveva
presentarsi con un ottimo
corredo conoscitivo ai propri
sudditi. Diverse fonti infatti
(fra le quali l’opera di Imad
ad-Din al-Isfahani, Kitab al-
Barq al-Shami) testimoniano
come Saladino avesse di
gran lunga preferito
continuare i suoi studi
coranici e religiosi piuttosto
che intraprendere la carriera
militare. Secondo un altro dei
suoi biografi (al-Wahrani) il
giovane condottiero
discorreva spesso su Euclide
e sull’Almagesto, di
aritmetica, legge e “storia
delle religioni” ed inoltre era
erudito sulle genealogie,
biografie e storie dei
principali studiosi arabi, oltre
che sulle linee di sangue dei
cavalli posseduti dai
principali condottieri arabi.
Pare che praticasse anche
l’alchimia e che stesse
59
diverso tempo a “osservar le
stelle”, anche se su questi
ultimi dettagli non tutte le
fonti sono concordi.
Detto ciò, essendo nostra
opinione che per
comprendere appieno la
storia e il carattere di un
uomo, specialmente di un
grande personaggio quale fu
Saladino, non si possa
prescindere dalle esperienze
“cognitive” dello stesso,
riteniamo di dover
consacrare il presente
contributo all’influenza che
tali conoscenze possano
aver avuto sullo sviluppo
della particolare etica
militare e diplomatica che lo
stesso dimostrò più volte sul
campo.
La scienza del kalâm
La scienza islamica del
kalâm (teologia
razionalistica) rappresenta,
così come il suo equivalente
nel Giudaismo e nel
Cristianesimo, il tentativo di
armonizzare le verità
assolute della Rivelazione
con gli sforzi contemplativi
della ragione umana. È una
giustificazione intellettuale
della fede, una forma
d’apologetica difensiva, che
deve aver avuto le sue origini
nei primi confronti fra l’Islam
e le tradizioni religiose di più
lunga durata incontrate nel
corso della conquista del
Vicino Oriente greco-siriaco,
e inevitabilmente gli studiosi
di tale disciplina
impiegheranno gli stessi
“ferri del mestiere” dei loro
colleghi cristiani e giudei: le
metodologie dei filosofi
greci.
Una delle prime scuole che si
distinsero nell’ambito di
questa disciplina, i Mu‘taziliti,
definiti “partigiani dell’unità e
della giustizia divina”,
elaborarono i loro approcci
razionalistici sul modello
della dialettica filosofica
greca. Al pari di alcuni
teologi cristiani, i Mu‘taziliti
non si sentirono di
sottoscrivere la tesi
tradizionalista del credo etsi
absurdum; essi svilupparono
un’interpretazione della
storia dell’Islam che si
poneva in opposizione all’uso
della sunna come l’unico
standard d’interpretazione
coranica, in quanto
stabilirono che il principio
del consenso, dal quale la
sunna trae autorevolezza,
non producesse
necessariamente verità.
Naturalmente tutto ciò
produsse l’euforia degli
Sciiti, il conseguente
risentimento della
stragrande maggioranza dei
Sunniti e, nella fattispecie, le
violente contestazioni dei
seguaci della scuola
teologica di Ahmad ibn
Hanbal (m. 855 d.C.), al
punto che nell’anno 912 d.C.
Abu al-Hasan ‘Ali ibn Isma‘il
al-Ash‘ari, studioso
mu‘tazilita, durante il
Sermone del Venerdì alla
moschea di Bassora,
rinunciò pubblicamente alle
dottrine dei suoi maestri
dichiarando la propria
solidarietà ai “partigiani della
tradizione e della comunità.”

Fu così che la scuola di
teologia che porta il suo
nome rappresenta tuttora il
tentativo di stabilire un
compromesso fra la
posizione razionalistica dei
Mu‘taziliti, lasciandone da
parte gli aspetti più
speculativi, e l’opposizione
degli Hanbaliti al kalâm in
tutte le sue forme; il risultato
dei suoi sforzi fu la versione
islamica della scolastica che
al contrario delle dottrine
mu‘tazilite trovò posto sicuro
nell’Islam sunnita.
Inevitabilmente tali scuole
influenzarono la nascente
coscienza storiografica
islamica.
Per i Musulmani, la historia
rerum gestarum, al pari del
fiqh, è una delle scienze
“tradizionali”, poiché lo
studio degli eventi passati
trova le sue origini sia nel
Sacro Corano sia nella sunna
del Profeta. Il Sacro Corano
non contiene solamente
l’interpretazione islamica
delle tradizioni precedenti
alla Rivelazione data a
Muhammad, ma poiché
l’Inviato di Dio era
considerato il culmine di una
60
linea di profeti apparsi
durante il corso della storia
umana, l’Islam faceva
proprie le prospettive di un
universalismo che
ripercorreva la storia a
ritroso nel tempo fino alla
creazione.
Contemporaneamente la
fuga di Muhammad dalla
Mecca a Medina evidenziò
l’inizio di una nuova era nella
storia, e la memoria
collettiva dei Compagni del
Profeta, incorporata negli
hadîth, autorizzò le
generazioni successive a
intendere il significato di tale
evento come una rottura
totale con la storia passata.
Il conflitto fra queste due
tendenze non tardò a venir
fuori. Al pari di altri teologi
musulmani, i Mu‘taziliti
divisero le forme di
cognizione umana in due
categorie: necessarie e
acquisite. Nel primo insieme
vennero incluse le forme
immediate e intuitive di
conoscenza sulle quali non si
ha un controllo reale; nel
secondo campo cadono tutte
quelle forme di conoscenza
discorsiva che si situano nel
regno della responsabilità
umana. Sebbene Abu al-
Hudhayl (m. 849 d.C.), citato
da al-Shahrastani come il
fondatore della metodologia
mu‘tazilita, pose la
conoscenza dell’esistenza di
Dio nella categoria delle
conoscenze necessarie, altri
Mu‘taziliti, quali Thumamah
ibn Ashras (m. 828 d.C.) e il
suo allievo al-Jahiz (m. 872
d.C.) puntualizzarono che la
natura divina poteva essere il
prodotto di entrambe le
forme di conoscenza,
conquistata sia attraverso la
Rivelazione sia tramite
ragionamenti discorsivi.
Questa teoria portava alla
necessaria conclusione che
l’infedele non era colpevole a
meno che non negasse la
possibilità della Rivelazione
o, pur conoscendo la verità,
la rifiutasse, poiché coloro
che non possedevano i mezzi
per fare questa scelta, vale a
dire la conoscenza di Dio,
erano semplicemente
ignoranti e non potevano
essere responsabili per
questa loro mancanza di
comprendonio. Tale
interpretazione della natura
della conoscenza divina
portò, a lungo andare, a un
ampio grado di tolleranza e
un immenso interesse per
quelle percezioni non
islamiche di verità originatesi
nell’arco della storia umana.
Al contrario, per le ragioni
descritte sopra, gli Ash‘ariti
dovettero privilegiare la
seconda tendenza, poiché
consideravano l’eresiologia
un ramo del kalâm, e
ambedue rivelano la
tendenza tipicamente
ash‘arita di subordinare la
storia ai dogmi polemici. Al-
Shahrastani (m. 1135 d.C.),
la cui opera è un’ulteriore
 61

elaborazione delle
eresiologie di al-Ash‘ari e al-
Baghdadi (m. 1037 d.C.),
mostra una marcata
antipatia nei confronti della
filosofia greca, sebbene
fosse chiaro che ostentasse
una certa familiarità con le
sue tradizioni (da questo
punto di vista, l’opera di
Maimonide, che ricordiamo
era impiegato nello staff di
Saladino, sembra dar vita a
tutte queste prospettive).
Uno degli argomenti tipici del
kalâm, nel quale prendono
corpo le tendenze descritte
sopra, è l’analisi e la
trattazione delle dottrine
extraislamiche, con
particolare attenzione alle
pratiche idolatriche, che
erano a quei tempi la
tendenza religiosa più diffusa questo o in quell’altro approfonditamente il
su scala mondiale, al fine di versetto del Libro Sacro, e contesto appare abbastanza
comprendere per quale per poter quindi palese il fatto che ci si
motivo il genere umano fosse comprendere appieno lo riferisca a tutt’altro. Deriva
attratto da tali pratiche e di sviluppo delle arti e delle dalla prima forma del verbo
capire in che direzione scienze di questa civiltà jahada, ovvero “sopportare”,
andasse lo svolgersi degli dobbiamo per forza partire “soffrire”, “sacrificarsi”, e
eventi religiosi; tali da quanto contenuto nella quindi assume il significato
problematiche se le deve Rivelazione Coranica. E nella generico di “sforzo”,
essere poste soprattutto fattispecie è il concetto di “perseveranza” e, in senso
Saladino, che ricordiamo era jihad ad essere alla base di lato, di “lotta” (es. “lottare
perfettamente integrato tutte le elucubrazioni per i propri diritti”). Il termine
nell’ambiente “accademico” descritte sopra. Tale simboleggia dunque
dell’epoca (inoltre le fonti ci termine, di difficile un’attitudine del fedele
narrano di come, durante la traduzione nelle lingue musulmano nei confronti
sua infanzia, Saladino rimase occidentali – viene infatti della Rivelazione affinché ne
particolarmente volgarmente tradotto con il realizzi e osservi i precetti in
impressionato dalla concetto di “guerra santa”, questa vita al fine di godere
conquista crociata di ennesima dimostrazione delle ricompense dell’altra.
Gerusalemme), in particolar della scarsa capacità di Nel corso del tempo il
modo, come si può intuire, comprensione del fenomeno significato di jihad ha subito
nell’impostazione della islamico soprattutto da parte diverse integrazioni
campagna militare contro i degli accademici e dei semantiche, sia da parte dei
Crociati in Terrasanta. cosiddetti “islamisti” – è commentatori coranici
Il concetto di “guerra santa” espressamente menzionato ricordati precedentemente
Alla base di quanto descritto in Cor. 3:142, 5:35, 5:54 e che, polemicamente, da
sopra vi è il Sacro Corano; è 9:16, oltre ad essere parte dell’apologetica
bene precisare a questo correlato più o meno cristiana, fra le quali la più
punto che non vi è branca del direttamente ad importante è quella di “lotta
sapere islamico che non un’altrettanta trentina di armata”, e da qui quello di
affondi i suoi presupposti in versetti, e studiandone “guerra santa”. Tale

cambiamento di prospettiva
potrebbe esser stato aiutato,
oltre che dai mutamenti
geopolitici dei secoli a
venire, anche
dall’interpretazione, a volte
opportunistica, degli hadîth
del Profeta, dove nello
spiegare il significato di jihad
ai suoi seguaci, essendo un
concetto religioso nuovo per
l’ambiente, spesso lo
descriveva con termini presi
a prestito dal linguaggio
militare, e ciò per diversi
motivi fra i quali la necessità
di far comprendere appieno
un concetto estraneo alla
mentalità arabo-beduina del
tempo operando un’analogia
con quella che era l’attività
più importante all’interno di
tribù sempre in perenne
guerra fra di loro per i motivi
più futili; d’altronde il jihad, a
pensarci bene, è una “guerra
spirituale” contro le
tentazioni terrene – concetto
ben noto tanto al
Cristianesimo quanto, in
misura diversa, allo
Gnosticismo – per godere dei
beni spirituali (tema che
ricorre in maniera
abbastanza ricorrente nelle
preghiere personali che il
devoto musulmano rivolge
all’Altissimo); e ad ogni
modo, è vero che
l’argomento della guerra e
della lotta armata è
affrontato nel Corano, così
come nella Bibbia, ma il
termine usato è qital, a
62
dimostrazione di quanto
affermato sopra.
Così facendo, però, sia il
Profeta che i vari
commentatori coranici
operarono uno
sconvolgimento del concetto
di guerra, in senso stretto,
nella mentalità araba
dell’epoca e dei secoli
successivi. L’azione militare
infatti inizia ad essere
subordinata ad una sorta di
codice d’onore che il singolo
musulmano è tenuto ad
osservare per non soffrire
delle pene dell’inferno; tale
codice d’onore verrà
stabilito dalle varie scuole
giuridiche e “teologiche”
ricordate nel paragrafo
precedente, ed inizierà ad
includere sempre più anche
il tipo di relazione che deve
intercorre fra musulmani e
non. E quindi: il ricorso alla
lotta armata, qualora la
comunità islamica venga
attaccata da non-musulmani,
per la difesa della religione; il
divieto di coinvolgere civili,
donne, vecchi e bambini, a
qualsiasi titolo; il rispetto di
fronte alla resa
dell’avversario; il divieto di
muovere guerra durante i
mesi sacri e, soprattutto, nei
confronti di innocenti, anche
di altre religioni; il divieto di
giustiziare i prigionieri di
guerra e l’obbligo di
restituirli in caso di
pagamento di riscatti di vario
genere; insomma sono questi
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precetti, che richiamano alla
lontana il bushido dei
samurai giapponesi, e che
Saladino seguiva più d’ogni
altra cosa, mettendosi anche
contro i suoi stessi
commilitoni che volevano
una risoluzione della guerra
più “celere”, così come ci
viene ricordato dai suoi
biografi, ad essere alla base
del rispetto che i cavalieri
crociati osserveranno nei
confronti della loro
controparte islamica – anzi
condizioneranno l’evoluzione
del loro stesso concetto di
cavalleria – e che meritano
quindi, in questo senso,
l’appellativo di “Guerra
Santa”, nel senso di una
guerra nobile fatta al fine di
veder realizzati i propri valori
spirituali, contrapposta
all’ideale di guerra attuale
che, come dimostrano le
cronache più recenti, dilaga
purtroppo sempre più
all’interno della nostra
società moderna,
musulmana e non,
combattuta, questa sì, per
ideali tutt’altro che nobili.
Nel 1193 d.C., il nostro
condottiero stava per
lasciare questa “valle di
lacrime”; quasi
contemporaneamente, in
un’altra parte del Vecchio
Mondo, ne stava per nascere
un altro destinato, forse per
caso o forse no, a seguirne le
orme: Federico II.

I misteri di
San Giovanni
in Venere
È notorio che l’Abruzzo, per
la sua particolare
geomorfologia, ha dato
ricetto a Santi, Eremi e
Briganti, i quali, nel bene, o
nel male, hanno lasciato una
loro indelebile impronta,
modificandone, di fatto, la
morfologia. Per esempio, nel
territorio di Fossacesia, in
provincia di Chieti, si colloca
l’incantevole e imponente
abbazia di San Giovanni in
Venere. Essa è stata eretta,
sulla sommità di una
boscosa collinetta, ricoperta
da piante di ulivo come
quella millenaria, posta ai
piedi dell’abbazia, per
ricordarne la fondazione.
L’abbazia di San Giovanni e
Santa Maria, venne costruita
in posizione predominante e
solitaria, a circa un paio di
chilometri dal centro
abitato, a picco sul
quell’insenatura conosciuto
63
di Nicoletta Travaglini
come “Golfo di Venere”,
nelle vicinanze della foce del
fiume Sangro, ove essa si
specchia sulle morbide e
trasparenti acque del mare
Adriatico. Tradizione vuole
che, ovviamente supportata
anche da ritrovamenti
archeologici, tale luogo
sacro si erga sui ruderi di un
preesistente tempio pagano
dedicato Venere
Conciliatrice, culto risalente
IV secolo a.C., fatto
rimarcato anche nel
toponimo Portus Veneris,
che indicava un porto posto
alla foce del fiume Sangro
durante la dominazione
bizantina, vicino ad un
nucleo abitato chiamato
Vico Veneriis lungo la via
Traiana. Con l’avvento del
cristianesimo, questo luogo
fu abitato da eremiti e
uomini pii, e secondo un’
antica leggenda pare che
alcuni monaci greco-
ortodossi, durante la guerra
iconoclastica nel VII secolo,
emigrarono in maniera
massiccia fino a giungere
sulle coste di Fossacesia;
tra loro vi erano anche i
monaci basiliani, gli stessi
che fondarono la chiesa di
San Longino a Lanciano poi
divenuta la chiesa del
Miracolo Eucaristico, che
presero possesso di quello
che restava dell’antico
tempio di Venere, facendolo
diventare un luogo di culto
cristiano dedicato alla
Madonna. Un'altra leggenda
sostiene che il primo nucleo
di questo luogo di culto
fosse costituito da piccolo
ricovero per frati
benedettini, provvisto di una
cappella, fatto innalzare da
frate Martino intorno 540
dopo aver fatto abbattere il
tempio di Venere, che

versava in avanzato stato di
abbandono per costruirvi
una piccola cappella
intitolata a San Giovanni e la
Vergine Maria. Nel 973 il
conte di Teate, Trasmondo I,
dispose che il monastero
ricevesse delle cospicue
rendite tali da trasformarlo,
così, da un piccolo ricovero
in un potente ed opulento
monastero. Anche se questo
illuminato conte fece in
modo che da una semplice e
povera “cella”, essa si
trasformasse in un
monastero, la sua
fondazione e come la sua
opulenza vanno attribuiti al
conte teatino Trasmondo II
che agli inizi dell’anno Mille,
dopo sostanziose prebende,
rese possibile la formazione
di un solida struttura
religiosa, economica,
64
autonoma governata da
abati. Come segno di
gratitudine nei confronti del
conte i monaci, alla sua
morte, sopravvenuta nel
1025, lo seppellirono nella
cripta dove tuttora riposa.
Se risulta un pochino
complicato possedere dati
certi sulla sua fondazione e
sulla sue prime fasi della sua
esistenza, vi sono precisi
riferimenti storici relativi alle
sue fasi costruttive che
vanno dal 973 fino al 1204
circa, dove raggiunse il suo
culmine con l’abate Oderisi
II il Grande. I secoli tra il X e
l’XI furono molto importanti
per la crescita religiosa,
culturale ed economica
dell’abbazia la quale
divenne in breve tempo uno
dei più fiorenti luoghi di culto
centro-meridionali
annoverando tra i suoi
possedimenti oltre duecento
feudi sparsi in diverse zone
d’Italia e fuori dal nostro
territorio nazionale come ad
esempio in Dalmazia. Nel
periodo in cui essa stava
consolidando il suo potere e
la sua fama, nella seconda
metà dell’anno Mille circa, il
terzo abate Monastico,
Oderisio I, appartenete alla
famiglia degli Pagliara, ramo
secondario dei Conti dei
Marsi, i quali a loro volta
rappresentavano un ramo
cadetto della più gloriosa e
prestigiosa famiglia dei Di
Sangro, aveva già fatto
allestire una fiorente e ricca
biblioteca, una ottima scuola
retta dai confratelli; fortificò,
attraverso fossati, torri e
mura la chiesa, costruì
ospedali ed officine, ma

soprattutto, fondò la
cittadina di Rocca San
Giovanni, che divenne, in
breve tempo il più fiorente
ed opulento possedimento
della badia ed oggi nella
chiesa madre di Rocca San
Giovanni vi sono molte
reliquie e volumi che
facevano parte del ricco
tesoro dell’abbazia di San
Giovanni in Venere. La
famiglia di Sangro a cui
apparteneva, come abbiamo
detto, anche Oderisio I,
discendeva direttamente da
Carlo Magno e che annoverò
nel loro albero genealogico
anche Papi e Santi. Questa
potente e antichissima
casata discende dai duchi di
Borgogna che a loro volta
erano di stirpe carolingia,
longobarda e, naturalmente,
normanna. Questi nobili,
ovviante, furono legati da
vincoli strettissi alla Chiesa
65
e in special modo al potente,
ricco e stimato ordine
Benedettino. Nel IX secolo
essi, vennero in Italia e si
stabilirono maggiormente
negli Abruzzi, ove riuscirono
a conquistare e, quindi, a
governare diversi feudi e
contee, prendendo il titolo di
“Conti dei Marsi”. I nomi dei
conti dei Marsi erano
Bernardo, Oderigi, Teodino,
Trasmondo che si posso
incontrare in molti
documenti del XI e del XII
secolo. In un atto notarile
del agosto del 981,
conservato a Montecassino,
Teodino ed i suoi fratelli
Rainaldo e Oderisio
risultano i conti di Marsia ; si
divisero i loro territori nel
seguente ordine : Teodino
divenne conte di Rieti e
Amiterno, Rainaldo conte
della Marsia e Oderisio
Conte di Valva. Oderisio
diede origine a tre grandi
rami: una discendenza si
stanziò nella zona del
Sangro con la linea Borrello,
la più grande, che si diffuse
in tutto l’Abruzzo Centrale
dando vita a Prezza e a
Raiano, alle linee separate di
Gentile; un secondo ramo si
trasferì in quello che oggi è
la provincia di Teramo;
conosciuti come i conti di
Palearia o Pagliara,,
annoveravano tra i membri
della loro famiglia Berardo,
vescovo di Teramo e
Oderisio di Palearia che alla
metà del sec. XIII fu
nominato dal Re “Giustiziere
d’Abruzzo”. Il terzo ramo si
stabilì a Valva, vicino a
Sulmona. Nel 1250 pochi
erano i sopravvissuti di
questa discendenza, così la
famiglia d’Ocre vide
distrutto il suo antico
castello come fu in

precedenza per i Barili, i
quali insieme ai succitati
d’Ocre si rifugiarono
all’Aquila. Gli altri rami della
famiglia come i Borello e di
Sangro si ritirarono in
Sicilia. Trasmondo, vescovo
di Valva e Abate di San
Clemente a Casauria era
figlio di Oderisio conte
de’Marsi e fratello di
Oderisio abate di
Montecassino e di Attone,
vescovo di Chieti. L’Abbazia
di San Giovanni in Venere
annovera due membri di
questa famiglia, oltreché la
permanenza del Vescovo di
Teramo Berardo. All’inizio
del 1500 essi ottennero il
titolo di marchesi, alla fine
dello stesso secolo
divennero Duchi e pochi
anni dopo questo titolo
acquisirono, anche, quello di
Principi, governando, il loro
vastissimo impero in
maniera tirannica, dispotica
e violenta! Nel loro albero
genealogico, vi sono
presenti anche figure di
spicco come Oderisio, San
Bernardo di Chiaravalle
fondatore dei Templari,
66
Santa Rosalia, Innocenzo III,
Gregorio III, ideatore e
iniziatore della Santa
Inquisizione, Paolo IV
Carafa, che contrastò in
tutte le maniere l’Ufficio
della Santa Inquisizione,
Benedetto XIII. Sempre della
stessa famiglia dei Sangro,
come si è potuto
ampiamente vedere,
Oderisio II “il Grande”, portò
enorme lustro all’abbazia
attraverso mezzo secolo
circa di conduzione del
luogo sacro, incrementando
le opere degli abati
precedenti e iniziando i
lavori di ampliamento
conferendogli la struttura
architettonica attuale e per
tali meriti sono ricordati in
un’epigrafe posta sulla
facciata principale della
badia. Durante il dominio
normanno, essa fu coinvolta
in giochi politici poco chiari
che la portarono, suo
malgrado, a subire diversi
saccheggi. Da qui inizia un
periodo d’inesorabile e lenta
decadenza fatta anche di
devastazioni e violenze
come quella perpetrata dai
Veneziani nella prima metà
del 1200, poi da parte degli
avventurieri di Ugone Orsini,
quindi fu la volta dei di
Carrara; i corsari di Pialy
Pascià, che rasero al suolo
Santo Stefano Riva Maris ed
altri luoghi sacri si
accanirono anche contro
San Giovanni in Venere,
come non fu risparmiata
neanche da un orda di
briganti che nel 1600
infestavano quei luoghi.
Anche Madre Natura volle
lasciare tangibili segni del
suo passaggio attraverso un
terribile sisma che 1456
provocò gravi danni
all’abbazia già provata da un
periodo non molto florido,
cosa che si ripete nel 1627
con un altro terremoto che
squassò l’Italia centro-
meridionale; e infine la
piccola nobiltà locale fece
razzia dei suoi beni. In piena
decadenza, intorno alla fine
del 1500, passò nelle mani
della confraternita di San
Filippo Neri. Allo stato di
ulteriore deterioramento,
verso la fine del ‘700, passo
nelle mani del regio
demanio. Distrutta
ulteriormente durante la
Seconda Guerra Mondiale fu
ristrutturata dalle amorevoli
cure dei Padri Passionisti
attuali custodi di questo
immenso bene. Questa
badia ha visto passare re e
papi come Pietro da
Morrone, futuro Celestino V
che, secondo alcune fonti,
prese i voti in questo luogo,
per poi tornarvi, al fine di
cercare proventi durante la
costruzione della chiesa di
Santa Maria di Collemaggio.
Accanto a queste
supposizioni vi sono fonti
che attestano che Pietro
Angelerio, dopo aver iniziato

i lavori della costruzione del
luogo di culto, e senza aver
acquistato il terreno
circostante, parte alla volta
dell’abbazia di San Giovanni
in Venere e dopo alcuni anni
egli torna con il danaro
sufficiente a poter compare
il terreno dove oggi sorge la
basilica di Collemaggio!
Secondo alcuni, Pietro da
Morrone per comprarsi
questi terreni, abbia chiesto
sovvenzioni, forse alla
potente abbazia di San
Giovanni in Venere, in
cambio di qualcosa di
prezioso che potrebbe
essere il Santo Graal, in
quanto egli, incontrando i
templari in Francia, pare che
questi gli abbiano dato
qualcosa di prezioso da
custodire, e se egli non
aveva denaro per
comperare i terreni della
futura abbazia, costruita
dopo il suo ritorno dal
viaggio succitato, per poter
essere finanziato aveva
bisogno di dare in garanzia
qualcosa ai suoi finanziatori!
Durante il periodo del suo
soggiorno a Fossacesia,
nominò cardinale il suo vice
Tommaso di Ocre, che nel
giro di poco tempo, divenne,
per volere del successore di
Celestino V, Bonifacio VIII, il
primo abate Commentario
della badia di San Giovanni
in Venere ed ebbe il compito
di occuparsi delle esequie
del Papa Celestino V. Ma che
cos’è il Graal? In origine,
secondo alcune versioni, il
Graal, era la pietra, uno
smeraldo, più preziosa e
lucente del diadema di
Lucifero, l’Angelo più bello
del Creato. Esso cadde sulla
Terra quando questi
ingaggiò battaglia con gli
Angeli e fu raccolto dagli
67
uomini che lo usarono per
fini non sempre nobili. Altre
versioni sostengono che
quando Seth, il figlio di
Adamo ed Eva, cercò di
salvare suo padre da una
letale malattia, tornando
nell’Eden, egli non trovò
nessuna cura specifica per
lui, ma una cura per tutti i
mali del mondo, insieme a
una promessa che Dio non
avrebbe mai abbandonato il
genere umano e pare che
questo fosse il Graal. Questo
sacro oggetto smette di
essere qualcosa di
metafisico per entrare nella
realtà percepibile, quando
Giuseppe D’Arimatea, un
ricco ebreo forse parente di
Gesù, raccoglie il Sangue
del Cristo proprio nella
coppa che poi verrà definita
Santo Graal. Dopo la
crocifissione, il corpo di
Gesù, fu dato in consegna a
Giuseppe D’Arimtea e gli fu
dato anche la coppa
dell’Ultima Cena, con la
quale il maestro celebrò
questo rito. L’ebreo lavò il
Corpo del Defunto, ma
mentre faceva questo, dalle
ferite uscì del sangue che
Giuseppe raccolse nella
coppa, quindi il Corpo fu
avvolto in un sudario e fu
messo nel sepolcro, ove
dopo tre giorni Resuscitò.
Dopo la Resurrezione
Giuseppe fu imprigionato dai
romani con l’accusa di
sottrazione di cadavere e
privato del cibo, fu lasciato
languire in un’umida cella,
dove un giorno gli apparve
Gesù risorto ammantato di
luce che gli consegnò la
coppa rivelandone, anche le
virtù della medesima;
Giuseppe fu tenuto in vita
grazie a una colomba che
portava tutti i giorni un’ostia
nella coppa. Era il 70 d. C.
quando Giuseppe
D’Arimatea fu scarcerato,
insieme a sua sorella e a suo
cognato Bros. Questi
scelsero, per causa di forza
maggiore, l’esilio e partirono
su una nave che li portò
oltreoceano , verso un’isola
sconosciuta dove,
perpetrarono le loro
tradizioni. Qui costruirono
una tavola come quella
usata per l’Ultima Cena dove
presero posto dodici
commensali, mentre il
tredicesimo fu lasciato
vuoto, perché era quello che
avrebbe dovuto essere
occupato da Gesù o da
Guida. Se questa sedia
veniva inavvertitamente
occupata essa eliminava
all’istante il commensale,
per questo esso ebbe il
nome di “Seggio Periglioso”
e la tavola fu chiamata
“Prima Tavola del Graal”.
Passarono alcuni anni in
questa terra sconosciuta e
Giuseppe sentì il bisogno e
la voglia di andare via e
durante uno dei suoi tanti
peregrinaggi per le vie del
mondo, si fermò in Bretagna
precisamente a
Glastonbury, dove fondò la
prima comunità cristiana
che doveva soppiantare
l’antica religione dei Druidi.
Il primo tempio cristiano, qui
fondato fu dedicato alla
Madonna o, secondo alcune
versioni a Maria Maddalena
e in questo luogo che rimase
il Graal che veniva utilizzato
durante la funzione
religiosa. Alla morte di
Giuseppe il Graal fu
custodito da suo cognato
che grazie alla coppa riuscì
a sfamare tutti i suoi
seguaci. Dopo Bron il Graal
passò nelle mani di un nuovo

custode che conservò la
sacra reliquia in un castello
sulla Montagna della
Salvezza di cui ignoriamo
l’ubicazione. Nacque in
quegli anni anche un ordine
cavalleresco che, venne
denominato come l’Ordine
dei Cavalieri del Graal, con il
compito di proteggere
questa coppa; essi si
nutrivano delle ostie che la
reliquia dispensava e il loro
capo e custode del divino
recipiente ricopriva la carica
di Re Sacerdote. Uno di
questi custodi fu ferito,
secondo alcune versioni,
dalla lancia di Longino e
divenne sterile come la terra
nella quale era ubicato il
castello che custodiva la
divina coppa. Molti hanno
visto un parallelo tra il Re
Ferito, come venne
denominato da allora in poi il
custode del Graal, e la figura
di San Rocco che in molte
immagini viene raffigurato
con una ferita alla gamba. Il
Re Ferito trovava sollievo
solo pescando e così fu
definito anche come Re
Pescatore ed egli sarebbe
stato salvato da una
domanda ben precisa fatta
da un cavaliere puro di
cuore; da qui che inizia la
saga di Re Artù e dei
cavalieri della Tavola
Rotonda di cui parleremo in
seguito. Tornando alla lancia
di Longino, essa è l’arma
con cui il centurione romano
trafisse il costato di Gesù
crocifisso, pare che avesse,
come il Graal, delle doti
magiche molto forti, perciò
fu custodita insieme ad altre
reliquie come: ad una spada
e al piatto che resse la testa
di Giovanni Battista,
all’interno del castello del
Monte della Salvezza. Questi
68
quattro oggetti magici hanno
influenzato la nostra cultura
italiana poiché sono
riprodotti nei semi delle
carte da gioco. Questa
tradizione degli oggetti
magici ha radici molto
antiche e profonde presenti
in culture millenarie come
quelle asiatiche nelle quali si
raccontano leggende
secondo cui degli angeli
sarebbero scesi dal cielo e
si sarebbero stabiliti nel
deserto, dove avrebbero
rivelato agli uomini la loro
cultura superiore. Prima di
scomparire per sempre,
questi dei avrebbero
lasciato quattro potentissimi
talismani in grado di
conferire poteri simili ai loro
dei: una pietra, una spada,
un calderone e una lancia.
Questi oggetti sono presenti
in quasi tutte le tradizioni. La
pietra, ad esempio,
potrebbe essere quella nera
della Ka’ba, la spada
potrebbe essere quella nella
roccia, la coppa il Graal e la
lancia forse quella di
Longino. Alla morte di
Erode, Israele, fu divisa in un
mosaico di staterelli, che
solo nel 6 d. C. divennero
Provincia romana, con tutti
gli onori e oneri che ciò
comportava. Gli ebrei
insofferenti all’allora stato di
cose, insorsero, dapprima
con piccole sommosse
culminati, poi, in vere e
proprie rivolte. Mentre la
Galilea bruciava, Roma,
inviò un poderoso esercito
per domare questi fuochi atti
a spezzare il giogo degli
invasori; paese dopo paese,
città dopo città la zona
settentrionale della Galilea
si arrese e l’esercito giunse
fino alle mura di
Gerusalemme dove, forse
corrotto dagli insorti, esso si
fermò. Nonostante queste
vittorie, gli ebrei
continuarono a lottare e così
nel 66 d. C. il generale
Vespasiano, futuro
imperatore, fu incaricato di
riportare la pace nella
provincia. Era il 68 quando
le truppe del futuro
imperatore si fermarono a
causa della morte
dell’imperatore Nerone e
tornarono a Roma. Nei
diciotto mesi di tregua, gli
ebrei non riuscirono a
riorganizzare una resistenza
duratura e così mentre
Vespasiano fu incoronato
imperatore suo figlio Tito
partiva alla volta di
Gerusalemme per
riconquistarla. L’assedio fu
lungo e sanguinoso ma alla
fine i romani ebbero ragione
degli assediati e così
entrarono trionfalmente in
città dove si abbandonarono
a ogni genere di violenza.
Molti furono crocifissi sulle
mura della città, le strade
pullulavano di cadaveri
appesi alle croci, il tempio fu
profanato, derubato
bruciato e infine raso al
suolo, sulla cui terra fu
buttato il sale. Alcuni gruppi
di persone appartenenti alla
casta degli Zeloti si
arroccarono nell’antica
fortezza di Masada, essi
resistettero per lungo
tempo, finché, come narra
una leggenda, una ragazza
si innamorò di un soldato;
essa, per amore, rivelò
all’uomo dove erano i pozzi
che alimentavano la città, i
romani, allora, chiusero i
pozzi e gli assediati furono
costretti a arrendersi, ma
per non subire l’onta della
sconfitta si uccisero tutti. I
romani penetrarono nella

cittadella e trovarono solo
tanti cadaveri sparsi per la
città. Dopo aver domato la
rivolta Tito fece erigere delle
mura intorno al monte
Golgotha e vi mise della
terra intorno, quindi, lo fece
spianare fino a trasformarlo
in un pianoro, che conteneva
al suo interno il Sepolcro
con le spoglie mortali del
Cristo. Non contento di ciò
proibì il culto del
cristianesimo e gli ebrei
furono costretti a
disperdersi per i quattro
angoli del mondo. Furono
anni difficili per i cristiani e
le loro tradizioni, queste,
infatti, furono affidate a sette
segrete con a capo un
vescovo di nome Marco. Con
l’avvento di Costantino sul
trono, le cose cambiarono
radicalmente; i cristiani
uscirono dalla clandestinità
e quando nel 314 divenne
signore anche delle terre
d’oriente, lui e sua madre
Elena, rimasero affascinate
dalle leggende che
aleggiavano intorno al Santo
Sepolcro. Così in breve
tempo s’iniziarono gli scavi
per riportare alla luce questi
tesori; si narra, che durante
questi lavori, Elena avesse
trovato un oggetto, forse
una coppa, dove si raccolse
il Sangue di Gesù. A questo
punto la storia del Graal si fa
sempre più confusa e
lacunosa; secondo alcune
fonti esso finì in Bretannia,
dopo che Roma fu
depredata dai Visigoti nel
400 d. C. e pare che questa
reliquia giaccia in fondo a un
pozzo a pochi passi dalla
presunta tomba di un nobile
cavaliere, forse re Artù.
Altre testimonianze parlano
di un imperatore bizantino
che nel I secolo d. C., dopo
69
aver sottratto ai persiani
alcune reliquie, forse anche
il Santo Calice, esse siano
state portate a
Costantinopoli. Alcune
leggende affermano che a
Costantinopoli vi fossero
confluite tantissime reliquie
sacre tra cui la Sindone, i
Chiodi con cui Gesù fu
crocifisso, alcune spine
della Corona, di cui una oggi
è a Vasto e naturalmente il
Graal, che pare contenesse
la Sindone medesima.
Sembra che questi due
oggetti abbiano seguito lo
stesso cammino, ma queste
sono solo supposizione;
comunque il Santo Sudario,
nel 1204, durante il sacco di
Costantinopoli, da parte dei
Templari, era qui e fu
portata poi a Lirey in Francia
e da qui a Torino. Come
abbiamo potuto vedere
questa eterna ricerca forse
di una chimera chiama in
causa un ordine
cavalleresco fatto da monaci
guerrieri i Templari,
appunto, che come
sappiamo erano i difensori
del Santo Sepolcro e dei
luoghi sacri alla Cristianità e
per far questo intentarono
una guerra che chiamiate le
Crociate. Alcune fonti
sostengono che all’apice del
suo splendore e durante
l’era dell’abate Oderiso II il
grande, essa fu in grado di
finanziare addirittura la
quarta Crociata, voluta da
Papa Innocenzo III nel 1198,
secondo tali fonti, questi
uomini, dimenticando l’abito
che indossavano e la loro
missione, si abbandonarono
ai più efferati atti di violenza,
come si può leggere in
un’invettiva scritta da un
monaco della chiesa di
Santo Stefano Riva Maris,
che racconta di come le
milizie di Enrico di Svevia
accampati tra le foci del
Sangro e quelle del Trigno,
si diedero ai peggiori
saccheggi, brutalità e
violenze, risparmiando,
però, l’abbazia di San
Giovanni in Venere. Questa
chiesa fortificata romanica
con forti influenze
borgognone e di chiara
impostazione cassinese, è a
pianta rettangolare divisa in
tre navate aventi lo stesso
numero absidi su cui spicca
il presbiterio che si ubica in
posizione dominante
rispetto al resto dell’edificio,
in quanto sotto di essa si
posiziona la cripta nella
quale vi sono colonne e
capitelli provenienti dal
antico tempio pagano su cui
poi venne edificato l’attuale
chiesa. Nella cripta risaltano
cinque meravigliosi affreschi
raffiguranti di epoche
diverse di cui il più antico
posizionato sull’abside
centrale. Questi pregevoli e
policromi affreschi
rappresentano il Cristo
sorretta da due angeli
nell’atto di benedire con una
mano mentre con l’altra
sorregge un Vangelo. In un
altro dipinto posto sul lato
sinistro della finestra si può
ammirare il Battista insieme
a San Benedetto e vicino a
questi beati vi è raffigurato
un monaco inginocchiato
che rappresenterebbe,
secondo alcune fonti, il
committente dell’opera. Un
altro prezioso affresco,
posizionato sulla destra
dell’abside, rappresenta la
Vergine in trono con il
Bambino ai cui lati spiccano
le figure dell’Arcangelo
Gabriele, come si legge
dall’iscrizione posta sul suo

capo, e San Nicola di Bari.
Ai lati delle absidi si possono
ammirare l’immagine di
Cristo in trono posta tra San
Vito e San Filippo, in un altro
dipinto sempre il Cristo in
trono appare posizionato tra
il Battista, l’Evangelista ed i
santi Pietro e Paolo. Le tre
navate della chiesa sono
costituite da archi a sesto
acuto e dall’ interno delle
chiesa tramite una porticina
sormontata da una lunetta
nella quale si può vedere un
fregio raffigurante una
svastica, simbolo di
prosperità e pace, si accede
al chiostro. Edificato da
Oderisio II venne seriamente
danneggiata dal sisma del
1456; questo luogo di
silenzio e meditazione è
ornato da decine e decine di
trifore e capitelli; lungo i
percorsi vi sono reperti
archeologici provenienti da
siti limitrofi come anche il
sarcofago ospitato sotto
l’arcata del campanile. La
70
facciata esterna che prima
del violento sisma che del
1456, era costruita in pietra
e in candido marmo, fu
restaurata con mattoni nella
parte lesionata. Questo
ingresso conosciuto come
portale della luna, così
chiamato per la sua foggia
ad arco, realizzato da
Giacomo del Vasto per
commissione dell’Abate
Rainaldo intorno ai primo
trentennio del 1200. Sulla
lunetta si possono ammirare
il Cristo nell’atto di benedire,
mentre ai suoi lati si
posizionano la Madonna
implorante ed il Battista con
la testa rivolta verso il
basso. Nella parte
sottostante vi sono le figure
di San Benedetto e del
monaco committente o per
lo meno di ciò che ne
rimane. Sulla stele
posizionata a destra del
portale vi sono chiari
riferimenti alla sua origine
pagana con una
decorazione che rimanda al
culto di Venere in cui si
vedono due amorini
scoccare frecce contro una
colomba, animale
consacrato alla dea.
Spostandoci più giù sono
rappresentate una serie di
episodi biblici riferiti al
Battista e infine un
enigmatico fregio che
racconta la storia di Daniele
nella fossa dei leoni mentre
viene nutrito dal profeta
Abacuc sorretto da un
angelo. Nella stele di sinistra
in alto si possono vedere dei
pavoni che si dissetano in
una coppa, chiaro
riferimento ad elementi
pagani, poiché questi
animali erano consacrati a
Giunone. Scorrendo questa
colonna, si possono notare
scene della vita del Battista
e l’annunciazione, in basso
si vedono scene di caccia
tra uomini ed animali
fantastici, forniti di code di
serpenti.

L’ENIGMA
L’ENIGMA
“8 ERTZ”
ERTZ” di Roberto La Paglia
Il nome di Andrija Puharich,
morto nel 1995, forse a molti
non ricorderà niente di
particolare, eppure la vita di
quest’uomo è
profondamente legata a un
insolito mistero, quello che
nel titolare quest’articolo è
stato definito “l’enigma 8
Hertz”. Puharich era un
medico, ma in questa sede
viene particolarmente
ricordato per essere stato
un pioniere nel campo delle
ricerche sull’elettrobiologia
e, in particolare. sulle
capacità extrasensoriali del
cervello. Durante la sua
brillante carriera scientifica
detenne ben cinquantasei
brevetti americani e
stranieri per le sue
invenzioni nel campo della
medicina elettronica,
neurofisiologia e
biocibernetica, oltre ad
essere autore di un
consistente numero di
pubblicazioni scientifiche e
di diversi libri divulgativi. Fu
71
anche membro di varie
istituzioni di particolare
importanza nel campo della
ricerca scientifica, tra
queste ricordiamo:
l’Accademia delle Scienze di
New York, l’Associazione
americana per
l’Avanzamento della
Scienza, l’Associazione
della Medicina Aerospaziale
e l’Associazione americana
per la Psicologia
Umanistica. Puharich era un
personaggio molto vivace e
anticonformista, sempre
tentato dal desiderio di
sapere, di sperimentare, di
andare oltre le barriere del
già detto e già visto,
eternamente proteso a
superare le verità
preconcette che riteneva
fossero le sabbie mobili
della scienza; tutte queste
sue particolari
caratteristiche lo portarono
a riprendere alcune ricerche
di Tesla, concentrandosi
soprattutto sugli esperimenti
condotti con le onde non
hertizane ELF (frequenze
estremamente basse), al fine
di rilevarne il potenziale
nocivo per l’uomo e
l’ambiente. In questo
campo, uno dei suoi lavori
più ricordati (sia pur
effettuato a livello
pionieristico) fu quello che
tentò di creare una
tecnologia che permettesse
ai non udenti di sentire
attraverso
l’elettrostimolazione
cranica; questa tecnologia,
usata ancora oggi, si avvale
di segnali elettronici che
vanno direttamente al
cervello. Altra invenzione di
particolare interesse è
quella brevettata con il
codice “US Patent 4394230”,
nella quale viene descritto
un metodo e una particolare
strumentazione per il
frazionamento delle
molecole d’acqua. Questo
brevetto, che a prima vista
potrebbe apparire di scarso,

spiega in realtà l’impiego
delle frequenze per far
risuonare le molecole
d’acqua e poter così liberare
i legami tra l’idrogeno e
l’ossigeno, in poche parole
descrive la creazione di un
combustibile ad acqua
altamente ecologico, uno dei
tanti sogni della Free Energy
e uno dei tanti brevetti messi
a tacere e screditati dai
grandi colossi del petrolio.
Questa, molto
sommariamente, era la
figura di Andrija Puharich,
uno dei primi scienziati che
si occupò pubblicamente di
energia libera e pulita,
disposto anche a mettere a
repentaglio la propria
carriera per la ricerca, ma
anche un uomo
particolarmente curioso, lo
stesso che durante gli anni
’60 diede inizio all’enigma
protagonista di questo
articolo. Andrija Puharich e
il dottor John Taylor, proprio
agli inizi degli anni ’60,
scoprirono infatti che il
cervello attiva delle capacità
extrasensoriali (telepatia,
visione a distanza e altro
ancora) in una banda di
frequenza stimabile intorno
agli otto cicli per secondo.
Inizialmente vennero messi
a punto numerosi
esperimenti servendosi di
funghi appartenenti alla
famiglia dell’Amanita
Muscaria; dimostrando così
in maniera definitiva che
questo famoso fungo, da
sempre associato ai riti
pagani, è veramente in
grado di aumentare le
facoltà percettive, e non
soltanto nei soggetti già
psichicamente sensitivi. I
risultati di laboratorio e le
statistiche redatte dopo
numerosi test, dimostrarono
72
che gli effetti dell’Amanita
Muscaria svolgevano
tranquillamente il loro
compito anche su persone
con un test di intelligenza
medio, aiutandoli
brillantemente nella
soluzione delle varie prove
alle quali erano state
sottoposte. Non si trattò
certo del primo ricercatore
che intuì tali facoltà, e
neanche del primo che tentò
di riprodurre in laboratorio
le condizioni base dei vari
rituali propri di alcune
culture orientali e di gran
parte dello Sciamanesimo; si
trattò comunque del primo
scienziato che s’interessò
alla connessione tra le
frequenze e la mente umana.
Grazie anche alla preziosa
opera di valenti
collaboratori, nel 1956, si
passò allo studio di un
mistico indiano, uno dei
primi che si sottopose a
questo genere di
esperimenti; lo scopo era
quello di riuscire a capire in
quale modo il santone
riuscisse a cambiare a suo
piacimento la frequenza
delle proprie onde cerebrali,
passando da uno stato di
coscienza a un altro. Questo
tipo di studi si estesero in
seguito anche a un guaritore
che riusciva a settare il
proprio cervello a 8 Hertz,
inducendo la stessa
frequenza nella persona che
curava. Eccoci quindi giunti
al nostro “Enigma 8 Hertz”,
di cosa si tratta
esattamente? Secondo gli
studi di Puharich, la
frequenza di otto cicli per
secondo è in grado di
aumentare la
predisposizione a imparare,
inducendo la nostra mente
al “Theta Mode”, un
particolare stato cerebrale
che induce alla creatività,
all’intuizione profonda
soprattutto di natura
scientifica, mistica e
comportamentale. Per
quanto possa apparire
abbastanza complicato, il
ragionamento si basa su una
delle tante peculiarità del
nostro cervello,
estremamente sensibile a
qualsiasi strumento che
emette onde di frequenza,
tra queste le onde ELF.
Proseguendo nelle sue
ricerche, Taylor scoprì che
in un soggetto esposto a
7.83 hertz, la famosa
frequenza Schumann sulla
quale si sintonizza la
vibrazione terrestre, si
sviluppa un’alterazione nella
percezione con un
conseguente stato di
benessere a livello psico
fisico. Altre indagini
portarono alla conclusione
che una frequenza di 10.80
hertz suscita comportamenti
violenti mentre i 6.60 Hz
causano forti stati di
depressione. Altri sviluppi
individuarono, ad esempio,
la formazione di cellule
cancerogene ad una
frequenza di 3.5, forti ronzii
alle orecchie a 6-7 e stati di
sonnolenza insieme a un
forte senso di stanchezza a
8.60-9.80. La caratteristica
più interessante risulta
comunque essere quella
scoperta da Puharich,
ovvero il fatto che gli 8 Hertz
possiedono la strana
caratteristica di riuscire a
oltrepassare la Gabbia di
Faraday (un blocco
elettromagnetico vuoto),
così come il campo Meisner
di un superconduttore. In
pratica gli 8 Hertz riescono a
penetrare qualsiasi barriera
 73

fisica o energetica, quasi si
trattasse di un vettore
multidimensionale che
travalica ogni legge
conosciuta relativa allo
spazio-tempo. Gli 8 Hertz
stimolano naturalmente la
ghiandola pineale
permettendole di rilasciare
degli ormoni che sono, in
pratica, gli “autori” di una
percezione globale
dell’universo e del nostro
stesso corpo. A questo
punto, il collegamento con
antichi rituali propri del
Paganesimo e dello
Sciamanesimo è quasi
d’obbligo; possibile pensare
che gli antichi fossero a
conoscenza, sia pure per vie
diverse, di questa
particolare caratteristica del
cervello? Possibile
immaginare che tutte le
storie fin qui tramandate sul
suono e sulle sue
potenzialità “divine”
facessero riferimento alle
conclusioni tratte da
Puharich? Delle particolari
ricerche condotte alcuni
anni or sono, hanno
dimostrato come una
corretta pratica della
meditazione, condotta a
occhi chiusi, sia in grado di
stimolare il cervello a
lavorare con onde cerebrali
di tipo alfa, e che la
sincronizzazione dei due
emisferi cerebrali inizia a
produrre effetti proprio a
partire dagli otto cicli per
secondo. Questa la storia di
Andrija Puharich, un felice
connubio tra scienza,
ricerca e teorie di confine,
una sinergia della quale oggi
si sente molto la mancanza e
che, sicuramente,
apporterebbe nuove
conoscenze delle quali, al
contrario, si sente un
estremo bisogno.

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LA NUOVA RIVISTA
DIGITALE DI ROBERTO
LA PAGLIA
ON LINE A SOLO 3 EURO

Roberto La Paglia
FORBIDDEN HISTORIES
Quello che non devi sapere quello che nessuno racconta
Le ricerche contenute in questo libro, non vogliono presentarsi
come le classiche teorie di complotto; si tratta in realtà di un
lavoro svolto dietro le righe, con l’intenzione di osservare
meglio quali siano stati i retroscena di un dato avvenimento
storico, e quali siano le verità nascoste dietro gli accomodanti
titoli in prima pagina. In tal modo scopriremo che, ad esempio,
alcuni avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale non si sono
svolti esattamente come siamo soliti leggere sui libri di storia,
che la triste realtà del Nazismo non era poi così sconosciuta e
generava forti interessi economici anche in coloro che poi si
proclamarono liberatori. Scopriremo che ben poco si è
realmente inventato, poiché gran parte delle scoperte
effettuate in epoca moderna erano già note nell’antichità, sia
pure sotto forme e sperimentazioni diverse; scopriremo le
inquietanti simbologie che si nascondono dietro gli avvenimenti
dell’11 Settembre, per finire con l’interessarci alle misteriose
morti che caratterizzano l’inquietante Sindrome di Quirra.
Sono tutte storie proibite, negate alla grande massa dei
cittadini, raccontate quasi con timore e con il rischio di essere
tacciati per visionari; eppure i dubbi ci sono, e sono talmente
forti che difficilmente si può negare l’esistenza di una volontà
operativa tesa a insabbiare in tutti i modi ciò che veramente ci
accade intorno. La verità, pur difficile da raggiungere, spesso
fa male, ferisce e fa crollare molte delle certezze che ci aiutano
a sopravvivere in questo difficile quotidiano; nonostante ciò la
verità rende tutti liberi, e senza libertà non esiste speranza che
si possa finalmente avviare il cantiere per un nuovo e più
sereno futuro.
 74

Michele Proclamato ha scritto di Giordano Bruno. E lo

ha fatto come solo lui ci ha abituato a fare, fondendo
cuore e intuito. Il risultato? Per la prima volta, dopo
secoli, i SIGILLI ERMETICI del Nolano hanno trovato
una spiegazione, valida, potente, unica. L’Autore
attraverso un percorso conoscitivo originalissimo,
carico di emozione , è riuscito a regalare a noi tutti un
Bruno finalmente capace di rivelare cosa veramente
nascondesse dietro la sua Ars Memorandi. Ecco, di
conseguenza, apparire un Universo animicamente
vivo in tutte le sue parti, capace di dialogare,
attraverso il simbolismo dei Sigilli, con un uomo
finalmente conscio dei suoi poteri, per ospitare un
percorso conoscitivo rivolto verso la LUCE DIVINA.
DIVINA
Percorso nel quale verranno coinvolti Platone,
Leucippo, Alessandro Magno, Leonardo da Vinci,
Galileo, Newton, Lissajous, Nativi Americani, Cerchi
nel Grano, Renato Palmieri. Sicuramente il libro più
bello scritto da Proclamato, sicuramente un modo
unico per intuire il come e il perché della Creazione.
Assolutamente da leggere. Prima però preparatevi
alla commozione del sapere, dove l’uomo è
degnamente un figlio divino.

L’ultimo libro di Yuri Leveratto

Cronache indigene
del Nuovo Mondo
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originale o scaricabile)

Simone Barcelli - "Tracce d'eternità"

Cerchio della Luna Edizioni - Novembre 2009
(Un incredibile viaggio ai confini della storia,
tra le rovine di alcuni dei più misteriosi siti archeologici).

Il testo è indicato dallo Scaffale d’arte come

consiglio di lettura nell’ambito del laboratorio
d’arte inerente la mostra “Teotihuacan, la città
degli déi”, svoltasi dal 9 novembre 2010 al 27
febbraio 2011 al Palazzo delle Esposizioni di
Roma.

L’UFOLOGIA
“ESOTERICA”
Estratto dal libro
“Nient’Altro che Sé Stessi –
Incanti e Disincanti della
Nuova Era”
Carlo Dorofatti (Milano,
1970) esplora da oltre
vent'anni le tradizioni
spirituali d’Oriente e
Occidente, le facoltá sottili
dell’essere umano e le
cosiddette discipline di
frontiera. Tiene conferenze
e seminari presso Centri e
Istituti in Italia e all’estero.
Fondatore del Centro Studi
Ascensione 93, pubblica
articoli su numerose riviste
specializzate e su diversi
portali online. Ha
recentemente pubblicato
“Nient’Altro che Sé Stessi” e
“Anima e Realtà” (ed.
Nexus). È fondatore e
presidente dell’Accademia
A.Co.S. per la quale ricopre
il ruolo di conferenziere,
istruttore di Meditazione e di
75
di Carlo Dorofatti
Esplorazione delle Facoltà
Interiori, docente di
Elementi per la Ricerca
Spirituale ed Esoterica e
guida al Museo Egizio di
Torino. Vive e lavora a
Vigevano (PV).
Sito personale:
www.carlodorofatti.com
Sicuramente dietro al
fenomeno degli UFO esiste
un fenomeno di tipo psichico
profondamente legato a un
mutamento degli archetipi
che governano il pianeta.
Come già diceva Jung
riferendosi ai mutamenti
collegati all’avvento dell’Era
dell’Acquario, ci troviamo di
fronte a mutamenti
nell’inconscio collettivo
dovuti al movimento delle
costellazioni di riferimento e
dei paradigmi spirituali e
cosmici a esse connessi.
Tutto questo sta
manifestando, su piani
multidimensionali, dei segni
che inesplicabilmente,
interagendo con la nostra
dimensione interiore e la
nostra proiezione della
realtà, diventano fisici.
L’atteggiamento del
ricercatore dovrebbe essere
quello dell’individuo che si
pone di fronte all’ignoto (dal
punto di vista antropologico
siamo di fronte a qualcosa di
molto simile al rapporto tra
l’uomo e gli dèi) con l’intento
di entrarvi in relazione
cognitiva ed esperienziale in
forma non condizionante e
alienante, ma in forma
controllata. Controllando il
fenomeno accade che le
maschere dietro al quale
cela la sua vera natura
cadono. A questo punto
queste realtà, queste forze,
si cominciano a presentare
in maniera diversa rispetto
alla loro espressione
apparente. Il fenomeno va

poi studiato: andiamo a
vedere com’é la storia dei
rapporti tra l’umanità e le
realtà parallele o superiori in
funzione all’evolversi (o
involversi) della sua
coscienza. Per esempio, già
alla fine dell’Ottocento, tutte
le società iniziatiche ed
esoteriche, le quali hanno
fatto da prefazione alla New
Age riportando alla luce una
serie di valori e di
conoscenze relative al
rapporto con il sacro (la
Societá Teosofica, gli Ordini
Rosacrociani e Templari e le
loro successive evoluzioni
fino ai movimenti thelemici,
Aleister Crowley ecc...),
affermavano di essere in
contatto con intelligenze
sovraumane che erano parte
di una gerarchia di superiori
sconosciuti, di cui in
particolare iniziò a parlare,
in quegli anni, Helena P.
Blavatsky, i quali erano gli
antenati degli UFO e delle
cose di cui stiamo parlando
ora. Si parlava di esseri
dotati di un’intelligenza e di
un livello di coscienza
superiore, con i quali si può
entrare in contatto, i quali
influenzano la nostra storia
da dietro le quinte. Nell’idea
teosofica, che ha influenzato
tutto l’esoterismo e lo
spiritualismo successivo fino
alla New Age, non si parlava
di una sola gerarchia, ma di
due: una Fratellanza Bianca
e una Fratellanza Nera, la
prima che opera per la
nostra evoluzione spirituale
e la salvezza del nostro
pianeta, e l’altra che si
oppone alla nostra crescita
ed opera per la nostra
dissoluzione o eterna
schiavitù. E ovvio che se noi
teniamo presente questo,
quando sentiamo il
76
contattista di turno che
parla di alieni buoni e di
alieni cattivi ci accorgiamo
che la cosa ricalca lo stesso
schema. La stessa cosa la
ritroviamo nei moderni
ambienti New Age. Bisogna
capire che tutto questo, per
il solo fatto che venga da
un’altra dimensione, non
deve essere
necessariamente accettato
in maniera passiva,
fideistica e religiosa se non
nel momento in cui ci
affidiamo allo schema del
buono e del cattivo della
religione cattolica (schema
nel quale cadono anche
molte nuove sette e
comunità che si presentano
come acquariane ma che, di
fatto, non fanno altro che
ripercorrere schemi
dualistici e moralistici)
diventando quindi il
contenitore passivo di
qualcosa che ci possiede e
che ricalca la nostra logica e
il nostro stato di coscienza,
all’interno della quale lo
codifichiamo e lo
costringiamo, in qualche
modo definendolo noi stessi.
Se invece assumiamo un
atteggiamento aperto, attivo
e selettivo, non critico
(perché la nostra critica
razionale non basta), ma
“magico”, pian piano ci
rendiamo conto che il
fenomeno si comincia a
spersonalizzare e, come
un’immagine che comincia a
perdere i contorni prima
così ben definiti, si dissolve,
ma non scompare: diventa
qualcosa di diverso, di più
autentico e meno carico
delle nostre emozioni, dei
nostri schemi cognitivi, delle
nostre aspettative, delle
nostre paure. Dietro al
fenomeno UFO si cela una
realtà impersonale che
prende la forma dei nostri
contenuti psichici e degli
archetipi del nostro
inconscio collettivo, fino a
solidificarli al punto che gli
UFO degli anni ’50 erano
molto più tecnologicamente
primitivi degli UFO degli anni
’80 e così via...
assecondando l’evolversi
dell’immaginazione
fantascientifica. Eppure le
documentazioni sono tutte
allo stesso modo autentiche:
la manifestazione della
realtà che si cela dietro gli
UFO assume delle forme
diverse a seconda dei tempi.
Analizzando l’enorme
materiale ormai a
disposizione, si potrebbe
tentare di comporre un
quadro, comunque mai
definitivo. Lasciando da
parte le diverse situazioni
(dai messaggi psichici, ai
contatti, ai rapimenti) si
direbbe che, da parte “loro”,
ci sia la volontà di creare dei
gruppi che si raccolgano in
modo tale da generare una
certa quantità di energia
psichica umana da rivolgere
verso questo tema: come se
questa realtà ne fosse
nutrita o comunque ritenga
importante entrare in
rapporto con le nostre
energie psichiche, anche
strumentalizzando le nostre
fantasie. Teniamo presente
che lo stesso discorso può
valere per i fenomeni di
manifestazione religiosa. In
effetti, la visione di Fatima
sembra avere avuto grosse
componenti ufologiche.
Anche tutto il discorso sui
miracoli – fenomeni naturali
che si scatenano a causa di
particolari sovraeccitazioni
di energia - rientra in quello
che sto dicendo e

ricordiamo, a questo
proposito, che molti
contattisti, dopo certe
esperienze, acquisiscono,
per esempio, poteri di
guarigione. Ricordiamo che
oggi, la moderna fisica
mette in discussione il fatto
che l’universo come noi lo
vediamo e lo concepiamo
esista. Si mette in
discussione il concetto di
spazio e di tempo, si parla di
universo pluridimensionale e
di porte su realtà tra loro
parallele e di realtà virtuale
della materia. Il fatto é che
noi non sappiamo nemmeno
come é fatto l’universo, per
cui porsi il problema se
esistono gli alieni é porsi un
falso problema: non
sappiamo neanche se
esistiamo noi! Non sappiamo
cos’é la realtà per cui
perfino sapere se ci sono
altri pianeti abitati é un falso
problema, perché fintanto
che non siamo ben consci di
come l’universo sia fatto non
possiamo fare altro che
applicare le nostre logiche e
concezioni limitate a una
fenomenologia che di per sé
é estremamente più vasta.
L’approccio al problema
degli UFO e degli alieni
dovrebbe essere non tanto
quello di darsi tante
risposte, ma quello di porsi
le domande giuste. Ecco:
abbiamo bisogno di nuove
domande, più attinenti al
concetto di realtà che non
alle apparenze. Il fenomeno
UFO, il più interessante e
provocante dei nostri tempi,
ci può aiutare proprio a
considerare nuove domande
in quanto é una porta verso
l’oltre. Dobbiamo lasciar
cadere queste maschere e
toglierci di dosso il desiderio
di essere solo pecorelle con
77
qualche pastore cosmico
che ci guida e ci difende dal
lupo cattivo, e pensare che
forse qualcosa di alieno ci
sia anche dentro di noi.
Finché non sappiamo cosa
siamo, cos’é la nostra
coscienza, se addirittura
consideriamo che la
coscienza collettiva
dell’umanità può riuscire
attraverso il contatto con
energie di questo tipo a
materializzare delle
macchine, non potremo
accedere a chiavi di lettura
più evolute. Allora cosa sono
gli UFO? Io non lo so, e non
lo voglio sapere in questi
termini. Non mi interessa
perché qualunque riposta
sarebbe una risposta
parziale. Il fenomeno é
ambiguo e tende sempre a
entrare in dissonanza con le
nostre logiche e a
sopraffarle. Dobbiamo
invece sapere come
funzionano le cose e come
funziona il nostro rapporto
con le realtà alternative. E
qui spunta la Magia. Il
contattista classico di solito
non é al corrente di questo e
non se ne preoccupa. Ci
sono invece persone che
sono partite dal contattismo,
sono approdate alla Magia e
sanno mettere in relazione il
fenomeno a tutta un’altra
serie di cose, non isolandolo
in se stesso, in quanto così
facendo non verrà risolto
mai. Certo è che si sta
alimentando un’immagine
vampiresca, oscura e
tenebrosa; questo
atteggiamento è pericoloso
perché nutre un fenomeno di
massa che può portare a
forme di fideismo fanatico,
ma anche a qualcosa di
peggio: non dimentichiamoci
che questo fenomeno
interagisce con la psiche
collettiva e se la psiche
collettiva prende certe
forme, il fenomeno potrebbe
prendere proprio quelle
forme. Può diventare
interessante se cominciamo
noi a modificare il
paradigma, proprio per
cominciare a vedere come il
fenomeno interagisce con
un modo diverso di
affrontarlo. E se gli UFO
fossero davvero un
fenomeno della nostra
coscienza? Se esistessero in
quanto trovano dei contenuti
psichici che gli danno la
forma, una forma solida? Dal
mio punto di vista capisco
che sarebbe semplicistico
dire che sono fenomeni della
coscienza e basta, in quanto
a questo punto tutto lo è, ma
dobbiamo entrare nei
meccanismi della mistica e
della fisica spirituale. Per
ora limitiamoci comunque a
partire dall’idea che si tratti
di una forma che viene data
ad una energia che fa parte
di aspetti della realtà che
ancora non conosciamo.
Parliamo di un fenomeno
che si apre come una
finestra verso l’oltre e che ci
induce anche ad indagare
quanto di alieno c’é dentro
di noi, o per lo meno a
quanto non sia strettamente
e rigorosamente legato a
quello che ci é stato
insegnato a credere che sia
il nostro mondo. Questo ci è
stato insegnato da due
cattivi maestri: da un certo
tipo di razionalismo che
comunque é figlio di
quell’altro cattivo maestro,
ovvero un certo tipo di
dogma religioso che ci ha
staccato dai valori del sacro,
ci ha allontanato dal divino,
ci ha insegnato che siamo un

bellissimo gregge che deve
avere un pastore che lo
guidi, che lo redima e che lo
salvi. Tra il bravo pastore e il
cattivo pastore, il salto è
breve, per cui ecco che se ci
prestiamo a questo
paradigma il fenomeno UFO
ne segue la logica, nel bene
o nel male, in base alle
nostre speranze di salvezza,
ai nostri sensi di colpa, alle
nostre paure e alla nostra
propensione verso l’essere
fedeli sottomessi e colpevoli
in attesa di essere graziati.
Se invece ci poniamo di
fronte al fenomeno in forma
attiva, critica, analitica e
consapevole, il fenomeno
cambia faccia ed anche la
sua manifestazione inizia a
rarefarsi e a uscire
dall’esasperazione di
fenomeni emotivamente
sovraccarichi che si
riversano sui piani fisici, per
assumere connotati più
armonici e coerenti. A
questo punto
l’atteggiamento più
conveniente dovrebbe
essere quello di tipo
scientifico-gnostico: c’é una
sola disciplina che ha
sempre cercato di insegnare
il bilanciamento tra la
ragione e la percezione e è
la disciplina magica, che
parte sempre da un
atteggiamento
rinascimentale della scienza
e della conoscenza. É
questo, secondo me,
l’atteggiamento che va
ripreso e applicato anche al
fenomeno UFO, da collocare
quindi in uno scenario
estremamente più vasto.
Entriamo allora nel discorso
magico e colleghiamo
questo argomento a tutti gli
altri argomenti di cui
abbiamo parlato in altri
78
momenti. Tra l’altro, visto
che ho menzionato Crowley,
diciamo che in certi ambienti
magici la percezione di
questi archetipi era già
presente molto prima che si
parlasse di tutto questo.
Infatti, questo é un disegno
fatto da Aleister Crowley,
negli anni ’20, che ci
presenta una forza,
un’intelligenza aliena
superiore, con la quale era
in contatto. Si tratta di
un’entità che Crowley definí
come sovrumana,
identificata con il nome
magico LAM e che faceva
parte dei cosiddetti Capi
Segreti. Notiamo che la
fisionomia e i tratti di questo
essere sono in gran parte
simili a quelli che ritroviamo
successivamente nelle
descrizioni del contattismo
moderno. Diciamo che la
prima forma di esoterismo
che ha indagato la realtà
come olistica e
multidimensionale, unendo
l’esoterismo, la magia, la
fisica e l’ufologia è stata
quella thelemica:
cominciando con Crowley,
che ha avuto il merito di
intravedere e farsi
precursore dei grandi
capovolgimenti archetipici
dell’Era d’Acquario, fino ai
numerosi moderni
movimenti di ricerca di
stampo thelemico-maatiano
che indagano le teorie del
Caos e la Magia Stellare.
Allora mettiamo insieme i
concetti di divinità fuori
controllo, parassiti
dimensionali e dominatori
alieni: queste forze ostili
esistono, non dico che non
esistono, ma sono entità
generate da noi come effetto
di un atteggiamento che
dura da millenni. Il risveglio,
la liberazione, la
consapevolezza del Vero,
deve quindi partire da
dentro di noi. Siamo noi che
ci prestiamo a questa
predazione e sono molte le
realtà politiche, sociali e
religiose che tendono a
perpetuare quello che é un
meccanismo perverso che
certamente sta dietro tutto
questo, ma che è stato
generato dall’uomo stesso.
E se noi continuiamo a
pensare in questa maniera,
sarà come noi vogliamo! Noi
siamo capaci di creare gli
inferni e i paradisi che
vogliamo e laddove si
manifestano fenomeni che
stanno in bilico tra le varie
dimensioni della realtà,
questi si addensano così
come li determiniamo. Se
uscissimo dall’idea del
peccato, del diavolo, del
paradigma pecore-pastore-
lupo, e da una certa
necessità di essere
continuamente rassicurati e
salvati (cosa che ha distorto
i valori stessi della New Age
trasformandola in una
paccotiglia di superstizioni e
in un mercato di soldi e di
seguaci) probabilmente il
fenomeno cambierebbe.
L’universo é un prodotto
della nostra coscienza e una
proiezione dei nostri sensi:
siamo un tutt’uno con
l’Assoluto che, per qualche
ragione, si articola in
diverse frequenze di energia
e di coscienza le quali
entrano tra loro in relazione
creando, nel nostro caso,
un’immagine di realtà
apparentemente
tridimensionale, orientata in
un tempo unidirezionale, che
costituisce il nostro piano di
esistenza. Siamo in pratica
chiusi all’interno di un

circuito sensoriale, per cui
finché non impariamo a
controllare questo circuito
non possiamo avere la
certezza assoluta che le
cose siano come crediamo
che siano, anche se,
vibrando sulle stesse
frequenze, abbiamo la
sensazione della fisicità. La
Magia è la scienza
multidimensionale della
realtà e quindi la
matematica per muoversi su
piani diversi della realtà e
della coscienza (che sono
poi la stessa cosa), ma
sempre stando attenti a non
pensare di poter applicare
criteri propri di un piano a
un piano diverso. Per cui
fino a che punto c’è una
oggettività in ciò che noi
consideriamo materiale? Di
fatto il fenomeno UFO
sembra proprio essere una
confusione di piani, perché
si mescola alla nostra realtà
materiale qualcosa che
potrebbe invece essere
molto diverso e che diventa
materiale quando gli pare,
per poi ridiventare energia,
scomparire o modificarsi
completamente, questo
soprattutto quando si cerca
di inquadrarlo. Siamo in un
momento storico in cui tutto
viene rimesso in discussione
e i piani si mescolano tra
loro come per riformulare il
concetto della realtà: in
questo senso forse siamo
79
alle porte di una sorta di
grande mutazione e di
grande fluidità. Sicuramente
siamo nel bel mezzo di un
rimescolamento dei
paradigmi che si devono
riformulare in maniera
nuova, secondo schemi
potenziali che possono
anche andare verso
direzioni molto diverse tra
loro. Quando parlo di Magia,
dal punto di vista
antropologico ed esoterico,
intendo una forma di
approccio alla conoscenza
della realtà e ai valori del
sacro in cui l’essere umano
si pone in una dimensione
attiva di sinergia e di
controllo: adoriamo gli déi
ma “mangiamo” gli déi per
diventare Dio. Questo é
l’atteggiamento del magista.
Mentre il fedele si
abbandona alla divinità che
lo penetra e lo fa suo. Alla
fine il risultato può anche
essere il medesimo se
entriamo in un discorso di
misticismo serio, ma per vie
diverse. Il mistico serio è
colui che sa conservare un
controllo e che comunque
trattiene sullo sfondo
l’atteggiamento magico per
giungere a una comunione
con il tutto che é dentro di
lui. Risulta chiaro che per
capire chi controlla chi,
dobbiamo capire chi siamo
noi: la prima cosa é
conoscere noi stessi. Capite
che si può diventare
contattisti da un giorno
all’altro (specie se si viene
spontaneamente contattati),
ma sicuramente non si può
diventare “maghi” da un
giorno all’altro. Il concetto é
quello di riuscire a
sviluppare la capacità di
accedere al fenomeno nei
tempi e con le modalità che
vengono stabilite attraverso
una forma di concordanza
armonica ed equilibrata di
forze, senza prevaricazioni
né perdite di lucidità, pur nel
momento in cui ci si
mantiene comunque aperti e
disponibili verso qualcosa di
più ampio, mediante l’uso
sempre più preciso della
propria forza di volontà e
sempre più esteso dei propri
sensi e delle proprie facoltà
mentali e spirituali. A quel
punto s’intravede non solo
con maggior chiarezza
quella che potrebbe essere
la realtà, ma anche quelli
che sono i mezzi e
soprattutto il fine di tutto
questo. Questa é la Magia:
entrare in relazione con il
soprannaturale senza per
questo sottomettersi a
un’autorità che non esiste,
perché l’unica vera autorità
è la nostra Coscienza.
http://shop.nexusedizioni.it/
index.php/controller/
product/product_id/516

Nuove forme di vita
arrivano
dallo
spazio?
II nostro vecchio pianeta
Terra è soggetto negli ultimi
anni a tante sollecitazioni e
cambiamenti, provocati
soprattutto dalla mano poco
avveduta dell’uomo, che ha
inquinato ormai di tutto, sia
con gli scarichi industriali,
che con esperimenti
nucleari sotterranei e
atmosferici, che hanno
provocato alterazioni
nell’ecosistema, con tante
specie animali e vegetali che
si stanno estinguendo o
sono già estinte a causa di
questi motivi. Ma non solo,
come sappiamo ormai tante
specie tropicali si stanno
espandendo in zone dove
prima la loro presenza era
da considerarsi utopistica.
Addirittura stanno fiorendo
nuove specie sconosciute di
cui ancora non si sa
l’origine, o specie da poco
80
scoperte in ambienti dove
non si pensava potesse
esistere vita, e questo
dimostra ancora una volta
che sappiamo poco su
segreti e fenomeni della
natura e quindi
dell’Universo. A parte poi la
ormai acclarata presenza di
UFO nei nostri cieli, che
senza nasconderci dietro un
dito e senza perifrasi,
provengono dallo spazio
esterno, come del resto ha
detto un certo Philip J.
Corso, dal lato del suo
background militare e di
intelligence, ed è l’unica
spiegazione plausibile e
ovvia, che regge ormai a
dispetto di spiegazioni
semplicistiche e di comodo,
bisogna solo avere un po’ di
coraggio nell’affermarlo. Poi
come se non bastasse,
cruente catastrofi stanno
di Franco Pavone
CENTRO
UFOLOGICO
TARANTO
proliferando in tutto il
mondo, vedi l’ultimo terribile
terremoto e maremoto del
Giappone dell’11 Marzo, con
le tante vittime e il
danneggiamento della
centrale nucleare di
Fukushima, che dimostra il
fatto come l’uomo sia
capace di accendere
l’atomo, ma non di
spegnerlo. E non
dimentichiamoci nuovi virus
e malattie, testati forse in
segrete basi (vedi la super
controllata base di Fort
Detrick negli USA), che
stanno seminando ancestrali
paure nel mondo, non si sa
se ad arte o meno. Ma
tornando al discorso iniziale
sui cambiamenti al nostro
ecosistema, e se questi
cambiamenti non
dipendessero solo da noi,
ma avessero anche una

matrice esogena e non solo
endogena? Conosciamo per
esempio la nota teoria
dell’astronomo di
Cambridge Fred Hoyle, detta
della “panspermia”, che
teorizzò l’arrivo della vita sui
mondi dell’Universo tramite
le comete, gli asteroidi e le
meteoriti. Sappiamo inoltre
che nell’ambito della nostra
atmosfera, si sta discutendo
negli ultimi tempi di
fenomeni quali gli “ebanis”,
o di strane forme luminose
sconosciute a Hessdalen in
Norvegia e in altre zone del
mondo, e anche del nuovo
misterioso fenomeno degli ”
orbs ”, di cui non si sa
ancora la natura e l’origine
certa. E se fossero nuove
forme biologiche che
giungono dallo spazio? Ma di
questi ultimi argomenti ne
parleremo magari in altra
occasione, perché
necessitano di un discorso
più approfondito.
Riprendiamo l’argomento
iniziale che riguarda i
cambiamenti biologici
nell’ecosistema terrestre.
Cominciamo proprio dal mar
Jonio, che bagna Taranto, la
nostra città, che in un
articolo pubblicato
dall’inserto scientifico de La
Stampa di Torino,
Tuttoscienze del 24
Dicembre 2008, scrisse di
una ricerca effettuata nel
nostro mare per cinque anni
dalla nave oceanografica
Universitatis, che per mezzo
di un siluro sonar che
scandagliò il fondale , e delle
riprese filmate dal robot
subacqueo teleguidato
“Fiuto”, trovò davanti alla
costa di Santa Maria di
Leuca nella zona
denominata “Apulian
plateau”, un agglomerato di
81
coralli tra i 300 e i 1200 metri
di profondità. È risaputo che
nell’alto Jonio, a metà strada
dalle coste del continente
africano, vi è una fossa
abissale che supera i 3000
metri di profondità. I fondali
della zona furono
scandagliati, perché in
alcune occasioni i pescatori
di quei lidi trovavano nelle
reti da pesca pezzi di coralli
vivi, e questo incuriosì gli
oceanografi, per il semplice
fatto che detti coralli non
facevano più parte della
nostra fauna marina da più
di 15 mila anni, e i coralli
bianchi filmati erano
scomparsi dal Mediterraneo
dalla fine dell’ultimo periodo
dell’Era Glaciale. Questo
tipo di coralli sono
importantissimi per la vita
marina, perché crescono
nelle profondità buie del
mare, e costituiscono un
rifugio per gli organismi che
vivono a quelle profondità.
Le ricerche più recenti, oltre
a rivelare un’enorme
ricchezza di specie marine e
tipi di vita mai osservati
prima, come vermi e cnidari
sconosciuti, che sono dei
celenterati tentacolati,
stanno rivelando un tipo di
organismo microbico che
sopravvive in un luogo con
scarso ossigeno. Il Progetto
Biodeep ha poi esplorato il
lago sottomarino Bannock,
sempre nel Mar Jonio, a 100
miglia dalla Libia, lago che si
trova a 3300 metri di
profondità, in una zona dove
si uniscono la placca
continentale europea con
quella africana. Si pensava
che in quest’abisso del
nostro mare, a causa
dell’enorme pressione della
massa d’acqua, dell’elevata
salinità e dell’anossia
(mancanza o scarsità di
ossigeno), non ci fosse vita,
e invece sono state
individuate colonie di
microbi che si sono adattate
a vivere in quell’ambiente e
a quelle profondità. È una
scoperta che ha un grande
valore anche per la ricerca
di vita in mondi
extraterrestri, e per la
ricerca agricola e
farmaceutica. Infatti, molte
missioni spaziali con sonde
automatiche, hanno
evidenziato per esempio la
presenza attuale o nel
passato, di ambienti con
elevata salinità su Marte e su
altri corpi celesti. Sappiamo
per esempio che sotto la
superficie di Europa,
satellite di Giove, c’è un
oceano ipersalino. Quindi

l’attività microbica nel lago
sottomarino Bannock nello
Jonio, è un ulteriore
sostegno alla tesi che forme
di vita di questo tipo
esistono anche al di fuori
della Terra e non solo.
Sicuramente la ricerca di
vita del 21° secolo sarà nel
mare, ultima frontiera del
nostro pianeta, e nello
spazio ultima frontiera del
futuro. Ma se dal mare ha
avuto origine la vita, la vita
nel mare ha forse avuto
origine dallo spazio? Nel
Luglio del 2001 e nell’Agosto
del 2006 uno strano
fenomeno occorse nell’area
di Kerala in India. Per alcuni
giorni una strana pioggia
rossa si è abbattuta sulla
città, anche se la gente del
luogo era abituata alle
tempeste di sabbia che si
mescolano con la pioggia.
Ma uno scienziato locale,
Godfrey Louis, un fisico
della Mahatma Gandhi
University, non la pensava
allo stesso modo. Raccolti
alcuni campioni di questa
strana sostanza caduta, ha
iniziato una ricerca che è
ancora in corso, anche se
una certa parte di questi
studi è già apparsa sulla
prestigiosa rivista
Astrophysics and Space
Science. Anche altre
università si sono occupate
della faccenda, tra cui la
Corbell University (Usa) e la
Sheffield University (Gran
Bretagna). È stato scoperto
che in questa strana pioggia
rossastra vi sono dei globuli
rossi, che hanno un
diametro di 10 micron,
leggermente più grandi dei
globuli rossi umani che sono
di 7 micron. E qui sembra di
leggere una parte del
romanzo “A come
82
Andromeda” scritto dal
famoso astronomo e
astrofisico Fred Hoyle con
John Elliot, non a caso
fautore della teoria della
panspermia, in cui si
ricostruisce il DNA di una
evoluta razza aliena che
aveva trasmesso un
messaggio dalla galassia di
Andromeda, con il codice
binario 0-1, per la
costruzione di un
perfezionatissimo
ipercalcolatore senziente,
romanzo che ha poi ispirato
altri quattro libri come: il
seguito, sempre di Hoyle,
“L’insidia di Andromeda”,
quindi “Messaggio da
Cassiopea”, scritto a due
mani da Chloe Zerwick e
Harrison Brown, oltre a
“Progetto stelle” di Gregory
Benford (se non ricordo
male l’autore, chiedo venia),
e “Contact” di Carl Sagan.
Perché
quest’accostamento?
Perché lo scienziato della
Gandhi University sostiene
di aver osservato negli studi
sulla pioggia rossa di
Kerala, delle piccole cellule
fuoriuscire da una cellula
madre, che hanno dato
origine a un processo di
duplicazione, come nel
romanzo “A come
Andromeda”. Solo che
questo processo quando si
verifica sulla Terra, ha
bisogno del DNA degli
organismi in questione. Il
mistero è che Godfrey Louis
non è riuscito a trovare
nessun DNA, e ha inviato
quindi il materiale a un’
università più attrezzata,
come il Centro di
Astrobiologia di Cardiff nel
Galles, capitanata
dall’astrofisico premio Nobel
Chandra Wickramasinghe,
che tra l’altro noi del CUT
abbiamo conosciuto
personalmente il 16 Ottobre
2010 alla Conferenza di
Strasburgo, che sta
studiando l’enigma di Kerala
e che ha dichiarato: “Non
abbiamo mai visto nulla del
genere prima d’ora. Non ci
sono dubbi che questi
globuli sono composti da
idrogeno, silicio, ossigeno,
carbonio e alluminio.
Possiedono pareti molto
spesse, così che è difficile
entrarvi o estrarre il
materiale che vi è
all’interno. Le analisi che
abbiamo eseguito con il Dapi
(la sostanza utilizzata dai
biologi per mettere in luce la
presenza di DNA all’interno
delle cellule viventi) ha dato
risultati contrastanti”.
Neanche a Cardiff sono
riusciti a capire perché
questi globuli siano rossi,
perché le pareti delle cellule
siano così resistenti, che
cercando di romperle, il
contenuto interno si può
disperdere. Secondo il fisico
Louis, forse le pareti delle
cellule sono così spesse per
sopravvivere al viaggio nello
spazio extraterrestre.
Questo avvalorerebbe la tesi
che determinati organismi
sono resistenti al vuoto
cosmico e ai raggi cosmici,
e possono arrivare sul
nostro azzurro pianeta
indenni. Quindi Louis
ipotizza che la pioggia rossa
è composta da organismi di
origine extraterrestre
arrivati sulla Terra, grazie
allo scontro con una piccola
cometa, i cui frammenti sono
caduti nella nostra
atmosfera sulla zona di
Kerala. In effetti quando nel
2001 furono sentite delle
esplosioni nella zona, prima

della pioggia rossa, simili a
quelle che si ascoltano
quando le meteoriti
esplodono nella nostra
atmosfera, l’ipotesi non è da
scartare. Se la cosa è
plausibile, ci vorrebbe un
corpo cometario che
dovrebbe avere al suo
interno almeno 50.000
chilogrammi di tali
organismi. Sempre secondo
Louis la ripetizione del
fenomeno è plausibile
perché dopo cinque anni la
Terra è entrata di nuovo
nell’orbita della cometa del
2001, come succede per
esempio quando c’è
l’annuale pioggia di
meteoriti nella notte di San
Lorenzo. Ma perché solo a
Kerala? Secondo lo
scienziato, sicuramente un
fenomeno simile è capitato
in altre aree del mondo, ma
o non ci hanno fatto caso, o
le cronache non sono state
riportate. Se si legge però il
libro di Charles Fort “The
hook of the damned” (Il libro
dei dannati), c’è un capitolo
dedicato alle piogge
misteriose di strane
sostanze, fra cui anche
quelle di colore rosso, quindi
questo enigma è di antica
data e globale. Secondo
David Lloyd direttore della
Cardiff University, i “globuli
rossi” caduti su Kerala
potrebbero essere una
sconosciuta forma di vita
terrestre non ancora
scoperta, ma secondo lui
l’ipotesi extraterrestre non è
da scartare del tutto, oltre
all’enigma del perché sia
caduta solo nel 2001 e nel
2006. Tra le altre ipotesi, ci
sono anche quella
dell’esplosione meteoritica e
quella che la pioggia sia
stata colorata di rosso da
83
spore di alghe aeree (!) che
proliferano in quell’area.
Secondo alcune
testimonianze dei residenti
in zona, la prima pioggia
rossa fu preceduta da un
tuono e da un lampo di luce,
e successivamente alla
pioggia alcuni alberi nei
boschi si ritrovarono con le
foglie avvizzite e con un
colore grigio cenere. Si
parlò anche di una crescita
abnorme di licheni, che
avrebbero liberato
un’enorme quantità di spore
nell’atmosfera, tuttavia del
meccanismo che avrebbe
innescato questo fenomeno
non è stata trovata alcuna
traccia. In alcuni sedimenti
analizzati dalla pioggia
rossa, tra l’altro è stata
trovata anche una
componente di silicio e una
presenza di alluminio, con
una bassissima
concentrazione di fosforo: la
cosa è sconcertante in
quanto l’alluminio
normalmente non figura
nelle cellule viventi. Una
delle teorie convenzionali
elaborate per spiegare il
fenomeno di Kerala, è stato
quello che la pioggia
contenesse sangue di uno
stormo di pipistrelli distrutti
da una meteora, ma come
vediamo, tante volte le
spiegazioni cosiddette
razionali, sono più irrazionali
di quelle eretiche. Al
momento quindi la teoria
extraterrestre sembra la più
plausibile, anche perché
secondo Chandra
Wickramasinghe, se nella
pioggia rossa verranno
trovati specifici isotopi del
carbonio, differenti da quelli
presenti nelle forme di vita
terrestri, sarà la prova
conclusiva della loro
provenienza extraterrestre.
Un’altra ipotesi sulla natura
esogena di questi organismi,
è quella che se sono stati
trasportati da una piccola
cometa, questa
avvalorerebbe la tesi della
panspermia di Sir Fred
Hoyle e dello stesso
Chandra Wickramasinghe,
tesi che afferma come
sappiamo che questi corpi
celesti siano veicoli di
trasporto di vita nel Cosmo.
Comunque questi studi sulla
pioggia rossa di Kerala sono
certamente affascinanti,
perché potrebbero
dimostrare definitivamente il
fatto che sia la vita organica
che quella intelligente, siano
la norma nell’Universo.
Dulcis in fundo,
recentemente la Nasa ha
divulgato la notizia della
scoperta di un microbo nel
lago Mono, nei pressi dello
Yosemite National Park in
California, che sostituisce
l’arsenico al fosforo per la
sua crescita, e questo
aumenta la prospettiva di
trovare vita organica su
pianeti dove non c’è fosforo
nell’atmosfera, visto che si
pensava che questo
elemento fosse uno dei
componenti principali per lo
sviluppo della vita. Ormai
dopo la scoperta di oltre 500
pianeti extrasolari (come ha
scoperto di recente anche il
telescopio spaziale Kepler),
alcuni con le condizioni
necessarie adatte alla vita,
nella fascia cosiddetta
abitabile, sono convinto che
le condizioni adatte alla vita
non siano solo basate sul
carbonio ma anche sul
silicio, sulla linfa vegetale e
forse anche sull’atomo;
credo che l’Universo sia
pieno di pianeti simili alla

Terra e gli amminoacidi
viaggiano nel Cosmo per
mezzo di comete (i
messaggeri dello spazio) e
meteore, provenienti chissà
da quali recessi
dell’Universo. Certo che
dopo tanti anni in cui il
Darwinismo e il
Creazionismo l’hanno fatta
da padrone, ci potrebbe
essere teoricamente una
terza strada come quella
della vita di nuove forme
biologiche che arrivano
dalle profondità dello spazio
e si adattano ai pianeti dove
arrivano, compresa la Terra,
creando forse nuovi
ecosistemi biologici, e la
teoria forse non è così
peregrina. Recentemente
un’equipe dell’Università
dell’Arizona, diretta dalla
ricercatrice italiana Sandra
Pizzarello, ha analizzato un
meteorite carbonaceo, un
fossile tra i più antichi del
Sistema Solare, trovato in
Antartide. Dopo aver
ricreato in laboratorio le
stesse condizioni della Terra
primitiva, si è scoperto che
nei residui rilasciati dal
meteorite c’era una grande
quantità di ammoniaca,
elemento anticipatore delle
molecole organiche come
amminoacidi e DNA,
fondamentali per la vita.
Questo dimostrerebbe che
la vita sulla terra fu accesa
dall’ammoniaca contenuta
nello sciame meteorico
caduto e risalente a 3, 4
miliardi di anni fa. La rivista
scientifica Journal of
Cosmology ha pubblicato
ultimamente una ricerca di
Richard Hoover, scienziato
della Nasa, che sostiene di
aver scoperto una forma di
vita aliena giunta dallo
spazio, e di come vi sia
84
arrivata. Frutto di lunghi
anni di ricerche,
l’astrobiologo del Marshall
Space Flight Center della
Nasa, ha chiesto ad altri
ricercatori in tutto il mondo
di verificare se le sue prove
sono corrette o meno.
Hoover ha studiato per oltre
dieci anni fossili di batteri
molto piccoli, caduti in zone
remote del pianeta e raccolti
in Antartide, Siberia e
Alaska, per cercare le
meteoriti condriti
carboniose, di cui in questo
momento ne sono state
trovate solo una decina di
campioni. Alcuni di questi
fossili sono simili ad alcuni
batteri terrestri e secondo
Hoover, questo dimostra
che la vita nell’Universo è
molto più diffusa di quanto si
pensi. Analizzati al
microscopio elettronico,
sono stati rilevati batteri
somiglianti a quelli terrestri,
ma anche altri sconosciuti
batteri, veri e propri alieni.
Questo rinforzerebbe, se ce
ne fosse ancora bisogno, la
tesi della panspermia e cioè
che la vita sulla Terra arriva
dallo spazio, e non solo sulla
Terra, ma anche su altri
pianeti, e che non è quindi
un’eccezione del nostro
mondo. Tra questi batteri
scoperti, ce ne sarebbero
alcuni privi di azoto. Il
ricercatore del SETI (l’ente
per la ricerca
radioastronomica di vita
intelligente nel Cosmo) Seth
Shostak ha detto che se la
scoperta fosse confermata
l’impatto sulla scienza in
generale, e dell’astronomia
in particolare, sarebbe di
vasta portata. La ricerca di
Richard Hoover sarà
sottoposta a test di altri
ricercatori e se ci sarà
conferma della provenienza
esogena si avrà la certezza
che davvero batteri alieni
sono scesi sulla Terra. Mi
viene in mente inoltre che
nel Dicembre 1984 un
meteorite di origine
marziana fu trovato in
Antartide dalla ricercatrice
Roberta Score e nel 1996
David McKay della Nasa
disse di aver trovato al suo
interno tracce di vita (infatti
vennero esaminate strutture

a catena di possibile origine
biologica). Recentemente
anche gli studi sugli oceani
di Jonathan Eisen,
collaboratore del celebre
decifratore del DNA Craig
Venter, potrebbero
rivoluzionare la
classificazione delle
creature biologiche
conosciute come batteri,
archaea ed eucarioti. Con il
progetto denominato
“Global ocean sampling
expedition”, in auge dal
2003, i due ricercatori
stanno scandagliando i mari
del globo alla ricerca dei
genomi dei microrganismi
marini e stanno
accumulando un’enorme
biblioteca dei geni. I microbi
vengono analizzati nel loro
habitat naturale e non con le
colture in laboratorio, quindi
è più facile studiarli visto
che in laboratorio non si
potrebbero riprodurre
determinate condizioni
naturali (per la cronaca
Jonathan Eisen è professore
di microbiologia al “Genome
Center” della University of
California). Nei suoi studi
afferma che questi
sconosciuti e invisibili
organismi, esigono
temperature spaventose e
pressioni in atmosfere, che
ridurrebbero gli esseri
umani a un foglio di carta,
quindi è ovvio che vivono in
condizioni per noi
impossibili. Quali
potrebbero essere i
vantaggi di tali studi?
Secondo Eisen si
potrebbero creare in futuro
creature OGM, in grado di
ripulire l’aria dai gas che
causano l’effetto serra, o
produrre combustibili
sintetici non inquinanti,
come forse anche gli
85
scienziati del Terzo Reich
avevano prodotto negli
ultimi anni della Seconda
Guerra Mondiale. Ma poi
come si comporterebbero le
multinazionali del petrolio?
La domanda essenziale e
fondamentale però è da
dove provengono questi
microrganismi. Sono nuovi
organismi terrestri oppure
sono organismi che
provengono dallo spazio? Il
microbiologo ha affermato
che queste creature di certo
fanno parte in effetti della
materia oscura
dell’Universo “biologico”.
Un’altra possibilità è che
questi organismi siano già
noti ma relegati in particolari
habitat. Questo progetto di
ricerca ha un fascino molto
particolare perché ci fa
capire come la vita fiorisca
in qualunque contesto, a
dispetto delle condizioni che
più o meno lo consentono, e
questo dimostra che la vita è
possibile ovunque, anche in
ambienti diversi del Cosmo
ed è il fine ultimo di quella
grande maestosità che è
l’Universo. Vedremo in
futuro gli sviluppi di questa
ricerca di Jonathan Eisen:
adesso però facciamo un po’
d’interessante speculazione
scientifica. E se oltre a nuovi
ipotetici organismi cosmici,
dallo spazio arrivassero
nuovi virus, anche letali per
l’uomo? Un paio di anni fa
scrissi una lettera/articolo al
nostro quotidiano cittadino
Corriere del Giorno, visto
che in quel periodo si erano
diffusi timori associati al
virus dei suini e, tra le
ipotesi che formulai, ci fu
quella delle manipolazioni in
qualche laboratorio o base
militare segreta come quella
di Fort Detrick negli Stati
Uniti. Dopo la paura
innescata da altri virus come
la Sars, la Bse o virus della
mucca pazza, il virus dei
polli e ancor prima il virus
eboia, con forti sospetti sulla
genesi artificiale dell’Aids, si
paventava il rischio di una
pandemia che poteva
aumentare anche per effetto
della globalizzazione
contemporanea. Il focolaio
del virus dei suini si era
generato in Messico, anche
se poi l’epidemia
fortunatamente si è
arrestata, non prima però di
aver creato un diffuso
allarmismo e una vendita
sproporzionata di vaccini e
conseguente profitto per le
multinazionali
farmaceutiche. Tra le altre
ipotesi che formulai ci fu
quella della ripresa degli
studi della famigerata Unità
731 giapponese della
Seconda Guerra Mondiale,
studi proseguiti nell’era
moderna. Poi tirai in ballo
anche le presunte scie
chimiche. Dulcis in fundo, e
questo si collega ai temi del
presente articolo, ipotizzai
che questi nuovi virus
potessero avere una matrice
spaziale. Illuminante in
proposito è il film del 1971
“Andromeda” del regista
Robert Wise (tratto da un
romanzo di Michael Crichton
del 1969), dove l’arrivo di un
organismo alieno, chiamato
appunto Andromeda, dopo
la missione spaziale di un
satellite, provoca la morte di
esseri umani; in genere non
accade mai ma non
possiamo sapere se oltre a
nuovi organismi, non ne
giungano altri letali per
l’uomo. Recentemente, nel
2008, ne è stato fatto un
remake televisivo intitolato

“Andromeda Strain”, che fa
capire l’attualità di queste
problematiche perché
questo virus alieno rischia
addirittura di cambiare il
nostro ecosistema vegetale
e animale. Mi viene in mente
in questo senso la saga dello
scrittore di anticipazione
David Gerrold, iniziata nel
1983 e improntata alla
Guerra contro gli Chtorr,
composta da 7 romanzi (di
cui fu fatta anche una
riduzione televisiva, anche
questa correlata ai temi di
questo articolo), in cui si
narra una insolita invasione
in cui queste creature aliene
non usano, almeno
apparentemente, tecnologie
avanzate né hanno astronavi
o armi spaziali; non si sa il
loro vero luogo di origine e
giungono sulla Terra
instillando una terrorizzante
piramide ecologica aliena
costituita da migliaia di
specie vegetali e animali
aggressive, che mettono a
repentaglio l’intero
ecosistema terrestre, per
trasformare il nostro mondo
in qualcosa di “altro”. Per la
cronaca l’avanguardia
Chtorran è formata da
giganteschi e crudeli vermi
dal colorito rossastro.
Pensate che questa sia solo
la fantasia di uno scrittore di
fantascienza? Sentite
questa, perché adesso
voglio raccontare dei fatti
reali accaduti negli Stati
Uniti nel lontano 1973, fatti
ai confini della realtà ma
assolutamente veri e
documentati, riportati con
dovizia di particolari da due
vecchi numeri del mitico
Giornale dei Misteri del
Luglio e Agosto 1973.
L’autore degli articoli, S.
Bonconte, si chiedeva se
86
impreviste mutazioni
biologiche dovute a
radiazioni o a influssi di
provenienza cosmica si
stessero verificando sul
nostro vecchio pianeta. E,
infatti, analizzò una notizia
proveniente dal Texas, stato
americano già noto per i fatti
di Aurora del 1897 e sede di
un presunto UFO-crash.
L’evento noto come “Dallas
blob” dal nome della città
come sappiamo tristemente
nota per l’omicidio di John
Fitzgerald Kennedy del
Novembre 1963, fu teatro di
un fenomeno
impressionante accaduto
alla signora Marie Harris
che, un giorno,
affacciandosi a una finestra
localizzata sul retro della
sua casa, notò in mezzo al
suo giardino un’escrescenza
bianca, piccola e
dall’aspetto “schiumoso”,
che pulsava ritmicamente.
La donna, incuriosita
(adesso riportiamo la
cronaca di S. Bonconte),
scese, la estirpò con una
zappetta da giardinaggio e,
ridottala in pezzi, la sparse
per il giardino. Nel tagliarla
notò all’interno una specie di
muco scuro e vischioso. Due
giorni dopo la “cosa”
ricomparve di dimensioni
raddoppiate. La signora
Harris e il marito allora
pensarono di sotterrarla.
Apertala, videro che quella
specie di “plasma” che ne
formava il contenuto era
diventata color arancio
mentre all’esterno aveva
cambiato il colore bianco
con una tonalità giallo
intenso. Cosparsa di un
potente antiparassitario a
base di nicotina, divenne
scarlatta e cominciò a
emettere una sostanza
liquida che sembrava
sangue. Poi assunse un
colore violetto intenso e
continuò a crescere
lentamente ma
costantemente. Alcuni
studiosi membri del Growht
International Incorporated,
invitati dai coniugi Harris, ne
tagliarono un pezzo per
analizzarlo ma non
riuscirono a far nulla per
distruggere la “cosa” o per
arrestarne la crescita. Un
ciclone che colpì la zona
rovesciò torrenti d’acqua e
la “cosa” sparì
improvvisamente, come
lavata via. Due giorni dopo
ricomparve, stavolta ancora
più grande e divisa in tre
“settori”. Poi, senza un
motivo apparente, cominciò
a ridursi nuovamente fino a
che si essiccò e morì.
Questo il misterioso
episodio di Dallas, che
ripropose in termini diversi
un episodio simile accaduto
nello stesso anno a
Rovezzano, in provincia di
Firenze, dove una “cosa”
pulsò come di vita propria
ed emise una sostanza
simile a plasma sanguigno,
che potrebbe ricordare
anche la pioggia rossa di
Kerala in India. La “cosa” di
Rovezzano non era però
radicata al suolo e sembrava
potersi muovere, come una
forma organica più evoluta
del blob, quasi una forma di
vita tra il vegetale e
l’animale. Del resto noi, sulla
Terra, abbiamo i cnidari e i
coralli che sembrano piante
ma sono in effetti creature
viventi. Se si prescinde dal
contenuto mucillaginoso che
ricorda il plasma, l’aspetto
richiama certi tipi di alghe
marine; un’altra ipotesi
potrebbe essere che certe

forme vegetali siano state
irradiate da un tipo di
energia nucleare o da una
forma di energia irradiata da
un UFO, come negli incontri
ravvicinati del secondo tipo
oppure che sono spore che
arrivano dallo spazio.
Tornando ai fatti di Dallas, il
quotidiano “The Miami
Herald” del 1° Giugno 1973
dichiarò che numerose
persone raccolsero, senza
precauzioni di sorta,
esemplari dei “blobs” ma
nessuno fece un’analisi
completa delle escrescenze
e nessun biologo le
controllò. Dallas fu colpita in
quel periodo da violente
piogge per oltre un mese e
la signora Harris espresse la
speranza che le
escrescenze altro non
fossero che semplici funghi:
ma la cosa non è così
semplice e riduttiva; infine,
la Harris dichiarò che i
“blobs” contenevano una
sostanza scura all’esterno di
una membrana e che
potevano assumere diverse
colorazioni, diventando
color rosso porpora quando
venivano punti. Le
escrescenze erano bianche
e sottili come una cialda e
apparivano completamente
disseccate. Secondo il
Dottor F.Hurst, botanico
della Baylor University, e il
Dottor J.Flook, botanico
della Southern Memodist
University, i blobs non erano
altro che comunissimi
funghi. Il Dr. Hurst avanzò
l’ipotesi che si trattasse di
un composto di spore che si
raggrupparono in una
grossa massa
protoplasmatica che si
nutriva di batteri e che
comunemente assumevano
una forma gialla pulsante,
87
come quella descritta dalla
Harris; tali formazioni erano
assai diffuse (?) ed
estremamente comuni,
generalmente si
manifestavano dopo i
temporali estivi e quando il
tempo era afoso. Solo che
stranamente questi
cosiddetti “funghi”
apparvero prima del periodo
piovoso. È possibile che
queste spore siano di
matrice esogena? E se sì,
che tipo di forme organiche
sono? Tralasciando per il
momento le speculazioni
scientifiche, ovviamente
anche il cinema si è
occupato di queste
tematiche con film famosi e
meno famosi: ne citiamo
alcuni, non pretendendo di
ricordarli tutti. Cominciamo
da The Quatermass
Experiment (L’astronave
atomica del Dottor
Quatermass) del 1955, regia
di Val Guest, dove
un’astronave che precipita
in mezzo alla campagna
inglese viene recuperata dal
suo ideatore/progettista
Quatermass. Lanciata
precedentemente fuori
dell’atmosfera terrestre, dei
tre astronauti che
compongono l’equipaggio
uno solo è rimasto in vita,
Caroon, che è rimasto però
contaminato da un
organismo alieno gelatinoso
che, per procurarsi energia
vitale, comincia a
sopprimere gli abitanti della
zona. Nel 1999 ne fu fatto un
“quasi remake” con una
storia similare, ambientato
stavolta su di uno Shuttle
della Nasa: il film si intitolava
The Astronaut Wife (La
moglie dell’astronauta), del
regista Rand Ravich. È la
volta di Invasion of thè body
snatchers (L’invasione degli
ultracorpi), film diretto nel
1956 da Don Siegel, pellicola
tra l’altro scelta per essere
preservata al National Film
Registry della Biblioteca del
Congresso degli Stati Uniti.
In questo film si narra che la
cittadina americana di Santa
Mira è stata invasa da esseri
spaziali che copiano
perfettamente gli esseri
umani, ai quali si
sostituiscono durante il
sonno: queste creature si
replicano all’interno di
enormi baccelli alieni che
crescono finché creano
copie senza emozioni
umane, incaricate di
eliminare gli originali. I
baccelli, ovviamente,
giungono sulla Terra dallo
spazio. Di questo film sono
stati fatti tre remakes:
Terrore dallo spazio
profondo nel 1978,
Ultracorpi l’invasione
continua nel 1993 e Invasion
nel 2006. In Italia ne è stata
fatta una parodia con il
principe della risata in Totò
nella Luna del 1958, con i
“cosoni” al posto dei
baccelloni alieni di Don
Siegel. Un altro interessante
film del 1957, per la regia di
John Sherwood, è The
monolith monsters (La
meteora infernale): una
meteora precipita nel
deserto americano, vicino a
una imprecisata cittadina; in
seguito all’azione dell’acqua
i suoi frammenti si
rigenerano e si moltiplicano
dirigendosi verso la città,
uccidendo tutti quelli che si
trovano sulla loro strada.
Questi frammenti inorganici,
con cui non si può prendere
contatto, uccidono per
procurarsi le sostanze utili
alla loro esistenza e

moltiplicazione per
sopravvivere, sostanze
basate sul silicio, lasciando
corpi pietrificati privi della
sostanza che rende elastica
la pelle. Altro film noto è The
Blob (Blob fluido mortale)
del 1958, diretto da Irvin S.
Yeaworth Jr., con Steve Me
Queen a inizio carriera: qui
si narra che una creatura
informe e gelatinosa giunge
sulla Terra all’interno di una
meteora e, trovata da un
vecchio del luogo, si
ingrandisce diventando una
massa enorme che ingloba
quasi tutto. Verrà alla fine
trasportata al Polo Nord
dove il freddo ne arresterà
la crescita ma con il punto
interrogativo sulla sua reale
morte. È stato fatto un
remake nel 1988 dal titolo
Blob il fluido che uccide. Un
altro film famoso, del 1960,
regista Wolf Rilla, è II
villaggio dei dannati, tratto
dal romanzo “The Midwicht
Cuckoes” scritto tre anni
prima dallo scrittore inglese
John Wyndham (noto per i
suoi romanzi sul tema delle
“strane” invasioni). Vi si
narra che gli abitanti della
cittadina di Midwich
vengono addormentati da
una forza aliena o da strane
spore e alcune donne del
luogo subiscono una
inspiegabile gravidanza,
partorendo degli “strani”
bambini alieni che si rivelano
dotati di poteri al di sopra
della nostra comprensione.
Audace per quei tempi la
scelta del modo in cui le
donne vengono fecondate,
che misero in allarme la
Chiesa. Ne fu girato un
seguito nel 1963 dal titolo La
stirpe dei dannati e un
remake nel 1995 (di John
Carpenter, noto cultore
88
dell’insolito) dal titolo
Villaggio dei dannati con
l’attore Cristopher Reeve
(noto Superman
cinematografico) e Michael
Pare, protagonista del film
Philadelphia Experiment. Un
altro film del 1962, con i temi
di quest’articolo, è The day
of the Triffìds (II giorno dei
Trifìdi) del regista Steve
Sekely; uscito in Italia anche
col titolo L’invasione dei
mostri verdi, anche questo
film è tratto da un romanzo
di John Wyndham: si
racconta che una
fantasmagorica pioggia di
meteore solca il cielo in una
notte d’estate. La pioggia ha
portato con sé un carico di
spore aliene che ha dato vita
a una nuova specie di piante
assassine, crudeli e
inarrestabili, come
un’atavica ribellione della
natura contro l’uomo:
verranno alla fine distrutte
con l’acqua del mare,
simbolo della vita sulla
Terra. Un film
semisconosciuto ma al
principio interessante è The
green slime (II fango verde)
del 1968, diretto dal regista
nipponico Kinji Fukasaku: un
gruppo di astronauti,
impegnato in una missione
per distruggere un enorme
asteroide in rotta di
collisione con la Terra,
atterra sulla sua superfice;
qui viene notata una strana
sostanza verde che pulsa sul
terreno. Distrutto
l’asteroide, uno degli
astronauti,
inavvertitamente, trasporta
a bordo della stazione
spaziale un grumo della
strana sostanza che, per
effetto dell’energia presente
nella stazione, inizia a
ribollire e crescere,
diventando una strana
schiuma che genera
creature tentacolate con un
solo occhio, in grado di
emettere scariche elettriche
mortali. Verranno distrutte
sacrificando la stazione
spaziale, prima che arrivino
sulla Terra. Come film più
recenti possiamo citare The
Mist (La foschia), film del
2007 diretto da Frank
Darabont: narra di un
progetto militare chiamato
“Arrowhead”, studiato e
messo in atto allo scopo di
aprire portali verso universi
paralleli. Questo provoca
l’apparizione di esseri e di
un ecosistema alieno, che
invade la nostra dimensione
spostandosi in una strana
nebbia, o foschia, che da
loro protezione e
occultamento. Alla fine i
militari riescono a
riprendere il sopravvento su
queste creature,
richiudendo il portale
dimensionale. Nel 2008 è
uscito il film The Happening
(E venne il giorno) del
regista M. Night Shyamalan
(autore nel 2002 di Signs
con Mel Gibson, dedicato
all’affascinante tema dei
crop-circles collegati agli
alieni), in cui si narra che
molta gente si toglie
inspiegabilmente la vita: si
comincia a ipotizzare che a
causare questi strani suicidi
sia una terribile
neurotossina prodotta dalle
piante (o da un organismo
alieno), che reagiscono a
qualcosa che le minaccia.
Uno scienziato pensa che
quanto accaduto sia un
avvertimento della natura
contro l’uomo, giudicato da
essa una minaccia per
l’intero pianeta: infatti, nella
zona dove il fenomeno si

verifica, c’è la più alta
densità di centrali nucleari
che mettono in pericolo tutte
le forme viventi, quindi
l’uomo è considerato la vera
anomalia del nostro mondo e
le piante, comunicando tra
di loro, emettono questa
neurotossina come mezzo di
difesa. Nel 1965 l’ex
dipendente della Cia Dott.
Cleve Backster, studiò
realmente le comunicazioni
tra le specie vegetali,
contribuendo al
perfezionamento della
cosiddetta “macchina della
verità”, usata in tanti casi
per appurare la sincerità dei
testimoni. Concludiamo
(anche se non abbiamo
potuto inserire tutta la
filmografia) questa rassegna
cinematografica sui film
cosiddetti a “invasione
biologica” e correlati in
qualche modo con i concetti
di questo articolo, con il film
del 2010 Monsters (Mostri),
diretto da Gareth Edwards.
La pellicola narra che nel
2016 delle forme di vita
aliene, portate sulla Terra da
una sonda della Nasa, si
sono diffuse in tutta
l’America centrale,
cominciando a proliferare e
89
creando un habitat estraneo
vegetale e animale, come in
un inarrestabile contagio.
Lungo il confine con gli Stati
Uniti viene creato un muro di
separazione con la “zona
aliena”, gestito da forze
armate americane e
messicane, per contrastare
l’espandersi del flagello.
Come si vede, quindi, anche
il cinema ha affrontato le
tematiche legate alle nuove
forme di vita con
provenienza esogena, ma il
nostro intento non era quello
di metter paura a chi ci
legge (anche se nell’era
contemporanea per
spaventarsi davvero basta
guardare un qualunque
telegiornale) ma solo
illustrare il fatto che,
facendo parte il nostro
pianeta dell’entità chiamata
Universo, può essere
soggetto all’arrivo di
organismi sconosciuti, oltre
a vere e proprie forme di vita
intelligente provenienti dagli
abissi del Cosmo, in quelli
che amiamo definire UFO.
Nessuno, credo, possa
contestare questa
possibilità, in un senso o
nell’altro, forse solo gli
ottusi, perché sappiamo
poco dei misteri che ci
circondano e quindi non
possiamo precluderci nuove
teorie e ipotesi di studio.
Albert Einstein disse che “I
grandi spiriti hanno sempre
trovato la violenta
opposizione dei mediocri, i
quali non sanno capire
l’uomo che non accetta
stupidamente i pregiudizi
ereditari, ma con onestà e
coraggio usa la propria
intelligenza”. Parole sante.
In attesa di conoscere più
approfonditamente i misteri
dello spazio, parafrasiamo la
frase finale del film “La cosa
da un altro mondo” (1951, di
Christian Niby e Howard
Hooks): “Scrutate il cielo” .
FONTI BIBLIOGRAFICHE
Tuttoscienze – La Stampa – 24
Dicembre 2008
Tuttoscienze – La Stampa- 9 Marzo
2011
Tuttoscienze- La Stampa- 16 Marzo
2011
Tuttoscienze- La Stampa- 13 Aprile
2011
La Repubblica it – 1 Settembre 2006
Wikipedia – 29 Gennaio 2011
News-CUT-1 Dicembre 2010
News- CUT-1 Dicembre 2011
News- CUT- 7 Marzo 2011
Franco Pavone – Quali misteri dietro
quei virus ? -Corriere del Giorno -14-5
-2009
II Giornale dei Misteri n. 28 – Luglio
1973
II Giornale dei Misteri n. 29 – Agosto
1973
David Gerrold – La guerra contro gli
Chtorr – 1983 – 1990 – Urania –
Mondadori
Film – The Quatermass Experiment –
1955 – regia Val Guest
Film- Invasion of thè body snatchers –
1956 -regia Don Siegel
Film – The Monolith Monsters – 1957 –
regia John Sherwood
Film- The Blob – 1958 – regia Don
Siegel
Film- The Midwich Cuckoes – 1960 –
regia WolfRilla
Film- The day ofthe Triffìds – 1962 –
regia Steve Sekely
Film- The green slime – 1968 – regia
Kinji Fukasaku
Film- Andromeda – 1971 – regia
Robert Wise
Film – The Mist – 2007 – regia Frank
Darabont
Film – The Happening – 2008 – regia
M. Night Shyamalan
Film- Monsters – 2010 – regia Gareth
Edwards

CONFESSO, HO VIAGGIATO
Isole della
Grecia
Noi, viaggiatori nello spazio
tempo, prima viaggiamo con
l’anima (anche solo con
l’anima che è la cosa più
importante) e poi a volte con
il corpo. Spesso
camminiamo su vie già
tracciate, forse già vissute
in un'altra vita, ma sempre
con un intento ben definito.
Quello di portarci alla
conoscenza e al
completamento del nostro
essere. Doveva essere
un’altra la mia vacanza.
Qualche mese prima avevo
programmato la sosta di
alcuni giorni negli States, ma
non questa volta. Era per
nave che sarei dovuta
partire. Una crociera verso
le mitiche Isole Greche
partendo da Venezia.
90
M’interessava visitare
Olimpia, Santorini e Rodi,
poi al ritorno fare una sosta
a Dubronik. C’è sempre una
mano che traccia il segno
del percorso, c’è sempre un
filo invisibile che ci collega
verso ciò che ci è destinato,
e ne sono sempre più
convinta. Il punto di
partenza è Venezia. Un
breve cenno perché merita
discorsi molto più complessi
e descrizioni più accurate,
essendo unica e speciale, e
lo farò con più calma. Una
città d’arte, di prestigio e di
malinconia che si sorregge
da sempre su un arcipelago
di isolette. Queste che sono
separate da canali, si
collegano con un’infinità di
ponti ad arco. Il Canal
di Noemi Stefani
Grande che ha la forma di
una gigantesca “S”
rovesciata, è l’arteria
principale, il punto più vitale
che separa in due la città
con un gran movimento di
vaporetti, barchette
motoscafi e gondole (il
vaporetto è una barca che
ha la funzione di autobus per
le vie d'acqua dei veneziani).
Quando gli Unni nel V secolo
dopo Cristo calarono nel
Veneto su Aquileia, Adria e
Spina, gli abitanti di questi
nuclei abitativi vennero a
rifugiarsi qui e
incominciarono a costruire
su palafitte. In seguito
Venezia è diventata un
gioiello architettonico. Basta
guardare la famosa P.zza S.
Marco per rendersene

conto, con tutti i turisti che
l’affollano ogni giorno. La
nave è enorme, un palazzo
di 14 piani, lunga 272 metri e
larga 35 che attende sotto la
canicola di luglio, finché i
viaggiatori non avranno
passato tutti i controlli. Chi è
arrivato è già sceso.
L'equipaggio sta riordinando
freneticamente tutto alla
perfezione mentre i facchini
scaricano per chi scende e
caricano veloci nel ventre
della nave i bagagli dei nuovi
croceristi. Cammina e
cammina lungo interminabili
corridoi arrivo alla mia
cabina che è al ponte 7 e poi
via di corsa, sul ponte più
alto per non perdere la
partenza (il deck 14). L’elica
del radar incomincia a
girare lenta e il camino
sbuffa con un forte suono di
saluto della sirena. Evviva, si
parte! Quello che vedo e
sento è difficile da
descrivere. C’è confusione
di lingue straniere accanto a
me. Sto in alto, e il mio
sguardo spazia su città e
mare. Arriva il Pilota. Un
minuscolo rimorchiatore che
incomincia a danzare
91
della nave. Qualcuno dal
vaporetto saluta con la
mano. Ci fanno festa. Tra me
penso che se la barchetta
non si sbriga a spostarsi...
Ma lo fa. La prima tappa in
Grecia è Katakolon, piccolo
porto di pescatori e da lì
percorrendo pochi
chilometri si arriva a
Olimpia. È tutto così
scontato. Eppure fa piacere
godere di un paesaggio
incontaminato, di tanto blu
che luccica, un cielo azzurro
pulito, e niente scie
chimiche. Mentre la nave
attracca, parte una musica
in sottofondo e gli animatori
allegramente sull’acqua, a iniziano a ballare e a
destra e a sinistra della coinvolgere tutti nella tipica
nave, e si porta davanti alla danza greca, il “sirtaki”.
prua. Si aggancia alla chiglia L'energia che ne scaturisce
e incomincia a trainare mette allegria, e vi assicuro
questo gigante del mare. che viene voglia di ballare.
Che non potrebbe uscire dal Vedo lentamente sfilare la
Canal Grande senza il suo costa mentre stiamo
aiuto. E incomincia attraccando. Ballerei
l’avventura. Guardo i palazzi anch’io. Forse lo farei se non
in miniatura che sfilano ai fossi dentro a una Jacuzzi
lati dell’imbarcazione, le immersa fino al collo a
persone come piccole godermi questo
formiche, e tutto è così meraviglioso spettacolo. La
silenzioso perché i rumori prima cosa che ho notato
sono attutiti dall’altezza guardando il cielo greco, è
 92

che oltre a non esserci

nuvole, non vi sono tracce di
scie chimiche. Questa sì che
è una bella notizia. Ci sono
solo due pennellate chiare di
nuvolette sopra al cocuzzolo
delle colline di Katakolon,
porticciolo di poveri
pescatori che arrotonda
vendendo cartoline e
souvenir ai croceristi
quando sbarcano una volta
alla settimana. Punto
importante perché è il
transito per arrivare alla
leggendaria Olimpia. Questo
era il luogo prescelto dagli
dei (Zeus, Apollo, Atene,
eccetera) secondo il culto
mitologico della storia nella stata riscoperta soltanto nel ci pensò l'imperatore
tradizione ellenistica. Qui 1776 ma tutti gli scavi più Teodosio che, proibendo il
nacquero i giochi olimpici importanti sono culto pagano, fece
che venivano celebrati ogni recentissimi. La vita si distruggere e saccheggiare
quattro anni, al solstizio snodava intorno alle mura la città. Sono rimasti pochi
d'estate, ed erano fondati su sacre del Santuario che resti, bisogna soltanto
regole di lealtà e coraggio. contenevano tutti i templi immaginare, purtroppo.
Le donne non erano (come il Tempio di Zeus, per SANTORINI
ammesse, pena la morte, e esempio) e luoghi di culto. Per ora mi limito a dare
tutti i concorrenti dovevano Nella parte più antica c’era il qualche informazione su
essere greci. Nell’ampio Tempio di Era (la questa splendida isola
spazio che faceva da stadio, sacerdotessa). Poi tutto fu (Callisti in greco, che
sono ancora visibili le linee devastato dai frequenti significa “la più bella”), che
di partenza e di arrivo delle terremoti e quel che è secondo ricostruzioni
gare di corsa. Olimpia è peggio, a completare l’opera geomorfologiche in origine
 93

aveva una forma rotonda.

Qui ho avuto una bellissima
esperienza, che però
preferisco raccontarvi
nell’altra mia rubrica “Life
after life”, perché mi sembra
lo spazio più adatto. (La
presenza di Gesù, e degli
angeli, e il loro culto che è
così vivo in questi luoghi).
L'isola è la parte inferiore di
un vulcano e a causa di
un’esplosione violentissima
poi prese la forma di una
mezza luna. Questa
esplosione vulcanica
sarebbe avvenuta intorno al
1500 a.C. L'isola fu abitata
dai fenici, e siccome si trova
in una posizione militare
strategica, le invasioni si
susseguirono e quindi
vennero gli spartani, poi gli
ateniesi e in seguito i
bizantini e i turchi. Accanto
alla spiaggia rosa di Akrotiri,
c’è l'antica città preistorica
di Thera. Qui si concentrava
la popolazione di tutta l'isola
quando avvenne
l’esplosione del vulcano. Era
una città ricca e dinamica,
un po’ come la nostra
Pompei, e come tale
anch’essa sepolta dalla
cenere. Sono stati ritrovati
resti di ceramiche e utensili
in pietra e bronzo, anche
affreschi di alto livello
artistico, e gli scavi sono
ancora in corso. Secondo
alcuni storici, Thera
potrebbe essere la mitica
Atlantide, che possedeva
una civiltà tanto evoluta e
poi fu distrutta da un
maremoto e seppellita sotto
la cenere. È bello e
caratteristico il villaggio di
Oia, forse il più conosciuto
per le sue case bianche dai
tetti a cupola color blu
cobalto. Nell’interno le
stradine su cui s’affacciano
 94

una miriade di negozi sono tutti cercano di prendere il Insomma, è come cercare di
lastricate di marmo, e basta più possibile. Divorano e riempire uno spazio dentro
guardare in basso per acchiappano i dolci o la sé stessi, spingendo e
vedere degli spaccati di pizza o tutto ciò che c’è per calcando, per poter dire agli
mare con una vista poi pasticciare e lasciarne altri in seguito “Io ero lì”.
mozzafiato. Fotografare è gran parte nel piatto.
l’unico modo per provare a
conservare nella memoria
tanta bellezza perché,
quando il tempo sbiadisce i
ricordi, non possiamo
dimenticare che eravamo lì.
La crociera che una volta
simbolizzava il senso della
ricchezza e dello sfarzo,
cerca di mantenere tutto
sugli stessi toni, ma ora
sono più dimessi...
Guardando oltre, vedo gente
di ogni estrazione sociale,
corse per prendere e
occupare le sdraio sul
ponte, per salire sulle lance
e fare le escursioni. File al
buffet a qualsiasi ora, dove

LIFE AFTER LIFE
Serafino
non sbaglia strada
Ormai anche voi conoscete
il mio angelo custode,
Serafino, perché ve ne ho
già parlato nelle mie brevi
dissertazioni su ciò che
riguarda la Vita oltre la vita.
È sempre lui che ci guida, ci
tiene per mano e che ci
insegna con tanta pazienza
e infinito amore. Per chi
crede, e per chi non è
ancora pronto a porsi su
questo piano così elevato.
Torno a ripetervi: siamo noi
che dobbiamo portarci a
Loro, se vogliamo sentirli,
perché gli Angeli non
possono esprimersi più di
tanto nel piano della
materia. Io vi narro i fatti,
95
senza aggiungere o togliere
nulla, e poi voi come sempre
trarrete le conclusioni.
Questa volta parliamo di
numeri, di come i numeri
possono essere significativi
nella nostra vita. Spesso
passa inosservato che
alcune date si ripetono, che
coincidono con fatti,
accadimenti che ci segnano
l'anima, positivamente o no,
ma che comunque ci
riguardano e sono
strettamente personali. Date
di compleanni tra i nostri
parenti, date tristi o gioiose
che si ripresentano
sequenzialmente nel tempo.
I numeri sono vibrazioni di
di Noemi Stefani
energia e la numerologia è
una scienza molto antica
che rivela i simboli nascosti
nei numeri e tutte le possibili
relazioni mistiche ed
esoteriche in rapporto agli
esseri umani. I numeri sono
vibrazioni di energia, ripeto,
e noi stessi siamo energia
che vibra in sintonia con
tutto l'universo. In che
modo? Vi faccio un piccolo
esempio pratico.
Una grande nave scivola
silenziosa su un mare di
cobalto e sto viaggiando
verso l'isola greca di
Santorini. Siamo in tanti a
voler fare questa
escursione, migliaia di

passeggeri. (L’imbarcazione
ne trasporta 4000,
equipaggio compreso). Per
questo ci hanno divisi in
gruppi che dovranno
scendere con diverse lance,
piccole e agili imbarcazioni
che ci traghetteranno
velocemente al porto di
Santorini, mentre la nave ci
attenderà nella baia. Mi è
stato assegnato il gruppo n.
8 e come segno positivo mi
appendo l’adesivo sulla
camicetta (ruotato è il
segno dell'infinito,
dell'Aldilà) in modo da avere
con me il simbolo del
Creatore. Inoltre il numero 8
preannuncia anche
l’iniziazione attraverso la via
dell'intelletto... Penso,
chissà se verrà altro. So
dove sto andando...
Potrebbe essere l’antica
96
Atlantide, è come se quel
simbolo che mi porto
addosso mi desse la
premonizione di qualcosa. È
il giorno 7 luglio e cioè, in
termini numerici, il 7-7...
perfezione. Il sette è un
numero molto importante:
abbiamo sette colori, sette
raggi, sette giorni della
settimana, i sette cieli, i
sette chakra, le sette
gerarchie angeliche,
eccetera. Il numero sette
deriva dal terrestre 4: i
quattro elementi, i quattro
punti cardinali e quindi la
terra, e dal divino 3, la
trinità. Quindi il 7 è il numero
che riunisce in se la
creazione spirituale, il 3, e
quella materiale, il 4. La
creazione materiale è
indissolubilmente legata alla
creazione spirituale e al
Karma l’eterna legge di
causa ed effetto che da essa
scaturisce e che di
conseguenza determina il
nostro destino su questa
terra. Per l’uomo, sul piano
fisico, tutta la sua vita è
scandita dal numero 7: dopo
il concepimento, l’embrione
rimane tale per sette
settimane, la nascita avviene
dopo sette lune nuove,
il
bambino incomincia a
trasformarsi dopo i sette
anni, denti, carattere,
eccetera, raggiunge la
maturità a 21 anni, dopo tre
cicli di sette anni. Entra nella
fase della saggezza, del
predominio della coscienza
sulle pulsioni del corpo, a 49
anni, dopo 7 cicli di 7 anni,
periodo in cui mediamente
termina anche la fertilità per
la donna. Perciò il numero 7

formato dal 3, il cielo, e dal
4, la terra, indica anche
l’uomo nella sua totalità,
nelle sue componenti
materiale e spirituale e
quest’ultima, in base ai
ragionamenti fatti
precedentemente, coordina
ed è causa dei cicli settenari
sul piano fisico. (Citerei
volentieri la fonte, da dove
ho preso questi dati, ma
perdonatemi non lo ricordo
più). Salgo sulla lancia e
cerco un posto per sedermi,
perché anche se il tragitto è
breve, il movimento della
barca potrebbe farmi
cadere. Al centro della
barca, d'improvviso, un
fortissimo profumo di
incenso. Se ricordate, ve ne
avevo già parlato di questo
fenomeno strano, che
percepisco all’improvviso
97
nei luoghi più impensati. È
un profumo che associo alla
presenza di Gesù,
l'esperienza mi dice che non
sbaglio. Chiedo a chi mi
accompagna se sente lo
stesso profumo, no,
nessuno, pare che sia io
sola. E del resto a chi
potrebbe venire in mente di
accendere dell'incenso in
quella situazione? Dura
pochi secondi, ma vi
assicuro che è fortissimo.
Ecco, siamo al porto di
Santorini. C'è una piccola
chiesetta ortodossa. Faccio
un breve filmato, perché
mentre stanno arrivando gli
altri, e la guida chiama il
gruppo numero 8, le
campane si mettono a
suonare. Facciamo la nostra
escursione al villaggio di Oia
e il pullman arranca sui
tornanti verso la cima della
montagna. Un gruppetto di
case bianche appese alla
costa, alcune con il tipico
tetto blu ricurvo (il blu per
ricordare la volta celeste e il
bianco per l’aurora) che si
stagliano su stradine strette
di marmo piene di piccoli
negozi per turisti. Non mi
dilungherò nel descrivervi la
bellezza dei promontori,
strapiombi mozzafiato, il
riverbero del sole su un
mare luccicante e limpido,
dove l'orizzonte si allarga
fino all'estremo. Cammina e
cammina, vorrei fermarmi
per bere, fa troppo caldo ed
è quasi l’ora
dell'appuntamento al
pullman per rientrare alla
nave. Ma c'è qualcosa che
non ho ancora visto, e a
questo non rinuncio. Nella

piazza principale del
paesino c’è una grande
chiesa bianca. Entro, sono
curiosa e vorrei fare qualche
foto ancora. Mi dicono che
non si può. Mentre il
guardiano me lo sta
dicendo, ho alzato gli occhi
alla cupola, e
meccanicamente già
scattato. Immaginate la
sorpresa. Al centro della
grande cupola, troneggia
l'immagine di Gesù. La guida
mi spiega. Si tratta del
Cristo Pantokratos, Il Cristo
Pantocratore (“sovrano di
tutte le cose”) Onnipotente:
dal greco “cratos”, forza
potere, e “pan”, tutto, ed è
una raffigurazione di Gesù
tipica dell’arte bizantina. E
la Parola si è fatta carne. La
mano destra sollevata indica
nel contempo il mistero della
Trinità (tre dita che si
toccano) e l’umanità e
divinità di Gesù, sottolineate
98
dall’anulare e dal mignolo
uniti. La sinistra regge il
vangelo aperto e se ne
vedono quattro dita. Intorno
a Gesù gli Angeli che fanno
corona e, proprio sotto al
Cristo, la Madonna, la Sua
dolce Madre, piccola perché
umana ma proprio al centro
del cuore di Suo figlio. È
stata una serie di
“segnali” (numeri,
coincidenze, potevo anche
decidere di non entrare in
quella chiesa perché era
tardi, oppure uscire dalla
chiesa senza aver visto
nulla) o soltanto il caso, ma
l’esperienza mi ha insegnato
che il caso non esiste. Posso
dirvi come mi sono sentita in
quel momento, quando sono
uscita alla chiesa. Posso
esprimervi la gioia che mi
scoppiava nel cuore, perché
ancora una volta l’intuizione
attraverso il mio Se
Superiore (Serafino) mi
aveva accompagnato a
trovare il mio Maestro Gesù.
Rifletto su Santorini. Isola
greca, e questo mi fa
ricordare la storia e la
mitologia della Grecia.
Penso a questa strana isola
perfettamente circolare in
origine (ricordate il
significato esoterico del
cerchio ? Il Creatore,
l’Uroburos, Kronos il tempo)
che è nata da un vulcano.
Chissà, forse gli scavi in
corso nella città preistorica
di Thera potrebbero rivelare
che si tratta proprio di
Atlantide, che potrebbe
essere anche in altri luoghi,
ma a me piace pensarla qui.
Solo il tempo ci darà una
risposta concreta.
P.S.: per chi volesse
vederlo, posterò il breve
filmato con il suono delle
campane sulla mia pagina di
Facebook.

Il popolo del caucciù
Fino alla seconda metà del
XIX secolo la cultura degli
Olmechi era sconosciuta.
Nemmeno i conquistadores
ne accennano nei loro
resoconti. Solo nel 1862 si
rinvenne a Hueyapan, in
Veracruz, la prima delle
teste colossali di questa
enigmatica popolazione.
La Venta, uno dei siti
archeologici più importanti,
venne scoperto sessant’anni
dopo e prontamente
attribuito ai Maya. Da lì a
poco iniziarono scavi un po’
dappertutto e vennero alla
luce altri siti olmechi.
Nonostante l’evidenza si
dovrà arrivare agli anni
Quaranta del secolo scorso
perché gli archeologi Miguel
Covarrubias e Alfonso Caso
affermino con coraggio che
questa civiltà è da
considerare la cultura
madre della Mesoamerica.
Ci vorrà ancora un altro
decennio per tacitare gli
scettici con datazioni
affidabili di reperti mediante
99
di Simone Barcelli
la tecnica del C14.
Ne sappiamo ancora poco di
questa gente, attestata
approssimativamente sulla
costa del Golfo, nelle
pianure alluvionali della
regione tropicale, tra colline
e vulcani, che comprende gli
odierni stati di Veracruz e
Tabasco. A cominciare dal
termine con cui sono ancora
oggi chiamati, originato
dalla lingua nahuatl e
affibbiato loro dagli Aztechi
per via della zona geografica
ove erano insediati e in cui si
estraeva il lattice dalla
Castilla elastica, un albero
della gomma, da cui si
realizzavano le palle usate
nei primi campi per il “gioco”
sacro, una specie di
pallacanestro o pelota,
praticato dagli indigeni in
aree rettangolari a forma di
doppia T rinvenuti in quasi
tutti i siti archeologici della
Mesoamerica: la peculiarità
del “gioco” consisteva
nell’infilare una pesante
palla fabbricata col caucciù
di una hevea selvatica in un
anello di pietra disposto
sulla parte interna delle
pareti presenti ai due lati, a
un’altezza di otto metri.
I centri cerimoniali di San
Lorenzo Tenochtitlán, La
Venta, Tres Zapotes, Laguna
de los Cerros e La Mojarra
sono testimonianze,
neanche tanto silenziose,
del livello artistico e
architettonico raggiunto,
contraddistinto soprattutto
dalle naturalistiche sculture
statuarie e dagli stilizzati
monili in giada.
Le enormi teste, pesanti
diverse tonnellate e
intagliate da blocchi di
basalto vulcanico
provenienti da Tuxtla,
potrebbero rappresentare
giocatori o sovrani
divinizzati: finora ne sono
state rinvenute una ventina.
Si deve agli Olmechi
l’introduzione del sacrificio
umano, uno degli elementi
caratterizzanti anche di
successive culture, e
 100

dobbiamo attribuire loro

anche la prima forma di
scrittura complessa,
l’Istmiano della fase Epi-
olmeca (caratterizzato da
gruppi parlanti lingue mixe-
zoque come gli Olmechi).
I simboli, in parte decifrati
dai glottologi, sono quelli
incisi sulla statuetta di
Tuxtla (III secolo a.C.),
rinvenuta nel 1902, e sulla
stele di basalto di quattro
tonnellate rinvenuta nel
1986 a La Mojarra, vicino
Veracruz: questi geroglifici
costituiscono il tratto
d’unione tra la sconosciuta
scrittura del popolo del
caucciù e quella dei Maya.
Potremmo assegnare agli
Olmechi anche la più antica
registrazione calendariale,
riferita al “lungo conto”, con
la stele C di Tres Zapotes
scolpita presumibilmente nel
425 a.C. e non nel 31 a.C.
L’inizio del periodo potrebbe
infatti non essere identico a
quello della cronologia maya
classica, come ha fatto
giustamente notare la possiamo accontentarci dei Questo è l’unico sito che non
studiosa Tatiana classici “cambiamenti venne abbandonato,
Proskouriakoff. climatici”. probabilmente perché il
L’influenza olmeca si estese Destano interrogativi anche decadimento della cultura
un po’ dappertutto, perfino le mutilazioni e olmeca aveva ormai
in El Salvador e in l’interramento dei raggiunto il suo apice.
Guatemala: le opere d’arte monumenti ogni qualvolta I segni di un lento e
rinvenute, denotanti avveniva uno spostamento: inesorabile declino (fattor
l’inconfondibile stile, sono quel che è successo a San comune di tante civiltà del
forse giunte fin lì per la Lorenzo nel 950 a.C. ricorda passato), andavano di pari
radicalizzazione della rete quanto accadde poi con passo con l’affermazione di
commerciale olmeca ma non l’abbandono di Teotihuacan. Maya e Zapotechi.
si può escludere una Anche La Venta, certamente Ma anche le credenze degli
penetrazione del territorio il più importante centro, fu Olmechi, in un quadro
da parte di abili scultori, interessata 500 anni dopo a politeistico pregnante con
richiesti in ogni dove. migrazioni verso Tres gli elementi della natura,
È tuttora fonte di dibattito la Zapotes: qui l’influenza saranno le stesse di altri
ragione che indusse gli olmeca pare affievolirsi, popoli: fattezze di giaguaro
Olmechi a spostarsi sul tanto che gli studiosi per descrivere le divinità
territorio abbandonando preferiscono parlare di un della creazione, di serpente
progressivamente i propri periodo Epi-olmeco (le cui alato per quelle civilizzatrici,
centri cerimoniali, come caratteristiche ritroviamo e poi la solita schiera di
fecero anche i Maya, e non anche a Izapa). extraumani.