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La variazione linguistica

Analisi del testo letterario

Analisi del testo letterario 1 - Isabella Chiari 1


Dimensioni di variazione delle lingue

La variazione diacronica
• Variazione nel tempo

La variazione diatopica
• Variazione nello spazio

La variazione diafasica
• Variazione di registri, generi e sottocodici

La variazione diastratica
• Variazione a seconda dell’istruzione, età, genere, classe sociale

La variazione diamesica
• Variazione secondo il mezzo: scritto / parlato
Variazione diafasica
• Coseriu [1973] sono dette diafasiche
,
dalla funzione del messaggio e dal contesto globale o
particolare (socioculturale, comunicativo, ecc.) in cui si
verifica l'interazione linguistica. Più in particolare, le varietà
diafasiche sono soggette ai diversi → della
situazione comunicativa, al mezzo impiegato
(principalmente oralità o scrittura (→ diamesia),
• ma anche, più in particolare, stampa di informazione o di
propaganda, telefono, telegramma, ecc.), agli
, all'intenzione
comunicativa, all'argomento, alla scelta espressiva e
stilistica ecc.

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…continua
• Mentre le varietà sociali o diastratiche appartengono al livello
macro-sociolinguistico, quelle diafasiche riguardano le
, e sono perciò oggetto di analisi
microsociolinguistica.
• Tale analisi procede all'individuazione delle sottoclassi di
funzionali e contestuali, le principali delle quali sono i → ,
legati soprattutto al destinatario del messaggio, e i sottocodici,
legati invece all'argomento del messaggio.
• Altre sottoclassi saranno gli legati in modo idiosincratico a
singoli testi episodicamente prodotti e condizionati da diversi
elementi, non ultimo quello psicologico; e le modalità di uso
selezionate per lo più dal mezzo impiegato (per cui si parlerà ad es.,
di “lingua della pubblicità”, di “lingua del giornalismo”, ecc.).
– tullio telmon

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La coppia formale / informale
• In sociolinguistica si dicono formali gli stili, i registri
"alti", controllati e impersonali, e informali quelli
"bassi", familiari e colloquiali.
• Più precisamente formale e informale rappresentano i
: la produzione linguistica è
tanto più formale quanto più è (nella
pronuncia, nel lessico, nella sintassi ecc.), esplicita e
slegata dal contesto, ed è tanto più informale quanto
più è e poco controllata (la pronuncia è
trascurata , ci sono frasi interrotte ecc.) e quanto più
rinvia al contesto (ad esempio compaiono molti
deittici, molte informazioni non sono esplicitate ecc.)
– F. Casadei

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…continua
• In generale, si può dire che il (o
meglio, trattandosi di sociolinguistica, dell' → evento linguistico) è
correlato con i ricoperti dagli interlocutori e con il tipo
di relazioni personali che intercorrono tra loro: si potrà allora
parlare, in base a questi gruppi di variabili, di stili più o meno
formali (elevato, alto, controllato, deferente, pomposo, ecc.) e di
stili più o me no informali (colloquiale, familiare, ecc.).
• La correlazione può però estendersi anche ad
(argomento) o psicologici, e si avrà allora un'altra serie di tratti
(ironico, dimesso, allegro, petulante, sarcastico, irato, ecc.: la classe
è ovviamente aperta) concorrenti anch'essi all'individuazione di
stili. Va da sé che il grado di formalità selezionato sarà a sua volta
collegato con il grado di sorvegliatezza e di controllo, in senso
normativo, della produzione verbale. (…)
– (tt)

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Morire…

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I registri bassi
I registri bassi presentano questi caratteri tipici:
•nel parlato, fonetica marcata diatopicamente e
fenomeni di allegro
•nello scritto, espedienti tachigrafici e forme
lessicali abbreviate
•lessico limitato e generico
•parole connotate espressivamente,
eufemisticamente o disfemisticamente
•sintassi paratattica e agglomerante.

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I registri alti
I registri alti presentano questi caratteri tipici:
•nel parlato, enunciazione lenta e fonetica
conforme allo standard
•nello scritto, ampia strumentazione diacritica
•lessico ricco
•sintassi fortemente ipotattica
•‘si’ impersonale.

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La variazione diastratica
• Termine creato da Coseriu [1973] per designare le varietà della
lingua selezionate da o, per meglio dire, da
variabili legate alla . Sono
dunque da considerarsi diastratiche sia le varietà (o i tratti che le
caratterizzano) considerate come socialmente "alte" (l'italiano
aristocraticamente formale e ampolloso, e al tempo stesso certi
tratti che ne sono caratteristici, quali ad es. la cosiddetta "erre
moscia"), sia quelle considerate socialmente "basse", come
l'italiano popolare, sia infine taluni sotto codici chiaramente
attribuibili a gruppi sociali determinati: il linguaggio dei medici, ad
es., o quello che impropriamente viene chiamato "gergo giovanile",
ecc. Dall'aggettivo si è formato anche il sostantivo diastratia, e da
entrambi si sono formati i loro antonimi sinstratico e sinstratia, sul
modello dell'opposizione saussuriana (→ diacronia/sincronia).
– (tt).

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I gerghi
Varietà di lingua usata da un gruppo ristretto di
parlanti per non farsi capire dagli estranei o per
rafforzare il senso di appartenenza al gruppo stesso;
si parla ad esempio di gergo della malavita, dei
carcerati, dei militari, giovanile, studentesco. Gerghi
e linguaggi settoriali condividono l'uso di un lessico
specifico, ma differiscono tra l'altro per il fatto che
un linguaggio settoriale non ha una volontaria
funzione criptica ed è legato più a una sfera di
argomenti che a un particolare gruppo sociale.
• F. Casadei

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gerghi…continua
una lingua convenzionale, ristretta Per estensione, il termine giunge
ad un gruppo sociale ben preciso quindi a significati più generici,
che la usa in modo quali ad es. ‘modo, stile di
consapevolmente e parlare’, o anche 'settore di
deliberatamente criptico, con gli vocabolario tipico di una certa
scopi: classe, professione, ecc.' (dove la
• a) di distinguersi dagli altri; eventuale enigmaticità non è
• b} di favorire l'intimità della comunicazione intenzionale e spesso neppure
interna rafforzando con ciò la coesione del
gruppo;
consapevole), oppure 'modo di
• c) di non essere capiti dai non iniziati. parlare oscuro, allusivo,
inesplicito, scorretto rispetto alla
norma, talvolta ammiccante', e
cosi via.

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gerghi…esempi
designare la polizia

• (bagna, corda, fum, gaffa, giulia, giusta, giustina, madama, mamma, muffa, polenta, puglia,
pula, sita, vasellina),

il grimaldello

• (cani, caróba, espansùri, ganzo, gariba, gnich, grima, lapis, passi, penne, piscatúri, scritta,
spada, spiantíno, tirabosson, toni, zaffi}, o

l'azione di raggirare qualcuno

• (cóciri, consumár, fari 'a varva i stuppa, incerare, 'ncapucié, sarafá, smatuciari), ecc.

il pane (arto), il sole (candela, fassen-na spagnöla, ruffo de sant'Alto), la


pioggia (brodo, lampia, losa, lufa, silensiosa, slenza), ecc.

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Nelle altre lingue
Mentre dunque quello che l'inglese chiama jargon (accezione
"estesa" di g italiano) e in realta un → tecnoletto, cioè un
linguaggio settoriale o tecnico o specialistco o professionale, e
in definitiva un → sottocodice, e mentre lo slang (anche
questo, in italiano, g solo per estensione) può essere
identifìcato con lingua “popolare", cioè con un → socioletto e
in definitiva con un → registro, il cant o argot o g in senso
proprio, pur condividendo con quest’ultimo la relazione con
l'interlocutore e non con l'argomento, contiene in più le
caratteristiche della convenzionalità, della criptologia, del
parassitismo (la struttura fonologica e morfosintattica
continua ad essere quella del sistema linguistico di
appartenenza del g stesso).

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Linguaggi settoriali
Uso particolare di una lingua in uno specifico settore di
attività, sia esso una scienza, una tecnica, un mestiere
(biologia, economia, giornalismo, tennis, falegnameria
ecc.); se il settore in questione è una scienza vera e propria
si parla di linguaggio scientifico.
Un linguaggio settoriale è caratterizzato soprattutto da un
lessico specializzato, cioè da una particolare terminologia
che, nei linguaggi scientifici, è il più possibile rigorosa (i
termini hanno definizioni esplicite e univoche, sono
monosemici, non hanno sinonimi). I linguaggi settoriali
sono detti anche sottocodici.
• F. Casadei

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Sottocodici e lingue settoriali

I sottocodici sono varietà diafasiche Tra i sottocodici troviamo le lingue


dipendenti primariamente specialistiche, che sono legate a
dall’argomento del discorso o discipline specifiche (matematica,
dall’ambito esperienziale di economia etc.). Il lessico ne
riferimento. (Berruto 1993)‫‏‬ costituisce l’aspetto fondamentale.

Ai sottocodici appartengono inoltre le


lingue settoriali, che sono legate a
materie e ambiti di uso dell’italiano
(giornalismo, sport). Le lingue
settoriali presentano maggiore
continuità con la lingua comune e
sono usate anche con un pubblico
generalista.

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Caratteristiche dei LS
precisione
• I termini usati sono quindi monoreferenziali

inequivocità
• i termini non possono essere ambigui ovvero polisemici.
• Si evita, inoltre, la sinonimia

sistematicità
• la produzione di nuovi termini segue spesso regole sistematiche (si pensi al linguaggio della chimica)

densità informativa

neutralità emotiva
• i termini non sono connotati emotivamente;
• i commenti dell’autore sono esclusi (a meno che si tratti di osservazioni scientifiche);
• sono frequenti formule impersonali come ‘si osserva che’

condivisione

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Le lingue specialistiche
• Le lingue specialistiche e le lingue settoriali si
integrano in una certa misura con la lingua
comune e si sovrappongono ad essa.
• Diversi gradi di specializzazione, in relazione al
pubblico, all’argomento specifico che si tratta
e allo scopo che si persegue.
• polo scientifico e polo della divulgazione.

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Esempio di italiano settoriale
Matematica
• le approssimazioni trovate avranno, se il numero n delle
suddivisioni di [0,1] è sufficientemente elevato, valori
vicinissimi a zero. Ciò significa che la porzione di superficie al
di sotto dell’asse x dà all’integrale un contributo negativo
uguale e opposto al contributo positivo che proviene dalla
porzione al di sopra dell’asse x. La “somma algebrica delle
aree con segno” è pertanto nulla.

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Esempio l’italiano dei giornali (da
Ballerio 2007)
variabilità

• secondo la sezione del giornale

frequente rielaborazione

• di un discorso primario (dichiarazioni, agenzie, verbali, documenti)

uso disinvolto delle virgolette di citazione

ellissi di preannuncio

sintassi nominale (titoli)

forme stereotipe, neologismi, anglismi adattati o non adattati, metafore e metonimie, sigle,
derivati e composti, termini settoriali.

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Esempio (da Ballerio 2007)
“Via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge che
modifica il Codice della strada. Nel pacchetto una stretta alla
guida in stato di ebbrezza e l’introduzione per i neopatentati di
un periodo di “assestamento alla guida” di tre anni su veicoli di
piccola e media cilindrata”.
Lucio Cillis, «La Repubblica», sabato 17 marzo 2007, p. 33

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L’idioletto
Il termine può indicare l'insieme dei mezzi
linguistici di un singolo parlante (cioè una
sorta di repertorio linguistico individuale
anziché collettivo) oppure l'insieme delle
variazioni individuali, personali, rispetto ad
uno standard linguistico (ad esempio
particolarità nella pronuncia o nel lessico).
• Federica Casadei

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L’italiano neo-standard
• L’italiano neo-standard, o italiano dell’uso
medio, è un uso linguistico meno rigoroso
dell’italiano standard.
• L’italiano neo-standard si riconosce sia nella
scrittura che nell’oralità.
• L’italiano neo-standard è caratterizzato nella
fonetica, nel lessico, nella morfologia e nella
sintassi.

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Caratteristiche dell’italiano neo-
standard
• Pronomi ‘lui’, ‘lei’ e ‘loro’ in funzione di soggetto
– “Lui voleva andare al cinema, ma lei non ne aveva voglia”
• ‘quello’ per ‘ciò’
– “Ognuno ha fatto quello che ha voluto”
• Presente con valore di futuro
– “L’anno prossimo vado negli stati Uniti”
• Imperfetto di cortesia
– “Volevo chiederle un’informazione”
• Imperfetto di irrealtà
– “Se tirava in porta, segnava”
• L’indicativo al posto del congiuntivo
– “Non ho capito cosa c’è che non va”
• Frase scissa
– “È Marco che fa sempre casino con le date”
• ‘c’è’ presentativo
– “C’è un problema di cui vi vorrei parlare”
• ‘che’ polivalente
– “Vieni che usciamo”
– “Il giorno che ti farai male, sarai più prudente”
• Dislocazioni a destra e a sinistra
– “Che cosa gli hai detto, a Marco?”
– “La pantofola l’ha presa il cane”

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keywords
• genre «in this view, is defined as a category assigned on
the basis of external criteria such as intended audience,
purpose, and activity type, that is, it refers to a
conventional, culturally recognised grouping of texts»
(Lee, 2001)
• a text type, as «based on the internal (linguistic)
properties *…such as] than lexical or grammatical (co-
)occurrence features».
• register is commonly used to refer to «the general cover
term associated with all aspects of variation in use» (Biber,
1995: 9)

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Letture

Gaetano Berruto, Varietà diamesiche, diastratiche,


diafasiche (1993), in A. Sobrero (a cura di), Introduzione
all’italiano contemporaneo. La variazione e gli usi, Roma-
Bari, Laterza, quarta ed., 1999, pp. 37-92

Alberto Sobrero, Lingue speciali (1993), in Id. (a cura di),


Introduzione all’italiano contemporaneo. La variazione e
gli usi, Roma-Bari, Laterza, quarta ed., 1999, pp. 237-277
www.alphabit.net

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