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Nel caso del cerchio possiamo descrivere la tangente in un punto come la retta che ha solo quel
punto in comune con esso. Questa descrizione va bene anche per l'ellisse: vedi figura (1) sottostante. Ma
se prendessimo come curva solo solo il pezzo dell'ellisse selezionato con il rettangolo punteggiato,
sarebbero infinite le rette che passano per il punto evidenziato e non hanno altri punti in comune con
tale curva.
Proviamo a descrivere la tangente a una curva in un punto come la retta che ha solo quel punto in
comune con la curva e lascia il resto della curva dalla stessa parte rispetto a sé stessa.
Questa descrizione va bene anche per il punto A della figura (2). Ma non va bene per il punto B: la
retta tracciata per esso è intuitivamente tangente alla curva, ma non la lascia tutta dalla stessa parte;
infatti la attraversa in un altro punto.
Possiamo rimediare alla cosa richiedendo non che tutta la curva stia dalla stessa parte, ma che questo
avvenga solo in un intorno del punto, cioè per il pezzo di curva racchiuso in un cerchietto centrato nel
punto.
Questa descrizione soddisfa anche il caso del punto B. Ma che dire della tangente in C?
Come tangente in C è naturale (tenendo conto di quanto osservato sopra sul "partire per la
tangente") prendere la retta tracciata in figura, lungo cui tenderebbe a proseguire un veicolo che,
seguendo una traiettoria come quella rappresentata in (2), perdesse improvvisamente il controllo della
strada mentre passa per C. Ma in questo caso la retta tangente taglierebbe la curva, non la lascerebbe
tutta dalla stessa parte.
E nel caso della figura (3)? Per il punto A passano infinite rette che hanno un unico punto in comune
con la curva e la lasciano tutta dalla stessa parte. E la tangente in B dovrebbe essere la retta passante per
B che contiene la curva (è questa la traiettoria rettilinea lungo cui ci si muove passando per B), ma
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Oltre al problema di come definire la retta tangente, dobbiamo anche porci il problema di come
tracciarla. Ad es. nel caso dell'ellisse non circolare di figura (1) è difficile tracciare una retta
passante per A con l'inclinazione giusta: come riconoscere ad occhio in un disegno tra due rette
diversamente inclinate che non attraversino clamorosamente la curva quale è effettivamente tangente?
Nel caso dell'ellisse, invero, si potrebbe trasformarla in un cerchio con una trasformazione di scala,
tracciare la tangente nel punto A' del cerchio che corrisponde ad A e applicare la trasformazione di scala
inversa: la tangente al cerchio viene trasformata nella tangente all'ellisse. Ma nel caso della figura (2)
non si può usare questo trucco.
Precisare il concetto e il modo di tracciare le tangenti ci serve
anche per affrontare situazioni come quella illustrata a lato: qual è
l'angolo formato da due traiettorie non rettilinee che si intersecano?
È naturale prendere l'angolo formato dalle rette tangenti alle due
traiettorie nel punto di intersezione.
Problemi analoghi dobbiamo porci se vogliamo capire come fa una applicazione grafica per
computer a realizzare le tangenti a una curva? o, viceversa, a tracciare, data una certa retta e un certo
punto, una curva che in quel punto abbia tale retta come tangente?
Consideriamo ad es. il tracciamento di tratti curvilinei usando in Paint o usando "bottoni", menu
o comandi simili in altri tipi di applicazioni:
(1) si individuano, cliccando, due punti P e Q; appare un segmento che li ha come vertici; (2) si clicca su
un punto P1; il segmento si incurva nella direzione di esso; (3) se poi clicco su un altro punto P2 la
curva si deforma ulteriormente, in modo tale da assumere un andamento che richiama la forma della
spezzata P P1P2Q
(1) (2)
(3)
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Il concetto di curva
Prima di affrontare questi aspetti dobbiamo porci un ulteriore problema. Che cosa è una curva?
Innanzi tutto osserviamo che nel linguaggio comune mentre della linea A sopra tracciata si dice che è
una curva oppure un profilo, una traiettoria, … curvilinea, la stessa cosa non viene detta di B, che ha
andamento rettilineo, né di C o di D, che presentano dei punti angolosi, ossia dei punti in cui,
percorrendo la linea da un capo all'altro, si arriva con una direzione e se ne riparte con un'altra.
In matematica, invece, tutte e quattro le linee vengono chiamate curve; si dice eventualmente che A è
una curva non rettilinea. Questo uso più generale della terminologia che si fa in matematica è presente
in moltissime altre situazioni:
• nell'usuale comunicazione - anche quando si parla di matematica - dicendo «ho un tavolo
rettangolare», «non arrivo a 38° di febbre», «disegna un'ellisse» … voglio dire anche che il tavolo non è
quadrato, informare che la mia temperatura corporea supera i 37°, chiedere di non disegnare un cerchio,
… in quanto altrimenti avrei specificato diversamente la forma del tavolo, la mia temperatura, la figura
da disegnare, …;
• nell'enunciare una proprietà o una definizione matematica, invece, se parlo di un rettangolo o di una
ellisse o ad esempio di un trapezio non escludo che sia, rispettivamente, un quadrato o un cerchio o un
rettangolo, se scrivo "x < 38" includo la possibilità che x sia "molto" più piccolo di 38, ….
Questo uso di definizioni più estese rispetto al linguaggio comune è indispensabile per poter
descrivere procedimenti, svolgere argomentazioni, … in modo generale. Per fare un esempio
chiarificatore, si pensi alla descrizione del metodo dei trapezi per detereminare la area di un
poligono a partire dalle coordinate dei suoi vertici: il poligono viene interpretato come somme e
differenze di trapezi con "basi" verticali, e se si escludessero dai trapezi i rettangoli (come si fa nel
linguaggio comune) la descrizione non funzionerebbe nel caso in cui il poligono abbia dei lati
orizzontali..
Una delle difficoltà dello studio della matematica consiste nel fatto che, spesso, nei libri e nelle spiegazioni dei
docenti (e anche in questo "dizionario") si intrecciano frasi ora da interpretare come nel linguaggio comune, ora come
nel "linguaggio matematico". Lo studente, se non è motivato o non comprende il senso complessivo di quanto sta
studiando, può, incontrare difficoltà a capire in quale modo deve interpretare una proprietà, il testo di un problema, …
In matematica esistono diversi modi per descrivere una "curva". Soffermiamoci per adesso sul caso
"piano", rinviando a voci successive il caso delle curve nello spazio tridimensionale.
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Come grafici di funzioni o di equazioni del tipo F(x,y)=0 si può ottenere un po' di tutto. Ad esempio
se consideriamo la funzione segno, che indicheremo sgn o sign, che associa 1 ai numeri positivi, –1 a
quelli negativi e 0 a 0, y = sgn(x) (vedi sotto a sinistra) è l'unione di due semirette e un punto non
allineati. Invece sgn(x2+y2–1)+1=0 (figura sotto al centro) è l'insieme dei punti che distano meno di 1
da (0,0); è la parte interna di un cerchio. Queste stranezze sono legate alla presenza di una funzione
che, come sgn, non è continua.
Abbiamo descritto curve anche in altri modi. Ad esempio come insiemi di punti soddisfacenti a certe
condizioni descritte a parole, non mediante equazioni (anche se in alcuni casi queste condizioni possono
essere espresse mediante equazioni). Abbiamo fatto ciò nel caso dell'asse di un segmento e della
bisettrice di un angolo, ma anche in quello del cerchio.
La semiretta la abbiamo descritta formalizzando l'idea che essa sia generata da un punto che si
muove secondo una direzione fissata. Seguiremo questa idea, quella della traiettoria di un punto che si
muove con continuità, senza salti, ossia della linea a tratto continuo che possiamo ottenere facendo
scorrre la punta di una penna su un foglio senza mai staccarla da esso, per fissare un particolare concetto
di curva, che chiameremo curva continua. Questa sarà la nostra idea ispiratrice. Come abbiamo già
visto in molte altre occasioni (per le rappresentazioni grafiche, i numeri reali, le distanze, …) dovremo
poi mettere meglio a fuoco le differenze tra il concetto intuitivo e la sua "controparte", il suo modello
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matematico.
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Nota. Una funzione del tipo t → R sin(ω t + φ) viene detta funzione sinusoidale.
R, ωt+φ e φ vengono chiamate, rispettivamente, ampiezza, fase e fase iniziale. Il
periodo è 2π/ω. Anche nel caso in cui t non sia un tempo il reciproco del periodo,
ω/(2π), viene chiamato frequenza; ω viene chiamata frequenza angolare in quanto
non esprime "giri al secondo" ma "ampiezza angolare al secondo" [ periodo e
frequenza]. Un moto rettilineo descrivibile mediante una relazione y = f(t) del tipo
y = R sin(ω t + φ) viene detto armonico.
Vediamo ora una situazione in cui non si riesce a decrivere la traiettoria mediante una funzione o una
sola equazione.
Un uomo si allontana dal centro di una piattaforma girevole procedendo in modo rettilineo e con
velocità costante, di 0.5 m/s; sotto a destra è riprodotto come l'uomo si muoverebbe se la piattaforma
rimanesse ferma. Se la piattaforma ha una velocità di rotazione costante, di 10° al secondo, l'uomo,
visto dall'alto, descrive una traiettoria a spirale, come illustrato sotto al centro:
x
R = 0.5 t
α = 10° t
x = 0.5 t · cos(10°t)
y = 0.5 t · sin(10°t)
Se l'uomo mantenesse la direzione iniziale, che indichiamo con l'asse x, la sua posizione dopo t secondi
sarebbe x=0.5t. Se la piattaforma ruota, 0.5t diventa la distanza R dal centro raggiunta dopo t secondi;
mentre la direzione α verso cui l'uomo sta puntando diventa 10°·t. Da R e α usando cos e sin posso
ricavare x e y, come è indicato sopra.
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x = t + cos(–t)/2, y = sin(–t)/2
x = t + cos(–t), y = sin(–t)
x = t + cos(–t)·1.3, y = sin(–t)·1.3
Esercizio (e soluzione)
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sia il momento in cui attraversiamo il punto diversa è la direzione in cui stiamo procedendo.
Nel caso di P1 abbiamo un'unica tangente, ovvero, se P1=P(t1),
lim t → t1– P1P(t) = lim t → t1+ P1P(t)
Nel caso del punto A della figura (4) considerata in precedenza, limiti analoghi sarebbero invece
stati diversi.
Un esempio. A lato è rappresentata una curva e vogliamo determinarne
esattamente la tangente nel punto che corrisponde a t = –1. È il punto (-1(-1+1),
(-1)3) = (0, -1). È il punto già evidenziato in figura.
La pendenza di una retta che passa per (0,-1) e per P(t) è:
3 3
Δy t - (-1) t + 1 t+1 1
—— = —————————— = ————— = t-1 + ———— = t-1+ —
Δx t(t+1) - 0 2 2 t
t + t t +t
che per t → –1 tende ad assumere il valore –3.
La tangente cercata è dunque la retta passante per (0,–1) con pendenza –3, ossia
y = –3x–1.
In una voce successiva si vede come le idee con cui abbiamo affrontato il problema di come
determinare la tangente a una curva in un punto possono essere generalizzate e formalizzate per mettere
a punto il concetto di derivata, che ci permetterà di affrontare in modo più semplice lo studio delle
curve. Alle voci pendenza 2 e velocità di variazione vengono proposte altre idee e tecniche che
possono introdurre al concetto di derivata.
Qui si possono trovare esempi di varie curve. Altri esempi li trovi qui e qui.
Esercizi:
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