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1 Obiettivo dell’esperienza
Dimostrare il comportamento corpuscolare e ondulatorio dell’elettrone tramite gli esperi-
menti di Thomson e di Davisson-Gremer.
2 Strumentazione usata
2.1 Esperimento di Thomson
1. Bulbo di vetro, contenente elio Bulbo di vetro
contenente elio Solenoide
2. Calotta fluorescente
2. Calotta fluorescente
1
3 Metodo di acquisizione dei dati
3.1 Esperimento di Thomson
Per prima cosa, si è determinato il punto in cui gli elettroni sono soggetti alla d.d.p. e la
corrente che passa nel solenoide in modo da ottenere una deviazione del fascio di elettroni
lungo una traiettoria circolare di raggio R = 10.9 ± 0.1 cm. Questa si ottiene quando gli
elettroni arrivano sul bordo della calotta. In seguito sono iniziate le misurazioni. Non è
stato considerato l’errore nominale del voltmetro, perchè si è notato che i valori misurati
oscillavano in un range molto più ampio rispetto a tale valore. Per ogni misura, è stata quindi
presa una media della tensione e un errore corrispondente all’ampiezza di queste oscillazioni.
Purtroppo non è stato possibile fare uno studio su un intervallo più ampio di tensione, perchè
questa doveva essere tale da avere un’energia maggiore a quella di ionizzazione del gas (di
circa 80 Volt), in modo da poter visualizzare il moto degli elettroni. Inoltre doveva essere
minore di 120 Volt a causa di caratteristiche tecniche fornite dal costruttore.
mv 2
F = evB =
R
Il campo magnetico, generato da un solenoide, è proporzionale alla corrente del solenoide
stesso:
B = kIH (k = 4.2 ± 0.1 mT A−1 )
L’energia cinetica dell’elettrone è univocamente determinata dal potenziale elettrostatico V:
1
eV = mv 2
2
Da ciò si ricava che V è lineare in B 2
1 e 2 2 1 e 2 2 2
V = R B = R k IH
2m 2m
Di conseguenza è stato fatto un grafico della tensione V in funzione di B 2 per poter
e
trovare il rapporto m . Nel realizzarlo sono state utilizzate le misure prese con il campo
magnetico sia positivo che negativo.
2
120
115
110
V (Volt)
105
100
95
90
85
7e-08 8e-08 9e-08 1e-07 1.1e-07
B2 (T 2)
Grafico 1 – Andamento lineare tra V e B 2 per la stima del rapporto e/m tramite il metodo
delle rette di massima e minima pendenza
IH δIH B2 δB 2 V δV
−8 2 −8 2
(mA) (mA) (10 T ) (10 T ) (V olt) (V olt)
75.9 0.2 10.0 0.5 120.37 0.15
75.5 0.3 9.9 0.6 118.25 0.15
74.8 0.1 9.7 0.5 116.01 0.14
73.4 0.2 9.4 0.5 112.37 0.14
71.3 0.2 8.8 0.5 107.46 0.14
69.9 0.2 8.5 0.5 102.8 0.13
68.2 0.2 8.1 0.4 97.5 0.13
66.4 0.2 7.7 0.4 94.34 0.12
63.1 0.2 6.9 0.4 89.54 0.12
61.9 0.1 6.7 0.3 85.99 0.12
−67.7 0.5 8.0 0.3 89.89 0.12
−68.8 0.4 8.2 0.3 94.01 0.12
−71.1 0.2 8.8 0.4 98.39 0.13
−71.8 0.2 9.0 0.4 102.43 0.13
−72.1 0.2 9.0 0.4 105.92 0.14
−75.5 0.2 9.9 0.4 108.53 0.14
−76.8 0.2 10.3 0.4 110.27 0.14
−77.7 0.3 10.5 0.4 113.58 0.14
−78.3 0.2 10.7 0.5 115.26 0.14
−79.7 0.1 11.0 0.5 119.63 0.15
Tabella 1 – Misure della tensione e della corrente, e i corrispondenti valori di campo magne-
tico. Gli errori su V e su IH sono dati dall’errore strumentale, mentre quelli su
B 2 sono stati calcolati per propagazione
3
Dopo aver imposto il passaggio per l’origine sono state tracciate due rette di massima e mini-
ma pendenza che comprendessero tutte le barre d’errore al loro interno . E’ stato quindi cal-
colato il coefficiente angolare della retta media, considerando come errore la semidispersione
e
tra le due rette. In seguito è stato ricavato m calcolando l’errore per propagazione
e
= (1.99 ± 0.14) · 1011 Ckg −1
m
Tabella 2 – Valori dei raggi di diffrazione, e dei corrispondenti semiangoli di apertura, al va-
riare della tensione. Le grandezze con il pedice 1 e 2 si riferiscono rispettivamente
alle lunghezze reticolari d1 = 0.213 nm, d2 = 0.123 nm
4
V δV λ12 δλ12 λDB δλDB
(kV olt) (kV olt) (nm) (nm) (nm) (nm)
4.14 0.02 0.026 0.003 0.019 06 0.000 05
4.19 0.01 0.025 0.003 0.018 95 0.000 02
4.41 0.02 0.025 0.003 0.018 47 0.000 04
4.53 0.04 0.025 0.003 0.018 22 0.000 08
4.81 0.01 0.024 0.003 0.017 68 0.000 02
5 Conclusione
e
Il rapporto m trovato non è molto accurato,
e
= (1.99 ± 0.14) · 1011 Ckg −1
m
dato che, rispetto al valore atteso 1.75, ha una variazione del 14%. Nonostante ciò, è
comunque stata dimostrata la natura corpuscolare dell’elettrone.
Per quanto riguarda l’esperimento di Davisson-Germer, è stato trovato che la lunghezza
d’onda calcolata tramite la condizione di Bragg è dello stesso ordine di grandezza di quella
di De Broglie.
Detto ciò, si può affermare che è stata dimostrata la natura corpuscolare e ondulatoria
dell’elettrone.
5
6 Appendice
Di seguito si trovano le foto dei pattern di diffrazione al variare della tensione