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A.A. 2008-09
Contents
3
1
Preliminari geometrici ed analitici
4
1.1 Vettori euclidei 5
Convenzione di somma per indici ripetuti. Si osservi che in (1.5)3 non è im-
portante la lettera usata per l’indice ripetuto: le seguenti espressioni sono
tutte equivalenti
v = v i ci = v s cs = v j cj . (1.6)
† Nel seguito per indicare un vettore o un tensore, si useranno lettere in grassetto (ad es.v, A)
mentre per la loro matrice rappresentativa si usa il medesimo simbolo, non in grassetto e
sottolineato (ad es. v, A). Una T posta in alto a destra di una matrice ne indica la trasposta
(ad es. AT è la matrice trasposta di A)
6 Preliminari geometrici ed analitici
3
∂v i X ∂v i ∂v 1 ∂v 2 ∂v 3
= = + + = divv,
∂xi i=1
∂xi ∂x1 ∂x2 ∂x3
3
X
Ars us = Ars us = Ar1 u1 + Ar2 u2 + Ar3 u3 .
s=1
(per verificare, ad es., la prima: v i δij = v 1 δ1j + v 2 δ2j + v 3 δ3j che risulta
uguale a v 1 se j = 1, a v 2 se j = 2, a v 3 se j = 3).
I versori di una base ortonormale soddisfano le relazioni
ci · cj = δij . (1.8)
u × v = Det u1
u2 u3 . (1.12)
v1 v2 v3
u × v · w = Det v 1 v2 v3 . (1.13)
w1 w2 w3
Il prodotto misto tra tre vettori non cambia se si opera sui vettori una
permutazione pari. Se invece si opera una permutazione dispari, il prodotto
misto cambia di segno:
u × v · w = −v × u · w. (1.14)
Infatti il determinante (1.13) non muta, o muta solo nel segno, se si opera
un numero pari, o dispari, di scambi tra le righe. Può essere utile ricordare
la precedente regola mediante la equivalente scrittura:
u × v · w = u · v × w; (1.15)
quanto a dire che non muta il prodotto misto di tre vettori se si scambiano
tra loro i simboli di prodotto scalare, · , e di prodotto vettoriale, × .
A : V 7→ V
A + B = B + A.
(A + B) + C = A + (B + C) = A + B + C.
v · AT u (= AT u · v) = u · Av. (1.18)
1.2 Tensori euclidei 9
Valgono le relazioni
AT = A o AT = −A. (1.20)
(A)ij = Aij = ci ·(Acj ) (che equivale a Acj = Aij ci ), (i, j = 1, 2, 3). (1.21)
Esempio 1.8
1 0 2 2 0 5 0 0 −1
1 1
0 1 0 =
0 2 1 +
0 0 −1 .
2 2
3 1 4 5 1 8 1 1 0
Dimostrazione. Sij Eji = 12 (Sij Eji + Sji Eij ) = 12 (Sij Eji − Sij Eji ) = 0.
a bT = a2 ( b1 b2 b3 ) = a2 b1 a2 b2 a2 b3 .
a3 a3 b1 a3 b2 a3 b3
Si osservi che il prodotto di una matrice riga per una matrice colonna (con lo
stesso numero di elementi) dà uno scalare mentre il prodotto di una matrice
colonna per matrice riga dà una matrice quadrata.
Tensore definito dal prodotto vettoriale. Nell’Esempio 1.4 si è visto che,
fissato un vettore w, il prodotto vettoriale w × v con un qualsiasi vettore v
si può interpretare come un’applicazione lineare: W : v 7→ w × v. Talvolta
si usa la notazione W = w × . Il legame tra le componenti di w e la matrice
rappresentativa W del tensore W in una (qualunque) base ortonormale è:
0 −w3 w2
W = w3 0 −w1 . (1.34)
−w2 w1 0
Per rendersene conto basta ricordare che, ad esempio, la prima colonna
della matrice W è data dalle componenti del vettore W c1 e cioè del vettore
w × c1 = −w2 c3 + w3 c2 . Analogamente si procede per le altre colonne.
Tenuto conto della (1.34) si verifica direttamente che per ogni vettore v
risulta
w × v = W v. (1.35)
Valgono anche le relazioni
1
w1 = −W23 = (W32 − W23 ),
2
1
w2 = W13 = (W13 − W31 ), (1.36)
2
1
w3 = −W12 = (W21 − W12 ),
2
e quindi la seguente
12 Preliminari geometrici ed analitici
P’
O
c x2
(I−c⊗c)v n
x1
a) b)
è dunque
I − c cT . (1.38)
(a × v) × b = (b · a)v − (b · v)a =
d = {x : x = A y, y ∈ D}. (1.44)
Proposizione 1.17 Per ogni vettore v risulta |v| = |Qv|, cioè Q trasforma
vettori in vettori dello stesso modulo, se e solo se Q è ortogonale.
e quindi
cos θ − sin θ 0
Q = sin θ
cos θ 0. (1.62)
0 0 1
ṽ = QT v, v = Qṽ. (1.65)
c2
c2 v v c2
Qc 2 −θ
Qc 1 QTv
v~ 2
v~1
θ
c1 c1 c1
Fig. 1.2.
tr(a ⊗ b) = a1 b1 + a2 b2 + a3 b3 = a · b. (1.75)
Proposizione 1.32 I tre scalari definiti dalle (1.77) sono invarianti per
cambiamenti di basi ortonormali.
♠ Autovalori, autovettori
Dato un tensore A, si vogliono determinare, se esistono, i vettori u di V
che vengono mutati da A in vettori paralleli a se stessi:
Au = λu con λ ∈ R. (1.80)
(A − λI)u = 0. (1.81)
Q = u2 1 u2 2 u2 3 , (1.85)
u3 1 u3 2 u3 3
uij = uj · ci . (1.86)
Ŝ = QT SQ. (1.87)
22 Preliminari geometrici ed analitici
Ŝ = 0 λ2 0 . (1.88)
0 0 λ3
a = λ1 = λ2 6= λ3 = b, (1.89)
Ŝ = 0 a 0 .
(1.90)
0 0 b
n · Dn = |P 0 P |2 . (1.92)
D= −x2 x1 (x ) + (x3 )2
1 2 −x2 x3 . (1.95)
−x3 x1 − x3 x2 1 2
(x ) + (x )2 2
F = RU e F = V R. (1.97)
(infatti (F T F )T = F T (F T )T = F T F ),
24 Preliminari geometrici ed analitici
e definito positivo
(infatti F T F v · v = F v · F v = (F v)2 ≥ 0).
Per la Proposizione (1.38) gli autovalori di F T F sono positivi: λj > 0,
(j = 1, 2, 3). Si assuma una terna di autovettori unitari come base di V ; il
tensore F T F è ivi rappresentato dalla matrice diagonale:
λ1 0 0
FTF = 0 λ2 0 . (1.98)
0 0 λ3
Si consideri la matrice
√
λ1 √0 0
U= 0 λ2 √0
; (1.99)
0 0 λ3
risulta evidentemente U U = F T F . Dunque esiste un tensore U tale che
UU = F T F . (1.100)
Il tensore U è simmetrico e definito positivo. Infatti la matrice (1.99) ha
tali caratteristiche e queste sono intrinseche del tensore, cioè indipendenti
dalla base. Il tensore R, definito da
R = F U −1 , (1.101)
è ortogonale: RT R = (F U −1 )T F U −1 = U −T F T F U −1 = U −1 F T F U −1 =
U −1 U U U −1 = I (si osservi che U −T = U −1 poichè l’inverso di un ten-
sore simmetrico è ancora simmetrico). Dunque risulta soddisfatta la (1.55).
Dalla (1.101) segue immediatamente la (1.97)1 . Si omette per brevità la
dimostrazione dell’unicità dei tensori R e U . Per dimostrare la (1.97)2 si
procede in modo analogo ponendo V V = F F T , R = V −1 F .
Le relazione (1.97)1 e (1.97)2 rappresentano rispettivamente la decompo-
sizione polare destra e la decomposizione polare sinistra del tensore F .
U R
RU
F −T F −1 OT · OT = 1 (1.103)
(F −T F −1 )ij xi xj = 1 (1.104)
R V
VR
x1 = φ1 (y1 , . . . , yN )
..
. (1.108)
xk = φk (y1 , . . . , yN ),
che esplicita le x1 , . . . , xk come funzione delle (restanti) variabili y1 , . . . , yN ;
un’altra dizione è che (1.108) è la risoluzione del sistema (1.105) rispetto
alle x1 , . . . , xk .
Ricordiamo che la matrice jacobiana J delle fi rispetto alle xr è
∂f1 ∂f1 ∂f1
∂x1 ∂x2 ... ∂xk
∂f2 ∂f2 ∂f2
...
∂x1 ∂x2 ∂xk
J =
.. .. ..
(1.109)
. . ... .
∂fk ∂fk ∂fk
∂x1 ∂x2 ... ∂xk
e che il determinante di J, detto determinante jacobiano o jacobiano delle
fi rispetto alle xr si indica con il simbolo
∂(f1 , . . . , fk )
detJ = . (1.110)
∂(x1 , . . . , xk )
L’esistenza delle funzioni implicite è garantita dal seguente teorema (del
Dini) che costituisce una condizione solo sufficiente:
S P e1
q2
q1
che interviene nel calcolo delle aree e degli integrali superficiali. Infatti, per
ogni suttosuperficie S 0 di S ottenuta restringendo (1.114) a un dominio D 0
contenuto in D, l’area A0 di S 0 è
ZZ ZZ
A0 = dS := kmk(q1 , q2 ) dq1 dq2 (1.126)
S0 D0
x2 + y 2 + z 2 − 1 = 0. (1.128)
y t
λ
λ0 λ1
Già alla fine del ’600 Jakob Bernoulli si rese conto che un vincolo, che
come abbiamo fatto sopra fornisce una restrizione geometrico-cinematica,
esercita necessariamente anche un’azione meccanica, cioè una forza. Quindi
l’equazione fondamentale della meccanica deve essere opportunamente mod-
ificata; in particolare la (1.135) diviene
MA = AP × f . (1.141)
Le forze interne attive hanno risultante R(i,a) (somma vettoriale delle forze)
(i,a)
e momento risultante MA (somma vettoriale dei momenti delle forze)
rispetto a qualunque polo A nulli, come conseguenza del principio di azione
38 Preliminari geometrici ed analitici
e reazione; l’analogo vale anche per le reazioni vincolari interne per postulato:
(i,v)
R(i,v) = 0 = MA .
Le (1.140) valgono identicamente lungo un qualunque moto dinamica-
mente possibile per il sistema; vale quindi nelle stesse circostanze anche la
prima equazione cardinale, ottenuta sommando le (1.140) sull’indice i:
n n n
dQ X X X
= R(e,a) + R(e,v) , Q= mi vi , R(e,a) = fi , R(e,v) = φi ;
dt i=1 i=1 i=1
(1.142)
il vettore Q, definito da (1.142)2 , rappresenta la quantità di moto del sistema
e nelle (1.142)3,4 si è tenuto conto che le forze interne hanno risultante nullo.
Se si moltiplica vettorialmente APi per la i-ma delle (1.140) e si sommano
le equazioni ottenute sull’indice i, si ottiene la seconda equazione cardinale:
n
dKA (e,a) (e,v) X
= −M vA × vG + MA + MA , KA = mi APi × vi , (1.143)
dt i=1
n n
(e,a) X (e,v) X
MA = APi × fi , MA = APi × φi .
i=1 i=1
n
Z t2 X n
Z t2 X
(a) (v)
Lt1 t2 = vi · fi dt, Lt1 t2 = vi · φi dt.
t1 i=1 t1 i=1
Esercizio 1.53 Verificare che, nel caso di un punto M libero, la cui posizione
sia rappresentata parametricamente nella forma cartesiana ortogonale
OP = q1 c1 + q2 c2 + q3 c3 , cr · cs = δrs , (1.148)
Qh è la h-ma componente della forza attiva agente su M .
2
Cenni sulla cinematica rigida
ξ3
j3
x3
T'
j2 ξ2
Ω
c3 j1 P
T
O=Ω∗
c2 x2 ξ1
c1
∗
P
x1
40
Cenni sulla cinematica rigida 41
A = ω3 0 −ω1 (2.5)
−ω2 ω1 0
———————
z
ζ
θ
O
φ y
ψ
x
ξ
———————
jr = Q cr e u∗ = QT u = QT (ur jr ) = QT Q ur cr = ur cr . (2.8)
———————
e(x) = e0 + ω × (x − x0 ), (2.15)
44 Cenni sulla cinematica rigida
e che questa valga ad ogni istante lungo qualsiasi moto rigido, con x0 arbi-
trariamente prefissato, x arbitrario e e0 e ω dipendenti possibilmente dal
solo tempo. Da questa formula per l’atto di moto rigido segue che
1
ω = rot e(x) , (2.16)
2
dove nel rotore la derivazione deve essere fatta rispetto alle componenti
xi di x. Per dimostrarlo scriviamo (2.15) in componenti, preferendo per
semplificare i conti la forma analoga alla (2.3): in ovvia notazione
ek = e0k + Aks (xs − x0s ) k = 1, 2, 3 . (2.17)
Differenziando questa uguaglianza otteniamo
∂ek
ek,j = = Aks xs,j ; (2.18)
∂xj
ma xs,j coincide con il simbolo di Kronecker e vale 1 se s = j e 0 se s 6= j.
Quindi ek,j = Akj e otteniamo (2.16) ricordando l’emisimmetria di A e i
risultati degli esercizi 1.27 e 1.28.
3
Calcolo delle reazioni vincolari
45
46 Calcolo delle reazioni vincolari
δL (v) ≥ 0. (3.3)
per l’ipotesi sulle forze attive e per la costruzione dei ψ i . Quindi questi ultimi
costituiscono possibili reazioni vincolari perché, per definizione di vincolo li-
scio, il vincolo è in grado di esplicare tutti i sistemi di vettori che soddisfano
la (3.3). Quindi i vincoli sono in grado di esplicare un sistema di reazioni che
equilibrano le forze attive valutate per velocità nulle; cioè la configurazione
è di equilibrio.
Qh = 0, h = 1, . . . , N. (3.4)
yy y y y
f
C C
B D B D
H
yyyy y
T S a
M
A
E A E
a/2
a a a a
a) b)
Fig. 3.1.
φA + φC = 0, AC × φC = 0. (3.8)
48 Calcolo delle reazioni vincolari
C C
B D
A E
Fig. 3.2.