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Premessa. A 90 anni dalla fine della Grande Guerra, il sempre più crescente
interesse per quei fatti e una sempre più pressante richiesta di turismo culturale
che fu il fronte italo-austriaco. Iniziative che hanno nella quasi totalità come scopo
per la visita dei singoli o di gruppi. Nessuna nasce con il fine principale dello
turistico e mai quello dello studio scientifico. Nei progetti si utilizzano ancora
sempre di più all’utilizzo di pale meccaniche per la “pulizia” delle trincee, con
ricostruzioni sui luoghi storici che vengono così trasformati in una sorta di parchi a
tema, con la ricostruzione di muri a secco, la posa in opera di parapetti in legno,
dell’arresto del degrado di molti altri manufatti originali lasciati invece al loro
soldati a cui molto spesso non è possibile restituire un’identità. Molte centinaia di
riconoscimento degli effetti di corredo non hanno potuto disporre del contributo di
l’antropologia forense e la genetica forense. Ben diversi sono invece gli esempi che
ci vengono dal cosiddetto fronte occidentale della Grande Guerra, dove archeologi
conflitto alla stessa stregua dei reperti e dei siti archeologici di epoche precedenti
Primo conflitto mondiale è ancora del tutto sconosciuto al grande pubblico degli
l’approvazione della fondamentale legge sulla tutela del Patrimonio storico della
legislativo a tutela dei reperti e dei manufatti della Grande Guerra, si batte oggi per
considerate e studiate per il loro valore scientifico e non solo per il loro
sfruttamento turistico – economico. Alla luce di tutto ciò la Società Storica per la
Guerra Bianca ha deciso di dar vita a questa iniziativa e di proporla a tutti coloro
L’obiettivo primario del Progetto Archeologia della Grande Guerra (d’ora in poi:
applicato con successo sia in Francia, per quel che riguarda il conflitto 1915 –
1918, sia negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in altri paesi europei per la
rinvenimento di siti riferibili alla Grande Guerra, sia che si tratti di trincee di prima
della ricerca di reperti col metal detector, colpendo chi danneggia gratuitamente
insegna l’esperienza della battlefield archaeology, può essere di grande aiuto nel
epigrafici, una delle classi di manufatti più interessanti e più diffuse nei territori
interessati dal conflitto; • il recupero mirato e l’analisi dei resti dei Caduti, attuati
dell’identità personale; sui singoli soggetti per i quali sarà disponibile una lista di
confronto che abbiano dato il proprio consenso alla donazione del DNA per le
indagini genetiche, verrà eseguita la estrazione del DNA dalle ossa o dai tessuti
nella quale, grazie alle specifiche richieste e osservazioni presentate dalla Società
Storica per la Guerra Bianca in sede di audizione della Commissione Cultura del
Consiglio Regionale, sono previsti la tutela dei contesti archeologici ove vengano
rinvenuti reperti della Grande Guerra (art. 2) e l’emanazione di linee guida per il
corretto recupero dei resti dei Caduti (art. 9). Strumenti. Gli strumenti attraverso
cui il PAGG intende conseguire i propri obiettivi sono: • ricognizioni sul territorio
Lombardia di un’unità operativa per il recupero di resti umani relativi alla Grande
tale scopo verrà attivato un centro di coordinamento presso una struttura pubblica
collaborazione a terzi, è già stato avviato nell’ambito delle attività della Società
Storica per la Guerra Bianca e ha dato vita alle seguenti iniziative: • Nel settembre
Material Culture: the Great War 1914 – 2004”. Al convegno sono state presentate
due relazioni da Marco Balbi (L’archeologia della Grande Guerra sui ghiacciai) e
Italo Hellmann (La Trench Art). Gli atti del convegno sono in corso di
pubblicazione. • Nel giugno 2006 la SSGB – PAGG è stata fra gli enti promotori
studiosi di tutta Europa: la SSGB ha contribuito con due relazioni di Marco Balbi
(L’archeologia dei nonni: problemi etici e potenzialità scientifiche dello scavo dei
resti umani di combattenti della Prima guerra mondiale e Nuovi territori per
pietra. Lapidi, iscrizioni e graffiti del Primo conflitto mondiale dal Cauriol a Cima
epigrafiche della Grande Guerra nel territorio del Parco di Paneveggio. • Estate
2007: riallestimento della mostra “La guerra nella pietra. Lapidi, iscrizioni e
graffiti del Primo conflitto mondiale dal Cauriol a Cima Bocche” presso la Casa
tutela”, presentata da Marco Balbi. • 2-3 luglio 2008: la SSGB – PAGG, con il
cui, per la prima volta, è stato affrontato il problema del restauro dei manufatti e
rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni che operano sul territorio. Per la
Guerra. Gli atti del convegno saranno stampati sulla rivista Archeologia della
pubblicazione del primo numero della rivista Archeologia della Grande Guerra. •
23-24 ottobre 2008. Nell’ambito del convegno “La Grande Guerra. Il fronte alpino,
Guerra”. • 2010: pubblicazione del secondo numero della rivista Archeologia della
Grande Guerra. Al fine di portare presso le più importanti istituzioni preposte alla
Guerra, la Società Storica per la Guerra Bianca è inoltre rappresentata nel Comitato
Tecnico-scientifico per l’attuazione della legge 78/2001 del Ministero per i Beni e
Società Storica per la Guerra Bianca: via Guido Rossa, 7/3 20090 Buccinasco
Quaderni della Società Storica per la Guerra Bianca L'elenco completo delle
SLOVENIA
una pietra miliare gli atti del convegno internazionale svoltosi nel Centro di
mondiale presente nel territorio sloveno, affermando che la maggior parte dei fatti
che riguardano questo patrimonio non ha molto in comune con l’archeologia nel
vero senso del termine. In ogni caso, ieri come oggi, non voglio usare le virgolette
nel titolo, perché sono convinto che le userà il lettore stesso trovando il termine
«archeologia».
Guerra del fronte isontino sul territorio italiano fu diversa da quella che ebbe sul
situazione era uguale sia nel territorio sloveno che in quello italiano. La gente
locale usava i resti e gli attrezzi come materiale edile e come materia prima da
movimento partigiano.
A Caporetto la commemorazione ufficiale del fronte isontino raggiunse il
culmine alla vigilia della Seconda guerra mondiale con la costruzione sul Gradič
dell’ossario dei Caduti inaugurato nel settembre 1938 da Benito Mussolini dove
furono tumulati i resti mortali di 7014 combattenti italiani, noti ed ignoti, caduti
precipitò al suo livello piú basso, perché nella Jugoslavia di allora fu del tutto
rimosso sia nell’opinione pubblica sia nella classe politica il ricordo di questo
capitolo della storia. In Slovenia non esiste una strada intitolata con un nome che
Caporetto, costituito nel 1990, fu una delle prime rondini che annunciò il risveglio
dell’interesse: infatti dopo tre anni di attività raggiunse la cifra record di 86.000
non diceva niente alla gran parte degli Sloveni, poi improvvisamente il termine –
negli anni Novanta, tratta il patrimonio della Prima guerra mondiale esattamente
sottoterra oppure in acqua sono proprietà dello stato. Chi li trova è tenuto a
istituzionale.
norma è valida per le zone archeologiche già prima definite e tutelate. Occore il
permesso del ministro per le ricerche archeologiche, gli scavi e l’uso del metal-
pure i divieti e i limiti imposti al proprietario del terreno e ad altri per quanto
terreno incolto. I primi attori della trasformazione non sono più i contadini, bensí i
costruttori delle vie di comunicazione, gli operai del bulldozer, i gestori delle piste
sciistiche coloro che commerciano con i reperti delle trincee. Non si vede né
abusivi. In passato è accaduto che sia stata acquistata una trincea italiana e
paletta da trasporto. La località era la linea d’armata che corre sulla cresta di
a valle, ai muri di sostegno sopra una vecchia strada austriaca ai piedi del Matajur.
Non esiste discriminazione e ne è vittima la proprietà pubblica indipendentemente
C’è da dire, comunque, che nel 2008 la legge sulla tutela del patrimonio
norme molto più precise e restrittive nella funzione della protezione del
patrimonio. Le ultime disposizioni sono del 2014 e definiscono le ricerche nei siti
archeologici e l’uso delle tecnologie (ad es. metal detectors). La vita però, come
abbiamo già detto, ha il suo corso e, attualmente, le forze di polizia (deputate dalla
Un’ombra che non offusca le tante luci: il patrimonio della Prima guerra
mondiale viene sempre più apprezzato grazie al ruolo svolto dal museo di
Caporetto e dalla Fondazione ‘Le vie della pace nell’Alto Isonzo’ che hanno
tentato negli anni scorsi di richiamare l’attenzione sulle conseguenze di questi fatti
particolari, anche se, trattandosi di enti privi di capacità giuridica, non hanno
potuto fare altro che denunciare i fatti a mezzo stampa e presso gli organi
competenti.
tetto comune» le iniziative locali per costituire nell’Alto Isonzo musei all’aperto, e,
culturale. La Fondazione partì dalla convinzione che poteva avere un esito positivo
soprattutto tra gli abitanti di queste zone, i quali sempre di più si rendono conto che
che non le pietre che essi asportano dalle trincee per lastricare il proprio cortile.
Tale linea di condotta rende possibile catalogare certi territori come aree di attività
Ma non è finita qui. Passo dopo passo, anno dopo anno, la Fondazione è
ora sono a tutti gli effetti vie di pace che uniscono territori, persone, patrimoni
ambizioso obiettivo: sono in corso le procedure per iscrivere il ‘Sentiero della pace
dalle Alpi all’Adriatico’ nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO al fine
3) Legislazione
La prima regolamentazione risale al 1922 con l’istituzione dei così detti “monti
sacri alla Patria“; nello specifico, l’operazione di tutela si concretizzò con il RDL
Sabotino e San Michele venivano quindi così considerati come “alcune fra le zone
più cospicue per fasti di gloria del teatro di guerra”. Con la stessa normativa se ne
giocoforza per le Regioni del nord-est di emanare una propria specifica normativa
per consentire la tutela e la salvaguardia del materiale bellico. Nei primi anni 2000,
infine, si giunse alla quasi comparazione del materiale della Grande Guerra a
materiale archeologico.
soldati caduti nel corso della Grande Guerra, turismo discreto e rispettoso della
sacralità dei luoghi: un progetto che prestissimo prenderà corpo. In estate saranno
Tutte queste iniziative sono state presentate nel corso di una conferenza
due incontri sull’archeologia della Grande Guerra sul monte Pasubio, sui
zona bella dal punto di vista della natura e interessante per il materiale storico.
Oltre alla sistemazione della strada delle 52 gallerie, il progetto prevede anche
per la documentazione”.
dell’ecomuseo, grazie alla legge 78 del 2001 denominata “Tutela del patrimonio
storico della Prima Guerra Mondiale”, si sta intervenedo nel recupero e nella
soprattutto nella zona del Pasubio, del Novegno e del Priaforà con riferimento alle
polveriera di forte Rivon, di forte Maso e di forte Enna che verranno inseriti nei