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Giuseppe, Rettore della Basilica di S. Antonino e committente dei
lavori che si stavano effettuando nella piazza, cfr. infra).
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l'esercizio del cd. potere sindacale di ordinanza contingibile ed
urgente, finalizzato a prevenire ed eliminare una situazione di grave
pericolo che minacciava l'incolumità dei cittadini.
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Fiorentino Rosario, Vicesindaco del Comune di Sorrento, ha dichiarato
di avere notato, il giorno prima della tragedia, alcuni bambini che
uscivano dalla scuola di S. Maria delle Grazie e attraversavano la
piazza S. Antonino, mentre la gru era in azione con il braccio in
estensione e gli operai posizionati nel cestello.
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Né può tacersi la circostanza che gli uffici comunali, ed anche
l'ufficio del Sindaco, sono ubicati proprio nella piazza S. Antonino,
luogo ove operava la gru, nonché la circostanza ulteriore che il
Sindaco, per lo svolgimento del suo incarico, si recasse assiduamente
presso la sede comunale (cfr. sul punto, depos. teste Zambrano).
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A nulla pertanto rileva la circostanza - dedotta dalla difesa
all'esito della deposizione della teste Russo Ida, dipendente del
Comune di Sorrento preposta all'ufficio Giunta e sito Internet,
relativa alla mancanza di segnalazioni, sul sito internet ufficiale
del Comune di Sorrento, in relazione alle modalità di svolgimento dei
lavori.
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− l 'art. 110 RD 635/40 impone un obbligo di licenza per la costruzione
di impianti provvisori elettrici per straordinarie illuminazioni
pubbliche, in occasione di festività civili o religiose o in
qualsiasi altra contingenza. La competenza esclusiva al rilascio
della licenza spetta ai Commissariati di Polizia e, solo ove essi
non siano stati istituiti su determinate zone del territorio, ai
Sindaci dei Comuni (a Sorrento, come noto, esiste un Commissariato
di P.S.);
− difetta altresì il presupposto della sussistenza di un concreto
stato di pericolo non altrimenti superabile con gli ordinari mezzi
di tutela previsti dall'ordinamento (non era cioè derivare
prevedibile che dall’uso del cestello elevatore potesse derivare
l’evento letale);
− difetta il requisito della straordinaria emergenza o stato di
necessità, presupposto per l 'adozione delle ordinanze contingibili
ed urgenti (si trattava di un impianto di luminarie per una periodica
festa religiosa, e dunque di normale attività tecnica sottoposta a
licenza di P.S.);
− esclusa la configurabilità dei presupposti per l'esercizio del
Potere sindacale, nessuna censura può essere sollevata nei confronti
del Sindaco neanche quale capo della Amministrazione Locale. Il
Sindaco invero svolge funzioni di indirizzo politico -
amministrativo dell'ente, mentre le funzioni di gestione sono
riservate alla esclusiva competenza dei dirigenti. Tra i compiti dei
dirigenti, l'art. 107 D.Lva 267/00 individua specificamente il
rilascio di provvedimenti di autorizzazione, concessione o analoghi,
il cui rilascio presupponga accertamenti e valutazioni anche di
natura discrezionale. Lo Statuto del Comune di Sorrento, prodotto
dalla difesa, demanda ai Dirigenti l’autonoma responsabilità della
gestione amministrativa.
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Va a tal proposito chiarito che non può comunque trovare seguito la
richiesta della difesa dell’imputato Fiorentino di trasmissione degli
atti al P.M. sede, per le determinazioni di competenza, in merito alla
responsabilità dei Dirigenti del Commissariato di P.S. di Sorrento per
il tragico evento verificatosi.
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nell'ottica della difesa, deve essere chiamata a rispondere l'Autorità
di P.S., che, sembrerebbe leggersi in tale impostazione, viene meno
dunque non già allo specifico dovere di vigilanza e verifica previsto
dall'art. 110 Reg. Es. T.U.L.P.S., ma al generico dovere di vigilanza
e, ancor prima, prevenzione dei comportamenti illeciti dei privati,
rientrante nei suoi compiti istituzionali. Insomma, alla P.S. si
contesta in sostanza che si sia disinteressata di compiere le opportune
verifiche preventive in mento alla regolarità dei lavori in itinere
aventi ad oggetto l'installazione delle luminarie.
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Sulla base delle argomentazioni sopra svolte va pertanto affermata la
responsabilità penale dell'imputato Fiorentino Marco, a titolo di
colpa specifica come sopra delineata, per decesso di Fattorusso Claudia
e Reale Teresa, e per le gravi lesioni riportate da Gargiuío Massimo,
con l'aggravante di cui all'art. 61 nr 9 c.p„ tenuto conto della carica
di Sindaco che imputato Fiorentino Marco rivestiva all'epoca dei fatti,
e della stretta connessione tra la violazione dei doveri ed il tragico
evento.
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fronteggiare il quale era indispensabile l'adozione di ordinanze
contingibili e urgenti, che tuttavia non vennero emesse.
LA SENTENZA DI APPELLO
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cittadini del predetto Comune descritto al capo A), atto da adottare
senza ritardo per ragioni di sicurezza pubblica.
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Sulla base delle predette emergenze processuali appare in piena
evidenza ed in modo del tutto incontrovertibile quella "situazione di
effettivo e concreto pericolo", accertata anche dai normali passanti
nonché utenti della strada che pur in assenza della benché minima
competenza tecnica hanno deposto proprio in tal senso.
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dell'incidente, il Sindaco nella medesima Piazza intento a parlare con
uno dei fratelli Donnarumnna.
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Posta in essere questa funzionale premessa e passando nello specifico
ai motivi di doglianza prospettati dalla difesa dell'imputato
FIORENTINO Marco, quest'ultima insiste sulla differente situazione
(che varrebbe ad escludere quella situazione opposta foriera di un
obbligo giuridico consistente nell'adozione delle ordinanze di
necessità) dell'autorizzazione delle luminarie che comporta il
rilascio di una licenza di P.S. non dettata da alcuna straordinaria
necessità ma solo da una situazione ricorrente - festa patronale - ,
prevista nell'art. 110 T.U.P.S. da regolare apprezzando la capacità
tecnica dell'impresa richiedente la licenza; da ciò deriverebbe -
sempre secondo l'assunto difensivo – una preclusione di
intercambiabilità della potestà del sindaco e dell'autorità di p.s.
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L'acclamata competenza della P.S. in ordine al rilascio di una licenza
per le attività di installazioni di luminarie, per quanto possa far
luce su una situazione di abusivismo della società Donnarumma che
operava in assenza di tale licenza, non vale ad escludere sicuramente
la responsabilità colposa del Sindaco che in presenza di una situazione
di emergenza e pericolo per l'incolumità pubblica, di cui lo stesso
era a conoscenza, non ha agito nell'ambito dei suoi poteri
amministrativi ordinari o straordinari, come rinvenibile per l'appunto
nell'adozione delle ordinanze contingibill ed urgenti.
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rimedi ordinari offerti dall'ordinamento» (Consiglio di Stato, 25
aprile 2004, n.2144).
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come modificato a seguito del D.L. 23 maggio 2008, n.92, convertito
con modificazioni nella L.24 luglio 2008, n.125 e della Sent. Corte
Cost. 7 aprile 2011, n.115).
Alla luce delle argomentazioni riferite, non può di certo venir meno
la responsabilità dell'imputato FIORENTINO Marco, sindaco del Comune
di Sorrento all'epoca dell'accadimento dei fatti, in quanto questi
rivestiva quella posizione di garanzia che preclude in toto la
possibilità di far venire meno quel nesso di casualità disciplinato
dall'art. 40 c.p, 2° comma - di straordinaria importanza sul piano
delle responsabilità - laddove viene previsto che «non impedire un
evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a
cagionarlo>>.
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confermato da questa Corte, in conformità alla piú recente
giurisprudenza di legittimità (Cass. 15.05.2009 n. 20515).
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relazione al delitto doloso di cui all'art. 328 c.p. - tenuto conto
che per reati colposi ai capi A) e B) della rubrica il giudice di primo
grado ha ritenuto che integrano l'ipotesi del concorso formale di reati
unificati ai fini della pena di cui all'art. 589 comma III c.p.
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contestati ai capi A) B) e C) dell'imputazione, in quanto posti in
essere in esecuzione del medesimo disegno criminoso ai sensi dell'art.
81 c.p.v. c.p., la pena deve essere ridetermina nei confronti
dell'imputato FIORENTINO Marco in anni 2 di reclusione (pena cosi
determinata: pena base per il reati più grave di cui al capo A)
dell'imputazione anni 1 e mesi 2 di reclusione aumentata ex art. 589
terzo comma c.p. ad anni 1 mesi 8 di reclusione, aumentata ex art. 81
cpv C.P. per il fatto di cui al capo C) nella misura sopra indicata).
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occasione dei quali non potette non rendersi conto delle modalità
esecutive dei lavori per le luminarie.
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(allertamento delle Forze dell'ordine, dei Vigili del Fuoco o della
stessa Polizia municipale che da lui dipende, imposizione alla ditta
Donnarumma delle opportune e palesemente omesse cautele) idoneo a
prevenire il pericolo per la pubblica incolumità e gl'infortuni sul
lavoro, con adozione di ogni mezzo appropriato (almeno transennando la
zona ed impedendo il traffico pedonale e veicolare in prossimità ed,
ancor più, nello spazio sottostante la piattaforma mobile).
LA SENTENZA CIVILE
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disciplinate dalla legge, tuttavia, da anni, in ragione della mancanza
di una norma di chiusura nel senso dell'indicazione del numerus clausus
delle prove, ed altresì in ragione dell'affermazione del diritto alla
prova e del correlativo principio del libero convincimento del giudice,
la consolidata ed unanime giurisprudenza di legittimità esclude che
l'elencazione delle prove nel processo civile sia tassativa e ritiene
quindi ammissibili le prove atipiche (tra le tante Cass. n. 5965/2004,
Cass. n. 4666/2003, Cass. n. 1954/2003, Cass. n. 12763/2000, Cass. n.
1223/1990), alle quali riconosce un'efficacia probatoria di
presunzioni semplici ex art. 2729 c.c. od argomenti di prova (cfr.
Cass. n. 18131/2004, Cass. n. 12763/2000, Cass. n. 8/2000, Cass. n.
4821/1999).
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installata una piattaforma aerea Eagle 3536, prodotta dalla società
Oil&Steel s.p.a. ed acquistata di seconda mano cinque anni prima; la
società utilizzava, oltre al “ragno”, il mezzo meccanico suddetto
posizionando l’autocarro al margine della carreggiata e, senza
recintare o transennare l’area, apriva il braccio della piattaforma
aerea che consentiva al cestello di raggiungere la facciata della
chiesa, disegnando una campata, sotto la quale transitavano veicoli e
pedoni; nonostante lo sconcerto della cittadinanza, i lavori di
installazione delle luminarie proseguivano senza che venisse preposta
nessuna misura per deviare il traffico pedonale e veicolare; il 1
maggio 2007 il braccio della gru mentre era allungato a campata in
direzione della facciata della chiesa di Sant’Antonino cedeva ed il
cestello precipitava nel vuoto, cadendo sulla testa di Fattorusso
Claudia e Reale Teresa, che camminavano in prossimità della chiesa,
determinandone la morte.
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Il Ministero dell’Interno, dopo aver evidenziato l’autonomia della
valutazione del giudice in tale sede rispetto a quella contenuta nella
sentenza penale non essendosi gli odierni attori costituiti parte
civile nel processo penale nei confronti di esso Ministero (oltre che
nei confronti della Città di Sorrento), da un lato ha contestato la
sussistenza della responsabilità del Sindaco fondata sul presupposto
che avrebbe omesso di esercitare le attribuzioni riconosciutegli dalla
legge nelle funzioni di competenza statale (art. 54 TUEL) e dall’altro
ha escluso che dalla responsabilità del Sindaco agente in qualità di
agente di Ufficiale di Governo deriverebbe la legittimazione passiva
del Ministero dell’Interno.
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ravvisato che nella fattispecie in esame sussistessero i presupposti
per l’emissione delle ordinanze contingibili ed urgenti.
Invero, pur
condividendo le considerazioni in esse contenute e confermate nella
sentenza della Suprema Corte n. 46400/2015 secondo cui le situazioni
di estrema gravità cui le ordinanze di cui all’art. 54 TUEL possono
dipendere da “fattori più disparati, i quali però non possono
ricondursi solo a fenomeni di dimensioni bibliche (quali terremoti,
frane, valanghe, inondazioni, etc), bensì anche ad eventi più modesti,
ma comunque idonei a porre in pericolo l’incolumità di un numero
indeterminato di persone”, tuttavia è altresì necessario che detto
pericolo non sia altrimenti fronteggiabile con i mezzi ordinari
apprestati dall’ordinamento.
Orbene, nel caso in esame ritiene il tribunale che nel caso in esame
il requisito della residualità mancasse, come del resto appare emergere
dalla sentenza della Cassazione n. 46400/2015 in cui, a pag. 13, si
legge: “(...) è innegabile che il Sindaco...dovesse comunque attivarsi,
quale massimo rappresentante dell’Ente Comunale e della collettività
cittadina, non solo e non necessariamente con l’adozione di
un’ordinanza ad hoc bensì con qualsiasi altro atto amministrativo o
comportamentale (allertamento delle Forze dell’ordine, dei Vigili del
Fuoco o della polizia municipale che da lui dipende, imposizione alla
Ditta Donnarumma delle opportune e palesemente omesse cautele) idoneo
a prevenire il pericolo per la pubblica incolumità e gli infortuni sul
lavoro, con adozione di ogni mezzo appropriato (almeno transennando la
zona ed impedendo il traffico pedonale e veicolare in prossimità ed,
ancor più, nello spazio sottostante la piattaforma mobile)”.
Orbene, è proprio la circostanza rilevata dalla Suprema Corte della
non necessità dell’ordinanza contingibile ed urgente, essendo
l’esistente situazione di pericolo fronteggiabile dall'amministrazione
comunale con gli ordinari mezzi, che esclude, secondo questo
giudicante, la sussistenza di uno dei presupposti per l’adozione
dell’ordinanza ex art. 54 TUEL.
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Pertanto, passando ad esaminare la sussistenza del nesso eziologico
tra la condotta censurata e l’evento dannoso del caso concreto, si
condivide la motivazione della sentenza penale nel ritenere che la
mancata attivazione del sindaco, che era perfettamente a conoscenza
della predetta situazione di pericolo, è stata concausa del tragico
evento.
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