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REPUBBLICA
Le conquiste fatte da Atene portarono ad un benessere maggiore per l’intera comunità dal punto
di vista economico.
Ma allo stesso tempo si crearono delle diseguaglianze tra i cittadini ateniesi e i cittadini delle
colonie, delle terre conquistate.
TRUCIRIDE parte da un’analisi della situazione storica in cui egli visse, ovvero quella che
rappresentava una democrazia ateniese che aveva determinate caratteristiche: all’interno della
polis ci doveva essere un governo dei migliori che avrebbe potuto portare una situazione di pace
e una democrazia che aveva creato all’interno di sé una cittadinanza omogenea che evitava
conflitti interni.
Le guerre, secondo Truciride evidenziavano la natura intrinseca dell’uomo (=natura necessaria che
è qualcosa di immutabile, che può essere frenata all’interno della polis da un regime di governo,
ma nel momento in cui quest’ultimo comincia a cedere e la guerra verso l’esterno ha fatto sì che
la relazione politica tra cittadini all’interno della città cominciasse a venir meno, questa natura
intrinseca dell’uomo appare in maniera prepotente——>viene ad evidenziare come l’uomo in sé
cerchi il dominio per se stesso, ma anche a discapito degli altri attraverso la forza).
L’incrinatura all’interno della democrazia ateniese viene ad essere denunciata come una città non
sana e malata che deve essere guarita dalla malattia che si è il risultato della scelta politica
imperialistica.
Truciride: delinea le caratteristiche del demos ateniese, ovvero sia l’"avere di più”——>ripresa da
Pseudo Senofonte.
La natura umana è portata a prendersi determinati privilegi e violando i diritti degli altri.
La natura umana brama di onori che lo portino ad un'acquisizione individuale e non collettiva e in
questo modo si evidenzia un conflitto e i vari poteri che emergono da parte degli individui.
Truciride dà una descrizione dei fatti così come si sono realizzati, al contrario di Platone,che oltre
a delineare la malattia della democrazia ateniese, cerca anche di trovare una terapia per salvare la
città dal cattivo governo.
Secondo Platone la malattia di Atene viene identificata attraverso un’illusione dei cittadini di
vivere in una città coesa.
Oltre a questa suddivisione, lui dice che si trovano all’interno della democrazia una pluralità di
stati che fanno capo ad ogni singolo soggetto del demos, il quale ha la caratteristica di volere di
più e di conseguenza di conquistare l’oggetto dei suoi desideri indipendentemente dagli altri——
>conflittualità all’interno della società ateniese.
Il secondo elemento è dato dalla natura dell’essere umano che Platone dice insito nell’anima-
l’atenise di quel periodo risulta essere dominato da un IO che si lega soltanto ad un elemento
irrazionale, votato solo al soddisfacimento delle sue passioni e dei suoi desideri.
Questa caratterizzazione dell’IO irrazionale, porta ogni soggetto del demos ad essere ambizioso,
a voler conquistare onori e di conseguenza ad autoaffermarsi contro gli altri, non per o insieme
agli altri.
La democrazia ateniese viene ad affermarsi come mal governo, associato ad una pessima
legislazione, non idonea alla città.
Questo per Platone ha comportato al sorgere all’interno della democrazia una sorta di leadership,
identificata con il termine demagogia——>sembra a sconfessare la democrazia come governo del
popolo e pertanto questa leadership s’identifica o come una persona,o in una frazione di un
gruppo elitario che viene posto al governo e quindi del demos.
E ciò sta a dimostrare come il demos risulti essere ignorante ed è una caratteristica specifica del
demos di tutti gli autori.
“Il pasticcere”: cerca con le sue torte di far sì che i desideri del demos siano soddisfatti-
persuadere con la torta (desiderio).
Il demos viene quindi paragonato a dei bambini che si fanno abbindolare facilmente attraverso un
dolcetto.
Quindi la democrazia ha questa sorta di malattia perché anche il gruppo dirigente non ha una
finalità al bene comune all’interno della polis, ma cerca di mantenere il potere che gli è stato dato
attraverso la strumentalizzazione del popolo che ha queste caratteristiche.
Chi detiene il potere come autorità,gli risulta essere asservito dalla sua brama di poteri e dagli
interessi per il mantenimento del potere stesso ed usa qualsiasi mezzo per raggiungerlo.
Questa malattia della polis ateniese può essere curata secondo Platone,
con la trasformazione della natura umana: non è proprio una trasformazione, bensì è possibile
rieducare l’anima e la natura umana e far sì che essa evidenzi le sue caratteristiche specifiche.
Per Platone la natura dell’anima è tripartitica e di conseguenza attraverso il prevalere di una delle
caratteristiche dell’anima umana ognuno risulta essere regolato da queste inclinazioni.
Per Platone è necessaria un’educazione da parte di tutti i cittadini di Atene in modo tale che
emerga la loro caratteristica specifica in modo tale da creare una città sana.
Non si riesce a capire se i cittadini diventano giusti seguendo la loro natura e quindi creano una
città giusta, oppure se la città giusta riesce a creare attraverso l’educazione,un cittadino giusto.
Dalla settima lettera di Platone, egli denuncia la disorganicità del caos della democrazia e la
necessità che i filosofi (visto che sono capaci di comprendere il bene) siano in grado di rimettere
in ordine la città e di conseguenza di renderla sana——>sennò la città resterà sempre malata.
La Kallipolis risulta essere una città sana, giusta in cui si realizza il bene comune che soltanto il
filosofo può comprendere ed in questo modo la città sarà felice: tutti riescono a realizzare dal
punto di vista privato e individuale sé stessi, anche all’interno della dimensione pubblica.
Questa città dev’essere fondata e bisogna utilizzare determinate azioni, ovvero sia fare una sorta
di “purga terapeutica” e di conseguenza esiliare i cittadini non sono ben voluti nella rifondazione
della città, allontanare una parte di cittadini in campagna e mandare gli stranieri in altri territori.
Questa Kallipolis, se potrà mai realizzarsi, denota come tutte le forme di governo che risultano
essere essere presenti nella realtà storiche di Platone risultano essere delle città ingiuste e
imperfette.
Platone all’interno dell’ottavo libro della Repubblica analizza questo processo di degenerazione
della polis partendo dalla polis ideale da lui realizzata che risulta essere una polis monarchica.
Questa degenerazione riprende anche da una visione cosmica di Platone, perché egli evidenzia
come anche l’età della terra ha subito delle variazioni.
Ora ci troviamo nella realtà di Zeus (=mondo legato alla terra) e la sua stessa Kallipolis
rientrerebbe in una dimensione che si trova tra quella divina e quella terrena——>la Kallipolis
verrebbe a rappresentare una città cosmica richiamante una dimensione divina ma legata alla
dimensione terrena.
Nell’ottavo libro, per cercare di capire come mai esisteva questa degenerazione della città ideale,
Platone, attraverso il dialogo richiama le muse.
Esse spiegano il motivo di decadimento della città perfetta e spiegano il motivo primo per cui il
decadimento inizia.
E questa causa è legata ad un errore di ragionamento che i filosofi hanno fatto nell’attribuire i
giovani e le giovani ad una determinata classe sociale.
Inoltre hanno sintetizzato l’elemento bronzo con l’elemento argento, l’elemento di ferro con
l’elemento d’oro.
I giovani vengono educati male——>è come se risultassero dei custodi de-potenziati, non in
grado di svolgere la loro funzione specifica all’interno della polis.
La causa della trasformazione della città perfetta risulta essere una causa di tipo biologico.
Questo decadimento non è un processo storico, anche se le forme attraverso cui si manifesta
risultano essere presenti nel processo storico di Atene e nelle leggi——>per P. è un processo
logico a cui non si può impedire il manifestarsi, proprio perché legato ad una ciclicità della vita.
1.struttura interna;
Questo passaggio avviene dal fatto che, certi cittadini, per soddisfare la loro bramosia di
ricchezza, si sono appropriati non solo di beni materiali, ma anche di affetti——>privatizzazione di
beni e affetti-la conquista è stata solo a vantaggio di un singolo soggetto e ha portato ad un
arricchimento del cittadino stesso.
Questo ha comportato a realizzare all’interno di questo tipo di città non un principio di giustizia,
ma il governo della città si basa sull’onore e sull’ambizione.
Essi si fanno sopraffare dalla cupidigia, a dall’avere di più (anche a livello di onore).
Appropriandosi di beni, affetti ed onori, questo gruppo timocratico diventa il signore della città,
che può essere sintetizzato in una sorta di gruppo di aristocrazia militare.
Questo gruppo aristocratico militare è in grado di mantenere con le sue ricchezze quello che la
città timocratica potrebbe intraprendere.
C’è una parte irascibile dell’anima e una parte irrazionale dell’uomo che implica una sorta di
durezza e fierezza per l’essere umano timocroatico.
Per Platone questa è una città instabile e disordinata perché le ambizioni dell’uomo timocratico
possono essere sempre più “pericolose” e cercheranno sempre una loro soddisfazione.
Egli inserisce l’analogia tra chi detiene il potere con chi governa una nave.
Il comandante dev’essere una persona capace sia a livello di tecnica navale, sia a livello di altre
tecniche per far sì che il viaggio sia il migliore dei viaggi possibili (=raggiungere il fine comune
della città).
L’accumulo della ricchezza determina una situazione di privazione da parte di altri cittadini.
Per proteggere i loro privilegi, gli oligarchi hanno stabilito una norma che determina il censo per
poter partecipare alla vita politica e per poter essere eletto nelle cariche pubbliche.
Succede una rivolta che comporterà un cambiamento di regime all’interno della polis e ad un
ulteriore forma di stato in questo processo di degenerazione nella città liberale previsto da
Platone.
All’interno del regime oligarchico Platone distingue quello che è un regime economico e quello
che è un regime oligarchico (=colui che ha una bramosia di ricchezza e accumulo di beni, che lo
porta ad una condizione di avarizia e nell’essere incapace di godere dei benefici che ha).
La lotta fra ricchi e poveri all’interno dell’oligarchia porta ad una nuova forma di governo.
La nascita della democrazia risulta essere una genesi di tipo economico (=con la mancanza dei
ricchi, la democrazia si affiderà ai poveri) e di tipo morale (=il povero vede il ricco per come ha
reso così com’è il povero).
Questa trasformazione secondo Platone porta il governo verso un regime democratico, del
popolo, che si basa sul principio di uguaglianza e sul principio di libertà.
Da un punto di vista economico esiste una differenza tra chi ha di più e chi vuole possedere di più
——>per questo motivo sembra non sia possibili realizzarsi la democrazia.
Dal punto di vista della libertà, per Platone risulta essere tutto ciò che è permesso; questo
comporta la possibilità che ognuno faccia il proprio ruolo.
Questo crea una situazione in cui la città non risulta essere coesa, né che si obbedisca ad una
legge emanata dai governanti della città.
In questa città regna il disordine, c’è un mancanza di disciplina,si creano situazioni di instabilità e
sottolinea l’incompetenza.
Platone viene a sostenere che ogni cittadino può identificarsi in un certo tipo di stato.
C’è una sorta di disinteresse per il vivere insieme: è come se il demos fosse composto da più
individui che diventano stati a sé stessi che vogliono finalizzare la politica statale al loro interesse
personale e quindi si perde di vista l’obbligo politico, il bene comune.
Per Platone il governo del popolo viene ad essere identificato come una sorta di libertà di parlare
a suo piacimento e pretendere che le proprie opinioni siano seguite dal governo.
Questo tipo di governo risulta essere un governo arlecchinesco, lui parla di un “mantello di mille
colori”——>desideri di soddisfacimento di ognuno.
Si tende a disperdere energie nei confronti del soddisfacimento del superfluo——>non è utile alla
sfera pubblica.
La descrizione dell’uomo democratico è molto precisa: legata alla concezione di fare tutto quello
che vuole nel momento in cui vuole senza rispettare la dimensione pubblica, né la dimensione
privata.
Ma ha anche la capacità di essere volubile, ovvero di cambiare facilmente idea e cadere anche in
contraddizioni.
Platone identifica l’uomo democratico con una sorta di oligarca decaduto,che ha possedimenti e
ricchezze, ma che non è capace di mantenere la sua posizione, nemmeno dal punto di vista
educativo.
Viene a definirlo come un “fuco”(=strumentale alla vita dell’alveare e gira tutto intorno alla regina).
Sia l’uomo che la polis risultano essere deboli ed instabili e maggiormente ingiusti—>questa città
non possiamo identificarla come città giusta.
All’interno della democrazia s’inseriscono delle lotte dal momento che l’uomo democratico
intende nuocere ai ricchi e che minano il suo potere all’interno della città.
Il demos, per avere una garanzia di sopravvivenza si affida ad una persona sola, che ne diventa il
capo e che però assume la fisionomia di un uomo lupo (=il popolo ha dato il potere di governo-
processo di degenerazione della polis).
Platone rifiuta il principio di uguaglianza perché contraddice la natura umana che definisce tutti
uguali.
Questa sorta di anarchia viene ulteriormente creata dal concetto di libertà-ognuno deve
soddisfare ogni necessità e piacere.
Questo quindi porta ad un rifiuto dell’ordine politico e dal punto di vista pubblico e dalla
dissolutezza all’interno della vita privata.
Ulteriore critica che Platone fa alla democrazia è che nel momento in cui il popolo assolve
all’obbligo politico,questo viene a realizzarsi attraverso il sorteggio.
L’ultima forma di governo e degenerata, creata dal disordine della democrazia risulta essere la
tirannia.
Questo tiranno diventa all’interno del regime democratico una sorta di "leader sanguinario” per
mantenere i privilegi del demos e fare determinate azioni contro i ricchi (punizioni e spargimento di
sangue). Inoltre il tiranno risulta essere avido del suo potere e incute terrore nei confronti degli
altri.
Attraverso le sue azioni, comandi egli subordina il demos ai suoi voleri in qualsiasi forma.
Attraverso la forza può intraprendere delle guerre verso l’esterno, costringendo il demos a
parteciparvi.
Questo clima oppressivo lo si evidenzia con la tirannide schiavista del demos e anche da una
sorta di miseria economica, essendo le ricchezze concentrate nella figura del tiranno.
La figura del tiranno vuole soddisfare ogni sua passione ma è incapace di controllare i suoi
desideri.
Platone lo descrive come una "belva feroce" in cui si scatenano gli istinti più blasfemi.
L’anima del tiranno è anche attanagliata dalla paura che gli vengano privati i suoi desideri e cerca
di soddisfare la brama dei suoi desideri.
Platone definisce il tiranno come colui che è circondato dalla figura dell’Eros—>desiderio erotico
di soddisfacimento della volontà di desideri di bisogni senza di cui non può assolutamente vivere.
L’uomo, se nella repubblica di Platone, la città è manifestazione della giustizia, che rende gli
uomini giusti, saggi e felici, nella tirannide si manifesta al contrario—> la tirannide è una polis
ingiusta, infelice e malata.
L’eros del tiranno può essere rieducato e trasformarsi attraverso l'educazione in Eros, ovvero un
amore per la vita politica e per la città/giustizia.
IL POLITICO
Il Politico differisce dalla Repubblica——>non si bada più all’analisi della città perfetta.
Platone analizza la figura del politico partendo dal punto di vista sostantivo del termine: il politico
è colui che ha la competenza e la capacità di gestire la cosa pubblica.
Questo significa che il politico possiede in sé una tecnica politica per cui è in grado di
amministrare la cosa pubblica e governare i cittadini.
Questa tecnica politica (=scienza regia) fa sì che il politico abbia la possibilità di conoscere il
demos.
Anche qui Platone mantiene la dicotomia tra mondo possibilmente perfetto ed un mondo
concreto/materiale degli uomini.
Anche nel Politico si riferisce all’età di Krono e all’età di Zeus——>la divinità reggeva il mondo e
di conseguenza le polis risultavano governate in maniera perfetta e poi si arriva all’età in cui sono
gli uomini a governare.
La figura del politico si trova al di là della polis sebbene si realizzi all’interno della polis.
“Scienza regia”= richiamandosi alla figura del Dio onnipotente che reggeva la polis al tempo di
Kronos.
Una tecnica di strumento utile per amministrare e governare la polis sempre con la finalità del
realizzare il bene comune, perché il politico è in grado di comprendere il bene comune.
La funzione del politico viene evidenziata da Platone dal punto di vista metaforico attraverso l’arte
della tessitura—>bisogna essere in grado di utilizzare altre tecniche per fabbricare un abito-saper
unire fili diversi tra di loro.
Il politico deve essere in grado di relazionare la tessitura-di dirigerla, di amministrarla e sono tutte
funzioni legate al potere dello Stato.
Platone pone il politico posto in analogia con il medico: il politico deve aver cura della sua
polis,deve dare sicurezza e saperla curare.
Ma in questo modo cambia perché questo stato ideale risulta essere privo di leggi.
Se da un lato, Platone critica la legge, dall’altro lato,se questo stato liberale deve realizzarsi nella
polis, allora la legge diventa necessaria e idonea per la polis stessa.
Una legge deve essere emanata dal politico, che è in grado si ispirarsi al bene.
Il politico, attraverso la creazione della legge agisce richiamandosi alla sua conoscenza, al bene,
alla sua scienza regia.
La legge diventa surrogato del sapere tecnico e ci si può domandare che tipo di legge viene
analizzato all’interno della polis empirica.
Platone sostiene che il politico agisce come l’allenatore: bisogna dare esercizi tutti uguali.
Queste devono essere osservate dal paziente anche quando il medico non c’è.
Quando egli ritorna e vede che il paziente è guarito può sospendere le sue prescrizioni e
mantenere tutte le altre che risultano essere naturali e dal punto di vista politico, egli può
cambiare le leggi a seconda delle necessità.
Questa forma di legislazione e città politica può essere evidenziata nelle figure storiche della
democrazia e delle oligarchie.
In questi regimi politici, la figura del politico viene ad essere distorta: non è necessario che i
medici siano più capaci ed esperti e di conseguenza di entrare nelle assemblee; tutti possono
entrare nelle assemblee e fare politica e di conseguenza diventare capaci grazie alle prescrizioni
date dalle leggi.
Si fanno delle punizioni nei confronti di chi voglia seguire e studiare medicina o navigazione al di
là di studiare le leggi.
Queste persone vengono ad essere definite come persone corrotte e che corrompono, perché
presuppongono l’esistenza di una scelta (medicina/navigazione) che sia trascendente rispetto a
quelle che sono le norme stabilite dall’assemblea stessa.
Tutti si devono uniformare alle leggi poste all’assemblea che fanno diventare l’individuo esperto.
Per Platone ci sono poche persone all’interno del demos che possono avere caratteristiche
intellettive.
QUINTA LEZIONE
Platone afferma che Atene non è città sana e di conseguenza bisogna trovare dei rimedi per
guarirla.
Evidenzia la caratteristica tipica dell’uomo democratico così come l’aveva evidenziata Truciride
nelle sue storie.
Dal punto di vista teorico vede la democrazia come un processo degenerativo della città ideale
che secondo Platone ha delle tappe——>si passa dalla città perfetta alla timocrazia, da
quest’ultima all’oligarchia e da quest’ultima alla tirannia.
Platone risulta avere una concezione negativa della democrazia, riguardo a questa moltitudine,
proprio perché secondo lui le caratteristiche dell’uomo democratico (ignoranza e l’ingordigia)
porta ad una situazione ordinata e stabile, ma in realtà contiene i germi dell’anarchia.
Regime anarchico: ognuno può fare quello che vuole e questo porta ad una situazione di caos
——>comporta la scelta di un capo che all’interno della democrazia porti stabilità al sistema
democratico, che nella pratica risulta identificarsi nella figura del demagogo e nell’analisi platonica
viene a coincidere nella figura del tiranno.
Educando la sua natura, il tiranno può tendere alla “perfezione” del filosofo.
Platone ha mantenuto un certo legame con un modello perfetto ed ideale (differente rispetto alla
Kallipolis della Repubblica).
Ai tempi di Aristotele era legato alla polis, per cui era un aggettivo, mentre Platone vuole
evidenziare le caratteristiche di questo essere umano.
Il politico è colui che in grado di utilizzare una scienza regia che in questo modo gli dà la funzione
di occuparsi della città.
La figura del politico risulta ambigua: in uno stato “ideale” il politico interpreta attraverso la sua
techne la felicità dei cittadini e lo applica all’interno della comunità politica.
In questa società perfetta è necessario che ci siano le leggi——>il politico è il tramite attraverso
cui l’ordine divino può rispecchiarsi nella società perfetta. La figura ideale (divina), fa da modello
alla ideale società degli uomini.
Questa società ideale è difficilmente rappresentabile in un mondo in cui non ci sono più déi e non
ci sono eroi.
Quindi il politico deve utilizzare uno strumento che gli è utile non per mantenere il suo potere, ma
si serve della legge e di conseguenza Platone ne riabilita la funzione di regolamentazione dei
regimi di una determinata polis, e dei rapporti col popolo proprio perché questa legge risulta
essere comune——>la legge viene ad essere una sorta di “riflesso” del politico perché così può
produrre e rendere sana e giusta la città.
Attraverso la legge, la tecnica politica raggiunge il giusto mezzo tra gli ignoranti e i non ignoranti.
La democrazia come governo dei molti, della moltitudine,risulta essere criticata, dando come
presupposto il fatto che non tutti hanno la tecnica politica e di conseguenza di comprendere il
bene.
Non sempre risulta essere possibile rendere reale una polis che sia strutturata sulla base della
dimensione reale.
Anzi, Platone sostiene che questo modello debba essere preso a imitazione dalle città reali—
>l’imitazione può volgere verso il bene.
Platone sostiene che le costituzioni reali (=imperfette) tendono ad imitare il modello perfetto
cosmico perfetto pur non sapendolo poi rappresentare nella realtà.
L’imitazione è a livello ideale, dove Platone sottolinea la necessità che ogni sistema di polis si
riferisca al modello perfetto e cerchi di realizzarlo.
Bisogna però trovare il modo in cui questo modello possa essere recepito all’interno della società
e in questo modo implicherebbe la partecipazione di colui che ha la tecnica politica per far sì che
le leggi della polis siano il riflesso della verità e l’ordine cosmico——>è difficile.
Platone afferma che per avvicinarsi a questo modello ideale non è necessario che ogni
costituzione modifichi o annulli le proprie norme——>no tabula rasa delle costituzioni già
esistenti.
Le costituzioni esistenti sono necessarie alla singola città perché danno stabilità alla città.
Le leggi devono rimanere tale e quali, anche se possono essere modificate sulla base delle
esigenze dei cittadini posti all’interno della polis.
Queste leggi hanno una funzione molto importante, le quali,oltre a dare stabilità riflettono anche il
valore sociale che è presente all’interno della polis—>le leggi vengono ad identificare il regime
politico della città, anche se restano strumentali al governo e all’amministrazione.
Platone fa una suddivisione delle costituzioni imperfette (=costituzioni reali) sulla base della
conformità o no alla legge che tali regimi prendono in considerazione——>ci sono costituzioni
legali e costituzioni illegali.
Per Platone la democrazia è la peggiore delle costituzioni legali e la migliore per le costituzioni
illegali.
Platone preferisce il governo di una persona sola (monarchico), perché l'uno assomiglierebbe
anche all’interno di un regime materiale colui che si potrebbe avvicinare di più all’immagine del
politico.
Inoltre, avere a capo una persona sola darebbe più stabilità al sistema politico, in quanto l’uno
prende le decisioni.
Perciò queste ultime vengono prese una maniera più veloce e diretta.
L’unicità implica una stabilità ed una chiarezza—>sappiamo esattamente chi e in che momento si
prendono le decisioni.
Secondo Platone mettere in pratica la conoscenza del bene collettivo è necessario che la persona
che sta al potere non sia distratto dalla sua funzione.
Per prendere una decisione non è possibile in maniera diritta e veloce, ma bisogna sentire altri
organi, prendere deliberazioni, ecc.——>in questo modo si può perdere quello che dovrebbe
essere oggetto della decisione, come l’ordine e la fermezza.
Nonostante queste critiche, all’interno del Politico c’è una sorta di rivalutazione della democrazia
con basi legata alla legge e questo perché la democrazia di questo tipo, secondo Platone è in
grado di fare barriera, di limitare l’ingresso dei regimi peggiori all’interno di una città.
La democrazia risulta essere rivalutata, anche se la sua critica valoriale nei confronti della
democrazia rimangono presenti.
Egli prevede all’interno del Politico, una sorta di procedura minima per la realizzazione di questo
sistema di governo.
Queste regole procedurali per accedere al governo è quella che poi verrà essere riprodotta
all’interno della democrazia moderna.
La democrazia risulterà essere caratterizzata dalla separazione dei poteri, l’elezione dei
rappresentanti e non porre al sorteggio (=deleterio).
DIALOGO-LE LEGGI
Platone asserisce che la polis deve essere sottoposta alla legge, quindi vuole una polis legale.
In questo modo emerge la sovranità del nomos che oltre che risultare come direzione della mente
è anche uno strumento dei governanti——>la legge deve essere un qualcosa che emerge dalla
razionalità dell’essere umano e dal suo intelletto.
Il nomos (=la legge) richiama l’intelletto in quanto “nus"——>la legge intesa come ragione/
intelletto è all’interno dell’essere umano (deve seguire i suoi dettami e comportamenti esteriori) e
la legge risulta essere anchelo strumento attraverso cui i governanti regnano e creano l’interesse
comune all’interno della polis stessa.
La legge, oltre di avere il compito di organizzazione politica, realizza uno stato di 2° ordine: non ci
potrà mai essere la realizzazione di uno stato perfetto ed ideale.
Anche perché questo stato è un governo della ragione che viene a richiamare quello che è lo stato
di Solone (=stato che si basa sul censo).
Ci sono 4 classi fondamentali con delle caratteristiche virtuose che devono realizzarsi all’interno
dello stato stesso.
Per capire come questo stato di 2° ordine sia in grado di realizzare e di far coincidere l’uomo
privato con l’uomo pubblico, bisogna cercare di capire il significato antropologico——>non esiste
più la tripartizione nei confronti dell’essere umano.
All’interno delle leggi, Platone utilizza il “mito” e per spiegare la costituzione dell’essere umano
utilizza il “Mito del Burattinaio”——>la divinità ha creato uomini simili alle marionette che
governano Dio tramite dei fili.
L’uomo, da un punto di vista psichico, viene ad essere distinto in due modalità contrapposte:
Platone sostiene che oltre a questi due fili principali, l’uomo possiede anche il ragionamento che
gli fa decidere quello che è preferibile o no in una determinata situazione——>il ragionamento
porta l’essere umano a comportarsi in maniera positiva, oppure in maniera negativa perseguendo
quelli che sono i suoi vizi.
L’uomo può seguire i fili di acciaio/ferro (=legato ai piaceri) o il filo aureo (=legato alla ragione), che
per Platone è un filo sacro ed impalpabile, ma è quello che gli dà un comportamento retto
all’interno della comunità.
Seguire i fili di ferro, o il filo aureo, secondo Platone la divinità infonde la capacità di comprendere
in maniera differenziata il bene all’interno della società (quelli che vanno verso i fili di ferro e quelli
che vanno verso il filo aureo).
Questo filo aureo può essere posto in analogia con la legge—>come il filo aureo porta ad un
comportamento retto, così la legge che è il governo della ragione porta ad un governo retto
all’interno della polis.
Grazie alla ragione, sia gli uomini, che le donne, pur essendo della marionette possono
partecipare alla comprensione del bene.
In questo modo tutti gli esseri umani sembrano essere uguali all’interno della polis
Essi devono cercare di persuadere i giovani a non sentirsi delle marionette nei confronti della
divinità.
La polis, per riuscire di essere governata al miglior modo deve avere determinate caratteristiche:
1.polis agricola: bisogna trovare un luogo distante dal mare, in modo tale che la coesione sia più
proficua.
Per Platone il contatto con il mare porta ad un deterioramento dell’essere umano e della polis.
Inoltre porta disonestà e instabilità nei costumi e la moralità propria degli ateniese (il fatto di
mescolarsi è visto male).
2.vengono limitate le differenze tra ricchi e poveri: si cerca di non dare troppa differenziazione tra
un censo e l’altro, ma si cerca di amalgamare il demos.
3.vengono consentiti i matrimoni all’interno di questo stato legale: se un individuo è celibe deve
pagare un’imposta, quindi i matrimoni vengono proprio richiesti.
Devono essere controllati da un gruppo di sapienti, bisognava mangiare in comune in una stanza
e le unioni venivano stabiliti dai saggi per garantire il miglioramento dell’essere umano.
4.La donna deve fare lo stesso percorso educativo: legata alle scienze, alla lettura, ma anche alla
pratica e quindi legata alla ginnastica.
Le donne, dopo i 40 anni hanno anche la possibilità di accedere alle cariche pubbliche.
Attraverso l’educazione, l’individuo viene ad essere creato come quel buon cittadino che vive
all’interno della comunità, e che è in grado di comprendere le leggi, che automaticamente lo
educano.
Platone si rende conto che chi ha delle funzioni economiche e di conseguenza deve fare
commerci, fare scambi, avere interessi al di là della città è una persona che non può occuparsi
della polis, poiché quest’ultima implica del tempo a disposizione.
La proprietà risulta essere sempre dello stato, quindi non c’è un arricchimento personale.
L’essere cittadino comporta avere delle capacità, quindi la maggioranza non è legata al numero,
ma è legata alla qualità (determinate caratteristiche, meriti ed onori), in modo che la comunità sia
migliore.
Esse si contemperano a vicenda in quanto evitano gli eccessi che potrebbe a situazioni instabili e
disomogenee.
Questo stato legale diventa una sorta di teocrazia e si farebbe all’ordine celeste e dovrebbe
essere rappresentato dal Consiglio notturno, il quale è composto da persone con un’educazione
superiore rispetto ad altre persone.
Questo consiglio ristretto si riunisce tra l’alba e il levar del sole——>momento in cui c’è maggior
lucidità.
Inoltre ha una funzione di controllo nei confronti del bene all’interno della polis.
SESTA LEZIONE
Questa democrazia sembra sparire come forma di governo all’interno degli stati per poi
riemergere nel mondo moderno.
Egli è riuscito a far convergere il concetto di democrazia come regime di tutti con un altro
concetto, ovvero la Repubblica, che viene ad essere identificata come la cosa di tutti.
Due anime:
1.illuminista;
2.romantica, che verrebbe a prefigurare quello che sarà il movimento successivo all’illuminismo.
R. scrisse due dialoghi dove rinviene la sua riflessione: afferma che il progresso ha portato ad una
situazione negativa nei confronti dell’uomo.
Sull’origine della diseguaglianza evidenzia come la natura umana fosse mimetizzata e non emerga
in quanto tale.
Questa natura possiamo rintracciarla in un’immagine che risulta essere rintracciabile in particolare
in un momento attraverso cui gli uomini costruiscono lo stato sociale (=contrattualisti).
Lo stato di natura per R. è un’ipotesi "meta storica”, che ha un valore prescrittivo, il quale è
necessario per la costruzione per lo stato pensato da R.
L’uomo non dipende che non da se stesso e dai bene che può appropriarsi.
La società civile nasce da un atto che l’uomo compie, ovvero sia nel momento in cui fa sorgere la
proprietà privata.
Questo implica ad essere iniquo e attraverso questo contratto inizia anche la morale.
Queste condizioni vengono a rappresentare una società civile in cui si crea una dipendenza uomo
con uomo.
Questo comporta anche un’altra condizione, in cui la società civile comporta essere una
maschera——>la superiorità di apparire sull’essere diventa sostanziale.
A queste due fasi, R. fa seguire una terza fase: “La dimensione del futuro”.
Dal momento che nella 3° fase, R. intende creare un contratto sociale all’interno del quale l’uomo
risulti essere libero come prima, recuperi la natura umana presente all’interno dello stato di natura,
questa condizione può essere vista come una sintesi delle altre due fasi.
Il contratto di R. è composto:
ANTITESI: la società
La costituzione di questo nuovo contratto implica per R. un passaggio obbligato che conduce
l’uomo a recuperare quella che è la sua vera natura e questo può avvenire solo attraverso
l’educazione.
R. attraverso l’educazione vuole denaturare l’uomo per creare il cittadino, l’uomo civile.
1.fatta nei confronti dei bambini: educare l’infanzia e bisogna iniziare ad inserire nell’educazione i
principi di diritto pubblico all’interno delle menti infantili. Questo avviene nella famiglia attraverso
la figura materna——>Valorizzazione del femminile da parte di R.
Secondo R., la donna possiede il pudore, una dimensione alchemica, dove riesce a trasformare la
sfera intima in sentimento.
Subentra la figura del precettore che ha la funzione di educazione del fanciullo alla dimensione
pubblica e di conseguenza alla trasformazione della figura del cittadino.
2.figura del legislatore: non ha funzione legislativa, ma viene richiamato all’interno del contratto
sociale come una figura ex machina per poter risolvere il “non risolvibile”.
Egli risulta essere un tipo carismatico che ha varie funzioni all’interno del contratto sociale, tra cui
quella di educazione dell’individuo, del popolo e della Nazione.
Questo “uomo straordinario”, che non ha nulla in comune con il potere umano deve cercare di
trasformare la costituzione umana per fortificarla.
Deve riuscire a far sì che l’uomo perda la sua struttura fisica e indipendente per recuperare quella
sua costitutiva originaria.
Pertanto la sua funzione educatrice implica una funzione trasformativa dell’essere umano.
Questo deve avere dei risvolti particolari: l’azione del legislatore potrebbe avere una funzione
coercitiva nei confronti dell’individuo.
Il contratto sociale non è un vero e proprio contratto, poiché è atipico (=è un contratto verso tutti).
Viene ad essere identificato attraverso la figura di questi cittadini che alienano tutti i loro diritti per
riprenderli nella costituzione sociale che il contratto sociale crea.
Egli definisce questo contratto come forma di associazione che difende e protegge con tutta la
forza i beni di ogni associato.
Alienazione significa perdere i diritti sotto il profilo individuale, ma li recuperano come cittadini
all’interno della comunità, di questo “tutto” che li ricomprende.
Attraverso il contratto sociale, l’uomo diventa il denominatore di una frazione che viene ad essere
ricompreso.
In questo modo è possibile superare la condizione di degenerazione civile, che era anche la causa
di una vita negativa all’interno della società.
Attraverso il contratto sociale, la comunità è rinnovata in una nuova condizione e l’uomo può
raggiungere la salvezza, la quale implica il primato della politica (=dimensione pubblica rispetto a
quella privata).
La politica risulta essere definito da R. come una sorta di verità assoluta, proprio perché nella
politica viene a sintetizzarsi la sua virtù e la sua saggezza.
Questa comunità ha una caratteristica specifica: l’essere caratterizzata da quella che è la volontà
generale.
Essa è un concetto che indica un significato al rovescio: tende all’uniformità e all’unanimità (non è
rivolto al generale).
La volontà generale viene ad emergere anche perché la comunità creata dal contratto sociale
viene posta in analogia con il corpo umano—>il corpo politico è simile al corpo umano.
Dev’essere la volontà del corpo sociale; la volontà generale del corpo politico è finalizzata al bene
comune.
La volontà generale (=verità matematica)viene ad essere identificata con una sorta di concetto
metafisico e non visibile.
1.teorico;
2.pratico;
3.empirico;
4.metafisico.
2.assoluta
La comunità viene a coincidere con la sovranità popolare——>cittadini che danno delle leggi a sé
stessi e che non ubbidiscono.
1.assoluta;
2.indivisibile;
3.inalienabile;
Questo si manifesta nell’esercizio della sovranità popolare, ovvero sia nei cittadini riuniti in
assemblea che manifestano la loro volontà che deve adeguarsi ai dettami della volontà generale.
Nella repubblica di R. il voto comporta una condizione di libertà del cittadino che obbliga a
conformarsi in questa volontà generale.
La volontà generale ha un contenuto che si adatta alle esigenze specifiche di ogni singola
cittadinanza.
Nella democrazia diretta, il potere legislativo ed esecutivo hanno due posizioni: la loro coincidenza
risulta essere negativa perché comporta:
2.comporta una confusione perché i cittadini sono sempre in assemblea e di conseguenza la città
s’impoverisce.
R. critica la democrazia ateniese, sebbene essa debba avere piccole dimensioni e ritiene anche
che i cittadini debbano essere virtuosi.
Nella democrazia ateniese, il lusso non viene sempre distribuito——>questo comporta guerre
civili.
Egli critica quel tipo di democrazia rappresentativa, che sta all’interno di un sistema liberale.
E attraverso la rappresentanza, egli sostiene che il corpo politico viene fatto a pezzi.
R. all’interno della sua costruzione politica identifica il cittadino come uomo virtuoso.
Il sovrano è un’entità collettiva, mentre il potere esecutivo può essere dato sia ad una persona
che a molte.
La legge è la manifestazione della volontà generale——>legge e non leggi, perché per R. non è
necessario il proliferarsi di leggi, ma per lui è importante una legge giusta, espressione della
volontà generale.
Questa concezione di legge sacra viene ad essere individuata da critici di R. nel diritto naturale.
Quest’ultimo viene riconosciuto interiormente, quindi da un atto di ragione oppure all’interno del
cuore.
N.B. R. parla di intelletto (=riesce a comprendere anche una realtà non fenomenica, quindi ad es.i
sentimenti) e non di ragione.
Nel totalitarismo l’individuo viene a perdere la natura umana; viene annichilito poiché egli deve
ubbidire alla comunità.
Per essere libero, ogni cittadino deve adeguarsi alla volontà generale.
Questo atto di coercizione viene effettuato dal legislatore, perché in realtà, oltre ad avere la facoltà
di educare prima, c’è l’ha anche dopo.
LEGGE
Non deve essere un insieme infinito, perché dev’essere finalizzata al principio di uguaglianza, ma
anche al principio di libertà e giustizia.
R. si riferisce ad una frase di Cicerone:”Siamo servi della legge per poter essere liberi”.
La legge evidenzia i contenuti della libertà che viene ad essere identificata con il concetto di
autonomia, ovvero sia, ognuno obbedisce alle leggi e di conseguenza può autogovernarsi.
Questa democrazia diretta totalitaria viene ad individuare il soggetto titolare della sovranità come
più saggio e appartenente alla nazione.
SETTIMA LEZIONE
LA DEMOCRAZIA TOTALITARIA
GIACOBINISMO:
1.ordine naturale
2.virtù
Questa dittatura risulta essere necessaria affinché si possa passare ad un ordine che stabilizzi le
premesse del giacobinismo.
CRITICHE
Dev’essere educata e formata in modo che possa acquistare la virtù (=amore per la patria).
Da un punto di vista sociale, il giacobinismo risulta essere inadeguato per la volontà del popolo.
(St.Just).
E’ stato necessario confiscare i beni di coloro che appartenevano al ceto ecclesiastico per poi
distribuirli alla popolazione.
Questa distribuzione che avrebbe dovuto comportare l’applicazione del principio di uguaglianza,
poteva essere sconfessato dalla realtà.
Nel momento in cui il governo giacobino avrebbe dovuto essere rafforzato, ci fu la condanna a
morte di Robespierre e di St.Just (7 termidoro della Repubblica-ghigliottina).
Risultava necessario che affinché questa Repubblica si realizzasse, non bastava solo
l’educazione, ma bisognava fare anche una rivoluzione sociale ed economica.
St.Just stilò una sorta di programma rivoluzionario in cui si prevedeva la suddivisione delle
ricchezze.
Egli sosteneva che per realizzare la democrazia era necessario creare un’uguaglianza tra poveri e
ricchi (=distribuzione delle proprietà).
Bisognava operare una politica sociale ed economica a vantaggio di chi aveva fatto la rivoluzione
(i poveri).
Secondo lui in questo modo si poteva realizzare una sorta di dittatura economica.
Il popolo avrebbe avuto il vantaggio di essere pagato partecipando alle assemblee, veniva ad
essere mantenuto in quanto la Nazione veniva a costituire un governo rivoluzionario e di
conseguenza questi cittadini dovevano essere mantenuti.
La proprietà privata non veniva totalmente elusa, ma veniva descritta come non un diritto
naturale.
Verso la fine della dittatura, il principio “terra per tutti” verrebbe a concretizzarsi in un progetto di
legge che i giacobini avrebbero fatto in una sorta di legge agraria.
Per Buonarroti il principio di uguaglianza s’identifica nella ragione—>tutti gli uomini hanno
intuizione e possiedono la comprensione dell’altro, la quale evidenzia la realtà dell’altro, ovvero sia
che esso provi o non provi dolore (=pietà di Rousseau).
In questo modo i cittadini sarebbero sottomessi alle leggi che essi stessi si sono date e questa
società condurrebbe ad una condizione di felicità comune, ovvero di una felicità del popolo
sovrano, dove è stata fatta una distribuzione dei bene e delle ricchezze.
-individualista: l’esistenza di questo individuo può realizzarsi solo nel momento egli diventa
appartenente ad una comunità armonica.
-collettivista: L’individuo, per vivere bene non lo può raggiungere da un punti di vista individuale,
ma deve rientrare come elemento del popolo all’interno di una concezione collettiva, di una
comunità che da anche la sicurezza ai cittadini e toglie anche l’eliminazione di tutti i rischi.
Babeuf ritiene che questo programma possa realizzarsi all’interno della Francia.
Ci sono degli elementi di somiglianza anti litteram: il pensiero di Marx è stato influenzato dalla
rivoluzione francese; ha studiato la Comune di Parigi e Robespierre.
Per B. la storia risulta essere influenzata non dai mezzi di produzione, ma anche dalla cupidigia.
la storia risulta essere una violazione continua dell’uguaglianza naturale ed insita in ogni uomo.
La cupidigia comporta l’instaurazione di un regno ingiusto perché il contratto che viene a fondare
questo regno si forma si materializzazione di questa cupidigia, ovvero di una sorta di diritto
acquisitivo di beni e di prodotti.
Questo comporta all’interno dello Stato, di una differenza tra minoranza e maggioranza.
Il nuovo contratto deve prevedere determinate clausole per cercare di arginare lo spirito
acquisitivo, ovvero la realizzazione della cupidigia.
Bisogna:
-eliminare la primogenitura;
-eliminare l’eredità.
Inoltre bisogna eliminare i lavori definiti come “preferenziali”,perché secondo B.non esistono lavori
superiori agli altri.
La critica allo stato post-rivoluzionario lo vede come una sorta di stato ingiusto che aveva
postulato l’uguaglianza ma non era riuscito a realizzarla.
Anzi, aveva sottolineato quello che era il diritto del più forte.
La storia subisce una modificazione: B. sostiene che dalla rivoluzione francese, sebbene ci sia
stato un assolutizzazione del principio di uguaglianza, dopo la rivoluzione sostiene che
l’uguaglianza possa realizzarsi all’interno di un nuovo sistema politico-sociale.
B. afferma che in questo tipo di società pian piano si manifestano delle trasformazioni legate alle
prese di coscienza e di essere sfruttati dai più ricchi.
B. sostiene che da una sorta di guerra civile, non manifesta ma latente, pian piano viene ad
emergere una guerra civile di senso stretto che porterà le masse a rivoltarsi e operare un’azione di
rivoluzione nei confronti degli oppressori.
Masse che avendo preso coscienza dei loro diritti umani li rivendicheranno.
La visione di B. non è globalizzate; ma è legata alla situazione francese, tant’è che egli mette dei
paletti su chi deve essere cittadino e chi no all’interno del suo progetto politico.
La rivoluzione francese ha in comune con l’apocalisse il fatto che risultano essere dei movimenti
messianici, ovvero sia che analizzano la situazione così com’è però tendono alla realizzazione di
un mondo migliore al di là del tempo storico in cui vivono.
Egli identifica nelle figure dei gracchi in quanto evidenzia quella che era la loro funzione, ovvero
tribù della plebe all’interno della repubblica romano e che hanno portato delle trasformazioni
all’interno della loro classe.
Reputa Robespierre e St.Just come i primi gracchi, in quanto essi portarono una rivoluzione, ma
anche ad un’organizzazione politica adeguata alla situazione del tempo, anche se non è riuscito a
realizzarsi in toto.
Egli si definisce come il secondo gracchio, in quanto cerca di realizzare un nuovo ordine in cui
l’uguaglianza possa esprimersi in forma assoluta.
Sostanzialmente, questa esistenza dignitosa viene a coincidere in una sorta di "onestà mediocre”.
Esiste la minoranza elitaria e la maggioranza del popolo nel momento in cui c’è la rivoluzione——
>con la rivoluzione la maggioranza prende il potere e c’è sempre una dicotomia tra la
maggioranza della massa e la minoranza dei ricchi, solo che le due cose s’inveirono perchè prima
c’era la preminenza della minoranza che comandava, mentre poi è la minoranza che diventa
succube della maggioranza.
Uguaglianza=ubbidienza.
L’individuo viene a perdere la sua unicità perchè sono omologati al modello “ispirato” alla
perfezione.
Attraverso l’educazione si cerca di far sì che il cittadino possa esprimersi ed assumere un buon
tenore di vita——>questo tenore di vita implica la possibilità che si realizzi all’interno della
struttura sociale, una situazione economica totalmente diversa da quella che le rivoluzione
avevano portato.
Babeuf è contrario al libero commercio, alla distribuzione diseguale della ricchezza e viene ad
inserire nel suo progetto gli elementi del comunismo——>viene negata ogni proprietà privata
anche nei confronti dei piccoli imprenditori.
Il titolare della proprietà era lo Stato, a cui spettava i beni, la proprietà e la divisione del lavoro.
Esso diventa di conseguenza un proprietario pubblico da cui dipendeva il lavoro e diventa una
grande economia nazionale.
Questa economia nazionale era oggetto sia della produzione, sia della distribuzione e non era
legata solo alla terra, ma anche all’industria.
L’organizzazione statale che badava alla produzione industriale e non a singoli produttori.
Quindi tutti i beni convergevano in questa economia nazionale, per cui i lavoratori dovevano dare
il loro contributi——>tutti risultano essere uguali-hanno tutti gli stessi beni e gli stessi prodotti.
Nessuno poteva esimersi dal lavorare, poiché diventava una specie di diritto (=non naturale)/
dovere.
Babeuf critica le grandi città e prediligeva le terre agricole in quanto all’interno di esse, le
comunità avrebbero avuto più facilità di estrinsecare la loro uguaglianza e la loro cultura.
Per Babeuf il popolo non è soltanto l’insieme di cittadini, bensì è anche una comunione di
sentimenti e di intenti.
In questo modo si crea un sistema sociale che risulta essere unico, ma che comporta una sorta di
soddisfazione da parte della cittadinanza perché si viene a creare un’uguaglianza nella
distribuzione come un’uguaglianza nella cessione dei prodotti.
Questa uguaglianza assoluta riesce ad estirpare i vizi, i quali sono legati alla cupidigia e che
risultano essere rappresentati dall’avidità, dal furto, dai privilegi, ma anche dai conflitti di classe
——>se si eliminano quest’ultimi ci si ritrova in un’uguaglianza assoluta.
Si sarebbe dovuto instaurare un governo che dovesse realizzare la piena sostanziale sovranità del
popolo, cosa che secondo Babeuf non poteva essere in fondo reale, perché la Nazione non
poteva esprimere totalmente la sua sovranità popolare, perché apparente a causa della
mediocrità del cittadino.
La sovranità avrebbe dovuto realizzare una sola volontà formata dall’uguale identica volontà dei
cittadini.
Questa democrazia avrebbe dovuto realizzare, oltre alla felicità,all’uguaglianza, alla libertà, anche
una sorta di salvezza.
Per definire meglio questa forma di democrazia, la chiameremo “democrazia plebiscitaria diretta”.
I plebisciti indicano un’azione diretta della cittadinanza nei confronti del potere statale.
Finché la cittadinanza non risulta essere in grado di esplicare quella che è la volontà attraverso
l’educazione è necessaria anche un élite all’avanguardia che sia in grado di educare i cittadini alla
loro essenziale funzione (si tratta sempre di dittatura).
La dittatura risulta essere uno strumento per la realizzazione dei principi all’interno di una data
società.
Questa società è composta da cittadini, che appartengono alla Comunità Nazionale e sono anche
inseriti nell’economia nazionale.
Babeuf distingue i cittadini dai non cittadini——>i non cittadini sono coloro che non lavorano, che
non danno contributo alla “macchina economica”.
Dalla Nazione vengono esclusi anche tutti coloro che non hanno un lavoro produttivo materiale,
ovvero i gruppi degli intellettuali——>come fanno a diventare cittadini? Devono consegnare un
certificato di civismo che gli viene dato da un determinato tipo di comitato senza del quale sono
esclusi dalla cittadinanza—>legame della cittadinanza relativo alla produzione di tipo materiale e
non di tipo intellettuale.
Babeuf prevede anche una sorta di cerimonia per il conferimento della cittadinanza.
La struttura politica di questa futura democrazia viene svolta dall’assemblea legislativa, di cui i
cittadini fanno parte essendo associati al principio della sovranità popolare.
Dal punto di vista del potere esecutivo viene rifiutata la rappresentanza parlamentare, la quale
risulta essere utile nel momento intermedio di dittatura.
Individua nel gruppo di cittadinanza una sorta di duplicità, nel senso che: del partito può essere
eletto una persona che viene ad essere il rappresentante del partitori delegato del partito
all’interno dell’assemblea.
Questo delegato del partito non è libero nelle sue scelte——>immagine primordiale del partito.
Ma in realtà deve esprimere le scelte fatte del partito stesso——>istanza ex parlamentare ma che
influenza dal punto di vista ideologico quelle che sono le scelte individuali all’interno del partito.
Con la costituzione di questo partito, Babeuf sarebbe stato il direttore assembleare che dava le
direttive come elemento del partito—>ma non poteva farlo poiché è stato incarcerato.
La democrazia totalitaria avrebbe potuto realizzarsi nel momento in cui questo progetto da teorico
si fosse trasformato in reale.
N.B. Non c’è un diritto di veto nei confronti delle azioni dei rappresentanti.
Babeuf mette in evidenza che già la rivoluzione francese avrebbe dovuto creare un mondo di
libertà, ma che in realtà, da un punto di vista pratico ha portato una negazione, che poi nel futuro
avrebbe potuto creare un mondo armonico.
OTTAVA LEZIONE
La concezione nei confronti della natura umana risulta essere una base per ogni autore.
X entrambi gli autori la filosofia ha un valore pragmatico: non è solo per una comprensione di un
fatto storico, ma anche di una vera e propria modificazione (=struttura sociale-società, la quale
dev’essere trasformata poiché fonte di male, poiché comporta diseguaglianza sociale).
Questa rivoluzione non è prevista nei minimi termini, ma risulta essere una tendenza dell’essere
umano di mettere in atto una rivoluzione.
Essa si basa su una concezione di uomo, il quale per entrambi gli autori viene visto come un
uomo creativo.
Filosofia=prassi.
E’ necessario che l’azione pragmatica della filosofia venga messa in atto per questi concetti che
devono essere analizzati.
Per Marx la filosofia viene ad essere giudicata sui suoi risvolti pratici.
Nei confronti della natura umana, tra Marx e Rousseau c’è un passaggio intermedio——>la
comprensione della natura umana dipende da un’opera di una scissione in quanto l'uomo è
snaturato per recuperare questa sua natura all’interno di una condizione sociale, di un mondo.
Ciò che accomuna M. e R. è che all’interno della scissione dell’essere umano comporta il
fenomeno dell’alienazione.
Inoltre, entrambi criticando la società civile in cui vivono evidenziano come gli individui risultano
soggettivamente insoddisfatti della loro vita, ma lo sono anche collettivamente poiché non sono
liberi di esprimersi in maniera adeguata ai loro interessi/alla loro natura.
Questi impedimenti vengono visti per R. negati dalla proprietà privata, per M. questo male viene
ad essere identificato nel capitale——>per entrambi queste situazione hanno come conseguenza
la diseguaglianza.
Questa si può manifestare solo all’interno dello Stato—>il popolo deve ubbidire alle leggi.
Per R. c’è una sorta di dicotomia tra concetto di uguaglianza e sovranità popolare che s’identifica
nella volontà generale.
In M. c’è una dicotomia tra il concetto di libertà e il problema del potere dello Stato
rappresentativo democratico, ovvero dello stato borghese e questa dicotomia può essere risolta
solo con la lotta di classe; ogni uomo deve avere una libertà che gli compete.
M.opera una suddivisione del suo pensiero tra la parte distruttiva e la parte critica.
La proprietà privata rende diseguali i cittadini dello stato borghese rappresentativo e democratico.
Il lavoro è un’azione positiva che ogni individuo ha il dovere di attuare, non soltanto perché viene
a trasformare una determinata materia in oggetto, ma anche perché attraverso il lavoro si viene a
manifestare quella che è la sua volontà.
Il proletario risulta essere obbligato a lavorare non per ottenere un prodotto per sé, ma per creare
il prodotto e ottenere una sorta di salario che non viene a corrispondere al suo lavoro.
Ogni proletario, lavorando ha questo salario minimo necessario solo per acquisire i mezzi per la
sua sopravvivenza.
Egli viene mantenuto in una situazione pseudo miseria in modo tale che attraverso questa
condizione, egli è obbligato a continuare a lavorare per il capitalista e in questo modo risulta
essere limitato sia nel principio di uguaglianza, sia di libertà——>rapporto di sottomissione tra il
proletario ed il capitalista.
Questa società sarebbe il risultato ed il superamento di quello che M. chiama il regno della
necessità.
Nel regno della necessità si evidenzia come in questa condizione, la democrazia sia sicuramente
la costituzione più avanzata, dal punto di vista politico.
In quanto la democrazia sembra risolvere la situazione tra società civile e stato——>in questo
mondo la democrazia avrebbe potuto dissolvere i concetti e le istituzioni che impediscono
all’essere umano di manifestarsi all’interno della dimensione sociale.
In questo modo si riprende la dicotomia all’interno dell’essere umano di M. che vede la scissione
tra essere umano e cittadino (=concezione teorica).
Questa scissione individua da un lato un soggetto della società borghese che viene identificato
come individuo astratto.
Il cittadino non può esprimere le sue caratteristiche sociali; non c’è dimensione di socialità, ma
solo come un individuo in relazione alla borghesia.
La libertà liberale viene ad essere identificata come un qualcosa di negativo: lo Stato è libero nel
momento in cui la legge esegue le sue prescrizioni.
M. critica la legge fondamentale di questo stato borghese che si fonda sulla Dichiarazione dei
Diritti dell’Uomo e del Cittadino——>M. dice che una dichiarazione fatta solo sull’individuo
borghese, nonostante in essa siano inseriti sia diritti individuali, sia diritti sociali.
Questi diritti individuali sono in realtà solo delle pretese e non sono legate alla concezione di
cittadino secondo Marx.
Questi diritti sociali sono per M. ulteriormente negativi per la presa di coscienza del cittadino, che
secondo lui il borghese avrebbe dovuto prendere coscienza di sé e cambiare regime politico.
Egli critica il diritto di libertà, di proprietà, di uguaglianza perché secondo lui sono un’applicazione
del diritto individuale borghese e che quindi pensa solo a sé stesso e di conseguenza il concetto
di uguaglianza si basa su una legge che è = per tutti, ma dal punto di vista sostanziale non può
essere applicata all’interno dello Stato——>UGUAGLIANZA IRREALE.
Tutti questi diritti non facevano altro che limitare l’espressione dell’essere umano, perché secondo
M. bisognava concedere libertà solo al “vero uomo”—>uomo legato ad un insieme più grande,
ovvero sia alla specie.
M. vede nella Comune di Parigi una sorta di democrazia diretta, attiva, che risulta essere privata
delle caratteristiche che lo stato liberale borghese aveva: la rappresentanza e tutte le istituzioni
giuridiche/giudiziaria.
Nella Comune parigina si vede come la rivoluzione potesse avere un controllo su tutto l’apparato
statale.
A questo diritto di revoca si legava anche un concetto di responsabilità dei rappresentanti nei
confronti degli elettori.
Inoltre, si verrà a costituire un sistema in cui potere legislativo e potere esecutivo risultavano
essere un unico organo- caratteristica tipica della democrazia diretta.
Non esisteva più un corpo di polizia o di funzionari statali, ma venivano staccati dall’istituzione e
dovevano essere responsabili nei confronti del potere esecutivo e legislativo.
Non hanno sovvenzioni statali, ma devono vivere con l’elemosina dei fedeli.
Questo per M.era un perfetto sistema politico—>comune di Parigi, modello per la costituzione
politica per M.
Si sostanzia in una rivoluzione più o meno violenta, ma come un qualcosa di inevitabile perché
insita nel materialismo storico.
Rispetto allo stato borghese, la rivoluzione porta una sorta di inversione: mentre nello stato
borghese è la minoranza che domina sulla maggioranza, nella dittatura del proletariato è l’inverso.
Questa fase transitoria si fonda su una fase che poi verrà ribaltata nella fase comunista: nella fase
socialista M. individua a ciascuno secondo il suo lavoro——>”a ciascuno secondo i suoi bisogni”.
Marx individua in questa società le distruzioni, ovvero la mancanza di determinati istituti che
avrebbero caratterizzato la fase borghese e che sotto un certo profilo si mantengono nella
dittatura del proletariato in una prima fase per poi cominciare questa dittatura totalmente
scardinati e dissolti.
Secondo Marx questo avrebbe dovuto comportare la comunione delle donne che però viene
interpretata come una sorta di diseguaglianza tra donne e uomini, dal momento che solo gli
uomini potevano scegliere la donna e non viceversa.
Viene distrutta anche la patria, perché nel momento in cui il proletariato prende il potere, i proletari
devono definirsi come proletari patriottici, ovvero proletari nazionalisti.
Il principio nazionalistico risulta essere uno strumento e per modificare le strutture dello stato
attraverso la dittatura del proletariato.
Devono essere abolite la morale, tutta la cultura, la religione (=oppio dei popoli).
Questo avrebbe comportato una rivoluzione globale da un punto di vista sia teorico, sia pratico.
In Russia c’erano operai proletari, ma soprattutto agricoli, la cui alienazione era legata all’interno
della fabbrica.
Noi possiamo rintracciare attraverso la dittatura del proletariato una dimensione “mitica”——
>ricerca e realizzazione di un certo modello di uomo.
La dimensione mitica rientra in questo mondo che può essere paragonato al mondo immaginario
(=mondo perfetto).
Marx ha cercato di creare una società perfetta ed armonica ed è una società che sorge dopo una
rigenerazione del mondo, ma anche una rigenerazione dell’uomo.
L’uomo mercificato attraverso la dittatura del proletariato diventa uomo vero e identico.
Il significato della lotta di classe porta ad una rivoluzione, ma porta anche ad un percorso che
culmina nella concezione di salvezza: l’uomo viene ad essere salvato; trova una sua dimensione.
Il marxismo per alcuni, viene eletto come una sorta di “religione”——>inteso come un legame
l’uno con l’altro-si crea una comunità di uguali.
LENIN
Egli ha pensato un progetto rivoluzionario, ma questo progetto ha anche legato un’azione, ovvero
la concretizzazione di questo progetto.
Interpreta sia il pensiero di Marx, che di Engels per poi adattarlo al suo progetto rivoluzionario in
Russia.
Prende in considerazione la Comune di Parigi sostenendo che era stata capace di sostenere una
rivoluzione: secondo lui anche il proletariato avrebbe dovuto fare una guerra imperialista, una
guerra civile fatta a sua vantaggio.
Egli descrive una sorta di cammino rivoluzionario che il proletariato avrebbe dovuto seguire.
Lenin analizza quello che è il concetto di Stato riprendendo le tesi di Engels——>lo Stato è una
sorta di costrutto sociale che ha un’origine storica.
E’ necessario distruggere e dissolvere lo Stato sostituendo quelli che secondo lui sono i cardini
principali: esercito permanente, la polizia——>sostituirli con la forza armata del popolo.
Bisogna demolire anche la democrazia, ovvero quell’insieme di funzionari e che ottengono salario
pubblico per ottenere privilegi.
Questa situazione centralizzata dev’essere smantellata dall’azione del proletariato attraverso una
rivoluzione che per Lenin dev’essere violenta, necessaria per il cambiamento.
Come può avvenire questo cambiamento: necessità di dover educare attraverso un'educazione
repressiva ——>di conseguenza si formano i proletari, gli operai, i contadini alla loro azione
rivoluzionaria.
Sono necessari i rivoluzionari di professione che educhino la massa proletaria operaia e contadina
alla rivoluzione.
Essi rientrano in un partito operaio che fa da guida ma anche educa allo stesso tempo.
L’azione di questi rivoluzionari devono fare propaganda all’interno del territorio, ma anche delle
azioni di avanguardia per richiamare/risvegliare i proletari in modo tale che si riuniscano e
combattano contro lo Stato.
NONA LEZIONE
DEMOCRAZIA MODERNA
E’ un stato che ha una caratteristica specifica della democrazia antica, ovvero la territorialità.
Il territorio non è circoscritto come quello delle polis, perché sebbene il territorio sia molto più
ampio, si è trovato una sorta di tecnica per far sì che il popolo sia in grado di governare e
partecipare alla vita politica dello stato-nazione——>PRINCIPIO DI RAPPRESENTANZA.
Lo stato acquista un ulteriore caratteristica democratica: elezione dei rappresentanti che avviene
in modo indiretto.
LA RAPPRESENTANZA
Ha la sua origine nel Medioevo——>è esistito nel momento in cui il sovrano ritiene che si dovesse
formare un’assemblea/riunione che avrebbe dovuto comportare l’invito dei rappresentanti dei ceti.
“Dottrina dei due corpi del re”= il sovrano sintetizza il suo corpo fisico che risulta essere decaduto
e anche quello che viene chiamato “il corpo politico”, il quale non coincide con il corpo del
popolo, ma risulta chiamare con l’eccedenza, il concetto di sovranità——>il sovrano è tale perché
incarna il principio di sovranità che è immutabile, perenne, immortale.
LOCKE
La funzione dello Stato e del contratto è far sì che nessuno neghi i diritti innati/individuali/
fondamentali di ogni essere umano.
Questi diritti naturali risultano essere il “quadro" attraverso cui i rappresentanti, all’interno
dell’assemblea legislativa fanno le leggi, il che non è necessario siano tantissime.
L’assemblea legislativa è composta da rappresentanti eletti dal popolo (quelli che hanno diritto al
voto) e che sono legati al popolo da un rapporto fiduciario.
Se i rappresentanti creano delle leggi a sfavore del popolo, questi rappresentanti possono essere
revocati perché non manifestano la volontà del popolo.
MONTESQUIEU
L’influenza liberale nella costituzione del nuovo stato avviene attraverso il pensiero di
Montesquieu.
E’ un pensatore liberale e attratto dal governo inglese, il quale risulta essere libero.
Ha fatto un’analisi delle costituzioni dei vari stati e si è accorto che le leggi sono influenzate dalla
cultura, dall’etnia, dalla lingua—>nelle leggi influiscono anche le condizioni a cui è sottoposto il
territorio alle condizione climatiche.
Egli crea la separazione dei poteri che risulta essere un bilanciamento dei poteri:
legilsativo,esecutivo, giudiziario.
L’unico potere neutro è quello giudiziario perché non deve avere nessun condizionamento
nell’applicare le leggi.
Lo stato moderno prende da Locke il concetto liberale, mentre da Montesquieu la separazione dei
poteri.
Il liberalismo viene a costituire una sorta di “stato minimo”——>libertà dei moderni non interviene
totalmente nelle situazioni sociali e nei cittadini avverrà una sorta di regolamentazione abbastanza
generale.
All’interno di questo stato vi saranno delle libertà con i diritti politici di partecipazione alla vita
politica.
Questo stato ha avuto una sorta di processo che ne ha dato i suoi fondamenti.
E’ sorto un movimento dei “livellatori” che cercavano di scavare il principio monarchico della
legalità inglese del tempo.
Esso si fonda sul presupposto della necessità che si realizzi all’interno dello stato la sovranità
popolare e l’uguaglianza politica.
Essi ritengono una democrazia essere una forma di governo di un popolo che non ha capacitò
volitiva, ma di essere una massa di ignoranti.
Questa repubblica evidenziava il suffragio universale——>è una specie di tendenza e rimane nella
dimensione dell’ “irrealizzabilità”.
Governo che trae la sua autorità e legittimità dal popolo, ma i cittadini risultano essere legati tra di
loro attraverso il diritto naturale.
In questo modo la democrazia viene ad essere identificata come una pratica di buon governo
senza la quale lo stato vigerebbe in una situazione di anarchia/di non ordine.
Questo movimento evidenzierà quello che sarà la democrazia dei moderni—>sarà uno stato
misto.
Questo movimento si amplificherà anche in un testo che rifletto la concezione inglese del tempo,
chiamato “il Federalista”——>condizione politica degli USA.
I federalisti hanno sfiducia nella democrazia perché essa rifletta la volontà della popolazione i cui
interessi risultano essere contrastanti e questo comporrebbe ad un’uguaglianza delle condizioni
(=diseguaglianza).
Dall’osservazione della realtà essi identificano le democrazie pure, le quali sono cittadine di tipo
assembleare.
Esse sono legate ad un territorio non troppo estese perché implicherebbero la partecipazione alla
vita politica della cittadinanza.
Queste democrazie pure che portano a delle lotte intestine, non garantiscono nemmeno un quieto
vivere e nemmeno alla partecipazione all’assemblea stessa.
La repubblica prevede una sorta di delega ai rappresentanti da parte del popolo per i loro interessi
all’interno dell’assemblea.
La rappresentanza è un mandato che deve esprimere quella che è la volontà della cittadinanza e
quelli che sono i suoi interessi——>Fiducia da un lato-autonomia individuale.
Questa caratterizzazione di uno stato a metà tra repubblica e democrazia è dettata soprattutto dal
fatto che lo stato ha un territorio talmente vasto che racchiude la concezione di questi due
elementi.
La democrazia si applica soprattutto all’interno dei poteri locali, mentre la repubblica diventa
rappresentativa ed è in grado di manifestare quelli che sono gli interessi politici da parte
dell’elettorato e da parte della cittadinanza.
Secondo gli autori federalisti, l’ampiezza del territorio favorirebbe la scelta di rappresentanti
meritevoli.
La costituzione americana risulta avere una matrice democratica che si lega all’immagine del
popolo ed è repubblicana in quanto è legata ad un sistema di governo rivolto al bene comune, ma
di un governo che non ha pieni poteri, ma che risulta essere limitato——>il governo deriva il suo
potere dalla cittadinanza, ma parimenti controllato dal potere costituente, come se avesse una
sorta di un mandato e quindi avrebbe la possibilità di intervenire nelle decisioni e nelle azioni del
governo stesso.
MILL
Pensiero non troppo innovatore, poiché è influenzato (e poi riprenderà) dalle tematiche
dell’utilitarismo di Bentham.
I due autori fanno una ferrea critica nei confronti del giusnaturalismo—>il contratto sociale risulta
essere una “finzione” e un’ “astrazione”.
Essi criticano i diritti naturali/umani perchè sono diritti precedenti alla costituzione dello Stato e
per la loro astrattezza e vogliono creare un sistema di governo che invece di essere fondato su
una base fittizia e aleatoria, è necessario per loro un interesse concreto: lo Stato deve essere
fondato su un vantaggio (=utile individuale) da parte del cittadino nell’ingresso della società.
L’elemento utilitaristico viene ad essere collegato alla realizzazione dell’utile principale per la
collettività, ovvero sia la felicità.
Lo Stato dovrebbe realizzare la massima felicità per tutti i cittadini——>così si costituirebbe una
democrazia rappresentativa che non prevede la separazione dei poteri così come intende il
liberalismo.
Anche se B. distingue i poteri legislativo ed esecutivo, oltre che gli organi amministrativi, ma
devono essere sottoposti al controllo dei poteri della sovranità popolare.
La formazione dell’opinione pubblica deve essere finalizzata alla realizzazione della felicità——
>per B. può essere formata attraverso gli strumenti innovativi, ovvero sia alla stampa quotidiana.
Mill riprende questo elemento utilitaristico per evidenziare che la felicità deve diventare di tutti e
che deve realizzarsi all’interno di un determinato stato.
Questa felicità deve essere condizionata dal fatto che deve evitare di fare danni nei confronti
dell'altro——>tolleranza tra gli esseri umani, ma in realtà questo principio viene a riflettere la
concezione di libertà individuale (=legata ai diritti civili), ma libertà che porta ad un’indipendenza, a
perseguire quelli che sono i propri fini, ovvero sia la propria felicità senza che lo stato ingerisca
con la sua azione al raggiungimento della felicità individuale.
Questa libertà implica un continuo miglioramento della qualità della vita di ogni singolo essere
umano.
La felicità per Mill risulta essere un valore umano, etico; è manifestazione di libertà individuale.
La libertà individuale è legata alla costruzione della personalità dell’essere umano—>ognuno deve
essere libero di esprimere la sua personalità e che è peculiare per ognuno all’interno della società.
E questo sviluppo deve essere reso possibile dal potere politico anche se denota un’autonomia
del singolo soggetto rispetto al potere (=libertà di tipo liberale).
Questa libertà è utile a Mill per individuare delle personalità particolari all’interno della società;
ovvero quelle persone che sono in grado di eccellere realizzando quella qualità umana individuale
al proprio interno.
Il concetto di “persona” risulta essere fondamentale per Mill, perchè egli sostiene che chi vota
non è un uomo, ma una persona.
L’allargamento del suffragio viene ridotto, perché ci devono essere degli individui esclusi dal
suffragio——>sono esclusi gli analfabeti, coloro che hanno atteggiamenti fraudolenti, a coloro che
hanno subito una bancarotta e a chi non s’interessa alla cosa pubblica e alla conservazione
dell’apparato amministrativo.
L’estensione del suffragio, per Mill verrebbe a comportare che a votare sarebbero tutti i lavoratori
e di conseguenza anche chi non sarebbe in grado di discenderne chi è il migliore da eleggere.
Quindi evidenzia all’interno della società un elemento di differenziazione tra i privilegiati (in quanto
hanno capacità intellettive maggiori e migliori rispetto alla maggioranza e risultano essere
individuati in determinate categorie, come i banchieri, i professionisti liberali, i laureati
dell’università).
Quest’estensione del privilegio è basata sul censo e poi man mano questo privilegio viene ad
essere legato al concetto di cultura——>votare i migliori.
Questo risulta essere un criterio giusto perché gli intellettuali sarebbero in grado di scegliere le
persone migliori come rappresentanti all’interno delle assemblee.
Questo criterio qualitativo della felicità si ritrova anche nella struttura organizzativa dello suo stato.
La camera alta è delle persone qualitativamente degne di..., ovvero sia degli esperti i quali
rendono reale la felicità pubblica.
La camera bassa non ha funzione legislativa e governativa, ma deve solo controllare le leggi-i
migliori fanno le leggi e l’assemblea le ratifica.
Nel momento in cui si accorgono che qualcosa non va rinviano la legge agli esperti.
Il principio liberale risulta essere realizzato all’interno di questa struttura proprio perché a
governare sono i migliori.
La parte dell’intelletto viene ad essere individuata in coloro che, attraverso la ragione sono in
grado di realizzare l’utile e la parte della volontà viene ad essere identificata nell’assemblee.
Mill s’inserisce anche alla critica della democrazia e viene ad evidenziare come essa non sia
soltanto una forma di governo, ma anche una sorta di mutamento sociale.
DECIMA LEZIONE
TOCQUEVILLE
Egli vede che in Europa c’è un sviluppo verso la democrazia e verso un allargamento del concetto
di uguaglianza delle condizioni.
Questo viaggio è determinato da una sorta di curiosità nei confronti di questo nuovo mondo.
I pellerossa risultavano essere una popolazione molto fiera e coraggiosa e che andava a
sottolineare la libertà degli uomini.
Uomini erano soggiogati dal potere dei coloni si riducono a delle forme parassitarie—>”ubriaconi
che vagano per le città e nullafacenti”.
Rimane una sorta di libertà dell’uomo yankee che è legata a quello spirito di iniziativa che T.
rintraccia in questa tipologia di “americano”.
Il territorio è vasto e data la possibilità di mobilitazione dei vari soggetti è necessario avere una
proprietà liquida piuttosto che beni da portarsi dietro.
N.B. La libertà di Constant non è antica, ma legata alla partecipazione dei cittadini alle attività
sociale e politiche.
La democrazia non è qualcosa di fisso secondo T., ma essa è rintracciata in tutta la società.
La democrazia americana potrebbe essere considerata una democrazia nella libertà, essendo
quest’ultima una condizione per tutti i membri della Nazione ed attraverso di essa realizzare la
propria personalità.
La democrazia e la libertà subiscono una sorta di trasformazione all’interno dello stato americano.
Il modello democratico non è soltanto esportabile, ma secondo T. c’è una sorta di movimento
provvidenziale.
All’interno di questo mondo, T. rintraccia degli elementi che fanno decadere questo mito e che
sottolinea come il regime democratico americano contenga in se dei “virus” che da un punto di
vista pragmatico lo rendono al contrario della democrazia.
Egli fa delle riflessioni sul potere politico e sulla sovranità popolare——>questo tipo di democrazia
in realtà risulta essere la sua negazione.
Gli americani contengono in sé una missione salvifica, sia all’interno dello Stato, sia a livello
internazionale.
Sono emersi due problemi nella malattia virale della democrazia americana:
1.emerge di più la tirannide della maggioranza che si sostanzia nel dispotismo dell’assemblea
legislativa.
Il dominio della maggioranza è assoluto perché si fonda sul numero (=immagine selezionato non
sulla base della qualità).
Questo governo del numero applica quello che è il principio dell’uguaglianza all’interno della
democrazia americana e dell’intelligenza—>uguaglianza che tende a livellare la società-toglie
privilegi e diseguaglianze sia dal punto di vita sociale, sia intellettuale.
La maggioranza è legata sia alla materialità, ma anche alla moralità, poiché essa stessa decide i
valori.
Da un punto di vista sia pratico, sia teorico comporta che nessuno ha la possibilità di agire nella
volontà individuale.
Quindi ogni singolo individuo perde la sua libertà senza renderne conto, ed anche quella sua
criticità.
Questa tirannide della maggioranza è il risultato degli articoli costituzionali, quindi non si attua al
di fuori della legga, ma proprio nel suo rispetto.
Secondo T.questa tirannide subisce una sorta di umanizzazione all’interno della democrazia
americana.
Quest’azione della maggioranza plasma gli individui ad una sorta di modello che risulta essere
soddisfacente.
L’intervento umanitario del tiranno provoca una sorta di pensiero unico che si determina con
l’uniformità degli individui a dei principi fondativi della società, ma che sono dei principi che
risultano essere determinati dalla maggioranza.
Il potere dispotico emerge come un potere forte, immenso, tutelare, nel senso che questo potere
viene a occuparsi di tutti gli affari sia politici, pubblici, ma anche agli affari individuali/sociali.
In questa società non esiste un rapporto tra gli uomini—>per T. è una “massa informe”, la quale
non ha nemmeno capacità di decisione/opinione.
Lui critica l’uguaglianza che disintegra, spezza e distanzia gli individui gli uni dagli altri.
Secondo T. il dispotismo può essere identificato nel dispotismo paterno——>autorità paterna che
soddisfa quelle che sono le loro esigenze e desideri per accontentarli e renderli felici.
In questo modo il dispotismo attua una sorta di “cura” nei confronti degli individui-sicurezza.
All’interno di questa democrazia è possibile individuare degli elementi “anti tossine” che limitano
la minaccia alla democrazia.
Per evitare questa situazione dispotica all’interno della democrazia è necessario che in America si
sviluppi la libertà di stampa perchè rende evidente le differenze tra le varie opinioni pubbliche.
Nascono delle associazioni di cui discutere di problemi collettivi e poteri locali in grado di
amministrare le varie città.
Per T. l’elemento che caratterizza la democrazia è la funzione che i cittadini hanno all’interno del
processo giudiziario: possibilità di intervento da parte di cittadini scelti che comporta
responsabilità dal punto di vista politico.
2.Tirannide dell’opinione pubblica: T. individua una nuova forma di dispotismo, il quale è una
forma di dominio verticale.
Immagine del Leviatano—>stato macchina che comporta ad una sorta di burocratizzazione della
società.
N.B. Per Mill la maggioranza è determinata dai migliori, mentre per T. dai privilegiati.
Anche per Mill all’interno della democrazia possono sorgere altre forme in contrasto.
La democrazia comincia a perdere il suo significato di governo del popolo perchè difficilmente la
cittadinanza può governare.
La democrazia diventa una sorta di metodo delle istituzioni politiche e dell’organizzazione stessa.
C’è un principio oligarchico che viene posto con il legame con la democrazia—>questo suffragio
universale maschile necessiti di uno stato misto.
Principio liberale è legato alla separazione dei poteri, ma anche ad una democrazia basata su una
tecnica attraverso cui il consenso viene realizzato e la classe dirigente costituita.
In questa trasformazione della democrazia sorgono le teorie delle élite, che trovano esponenti in
Weber, Mosca, Parete, Michels.
Quest’ultimo è stato criticato perchè la sua deduzione nei confronti della democrazia possa
essere stata un’allargamento inopportuno nei confronti della teoria sociologica nei confronti del
partito politico.
Da questi gruppi risultano essere determinate le decisione che poi saranno utili per la vita politica.
La necessità della massa di essere guidata, richiede degli elementi per andare avanti.
Secondo Michels ci sono dei caratteri legati alla gratitudine politica, favori che possono essere
incanalati in un fattore carismatico—>una sorta di adorazione nei confronti dei capi, che sono
stati scelti perché hanno delle doti personali che per i cittadini sono idonei per svolgere il loro
ruolo.
Queste doti possono essere ripresi nell’intelligenza della persona, nella cultura.
La scelta dei rappresentanti veniva fatta anche sulla base di persone che avevano studiato.
Di conseguenza s’instaura una lotta politica non a livello popolare, ma soltanto all’interno dei
partiti e di quella scelta già stata fatta a pari nei confronti delle persone che possono essere
elette.
Il voto viene ad essere identificato come una sorta di finzione-uno crede che il suo voto abbia una
funzione decisa politica, ma in realtà non è assolutamente vero.
N.B. Il governo risulta essere falsamente legittimo e la legittimità coincide con la legalità, ovvero
sia con un percorso politico attraverso cui il potere e l’autorità vengono ad essere costituiti.
UNDICESIMA LEZIONE
POPULISMO
In Russia sorge questo movimento politico di stampo socialista che veniva a criticare e a
sottolineare la necessità dell’abolizione della servitù della gleba.
Critica all’industrializzazione e al progresso e gli esiti che essi comportano alla società stessa.
Questo movimento trova una corrispondenza alla fine dell’800 negli USA, con il cosiddetto partito
del popolo, il quale condivide la difesa degli interessi degli agricoltori/commercianti situati nel mid
west degli USA.
Il legame si viene a creare in quella caratterizzazione che ha il populismo, legame esistente nel
leader e nei suoi seguaci.
Clinton: populista.
Il populismo è soprattutto qualcosa che lega partito e organizzazione—>forma mentale che viene
a caratterizzare il populismo in senso stretto.
Il soggetto di questo movimento è il popolosi quale si evidenzia come un mito della società——
>questo mito può avere delle caratteristiche costitutive, ovvero è una totalità organica/coesa/
omogenea di uomini e cittadini che hanno la caratteristica della virtù etica, es. buoni lavoratori,
che non sono degli accaparratori e che il loro fine è una buona convivenza.
Si creano i nemici del movimento del popolo, i quali si evidenziano nella classe politica
(=bersaglio tipico del populismo).
I populisti si scagliano contro la stampa, il ceto intellettuale perchè il popolo dei populisti è senza
classi perchè deve essere reso omogenea la società.
No popolo degli intellettuali e della classe politica, ma gente comune che ha dignità.
Uno dei primi movimenti populisti sorti era quello dell’ “uomo qualunque”(in Italia) che chiede una
sorta di rivincita nei confronti delle istituzionalizzazioni politiche.
L’atteggiamento anti-politico non è contro la politica in senso stretto, ma contro la politica così
come viene concepita all’interno del ‘900.
E’ un popolo che viene a richiedere l’utilizzo dello strumento della democrazia diretta/plebiscitaria:
intervenire con la propria volontà nelle decisioni politiche.
Viene anche richiesto quello che è il mandato imperativo—>il rappresentante non è lì per tutelare
il proprio interesse, ma quello del popolo.
Il rifiuto delle istituzioni comporta la necessità di mettere in contatto il leader con quelli che sono i
suoi seguaci con il popolo.
La massa necessita di una guida, ma nel caso del populismo questa guida rispecchia la volontà
del popolo.
Può essere letto anche come un elemento di diversità rispetto al leader in senso stretto.
La caratterizzazione di questo elemento carismatico del leader viene ad essere evidenziato non
nelle doti personali, ma dal fatto che queste doti vengono riconosciute dal popolo.
Questa legittimità del potere provoca una sorta di dovere da parte dei seguaci di una scelta del
leader.
In questa sua missione egli ha un atteggiamento di rassicurazione nei confronti del popolo
soprattutto nelle situazioni di crisi economiche/sociali (calmare le ansie per il futuro).
Il leader rispecchia l’essere il capo del movimento/partito, ma egli è l’autorità del partito,
un’autorità che viene e deve essere personalizzata.
Questa natura del leader comporta una necessità che egli rimanga svincolato dalla struttura
economica.
Il movimento non si fonda su budget economico fisso: trova fonti nelle donazioni.
Nel momento in cui il leader non esiste più, il potere si trasformerebbe o in un potere tradizionale,
o in un potere legale.
ES. Bossi ha espulso i nemici, mentre Berlusconi ha cominciato ad allontanarli e poi renderli
sempre più inaccettabili all’interno del suo partito.
Connaturata al concetto di carisma è che questi partiti sono rivoluzionari perchè hanno portato
dei cambiamenti all’interno della società.
Attraverso questi movimenti forse si può richiamare la tecnicizzazione della politica in senso
stretto.
Sembra che, dagli anni ’40 in poi, l’Italia sia diventata il luogo favorevole di espressione.