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Libreria Musicale Italiana (LIM) Editrice

Review
Reviewed Work(s): Il Barbiere di Siviglia by Gioacchino Rossini and Alberto Zedda
Review by: Friedrich Lippmann and Andrea Lanza
Source: Rivista Italiana di Musicologia, Vol. 7, No. 1 (1972), pp. 148-151
Published by: Libreria Musicale Italiana (LIM) Editrice on behalf of Società Italiana di
Musicologia
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/24315915
Accessed: 26-04-2018 12:53 UTC

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148 RECENSIONI

progressivo sorgere del gusto


gnata, già la musica sacra ha a
nianza del nuovo linguaggio mu
Per concludere, la priorità d'in
spetta, dunque, al de' Cavalie
questo studio, in un paragrafo
lature di danze per liuto dalla p
rono titoli specifici in riferim
di grande utilità agli studiosi di
parte l'illustrazione storica di c
totipo del de' Cavalieri, qualc
e conseguente struttura form
conoscenza di questi balli minor
Un quarto e quinto capitolo su
suoi riferimenti letterari in sta
cosi faticoso impegno e ricerca.
di una lettera del de' Cavalieri
diccioni e le « parole sopra il
una riproduzione su tavola a p
le varie fonti musicali datate.
riferendosi al Ballo, spicca que
la Moresca, analogo allo strum
zetto vocale in risposta al Ball
in uso oggi e chiamato da noi, i
Una eccellente bibliografia del
mazione per chi abbia a consul
Dodici tavole a parte, di cui un
Palazzo Pitti e dei giardini di Bo

Federico Ghisi

Gioacchino Rossini, Il Barbiere di Siviglia, partitura, edizione critica a cura


di Alberto Zedda, Milano 1969, Ricordi (P.R. 1044, pp. 432), con un Com
mento critico di Alberto Zedda (pp. 134), uno spartito per canto e piano
forte (n. di lastra 131295, con testo italiano-tedesco) e il materiale d'orchestra.

A centoun anni dalla morte di Rossini è apparsa la prima edizione critica


della partitura della sua più celebre opera. Anzi la prima, in senso assoluto, di
un'opera italiana dell'Ottocento. Di Bellini, di Donizetti ο di Verdi non posse
diamo una sola edizione che abbia i requisiti, artistici e scientifici, per dirsi
« critica ». Non ci si può che rallegrare con la Casa Ricordi per aver imboccato
l'unica strada oggi da percorrere, quella, appunto, delle edizioni critiche.
Il vero compito del recensore di un'edizione dovrebbe essere quello di con
frontarla battuta per battuta con la fonte principale (l'autografo, nel nostro

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RECENSIONI 149

caso); solo in questo modo è po


l'editore. Nell'impossibilità, p
rifica, mi accontenterò di prend
ampiamente esposti nella prima
partitura.
Lo Zedda è partito avvantaggiato, con autografo e originale del libretto sotto
mano, senza contare un buon numero di interessanti copie mss. e stampe
coeve. Non ancora, però, nella posizione ideale, mancandogli il materiale della
prima rappresentazione, nel quale sicuramente si sarebbe potuta trovare qualche
annotazione autografa o, per lo meno, rispecchiante direttamente la volontà del
compositore alle prove (e, inoltre, forse l'Ouverture eseguita in quell'occasione).
I fondi musicali del Teatro Argentina sono da ritenersi definitivamente scom
parsi? Si è fatta una ricerca accurata?
Va da sé che il lavoro di Zedda fa piazza pulita di tradizioni erronee e non
autentiche, fra le quali figurano, oltre al resto, modificazioni della strumenta
zione e della dinamica (ad esempio, eravamo abituati a sentire il fortissimo nel
Temporale sedici battute prima che sull'autografo). Una delle più gravi alte
razioni del Barbiere era l'assegnazione del ruolo di Rosina non a un mezzo
soprano, come prescritto da Rossini (« contralto »), bensì ad un soprano, attri
buendole pertanto, in parecchi punti, note che Rossini non ha mai composto.
In realtà, questa adulterazione era già stata smascherata in qualche edizione
degli ultimi decenni: cito soltanto la riduzione per pianoforte edita da Ricordi,
ripristino 1944 (n. di lastra 124060) e quella di Peters, Leipzig c. 1940
(n. di catalogo 4265, n. di lastra 11000), un caso unico fra le riduzioni piani
stiche dei decenni passati: una riduzione per pianoforte « critica » con tanto
di « relazione del revisore »! (Nella partitura edita da Ricordi negli anni 1932/33,
n. di lastra 122118, però la parte di Rosina è per soprano). Da notare, inoltre,
che nella riduzione di Peters appare corretta anche la dinamica del Temporale.
Lodevole la decisione dello Zedda di non appesantire eccessivamente l'appa
rato critico (un esempio da evitare: la relazione critica di Smend alla Messa
in si minore di Bach). Il criterio cui si è attenuto, di registrare nell'elenco
delle lezioni soltanto ciò che è effettivamente rilevante, è l'unico da seguire,
se si vuole evitare che la relazione critica sia condannata a priori a non essere
letta. Riguardo ai passi dubbi, molto giusto anche il principio di impegnarsi, in
qualità di curatore di un'edizione, con una lezione determinata, e non cavarsela
più comodamente con una pluralità di « soluzioni » possibili, elencate con scrupo
losità filologica: « Tocca a chi ha trascorso anni a contatto dell'autografo, cer
cando verifiche e controprove in lezioni collaterali, di effettuarla [una scelta] »
(iCommento critico, p. 11). Non meno giusto è pure il proposito di stabilire un
testo leggibile in ogni suo punto per i musicisti del nostro tempo, un testo in
cui ciò che nell'epoca passata era dato per scontato venga reso esplicito con
linguaggio attuale.
Fin qui Zedda è solo da lodare. Tuttavia, per trovarmi d'accordo al cento
per cento, quest'edizione, appunto in quanto « edizione critica », avrebbe do
vuto riuscire ancora un po' più critica. Più critica, si badi bene, non nel senso

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150 RECENSIONI

di capovolgere i criteri test


iperfilologismo che in musi
le obiezioni che ora esporrò m
testo, in modo da penetrare
positore.
1) Zedda ha preso in esame numerose copie mss. ed esemplari a stampa.
Numerose, ma forse non tutte quelle che sarebbero state necessarie. Nella dis
sertazione del musicologo americano Philip Gossett The Opéras of Rossini.
Probletns of Textual Criticism in Nineteenth-Century Opera (Princeton 1970)
si contano otto copie della partitura che ovviamente Zedda non ha avuto sotto
gli occhi. In diverse di esse, come in alcuni « extracts » manoscritti e stampati
(anche questi Zedda, sembra, non ha esaminato), figurano, secondo Gossett, due
arie di Rosina (un'altra per la scena della Lezione di canto: « La mia pace »;
una nuova, prima del Temporale: « Ah se è ver »), la cui autenticità è dubbia si,
che però in ogni caso, qualunque fosse poi stata la decisione del revisore,
avrebbero dovuto essere esaminate e discusse. Anche prescindendo dalle due
arie, le fonti trascurate offrono probabilmente alcune interessanti lezioni.
2) Zedda ricorre con parsimonia alle parentesi quadre e al tratteggio (delle
legature). Egli si limita « a segnare tra parentesi quadre soltanto le indicazioni
[...] suggerite al revisore da quanto sottinteso dal contesto musicale, e non
quelle derivanti dalla moltiplicazione di un segno originale » (Commento, p. 11).
Altrove annota: « Segni interpretativi esemplificati in una ο più parti ma
evidentemente comuni anche ad altre sono stati estesi a tutte le parti che li
richiedono senza servirsi delle parentesi quadre. Cosi coloriti, staccati, accenti,
legature segnati, per esempio, alle parti estreme della partitura sono stati
verticalmente estesi anche alle similari parti intermedie, senza esser posti
fra parentesi quadre» (Commento, p. 40, nota 1). Il revisore unifica persino
laddove (in punti di eguale linea melodica, tanto in senso verticale che oriz
zontale) l'autografo differenzia nella dinamica e nell'articolazione (cfr. p. 40,
note 2 e 3), e anche questo senza usare parentesi, limitandosi di massima (ma
neppure sempre) ad un avvertimento nella relazione critica.
Il revisore giustifica questa sua parsimonia in fatto di parentesi nelle uni
ficazioni e nelle integrazioni per analogia con l'argomento che da un sistematico
impiego delle parentesi risulterebbero « pagine cosi sovraccariche di segni da
divenire illeggibili », « testi traboccanti di segni e di dottrina destinati a ri
maner chiusi nelle stanze di una biblioteca » (Commento, p. 10). Dopo di che,
sono andato a risfogliare vari volumi delle nuove edizioni critiche degli opera
omnia di Bach, Haydn e Mozart, e non posso assolutamente essere d'accordo
con Zedda. Le parentesi ο il tratteggio dei segni di legatura, a mio avviso, non
impediscono affatto la leggibilità. Anzi, con un'occhiata il lettore è immedia
tamente informato sul testo dell'autografo ο della fonte utilizzata.
La suddetta unificazione conseguente è pericolosa, e anche un buon musi
cista corre il pericolo di sbagliare. Sfogliando la partitura, due punti mi sono
parsi particolarmente discutibili e assai indicativi circa il rischio insito in una
più ο meno taciuta unificazione.

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RECENSIONI 151

a) All'inizio della cavatina di F


l'autografo (Commento, p. 58) u
trabbassi, mentre ai clarinetti, fa
de il fortissimo a tutte le parti.
voluto che gli archi suddetti suon
altri fiati? Questo mi sembrereb
b) Aria di Basilio « La calunnia
violini, quindi impiegato per il
punti di staccato uniformemente
compare. Il Commento non ne fa
era riportato e discusso). Però,
che nell'autografo il motivo non
che appare. Tal quale Zedda, il
Ricordi che porta il n. di lastra
note del motivo e in tutte le sue
Peters (n. di lastra 11000) il moti
parole « Dalla bocca fuori uscen
(semicrome). All'inizio del crescen
i punti di staccato non sono più s
(crome). Suppongo che la riduzion
compare sull'autografo. (Un'arti
Last not least, merita un cenno l

Friedrich Lippmann

{traduzione di Andrea Lanza)

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