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Vv 19-45
Spinti entrambi dal desiderio Dante e Beatrice ascendono
rapidissamnete al cielo della Luna, nel quale si manifesteranno al
poeta gli spiriti che mancarono ai voti. Dante che ha l’impressione
di penetrare in una nube lucida, si stupisce di come un corpo solido
possa attraversarne un altro senza disgregarlo, come avviene per un
raggio di luce nell’acqua.
Vv 46- 105
Dopo aver ringraziato Dio per avergli concesso di salire attraverso i
cieli, il poeta chiede a Beatrice quale sia l’origine delle macchie
lunari. Beatrice confuta anzitutto sia la leggenda popolare che fa
dipendere le macchie dal fascio di spine che Caino è costretto a
reggere sulle spalle, sia l’ipotesi più scientifica di Dante secondo cui
esse dipenderebbero dalla maggiore o minore densità della materia
lunare.
Vv 106-148
La spiegazione che ne dà Beatrice è invece di natura metafisica e
chiama in causa il problema degli influssi celesti; la conclusione è
che la maggiore o minor intensità degli astri, o di parti di essi è
legata al diverso grado di compenetrazione nei cieli della virtu
angelica.
Canto III:
Posizione: 1* cielo (Luna)
Beati: Spiriti inadempienti ai voti (appaiono come immagini riflesse
nei vetri)
Intelligenze motrici: Angeli
Dante incontra: Piccarda Donati e Costanza d’Altavilla
Vv 1-33
Mentre sta per dichiarare a Beatrice di aver compreso la verità
riguardo le macchie lunari, Dante viene improvvisamente attratto
da una visione. Egli vede, come attraverso specchi trasparenti, gli
evanescenti contorni di alcune anime e li scambia per immagini
riflesse, cosi si volta indietro e non vedendo nessuno si rivolge a
Beatrice in maniera stupita. Questa, gli spiega che i beati sono
realmente davanti a lui: essi si trovano nel cielo della Luna per aver
mancato ai voti compiuti; invita quindi il poeta a parlare con loro.
Vv 34- 57
Dante chiede allo spirito che si mostra più desideroso di parlare di
rivelargli il suo nome e la condizione dei beati in quel cielo. Si tratta
dell’anima di Piccarda Donati, che Dante stenta a riconoscere per
la sua accresciuta bellezza.
Vv 58-90
Dante chiede se i beati abbiano desiderio di trovarsi in un cielo più
alto, per essere più vicini a Dio; Piccarda risponde che la carità
appaga pienamente la loro volontà e che il fatto di essere in un cielo
inferiore non diminuisce il grado di beatitudine, che consiste infatti
nell’uniformarsi perfettamente alla volontà divina.
Vv 91-108
Piccarda racconta ora la sua storia e il motivo per cui non potè
portare a compimento il voto. Ritiratasi dal mondo quando era
ancora molto giovane facendosi suora dell’Ordine di Santa Chiara,
fu rapita con violenza dal convento e da allora condusse tristemente
la sua vita.
Vv 109-120
Piccarda indica poi a Dante un’anima luminosa alla sua destra. È
Costanza d’Altavilla, monaca , fu strappata a forza dal convento, ma
rimase in cuor suo sempre fedele alle sacre bende.
Vv 121- 130
Terminato di parlare, Piccarda e le altre anime si allontano
recitando l’Ave Maria. Dante le segue finchè può, poi rivolge lo
sguardo verso Beatrice, restando abbagliato dal suo accresciuto
fulgore.