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<< Extremum hunc, Arethusa, mihi concede laborem >> [Virg. Buc. 10,1]
Wilamowitz diede una interpretazione diversa di quelle date dai 3 studiosi sopra citati.
Reintrenstein : non poteva essere stato soltanto Teocrito a dare origine ai canti
pastorali; va cercata la loro origine nel Peloponneso, dunque in fase pre-teocritea.
Snell vs Iachmam = [anni '40 - '50] Virgilio ha scoperto l'Arcadia come regione o no?
Snell : sfondo pastorale di Virgilio non inventato ex novo, bensì nascerebbe dalla lettura
di un passo di Polibio, nel IV libro delle storie; musica, canto e danza sono un trinomio
irenico che connota il mondo Arcade.
Ma nel passo di Polibio non c'è nessun termine che rimanda ai contadini della regione
arcadica. Nel mondo greco non si poteva fare degli arcadi un caso eccezionale nel campo
del canto e della danza.
Arcadia : regione montuosa, separata dalle altre regioni da 5 monti; Teocrito la chiama
<< eumelos >> , cioè << dalle belle greggi >>.
Virgilio parla di Arcadia già nella III ecloga con un accenno a Pan, inventore della
zampogna; nella IV compaiono le muse sicule ma vi è comunque un riferimento
all'Arcadia; nella V vi è la morte di Dafni; VI né riferimenti alla Sicilia né all'Arcadia; VIII
contiene più riferimenti all'Arcadia, insieme alla X ecloga, in cui Virgilio invoca Arethusa.
I riferimenti di Virgilio sono più cospicui, rispetto a quelli di Teocrito, riguardo l'Arcadia;
ciò induce Snell a dare a Virgilio la creazione di un paesaggio ideologico in Arcadia.
Nel I sec. a.c. Erucio parla di pastori arcadi, ma non sappiamo bene chi si sia ispirato a
chi tra lui e Virgilio.
Huboux : “Les thémes bucoliques dans la poésie latine” ; Porcio Licino presenta un
epigramma pastorale scrivendo “custode di agnelli”, un incontro tra il poeta e i pastori (il
poeta brucia per una fiamma amorosa).
Frainkel : (carattere della poesia augustea) : il numero 10, dopo le bucoliche di Virgilio,
diviene un leitmotiv della poesia. Nelle bucoliche I e IX il tema è quello delle
“confische”; III e VIII due ecloghe eroiche; II e VI agone bucolico; IV ecloga messianica; VI
ecloga cosmologica.
Teocrito non ha mai trattato di uno scontro tra generi letterari come fa Virgilio
contrapponendo poesia pastorale con poesia eroica.
Virgilio, secondo gli studiosi, avrebbe letto un Teocrito antologizzato, con commenti
vastissimi. Il I idillio di Teocrito (Polifemo corteggia Galatea) toccò l'immaginario di
Virgilio, e questo si ripropone in modo ossessivo.
Teocrito fu nelle corti di Siracusa prima e Alessandria dopo, dunque a Virgilio non
importa la poesia cortigiana del corpus teocriteum. A parte il caso Titiro-Pollione, non iv
sono altri esempi di canti simili a quelli cortigiani di Teocrito, con soggetto la grande città
(un mimo urbano), e per le bucoliche la città è distante ed irraggiungibile.
La campagna è il luogo che rimane intatto dopo le guerre civili (prima Silla contro Mario,
poi Cesare contro Pompeo); già la sua fondazione aveva come inizio una guerra civile,
dei “bella intestina”. I romani, come Lucrezio, fuggono nell'hortus epicuri. Vi sono alcune
tracce di epicureismo nelle bucoliche, ma Virgilio è lontano dalla totale assunzione di un
modello filosofico; Virgilio continuamente evade dai limiti del genere bucolico, non si
atene ai canoni teocritei (es. il compianto dell'indignus amor), ad esempio nel caso
della cosmogonia della VI ecloga, un tema che si trova di più in un poema didascalico.
Teocrito è il modello prioritario ma interagiscono altri modelli (Arato e Micandro);
Virgilio risente del De Rerum Natura lucreziano, e non è vero che sia soltanto presente
nelle Georgiche.
Schoenberg : 1969 “Der locus amoenus from Omer-Orazio” il locus amoenus è una
piccola vallata, cinta da una radura o un bosco, nella quale sgorga un ruscello; è un
luogo avulso dallo spazio e dal tempo. Amoenus forse da Amor, oppure a-munia, cioè il
luogo dell'ozio, fuori dagli impegni pubblici.
In Virgilio è il teatro delle gare di pastori, e dal medioevo in poi grazie proprio a Virgilio
sarà ripreso e utilizzato di continuo. Ancora prima riprenderanno il locus amoenus
Orazio e Ovidio, ma con quest'ultimo il locus amoenus è carico di eros e violenza, poiché
è pieno di insidie.
LEZIONE 20/03/13
Proemi e finali di un'opera vengono composti per ultimi (steigerun = momento più alto).
La X ecloga, momento più alto dell'opera di Virgilio, pone dei problemi al lettore poiché
il protagonista dell'ultimo componimento non è un pastore, ma Cornelio Gallo;
considerato l'ultimo dei neoterici e l'iniziatore della poesia elegiaca a Roma [se questa
non ha fatto il suo ingresso a Roma con il 68° carme di Catullo].
Sì legò ad Ottaviano e dopo la battaglia di Azio divenne prefetto di Egitto (la prima
provincia imperiale: mantiene le caratteristiche di una monarchia accentratrice).
Dopo aver sedato una sommossa nella Tebaide (Cornelio lasciò una inscrizione di
carattere autocelebrativo) Cassio Dione parlerà di pettegolezzi da parte di Cornelio nei
confronti di Ottaviano; Cornelio subì un processo ma non sappiamo bene sotto quale
accusa, e a causa di ciò si sarebbe tolto la vita.
Essere praefectus Egipti era comunque una importante carica.
L'elegia è stata coltivata da personaggi ai margini della vita politica: << laus in amore
mori >> = << morire amando >>.
Nel 1978 un fortuito ritrovamento in Numidia ha portato alla luce dei componimenti
editi da Anderson, Carlstron e Nisbet. Ciò ha causato una grande disputa tra gli studiosi,
e la stragrande maggioranza di essi ha assegnato la paternità dei frammenti a Cornelio
Gallo, per la presenza del nome “Licoride” (nel testo al vocativo: << Licori >>).
Parola chiave è << nequitia >> = << dissolutezza >> ; infat Licoride è una liberta (ex
schiava) affiancata ad un altro liberto di nome Volumnio Eutrapelo ( per questo Licoride
si chiamava Volumnia). Licoride era lo pseudonimo utilizzato da Gallo per chiamare
Volumnia.
Volumnia si unì a uomini come Bruto, Antonio e infine Cornelio Gallo; si esibiva col
nome di Citiride (collegato a Citera – Afrodite).
Gallo le dà, però, un soprannome isosillabico:
– Ostia (Properzio) ---> Cinzia [da Apollo Cinzio]
– Clodia (Catullo) ----> Lesbia [da Saffo]
– Plania (Tibullo) -----> Delia [da Apollo Delio]
Erano tutte donne di cultura ed altolocate, a differenza proprio di Volumnia/Licoride: era
una mima, dunque di bassa condizione sociale.
Cornelio Gallo era, dunque, un poeta elegiaco sui generis.
Partenio di Nicea aveva scritto una raccolta erotica “Erotikà pathemata”, un compendio
di miti incentrati sul tema di amori infelici. Trentina di miti che furono spunto per
composizioni future. Partenio dedica questa raccolta, nella lettera prefatoria, a Cornelio
Gallo poiché si parla di elegie.
Su Gallo grava quello che Traina chiama << il silenzio della congiura >> ; sembra esserci
stata una sorta di damnatio memoriae.
Properzio nella 34^ elegia del libro II ci descrive Gallo mentre nell'oltretomba si medica
le sue ferite, delle “vulnera” causate dall'amore per Licoride. Ma come può un uomo
morto lavarsi le ferite? Nel mondo antico spettava alla madre o agli intimi del defunto
essere deterso (lavatio defunti) un gesto di pietas.
Evidentemente Gallo è considerato come un “miles amoris”, che si deterge le ferite con
l'acqua infera (con l'acqua dell'unico fiume da prendere in considerazione: il Lete, la cui
acqua poteva cancellare la memoria di questo amore, le sue ferite).
La figura di Gallo appare nella VI ecloga in uno scenario eliconio (sede muse), in una
scena di investitura poetica da parte di Lino, con la zampogna suonata molto prima da
Esiodo: implica il passaggio da poeta elegiaco a poeta didascalico.
Nella X ecloga appare ferito d'amore poiché abbandonato da Licoride, la quale adesso
segue un miles nelle sue avventure. Virgilio gli consiglia di convertirsi al genere bucolico
ma, nonostante Cornelio ci provi, non ic riesce e rimane legato al genere elegiaco.
1980 Gian Biagio Conte ha dato una lettura paradigmatica della XI ecloga.
Secondo Skutsch Virgilio nella VI ecloga ha riportato dei temi neoterici che avrebbe
voluto intraprendere sotto la scorda di Gallo.
Leo e Iahn [della rivista Hermes] contestarono l'ipotesi che Gallo fosse autore della Ciris.
Servio commentando nei vv. 46-49 ecloga VI dice che sono stati traslati dai versi di Gallo,
dunque trasferiti e magari modellati; sono tut esametri e Gallo scriveva distici elegiaci,
dunque Virgilio li aveva ricomposti, e questi versi del monologo di Gallo sono
espressione di un canto amoroso disperato e passionale, che non ha a che fare con i
canti d'amore dei pastori della silloge bucolica, non si tratta di un canto d'amore
bucolico ma di un canto d'amore del capostipite elegiaco.
V ecloga = Virgilio riprende Dafni e considera questo come uno “scopritore”; Gallo può
essere ritratto come Dafni poiché un corteo di personaggi mitici (Apollo silvano, Pan)
sfilano per conoscere il motivo del dolore per il quale si strugge Gallo, nella X ecloga; nel
Tirsi sfilavano pure per Dafni, per consolarlo.
<< Cuae memora autqui vos saltus habuere, puellae Naides, indigno cum Gallus amore
peribat? >>
[Da Teocrito] :
I personaggi afflit d'amore sono entrambi citati; è aperta la strada per la dafnizzazione
di Gallo e Virgilio tenta di creare la resistenza di questo all'amore. Virgilio cerca di
persuadere Gallo, capostipite elegiaco, nel suo genere bucolico e Gallo accetta di
“convertirsi” al genere bucolico, ricantando i versi di Euforione di Calcide con la
zampogna. Nel momento in cui Gallo utilizza il metro bucolico non regge, poiché
inchiodato nel suo ruolo di poeta elegiaco.
Alla fine del suo monologo ribadisce la potenza incontrastabile che ha l'amore sul poeta,
così rinuncia alla quiete e alla pace offerta da Virgilio con il canto pastorale, con la
possibilità di “convertirsi”.
• IV stasimo nell'Antogone di Sofocle: << eros invincibile >>
Paesaggio arcadico (statico) contro “furor” ansioso delle passioni d'amore; la poesia
elegiaca vive di assoggettamenti, invece quella bucolica vive di libertà interiore.
Ciascun poeta deve seguire la propria via poetica, e Gallo ha già scelto.
Non sono amori fitzi, Gallo si auto-condanna all'infelicità, incapace di uscire da questo
circolo vizioso.
LEZIONE 27/03/13
<< extremus labor >> ultima fatica compositiva di Virgilio; ci si deve rifare al concetto
callimacheo (e da Filita suo maestro) da cui si delinea il concetto di “fatica” nel lavoro
del poeta, non paragonabile a quello dei predecessori.
Callimaco:
Il termine << labor >> [fatica compositiva] non entra a Roma grazie ai neoteroi, bensì
ancor prima di questa generazione; all'interno del cenacolo Scipionico i testi ellenistici
venivano revisionati e studiati, e giù in Terenzio troviamo il termine come << lavoro di
molte not alla luce delle lucerne >>.
Virgilio, nell'invocazione ad Arethusa, si rifà a quel lavoro di cesoio e rifinitura dei poeti
ellenistici, di Terenzio e sicuramente di Catullo.
Non siamo abituati a vedere una ninfa siciliana essere la garante poetica di un poeta;
prima lo era stata Talìa (ninfa della satira), ora invece lo è Arethusa, ispiratrice del canto
bucolico. Già Mosco e Dione (continuatori della poesia bucolica) invocavano Arethusa
come garante dell'ispirazione poetica.
Vv. 117 del Tirsi Dafni morente saluta tra i personaggi della scena anche Arethusa.
Alfeo ed Arethusa appartengono entrambi alla terra dell'Elide; Pindaro ci dice che il
luogo di origine sarebbe l'Elide ma questo inseguì Arethusa in Sicilia attraverso un corso
sotto gli abissi, giungendo ad Ortigia.
– Mosco: Alfeo si reca nell'Elide con doni di nozze per sposare Arethusa; dunque c'è
una storia di seduzione. Ma Arethusa appartenendo alle ninfe di Artemide deve
mantenere la castità; dunque viene tramutata in una fonte della dea.
Nel V libro metamorfosi di Ovidio: dea Cerere che va alla ricerca della figlia Proserpina;
tra i personaggi incontrati dalla dea c'è anche Arethusa, che le dà delle notizie riguardo
alla figlia. Arethusa non narra la sua storia, lo farà soltanto quando Cerere ritrova sua
figlia, narrando di abitare la Sicilia come peregrina, poiché la sua casa è l'Elide. Ormai in
Sicilia, a Siracusa, Arethusa ha i propri “penati”.
Alfeo abbandona il suo aspetto antropomorfo e diventa fiume per poter stare vicino ad
Arethusa: lei acqua dolce e lui acqua salmastra vicino ad Ortigia.
<< paùca mea Gallò// sed quae legat ipsa Licoris >>
<< incipe, sollicitos// Galli dicamus amores >>
• respondeo: indica sempre azione in risposta; << risonare >> ovvero resono = suono
all'indietro.
Eco = << imago vocis >> [perifrasi]
<< Cuae memora aut qui vos saltus habuere, puella >>
Teocrito:
Assenza delle ninfe consolatrici che avrebbero dovuto alleviare i dolori del giovane
Gallo. Le ninfe si trovano lontane, non in Sicilia dove Dafni stava per morire. Lo
struggimento di Gallo in Arcadia.
Teocrito dice che, forse quando Dafni moriva si trovavano presso il Peneo ed il Pindo.
Virgilio chiede lo stesso per Gallo, il quale si tormenta in Arcadia, dunque Viriglio cita
altri luoghi per cercare le Naiadi.
Il lamento d'amore del poeta, nella tradizione occidentale, deve essere solo mentre si
strugge per il proprio amore [es: Petrarca].
Il paesaggio è quello della Arcadia: Gli allori = simbolo della lode poetica.
Le tamerici = piante del sottobosco
Al catalogo animale di Teocrito, Virigilio ribatte con un catalogo di piante. Una natura
simpatetica e quasi romantica ante-litteram.
– Carme 64 di Catullo : Arianna che piange da sola su una strofa ( verso anastrofico
quello di Virgilio). *paracleusitron = nella poesia classica.
Virgilio ci presenta un Cornelio Gallo “bucolicizzato”, per la presenza delle pecore che lo
attorniano: è questa l'anticamera della proposta bucolica che Virgilio vuole proporre a
Gallo per avvicinarsi alla musa pastorale.
Apollo, onnisciente, dice a Gallo che Licoride lo ha tradito fuggendo via, recandosi in
luoghi terribili, insieme ad un miles.
Silvano non parla, ma scuote soltanto delle ferule; a parlare è ovviamente il dio
d'Arcadia Pan. Proprio quest'ultimo è il dio del luogo che cerca di consolarlo e a sognare
che il suo amore possa essere oggetto dei canti pastorali d'Arcadia.
• insania e amnesia: caratteristiche di colui che si strugge per amore e di chi scrive
versi d'amore nell'elegia.
LEZIONE 03/04/13
Dopo il corteo delle divinità, Apollo, Silvano e Pan, il poeta replica che un giorno i poeti
bucolici gli dedicheranno i loro componimenti.
Vv. 31= “tamen” = discorso dei personaggi che inizia a partire da metà verso
(andamento mimetico), simile alla sticomitia delle commedie.
La fama del canto amoroso di Gallo rimane isolata nel paesaggio arcadico, delimitata dai
6 monti. Per Gallo non è impossibile che i suoi “amores” per Licoride vengano cantati
sotto le forme bucoliche. La parola “amores” potrebbe alludere (annuncio
metaletterario) ad un componimento di Gallo, intitolato proprio Amores.
Presente sia la figura retorica delle analessi sia quella delle prolessi.
Il sogno di una identità bucolica lo aliena dalla sua condizione urbana, facendogli
dimenticare per un momento i suoi dolori da “durus miles”, desiderando accostarsi al
mondo pastorale [ce lo dice con quel “utinam”].
Virgilio assembla il mondo pastorale ed il mondo georgico ( Ketman = “Studio sul mondo
bucolico e mondo georgico”), e sono molto labili le differenze tra i due mondi, poiché
uno stesso personaggio lo vediamo sia pastore sia contadino.
vv. 38 = << che importa se Aminta ha la carnagione scura >> Ossessione per la
carnagione chiara, per il “candor”; a partire da Asclepiade, però, il mondo greco ripensa
agli incarnati di colore scuro (la carnagione scura come il carbone può anceh
infiammarsi di passione).
Uno dei difet femminili era proprio l'incarnato scuro, e gli innamorati cercavano di
nascondere tali difet delle proprie amate con dei soprannomi. E' una tendenza alla
divinizzazione dell'oggetto d'amore (presente nella poesia neoterica e catulliana);
tendenza tipica anche di tutta la poesia erotica a Roma e Virgilio ne viene influenzato
essendo nato proprio in quei luoghi in cui nacquero i poeti neoteri.
vv. 39 = Aminta è scuro, ed il suo incarnato viene giustificato dal colore scuro che hanno
anche le viole o i mirtilli.
Qui vediamo come il paesaggio dell'Arcadia muti lentamente nel paesaggio della
pianura lombarda (in cui proliferano i salici, che sono del tutto assenti in Arcadia).
Locus amoenus
– Teocrito; “Ciclope” : Polifemo sottolinea tutte le belle caratteristiche dello spazio in
cui vive alla ninfa Galatea. In modo parallelo fa lo stesso Gallo con Licoride,
descrivendole il paesaggio a cui vuole convertirsi.
• << insanus amor >> : per un momento Gallo rinsavisce e capisce di essere un
soldato impegnato in una campagna militare; dal punto di vista cronologico è
difficile collocare i componimenti amorosi di Gallo.
• Sappiamo che Licoride insegue un soldato attraverso accampamenti invernali.
Si dovrebbe pensare che Gallo rimproveri Licoride perché segue un soldato in campi da
battaglia; dovremmo sostituire al “me” un “te”. [Come sostiene Einer]
vv. 46-49
**= Alpinas nives ; frigora Rheni: paesaggio germanico.
Cornelio è al corrente dei luoghi che visita Licoride, e li immagina chiaramente.
<< me sine >> = anastrofe, abl. Precede sine; sine non sta con sola. Se avesse scritto sine
me avrebbe creato un anapesto.
Ossessione ottocentesta fu quella id ricostruire Gallo sulla base dei poeti che
possediamo e conosciamo: es. il caso di Properzio e la sua amata Cinzia, che voleva
seguire un pretore abbandonando l'amato.
Properzio definisce Cinzia, che sta per intraprendere un viaggio così pesante per una
donna, “demens”, cioè folle. Il viaggio di Licoride è per terra, invece quello di Cinzia è un
viaggio via mare.
Entrambi i viaggi sono causati da un insanus amor, e dal “servizio” d'amore, servitium
amoris.
Le donne dei poeti non sono dominae, cioè padrone dei loro amanti che fanno da servi;
infat le due donne sono servae amoris. In Euripide, nell'Ippolito, troviamo il vero
antecedente di Cinzia e Licoride: è Fedra, una regina che a causa del suo insanus amoris
vuole recarsi nei boschi, seguendo Ippolito.
Il mondo della caccia è un mondo dove non c'è posto per l'amore. Fedra è disposta a
dimenticare la sua regalità per amore; nei vv.55-61 della X ecloga Gallo dice che si
recherà a caccia, come “medicina furoris” , ma il furor d'amore è inmedicabile.
In età ellenistica, dal IV libro degli aitia di Callimaco, compaiono per la prima volta le
cortecce incise.
Nella X ecloga si fronteggiano due generi letterari: l'erotikon pathema, lo sfogo della
propria passione amorosa continuamente sottoposta alle azioni dell'amata, che ne
condizionano l'umore; accanto all'elegia, troviamo la poesia bucolica, che non riesce a
concedere a Gallo quella serenità, quella condizione irenica, che richiede.
In questa ecloga Virgilio assiste al fallimento della sua stessa parabola bucolica; essa non
può diventare un farmaco contro l'insanus amor.
LEZIONE 10/04/13
vv. 50-51= difficile capire cosai l poeta intenda dire quando si parla di “versus
Chalcidico”. Il poeta sembra risoluto nel voler riportare i suoi versi calcidici
accompagnati dal suono della zampogna.
Verus Chalcidico= forse Virgilio vuole riferirsi ad Euforione di Calcide oppure a Teone di
Calcide (mitico ecista).
• Cicerone esaltava la grandezza del vero padre del poema poiché traevano spunto
da Euforione.
• Quintiliano nell'Institutio Oratoria riconosce il fatto che Virgilio ebbe un
apprendistato neoterico e nella X ecloga si ispirò proprio ad Euforione.
Euforione (negli anni '60) è stato molto studiato perché in Italia si accese il discorso sulla
possibilità che costui fosse stato anche un poeta elegiaco; Alfonsi pensava che Euforione
avesse scritto distici elegiaci, supponendolo dal fatto che Gallo si ispirava proprio
all'elegia ed Euforione era suo grande modello.
Varigazi fu un grande studioso di Euforione.
Gallo accetta di rimodulare la sua poesia secondo le leggi ritmiche del pastor siculus.
Quando si abbraccia al vita pastorale nel contempo si abbraccia la vita venatoria, sia
pastore sia cacciatore.
[ vedi v.55 ] Nel v.56 dice che darà la caccia agli “acris apros”, ai cinghiali bellicosi.
I boschi sono risonanti, in senso inquietante, e pieni di entità sia divine sia animali:
“lucosque sonantis”.
v.59 = Cydonia=> si riferisce alle migliori frecce di quel tempo, ed anche agli
archi di quel tempo ( cornu ). Partho cornu = tecnica militare dei Parti. [scena di
caccia allusiva]
v.60 = farmaco placebo, poiché l'amore è invincibile e Gallo lo sa, infat parla
di “ furor ” (= a pathos ). L'amore in termine epicureo è la perdita di atarassia,
perdita di autocontrollo.
Ribadita la funzione negativa dell'amore (come nella II e VIII ecloga).
Nell'XI idillio di Teocrito Polifemo chiama la poesia “farmaco”.
v.68 = per dimostrare l'antipodo delle zone fredde, si citano zone calde : <<
sub sidere Cancri >> << Aethiopum >>.
• versemus = si fa riferimento al “voltare” le pecore, cioè allo spostarle =>
transumanza.
Nella X ecloga l'acme del canto bucolico è il suo stesso fallimento, non è un canto
irenico.
vv. 72-73 = rapporto fra poeta e Gallo diventa alla fine estremamente affetvo, e viene
messo da parte il dialogo sui generi letterari diversi.
Lo sfogo di Gallo è autoreferenziale, anche se per un atmo accetta di far parte di quello
scenario pastorale e venatorio, egli si accorge che è inutile poiché il suo tormento
amoroso lo vince ancora.
Per intendere la fine della X ecloga ci aiuta Lucrezio nel VI libro del Rerum Natura:
l'ombra è legata alla umidità e quest'ultima denota una catva salute (vv.783-785 De
Rerum Natura). L'ombra di cerci alberi procura mal di testa se si giace troppo sotto di
essi.
Qui le ombre del ginepro, nociva a chi canta, sono causa di malessere anche alle messi,
dunque sembra un portato di una esperienza = fa male => ADDIO AL CANTO PASTORALE
LEZIONE 17/04/13
A Posillipo (Napoli) Virgilio venne a contatto con i capisaldi della filosofia epicurea.
L'epicureismo nelle bucoliche è un sostrato generico, non specifico (come sostiene La
Penna) poiché diffusi in tutta Italia. Imperativo della “setta” (scuola in latino) era
allontanarsi dai “munera” della vita quotidiana, dunque andava anteposta la vita privata
a quella pubblica e politica.
La concezione epicurea dell'eros da parte di Virgilio verrà abbracciata del tutto soltanto
nelle bucoliche.
II, VIII, X ecloga= l'amore in questi 3 esempio non è mai equilibrato, bensì la furoralità è
il leitmotiv delle 3 ecloghe. Nella II ecloga l'amore di Coridone per Alessi ha come
modello i componimenti del poeta greco Meleagro.
v.1= include i due idionimi (nomi propri) ed il verbo “ardeo” per la prima volta
transitivizzato.
Servio ci dice che il nome di Coridone era legato ad una “ allodola ” o ad un “ usignolo ”,
dunque ci rimanda alla poesia elegiaca (al lamento amoroso).
Alexi è un nome in catantifrasi, poiché significa “ correre in aiuto ”, ma il personaggio
non aiuta affatto Coridone.
v.2= “ delicias ”: oggetto del desiderio [Catullo carme VI: << Flavi, delicias tuas>> ].
<< Nec quid speraret habebat >> = ha il suono di una sentenza.
In tutta la II ecloga ci sono due sfondi naturali: la natura stilizzata, il sogno pastorale di
Coridone, ed una natura in cui vivono anche altri individui.
Coridone non si cura del “rapido aestu”, dunque affronta una natura assolata [ v.13 <<
sole sub ardenti >>.]; sfida la natura per cercare il suo amato come nella X ecloga fa
Licoride.
• Karl Hosius = [1915] studiò tut i debiti di Virgilio nei confronti di Teocrito;
soprattutto per la II ecloga.
v.24 = mito di Anfione e Azeto; mito di dominio politico tra due fratelli (es.
Eteocle e Polinice). Anfione era dotato di un potere incantatore grazie alla sua
musa.
v.28 = sordida = << miseri >> => sordes = << sporco >>
v.29 = figere cervos = il pastore è anche “venator”
v.30 = hibisco = aedum esca => << cibo per capret >> secondo gli antichi. E'
un dativo di direzione.
v.34 = labellum = diminutivo di labrum
v.35 = Amynta citata per suscitare gelosia.
APPUNTI 18/04/13
1970 – OTTO SKUTSCH (nell'articolo dell'Harvard Studies in Classical Phulology ) vv. 45 al 55 = aggiunta
secondaria, in un rimaneggiamento da parte di Virgilio, in un secondo momento.
TRATTAZIONE ECFRASTICA FLOREALE.
73 versi II ecloga messi in correlazione con quelli della VIII, 109 = 182; somma III e VI =
182. Secondo Skutsch le coppie delle ecloghe sono messe in relazione tra loro.
Qui Virgilio si sarebbe ispirato ad un poeta ellenistico a lui caro, come pensava nel 1927
Hubaux ( nel Le Realisme dans les Bucoliques de Virgile ), ovvero a Meleagro [Ant. Pal.
5,147]. Ma Virgilio non poteva limitarsi a riscrivere lo spunto offertogli da Meleagro.
Anche in Ovidio, nel ratto di Europa, ritroviamo lo stesso modello floreale: Europa
coglie fiori e li mette all'interno di canestri. La descrizione del paniere con i fiori è molto
lunga.
TEOCRITO
MOSCO Si concentrano sulla descrizione di
MELEAGRO una immagine floreale.
Edward Norden nell'Agnostos Theòs parla di “ Du-Stil ”, si studiavano i luoghi del culto
dove il nume risiedeva e poi si elencavano i suoi domini ( es. la caccia, la guerra, etc...).
All'invocazione seguiva subito l'offerta alla divinità << tibi lilia plenis >> dat. ; sono le
ninfe a portare i fiori al giovane, e questo era un topos già utilizzato da Apollonio Rodio.
*45 = lilia plenis = “adonio “
*46 = tibi = anafora; Ninfe da un lato e Naiadi dall'altro, dunque sono entità semi-divine
a compiere il gesto di dare i fiori al giovane.
*47 = carpo = cf grec. “trepo” << cogliere a spizzico >>
*48 = bene olentis = prima nel lettore il poeta aveva mobilitato la vista, adesso si
concentra sull'olfatto. Bene olere = odorare ; male olere = puzzare.
*50 = chiusura del cesto-floreale di nuovo con un dato cromatico ( insieme al senso del
tatto con << mollia >> ).
*51 = lego diverso da carpo della Naide; cana tenera + tenera lanugine (vista+tatto).
Virgilio sottolinea la lanugine di queste mele “cidonie” (cioè cretesi) , che è una delle
sue iuncturae spesso utilizzate come nel caso dell'Eneide v.324; “mala” allude a “malas”
<< guance >>. Virgilio introduce queste mele lanuginose poiché secondo Servio questo
verso allude agli amori omoerotici greci, in questo caso a Creta; le mele erano un dono
che l' “erastés” adulto offriva al fanciullo.
In questo verso ritornano i due idoniomi come nel primo verso; Alexi rimane sempre a
fine verso, ma al dat.
*58 = anche Coridone come Gallo vaneggia per amore; << heu heu >> interaz. Patet.
Geminata : riprese da teatro tragico greco-latino (Plauto).
*58 = liquidis fontibus = nesso soltanto virgiliano, immagine resa agreste e pastorale
riprendendola da Callimaco ma trasportata dal contesto di polemiche letterarie ad un
contesto bucolico.
*60 = quem fugis riferito ad Alessi; frase che infonde speranza in Coridone.
Negli ultimi versi Coridone si rende conto che il mondo a lui estraneo nei suoi
vaneggiamenti continuava la sua vita, infat è ormai sera.
APPUNTI 24/04/13
Al di là della ripresa della struttura strofica, l'VIII ecloga è esemplata dall'XI idillio di Teocrito ed il III (la
serenata), tenendo sempre conto anche del II idillio.
Due sezioni create da Virgilio, la prima ispirata al III idillio e la seconda ispirata al II idillio; ciò ha fatto
pensare agli studiosi che Virgilio avesse composto prima la seconda sezione dell' VIII ecloga, e dopo la
prima sezione.
L'agone pastorale bucolico viene interpretato con un'altra chiave nella sua composizione: narrato e n
on una tenzone “dal vivo”.
Clausen ('77) e Coleman ('80) consideravano solo Ottaviano come dedicatario, escludendo Asinio
Pollione.
v. I e V= asimmetri; ring komposition. Damone e Alfesibeo sono “pastores” [nella I ecloga c'è un
richiamo]. Il loro canto è simile a quello fascinante di Orfeo: N.B. = << mirata >> e << stupefactae >>
==> verbi legati, in età Augustea, alla persona di Orfeo, ritorna in Orazio ad esempio.
v. 2 = << immemor herbarum iuvenca >> : evento straordinari che Virgilio ribatte nel III delle
Georgiche riferito ad un cavallo malato.
v. 3= << lynces >> è in sede privilegiata come << iuvenca >>
v.4 = ADUNATON; << requierunt >> da intransitivo a transitivo con valore “causativo”.
<< cursus >> sia per un fiume che per un astro: clausola neoterica.
v-5= << Alphesiboei >> è un adonio.
v.6-10 = epiclesi = invocazione = “Du-Stil” [ne parlò Edawrd Norten → Agnostos Theos]: 2^ pers. sg.,
teonimi, prop. Rel. (òs/è in greco- qui/quae). *seu-seu= sfere dell'atvità di un dio sono multiple, e
qui il dedicatario è trattato alla strenua della divinità.
Asinio Pollione: uomo politico e tra gli ultimi poeti della generazione neoterica. Compì una spedizione
contro i Partini, popolazioni dell'illirico (tra il 42 ed il 49, durante la scrittura delle ultime ecloghe,
proprio dell' VIII).
Clausen, Gerrock, Bausen pensavano che questa dedica fosse per Ottaviano, sia per la sua alta forma
e cura, ma nell'Illirico, ritornando dal golfo istrico; dunque non sarebbe stato Pollione.
Anche Ottaviano aveva scritto una tragedia, un Aiace [riprendendo Sofocle]. Nelle ecloghe Ottaviano
appare come un deus, ma non è l'unico personaggio rilevante di tut i componimenti, sia dal punto di
vista politico sia da quello letterario.
*Riferimenti a personaggi bifronti, poetici e politici, che coltivano sia l'otium sia il negotium.
I componimenti di età augustea sono pieni di riferimenti riguardanti personaggi come Pollione.
v-11= << a te principim >> forma sclerotica spesso riferita a Zeus, dunque si iniziava dal principio di
tutto, appunto il padre degli déi [lo troviamo anche in Teocrito e in Arato, riferito a chi detiene il
potere assoluto].
v>11-12 = << iussis tuis >> → recusationes: rifiuto dei poeti nel comporre carmi epici da parte della
corte; vedere Georg.
v>13 = << hederam >> << lauros >> = riferiti a Bacco (edera) e ad Apollo (allora).
v>17 = invocazione di Damone per l'astro Lucifero [v. Virg. Georg., m)].
<< praeque diem veniens age >> : tmesi di prae-diem, con l'aggiunta di -que per ricavare una sillaba
breve; es: praevenio ----> praeque veniens.
<< almum >> mai prima di Virgilio [in Lucrezio unito ad un teonimo: << alma Venus >> ] agg. Per un
astro e non un dio.
APPUNTI 07/05/13
Monologo di Afesibeo: Virgilio si discosta dal modello Teocriteo, partendo da un rito in medias res.
Le “Incantatrici” di Teocrito sono una reinterpretazione di una commedia mimica. I miti incantatori
provengono dall'Oriente, es. nella Farsalia le incantatrici sono Tessale.
Gli imperativi dei vv.64-64 aprono ciascun emistichio: << effer >> << cinge >> << adole >>.
CARMEN << incantesimo >> << formula magica >> can-men “N” → R per assimilazione
GERMEN gen-men
I carmina religiosi avevano una triplice ripetizione, così facendo si triplicava e si rafforzava la forza
della ipiclesi, dell'invocazione. Virgilio conosce bene la terminologia del folclore e della radice del
termine carmen.
v>68 = ripetizione di << ducite >> e ripresa del verso 69 << deducere >>.
v>68 = << ab urbe >> Virgilio disloca il rito magico nella campagna, diversamente da Teocrito che lo
rappresenta come incantesimo urbano.
• testimonianza di Sofrone= le maghe con i loro riti potevano far scendere la luna dal cielo, un
sovvertimento naturale.
v>70 = Vlixi e non Ulixis poiché il linguaggio sacro-magico è per forza un linguaggio arcaizzante, in
modo tale da non poter essere accessibile ai più.
v>71 = anticipazione dell'agg. Rispetto al sost. = neoterico << rumpo >> = << disrumpo >> ----> dis- dà
l'impresisone dello scagliarsi dei pezzi dopo una esplosione.
• O) Theocr. = (iugX - cf. greco) = << torquilla >> utilizzata negli incantesimi
v>75 = << effigiem >> = icona, statuetta in argilla, di una divinità o della persona su cui scagliare
l'incantesimo.
– numero tre (dispari) = valore simbolico.
– Bianco; rosso; nero = colori dei sortilegi notturni secondo Servio.
v>78 = << vincula >> = << catena >> = lacci d'amore che avvincono l'amato.
v>80 = << durescit >> e << liquescit >> = omeoptoti.
v>82 = << fragilis >> = fuoco crepitante.
v>83 = gioco di parole
v>85 = << fessa >> = affaticata
v>86 = altos bucula lucos = gioco espressionistico con liquide per rappresentare una scena notturna.
*cacemphaton = cacòn emphaton = completque querelis per riprodurre il lamento e i gemiti del
giovenco.
APPUNTI 08/05/13
La IV ecloga rimane ancora oggi un testo aperto; il primo problema è la destinazione, poiché il
destinatario sembrerebbe Asinio Pollione. Ma secondo gli studiosi ci si potrebbe soffermare di più
sulla presenza di un enigmatico puer.
[Il tempo a Roma (secondo Santo Mazzarino) è quello ciclico, del ritorno.]
Nel 40 a.C. Sembra che si trovi un accordo e che i bella civilia vengano per sempre estinti.
Pollione si fece mediatore per l'unione tra Ottaviano e la sorella di Antonio; Ottaviano era l'erede
consanguineo di Cesare, mentre Antonio era l'erede dal punto di vista politico-militare, dunque tra i
due vi erano diversi dissapori.
Il “nascens puer” si pensa che fosse Salonino; ma da quello che ci riporta Servio, Asinio Gallo era
solito dire che l'ecloga era destinata ad Asinio Pollione, suo padre, che doveva rallegrarsi della nascita
del figlio maggiore: appunto Asinio Gallo.
In molti sono convinti che si trat, invece, di una “nascens puella”; molti altri sono i fautori che
vedono in questo lo stesso Ottaviano, che però nel 40 a.c non era proprio un puer.
Il mistero della IV ecloga riguarda anche il messaggio contenuto in questa; questi gli anni in cui misteri
e religioni diverse si ammassano e si insediano a Roma, una pletora di culti e di riti all'inquietudine
religiosa e politica di quell'epoca.
Virgilio tratta anche un concetto di matrice stoica: il Magnus seclorum ordo. Due grandi
conflagrazioni che danno vita al ritorno di un ciclo di ere.
v>1 = << Sicelides >> = sicule => continuità dell'opera nel solco della tradizione sicula di Teocrito.
Sicelides diverso da siculae
_ U U/ _ _U_
nuovo epiteto
per adattarlo
all'esametro.
v>6 = << Virgo >> = età della riconciliazione tra uomini e dèi, la vergine è Diche.
In Virgilio la vergine fugge dal mondo distrutto dalle contese personali degli uomini, lasciando il segno
del suo passaggio nel mondo agricolo.
<< Saturnia >> = Saturno è Cronos; ai regna saturnia nelle Georgiche Virgilio contrappone i regna
Iovis; Giove toglie agli uomini l'eudaimonismo naturale per imporgli le tecniche e le arti.
• Nel carme 64 anche Catullo si era interessato delle età, e la rottura dei rapporti con gli dèi
coincide con il collasso delle strutture sociali dell'umanità; è la nascita di un universo di nefas.
Platone, i sofisti e gli epicurei (Lucrezio) avevano parlato di una ascesa graduale dell'incivilimento
dell'umanità. Nel V libro del De rerum natura si vede come vi sia una scissione insanabile tra uomini e
dèi; gli uomini sono giunti all'apice delle loro scoperte ma sono tormentati dall'angoscia della morte e
dagli dèi, cosa che non esisteva nell'età dell'oro.
v>7 = principio stoico: gli dèi calarono giù dai cieli gli uomini attraverso corde.
v>10 = << Lucina >> = Diana protettrice delle partorienti.
v>8-9 = avvicendamento delle stirpi (aurea prima e ferrea dopo = Crono-Zeus); << desinet >> <<
surget >>.
v>11 = hoc = huc = enallage.
v>13 = << sceleris vestigia vostri >> ---> delitto ancestrale di Romolo
---> spregiuro di Aumedonte nei confronti di Apollo-Dafne
v>15 = coabitazioni e teossemie, di cui già ci avevano parlato Arato e Catullo: un ritorno alla vita in
comunità tra dèi e uomini.
• se si parla di un puer che regge un << pacatum orbem >> grazie agli at del padre (Cesare),
allora si tratta per forza di Ottaviano.
v>18 = emistichio
<< munuscula >> = diminutivo di sapore neoterico
v>21 = le capre non avranno bisogno dell'intervento dell'uomo
v>25 = Assyrium – amoum = omeoptoto
v>27 = << campus >> campo non coltivato diverso da << ager >> campo coltivato
v>28 = versus aureus con verbo al centro
v> 30 = sudo, as = transitivo
HOR.
Altera iam teritur bellis civilibus aetas
VIRG.
Ultima Cumai venit iam carminis aetas
• Arva beata = isole beate in cui ritroviamo tutte le caratteristiche della stirpe aurea. [v>40]
In Orazio tutto è prospettato come desiderio, invece in Virgilio c'è la sicurezza del ritorno in una nuova
età dell'oro. Virgilio pensa che il puer reggerà << arva beata >> reali, non immaginarie come per
Orazio.
In Virgilio verso d'attacco nella quarta riga, mentre in orazio si trova nel primo rigo, dunque se Orazio
ha utilizzato il verso di Virgilio come modello allora è probabile che sia stato lui ad emulare Virgilio,
non viceversa.
In Orazio tutto appare nebuloso, invece Virgilio prevede il ritorno dei “saturnia regna”; per Orazio le
condizioni di felicità aurorale si trovano nelle “isole beate”, non c'è però un ritorno ciclico come
annuncia, invece, Virgilio.
Per la nascita dell'aurea gens non basta la nascita del fanciullo, bensì bisogna attendere l'età matura
di questo dunque a nuova età aurea si raggiungerà attraverso una periodizzazione. [vv 37-39]
vv> 40-45 = sono tut “ADUNATA” [ << cose inseparabili >> o << cose irrealizzabili >> ]
vv>43-44 = suave rubenti murice = VEDI B. 3,63
v> 46 = concordes = omophrones [cum cordo]
v>47 = numine = numen [NUTARE da << nuo >> = << fare cenni col capo >>] ---> volontà divina.
v>46 = << saecla >> forma sincopata per secula
vv>48-49 = prosopopea
-suboles = sub-alere << germogliare >>
v>49 = perfetta simmetria
– incrementum = in – cre – mentum
cresco / creo → trans. Incoativo
Es. di trans. Incoativi:
- da sero → sermen
– da gigno → germen
– da cresco → crementum
APPUNTI 21/05/13
L'ecloga VI si apre con una protasi di dodici versi, e sembra che questa lunga premessa voglia trattare
dei temi elevati, che di solito la poesia bucolica non tratta. Il canto di dipanerà grazie al canto di una
figura mitica, cioè Sileno.
C'è una trasformazione del canto poetico, da canto pastorale ad un poema didascalico, uin quanto
tratta del tema della “Cosmogonia”.
Anche nell'Eneide Virgilio si cimenta nella trattazione di questo tema, come già si poteva vedere nelle
Argonautihche di Apollonio Rodio con i 7 versi di Orfeo.
Sileno = satiro; il corteo di Dioniso è composta da figure simili, tra l'uomo ed il caprino.
Proteo ( nel finale dl IV libro delle Georgiche) figura analoga a quella di Sileno, è un oracolo che aiuta
Aristeo dopo la morte della sua mandria. Proteo appare per la prima volta nella letteratura
occidentale nel IV libro dell'Odissea; ma questo personaggio era riluttante nel dare responsi ai suoi
interlocutori, e sfuggiva trasformandosi in animale.
Anche Sileno come Proteo è dotato di questi poteri, ma viene legato da Cromi e Nasillo per poter
ricevere un responso.
Sileno doveva raccontare ai due giovani, per una promessa di vecchia data, la nascita dell'universo.
Nel canto di Sileno vengono evocati 4 miti: di Sila, di Pasifae, di Atalanta ed infine delle sorelle di
Fetonte.
*Skutsch ha ipotizzato che questi miti dovessero essere oggetto di altri componimenti di Cornelio
Gallo. Lo ipotizzava perché alla fine Sileno ritrae la scena della investitura di Gallo, il quale alla
presenza delle muse riceveva da Lino una canna, un calamo, dunque veniva invitato a cantare
l'origine del bosco Grineo, dunque un poeta eziologico, che disseppelliva l'origine del bosco sacro di
Apollo.
I miti scelti da Virgilio sono tut incentrati sul tema dell'amore, nel caso di Atalanta e delle Fetontiati
non è del tutto un tema erotico.
– Il mito di Pasifae è uno dei più celebri dell'isola di Creta; Pasifae futura moglie di Minosse si era
invaghita di un toro bianco, e dall'unione con questo sarebbe poi nato il famigerato minotauro.
– Il mito delle Pretidi narra di alcune fanciulle che, a causa del dio Dioniso, credono di essersi
trasformate in vacche.
– Il mito di Atalanta: Il padre desiderava un maschio e, com'era costume in questi
casi, la abbandonò sul monte Pelio. Artemide inviò un'orsa che se ne prese
cura allattandola e allevandola. Qualche tempo dopo fu trovata da un
gruppo di cacciatori che la crebbero.
La propensione per la caccia si manifestò presto quando affrontò e uccise con
l'arco i centauri Ileo e Reco che avevano tentato di possederla. In seguito chiese
di far parte degli Argonauti ma Giasone, che temeva la presenza di una donna
sulla nave Argo, rifiutò. Altra prova di destrezza nella caccia la diede partecipando
alla battuta per la cattura del cinghiale calidonio che riuscì a ferire per prima.
Meleagro, in segno di onore, le fece dono della pelle della preda.
L'eco dell'impresa la rese famosa tanto che il padre infine la riconobbe. Le
insistenze del padre affinché si sposasse incontrarono la sua contrarietà: infatti
un oracolo le aveva predetto che una volta sposata avrebbe perduto le sue
abilità.
Atalanta, per accontentare il padre, sicura dei propri mezzi, promise di sposarsi
solo con chi l'avesse battuta in una gara di corsa. La posta era altissima: ciascun
pretendente che non ne fosse uscito vincitore, sarebbe stato ucciso.
Nessuno riuscì a batterla finché non arrivò Melanione (o Ippomene) che,
profondamente innamorato, volle cimentarsi nella rischiosissima impresa
chiedendo aiuto ad Afrodite. La dea diede allora a Melanione tre mele d'oro tratte
dal Giardino delle Espiridi ed egli, seguendone il consiglio, lasciò che cadessero
una a una durante la corsa. Atalanta ne risultò irresistibilmente attratta e si fermò
ogni volta a raccoglierle perdendo così terreno prezioso e, infine, la gara stessa.
Tempo dopo i due sposi incorsero nelle ire di Afrodite, offesa per averli scoperti ad
amarsi in un tempio dedicato a Cibele. Per punirli decise di trasformarli in leoni
perché i greci ritenevano che i leoni non si accoppiassero tra loro.
– Il pianto delle Fetontiati: per la scomparsa di questo, trasformate in salici.
Fetonte viene scagliato giù dal carro del sole che voleva follemente guidare, e
cade nel fiume Eritano (il Po). Da qui la nascita dei salici piangenti a causa
di una “metamorfosi”.
– Il mito di Scilla : metaforico, ed il mito di Procne e Filomela (altro mito metamorfico).
Analisi dell'ecloga:
v>2 = Thalea = Talìa = musa preposta alla poesia comica, la poesia più popolare che si avvicinava a
quella bucolica, pastorale.
v>1 = Prima = valore avverbiale e non con valore di agg.
ludere = ludo/ludus << compare in maniera disimpegnata >> = al greco “paizo/paignion”
v>3 = Cythius = monte Cinto a Delo dove nacque Apollo, chiamato appunto Cinzio.
v>4 = Tityre = Titiro deve fare due cose: pascere pecore ben ingrassate e comporre canti dimessi
[analogia in Callimaco]
v>5 = deducere = << filare la lana >>.
• Uno dei primi tipi di “recusatio” : di fronte ad una richiesta i poeti ribattono di non sentirsi
all'altezza. Ma in questo caso è la divinità a vietare un tipo di canto al poeta.
v>6 = << super tibi erunt >> = tmesi
v>8 = versus aureus (vedi verso 2 ecloga 2)
v>13 = Pieridi = muse abitano la Pieria;
- << in antro >> luogo delle divinazioni.
- Iacebant e iacentem = poliptoto
v>20 = iperbato
TIMIDUS diverso da TEMENS
esitante timido
v>27 = in numerum << in cadenza >>
v>28 = ludo = << danzare >> tra i vari significati
- motare = moto,as,... << muovo ripetutamente >>
v>30 = Ròdope e Ismaro monti della Tracia (ORONIMI = nomi di monti)
APPUNTI 28/05/13
Scena dell'investitura poetica di Cornelio Gallo, ma non è lo stesso della X ecloga. L'investitura è a
poeta eziologico, non amoroso, Gallo infat deve cantare l'origine del bosco Grinéo.
Il poeta è visto errare nei pressi di un fiume = scelta della solitudine e del vagabondaggio tipico del
poeta innamorato ( si pensi a Petrarca “solo e pensoso per i più deserti campi...”).
Chi si accosta al Permesso si dedica ad una poesia mediocre, senza alte pretese, altrimenti si sarebbe
recato sulla cima dell'Elicona.
Nondum etiam Ascraeos norunt mea carmina fontes sed modo Permessi flumine lavit Amor [Prop.
2,10-25-26]
Gallo abbraccia la poesia “tenuis” per accostarsi alla poesia eziologica e didascalica dovrà giungere
sulla cima dell'Elicona, come fece Esiodo.
v>64 = Pluralis poeticus = datlo << flumina >> nel quinto piede.
v>65 = Aonas = nasce come etnonimo per poi diventare un oronimo.
v>68 = crinis ornatus = crines ornatus
La scena, raccontata da Sileno, perde la componente onirica che ha in Esiodo, dunque sembra reale
poiché rappresentata.
v>69 = << hos >> = deittico => da “deiknumi” << indicare >>
v>70 = << Ascraeo seni >> = Esiodo
v>71 = alone orfico (che ammalia e sposta le querce) riferito ad Esiodo; c'è un passaggio di testimone:
Orfeo → Esiodo → Gallo.
La scena di investitura poetica è destinata ad un passaggio di genere poetico; da quello elegiaco a
quello eziologico-didascalico; e lo capiamo chiaramente dai vv. 72-73.
v>74 = mito di Scilla cantato da Sileno; un mito metamorfico come quello delle fetontiati.
Scilla figlia del re di Megara, Niso, che aveva tagliato il capello purpureo del padre; per questo venne
tramutata in un airone e il padre in una aquila marina.
Scilla era anche una giovane vergine della quale era invaghito Glauco; ma costui era oggetto del
desiderio della maga Circe e questa poiché non veniva ricambiata trasformò la giovane vergine in un
mostro marino con teste di cagne.
v>74 = << quid loquar >> = praeteritio => dice di non voler parlare ma dopo lo fa comunque.
v>76 = Dulichia = una delle isole di Itaca
– << latrantibus monstris >> = << canibus marinis >>
– mutatus artus = in latino non esiste un termine per indicare il mutamento. In Ovidio = << In
nova fert animus mutatas dicesse formas in nova corpora >>; si usano delle perifrasi per questo
concetto.