Il concerto solistico: Appropriazione del concerto grosso da parte di alcuni autori veneziani tra cui Vivaldi. Tre movimenti (allegro-adagio- allegro). Forma di ritornello: tutti introduttivo che ritorna a fine movimento. Accentuato il virtuosismo del concertino fino ad arrivare ad unico strumento solista. Corelli nell’opera IV scrive la parte del concertino molto virtuosistica, inizio del concerto solista. Bologna: epicentro del concerto solistico. Tradizione delle musiche per tromba solista accompagnata da orchestra. Si delinearono i caratteri tipici del concerto solistico: note ribattute, ritmo netto e marcato, tessitura generale omofonica e polarizzazione melodia-basso. Torelli: inizia i concerti grossi a Venezia, sia per tromba che per violino. Tendenza di scrivere concerti solistici dove il solista potesse mostrare tutto il suo virtuosismo. Influenza dell’aria d’opera. Il solista era il punto focale dell’attenzione degli ascoltatori. Struttura dei concerti solistici simile alla sinfonia d’apertura delle opere: tre movimenti, stesso motivo generale. Albinoni: segue a Torelli nella produzione di concerti solistici. Vivaldi: Vasta produzione di concerti solistici per violino violoncello, fagotto, tromba, flauto e altri. Scelte legate alla committenza. Insegnò in un ospedale Veneziano, luogo dove i bambini orfani o abbandonati venivano accolti e facevano lezione di musica, aperto solo alle ragazze. Gran parte dei concerti furono scritti per essere eseguiti dai suoi studenti dell’ospedale, fortemente virtuosi. Usa le dinamiche dal pianissimo al fortissimo. Opera: affianca all’insegnamento la carriera operistica. Compose un centinaio di opere, compresi i pasticci. Divenne impresario. Lasciò l’incarico all’ospedale per recarsi a Mantova come maestro di cappella. Viaggia per tutta Europa riscuotendo grandissimo successo. Critiche: flautista e compositore Quantz dice che, dopo aver portato il concerto solistico al massimo, gli ultimi lavori sono superficiali. Muore a Vienna del 1741 in condizioni economiche precarie. Tartini: Virtuoso violinista. Viaggia per tutta Europa. Incarico più duraturo a Padova, a capo dell’orchestra di Sant’Antonio. Lì teorizza il terzo suono. Compone concerti grossi e concerti solistici per violino, si dedica alla scrittura di trattati. Fonda a Padova la scuola delle nazioni: scuola violinistica con allievi provenienti da tutta Europa. Domenico Scarlatti: Figlio di Alessandro, si dedica alla musica strumentale per tastiera, poche arie di sostituzione per opere preesistenti. 555 sonate. Oggi codificate (dal più vecchio): Clementi, Cesi, Wullow, Kirkpatrick, Fadini. Gli ultimi sono attenti alla veridicità delle edizioni, lasciano le arditezze compositive. I primi le confondono per errori di copiatura degli allievi di Scarlatti (lasciò tutto manoscritto e pubblicò solo 30 sonate), pertanto riscrivono intere battute. Sonate di stile diversificato: sonate virtuosistiche, brillanti, lente, contrappuntistiche. Monotematiche e bipartite. Non erano autografe. Non si conosce la cronologia della composizione. Bipartizione: la prima parte va dalla tonica alla dominante, la seconda dalla dominante alla tonica, spesso con ritornelli. Voci ridotte, a volte anche due. Couperin: Clavicembalista francese. Scrive musica strumentale per tastiera, maestro di musica a Versailles. Pièces de clavecin: musica per clavicembalo, ordinata in 27 ordres e divisa in 4 libri. Si rifà ai tempi della suite, sebbene non si attenga strettamente alla forma compositiva. I titoli dei brani rimandano sempre alla descrizione di idee o immagini, scrittura idilliaca. Usa molto il rondeau, con i couplets e il ritornello. Produzione organistica raccolta nei Pièces d’Orgue in due messe. Scrisse anche Airs e musica sacra.