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Castelfranco Veneto
A.A. 2017/2018
Corsi accademici
Tema
Candidato
Tullio Giulio
Castelfranco Veneto
13 giugno 2018
Conservatorio Statale di Musica “Agostino Steffani”
A.A. 2017/2018 – Corso di “Storia e tecnologia degli strumenti”
ELABORATO DI INTEGRAZIONE ALLE ORE DI FREQUENZA DEL CORSO
Tema: Lo sviluppo del trombone e le sue origini.
Docente: Prof.ssa Donatella Melini
Candidato: Tullio Giulio
SOMMARIO
4.1 Bibliografia
1
Conservatorio Statale di Musica “Agostino Steffani”
A.A. 2017/2018 – Corso di “Storia e tecnologia degli strumenti”
ELABORATO DI INTEGRAZIONE ALLE ORE DI FREQUENZA DEL CORSO
Tema: Lo sviluppo del trombone e le sue origini.
Docente: Prof.ssa Donatella Melini
Candidato: Tullio Giulio
Il trombone a tiro è uno strumento a fiato che appartiene alla famiglia degli ottoni. Il
suono viene prodotto dalla vibrazione delle labbra all’ interno dell’imboccatura e il flusso
d’aria viene così incanalato dentro lo strumento.
Esso dispone della coulisse (Ing.: “slide”), un meccanismo formato da due tubi (femmina
della coulisse) cilindrici e paralleli, che scorrono sopra ad un altro paio di tubi (maschio
della coulisse) fissi e non rimovibili. Le due porzioni della femmina della coulisse sono
congiunte all’ estremità da una curvatura ad U. La coulisse viene assicurata attraverso
un colletto filettato all’ estremità superiore dello strumento, che consiste nelle pompe
di intonazione (quella generale e, se presente, quella relativa alla valvola Sib/F) e nella
campana, l’unica porzione conica di tubo dello strumento.
La tecnica trombonistica è basta su sette posizioni che abbassano o innalzano
progressivamente l’intonazione dello strumento a seconda del movimento
rispettivamente discendente o ascendente della coulisse. La prima posizione si ottiene
tenendo il tubo completamente chiuso, mentre la settima posizione con il tubo
allungato fino all’ estremità. La distanza delle restanti cinque posizioni aumenta mano a
mano che la coulisse si estende. Ad esempio, la distanza tra la prima e la seconda
posizione è di circa 8 cm, mentre quella tra la sesta e la settima è di 12 cm. Inoltre, grazie
all’ invenzione della valvola che permette di abbassare la tonalità dello strumento di un
intervallo di quarta (Sib/F) vengono aggiunte altre sei posizioni.
Infine, ciascuna posizione comprende dodici suoni armonici, a partire dal Sib2 della
prima posizione. Da qui l’estensione dello strumento arriva fino ad un Sol1 per poi
raggiungere nel registro acuto un Fa5.
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Docente: Prof.ssa Donatella Melini
Candidato: Tullio Giulio
Gli strumenti del XV precedenti a questi modelli tedeschi non presentano il comune
dilatamento del tubo cilindrico che termina conicamente per dare forma al padiglione e
non ammettono la presenza del cannello di collegamento dei due tubi della femmina
della coulisse che consentono all’ esecutore di sostenere con più agilità lo strumento.
Inoltre la posizione del bordo della campana raggiunge quasi l ‘estremità anteriore del
trombone.
Nel XVI secolo invece si distinguono chiaramente le due parti costitutive del trombone:
la coulisse e il padiglione. Mentre la meccanica di base dello strumento resta da questo
secolo pressochè invariata fino ai giorni nostri, le dimensioni e accorgimenti tecnici per
agevolare l’esecutore vengono apportati nel corso dei secoli. Ad esempio nel XVI secolo
il diametro tra i tubi interni ed esterni della coulisse era di circa 2mm e da un’originaria
impugnatura dello strumento direttamente dai rami della coulisse si arriva all’utilizzo di
traverse piatte per aumentare la maneggevolezza dello strumento. Inoltre la campana
subì un’importante evoluzione: mentre quelle antiche presentano una netta svasatura
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Tema: Lo sviluppo del trombone e le sue origini.
Docente: Prof.ssa Donatella Melini
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dalla fine del gomito ad U posto dietro le spalle dell’esecutore, a partire dal XVI secolo
la svasatura inizia ad essere meno pronunciata ma subisce verso la fine del tubo un
improvviso allargamento, di dimensioni maggiori rispetto ai modelli precedenti.
L’ imboccatura è già molto simile ai bocchini moderni: presenta infatti una penna
cilindrica ed una tazza di forma emisferica di dimensioni vicine ai modelli della Bach,
Griego, Doug Elliott e Denis Wick. La grande differenza sussiste nei bordi che conservano
la forma piatta tipica delle trombe a tiro rinascimentali.
A partire sempre dal XVI si annoverano diverse taglie di tromboni che vengono elencati
ed illustrati da Praetorius nel De Organographia (Immagine 2, Syntagma II), 1618, tav.
VIII (dove i sei pollici della scala graduata corrispondono a circa 14 cm).
Figura 2
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Si parte dall ‘Alt o Discant Posaune (nr. 4 della tavola) e simile ad un moderno trombone
contralto, per poi procedere con il Gemeine Posaune (nr. 3 della tavola) comparabile ad
un moderno trombone tenore, in seguito c’è il Quart e Quint-Posaunen , tromboni bassi
una quarta ed una quinta sotto al tenore e l’ Octave Posaunes, un’ ottava sotto il
trombone tenore.
Nel corso del XVII e XVIII secolo la tecnologia dello strumento ricalca quella degli
strumenti barocchi, fatta eccezione per la cameratura dello strumento, per il diametro
della coulisse e per le dimensioni della campana. Si assiste infatti ad un aumento delle
dimensioni del trombone tenore e un accorciamento della porzione di tubo conico che
termina con il padiglione.
Inoltre è importante ricordare che la scrittura per trombone nella metà del Settecento,
successiva alla decadenza dello strumento che durò dalla metà del XVII fino al XVIII
secolo, viene riportata in auge in Germania ed in Francia grazie ai lavori di Gluck (il
trombone è inserito in cinque delle sue opere) e Piccinni. Gluck in particolare riprese il
carattere di sacralità del trombone, aggiungendo anche l’elemento della
soprannaturalità e del sublime associati al timbro dello strumento. Fu poi Mozart che
inserì in modo importante il trombone nella scritta sacra, destinandogli il solo del Tuba
Mirum del Requiem in Re minore.
Il XIX è un secolo cruciale per lo sviluppo della tecnologia e dell’importanza musicale del
trombone. Nel 1816 infatti, il tedesco Froelich propone di cambiare il taglio dello
strumento da La a Sib, dal momento che già da diversi anni i tromboni di fabbricazione
tedesca risultavano essere tendenzialmente crescenti e spesso i musicisti trovavano
delle difficoltà di intonazione specialmente durante le esecuzioni delle Opere. In
Germania quindi si diffonde la produzione di uno strumento in SIb con l’aggiunta di una
cameratura più larga ed ingombrante.
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Nello stesso periodo in Francia vengono ancora utilizzati tromboni di dimensioni più
ridotte e con bocchini provvisti di una tazza sensibilmente più piccola rispetto a quelle
degli strumenti di fabbricazione tedesca.
Nel XIX secolo inoltre viene definitivamente eliminato in orchestra il tradizionale uso di
un trombone contralto, tenore e basso, i quali vengono sostituiti da tre tromboni tenori,
sia in Francia, sia in Germania. L’ uso del trombone contralto rimane per le parti in cui si
raggiunge un’estensione particolarmente acuta e in generale soltanto la Francia
mantiene fino al XX l’uso di utilizzare tromboni tenori di dimensioni ristrette dal
momento che diversi compositori, fra cui Hector Berlioz, furono particolarmente colpiti
dall’ abilità e dal suono di questi strumenti e di alcuni esecutori (tra i quali si segnala
Dieppo, per anni solista all’ Oprà e docente al Conservatoire di Parigi).
Dalla metà dell’Ottocento ormai i primi e i secondi tromboni delle orchestre tedesche
usavano tromboni in Sib/Fa e i terzi impiegavano il trombone basso in Fa che, grazie alla
valvola di Sattler, passa anche alla tonalità di Mib.
Dalla metà del XIX ad oggi il trombone ha subito pochissime variazioni, che consistono
esclusivamente in un aumento delle dimensioni della campana e della cameratura dello
strumento. A partire dalla seconda metà del Novecento la comune “rotary valve” di
Sattler è stata affiancata da altri modelli come ad esempio la ritorta “Thayer” (ritorta
con sistema rotante conico), la “Hagmann”, la “Open Flow” e la valvola “La Rosa”.
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4.1 BIBLIOGRAFIA
A. BAINES: Brass instruments (London, Faber & Faber, 1976), pagine da 86 a 98 e da 223
a 228.
D M. GUION: The Missing Link: The Trombone in Italy in the 17th and 18th Centuries
(Oxford Univeristy Press) Source: Early Music, Vol. 34, No. 2 (May, 2006), pp. 225-232.
Grove’ s Dictionary of Music and Musicians, London, Macmillan 1954 (sesta ediz. The
New Grove Dictionary of Music and Musicians, London 1980). Voce “Trombone”,
pagine da 163 a 170.