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Estratto da: Nova Historica

Nr 40-41 – Anno 11/2012

Storia dell'architettura ospedaliera

La trasformazione tra Medioevo e Rinascimento

Il termine ospedale o spitale deriva dal latino hospitale, stava a indicare un luogo dove
alloggiavano gli ospiti, i forestieri. Soltanto con la fine del medioevo, ma definitivamente
dal rinascimento, questo termine prende il significato del luogo che noi oggi conosciamo,
ossia un edificio dove vengono accuditi gli infermi e gli ammalati. Si può capire meglio la
trasformazione della fabbrica ospedaliera nella storia facendo un breve riepilogo iniziando
dal mondo greco.

Prima del medioevo

Nella cultura ellenistica non esisteva un luogo che si poteva identificare come edificio
ospedaliero, ma all’interno del recinto sacro, intorno al IV secolo a.C., compare un tempio
dedicato alla divinità della medicina Asclepio, l’Asklepieion, in cui erano portati i malati
per esser curati. Il tempio veniva fondato in luoghi isolati, dove in precedenza sorgevano
dei luoghi di divinazione primitivi costituiti da una fonte d’acqua e da un altare votivo.
Nelle vicinanze della cella dedicata alla divinità erano collocati lunghi edifici porticati che
contenevano dei piccoli ambienti dove sostavano e dormivano gli ammalati, e spesso nelle
vicinanze potevano esserci spazi dedicati alla ginnastica e dei bagni. Non mancavano gli
alloggi per i sacerdoti e le botteghe per acquistare statuette ex-voto da dedicare alla divinità
guaritrice. Questi luoghi erano scelti con cura, lontani dalle città, dove si poteva aver un
miglior contatto naturalistico con la divinità.

Questo tipo di progettazione potrebbe far pensare a una primordiale pianificazione


urbanistica di questi edifici con un progetto igienico-sanitario per tenere gli ammalati fuori
dalla città, così da evitare contagi di qualsiasi genere e non scatenare epidemie letali al loro
interno. All’interno degli Asklepieion vi era una totale cura dell’igiene, infatti, la fonte
d’acqua, che si trovava a ridosso dell’edificio, serviva ai sacerdoti per lavare i pazienti
prima che essi entrassero negli ambienti dedicati alla guarigione.

In quest’epoca vi era la concezione di due tipi di malati e le tecniche di guarigione erano la


preghiera e la chirurgia. Il primo tipo era il paziente legato all’aspetto religioso della cura,
che comprendeva quei malanni “invisibili”, che erano curati nei tempi dedicati al Dio
Asklepio, che interveniva per curare il malato in sogno tramite le offerte sacrificali e le

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preghiere fatte dai sacerdoti. Mentre il secondo tipo di malato era curato con una tecnica
razionale della guarigione nata con Ippocrate, il padre della medicina moderna. Questi
malati erano curati con la pratica della chirurgia problemi come ferite, fratture, perforazioni
craniche, etc. Con il progredire della laicizzazione dell’arte del curare, non serviva più
portare il malato nell’Asklepieion, ma, erano i medici che si occupavano appositamente dei
malati con questo nuovo modo di curare empiricamente, intervenendo direttamente nella
loro casa oppure nello Iatreion. Questo tipo di edificio, che fu in seguito ripreso anche dai
romani, era posto direttamente di fianco la casa del medico oppure presso le domus dei
cittadini più facoltosi.

Nel mondo romano, legato alla famiglia in maniera patriarcale, non vi era un luogo
pubblico dove poter curare un malato, bensì, esso veniva curato all’interno della propria
abitazione da un medico, che per la maggior parte erano di origine greca, chiamato
Iatreion. La figura del medico greco fu riconosciuta ufficialmente dal Senato dopo lo
scoppio di un’epidemia di peste nel III secolo a.C. e sarà in seguito Giulio Cesare, nel 46
a.C., a dar loro la cittadinanza romana. Da Vespasiano (79 d.C.), si cercherà di intervenire
direttamente sulla regolamentazione della medicina, in modo da far diffondere lo Iatreion
greco come istituzione privata di cura, e con l’insegnamento della medicina viene
istituzionalizzata la struttura sanitaria. È probabile che lo Iatreion fosse costituito da
diverse stanze, alcune delle quali destinate alla degenza dei malati e almeno una destinata
alle pratiche medico-chirurgiche.

A questi due edifici si affiancavano altre due strutture che servivano a curare la parte
produttiva della società romana: i Valetudinaria per gli schiavi e gli Ospedali Militari per i
soldati. I primi sono stati rinvenuti prevalentemente in vasti possedimenti rurali e servivano
a curare gli schiavi “guaribili”. I secondi costituivano una parte fondamentale di ogni
accampamento militare, che esso fosse fisso oppure no. Le strutture possono essere simili
per tutti gli ospedali militari rinvenuti, eccetto le dimensioni, che potevano variare nei
diversi castra. Erano costituiti da un ampio fabbricato a pianta quadrata o rettangolare, con
un grande cortile al centro e un largo corridoio che girava intorno, largo dai 4 ai 7 m; un
largo ambiente di tipo basilicale, adibito a luogo di riunioni o visite, un secondo ambiente
illuminato da ampie finestre, forse serviva da sala operatoria, bagni e locali igienici; una
cucina e una farmacia completavano l’intero ospedale.

Altro elemento che può essere legato alla salute pubblica nel mondo romano sono le terme,
anche se il concetto di luogo di guarigione è molto distante rispetto al significato stesso
della parola. Infatti, le terme diventano presto un luogo legato al costume sociale e sono
realizzate in ogni città. Ma in questo contesto non le prenderò in considerazione visto
l’ampia argomentazione che ne può uscir fuori.

Il Cristianesimo e il medioevo

Nel 380 con l’editto di Tessalonica il Cristianesimo diviene religione di stato, la visione
verso l’individuo si fa più caritatevole. Già dopo il primo concilio di Nicea nel 325 d.C., la

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Chiesa fu spinta a provvedere ai poveri, le vedove, gli ammalati a costruire dei centri di
assistenza nelle città provviste di “cattedrali”. Da qui nascono i primi Xenodochia istituiti
presso case private per accogliere pellegrini e viandanti, ma presto la loro accoglienza si
allargò anche ai vari tipi di bisognosi. Un esempio è lo Xenodochium tardo-antico di Ostia1
(398 d.C.) che, pur nell’evidente derivazione dal tempio, mostra dei caratteri di un più
articolato complesso. Alla basilica e al cortile si affiancano corridoi di disimpegno con
grandi camerate di degenza. Difficile da stabile se l’edificio sia nato con questo scopo,
oppure sia stato solo in un secondo momento adibito a questo. Tuttavia, la sua funzionalità
è una chiara espressione dell’organizzazione interna con la chiesa assolutamente
dipendente al complesso ospedaliero, quasi a essere un suo prolungamento. Inoltre, la
prima testimonianza scritta di uno spitale cristiano ci giunge da Gregorio di Nazianzeno2,
che era situato a Cesarea in Cappadocia e fatto erigere alle porte della cittadella dal
vescovo San Basilio verso il 370 per soccorrere poveri e vecchi, dare asilo ai lebbrosi,
curare gli infermi:

«Bella cosa è la filantropia, lo zelo di sostentare i poveri e portare soccorso


all’umana debolezza. Esci dalla città; appena fuori dalle mura potrai
ammirare un nuova città; intendo dire quella dispensa di pietà, quel tesoro
comune, sempre ricco e a disposizione di tutti, […] in cui la malattia è
sopportata con la serenità che viene dalla sapienza; in cui è reputata
beatitudine la disgrazia e viene ricercata e messa alla prova dalla
misericordia.» 3

Con la caduta dell’Impero Romano, la Chiesa Cristiana rimane l’unico organo organizzato
che unisce un territorio non più omogeneo come i secoli precedenti. Con la diffusione della
religione cristiana entra nella società l’ideale cristiano della caritas, portando verso la via
della perfezione tutti quei credenti che la seguivano col fine di realizzare un’imitatio
Christi. In questo modo si fa largo il concetto di assistenza dei poveri e dei malati senza
alcuna distinzione: né per il pellegrino che si ammala sul cammino, né per il povero
bisognoso, né per il ricco; né specifiche cure per determinate patologie o infermità. Ciò
avveniva perché l’obiettivo primario non era la salute del corpo di chi era soccorso, ma
dell’anima di chi assisteva, cercando di assolvere l’unico criterio di questa carità
indiscriminata, in altre parole imitare il Cristo nei suoi atti misericordiosi, che i Vangeli
presentano come gratuiti, dettati solo da compassionevole carità4. Infatti, sarà il Cristo a
salvare dalla malattia i malati grazie alla preghiera che i fedeli gli offrono.

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1
Dalle ultime ricerche è stata tuttavia smentita l’ipotesi che si trattasse di uno Xenodochia, ma di
una Basilica. Comunque, rimane che la pianta generale è del tutto simile, infatti, non si escludono le
ipotesi che si tratti di uno xenodochia.
2
Gregorio Nazianzeno, anche Gregorio il Teologo (latino Gregorius Nazianzenus, greco Gregórios
ho Theólogos) (329 – 390 ca.), fu vescovo di Costantinopoli e teologo; è riconosciuto dalla Chiesa
cattolica come Dottore e Padre della Chiesa.
3
Oratio XLIII, In ludem Basilii Magni, in Patrologia graeca, 36, coll. 377 – 380.
4
AGRIMI J., CRISCIANI C., Carità e assistenza nella civiltà cristiana maedievale, in GERMEK
M. D. (a cura di), Storia del pensiero medico occidentale, 1. Antichità e medioevo, , Bari 1993, p.
224.

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Questa caritas verso il bisognoso era gestita attraverso la rete di pievi e centri monastici,
che ricoprivano come un manto bianco di chiese l’Europa5, che controllavano e
amministravano il territorio. Quest’atteggiamento contribuì nei primi secoli del medioevo
alla diffusione del fenomeno del pellegrinaggio, come forma di espiazione dei peccati,
verso centri spirituali di grande entità religiosa, quali Roma o Santiago, sviluppando così
alcuni dei principali itinerari che attraversavano l’Europa durante il medioevo. Il pellegrino
poteva così percorrere la via Francigena che partiva da Canterbury per arrivare fino a
Roma e proseguire fino a Sant’Angelo nel Gargano per imbarcarsi poi verso Gerusalemme,
oppure attraversare la Francia e arrivare a Roncisvalle per intraprendere il camino de
Santiago de Compostela. Tutti questi itinerari di pellegrinaggio, oltre ad essere delle vie di
comunicazione che permettevano il collegamento di varie zone d’Europa, furono usati dai
centri religiosi per mettere in contatto i vari centri monastici che offrivano strutture
d’assistenza ai pellegrini. Questi centri d’assistenza sono gli Xenodochia, che in alternativa
delle tabernea gestite da laici, offrivano ai pellegrini lungo gli itinerari, luoghi dediti alla
meditazione e alla penitenza ed erano disposti a non più di 30 – 35 km l’uno dall’altro,
distanza percorribile in una giornata di cammino. I primi xenodochia sorsero verso la fine
del IV secolo, come testimonia quello di Ostia, visto poco fa, o quelli situati sulle vie
d’accesso a Roma, come Sant’Agnese sulla Nomentana e San Cleto sulla Labicana6. È da
premettere che l’esercizio di guarigione sui malati era una terapia spirituale, e chi la
esercitava, era visto come un medico dell’anima.

Fu l’Ordine dei Benedettini nell’820 che cercò di organizzare una struttura funzionale per
l’assistenza sanitaria all’interno del monastero dell’Abbazia di San Gallo in Svizzera7, ma
rimase tutto teorico. Il progetto fu ispirato dai dettami della Regola di San Benedetto che
tra i doveri dei frati indicava quello di visitare gli infermi e “di accogliere ogni ospite come
fosse Cristo”. Il progetto comprendeva, all’interno del complesso abbaziale medievale, un
impianto d’assistenza ospedaliero che riproduce in scala ridotta la disposizione
planimetrica del convento stesso. La chiesa abbaziale separa gli ospizi, dedicati a eventuali
ospiti di passaggio, accolti nell’area d’ingresso e il complesso ospedaliero vero e proprio,
situato a est. Il nucleo principale di quest’ultimo si dispone simmetricamente attorno a una
chiesa minore, asse centrale del progetto, fornita di doppio altare, per permettere un
simultaneo utilizzo ad ammalati ospitati in zone separate. Gli spazi funzionali sono
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«Verso il terzo anno dopo l'anno mille [...] soprattutto in Italia e in Francia si ricominciò a costruire
basiliche [...] Si sarebbe detto che il mondo [...] si coprisse di un bianco mantello di chiese.»,
RODOLFO IL GLABRO, Historiarum libri quinque. .
6
Vedi anche lo Xenodochia di Santa Giulia di Brescia in BROGIOLO G. P., Brescia altomedievale:
urbanistica ed edilizia dal IV al IX secolo, Mantova 1993; BREDA A., Brescia. Via Piamarta.
Scavo di un edificio medievale, «Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia»,
Milano 1990, pp.162-65; QUIROS CASTILLO J. A., (a cura di), L’ospedale di Tea e
l’archeologia delle strade nella Valle del Serchio, Firenze 2000, pp. 30-33.
7
L'Abbazia di San Gallo (in tedesco Fürstabtei Sankt Gallen) fu per molti secoli una delle principali
abbazie benedettine d'Europa. È situata nella città di San Gallo nell'odierna Svizzera. Il monastero
venne fondato nel 612 come eremo e prese il nome da san Gallo, un monaco irlandese. San Gallo fu
discepolo e compagno di san Colombano futuro abate di Bobbio, e morì nel 645.
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progettati secondo una precisa divisione che li separa in luoghi di degenza e di cura. Ai lati
della chiesa due chiostri collegano due distinti e uguali dipartimenti (uomini e donne)
organizzati con stanze, dormitori, latrine, camere per i malati, contagiosi e i relativi servizi:
refettorio, spazio riunioni e alloggio del sorvegliante. I locali destinati ai servizi generali,
cucina e bagni, sono separati dalle degenze e differente per ciascun dipartimento.
L’impianto è completato da un lato dal cimitero, dall’altro dagli edifici per i salassi,
farmacia, camera per casi gravi, l’alloggio del medico e il giardino delle erbe
medicamentose8.

Si ha ancora una totale dipendenza di questi edifici al luogo di culto, come accadeva in
antico negli Asklepeion con luoghi di degenza all’interno del tempio, ciò avveniva anche
nel medioevo con i monasteri, che avevano ai loro interni luoghi di degenza. Il fatto di
avere un luogo per il medico fa pensare che si ha un contatto con l’esterno per avere un
medico laico, ma non sempre può essere così.

All’inizio del XII secolo gli spazi di assistenza cominciano ad acquistare una propria
tipologia ospedaliera, ispirandosi alla struttura architettonica della chiesa gotica: consisteva
in un’unica grande sala di degenza. Con il termine sala s’intende una costruzione di solito
di un solo piano, a una o più navate, simile appunto a una chiesa, non suddivisa
internamente e con finestre aperte sui lati lunghi, talvolta può presentare una nicchia per un
altare. Si possono riconosce questi ambienti ancora nell’ospedale di Ramsey in Inghilterra
o nell’ambulatorio di Ourscamps in Francia, dove si fondono con l’architettura di una
chiesa gotica. Nel convento di Cluny, nel XII secolo, viene realizzato un ampliamento della
zona ospedaliera attraverso la costruzione di un’enorme sala, divisa in tre navate. Questa è
collegata a un’altra sala d’infermeria, di dimensioni minori, tramite un chiostro rettangolare
e presenta le latrine e i magazzini, ricavati da spazi secondari. La struttura rivela
un’espansione del tutto disomogenea e disarticolata rispetto al complesso dell’Abbazia
principale. Nell’Abbazia di Christ Church, Canterbury, esisteva una sala per gli ammalati,
adiacente alle costruzioni della piccola corte del monastero, che si protendeva verso oriente
con tre navate, grande quanto una chiesa di modeste dimensioni. Il chiostro, anche in
questo caso veniva utilizzato come elemento di collegamento e accesso verso la zona
ospedaliera.

L’ordine dei Cistercensi si dedicò molto alla costruzione degli ospedali conventuali, come
ci rivela il convento di Citeux9, nella Cote d’Or, che era provvisto di una sala ospedaliera
con una corsia a volta a tre navate e otto campate. Altrettanto si può dire dell’Abbazia di
Fourtains10, dove l’ospedale s’identifica in una sala-infermeria a tre navate, localizzata a
sud della cattedrale e posta, a ponte, sul letto del torrente che fiancheggia il complesso.

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8
LI CALZI E., SANDOLO A., FONTANA S. 2008, Per una storia dell’architettura ospedaliera,
Milano 2008, p.63.
9
Cîteaux è un monastero fondato nel 1098 situato in Borgogna (Francia, nell'attuale Côte-d'Or). È la
storica culla della Riforma Cistercense. In esso Bernardo di Chiaravalle iniziò la sua missione.
10
L'abbazia di Fountains del North Yorkshire, in Inghilterra, è un monastero cisterciense in rovina,
fondato nel 1132.

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Possiamo notare anche con l’infermeria dell’Abbazia di Ourscamps11, che questi complessi
cistercensi non seguivano un progetto unitario per la posizione di questo edificio. Infatti, in
questo caso si realizza nel XIII secolo un grande edificio vicino la chiesa, con l’accesso sul
lato maggiore, cosa inusuale finora. L’edificio aveva tre navate della stessa altezza della
chiesa principale, lunghe nove campate, ai lati ampie arcate a sesto acuto che
incorniciavano finestre gotiche a bifore sormontate da rosoni; sotto queste grandi finestre
erano alloggiate altre finestre più piccola per l’areazione dell’ambiente; su uno dei lati
minori vi era un'altra sala con cucina e farmacia. Nel 1290, a Tonnere fu fondato un
ospedale con una sala adibita a infermeria a un’unica navata. Edificato ai margini delle
mura cittadine di fianco a un torrente, presenta un’ordinata disposizione degli ambienti di
servizio: la cucina e l’alloggio del personale sono staccati dalla chiesa-ospedale e sono
orientati come l’edificio principale, collegati tra di essi da gallerie coperte. La pianta
rettangolare ospita quaranta celle con divisori e termina con un’abside ottagonale che
contiene un altare, ai lati una cappella e una sagrestia. Il perimetro della sala era
sormontato da un ballatoio, che serviva alla sorveglianza dei malati, in questo modo il letto
non era attaccato al muro e lo spazio che se ricavava poteva essere usato come spogliatoio
o latrina. Erano stati creati due canali che collegavano la sala col torrente, facilitando così
lo smaltimento dei rifiuti. Il complesso era anche dotato di ampie finestre, che
permettevano un ricambio d’aria. Questo progetto rende evidente come stava maturando
un’idea progettuale di un edificio funzionale che doveva andare incontro a determinati
problemi e risolverli, con un particolare controllo sugli ammalati.

Per quanto riguarda l’Italia, si può prendere come esempio lo Spedale di Santa Maria
Nuova a Firenze12, fondato nel 1288 da Folco di Ricovero Portinari, un laico. Nasce come
una funzione che prevedeva la sola ospitalità verso i bisognosi, e i poveri, ma, come lo
statuto del 1330 ci fa notare, la situazione cambia. Infatti, lo statuto dichiara che «nel detto
spedale […] non possa né debbia ricettare, alcuno o alcuna, o chierico o seculare, non
infermi, più che tre dì continuo per volta, sanza conscienza di detti padroni». È un fatto
chiaro che dimostra come la famiglia Portinari continuava a controlla la gestione dello
spedale ed era favorevole a direzionare le attenzioni verso i poveri malati. La prima fabrica
comprendeva un modesto nucleo di edifici, la chiesa di Sant’Egidio, un cortile e un ufficio.
Soltanto tra il 1313 e il 1315 si ha la costruzione del primo reparto maschile su un lato del
cortile, per poi espandersi in un complesso cruciforme nel tardo ‘400, in cui si ha la
divisione tra reparti femminili e maschili. Altro complesso da prendere in considerazione è
l’Ospitale della Commenda di San Giovanni di Pré a Genova, la cui costruzione risale alla
fine del XII secolo e gestito dall’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme e nato per
accogliere i pellegrini che dovevano imbarcarsi per la Terra Santa13. Era composto di due
edifici distinti affiancati e direttamente collegati tra loro tramite un chiostro. L’ospitale
vero e proprio era posto su due piani, offrendo ampi spazi ai pellegrini e agli ammalati.
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11
Fu fondata nel 1129 dall’abate San Bernardo, su un vecchio oratorio del 641.
12
HENDERSON J., “Splendide case di cura”. Spedali, medicina e assistenza a Firenze nel
Trecento in GRIECO A. J., SANDRI L. (a cura di), Ospedali e città. L’Italia del Centro-Nord, XIII-
XVI secolo, Firenze 1997, pp. 27-32.
13
GARDINI A., Genova. Commenda di San Giovanni di Pré, in BULGARELLI F., GARDINI A.,
MELLI P (a cura di), Archeologia dei pellegrini in Liguria, Savona 2001, pp. 123-24.

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Com’era consuetudine per questo tipo di edifici ospedalieri, il corpo di fabbrica era
collocato a cavallo sul rivo del Santo Sepolcro, che era stato coperto tramite una
canalizzazione voltata, indispensabile per i soliti motivi igienici. Il pian terreno dove
venivano ospitati i pellegrini e i malati, era costituito da un grande salone diviso da un
colonnato, e lungo le pareti veniva sistemati i letti, dove vi erano delle nicchie sui muri. Il
piano superiore doveva svolgere il medesimo compito. Nella parte dell’edificio, quello che
non dava sulla strada, è stato rinvenuto un piccolo edificio che aveva la funzione di cucina.
In questo caso si ha un ospedale sotto la diretta gestione di un Ordine ospedaliero. Questi
Ordini nacquero sotto la crescente spinta di carità verso un rinnovato impegno della Chiesa,
adottando un Regola vicina a quella benedettina, rivolta all’assistenza dei poveri e dei
bisognosi. Dopo il concilio Laterano IV (1215), alle congregazioni religiose o alle
confraternite laiche operanti in ambito ospedaliero, fu imposta l’osservanza di una Regola,
per unificare gli indirizzi di pratiche di carità e renderle più efficienti, rispettando
l’autonomia di queste istituzioni. La Regola adottata fu quella di Sant’Agostino, che era
molto simile a quella adottata dagli Ordini ospedalieri.

In Oriente , rispetto all’Occidente che viene approfondita la cura dell’anima, viene portato
avanti uno studio approfondito per la cura del corpo. Questo fu il frutto della tradizione
greca portata avanti da Bisanzio dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente. La
cultura medica bizantina influenzò, successivamente, lo sviluppo della medicina araba che,
nel secolo X, dominò il panorama scientifico dei paesi orientali attraverso figure di medici
e scienziati e l’istituzione di molti ospedali in diverse città: Bagdad, la Mecca, Medina. Chi
investiva in questo tipo di scienza erano i sultani, mantenendo questi ospedali a proprie
spese. Generalmente questi erano costruiti presso una moschea e divisi in sezioni
specialistiche, con biblioteche e scuola di medicina annesse. In questo modo si creano i
presupposti per una primitiva clinica medica, con una corte porticata interna che funge da
elemento architettonico centrale. Il modulo fondativo è costituito da un edificio a pianta
rettangolare con una corte porticata interna, con accesso da un portale monumentale sul
lato corto dell’impianto. I moduli possono essere utilizzati singolarmente, come avviene
nella città di Amasya, o accorpati, come nelle città di Kayseri e Sivas. Questa sarà la base
che caratterizzerà la struttura ospedaliera araba durante tutto il XIII secolo.

L’Ospedale rinascimentale

Il XV secolo ha rappresentato un periodo di cambiamento e costruzione di nuovi modelli, e


non sfuggirono a tali cambiamenti le strutture ospedaliere. Il nuovo ospedale nasce
all’interno di una struttura di pensiero rinnovata, che attraverso la rinascita delle arti
umanistiche, cominciando a prender forma un definito complesso architettonico iniziato nel
medioevo. Cambiamento indicativo è il concetto di guarigione, che dallo spirituale di
classica impronta cristiano-cattolica, si passa a un concetto più razionale ed empirico della
guarigione attraverso la laicizzazione degli ospedali e del sapere medico, ampliando le
proprie conoscenze in campo scientifico. Si passa così da un ospedale medievale concepito
per dar accoglienza a malati, invalidi, poveri, cioè un’assistenza indifferenziata, a un

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ospedale rinascimentale, che sviluppa un sistema laicizzato con una gestione autonoma,
con i propri organi giuridici e amministrativi. Queste trasformazioni sono il frutto delle
mutate condizioni sociali e politiche avvenute prima e durante il rinascimento, dando meno
spazio alla carità e aumentando l’interessa verso la salute del corpo. Infatti, con una società
urbana che cresceva demograficamente, nasceva un rischio maggiore di un proliferarsi di
epidemie mortali e il modo per combatterle creò un nuovo interesse da parte di molti
studiosi. Ciò avvenne anche per il gran numero di studiosi venuti da Bisanzio in Occidente
dopo la caduta della città nel 1453. Approdò in “Europa”, oltre a molti scienziati, una
cultura classica conservata nei secoli. Facendo rinasce così l’interesse per uno studio
filosofico delle arti, infatti, con la riscoperta dei testi di Ippocrate, si ebbe uno stimolo per
un approccio più tecnico verso il malato. Contribuirono a questo sviluppo anche alcune
personalità di spicco del Rinascimento, come Leonardo Da Vinci, che pubblicò un catalogo
di illustrazioni a cavallo tra l'anatomia a l'arte, basate sulla dissezione di almeno venti
cadaveri; Andrea Vesalio, il principale anatomista di questo periodo, che pubblicò il De
humani corporis fabrica(1543), la sua opera più rilevante e successivamente utilizzato
come manuale imprescindibile per gli studenti di medicina dei successivi quattro secoli.
Con la nascita di questi nuovi ospedali rinascimentali, che ha come fine la guarigione del
malato, inizia parallelamente un approfondimento delle tecniche per la cura delle malattie.
Ora si passa da un ospedale medievale, che era visto come riflesso della chiesa e affiancato
a essa, a un modello rinascimentale di ospedale, come simbolo cittadino rappresenta il
potere della nuova organizzazione e della città, e come immagine di un palazzo civile ne
assume potere e dignità. Ora sarà la chiesa stessa ad essere inglobata all’interno di queste
strutture.

Un esempio della trasformazione rinascimentale in campo assistenziale è offerto dalla


fondazione dell’Ospedale Maggiore di Milano, iniziato nel 1456 su disegno di Antonio
Averlino, detto il Filarete. Il vasto programma di fondazione dell’ospedale, voluto da
Francesco Sforza, consisteva nel riordino della gestione della carità, che fino ad allora era
stato di solo interesse degli ordini religiosi. Il primo passo del programma ducale fu
mediante lo scioglimento degli istituti ospedalieri gestiti da religiosi appartenenti al
Ducato, tramite un decreto arcivescovile del 1448. In seguito fu costituito un organismo di
controllo, composto di laici, che fissa le norme amministrative e gestionali cui devono
attenersi tutti gli istituti ospedalieri del Ducato. Nel 1458, dopo due anni dall’inizio del
cantiere, sono unificati all’Istituto dell’Ospedale maggiore sedici ospedali. La gestione di
questo grande complesso fu affidata a un Capitolo di 18 deputati eletti tra i nobili della
città, sotto il patronato del Duca in persona. Il progetto era intento a creare una città
ospedaliera che offrisse tutti i bisogni ai malati. Il ruolo principale dell’intero complesso è
assunto dal sistema della grande corte centrale e delle piccole corti porticate. Il progetto del
Filarete era basato su precise regole di simmetria e di proporzione, con la disposizione dei
cortili, la chiarezza geometrica della loro sistemazione nell’insieme compositivo, la
simmetria delle parti. Si può interpretare come il momento d’arresto del medioevo.
Frontalmente l’edificio è diviso in tre sezioni da quattro avancorpi quadrati e monumentali;
ai lati sono le testate delle crociere e al centro si trova il cortile su cui si affaccia la chiesa.
Al pianterreno è posto un porticato costituito da colonne sostenenti archi a tutto tondo e

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nella parete superiore di esso una serie di finestre sempre ad arco tondo, alternate a lesene,
interrotte a metà della crociera da una loggia rientrante. La base della planimetria di questo
progetto è il quadrato: in tutto sono dieci quadrati minori che danno luogo alle due crociere
ed al cortile centrale composto da due quadrati, cioè un rettangolo statico rispondente al
rapporto 1:2. Appare chiaro che si basa su un modello con precise regole di riferimento.
Ben presto lo schema filateliano si diffonderà in tutta Europa come modello perfetto di
ospedale. L’impianto ospedaliero è basato su un sistema di 4 infermerie rettangolari poste
su uno schema a croce e in corrispondenza dell’incrocio centrale si eleva una cupola
sostenuta da quattro colonne, sotto la quale è iscritto un quadrato 10 x 10 m, dove si trova
l’altare. Ogni braccio della croce, che corrisponde a un’infermeria, misura 42 . lunghezza e
9.40 di larghezza, alto 10,25 m. Ogni sala era sta progettata per ospitare 40 letti in uno
spazio di 10 mq, ma la cosa cambiò per motivi pratici, aumentando così il numero di letti a
60, riducendo lo spazio per ognuno di loro. Lungo le pareti maggiori, in alto, sono situate
cinque finestre per parte, per il ricambio dell’aria viziata. Sono poste a 4,50 m da terra per
un’altezza di 2,70 m, ma il sistema di apertura favoriva l’entrata dell’aria fredda e per
questo il loro scopo per le quali erano state progettate fu vano. Ai fianchi di
ciascun’infermeria fu realizzato un corridoio a volta. In questo spazio erano collocate le
latrine, che avevano lo scarico che andava a finire direttamente nel naviglio sottostante.

Prima dell’ospedale Maggiore di Milano, ci fu un precedente tipologico cui tutti i


progettisti rinascimentali dei complessi ospedalieri si rivolgono, compreso lo stesso
Filarete, fu l’ospedale di S. Maria Nuova a Firenze, già in precedenza trattato per il periodo
medievale. Ora senza ripeterci, passiamo direttamente all’anno 1420, in cui si rifece la
chiesa interna e più tardi, nel 1627, fu aggiunta un’infermeria femminile. Già al termine
della prima metà del XV secolo, l’ospedale fiorentino presenta nell’unica infermeria
esistente, una pianta che si avvicina alla forma a croce. Al centro della crociera è posto un
altare con tabernacolo. La pianta a crociera, che conserva l’aspetto delle chiese e dei
conventi, rispondeva a un duplice concetto religioso, di essere costituita in forma di croce e
di permettere agli ammalati di assistere in comune alla funzione religiosa, celebrata al
centro, nel punto d’incontro dei quattro bracci dell’edificio. Questo schema fu adottato solo
per particolari problemi di spazio e organizzativi, operando così una propria rivoluzione
tipologica in Italia e in Europa.

Un altro esempio di ospedale a crociera, che anticipa di qualche anno quello di Milano, è
quello di S. Luca di Brescia. La fondazione risale al 1447 e la sua forma presenta analogie
con quello di Firenze, con una crociera a quattro braccia. Interessante il rilevamento
dell’antica planimetria fatta prima del 1821, che presenta una crociera priva di un braccio.
Mentre la pianta rilevata nel 1821 dall’architetto Vigliani, sarebbe una crociera intera. Ora,
è difficile stabile quale sia la pianta originaria alla data di fondazione del complesso
ospedaliero.

Anche l’ospedale di San Matteo di Pavia presenta un complesso ospedaliero a crociera che
precede quello di Milano. Fondato nel 1449, accentra e unifica i piccoli ospedali e ospizi
medievali della zona. L’edificio si presenta nella forma di un edificio a pianta quadrata,
così articolato: due grandi corridoi, sopraelevati rispetto al piano stradale, intersecatisi a

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croce greca e con al centro un altare, destinati a ospitare infermi; quattro cortili aventi come
lati interni i muri delle corsie; una serie di corpi perimetrali che contengono su tre la ti
spazi adibiti a vari usi. Mentre sul quarto presenta in facciata i fianchi della chiesa grande.
Sicuramente, la planimetria di questo ospedale, come quello di Brescia e Firenze, andarono
a influire sulla pianta generale del complesso ospedaliero di Milano.

La diffusione del modello a Crociera inscritta in un quadrato prese presto piede in varie
città italiane, come Lodi, Bergamo, Mantova, Como, Piacenza, Parma, Ferrara, e in seguito
Bologna, Torino. Si ha un riscontro quasi immediato anche in Spagna, con gli ospedali di
Santiago da Compostela, Santacruz a Toledo, l’Hospital Real de Dementes di Granada,
l’Hospital General di Valencia. Dirette derivazioni del modello filateriano si possono
notare anche in Francia nell’Hotel-Dieu di Lione, l’Hospice des Femmes Incurables di
Parigi. In Germania si adotta lo stesso modello, rinominato “italiano”, dove si adotta una
base a croce greca con al centro della crociera un altare, oppure pianta a croce latina, dove
tre bracci sono per l’infermeria e il braccio più corto è sistemata la chiesa.

Un’altra particolare forma adottata per gli ospedali è quella impostasi a Roma nel secondo
quattrocento e costituita da una lunga infermeria rettangolare, suddivisa in due unità dalla
presenza al centro di una cappella o di un altare: il prototipo fu fissato dall’Ospedale di
Santo Spirito in Sassia. Questo tipo d’infermeria ricorda le infermerie sorte accanto ai
conventi medievali per la cura dei pellegrini. Questo tipo di complesso di facile
realizzazione, ebbe una gran fortuna sull’intera penisola quando si ebbe una grande
necessita di strutture destinate alla cura dei poveri e dei malati.

Conclusione

Il cambiamento che si ha dell’architettura ospedaliera dal medioevo al rinascimento, può


essere percepito come una naturale evoluzione dei precedenti modelli. Infatti, si passa dallo
spazio indifferenziato della chiesa all’ospedale, costituito da una sala a più navate con
l’altare a est, e in seguito, si siano eliminate le navate, per pervenire così a un'unica sala. La
pianta a croce non sarebbe altro che la quadruplicazione di questa sala; si denota un
continuo con la precedente architettura religiosa per la permanenza di alcuni elementi tipici
dei monasteri e delle abbazie, quali i chiostri o i portici. Altro elemento è la disposizione al
centro della crociera del tabernacolo, posizione che trova il suo significato nel ruolo che
riveste ancora la fede nella società. La pianta a croce consente a tutti gli infermi di
partecipare alle funzioni religiose stando nell’infermeria.

Da un altro punto di vista, l’origine della crociera è da inserire in un contesto di


rinnovamento che ci viene messo a disposizione da un nuovo tipo di simbolismo. Infatti,
tutto si base sul cerchio e il quadrato, figure che indicano la perfezione e il contatto con
Dio. Vitruvio aveva dimostrato a prova dell’armonia universale e dell’uomo come simbolo
di essa, che la figura umana perfetta poteva essere inscritta, con l’estremità tese, in un
cerchio o in un quadrato: due forme perfette. La relazione dell’uomo con Dio, come
pensava il Filarete, non poteva essere meglio espressa se non dall’accordo della figura

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umana con la geometria del cerchio, il cui centro è ritenuto simbolo di Dio, essendo
equidistante da tutti i punti, esprimeva, in forma visibile, l’infinita essenza, l’unità,
l’uniformità, la giustizia: ossia Dio stesso. Si crede per questa ragione che la nuova
tendenza, estranea alla scolastica medievale, ma tipica del pensiero rinascimentale, sia
fondamentale per spiegare la nascita della tipologia a crociera.

Danilo Vitelli

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