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Segnali e Spettri
Cos’è un segnale? (1)
• Possiamo definire segnale una qualunque grandezza fisica variabile a cui
sia associata una informazione di interesse.
• I segnali che riguardano le comunicazioni elettriche sono spesso il frutto
della trasduzione della grandezza fisica da osservare (esempio: la pressione
prodotta da uno strumento musicale) in una grandezza elettrica (tensione,
corrente). Si parla dunque di segnali elettrici.
• Segnale monodimensionale: il segnale rappresenta la variazione di una
grandezza rispetto ad una variabile indipendente. Molto spesso la variabile
indipendente è il tempo: si parla di segnale temporale x(t)
• La grandezza x descritta dal segnale può essere reale (tensione) o
complessa (impedenza)
Canale di
Sorgente Trasmettitore Ricevitore Destinazione
trasmissione
Rumore
x( t ) x ( nT )
Continua
t t
AMPIEZZA
x( t ) x ( nT )
Discreta
t t
Segnale discreto o quantizzato Segnale digitale o numerico
−∞
X ( f ) = Re{X ( f )}+ j Im {X ( f )} = X ( f ) e j∠ X ( f )
Im z Im z – π/2
−π + arctan − π arctan – π + arctan x
Re z 2 Re z –π
x (t − τ ) ⇔ X ( f ) e − j 2 πfτ
dove τ è una costante reale positiva e x(t-τ) è una copia ritardata di x(t)
x (t ) h (t ) ⇔ X ( f ) ∗ H ( f )
-ε ε t δ(t) Aδ(t-td)
1 A
• La delta di Dirac è rappresentata
di solito nel seguente modo:
t td t
Università di Genova - DIBE 1.29
L’impulso unitario (3)
• Il prodotto fra un segnale e un impulso unitario produce un impulso avente
area pari al valore del segnale nel “punto di applicazione” dell’impulso:
x (t ) δ(t ) = x (0) δ(t )
x (t ) δ(t − td ) = x (td ) δ(t − td )
• La convoluzione fra un segnale e un impulso produce una copia del segnale
traslata nel “punto di applicazione” dell’impulso:
x (t ) ∗ δ(t ) = x (t )
x (t ) ∗ δ(t − td ) = x (t − td )
poiché l’impulso sparisce, dall’operazione di convoluzione si ottiene un
segnale anticipato o ritardato
• L’impulso unitario può essere analogamente definito nel dominio di f
+T
[ ]
∞ 2 +T
X ( f ) = ∫ x (t ) e − j 2 πft − j 2 πft A
dt = ∫ A e dt = e − j 2 πft 2 =
− j 2πf −T
2
−∞ −T
2
j 2 πf T
2 −e
− j 2 πf T
A − j 2 πf T 2 + j 2 πf T A e 2
= e − e 2 =
− j 2πf πf
2j
Università di Genova - DIBE 1.31
Trasformata del rettangolo (2)
j 2 π ft − j 2 π ft
• Ricordiamo che: sen 2 π ft = e − e Quindi:
2j
j 2 πf T 2 − j 2 πf T 2
X(f )=
A e −e = A sen 2πf T = AT sen (πfT ) =
πf 2j πf 2 πfT
= ATsinc( fT )
sen (πα )
dove la funzione sinc(.) è definita come segue: sinc(α ) =
πα
• Non stupisce che la trasformata di Fourier del rettangolo sia una funzione
puramente reale in quanto il rettangolo è una funzione pari
• L’altezza della trasformata nell’origine è pari all’area del rettangolo
Università di Genova - DIBE 1.34
La funzione sinc (3)
• Dalle relazioni precedenti abbiamo visto che:
t
F Π = T sinc( fT )
T
• Quindi, l’antitrasformata sarà:
∞
1 t
F [sinc( fT )] = ∫ sinc( fT ) e
-1 j 2 πft
df = Π
T T
−∞
• Ponendo t = 0 nella antitrasformazione, si trova l’area della funzione sinc(fT)
∞
1 0
∫ sinc ( fT ) df = T Π T
−∞
• Notiamo che il valore di tale area coincide con l’ascissa del primo zero.
• Non stupisce che la trasformata di Fourier del rettangolo sia una funzione
puramente reale in quanto il rettangolo è una funzione pari
La derivata è
continua ovunque e
si annulla
nell’origine e negli
zeri della fuzione.
• Per dualità:
x (t ) = 1 ⇔ X ( f ) = δ (− f ) = δ ( f )
-f0 f0 f
F {sen 2 π f 0 t }
j/2
f0
-f0 f
-j/2
1 1/T
…….. ……. ……. …….
0 t 0
f
1
T
T
Università di Genova - DIBE 1.42
Trasformata del coseno finestrato (1)
• Consideriamo x (t ) = Π cos (2 π f 0 t )
t
T
2/T
Lo spettro qui rappresentato si riferisce al caso in cui
all’interno della finestra [– T/2, T/2] siano presenti molte
oscillazioni del coseno (f0 >> 1/T).
1
sgn(t ) ⇔
1
sgn(t ) = 2u (t ) − 1 ⇔ 2
1
+ δ ( f ) − δ ( f ) Quindi:
2πjf 2 jπf
0,6 a =2
0,2
0,4
0,2
t [s] f [Hz]
0 0
-1 0 1 2 3 4 -3 -2 -1 0 1 2 3
X (ω ) ∗ H (ω )
1
⇔
2π
f
BANDA
f
− f0 f0
|X(f)|
f
∆f
• Pertanto l’effetto sulla trasformata di Fourier (che dipende dai valori di x(t)
in tutto l’intervallo (– ∞, + ∞)) è una perdita di risoluzione.
• La risoluzione è tanto migliore quanto maggiore è la durata T
dell’osservazione.
Università di Genova - DIBE 1.53