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L'absinthe prende il nome dall'artemisia absinthum , il nome scientifico della comunissima pianta normalmente

chiamata assenzio maggiore. L'assenzio ha un sapore molto amaro e già ai tempi dell'antica Grecia veniva
usato per curare i problemi digestivi.

La nascita dell'absinthe sembra risalire al lontano 1792, quando Pierre Ordinaire, un medico francese esiliato in
Svizzera, preparò una ricetta composta da varie erbe in soluzione alcolica che si supponeva curasse un po' tutti
i mali. Ordinaire lasciò la ricetta alle due sorelle Henriod, le quali, nel 1797 la diedero al Maggiore Dubied per
commercializzarla nella Val de Travers e nel Jura. Quell'anno la figlia di Dubied sposò un gentiluomo svizzero,
Henri-Louis Pernod. Dubied e Pernod si misero in affari insieme aprendo una piccola distilleria a Couvet dove
produrre l'elisir di Ordinaire.
In realtà sembra che nella Val de Travers già si conoscesse l’utilizzo dell’elisir chiamato “fee verte” da tempi
antichi e grazie ad Ordinaire che ricevette dalle sorelle Henriod la ricetta di famiglia divenne ufficialmente
considerato curativo.
Non è ben chiara quanto sia leggenda e quanto storia riguardo l’origine dell’absinthe: le notizie storicamente
provate risalgono al 1805 quando i signori Pernod aprirono una distilleria più grande a Pontarlier, in Francia,
mentre la distilleria svizzera restò al Maggiore Dubied. Riguardo la primissima distilleria Pernod-Dubied di
Couvet non si è ancora certi dell’anno in cui venne aperta.
Nel giro di pochi anni almeno mezza dozzina di distillerie di absinthe aprì nella regione di Pontarlier.
Il successo ottenuto da Pernod aveva infatti indotto molte altre distillerie a produrre il proprio absinthe, a volte
con risultati di gran pregio, a volte dando vita a scadenti e pessimi absinthe.
Fino alla metà del XIX secolo l'absinthe restò tuttavia un liquore tradizionale della regione del Jura e della Val de
Travers.
Con la guerra in Algeria la storia dell'absinthe cambiò radicalmente. I soldati erano soliti curare e prevenire la
dissenteria diluendo una dose di absinthe nelle acque. Si credeva inoltre che in questo modo si potessero
disinfettare le acque malsane.
Iniziò così l'abitudine di bere l'absinthe allungandolo con acqua. Divenne così il protagonista dei locali del Nord
Africa.
Una volta tornati in patria, i soldati francesi iniziarono a chiedere sempre più spesso l'absinthe nei loro café di
ritrovo, facendolo conoscere ad amici e parenti.
Verso la fine del 1870 la sola regione di Pontarlier contava più di cento distillerie: l'absinthe era divenuto un
fenomeno nazionale.
Il nuovo aperitivo imperava ormai un po' in tutta Europa. La Spagna, dove il bere absinthe non entrò mai nelle
abitudini della gente, era cosparsa di distillerie che lo producevano quasi esclusivamente per l'esportazione nel
Nord Africa e nel resto d'Europa.

L'abitudine francese era quella di bere absinthe (ormai divenuto in gergo "la fée verte") come aperitivo tra le 17 e
le 19 (l'heure verte).
Si narra che i boulevard di Montmartre profumassero di absinthe durante l'heure verte.

A cavallo tra il XIX secolo e il XX secolo iniziò il declino dell'absinthe.


In quegli anni il governo francese stava divulgando una propaganda anti-alcolismo per porre rimedio al grave
danno sociale che l'alcool aveva causato in tutti i ceti. L'absinthe, poiché era l'alcolico più diffuso, fu il primo ad
essere demonizzato.
Non sarebbe stato possibile mettere al bando tutti gli alcolici (come avvenne in seguito in America) perché
troppe aziende di altri alcolici avevano troppo potere politico ed economico (spesso l'absinthe era arrivato a
costare addirittura meno del vino). La fée verte divenne quindi presto il capro espiatorio di tutta la propaganda
anti-alcolismo.
Fu in questi anni che, su commissione del governo francese, medici e scienziati portarono avanti i primi test sul
tujone e sui pazienti malati di absinthismo.
La messa al bando dell'absinthe arrivò presto quando, nel 1905 Lanfray assassinò la famiglia dopo aver bevuto
due bicchieri di absinthe. Poca importanza aveva per l'opinione pubblica il fatto che Lanfray oltre ai due bicchieri
di absinthe avesse bevuto molto altro...
Gli anni precedenti alla messa al bando videro un susseguirsi di articoli che condannavano l'absinthe e chi lo
beveva.
Alcune distillerie misero sul mercato diversi prodotti sostitutivi dell'absinthe: absinthine (absinthe prodotto con
artemisia pontica al posto dell'artemisia absinthum), absinthe sans tujone, absinthe sans alcool,absinthe sans
"absinthe"... ma ormai la paura si era diffusa tra la gente e il mercato dell'absinthe stava crollando, con enorme
felicità dei produttori di birra, cognac e brandy che vedevano nella fée verte il loro peggior rivale.

E' indubbio che molta gente morì in quegli anni a causa dell'absinthismo, ma ad essere obiettivi, tutti i
problemi di cui veniva accusato l'absinthe, quali allucinazioni, delirium tremens, pazzia, perdita di memoria,
problemi al fegato e ai reni, infarto, erano causati dall'alcool in generale piuttosto che dall'absinthe o dal tujone.

Bisogna inoltre tener conto che molti absinthe economici (e quindi molto diffusi nei ceti più bassi),venivano
distillati da alcool di scarsa qualità e molto spesso senza eliminare la testa (quindi senza togliere il metanolo).
Inoltre, poiché non potevano competere nel sapore con gli absinthe di qualità, questi surrogati erano colorati
artificialmente con additivi chimici come il solfato di rame e persino il louche era enfatizzato da additivi.
Sicuramente molte delle morti attribuite all'absinthe sarebbero da ricondurre a questi prodotti malsani. Pazzia e
altri problemi di salute potrebbero ricondursi anche all'utilizzo prolungato di cucchiai fatti con leghe di piombo e
bicchieri che contengono tracce di uranio.
Il motivo principale per cui l'absinthe venne messo al bando probabilmente era legato alla sua popolarità che
stava minacciando la chiusura di molte altre distillerie di cognac, brandy, whisky, le quali, essendo più vecchie,
avevano sicuramente più potere economico e politico delle distillerie di absinthe, e vedendo minacciati i loro
affari spinsero il governo a bandire la fata verde, alla luce di quanto già detto sopra.
Praticamente tutta l’Europa, e dalla prima guerra mondiale in poi anche tutta l'America, avevano messo al bando
l'absinthe, eccezione fatta per Spagna,Danimarca, Inghilterra e pochissimi altri paesi dove il problema
dell'absintismo non fu mai rilevante. Con il bando molte distillerie chiusero, mentre altre, come le Pernod fils, si
trasferirono in Spagna (la Pernod fils a Tarragona), dove continuarono a produrre il loro absinthe per qualche
anno, alimentando il mercato nero.
Le poche distillerie rimaste aperte in Francia cominciarono a lavorare a nuovi prodotti da proporre come sostituti
dell'absinthe nelle abitudini della gente. Il mercato iniziò così ad offrire diversi distillati d'anice e soprattutto
pastis che volevano essere i sostituti più simili all'absinthe. Le autorità francesi limitarono non poco anche gli
anis e i pastis, proibendo il commercio e la produzione di qualsiasi alcolico all'anice che superasse i 30°. I pastis
sostituirono molto presto l'absinthe poiché il sempre crescente amore per il sapore dell'anice e della liquerizia
nella popolazione francese creò una situazione ideale per la loro diffusione.
I pastis avevano in realtà poco a che fare con gli absinthe e il contrabbando di absinthe tra Spagna e Francia, e
tra Svizzera (dove, nonostante la messa al bando, la distillazione di absinthe continuò fino ai nostri giorno
clandestinamente) e Francia continuò fino a quando, poco a poco, la gente quasi si dimenticò della fata verde.
Verso la fine degli anni '80, Radomill Hills, un imprenditore di Praga, si diresse in Spagna dove ebbe
occasione di assaggiare l'absenta, prodotto ancora come si produceva nell'800. Poco sapeva di questa
bevanda, se non che il suo fascino e le leggende erano certamente la migliore pubblicità per proporlo al grande
pubblico. Decise quindi, una volta tornato a Praga di produrre absinthe per rilanciare la ditta di famiglia che stava
passando brutti momenti. Purtroppo nulla sapeva riguardo la ricetta e il metodo di preparazione dell'absinthe,
tuttavia non si scoraggiò e inventò completamente la sua ricetta certo che in pochi avrebbero potuto affermare
se il suo prodotto fosse autentico o meno.
Agli inizi degli anni '90 tutti i locali di Praga proponevano a turisti e giovani artisti la "bevanda proibita", la "droga
degli artisti"...
Purtroppo ancora molto poco si sapeva dell'absinthe e la gente beveva l'absinth Hills affascinata dalle leggende
che poco alla volta ritornavano alla luce e ancora più affascinata dal rituale inventato dai baristi di Praga: versare
una dose di absinth nel bicchiere, versarvi un cucchiaio di zucchero e raccoglierlo con un cucchiaio, darvi fuoco
e lasciarlo caramellare, riversarlo ancora in fiamme nel bicchiere e spegnere la fiamma con acqua. Questo
rituale nasceva dalle pochissime conoscenze che in quegli anni si aveva sull'absinthe: si sapeva che serviva
zucchero, si usava un cucchiaio e l'acqua... nient'altro. Poco importava ai baristi quindi se il rituale flambée non
fosse autentico: l'azione di scaldare lo zucchero nel cucchiaio richiamava il rituale dell'eroinomane che si
prepara una dose, e tutto questo serviva a rendere ancora più misterioso e proibito il nuovo prodotto di Hills.
Il prodotto di Radomill non aveva assolutamente nulla in comune né con l'absinthe che aveva assaggiato in
Spagna né tanto meno con gli absinthe del XIX secolo. La fama dell'Hills portò diverse ditte ceche e dell'est
Europa a produrre "absinth" simili all'Hills immettendo così sul mercato un quantitativo enorme di etichette.
La nuova moda di Praga arrivò fino in Spagna. Le antiche distillerie, con una tradizione storica e un esperienza
centenaria nella produzione di absinthe, iniziarono a valutare la possibilità di esportare i loro prodotti visto che in
Spagna l'absenta era considerato poco più che una curiosità locale. Il problema era ovviamente convincere
l'opinione pubblica che i loro absinthe fossero altro rispetto quelli messi al bando 80 anni prima (in realtà così
non era poiché la produzione spagnola continuò regolarmente dall'800). Decisero quindi di cambiare
radicalmente la loro produzione, archiviando le antiche ricette e preparandone altre molto più simili ai pastis
aggiungendo enormi quantità di anice stellato, (caratteristico dei pastis ma ingrediente secondario degli
absinthe), riducendo le quantità di artemisia absinthum e talvolta abbassando il grado alcolico. Si sperava così di
poter entrare nel mercato francese con un prodotto dal nome affascinante ma dal sapore poco distante da quello
dei pastis che venivano venduti regolarmente ogni giorno.
Credendo di ampliare di molto le loro vendite molte delle distillerie spagnole decisero addirittura di tagliare i costi
di produzione preparando i loro absinthe con oli essenziali e non più con macerazione e distillazione di erbe.
Le aspettative degli spagnoli furono in parte deluse poiché il mercato francese rifiutò i loro prodotti per diversi
motivi: la legge vietava prodotti etichettati come absinthe (e a questo rimediarono etichettandoli come "bevande
alcoliche anisate con estratti di artemisia absinthum" o con epiteti simili) inoltre i cittadini francesi continuarono a
preferire i loro pastis ai nuovi anisati provenienti dalla Spagna.
La nuova moda di Praga e il tentativo spagnolo di esportare "nuovi absinthe", lontani dall'essere
paragonati a quelli del XIX secolo ma certamente più autentici di quelli prodotti nell'est Europa riportarono in
voga la fata verde.
Man mano che riemergevano informazioni anche il rituale flambée cambiava: ora si usava un cucchiaio forato e
una zolletta al posto dello zucchero semolato; ma la fiamma restava, probabilmente perché unico espediente per
vendere quegli absinth dell’est da un sapore così sottile, insignificante e spesso addirittura sgradevole.
Si iniziò il collezionismo di oggettistica d'epoca sull'absinthe, svariati film iniziarono ad utilizzare scene
più o meno corrette del rituale...
Alla fine degli anni '90 una ditta inglese decise di produrre un absinthe il più simile possibile a quelli
bevuti nell'800. Con questo intento chiesero consiglio a Marie Claude Dehalaye, titolare del museo
dell'absinthe. In breve tempo arrivò sul mercato un nuovo prodotto, il La fée, dichiarato dai produttori il più fedele
possibile agli absinthe dell'800. Il la fée spopolò in tutti i locali alla moda di Londra, sveltendo ancor più il ritorno
della fata.
In realtà anche il la fée era ben lontano dall'essere paragonato agli antichi absinthe. Nel sapore ricalcava i nuovi
prodotti spagnoli e forse l'unico passo avanti fu quello di produrre (solo per esportazione nei soli paesi dove
l'absinthe non fu mai messo al bando) una versione a 68°, la gradazione tipica degli absinthe del XIX secolo.
In tutta questa corsa verso il ritorno della fata c'erano alcune piccole distillerie storiche di Pontarlier e
Fougerolles, sopravvissute al bando dell'absinthe grazie ad altri prodotti nonché ad alcuni dei migliori anis che si
possa avere la fortuna di bere che lavoravano lontano da occhi indiscreti. Prima fra tutte la distilleria Pontarlier
Anis, il nuovo nome della Distilleria Armand Guy, produttrice in passato di una modesta quantità di absinthe a
Pontarlier rispolverò la loro antica ricetta e lavorò alla produzione di un absinthe che fosse in regola con le nuove
normative europee. La Pontarlier anis presentò il primo absinthe elaborato veramente dall'antica ricetta di
famiglia, il François Guy. Poche le differenze tra il nuovo absinthe Guy e quello storico, quasi tutte da ricondursi
al grado alcolico abbassato a 45°. Subito dopo l'altra distilleria storica di Pontarlier, la Distilleria Les fils d'Emile
Pernot distillò il suo antico absinthe sempre ad una gradazione di 45°. Il Guy e l'Un Emile Pernot45 furono i primi
absinthe distillati francesi a tornare sul mercato dopo la messa al bando. Il successo fu immediato, tanto da
convincere i signori Pernot a produrre il loro absinthe a 68° , esattamente come veniva fatto un tempo, grazie
anche alle richieste della Liqueur de France. Fecero così una partita a 68° da far analizzare e con immenso
stupore scoprirono che il quantitativo di tujone era largamente sotto i limiti della normativa. Questo dato invogliò
alcuni collezionisti a far analizzare i propri absinthe e si scoprì che effettivamente moltissimi degli absinthe storici
sarebbero legali dal punto di vista delle normative europee.
Dopo il successo di Pernot e Guy anche altre piccole distillerie storiche sopravvissute fino ad oggi, come la
Lemercier e la Devoille di Fougerolles, e la distilleria Blackmint a Motiérs, in Svizzera, il cui titolare Yves Kubler è
il nipote del titolare della distilleria Kubler di Travers, una delle più rinomate distillerie svizzere del XIX secolo,
riproposero i loro antichi absinthe.
Ai giorni nostri è quindi possibile trovare, nella infinità di prodotti etichettati come absinthe autentiche
fate dell'800, come i Pernot, il Guy, i Lemercier, i Devoille, il Kubler, ma anche come i pregiatissimi Jade, veri e
propri cloni di alcuni dei più famosi absinthe dell'800, i vari la Bleue della Val de Travers, il montmartre65
austriaco, unico absinthe austriaco originale dell'800 giunto fino a noi.
Altre distillerie senza un'antica tradizione nella distillazione di absinthe producono ai nostri giorni absinthe dal
gusto autentico, allontanandosi dalla linea di absinthe/pastis iniziata dagli spagnoli e dalla linea di absinth/ non
absinthe iniziata da Hills. Distillerie come la Artez, già produttrice di due ottimi pastis che molto si avvicinavano
al sapore dell'absinthe, Elie Arnaud Denoix, Segarra distillano absinthe di alta qualità che, pur non essendo
absinthe storici riescono a riprodurre il sapore autentico del XIX secolo.
Tra il 2005 e il 2006 il mercato dell’absinthe ha visto il ritorno di altri antichi assenzi come il blanche della
Combier, il Duplais svizzero e tutto fa pensare che entro la fine del 2006 molti altri autentici assenzi saranno
disponibili per tutti coloro che vogliono bere vero assenzio.

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