Professional Documents
Culture Documents
CONCLUSIONE.
trascurare di sottolineare come questo culto pubblico sia anche un'azione nella quale il Popolo di
Dio agisce in riferimento alla propria identità di Comunità cultuale (Vaticano II).
Tanto i1 Beaudiun, quanto la Mediator Dei, hanno fortemente insistito sull'aspetto
ecclesiale della Liturgia, ma con delle incertezze. Ma, ora, sulla scorta di SC 26 è giunto il
momento di fermarci sull'aspetto liturgico della Chiesa.
In riferimento a quanto detto sopra e ricordando Marsili, si può pervenire ad un risultato
concreto e cioè che:
L’elemento essenziale di ogni azione liturgica è che detta azione stessa provenga dalla Chiesa,
non come fatto d'imposizione per legge dell'autorità gerarchica della Chiesa o per "tradizione",
ma piuttosto come fatto – non è azzardato dirlo – genetico. Deve, cioè, essere un'azione di culto
in cui la Chiesa riveli e manifesti sé stessa in quanto Comunità cultuale.
La Chiesa, in quanto Comunità cultuale, deve presentarsi come Corpo di Cristo, e, nello stesso
tempo, sotto un duplice aspetto:
a) il primo aspetto, riguarda la Comunità che perpetua l’evento cultuale che fu proprio dello
stesso Cristo nel Suo Corpo terreno, come conseguenza della Sua Incarnazione;
b) il secondo aspetto, riguarda, invece, il Corpo organizzato da un Capo e da alcune
membra, che consente l'azione liturgica non solo per il fatto di costituire una Comunità
spiritualmente unita, ma anche una realtà unitaria composta gerarchicamente, dove il
Capo rappresenta visibilmente Cristo, il quale, non solo dà forma e senso alla Liturgia,
ma esplicita in modo indiscutibile il proprio mistero di salvezza, dal momento che Egli è
il Capo invisibile, che dà contenuto alla stessa Liturgia e alla medesima celebrazione dei
misteri della fede.
Con tali premesse, si può fare una prima conclusione dicendo che:
A tale riguardo, Marsili afferma solennemente: «La Chiesa è liturgica per intima
costituzione». (Anàmnesis 1, 109-111). Questo concetto viene proposto anche da SC 2 e SC 26
che ci presenta, appunto, la Liturgia come rivelatrice della vera natura della Chiesa.
Di tutto questo si può dedurre e se deve dedurre che:
«Sacra Liturgia non explet totam actionem Ecclesiae...attamen...est culmen ad
quod actio Ecclesiae tendit et simul fons unde omnis eius virtus emanat» (SC 10).
95001 – Introduzione alla Teologia Liturgica – CONCLUSIONE DEL CORSO: 238
Le Componenti essenziali di un’azione liturgica. Prof. Juan Javier Flores OSB.
Fons è il termine classico per proporre e designare, l’influenza dell’Eucaristia nella vita della
Chiesa. Tale pensiero si trova anche nel Catechismo di Trento, nel Motu Proprio Tra le
sollecitudini e nella Mediator Dei. Ma adesso è tutta la liturgia, il cui centro è l’Eucaristia che
viene presentata come la sorgente della vita della Chiesa.
Culmen, è il termine che indica anche la liturgia come culmine, benché questa parola non
sembra sia stata adoperata prima del Vaticano II. Dal momento, però, che la liturgia è stata
considerata l’attività della Chiesa nella prospettiva della economia salutis, si può dire che essa è
veramente il culmine di tutta l’azione della Chiesa stessa.
La missione data agli Apostoli, dopo la risurrezione, ci fa vedere la liturgia anche come
termine o meta di un lavoro missionario e anche come punto di partenza di un lavoro pastorale.
Dunque, la liturgia è veramente culmen ad quod actio Ecclesia tendit e, nello stesso tempo,
impegna e coinvolge integralmente la vita dell’uomo che fa esperienza di Dio. In questa ottica si
esprime e si rivela come fonte di salvezza, la cui dimensione primaria è proprio la celebrazione
della fede nel suo contenuto di mistero.
Bisognarebbe, allora, rileggere di nuovo la Sacrosanctum Concilium 22. Questo testo non è
solo una semplice dichiarazione dei principi, ma ha delle conseguenze importanti per la vita
della Chiesa. Ciò lo si capisce in rapporto con tutta la liturgia e non soltanto con l’Eucaristia,
come si può intuire dalla lettura dei numeri 5-8, dove la medesima opera della nostra salvezza
viene realizzata da Cristo e continuata dallla Chiesa la quale è:
«Veluti Christi sacerdotalis muneris exercitatio» (SC 7).
La conseguenza chiara e inequivocabile di tutto questo è una sola: la Chiesa è una comunità
cultuale liturgica nell’unità sacramentale con il corpo di Cristo.
Riprendendo un pensiero di Karl Rahner, nel suo libro“Chiesa e sacramenti”, possiamo dire
che “vi è l’Eucaristia perché vi è la Chiesa, ma anche vi è la Chiesa perché vi è l’Eucaristia”.
In relazione a questo fatto, il Concilio Vaticano II adopera due termini che sono essenziali per
la Teologia della Liturgia: il Mistero Pasquale ed i Sacramenti della Chiesa.
La liturgia è, dunque, celebrazione ed attualizzazione del Mistero Pasquale mediante
l’Eucaristia ed i Sacramenti che sono il centro della vita della Chiesa. Al riguardo, un
riferimento preciso lo si può avere dalla Vicesimus Quintus annus nº 22.
Unitamente all'aspetto ecclesiale, coesiste anche quello cristologico, dal momento che la
Liturgia persegue il fine di riunire tutto e tutti a Cristo.
La Chiesa è una Comunità cultuale in quanto continua nel tempo e nel luogo, l'azione
sacerdotale di Cristo, la quale consiste, prima di tutto, nel dare agli uomini, attraverso il Suo
Corpo (cioè la sua Incarnazione), pieno accesso al Padre. Su questa linea si può ricordare San
Leone Magno quando dice:
«Quod conspicuum erat in Christo transivit in Ecclesia sacramenta»1.
Da qui deriva che la medesima azione liturgica della Chiesa è chiamata a riprodurre,
adeguatamente, negli uomini il mistero di Cristo "ossia quell'attuazione del disegno divino per il
quale l'umanitá di Cristo realizza negli altri la salvezza.
Questo è quanto, certamente, avviene nei sacramenti che sono, allo stesso tempo, misteri sul
piano cultuale, ossia la presenza salvifica di Cristo attraverso i segni (per la Chiesa) della sua
azione. E tutto questo avviene attraverso l'azione dei sacramenti la cui finalità è fare, uomini
ad immagine di Cristo vivo e “tempio santo di Dio nello Spirito” (Ef 2,22), nonché lode viva a
Dio - Amore (Ef 1,6).
Tutto questo, però, non avviene soltanto con i sacramenti, ma anche tramite la preghiera.
L'orazione, oltre ai sacramenti ha, anche, una relazione diretta con il mistero di Cristo ed è
"azione liturgica" perché è attualizzazione e segno del mistero stesso di Cristo.
In questo senso, bisogna aggiungere che la Chiesa non è solo sacramento, cioè segno effettivo
di unità tra gli uomini e Dio, ma è anche sacramento della preghiera di Cristo, giacché fatta
nel nome del Signore, si fa segno di Cristo orante nel Suo Corpo.
1
Sermo 74,2.
95001 – Introduzione alla Teologia Liturgica – CONCLUSIONE DEL CORSO: 240
Le Componenti essenziali di un’azione liturgica. Prof. Juan Javier Flores OSB.
Nell'orazione fatta in nome del Signore, c'è una doppia presenza, cioè una presenza-azione da
parte della Chiesa e da parte di Cristo.
Ciò che ci appare necessario sottolineare è il carattere sacramentale dell'orazione fatta nel
nome di Gesú o orazione liturgica che riveste un carattere sacramentale "perché è trasmissione-
continuazione della preghiera salvifica di Cristo attraverso il segno della Chiesa orante". Ed è
questa la sua basilare costituzione sacramentale, che fa della preghiera della Chiesa – alla pari
con tutti i sacramenti – un'attuazione del mistero di Cristo e, cioè, ne fa un'azione liturgica.
A tale riguardo si può leggere la SC 83, laddove, nel presentare l'orazione della Chiesa, fa di
essa una continuazione dell'opera sacerdotale di Cristo per mezzo della Chiesa stessa; è un'opera
che la Institutio specifica come "opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di
Dio, applicando all'orazione quello che la SC 5 aveva già detto in merito alla Liturgia in generale
e mettendola «a fianco del sacramento dell'Eucarestia, come sua esplicitazione, anzi
"completamento"» (v. SC 83; IGLH 12,13).
La medesima Institutio fa dell'orazione liturgica un "memoriale" dei misteri salvifici, e le
conferisce un compito «anamnetico» che è essenziale in ogni realtá sacramentale (v. 16 LH
12). E’ importante, dunque, il termine latino: Memoriam Mysteriorum Salutis (IGLH 12).
In questo caso, la Liturgia è "attuazione del mistero di Cristo", non solo attraverso i
sacramenti, ma anche nell'orazione della Chiesa in quanto, come «segno» della Chiesa,
concretamente, si realizza come «assemblea orante». A tale riguardo, è presente la «realtá»
salvifica della preghiera stessa di Cristo.
Con le parole di Marsili possiamo giungere ad una nuova conclusione:
Questo mistero salvifico pasquale trova perenne continuazione nella chiesa e per la
chiesa, soggetto perpetuo della liturgia.
95001 – Introduzione alla Teologia Liturgica – CONCLUSIONE DEL CORSO: 241
Le Componenti essenziali di un’azione liturgica. Prof. Juan Javier Flores OSB.
APPENDICE
E’ bene, adesso, stabilire una serie di leggi che costituiscano, a loro volta, tante altre
proposte basate nel presente e proiettate verso il futuro.
Esse riguardano:
1. – una teologia che si alimenta della liturgia, e nello stesso tempo una liturgia
che si alimenta della teologia;
2. – una teologia liturgica che si richiama il testo, in quanto la Parola è veicolo
di trasmissione del messaggio divino;
3. – una teologia che, partendo dalla celebrazione, la manifesta come epifania
della Chiesa;
4. – una teologia che parte da e finisce nella Pasqua di Cristo;
5. – una teologia che fa della celebrazione una Pasqua permanente;
6. – una teologia liturgica con fondamento nella storia, centrata nella
celebrazione, aperta all’eschaton.
7. – una teologia che permette di entrare nel mistero di Cristo, tramite una
celebrazione che è Pasqua totale.
I molteplici testimoni indicano chiaramente questo reciproco influsso che dà alla liturgia una
“cattedra” di teologia molto prima che le università inizino ad esistere.
Se la teologia ha impresso la sua marca e il suo carattere nella liturgia, nel medesimo tempo,
quest’ultima ha saputo cooperare con le sue proprie caratteristiche al Depositum Fidei.
La liturgia, congiunto armonioso di celebrazione e vita, di testi e riti, di sacramenti e
sacramentali, è un equilibrato e complesso sistema nel quale la teologia trova il suo ambito di
sviluppo naturale ed allo stesso tempo, un clima stimolante che le permette di evolversi ed
espandersi.
2
Ordo Lectionum Missae, ed. del 1981, 4.
95001 – Introduzione alla Teologia Liturgica – CONCLUSIONE DEL CORSO: 243
Le Componenti essenziali di un’azione liturgica. Prof. Juan Javier Flores OSB.
messaggio salvifico in chiave umana, ma – allo stesso tempo – non gli fa perdere la sua
categoria divina.
Quindi, il valore del linguaggio comunicativo, come veicolo di comunione intradivina,
suppone un’apertura alle scienze del linguaggio. Questo componente della comunicazione –
pienamente umana – si relaziona con i componenti “divini” essenziali dell’azione liturgica,
cioè la Chiesa e Cristo, arrivando ad una sinergia completa di ambedue i linguaggi.
La teologia che nasce dalla celebrazione liturgica converte questa in una epifania della
Chiesa.
L’autentica teologia liturgica dovrebbe essere studiata nell’insieme di una tradizione
liturgica che parte dalla Parola ispirata, passa per la parola meditata dei Padri della Chiesa, si
trasforma in parola assimilata nella forma liturgica e giunge ad essere parola trasmettitrice
della realtà misterica in essa rinchiusa.
La teologia liturgica trae la sua forza non solo dalla tradizione, ma anche dalla formula
liturgica, che appartiene, nello stesso tempo all’ieri e all’oggi. Da qui, nasce l’esigenza
fondamentale di conoscere la tradizione liturgica tramite lo studio della storia delle forme
liturgiche e dei libri liturgici. Un grande esempio si trova, appunto, in questa orazione della
veglia più antica ed autentica della liturgia romana classica:
«Deus, incommutabilis virtus et lumen aeternum, respice propitius ad totius
Ecclesiae sacramentum, et opus salutis humanae perpetuae dispositionis effectu
tranquillius operare; totusque mundus experiatur et videat deiecta erigi,
inveterata renovari et per ipsum Christum redire omnia in integrum, a quo
sumpsere principium»3.
Il valore della tradizione e della storia permette un accostamento al dato liturgico con una
visione d’insieme, nell’auspicio di un metodo unitario e sintetico che favorisca una visione
globale, non analitica della teologia, con un contenuto che non è solo ecclesiale, ma anche
culturale, dove il significato di questo dato si comprende alla luce dell’esperienza teologica
che richiama al passato, opera nel presente e prepara al domani.
La teologia liturgica, basandosi nella celebrazione e nella sua conseguente riflessione, è
fondamentalmente misterica e sacramentale.
La Chiesa si converte automaticamente nella sua realtà depositaria, tanto che celebra il suo
passato, il suo presente ed il suo futuro nell’orizzonte della pienezza dei tempi. In questa
pienezza si scorge, tra l’altro, il valore più profondo ed autentico della comunione professata
3
Messale Romano, ed. del 1970, Veglia Pasquale (7ªlettura) della tradizione gelasiana, nº 432 ed. Mohlberg.
95001 – Introduzione alla Teologia Liturgica – CONCLUSIONE DEL CORSO: 244
Le Componenti essenziali di un’azione liturgica. Prof. Juan Javier Flores OSB.
dalla Chiesa del Vaticano II e dai libri liturgici attualmente in vigore, che sono stati il frutto
della riforma più importante della storia della Chiesa.
La celebrazione, dunque, indica l’Epifania di una Chiesa che cresce in tutti i sensi e che
manifesta la sua propria vita quotidianamente ed in modo concreto. Naturalmente, l’assemblea
liturgica riunita in preghiera è la più chiara espressione visibile della Chiesa che vive,
manifesta e celebra il mistero della salvezza.
Senza ritorni nostalgici al passato, la liturgia, nel suo fondamento teologico, vive sia
l’“oggi” celebrativo, sia l’“oggi” ecclesiale, trovandovi la via della piena comunione tra
l’eterno ed il quotidiano.
Dalla Parola alla benedizione, passando per il principio simbolico e rituale, tutti gli
elementi sono effettivamente mezzi che ci conducono all’autentica partecipazione liturgica, i
quali contribuiscono a fare di essa una dossologia permanente della Chiesa.
Mediante il Mistero Pasquale di Cristo veniamo conformati all’immagine e alla
somiglianza di Dio, come suo Popolo, fino a giungere alla liturgia celeste nel regno dei cieli.
Certamente, non ci sono rotture nella Chiesa. La linea marcata dal rinnovamento liturgico
del Vaticano II ed i documenti che hanno fatto seguito proseguirà il proprio cammino
ecclesiale. In tal senso, rimangono sempre validi i principi direttivi della Sacrosanctum
Concilium, che è necessario mantenere sempre vivi, secondo quanto riferisce la Vicesimus
Quintus annus in riferimento all’aggiornamento del Mistero Pasquale di Cristo, nella liturgia
della Chiesa, e alla presenza della Parola di Dio con il conseguente desiderio di scoprire Cristo
nella mensa della Parola e del Pane. Così, la liturgia può essere vista come Chiesa in preghiera
o come Epifania della Comunità cristiana.
Questi principi formulati, a motivo del XXV anniversario della Costituzione sulla Sacra
Liturgia, sono sempre validi, poiché manifestano quello che non si può cambiare e perseguono
nell’indicare il cammino iniziato, ma proteso verso uno sviluppo continuo.
temporale e quindi i limiti del tempo, sicché nel suo vero e proprio accadere è
oggettivamente presente ed accessibile a tutti i tempi»4.
In questo modo, sempre nella linea caseliana, cioè dentro una teologia liturgica, l’elemento
decisivo, nell’ambito del culto, è la presenza delle azioni salvifiche del Signore.
Viene così a sottolinearsi il carattere storico dell’opera della redenzione fino ad affermare
che questa stessa opera storica si fa presente hic et nunc nel mistero del culto. Naturalmente,
non si tratta di una ripetizione di uno stesso fatto storico, che sarebbe – dal punto di vista
metafisico – impossibile. Ci troviamo, invece, in un ambito mistico-sacramentale, dentro il
quale si devono comprendere tutte queste intuizioni caseliane.
L’evento “Cristo” si fa presente davanti a noi, uomini del secolo XX, che siamo lontani nel
tempo e nello spazio rispetto all’avvenimento originario e fondante il cammino della Chiesa e
la medesima riflessione teologica che ha caratterizzato l’esperienza dell’uomo di tutti i tempi.
Malgrado ciò, ci facciamo contemporanei dei misteri che celebriamo.
Le stesse azioni di Cristo si fanno oggettivamente presenti nella loro realtà suprastorica in
qualsiasi tempo ed ogni luogo. Si tratta, pertanto, della realtà divina accolta e vissuta nelle
realtà umano-temporali.
Afferma Casel in uno dei suoi sermoni pasquali:
«Il Signore, non si è accontentato, quindi di compiere una volta per sempre
l’opera della redenzione; egli vuole che attraverso i secoli essa sia
immediatamente accessibile ad ogni credente. Perciò ha immerso nei misteri della
chiesa la sua opera salvifica, in modo che sia efficacemente operante sino alla fine
del mondo, affinché ogni credente la riviva in sé e ottenga il frutto della
redenzione»5.
Unicamente il culto cristiano ci offre la possibilità di superare il tempo presente per entrare
nel hodie di Dio. Da qui si nota l’importanza che Casel e con lui, tutta la Schola Lacensis, ha
dato alla celebrazione della redenzione e alla teologia liturgica.
In questo modo, il culto ci permette di avere un contatto sacramentale con tutto quello che
Cristo ha realizzato visto ed offerto a noi. Il velo del simbolico si rompe per la fede, tramite la
quale i cristiani, celebranti l’azione liturgica, sono finalmente liberati dai propri vincoli
spazio-temporali, fino ad incontrarsi sacramentalmente con il fatto salvifico che si fa presente
nel simbolo cultuale.
4
V. WARNACH, Il Mistero di Cristo. Una sintesi alla luce della teologia dei misteri, ed. italiana de B.
NEUNHEUSER, Edizioni Paoline, Roma, 1982, 138-139. Traduzione di Mysterium des Kreuzes, Paderborn,
1954, a cura di B. Neunheuser e Th. Schneider i quali hanno ripreso alcuni articoli apparsi in Das christliche
Festmysterium, p. 42-222, O.D.SANTAGADA, op. cit. 258 e 259, 35.
5
O. CASEL, Presenza del mistero di Cristo. Scelta di testi per l’anno liturgico, edizione in collegamento con
l’Abt-Herwegen-Institut dell’Abbazia Maria Laach a cura e con l’Introduzione di Arno Schilson, Brescia, 1995,
110-111. L’Originale tedesco è il seguente: O. CASEL, Gegenwart des Christus-Mysteriums. Ausgewählte Texte
zum Kirchenjahr, Verlag, Mainz, 1986.
95001 – Introduzione alla Teologia Liturgica – CONCLUSIONE DEL CORSO: 247
Le Componenti essenziali di un’azione liturgica. Prof. Juan Javier Flores OSB.
Dunque, nel culto non rende presente soltanto la morte del Signore, ma anche e soprattutto
tutta l’opera della redenzione. La stessa celebrazione liturgica fa presente tale avvenimento
che si afferma nel nucleo stesso del cristianesimo, cioè l’azione redentrice di Cristo per la sua
Incarnazione, Morte ed Risurrezione.
Conclusione finale
La teologia liturgica ha uno scopo ben definito, poiché proprio nella liturgia tutte le altre
teologie non soltanto mostrano la loro inter-relazione, ma, grazie al carattere vitale della
liturgia medesima, costituiscono precisamente una porta aperta all’esperienza e all’implica-
zione personale nel mistero della salvezza, che le diverse discipline teologiche cercano di
chiarire al meglio.
Naturalmente, la teologia liturgica offre la possibilità di integrare in sé stessa tutte le altre
discipline teologiche, in una unità superiore e di senso globale, dove la teologia si fa vita, e la
vita si fa teologia. Allo stesso tempo, però, queste “altre” teologie sono chiamate a ripensare i
propri trattati in funzione della liturgia, utilizzandola non soltanto come “fonte”, ma anche
come momento del suo processo riflessivo, che manifesta in modo epifanico il destino finale
della Chiesa unita al Salvatore, dal momento che si costituisce come Assemblea Liturgica. Per
questa ragione diventa un “metodo unitario” indispensabile per riconsiderare questo nuovo
panorama.
Numerose discipline accessorie, come la filosofia, l’antropologia, la linguistica e la
fenomenologia della religione, sono tanti altri campi nei quali si può approfondire – questo
fatto si è già realizzato in parte – ma sono sempre aspetti nuovi che bisognerà esplorare
all’inizio di questo terzo millennio, affinché la nostra liturgia risponda adeguatamente ai
bisogni dell’uomo di oggi, senza dimenticare le sue radici. Da ciò si intuisce l’importanza di
avere uno sguardo sempre fisso al domani del Signore che deve venire, che, in un certo qual
modo, viene anticipato nella stessa liturgia.
Ora, tutte le riflessioni che abbiamo fatto in tutte queste lezioni di teologia liturgica ci
portano ad essere sempre più convinti che la stessa teologia liturgia è la grande realtà della
nostra vita liturgico-ecclesiale.
Le lezioni della storia, le riflessioni dei teorici, le conseguenze, la realizzazione della
teologia liturgica nel Vaticano II, partono o arrivano alla conclusione, secondo cui la Liturgia è
attuazione oggettiva dell’evento salvifico.
Attualmente la Liturgia viene situata, in relazione a Cristo e in un rapporto
dipendentemente da Lui, come l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine, di tutta la vita della
Chiesa, come lo stesso Marsili afferma nella presentazione del volume primo di Anàmnesis.
95001 – Introduzione alla Teologia Liturgica – CONCLUSIONE DEL CORSO: 248
Le Componenti essenziali di un’azione liturgica. Prof. Juan Javier Flores OSB.
Vis autem huius actionis pastoralis circa Liturgiam ordinandae in eo posita est ut
Mysterium paschale vivendo exprimatur, in quo Filius Dei incarnatus, oboediens factus
usque ad mortem crucis, in resurrectione et ascensione ita exaltatur ut ipse vitam divinam
cum mundo communicet, qua homines mortui peccato et Christo conformati iam non sibi
vivant sed ei qui per ipsis mortuus est et resurrexit (1Cor 5,15).