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Bimestrale - Poste italiane sPa - sPed. a. P. - d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/04 n. 46), art. 1, comma 1 dcB-c1-Fi - distriBuzione: me.Pe.

milano
anno XXXiv - n. 174 - novemBre/dicemBre 2015 - € 5,50 - issn 0392-9426 - cm X5174W

Turchia Hierapolis e la Tomba Bella


Patagonia origini dei dinosauri Brixia
i Romani in diretta Trentino sciamani
nella preistoria Firenze il battistero di
Dante Sardegna vigne e palmenti

nel mare delle


EOLIE
relitti in alta profondità
Seconda edizione
Foto Valerio Ricciardi

Firenze capitale della cultura


e dell’arte ospita tourismA
Salone Internazionale dell’Archeologia
Una manifestazione di tre giorni negli spazi prestigiosi del centralissimo
Palazzo dei Congressi. tourismA è un momento di esposizione,
divulgazione e confronto delle iniziative legate alla comunicazione
del mondo antico e alla valorizzazione delle sue testimonianze.

Firenze, perché? tourismA per chi?


Per fare di tourismA un grande momento d’incontro degli operatori e degli Il Salone Internazionale
appassionati del settore è stata scelta una delle città europee più legate all’idea dell’Archeologia è rivolto a tutte le
dei beni culturali come valore identitario e motore di promozione economica. realtà culturali ed economiche attive
nel settore archeologico-artistico-
Firenze è anche la città italiana più facilmente raggiungibile: il Palazzo dei
monumentale: istituzioni di ricerca
Congressi dove si tiene il Salone è dislocato accanto alla stazione di S. Maria pubbliche e private, parchi e musei,
Novella, che a sua volta si trova al centro del sistema ferroviario dell’alta enti di promozione, operatori turistici,
velocità. tourismA si raggiunge “in metropolitana” da buona parte d’Italia. categorie professionali, associazionismo.

Un vasto ambiente espositivo e congressuale Spazi espositivi per stand, desk e poster
accanto alla stazione dell’alta velocità
Un grande auditorium da 1200 posti
Incontro con tutte le realtà culturali, turistiche e altre dieci sale per conferenze
ed economiche che operano nel settore dei
beni archeologici storici ambientali Presentazioni di parchi, musei, viaggi e itinerari,
artistici e del restauro patrimoni Unesco, scoperte, libri, tecnologie
Firenze
Palazzo dei Congressi
19 - 21 febbraio 2016
Sotto l'Alto Patronato del Presidente della repubblica

tourismA 2016 MiSSioNi Archeologiche


Albania Egitto Kurdistan Afghanistan
Georgia Tunisia Creta Palestina: seconda
i grandi eventi... edizione di “Spes contra spem”
con le attività della ricerca italiana all’estero

UoMo Per MilioNi Di ANNi… irAQ e SiriA


Il punto sulle “origini della specie” alla luce DeDicATo A KAleD Al-AS’AD
delle ultime scoperte in Sudafrica Paolo Matthiae fa il punto sulla distruzione
della memoria nel Vicino Oriente antico
ArcheologiA SUBAcQUeA
La nuova frontiera si chiama “alta profondità”: AlBerTo ANgelA
dai fondali del Mediterraneo e lA SToriA NegATA
le straordinarie immagini di antichi naufragi Il tradizionale incontro del celebre divulgatore
televisivo con il pubblico di “tourismA”
Xii iNcoNTro NAZioNAle
Di ArcheologiA ViVA eDiToriA ProTAgoNiSTA
Lo storico appuntamento con i protagonisti Archeologia Storia Arte Filosofia… presentazioni
della ricerca storico-archeologica delle novità editoriali e incontri con gli autori

Vecchi MUSei il PASSATo iN DireTTA


e NUoVi DireTTori Dalla scheggiatura della pietra ai mestieri
Riusciranno i nostri eroi? Giovani direttori-manager del vasaio e dello scriba: Archeologia sperimentale
a capo dei più importanti musei archeologici nazionali e Laboratori didattici per grandi e piccoli

oScAr Dell’ArcheologiA
Capolavori internazionali della documentaristica

ospite d’onore di “tourismA 2016” BeNi cUlTUrAli e TUriSMo


ANDreA cArANDiNi Dibattito sulla “bella addormentata” della Penisola…
L’archeologo più famoso d’Italia inaugurerà
il Salone con una lectio magistralis Programmi completi
www.tourisma.it
Organizzazione e
tourismA 2016 Segreteria organizzativa
Storia Archeologia Arte Ambiente Turismo ArcheologiA ViVA
Un vasto salone espositivo
Un prestigioso complesso congressuale Via Bolognese 165, 50139 Firenze
Tel: +39 055 5062302
Fax: + 39 055 5062929
iNgreSSo liBero E-mail: info@tourisma.it
ARCHEOLOGIA VIVA temi erano forti, ma di diverso Sulla datazione e sull’identità
Vivere il passato
Capire il presente
livello. Come il fregio del Par- del personaggio si è molto di-
tenone, con quelle due teorie di scusso, finché Andreas Rumpf
direttore Piero Pruneti SPAZIO APERTO
figure (una lungo il lato N del nel 1939 non “ridimensionò”
redazione Giuditta Pruneti tempio, una lungo il lato S) che la scultura come opera eclettica
eventi e pr Giulia Pruneti
convergono sul lato E, dove le di età augustea. Per giunta, né
© 1988 - 2015 attende Atena. I calcoli di Be- un dio né un eroe, ma un ly-
Giunti Editore S.p.A. schi hanno evidenziato che le chnoukos, elemento di arreda-
Firenze - Milano
figure del lato N si muovono in mento di lusso noto da esempi
direzione, redazione LUIGI BESCHI: RITRATTO gruppi di 4 o di 12, numeri pompeiani: statue di giovani
amministrazione DI UN PROFESSORE compatibili con le “fratrie”, recanti tralci portalampade.
Giunti editore S.p.A.
Via Bolognese 165 - 50139 Firenze proprie dell’ordinamento tra- Nell’Idolino i tralci mancano.
tel. 055 50621 (centralino) C ara Archeologia Viva, poco dizionale della città; quelle del Beschi non solo ha sostenuto
5062303 (diretto) - fax 055 5062287
archeologiaviva@giunti.it tempo fa è morto Luigi Beschi e lato sud procedono in gruppi che in origine c’erano, e che
credo doveroso ricordare la sua di 10, numero tipico dell’ordi- erano stati rimossi: ne ha anche
prezzi Italia
Archeologia Viva figura di uomo e di archeologo. namento per tribù, quello di rinvenuto un frammento al
(prezzo di copertina) € 5,50 Ci ha lasciati proprio mentre la Clistene e di Pericle nella Atene Museo del Bargello di Firenze.
Abbonamento annuo
(6 numeri) € 26,40
sua amatissima Grecia è in con- del V sec. a.C.: vecchio e nuovo Gli argomenti sono molte-
trasto con l’Europa (anche se assetto politico convergono plici, la bibliografia stermina-
IBAN it93D0760102800000019740505
CCP 19740505 c’è da chiedersi con “quale” Eu- nell’omaggio alla divinità. ta. Si può citare in conclusione
intestato a Archeologia Viva Firenze ropa): un’antitesi inimmagina-
servizio abbonati bile per un archeologo. L’amo-
da lunedì a venerdì, orario 9-18
tel. 055 5062424 fax 055 5062397 re per Atene, l’Attica, le isole era
periodici@giunti.it ricambiato dai colleghi elleni-
www.giuntiabbonamenti.it
L’abbonamento può essere richiesto
ci: nel 2011 avevano pubblicato
anche via SMS scrivendo “archeologia” una bella raccolta di studi in
al n. 348 0976204 (costo del servizio
pari a un normale SMS)
suo onore, Epainos, ‘elogio’. Lui-
gi Beschi è morto a 85 anni (na-
servizio vendita diretta libri to a Desenzano nel 1930) e ci
da lunedì a venerdì, orario 9-18
tel. 055 5062424 fax 055 5062543 mancherà: mancherà anche a
ordini@giunti.it www.giuntistore.it quelli che, come chi scrive, han-
pubblicità e marketing no avuto poche occasioni d’in-
Antonella rapaccini, Cecilia torrini contro, ma significative. Se ne
pubblicità interna va un vero signore: espressione
Angelica Dionisio, forse abusata, ma che nei suoi CIVILTÀ GRECA. Luigi Beschi in Grecia nel 1961
edoardo Frascino (grafico) con la moglie Caterina Spetsieri.
comportamenti trova piena ri-
concessionaria spondenza; e se ne va un mae- Beschi ha anche scavato a lun- un’impresa davvero caratteriz-
esclusiva di pubblicità
Progetto srl stro (ordinario di Archeologia go nell’isola di Lemnos, ria- zante, e cioè l’edizione critica,
Milano Corso italia 10 classica a Napoli, Pisa, Firenze, prendo vecchie indagini italia- insieme con Domenico Musti,
tel. 02 8526800
Roma Viale del Monte docente presso la Scuola arche- ne su un grande santuario, della sezione dedicata all’Atti-
oppio 30 - tel. 06 4875522 ologica italiana di Atene, acca- composto di vari Telesteria ca della celebre Periegesi (la
Trento Via Grazioli 67 - tel. 0461 231056
info@progettosrl.it www.progettosrl.it demico dei Lincei), che ha tra- (luoghi dove vengono spiegati guida della Grecia) di Pausa-
Chiuso in tipografia il 30/iX/2015 smesso a tanti allievi conoscen- i misteri della vita) dislocati su nia: un lavoro fondamentale
iva assolta dall’editore a norma ze, metodo, amore per la ricerca due livelli nel pendio verso il su un’opera fondamentale. Ma
art. 74/DPr 633 del 26/10/72.
registrazione tribunale di Firenze n. 2987 e onestà intellettuale. Resterà mare. Si è misurato sia con la questo ricordo, sia pur breve,
del 14/12/1981. Poste italiane spa - un punto di riferimento. A per- complessità architettonica, ti- non sarebbe completo se non
Sped. A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L.
27/02/04 n. 46), art. 1, comma 1 DCB-C1-Fi petuarne la presenza contribui- picamente ellenistica (ma con rammentassimo anche il Be-
rà la moglie greca Caterina precedenti fasi del VII sec. schi raffinato musicologo che
Direttore responsabile: Piero Pruneti
Spetsieri, storica dell’arte, che a.C.), sia con il problema di in- ha saputo spaziare fra la Gre-
ha anche saputo condurre im- dividuare le divinità venerate: cia antica e Bach: ogni anno,
pegnative battaglie politiche. forse i Cabiri, oggetti di culto durante le festività natalizie,
Il Professore non era certo misterico di origine anellenica organizzava nella sua casa di
un uomo da copertina, né da (Pelasgi? Tirreni?). E che dire Roma un concerto, con la par-
progetti-choc: non gli sarebbe dell’Idolino di Pesaro? Celebre tecipazione soprattutto di gio-
mai venuto in mente – tanto giovane nudo, in bronzo, tro- vani musicisti ellenici.
per fare un esempio non a caso vato alla corte dei Della Rovere Sergio Rinaldi Tufi
– di proporre la ricostruzione nel 1530 e finito un secolo do- già direttore Istituto di Archeologia
Stampato presso Giunti industrie Grafiche S.p.A. dell’arena del Colosseo... I suoi po nella Firenze dei Medici. all’Università di Urbino
2
SOMMARIO
Anno XXXIV - N. 174 nuova serie - Novembre/Dicembre 2015 CON I LETTORI

www.archeologiaviva.it
www.archeologiaviva.tv

Foto Salvo Emma


www.tourisma.it
L e straordinarie immagini dei carichi
di anfore nelle profondità marine di
Panarea e quelle ricostruttive di Brescia

2
nelle varie fasi della città, prima, durante
e dopo la romanizzazione, ci danno la mi-
SPAZIO APERTO
sura dei livelli raggiunti nelle tecniche

4
d’indagine e nelle proposte di fruizione
delle realtà archeologiche. Nel caso di Pa-
narea vediamo un archeologo, comoda-
NOTIZIE
mente seduto all’interno della sfera tra-

54
sparente di un minisommergibile, che a
firEnzE E il battistEro di dantE
di Nicoletta Matteuzzi oltre cento metri sotto il mare esamina il
OBIETTIVO Su... carico di una nave romana giacente sul

58
fondale come al momento del naufragio.
sardEgna: vignE palmEnti E vino L’attento esame oculare e i rilevamenti
di Andrea Ciacci e Cinzia Loi
A PROPOSITO DI... strumentali restituiranno una mole di
dati che renderà superfluo un ipotizzabile

64 l'Etiopia E lE tribù dEll'omo


di Lucio Rosa
FuTuRO DEL PASSATO
costosissimo (e distruttivo) intervento di
scavo. Al tempo stesso quel meraviglioso
fondale rimane intatto, a disposizione di

10 68
eventuali approfondimenti d’indagini, e
brixia: immagini dal passato amEdEo maiuri E pompEi
a cura di Francesca Morandini di Umberto Pappalardo
“visitabile” con i veicoli subacquei che nel
VIVERE L'ARChEOLOGIA PERSONAGGI futuro prossimo si renderanno disponibili.
La misura della strada percorsa ce la può

20 HiErapolis E la tomba bElla


di Ilaria Romeo
L'ORIENTE E ROMA 72 incontro con giorgio iEranò
intervista di Giulia e Piero Pruneti
LA VOCE DELLA STORIA
dare il relitto della grande nave romana di
Albenga, per il cui “scavo” – condotto ne-
gli scorsi anni Cinquanta sotto la direzio-

32
ne del professor Nino Lamboglia, conside-
mito E natura: dai grEci a pompEi
di Gemma Sena Chiesa rato il padre dell’archeologia subacquea in
MOSTRA A MILANO Italia – fu addirittura impiegata una ben-
na (sic!) azionata dalla nave appoggio.

40 patagonia: allE origini dEi dinosauri


di W. Landini, F. Finotti e C. Rissicini
PRIMA DELL'uOMO
Dal metodo di lavoro “alla cieca” di Al-
benga alla “rispettosa” indagine di Pana-
rea sono passati sessant’anni e questa vol-

48 76 78
lo sciamano dEl riparo dalmEri ta si vedono. Il caso di Brescia riguarda le
di Sergio Poggianella possibilità che le nuove tecnologie infor-
L'uOMO E IL SACRO DALLE RIVISTE IN LIBRERIA matiche offrono alla lettura di un sito, riu-
scendo a coinvolgere quel novantanove
per cento dei normali visitatori (mi ci met-
Comitato scientifico: Emmanuel Anati Centro Camuno Studi Preistorici, Alessandra Aspes Museo Scienze Naturali di Verona, to anch’io) che, dopo aver percorso un’are-
Enrico Atzeni Università di Cagliari, Piero Bartoloni Università di Sassari, Stefano Benini Corte di Cassazione, Maurizio
Biordi Museo degli Sguardi - Rimini, Hugo Blake Università di Londra, Anthony Bonanno Università di Malta, Edoardo a archeologica, se ne va senza averci capi-
Borzatti v. Löwenstern Università di Firenze, Edda Bresciani Università di Pisa, Gian Pietro Brogiolo Università di Padova, to nulla. Vi consiglio di andare a Brescia e
Pierfrancesco Callieri Università di Bologna, Franco Cardini Università di Firenze, Raffaele de Marinis Università di Milano,
Guido Devoto Università di Roma, Marco Dezzi Bardeschi Politecnico di Milano, Maria Ausilia Fadda Sopr. Arch. di Sassari
visitare il museo, il tempio repubblicano e,
e Nuoro, Gino Fornaciari Università di Pisa, Luigi Fozzati Soprintendente ai Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, Louis all’esterno, la grandiosa area del Capito-
Godart Università di Napoli, Giovanni Gorini Università di Padova, Antonio Guerreschi Università di Ferrara, Christian lium e del teatro romano con gli strumenti
Leblanc C.N.R.S. - Parigi, Valerio Massimo Manfredi archeologo e scrittore, Giuseppe Orefici Centro Ricerche Precolombiane,
Umberto Pappalardo Università di Napoli, Carlo Peretto Università di Ferrara, Gianfranco Purpura Università di Palermo, che vengono messi a disposizione insieme
Lorenzo Quilici Università di Bologna, Giuliano Romano Università di Padova, Dario Seglie Centro Studi e Museo d’Arte al biglietto: il risultato è una comprensio-
Preistorica di Pinerolo, Ma Shichang Università di Pechino, Edoardo Tortorici Università di Catania, Sebastiano Tusa
Soprintendenza del Mare - Regione Siciliana, Guido Vannini Università di Firenze, Giuliano Volpe Università di Foggia,
ne immediata e totale. Un vero, incredibi-
Roger Wilson British Columbia University. le, fisico, salto nel passato. Piero Pruneti

3
RELITTI PROFONDI individuati da Aurora Trust nel attività si sono svolte a bordo
ALLE ISOLE EOLIE 2009 e nel 2010. Trovandosi della nave olandese “Alk” che
NOTIZIE questi giacimenti archeologici al suo interno ha ospitato i la-
Le alte profondità a quote profonde, sono state boratori e la stazione base del
mediterranee, quelle precluse effettuate immersioni con un sommergibile “Explorer 3”. Le
alle normali immersioni dei sommergibile dell’olandese U- operazioni sono state rese pos-
subacquei sportivi (che negli Boat Worx che ha consentito sibili anche grazie all’interven-
ultimi decenni hanno fatto l’investigazione dei relitti con
nelle due pagine man bassa di reperti sui bassi particolare accuratezza. Di-
ALTE PROFONDITÀ fondali), custodiscono ancora chiara ad Archeologia Viva il
Spettacolari immagini
dai fondali dell’isola grandiose testimonianze dei professor Tusa: «Questi relitti,
di Panarea (Eolie) commerci antichi, che per la che si trovano a oltre cento me-
realizzate a bordo maggior parte si svolgevano tri di profondità, sono stati in-
del sommergibile
con calotta trasparente appunto per mare, date le diffi- dagati attraverso l’ausilio di
“Explorer 3” durante coltà logistiche dei trasferi- mezzi tecnologicamente avan-
le indagini dirette menti via terra. Una recente zati e adatti per indagini diret-
dalla Soprintendenza
del Mare. A oltre cento campagna d’indagini nei fon- te con archeologo a bordo. È la
metri di profondità dali delle Eolie ha dato risulta- prima volta che ciò avviene
i fari del sommergibile ti eccezionali. Alle ricerche ha nell’ambito delle ricerche di
inquadrano il campo di
anfore che formavano il
preso parte un team di esperti archeologia subacquea nel Me-
carico di una nave del III sotto la direzione del soprin- diterraneo». La sinergia tra i
sec. a.C. Vediamo anche: tendente Sebastiano Tusa, componenti della missione in-
la preparazione del
nell’ambito di una stretta col- ternazionale ha confermato
sommergibile a bordo
della nave appoggio laborazione tra Soprintenden- l’importanza di tali operazio-
“Alk”; il sommergibile in za del Mare della Regione Sici- ni, che uniscono per obiettivi
fase di immersione con liana, Aurora Trust Foundation comuni diverse professionalità
Ian Koblick; riunione
di lavoro del team e U-Boat Worx. Sono stati al fine di raggiungere risultati
di ricerca con (da sx) ➝ esplorati tre relitti profondi già scientifici di grande valore. Le

4
to del comandante Paolo Mar- ti in prossimità dell’isola di Pa- lia e la Penisola attraverso le ➝ Greg Mullen (Aurora
gadonna dell’Ufficio Circon- narea a una profondità che va Eolie. Queste isole costituiva- Trust Foundation),
Erik Hasselman (U-Boat
dariale Marittimo della Guar- dai 90 ai 140 metri. Si tratta di no, infatti, un’importante tap- Worx), Sebastiano Tusa
dia Costiera di Lipari. imbarcazioni di epoca elleni- pa lungo le principali rotte ma- (soprintendente
I tre relitti, di cui rimane vi- stico romana, databili fra III e I rittime del Mediterraneo cen- del Mare) e Ian Koblick
(Aurora Trust
sibile lo spettacolare carico di sec. a.C., probabilmente impe- trale. Foundation).
centinaia di anfore, sono situa- gnate nei commerci tra la Sici- Info: sopmare@regione.sicilia.it (Foto Salvo Emma)

ARTISTA DEL FARAONE


A Varese, presso il Museo Ca-
stiglioni (Villa Toeplitz), è
visitabile la mostra “Pashed.
L’artista del faraone”, fino al
14 febbraio. La rassegna è de-
dicata allo straordinario arti-
sta che partecipò alla realiz-
zazione delle più belle tom-
be della Valle dei Re e delle
Regine. Fra l’altro viene espo-
sta la riproduzione perfetta
della sua camera funeraria.
Pashed abitava a Deir el-Me-
dina, un villaggio dell’antico
Egitto popolato da operai e
artigiani addetti alle tombe
dei faraoni.
Info: 0332.1692429
www.museocastiglioni.it

5
GIULIANO DE MARINIS MANGIARE ROMANO ni privilegiarono l’impiego di spolvero, ad esempio i sangui-
INVITO AD AQUILEIA carne macellata poco prima del nacci (forse quelle salsicce indi-
A tre anni dalla morte i comu-
ni toscani di Colle Val d’Elsa, consumo, in merito a quella sui- cate come farcimina, hillae o ape-
Poggibonsi e San Gimignano Diceva Plinio che la na appresero raffinate tecniche xabones) o le più note salsicce
e le soprintendenze Archeolo- carne del maiale offre cinquan- di norcineria da altri popoli che classiche, le lucanicae (da cui il
gia di Toscana e Marche ricor- ta sapori, spesso da riferirsi al ti- andavano sottomettendo, co- veneto luganeghe o il friulano
dano la figura di un grande ar-
po di alimentazione o ai vari ta- me Lucani e Galli, dai quali per luianiis). Apicio fornisce gli in-
cheologo: “Dalla Valdelsa al Co-
nero. Ricerche di archeologia e gli e all’impiego “creativo” di lungo tempo Roma importò gredienti: «Si tritano pepe, co-
topografia storica in ricordo di ogni sua parte perché, come ci grandi quantitativi di mortadel- mino e peverella, ruta prezze-
Giuliano de Marinis”. Conve- ha tramandato la saggezza con- le, taniacae (forse una varietà di molo e spezierie dolci, coccole
gno 27-29 novembre al Mu- tadina, “del maiale non si butta salame) e prosciutti. Scorrendo di lauro, e si mescola tutto con
seo di Colle Val d’Elsa (Si). niente”. Nondimeno, mentre di l’elenco dei prodotti, si nota co- polpa di maiale sminuzzata,
Info: 0577.922954
altri animali domestici i roma- me molti siano tuttora in gran pestando poi il composto con
salsa di Apicio, pepe intero,
AQUILEIA molto strutto e semi di finoc-
Due splendidi porfirioni
rappresentati chio. S’insacca in un budello al-
nel grande mosaico lungandola quanto è possibile
dell’Aula Nord (IV sec.) e così si espone al fuoco». Altri
della Basilica patriarcale
(XI-XIV sec.). prodotti erano i longaneos o lan-
Una mostra in corso gaones, verosimilmente salami
nel Palazzo Meizlik stagionati, e i tomacula venduti
ripercorre con
accattivanti soluzioni caldi in strada; ma vi erano an-
espositive la storia che i funduli, grosse salsicce cor-
dell’alimentazione te (cotechini?). Il pezzo più pre-
nel mondo romano.
(Foto Enzo Andrian) giato restava il prosciutto di co-
scia (perna) o di spalla (petasus)
che dai porcinarii della X Regio
nelle due foto in basso
Venetia et Histria veniva prepa-
GALLIA CISALPINA rato mantenendo lo zampetto.
Frammento di dito Fino al 31 dicembre nel Pa-
di statua bronzea lazzo Meizlik di Aquileia (Ud) è
maschile rinvenuto
negli scavi dell’area possibile visitare la mostra:
del foro di Aquae “EDAMUS BIBAMUS GAUDEA-
Statiellae e il castello MUS. Roman happy hour”, orga-
dei Paleologi, sede
del Museo archeologico nizzata dal Comune insieme a
di Acqui Terme. Gruppo Archeologico Aquileie-

L’ANTICA ACQUI TERME


Nel foro di Aquae Statiellae. Una mostra al Museo archeologico ne disperso. Il centro urbano si formò fra II e I sec. a.C. crescendo
di Acqui Terme (Al), “La città ritrovata” (fino al 31 marzo), è de- d’importanza con la costruzione nel 109 a.C. della via Aemilia
dicata a una delle scoperte più importanti degli ultimi anni nel Scauri (rinominata Julia Augusta in età imperiale) che univa Der-
centro storico: quella del foro dell’abitato romano di Aquae Sta- tona e Vada Sabatia (attuali Tortona e Vado Ligure), passando
tiellae, venuto alla luce tra corso Cavour e via Garibaldi. Gli appunto per Aquae Statiellae e il passo di Cadibona e collegan-
scavi hanno individuato un vasto settore dell’antica piazza, pavi- do la pianura padana con la Gallia Narbonense e la Spagna.
mentata a grandi lastre di calcare. La scoperta ha anche permes- Info: 0144.57555 info@acquimusei.it
so di chiarire la natura di un grande edificio di epoca romana, i
cui resti erano stati riportati alla luce in precedenti indagini nella
vicina via Aureliano Galeazzo. Ora tale impianto appare inter-
pretabile come un tempio, collegabile al foro e come quest’ultimo
databile all’età augustea
(fine I sec. a.C. - inizi I
sec. d.C.).
Sulla via della Gallia. Il
nome romano di Aquae
Statiellae o Statiellensium
deriva dalla tribù degli Sta-
tielli e attesta che con la romaniz-
zazione questo antico popolo ligure non ven-

6
se e Associazione Imprenditori
Città di Aquileia. Con arditi ac-
TERRA DI NINIVE
CONTRO I BARBARI
costamenti sono proposte le
abitudini alimentari dei roma- Nell’ambito del pro-
ni, soprattutto la capacità di re- getto “Terra di Ninive”, presso il
cepire apporti e sapori da terre Museo di Dohuk è stato inaugu-
lontane e di farli propri. L’esor- rato il primo Laboratorio di re-
tazione ‘mangiamo, beviamo, stauro archeologico del Kurdi-
godiamo’, tratta da Cicerone, il stan Iracheno, donato da Uni-
quale cita l’epitaffio del re Sar- versità di Udine e Ministero degli
danapalo o Assurbanipal (685- Affari Esteri. Il laboratorio è co-
627 a.C.), inneggia allo stare in- ordinato da Isabella Finzi Conti-
sieme in modo conviviale. ni, restauratrice della Missione
Quanto al sottotitolo, “Roman archeologica dell’Università di
happy hour” strizza l’occhio alla Udine diretta da Daniele Moran- deviata nel sistema di canali lun- MUSEO DI DOHUK
Operatrici al lavoro
moda attuale dell’aperitivo: il di Bonacossi. La studiosa italiana go circa 230 chilometri. L’inau- all’interno del nuovo
nostro uso è una sorta di riedi- è impegnata nel restauro, ma an- gurazione del laboratorio costi- Laboratorio di restauro
zione corretta di una prassi che che nella formazione di restaura- tuisce un momento fondamen- archeologico realizzato
i romani conoscevano bene e tori locali. L’Università di Udine, tale dell’opera di tutela portata nel Kudistan Iracheno
dall’Università
che spesso finiva per sostituire in collaborazione con l’Istituto avanti dall’Università di Udine di Udine.
il pasto serale vero e proprio. per le Tecnologie applicate ai Be- in Iraq. «È la migliore risposta –
Tra le centinaia di ricette che la ni culturali del Cnr, sta elaboran- evidenza Morandi Bonacossi –
tradizione ci ha consegnato, le do un progetto di musealizzazio- che la comunità scientifica possa ETRURIA ANTICA
più attuali per gusto, profumo e ne dell’immenso sistema d’irri- dare alla pulizia etnica e cultura- Dall’11 al 13 dicembre si svol-
ge il “23° Convegno di studi sul-
presentazione sono forse pro- gazione costruito all’inizio del le condotta con sistematica fero-
la Storia e l’Archeologia dell’E-
prio quelle legate agli aperitivi: VII sec. a.C. dal sovrano assiro cia dall’IS. Proteggendo e restau- truria”, a Orvieto (Tr) presso il
il moretum (ricotta fresca capro- Sennacherib per la piana di Nini- rando il patrimonio culturale Museo archeologico “Clau-
vina alle erbe odorose), la pati- ve e per portare l’acqua alla capi- dell’Iraq, come della Siria, e for- dio Faina”.
na de rosis (soufflé ai petali di tale. L’ateneo friulano sta docu- mando gli archeologi locali la Info: 0763.341216
rosa), il gustum de praecoquis mentando con le più avanzate comunità internazionale, e con
(antipasto di albicocche in tecnologie digitali il sistema di essa l’Università di Udine, accet-
GROSSETO
agrodolce) danno ancora dei canali, acquedotti e gli straordi- tano l’obbligo morale di difen- Zanne di Palaeoloxodon
punti a tutti i cervellotici finger nari rilievi scolpiti dagli Assiri dere il patrimonio culturale antiquus vissuto
food e ai modaioli sushi. sulle pareti rocciose delle monta- dell’umanità dall’attacco del ter- durante il Paleolitico
medio in un ambiente
Silvia Blason gne, in corrispondenza dei punti rorismo salafita». lacustre della
Info: 347.1081070 in cui l’acqua dei fiumi veniva Info: daniele.morandi@uniud.it Maremma.

UOMINI ED ELEFANTI IN MAREMMA


Mostra a Grosseto. Un sito paleolitico, con resti di un elefante oggi Grosseto, racconta i primi risultati degli scavi, soffermandosi sul re-
estinto, il Palaeoloxodon antiquus, scoperto nel 2012 a Poggetti stauro dei resti di elefante condotto da Simona Pozzi della Soprinten-
Vecchi, vicino a Grosseto, durante la costruzione di una vasca ter- denza Toscana, con la collaborazione della Soprintendenza Arche-
male, ora viene presentato nella mostra “Uomini ed elefanti nella ologia dell’Abruzzo e dalla Cooperativa Atlante. Un filmato illustra
Maremma preistorica” (fino ai primi di gennaio al Cassero Sene- le fasi del restauro di ossa e zanne, partendo dallo scavo e dall’a-
se), a cura di Biancamaria Aranguren, Paolo Mazza e Andrea sportazione svolta con la Società Naturalistica Speleologica della
Sforzi. L’eccezionalità della scoperta ha indotto la Soprintendenza Maremma. Info: info@museonaturalemaremma.it
Archeologia della Toscana a intraprendere uno scavo d’urgenza,
diretto da Biancamaria Aranguren e Gabriella Poggesi e realizza-
to grazie al proprietario dei terreni, Aldo Ceccarelli, che ha fornito
la copertura finanziaria e logistica.
Elefanti di dimensioni enormi. L’area di Poggetti Vecchi, lungo la
sponda di un antico bacino lacustre ormai colmato, venne frequen-
tata a più riprese agli inizi del Paleolitico medio fra 200 mila e 150
mila anni fa, per attività di caccia e macellazione dei grandi erbivo-
ri che popolavano la zona, fra cui dominava il Palaeoloxodon anti-
quus, un elefante di circa quattro metri alla spalla, pesante fra otto e
dieci tonnellate e dotato di lunghe difese. La mostra, organizzata da
Museo di Storia Naturale della Maremma (Fondazione Grosseto
Cultura), Soprintendenza Archeologia della Toscana e Comune di
p. a fronte
ARTE PREISTORICA ANTICA CALES… rischio che fossero utilizzati PONTREMOLI
SENZA PNEUMATICI come combustibile per i ben LE STATUE STELE
Due scorci del nuovo
allestimento del Museo noti roghi di rifiuti. Un recen-
delle Statue Stele Nell’area archeologi- te aggiornamento del Proto- Al Castello del Pia-
Lunigianesi. ca di Cales, antica colonia ro- collo ha permesso l’interven- gnaro di Pontremoli (MS) è
L’eccezionale raccolta
di sculture è ospitata mana del IV sec. a.C., oggi nel to dei Vigili del Fuoco per stato inaugurato il nuovo Mu-
nel Castello del Piagnaro territorio di Calvi Risorta operazioni come questa di seo delle Statue Stele Lunigia-
a Pontremoli. (Ce), si sono concluse le ope- Cales. Il Comando provinciale nesi, al termine di complessi
dei VVFF di Caserta si è occu-
pato della rimozione dei PFU,
che sono stati poi trasferiti in
aziende autorizzate per le suc-
cessive fasi di trattamento.
Grazie alla rete di aziende
partner di Ecopneus, i PFU sa-
ranno trasformati in gomma
da riciclo per applicazioni nel-
lo sport, negli asfalti, per l’i-
solamento acustico e l’arredo
urbano o in alternativa avvia-
ti a recupero di energia.
Situata lungo la Via Latina,

lavori di riallestimento. L’ecce-


zionale collezione preistorica
trova ora una degna sede con
quaranta esemplari esposti a
fronte degli ottantadue noti fi-
nora. Le statue stele della Luni-
giana (l’antico Lunensis Ager, la
valle appenninica fra Toscana e
Liguria percorsa dal fiume Ma-
gra, che costituiva il territorio
della città romana di Luni) so-
no monumenti in pietra arena-
ria che raffigurano in maniera
stilizzata personaggi maschili e
femminili, spesso caratterizza-
ti da monili o armamenti. Si
tratta di testimonianze fonda-
mentali per avvicinarsi alle cul-
ture preistoriche e protostori-
TERRA DEI FUOCHI razioni di prelievo dei pneu- nel III sec. a.C. Cales diviene che tra III millennio e VI sec.
Uno scorcio dei resti
dell’antica Cales in matici fuori uso (PFU) abban- capitale della Campania ro- a.C., anche se sulle stele c’è an-
provincia di Caserta e donati: un intervento di rilie- mana con funzione di vigilan- cora molto da scoprire, in par-
una fase del recupero vo per la tutela dell’ambiente za sui porti della Magna Gre- ticolare riguardo al significato
dei pneumatici fuori uso
che infestavano l’area
e del patrimonio culturale in cia. Il periodo di massimo e alla loro funzione. Per lo più
archeologica. un contesto difficile come splendore della città fu dal II sono state scoperte casualmen-
quello della Terra dei Fuochi. sec. a.C. al I sec. d.C., tanto da te a partire dall’Ottocento, a
L’intervento di rimozione dei diventare municipio romano volte durante il lavoro nei cam-
GEOTECNOLOGIE
PFU si è svolto nell’ambito nell’81 a.C. L’antica Cales era pi, spesso per merito di escur-
L’Università di Siena (Dipar-
timento Scienze storiche e Be- delle attività rese possibili dal maestosa, «urbs egregia» secon- sionisti o volontari, in alcuni
ni culturali) organizza un ma- Protocollo Terra dei Fuochi tra do Strabone e «civica magna» casi trovate incassate in mura
ster di 2° livello in Geotecnolo- Ministero dell’Ambiente ed secondo Cicerone e Polibio, di cinta o come ornamento per
gie per l’Archeologia (GTARC) ri- Ecopneus. Il Protocollo ha già estesa per sessanta ettari e con una fontana.
volto a neolaureati e professio- permesso di togliere oltre set- una popolazione di sessanta- Con il nuovo allestimento il
nisti del settore archeologico.
Info: bottacchi@unisi.it
tantamila pneumatici dalle cinquemila abitanti. Museo delle Statue Stele Luni-
strade, evitando il potenziale Info: www.ecopneus.it gianesi si candida a punto di ri-
8
ferimento della megalitica eu- di riservare a questi reperti uno dei settori più suggestivi del APPUNTAMENTO MOSTRE
ropea, fiore all’occhiello nell’of- spazio espositivo – è l’amplia- Castello del Piagnaro, costrui-
ferta museale dedicata alla mento degli spazi espositivi e to attorno al Mille sulla collina ■ “Nutrire l’Impero. Alimen-
tazione da Roma a Pompei”.
scultura preistorica. Tra le no- quindi del numero delle stele che domina il borgo di Pontre- Roma - Museo dell’Ara Pacis.
vità che caratterizzano il mu- in mostra, grazie al recupero di moli a controllo della strada Chiude 15 novembre.
seo – dedicato al fondatore Au- una manica medievale rimasta che risale verso il valico e porta Info: 06.0608
gusto Cesare Ambrosi, che ne- intatta nei secoli e finora inac- in Emilia. ■ “Tracce dal passato. I reperti
gli scorsi anni Settanta decise cessibile, che costituisce uno Info: 0187.831439 della necropoli di Bienate”.
Magnago (Mi) - Sala Preconsi-
liare. Chiude 15 novembre.
Info: 0331.309196
■ “Antichità sequestrata. A Ve-
tulonia l’Italia antica si ritrova
a tavola”. Vetulonia (Casti-
glione della P. - Gr) - Museo “I.
Falchi”. Chiude 15 novembre.
Info: 0564.948058
■ “Encausto: l’arte della pittu-
ra antica”. Aquino (Fr) - Mu-
seo della Città.
Chiude 21 novembre.
Info: 0776.729061
■ “Gli Etruschi e il vino a Roc-
ca di Frassinello”. Giuncarico
(Gavorrano - Gr) - Rocca di
Frassinello.
Chiude 30 novembre.
LA FARINA PIÙ ANTICA: MOSTRA A FIRENZE Info: 0577.742903
Ecco la dieta dei primi Homo sapiens. Una macina della tifa (Typha latifolia)». Finora si credeva che ■ “Uomini ed elefanti nella
Maremma preistorica”. Gros-
trovata nel Mugello (in Toscana) rivoluziona le co- l’uomo moderno avesse imparato a produrre farina
seto - Cassero Senese.
noscenze sull’alimentazione dei nostri diretti antena- a partire dal Neolitico, intorno a 10 mila anni fa, Chiude 31 dicembre.
ti. Da cui la mostra “30.000 anni fa. La prima fari- epoca a cui si fa risalire la prima domesticazione di Info: 0564.488570
na”, a Firenze nello Spazio Mostre Ente CRF fino al specie cerealicole e la stessa nascita dell’agricoltu- ■ “Edamus Bibamus Gaudea-
3 gennaio (ingresso libero). La rassegna propone i ra. Invece, la scoperta del Bilancino – realizzata mus. Roman Happy Hour”.
risultati delle ricerche svolte nell’ambito di un proget- dall’IIPP in collaborazione con Soprintendenza Ar- Aquileia (Ud) - Palazzo
to internazionale condotto dall’Istituto Italiano di cheologia della Toscana e Dipartimento di Biologia Meizlik. Chiude 31 dicembre.
Preistoria e Protostoria (presidente Maria Bernabò dell’Università di Firenze – ha rivelato come proprio Info: 347.1081070
Brea) col contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di i carboidrati complessi, sottoforma di farina, ma sen- ■ “30.000 anni fa. La prima fa-
Firenze. «La ricerca – spiega Anna Revedin, diretto- za glutine, giocassero un ruolo determinante già du- rina”. Firenze - Centro Mostre
re dell’IIPP – è nata dal rinvenimento, durante i lavo- rante il Paleolitico superiore nella dieta dell’Homo Ente CRF. Chiude 3 gennaio.
Info: 055.5384001
ri per la diga di Bilancino, di una macina e di un sapiens. Questa era a base di carne magra, frutta,
■ “Mito e natura. Dalla Grecia
macinello in pietra usati per produrre quella che per verdura, semi (mandorle, noci, nocciole) carboidrati
a Pompei”. Milano - Palazzo
ora risulta la più antica farina della storia, risalente senza glutine e ben si adattava a una vita fatta di Reale. Chiude 10 gennaio.
a 30 mila anni fa, utilizzando vegetali selvatici, in tantissimo movimento. Una dieta in linea con i consi- Info: 02.88465230
particolare i rizomi di piante palustri, in particolare gli dei nostri dietologi… Info: 055.5384001 ■ “Pashed. L’artista del farao-
ne”. Varese - Museo Castiglio-
ni. Chiude 14 febbraio.
Info: 0332.1692429
■ “Roma e le genti del Po. Un
incontro di culture”. Brescia -
Santa Giulia e Capitolium.
Chiude 17 gennaio.
Info: 030.2400640
■ “Tesori della Cina imperia-
le”. Roma - Palazzo Venezia.
Chiude 28 febbraio.
PALEOLITICO SUPERIORE Info: 06.6780131
Macinazione sperimentale dei
rizomi di Typha latifolia per la ■ “Il mondo che non c’era”. Fi-
realizzazione della farina di tifa renze - Museo Archeologico.
e ricostruzione dell’accampamento Chiude 6 marzo.
di 30 mila anni fa scoperto Info: 055.23575
in Mugello (Toscana) sul sito Per un aggiornamento in tempo
di Bilancino con le testimonianze reale delle mostre in corso in Ita-
di macinazione di radici di piante lia consultare:
palustri. (Dis. Massimo Tosi - © IIPP) www.archeologiaviva.it

9
BRIXIA
IMMAGINI DAL PASSATO
A curA di Francesca Morandini

MONUMENTO GRANDIOSO. Ricostruzione 3D del Capitolium di Brixia, fatto innalzare


da Vespasiano nel 73 d.C. sull’area ai piedi del colle Cidneo tradizionalmente riservata
alle funzioni religiose. Tre aule accolgono il culto di Giove, Giunone e Minerva,
mentre nei portici sono esposti documenti pubblici relativi alla città.
I resti dell’edificio dominano oggi il parco archeologico di Brescia.

VIVERE L’ARCHEOLOGIA
A Brescia sistemi e strumenti multimediali d’avanguardia
consentono di ripercorrere anche “fisicamente” la storia
della città dalla prima occupazione dei Galli Cenomani fino
all’età longobarda soffermandosi in particolare sulla splendida
fase romana prima repubblicana e poi imperiale
1

I
SANTUARIO CENOMANE n età romana Brixia era una del- simo (la strada principale est-ovest) su cui insi-
1. Il primo edificio di
culto (IV-III sec. a.C.)
le città più importanti dell’Italia setten- ste oggi via dei musei. l’area si apre inoltre
della comunità trionale, situata lungo la cosiddetta via sull’odierna piazza del Foro, che conserva ve-
cenomane di Brescia Gallica*, allo sbocco di vallate alpine di stigia della piazza di età romana (I sec. d.C.).
ricostruito sulla base
antico insediamento (val Camonica e resti archeologici (del foro e di un impian-
dei dati emersi
dai recenti scavi val trompia), tra il lago d’Iseo e il Gar- to termale) sono inoltre visitabili al di sotto
archeologici. da, immediatamente a nord di una fertile ed del seicentesco palazzo martinengo, mentre in
2. Nel II sec. a.C. la estesa area di pianura, valorizzata a partire piazzetta labus si ergono ancora i resti della
precedente area sacra
viene monumentalizzata: dall’età augustea con imponenti lavori di orga- basilica* di età imperiale. oltre a questi edifici
l’edifico è isolato nizzazione agraria (centuriazioni*). di età romana, fanno parte dell’area anche pa-
dalla strada e dal colle nella grande area archeologica situata al lazzi nobili di età medievale, rinascimentale e
retrostante con una
terrazza in ortostati centro della Brescia attuale sono ancora visibili moderna, che s’innalzano direttamente dalle
di pietra, mentre gli edifici più antichi e significativi della città rovine antiche (palazzo maggi Gambara e casa
un porticato sul lato romana: il santuario di età repubblicana (I sec. Pallaveri, entrambi di proprietà comunale). In
orientale accoglie
i fedeli e i servizi a.C.), il Capitolium (73 d.C.), il teatro (I-III sec. questa zona ben circoscritta della città si legge
del santuario. d.C.), il tratto del lastricato del decumano mas- quindi una stratigrafia ininterrotta di testimo-

12
nianze che si estendono dal II sec. a.C. sino trionale, quando tra III e I sec. a.C. i romani si ETÀ REPUBBLICANA
All’inizio del I sec. a.C.
all’ottocento. nel 1830, a seguito di scavi in- spinsero oltre il grande fiume e incontrarono nell’antico luogo
trapresi in quest’area e resi possibili grazie a una Insubri, Cenomani, Veneti… con i quali avvia- di culto viene edificato
sottoscrizione pubblica, nel Capitolium fu po- rono un processo di scontro, confronto e pro- il santuario che celebra
l’adesione alla cultura
sta la sede del museo Patrio, primo museo cit- gressiva integrazione (vedi: aV n.172).
romana da parte dei
tadino a inaugurare la vocazione museale di In particolare le recenti indagini nell’area Cenomani di Brixia. Il
quest’area. del Capitolium (2011-2014), condotte dalla So- livello di conservazione
ora Brescia presenta questo patrimonio printendenza archeologia della lombardia con ne fa oggi un caso unico
a nord di Roma;
straordinario grazie a un lungo lavoro di inda- il Comune di Brescia, hanno fornito importanti all’interno del vano
gini e a un intervento di valorizzazione che novità, rilevando una sequenza diacronica uni- occidentale (a sx nella
hanno consentito di realizzare Brixia, il par- ca per l’Italia settentrionale. lo studio dei dati foto sopra) si articola
l’attuale percorso
co archeologico urbano più esteso dell’Italia emersi ha reso possibile numerose ricostruzio- di visita. L’interno
settentrionale, in concomitanza con la mostra ni e strumenti che oggi accolgono a Brescia i vi- (qui sotto) delle aule
“roma e le genti del Po. Un incontro di culture” sitatori, rendendo davvero uniche quest’area è decorato da pavimenti
a mosaico e sulle pareti
(al museo di Santa Giulia), dedicata a tre seco- (completamente accessibile) e la lettura dei sono riprodotte
li fondamentali per la storia dell’Italia setten- suoi contenuti archeologici e storici. fini architetture.
sotto a destra Fin dalla Preistoria per secoli. nell’area ai piedi del colle Cidneo,
ETÀ AUGUSTEA sui resti di un precedente edificio databile tra IV
Fra I sec. a.C. ai piedi del colle Cidneo
e I sec. d.C. il santuario e III sec. a.C., è stata portata in luce una

l
bresciano di età e fonti antiche assegnano a Brescia il ruo- piattaforma di blocchi squadrati assemblati a
repubblicana lo di capitale delle tribù celtiche ceno- secco con segni di fuoco, databile tra fine III e
è trasformato: l’aula
occidentale diventata mani*, insediate nella pianura tra l’oglio inizi del II sec. a.C. Inoltre è stata individuata
la testata di un portico, e l’adige fino a mantova e Verona. l’insedia- una struttura seminterrata, con i muri in pietre
che viene eretto mento si sviluppò in un’area già frequentata spaccate in parte rivestite e legate da argilla, in
simmetricamente
anche sul lato orientale. dalla Preistoria e che crebbe via via d’importan- origine sovrastati da un alzato in legno e paglia.
Statue equestri sono za nel V sec. a.C., quando la felice posizione po- la struttura era completata forse, sulla fronte,
dedicate nello spazio se il sito al centro di importanti vie di collega- da una sorta di porticato ligneo e da un acciot-
antistante il podio.
mento e scambi fra le alpi e la pianura, fra mon- tolato. Con un incendio, probabilmente inten-
do veneto, golasecchiano*, etrusco e greco. l’or- zionale e di cui rimangono i segni, l’area fu libe-
in basso nelle due pagine
SALTO NEL PASSATO ganizzazione del tessuto urbano era impostata rata dalle precedenti strutture e si avviò la co-
Un’audioguida su due assi viari che caratterizzarono l’abitato struzione del primo edificio sacro della città.
e indicazioni scritte
guidano lungo
il percorso nell’area
archeologica di Brescia,
rendendo molto
semplice l’attivazione
dei contenuti in realtà
aumentata, che
si sovrappongono
in filigrana con i resti
sui quali si posa lo
sguardo del visitatore,
rendendo possibile
il confronto
tra antico e passato.
Con gli speciali
occhiali si è proiettati
nel passato: in questo
caso una visione
a 360° del Capitolium
fatto erigere da
Vespasiano nel 73 d.C.,
com’era con l’antistante
piazza del foro (vedi
anche alle pp. 10-11).

IN VISITA CON LA REALTÀ AUMENTATA


Una macchina del tempo ci riporta nell’anti- bra delle colonne sui portici, il colle Cidneo con i suoi ventimila posti a sedere, le taber-
ca Brescia. L’ottimo grado di conservazione alle spalle con un altro importante tempio nae, le domus, e, in lontananza, le mura con
dei resti di Brixia costituisce un caso unico in che svetta sulla sua sommità. E poi il teatro, la porta urbica verso Verona. È possibile an-
Italia settentrionale: la città di età romana
imperiale è ancora ben percepibile grazie
alle sue evidenze monumentali. Le colonne, i
muri, i capitelli, le iscrizioni lasciano inten-
dere lo splendore del passato.
Ora queste tracce hanno letteralmente preso
vita. È infatti possibile vivere un’esperienza
unica: immergersi nell’età romana con una
speciale macchina del tempo. Grazie all’uti-
lizzo sperimentale degli Artglass (nuovo di-
spositivo di realtà aumentata particolarmen-
te efficace ed emozionante basato sugli oc-
chiali digitali Moverio di Epson) è possibile
vedere l’area archeologica come tornando
indietro all’età imperiale. Il Capitolium do-
mina nella sua originale imponenza la piaz-
za del foro, con la cella centrale caratteriz-
zata dalla statua colossale di Giove, le lun-
ghe rampe di scale in marmo bianco, l’om-

14
raffinato santuario all’architettura dei grandi santuari centro italici. DENTRO IL TEMPIO
Immagine ricostruttiva
di età repubblicana Il santuario bresciano si componeva di quattro a 360° dell’aula
aule allineate su un basso podio continuo, ar- centrale del Capitolium
di Brescia realizzato da

C
ostruito sul finire del primo quarto del ticolate ognuna in un ampio spazio mediano
Vespasiano nel 73 d.C.
I sec. a.C. per sancire ufficialmente la separato, mediante file di colonne, da due dove ora sono collocati
concessione dello ius Latii* anche a strette navate laterali leggermente sopraeleva- i frammenti della
Brixia, come alle altre comunità della Gallia Ci- te. Sulle colonne, con fusti in laterizio rivestito grande statua di Giove
seduto in trono.
salpina, il nuovo tempio fu costruito con mo- di stucco, s’impostava il soffitto a volta, men- Sugli originari
dalità mutuate dagli esempi monumentali tre sulla parete di fondo di ciascuna aula, so- pavimenti in marmi
dell’epoca di area centro italica. pra una bassa pedana, si ergeva un’edicola in policromi, sono stati
ricollocati gli altari in
Il sistema costruttivo adottato, la planime- muratura in cui era probabilmente collocata la pietra trovati durante
tria, gli apparati decorativi tradiscono compe- statua di culto, individuata in studi recenti le indagini del 1826,
tenze tecniche riconducibili a maestranze chia- nella testa colossale di divinità femminile rin- che portarono in luce
il tempio e segnano
mate dalle regioni dell’Italia centromeridionale venuta nell’area. l’edificio subì una radicale ri- l’inizio delle ricerche
o da centri cisalpini di lunga tradizione colo- strutturazione in età augustea, rimase in uso nell’area.
niale romana, accanto alle quali operarono cer- fino alla metà del I sec. d.C. e venne demolito
tamente maestranze indigene. Il progetto archi- nel 73 per la costruzione del Capitolium di Ve-
tettonico presenta infatti riferimenti precisi spasiano.

IN VISITA CON LA REALTÀ AUMENTATA


che passeggiare fra le ricostruzioni degli È un percorso straordinario, reso possibile prima volta in un’area archeologica lo
edifici che, georeferenziati e ambientati, si grazie ai dati emersi dalle campagne di sca- sguardo può percorrere a trecentosessanta
sovrappongono ai resti dei monumenti reali. vo e dagli studi che ne sono seguiti. Per la gradi il panorama com’era.

15
* ➝ p. 19
1

CITTÀ ROMANA Un superbo edificio tradizione ellenistica che, superando i limiti


1. Ricostruzione del
centro urbano di Brescia per la triade capitolina naturali imposti dalla morfologia del terreno,
in età repubblicana contribuiva a esaltare visivamente l’area sacra.

I
quando l’antica area di l Capitolium, dedicato a Giove, Giunone e la parte centrale del fregio era occupata dall’i-
culto cenomane viene
minerva, fu costruito leggermente arretrato scrizione, riconducibile appunto all’anno 73,
monumentalizzata con
un tempio a quattro rispetto agli edifici sacri che lo avevano pre- dove il nome di Vespasiano campeggia in posi-
celle, simbolo della ceduto. Il complesso monumentale di ordine zione centrale. l’interno delle tre celle appariva
nuova identità culturale. corinzio prospiciente il foro della città, costitui- ricco di marmi colorati, impiegati sia per la pa-
2. Anche le domus
acquisiscono nuove to da tempio, piazza e basilica, fu concepito se- vimentazione che per la decorazione delle pa-
forme, che riflettono ➝ condo una visione prospettica e scenografica di reti; la cella centrale doveva ospitare l’immagi-

PREGO… GUARDATEVI INTORNO


Approccio “fisico” alla realtà storica. La mostra “Roma e le genti del Po. Un incon-
tro di culture” (al Museo di Santa Giulia e Parco archeologico fino al 17 gennaio)
ha costituito l’occasione per mettere a sistema le innovative modalità di comunica-
zione in elaborazione a Brescia, così da rendere immediato l’approccio con il pro-
cesso storico della romanizzazione. Il percorso espositivo, con i suoi oltre cinque-
cento reperti, è stato potenziato da quattro videoistallazioni “immersive”. Si tratta
di spazi speciali nei quali il visitatore è coinvolto in ambienti a trecentosessanta
gradi per comprendere l’importanza dei temi proposti anche a livello emotivo.
Reperti e sensazioni. La natura, l’ambiente ricco di fitti boschi nei quali i Galli si na-
scondevano e i Romani si addentravano per raggiungere le pianure del Po, il ba-
gliore del fiume all’orizzonte e il timore che tra le fronde si nasconda un nemico
sconosciuto. La costruzione delle prime città dopo l’incontro tra Romani e genti del
Po, con i simboli della nuova cultura: strade, mura, porte urbiche, ma anche le do-

16
3

ne colossale di Giove ottimo massimo seduto a oriente del Capitolium era collocato il teatro ➝ le novità culturali
e sociali nella Cisalpina
in trono, della quale si sono conservati alcuni della città. l’impianto dell’edificio risale all’età romanizzata.
frammenti marmorei. la statua dominava l’am- augustea (fine I sec. a.C. - inizio I sec. d.C.), ma 3. In direzione delle mura
biente, raggiungendo un’altezza di metri quat- fu oggetto di ampliamenti e rifacimenti in epo- meridionali vediamo la
porta verso la pianura.
tro e settanta, più il basamento. dalla cella de- che successive: in particolare fra II e III sec. d.C. 4. Le strade, che
dicata a Giove ottimo massimo provengono tre venne rifatta la decorazione architettonica della innervano i territori
altari in pietra di Botticino*, riccamente deco- scena: l’edificio scenico (scenae frons) era co- sottomessi, in
rati con simboli e rilievi che rimandano al ri- struito su tre piani, con nicchie che potevano prossimità dei centri
urbani accolgono il
tuale praticato, rinvenuti durante gli scavi otto- accogliere statue, tarsie marmoree e colonnati viandante con solenni
centeschi in prossimità del podio. in marmi policromi. monumenti funerari.

PREGO… GUARDATEVI INTORNO


mus, il foro, il tempio, il teatro e le necropoli. È un panorama che cambia intorno al
visitatore. Il disboscamento, lo sguardo che si apre verso la pianura, i campi rego-
lari segnati da filari di alberi e corsi d’acqua, il colore di nuove colture, le unità
produttive, quali fornaci, fattorie, ma anche luoghi di culto e dimore di campagna.
L’uomo doma la natura. Infine un anticipo sull’emozione della scoperta di quella
che è l’ultima sezione: la ricostruzione dell’aula affrescata del santuario repubbli-
cano di Brescia, che ritroviamo a pochi metri dalla sede della mostra. Il filo del rac-
conto si chiuderà solo dopo aver visto questo edificio straordinario e unico...
Info: 030.2977833 www.bresciamusei.com

DENTRO LA STORIA. Nella visita alla mostra “Roma e le genti del Po”,
immagini coinvolgenti a effetto surrounding propongono il placido scorrere
del grande fiume padano e le foreste planiziarie che i romani dovettero
attraversare per occupare la Gallia Cisalpina.

17
* ➝ p. 19
nelle due pagine
ROMANIZZAZIONE
Triste sorte di un’area I nuovi edifici del potere vengono costruiti nella
urbana in abbandono zona occidentale della città, lontani da quanto
1. Con la
romanizzazione restava dei simboli dell’impero ormai collassa-

a
della Cisalpina i boschi esclusione del santuario di età repubbli- to. la zona di Brescia gravitante sul foro perde
lasciano posto cana, obliterato nella prima età imperia- quindi funzione e ha inizio un lungo periodo di
a pascoli o nuove
colture, oltre che alle le dalla costruzione del Capitolium, gli e- abbandono e degrado. I marmi policromi e i
strade che garantiscono difici presenti nell’area antistante il foro rimasero blocchi di calcare dei monumenti, addirittura
i collegamenti. in uso con piene funzioni probabilmente sino al anche i laterizi, vennero asportati per essere riu-
2. Attraverso la
regimentazione delle IV secolo, quando all’interno del tessuto urbano tilizzati nei nuovi edifici in costruzione, mentre
acque e le divisioni di Brescia, come in tanti altri centri della peniso- nell’antica area monumentale si accumulavano
agrarie il territorio la, si verificano dei profondi mutamenti. nel le macerie delle demolizioni. In età longobarda
si popola di ville
con la duplice funzione 391, con l’editto di teodosio, il paganesimo vie- (VI-VIII sec.) sui livelli di abbandono del Capito-
di residenza e centro ne bandito a favore del cristianesimo che a sua lium vengono impiantate attività artigianali, a-
di organizzazione volta diventa “religione di stato” e ciò determina bitazioni e sepolture. l’area fu poi ulteriormen-
delle attivitˆ nei campi.
3. Nelle campagne
l’abbandono degli antichi luoghi di culto. te ricoperta di macerie e terra, sino all’oblio de-
sorgono impianti
produttivi come
1
le fornaci legate
allÕutilizzo dei
numerosi giacimenti
di argilla.
4. Le ville sorgono
spesso in prossimitˆ
di corsi dÕacqua
per facilitare
il transito delle merci.

p. a fronte in alto
ABBANDONO
Con il cristianesimo,
che alla fine del IV ➝

E NON DIMENTICATE IL TABLET…


Una “guida specializzata” a completa disposizione. Per la mostra “Roma e le genti del Po” (al Museo di Santa Giu-
lia e Parco archeologico fino al 17 gennaio), grazie al progetto di comunicazione attraverso le nuove tecnologie
ideato e fortemente voluto da Fondazione Brescia Musei, tutti possono contare su questo emozionante privilegio:
compreso nel costo del biglietto è un tablet che ci accompagna per tutto il percorso, pronto a rispondere a ogni cu-
riosità e a offrire un itinerario personalizzato. Nel dispositivo mobile trovano posto le voci degli esperti che introdu-
cono le sezioni, guidano la lettura di un reperto, commentano una fonte letteraria, tramite brevi clip girate da Ar-
cheoframe (IULM). Immagini di confronto e ricostruzione, georeferenziazioni degli oggetti esposti in base ai luo-
ghi di provenienza consentono di ricostituire l’insieme originario di reperto e contesto, rendendoci partecipi dei
metodi della ricerca attraverso le voci di coloro che hanno studiato i reperti. Alcuni contenuti extra sono stati propo-
sti anche all’interno della guida a stampa della mostra (Giunti Gam) e dell’area archeologica: sono attivabili attra-
verso la lettura di QRcode e permettono di rivedere, anche a casa e a distanza di tempo, alcune interviste, ricostru-
zioni, immagini a trecentosessanta gradi e voli con drone sulle aree archeologiche più significative.
ÒGUIDAÓ PERSONALE. Una ragazza davanti al Frontone di Talamone esposto nella mostra
ÒRoma e le genti del PoÓ con il tablet in uso gratuito per la visita.

18
finitivo, interrotto dalle ricerche archeologiche
ottocentesche.
Francesca Morandini
responsabile Servizio specialistico di supporto
ai musei d’arte del Comune di Brescia

I contenuti degli strumenti didattici in uso nella mostra “ro-


ma e le genti del Po. Un incontro di culture“ e in “Brixia. Parco
archeologico di Brescia romana” sono l’esito degli anni di ricer-
che condotte nell’area e sulla città da Soprintendenza archeo-
logia della lombardia, Comune di Brescia e Fondazione Bre-
scia musei. Il coordinamento scientifico è di Francesca moran-
dini, Filli rossi e Serena Solano, con la collaborazione di elena
Baiguera; quello del progetto multimedia e tecnologico di lui-
gi maria di Corato, Fondazione Brescia musei. le ricostruzio-
ni e le videoinstallazioni sono di telecom design s.r.l., con il
contributo di epson e l’allestimento di new Side; i tablet so-
no stati realizzati da audio Guide s.r.l. (Firenze); i Glass da
artGlass s.r.l. la realizzazione è stata possibile grazie anche al
supporto di regione lombardia e Fondazione Cariplo.

➝ secolo diventa
4 religione ufficiale
dell’impero,
il Capitolium bresciano
è abbandonato.
Il progressivo
interramento
ne ha permesso
la conservazione
e il recupero da parte
di Comune di Brescia,
Soprintendenza
Archeologia della
Lombardia
e Fondazione
Brescia Musei.

*NON TUTTI SANNO ChE...


Basilica. Edificio di età romana dove si svol- una porzione di territorio, con lo scopo di matrimonio con i Romani; inoltre garantiva
gevano le attività del foro in caso di maltem- regolarizzare le acque superficiali, miglio- che, chi aveva rivestito cariche pubbliche
po, in particolare l’azione giudiziaria. Era rare la produzione agricola, e favorirne l’ir- nei municipia, potesse accedere al Senato.
costituito da un’aula unica, spesso con porti- rigazione. Pietra di Botticino. Calcare di colore bianco-
ci esterni. A Brescia, come in altre città ro- Golasecca (cultura di). Particolare cultura grigio estratto a est della città a partire dall’e-
mane, questo edificio chiude il lato meridio- preistorica, diffusa nell’Italia nord-occiden- tà augustea e ampiamente utilizzato a Bre-
nale del foro con un’unica soluzione archi- tale (Lombardia e Piemonte) tra le Alpi e il scia nell’edilizia pubblica e privata. Le cave
tettonica. Po, specialmente nella regione del lago di Botticino sono ancora attive.
Cenomani. Popolo di origine gallica, stan- Maggiore e in quella comasca, fra VII e I Via Gallica. Denominazione moderna di
ziato in particolare nei territori della Lom- sec. a.C. un’antica via della Cisalpina di lunga per-
bardia orientale e del Veneto occidentale. Ius Latii. Diritto concesso alle genti dell’Italia correnza che, con orientamento est-ovest,
Le fonti storiche indicano Brixia come capo- settentrionale dopo l’89 a.C. con la Lex collegava numerosi centri di origine gallica
luogo dei Galli Cenomani. Pompeia de Transpadanis. Consentiva ai quali, ad esempio, Bergamo, Brescia e Ve-
Centuriazione. Organizzazione regolare di cittadini dei centri del nord il commercio e il rona.

19
La TOMBA BELLA
un heroon a Hierapolis di Frigia
TesTi IlarIa romeo

L’ORIENTE E ROMA
A chi apparteneva la più monumentale sepoltura in marmo finora
riportata in luce dagli scavi nella grande metropoli dell’Anatolia
centrale? L’attenta analisi delle figure scolpite sul sarcofago
consente di ricostruire - ancora sotto il dominio di Roma -
un mondo di tradizioni nobiliari legate alle antiche dinastie locali
A
pp. precedenti HierApolis di FrigiA*, è la presenza di un’assemblea di re ellenistici,
CITTÀ GRECO-ROMANA presso le celebri cascate di tra- appartenenti alla dinastia dei seleucidi*. im-
Scorcio della grande
area archeologica vertino di pamukkale, cam- portanti appaiono infatti le implicazioni sto-
di Hierapolis vista peggia l’estesa e impressio- riche di questa rappresentazione su un fregio
da nord. In primo nante necropoli settentriona- successivo di oltre trecentocinquant’anni al
piano la necropoli
settentrionale, le. sono centinaia di sepolcri regno del primo esponente seleucide, seleuco
con la sua grande dalle più varie fogge architettoniche, tra i quali i Nikator (312-281 a.C.).
varietà di tipologie spiccava in antico l’unica tomba monumenta-
tombali (tumuli
circolari, tombe-casa, le in marmo sin qui nota, che gli scopritori ita-
tombe ad altare). liani chiamarono – e non a torto – la Tomba L’heroon e un grande
Sullo sfondo le bianche Bella. sin dal 1957 nel sito opera con grandi
cascate di travertino, sarcofago “a ghirlande”
originate dall’acqua risultati la MAier (Missione Archeologica ita-

i
sorgiva che sgorga liana a ierapoli), dal 2000 sotto la direzione di resti della struttura, che paolo Verzone, al-
nella città antica. Francesco d’Andria. Questa tomba-tempio, a lora direttore della Missione italiana, su-
(Foto MAIER)
due ordini, presenta un podio pieno dalla bito identificò come un importante se-
fronte colonnata, che sorreggeva una cella su- polcro extraurbano, vennero in luce nel
periore alla quale si accedeva attraverso un 1960. Tra le rovine comparvero i frammenti
breve pronao*. All’interno della cella era espo- di un fregio scolpito a girali relativo al basa-
sto un colossale sarcofago marmoreo, dal tetto mento di un sarcofago monumentale, i cui re-
a doppio spiovente, decorato con il più antico sti furono rinvenuti quasi in superficie pro-
PORTA NORD esempio noto di fregio narrativo in un sarcofa- prio vicino alla tomba: si trattava di un gran-
Veduta zenitale
dell’area con l’accesso go asiatico. sulla base delle modanature archi- de sarcofago “a ghirlande” con fregio figurato
settentrionale tettoniche e dello stile del sarcofago, il monu- e relativo coperchio, decorato da protomi di
alla Hierapolis di età mento è databile all’età dell’imperatore Clau- gorgone. la condizione frammentaria dei ri-
bizantina (VI sec.).
A nord-ovest dio (41-54 d.C.). l’aspetto di maggiore rile- lievi fu attribuita a un’intenzionale demoli-
della porta ➝ vanza del programma figurativo del sarcofago zione in età postantica. poiché la costruzione

22
della tomba dovette precedere un terremoto ba-tempio, sulla base della quale sono state ➝ è il complesso
verificatosi negli ultimi decenni del i sec. d.C. redatte anche le ricostruzioni 3d dell’edificio della Tomba Bella
(riquadro rosso),
– la zona di Hierapolis è fortemente sismica – e del suo temenos*. conservatosi all’interno
che motivò la trasformazione del settore set- di particolare interesse sono i rapporti del- dell’area abitativa
tentrionale della città da necropoli a zona resi- le modanature architettoniche della Tomba edificata sulla necropoli
settentrionale
denziale, il complesso tombale e il suo sarco- Bella con quelle provenienti dal santuario di dopo il terremoto
fago furono subito datati alla prima metà del i Apollo nella stessa Hierapolis, che suggerisco- del 60 d.C.
sec. d.C., in età giulio-claudia. dell’heroon* ri- no l’attività di maestranze ierapolitane affina- (Foto MAIER)
mangono in situ numerose membrature ar- tesi nello stesso cantiere di età giulio-claudia
chitettoniche, mentre altri blocchi in marmo del santuario e che, quindi, gettano luce sulla
e in travertino furono suddivisi tra musei e nascente scuola architettonica e scultorea di
depositi di Hierapolis, e altri ancora sono sta- Hierapolis.
ti adesso sistemati sui lati del recinto funera- il sarcofago era esposto nella inaccessibile
rio. l’edificio è stato edito scientificamente cella del piano superiore dell’heroon: una col-
per la prima volta nel 2014, come sesto volu- locazione elevata frequente a Hierapolis come
me della collana monografica Hierapolis di in altre necropoli asiatiche. la sua fattura è di
Frigia, a cura di ilaria romeo, dario panariti e qualità davvero notevole, con un programma
rosangela Ungaro. iconografico di non comune interesse. Una
prima ricostruzione dei frammenti della cassa
fu proposta da Francesco d’Andria nel 1978 e ANNI SESSANTA
La necropoli Nord
Una scuola di scultori si concretizzò in una ricostruzione tuttora e-
di Hierapolis in
formatasi a Hierapolis sposta nel Museo di Hierapolis. Tale ricostru- una foto del 1964,
zione è stata oggi opportunamente integrata poco tempo dopo la

A
seguito di un meticoloso lavoro di ri- in forma grafica, grazie al rinvenimento di scoperta della Tomba
Bella da parte della
levamento è stato possibile elaborare nuovi frammenti del sarcofago nei depositi Missione italiana.
una proposta ricostruttiva della tom- del Museo e della Missione italiana. (Foto MAIER)

23
* ➝ p. 30
p. a fronte in basso Nel quadro dei rapporti la Memoria, che ne eterna il ricordo. l’asso-
MONUMENTALITÀ ciazione di chitone, himation e corona è spes-
All’interno della fra Hierapolis e l’Urbe
necropoli settentrionale so indicativa di uno status sacerdotale, men-

i
e sullo sfondo della l sarcofago è una celebrazione del defunto, tre la corona foliata con medaglione centrale
Porta di Frontino, delle sue virtù e della sua illustre progenie, trova riscontro sulle monete ierapolitane di
il podio di travertino
della monumentale ma al tempo stesso esprime il complesso iii sec. d.C. che commemoravano i festival re-
tomba-tempio di rapporto tra le élites dell’Asia Minore e il pote- ligiosi dei Pythia* e degli Aktia*. il precedente
Hierapolis con i resti re di roma. il defunto reca una corona sul ca- protoimperiale di questi ultimi era probabil-
del recinto funerario
(prima metà I sec. d.C.). po, e sopra il chitone* indossa l’himation* av- mente rappresentato a Hierapolis dai giochi
Si riconosce il vestibolo volto intorno al braccio, nell’abbigliamento in onore di Augusto, in connessione con un
inferiore, con gradini tipico dei notabili dell’oriente romano. Al tempio dedicato alla stirpe augustea: il tem-
e basi d’anta marmorei.
Lo scasso visibile tempo stesso viene incoronato dalla personi- pio esastilo (a sei colonne sul fronte anteriore -
nei blocchi del podio ficazione di Hierapolis ed è accompagnato da ndr) compare, insieme a corone simili, sulle
fu praticato in età una figura femminile, probabilmente Mneme, monete ierapolitane emesse proprio in età
postantica nella vana
ricerca della camera
funeraria.

a lato e sotto
TOMBA-TEMPIO
Proposta ricostruttiva
3D della cosiddetta
Tomba Bella sulla base
delle ultime indagini
vista dall’esterno e
dall’interno del temenos
in travertino. Il recinto
delimitava anche
giuridicamente l’area
entro la quale erano
celebrati i riti funebri
ed esplicitava
la ricchezza del
proprietario. L’edificio
è costituito da un
breve vano con esedra,
preceduto da due
colonne ioniche,
il cui muro di fondo
era la stessa parete
del podio pieno.
Al piano superiore
si trovava la cella la Tomba bella
con sarcofago, cui si
accedeva da un
vestibolo con colonne
corinzie. Tetto a doppio
spiovente, con timpano
e tegole in marmo.
(Elab. Dario Panariti)

24
qui a lato
TRABEAZIONE
Elementi architettonici
marmorei attribuiti
al secondo ordine
della Tomba Bella.
Della trabeazione fanno
parte l’architrave a tre
fasce e il fregio
continuo a foglie
di acanto. La sommità
dei muri della cella era
decorata da un fregio
con sequenze
di palmette e fiori.
In evidenza (sotto)
la ricostruzione
dei lacunari del soffitto
con mensole.
(Dis. Dario Panariti)
claudia dal grammateus* di nome Marcus Suil- ricorre il tema della fedeltà a roma, unito a
lius Antiochos. quello dell’appartenenza del defunto alla co- sopra a sinistra
CAPITELLO IONICO
sul medesimo lato del sarcofago era presente munità ierapolitana. su un lato identifichia- Disegno ricostruttivo
anche la consorte del defunto (la testa, ogget- mo, sulla scorta di testimonianze numismati- del capitello attribuito
to di sequestro, è stata da poco rilasciata dalle che, il Demos di Hierapolis che viene incoro- all’ordine inferiore
autorità turche). la donna è accompagnata nato da Synkletos, personificazione del senato della Tomba Bella,
costituito da un echino,
verosimilmente da Sophrosyne, allegoria della romano, e Boulé, personificazione dell’assem- decorato con un motivo
virtù femminile. A chiudere la scena, sulla si- blea cittadina, velata e incoronata da Gerousia, a ovoli e lancette,
nistra è una figura togata che, sulla scorta di ovvero la locale assemblea degli anziani. An- e da un abaco a volute.
Caratteristico
confronti coevi, può essere interpretata come che il lato opposto, per quanto poco conser- il pulvino, decorato
il Demos (popolo) dei romani, personifica- vato, sembra celebrare il leale rapporto di fe- con foglie di acanto
zione della compagine civica di roma stessa. deltà che univa il defunto a roma e alla stessa trattenute da un balteo
delimitato da un nastro
la compresenza delle personificazioni della Hierapolis: vi identifichiamo Pistis, versione (raso in Asia minore),
comunità ierapolitana e del Demos dei roma- orientale di Fides, e un personaggio maschile identico nei capitelli
ni suggerisce che il defunto possedesse la cit- in abbigliamento militare, a rappresentare l’e- del santuario
ierapolitano di Apollo.
tadinanza romana, un onore eccezionale con- sercito romano. Al centro doveva essere lo (Dis. Dario Panariti)
cesso a pochissimi personaggi ierapolitani in stesso defunto, quale garante dell’alleanza di
età giulio-claudia. sui lati brevi del sarcofago Hierapolis con roma.

25
* ➝ p. 30
IL SARCOFAGO Rappresentati personaggi razione civica e non di celebrazione religiosa.
Ricostruzione Come si spiegano delle figure regali su un sar-
del 1978 curata della dinastia seleucide
da Francesco D’Andria cofago di età romana a Hierapolis di Frigia? è

l
al Museo archeologico a scena sul secondo lato lungo del sarco- possibile identificare questi personaggi? si ri-
di Hierapolis. fago è del tutto eccezionale nell’ambito tiene che Hierapolis sia stata fondata come co-
Anche se l’analisi
completa dei frammenti della produzione romana di questo tipo lonia seleucide da Antioco i di siria (281-261
attribuiti alla Tomba di manufatto. Vi compaiono tre figure maschili a.C.) su un luogo di antica frequentazione reli-
Bella ne ha suggerito sedute o stanti con benda a cingere il capo, in- giosa, e sia passata sotto controllo della rivale
ora una parziale
revisione, resta sieme a una coppia di figure femminili tra loro dinastia attalide* di pergamo dopo il 190 a.C.
accertata sul lato allacciate. Nella benda è riconoscibile il diade- Una conferma del coinvolgimento nella storia
lungo principale (A) ma, che in età ellenistica* era l’insegna precipua civica di dinasti sia seleucidi che attalidi viene
la figura del defunto,
accompagnato
della regalità. l’interpretazione di queste figure da testimonianze epigrafiche, in primis dalla li-
da Mneme e in atto come immagini dinastiche si basa inoltre sulla sta delle tribù ierapolitane iscritta sui sedili del
di essere incoronato presenza di uno scettro o lancia, sorretto in ori- teatro di iii sec. d.C., che ancora in età imperia-
da una figura gine da un personaggio seduto, e della clamide, le conservava nomi di re eponimi* provenienti
alla sua sinistra.
(Foto MAIER) il mantello dei re ellenistici allusivo al loro ruo- da entrambe le dinastie. dalla scena del teatro
lo militare. Che non si tratta di figure divine è e- di età severiana (inizi iii sec. d.C.) vengono i-
vidente anche dall’assoluta mancanza di attri- noltre due scudi marmorei a rilievo con imma-
buti riconducibili alla sfera mitologica, assenti gini di eumene e Attalo di pergamo, e non si
peraltro in tutta l’istoriazione del sarcofago, che può escludere la presenza di dinasti seleucidi in
ha quindi un carattere precipuo di commemo- altri scudi che dovevano completare la serie.

26
proprio in chiave seleucide l’assemblea regale
del sarcofago sembra trovare un’interpretazione
calzante. l’eponimo della tribù locale Seleukis è
probabilmente seleuco i Nikator, capostipite
della dinastia e padre di Antioco i, fondatore di
Hierapolis. A quest’ultimo si riconduce general-
mente la locale tribù Antiochis, ed è estremamen-
te significativo che entrambi questi dinasti pos-
sano essere riconosciuti nei ritratti sul nostro sar-
cofago. Nella figura diademata seduta e munita
di scettro può infatti essere riconosciuto seleuco
i di siria, sulla base di confronti monetali come
alcune coniazioni di pergamo e di sardis che ri-
traggono appunto il primo dinasta seleucide.
il volto della figura stante e clamidata pre-
senta invece larghe consonanze con alcune se-
rie monetali di Antioco i di siria, fondatore di
Hierapolis e figlio di seleuco, dove compare una
costante idealizzazione dei tratti del dinasta, il
cui volto è sostanzialmente analogo a quello
della figura clamidata sul sarcofago. se i due

in questa pagina
DEFUNTO
BENEMERITO
La più recente proposta
ricostruttiva della
fronte del sarcofago
della Tomba Bella.
Da destra a sinistra:
Tyche (la Fortuna)
di Hierapolis,
il defunto, Mneme
(la Memoria), la
consorte del defunto,
Sophrosyne
(Temperanza), il Demos
(Popolo) dei Romani.
Vediamo anche
alcuni particolari:
il defunto che indossa
una corona foliata con
medaglione centrale;
Mneme accanto al
personaggi sono seleuco e Antioco i, le due da- l’acconciatura e la presenza del diadema ricor- defunto (sulla destra)
con i capelli raccolti
me allacciate potranno essere identificate con da lo stesso Alessandro Magno, alle cui conqui- e il mantello gettato
principesse seleucidi, anche perché l’abbiglia- ste fece seguito il dominio dei diadochi*. pe- sulla spalla sinistra.
mento di una di esse, con peplo e sottostante raltro il Macedone morì senza lasciare eredi La scena sembra
chitone, è caratteristico delle regine ellenisti- maschi, e quindi nessuno dei dinasti ellenistici celebrare le
benemerenze del
che: sulla scorta delle eponimie tribali, è stato poteva pretendere di esserne il legittimo succes- defunto e della sua
quindi proposto di riconoscerle come laodice e sore. Ma seleuco i proclamava una sua presunta sposa, e ne esprime la
stratonice, rispettivamente sorella e moglie di parentela con Alessandro e la casa reale mace- duplice appartenenza
alle comunità cittadine
Antioco i. l’ultima figura maschile seduta e dia- done, in quanto entrambi mitici discendenti da di Hierapolis e di Roma.
demata è di più difficile identificazione. per Temene di Argo antenato dello stesso eracle. (Dis. Remo Rachini)

27
* ➝ p. 30
al centro Discendenze conclamate giusti rapporti per rappresentare al meglio il
ASSEMBLEA REGALE potere di roma in queste antiche regioni. An-
Recente proposta da antiche dinastie regali
ricostruttiva cora in piena età imperiale (ii e iii sec. d.C.), le

s
dell’assemblea regale u questo sarcofago di un personaggio ie- epigrafi di personaggi asiatici – spesso non al-
sul lato lungo B rapolitano abbiamo quindi una parata di trimenti noti – riportano numerosi casi di di-
del sarcofago
della Tomba Bella. re e regine seleucidi, forse rappresentati scendenza dalle regali dinastie dell’Asia Mino-
Da sinistra a destra: insieme allo stesso Alessandro. si tratta di un re, anche illustrissime. ricordiamo gaio giu-
re Antioco I di Siria, caso eccezionale, ma a ben vedere niente affat- lio severo, senatore romano discendente di At-
le principesse seleucidi
Laodice e Stratonice, to sorprendente nel panorama delle élites asia- talo ii di pergamo, e giulia di laodicea sul ma-
forse Alessandro Magno tiche sotto la dominazione romana. il potere re, discendente di seleuco i. Ascendenze regali
e Seleuco I Nikator. di questi ceti riposava in larga parte su un’a- erano esibite, agli inizi del ii sec. d.C. in età tra-
(Dis. Remo Rachini)
scendenza adeguata e quindi nel possesso di ianea, sul monumento funerario ad Atene del

IL POPOLO
Il Demos di Hierapolis,
rappresentato
da un giovane
semipanneggiato
e coronato, sul lato
breve C del sarcofago
della Tomba Bella.

LA CITTÀ ELLENISTICO-ROMANA
Nel cuore della Frigia anatolica. Hierapolis – oggi come nell’anti- hanno rivelato monumenti di eccezionale interesse, che in più oc-
chità – si affaccia sulle grandiose cascate bianche di Pamukkale: il casioni hanno portato Hierapolis sulla ribalta internazionale; il tut-
nome turco del sito significa appunto ‘castello di cotone’. Sito Une- to nel quadro della stretta e rigorosa interazione scientifica tra le
sco e meta del grande turismo internazionale, la ‘Città Sacra’ deve università italiane e straniere che insieme al Cnr partecipano alle
la sua lunga e straordinaria fioritura in larga parte proprio alla pre- attività di scavo e restauro, dal 2000 sotto la direzione del profes-
senza delle acque termali che, sgorgando in corrispondenza della sor Francesco D’Andria dell’Università del Salento.
grande falda sismica che attraversa Hierapolis da nord a sud, dan- Scoperta del Plutonion e restauro del teatro. Per limitarci alle più re-
no origine alle cascate stesse e ad altri impressionanti fenomeni na- centi acquisizioni, ricorderemo la localizzazione definitiva dell’ac-
turali, che contribuirono a creare intorno alla città quell’aura d’in- cesso agli inferi, ricordato da Strabone nel XIII libro della sua Geo-
tensa religiosità che la caratterizzò attraverso i secoli. grafia (vedi: AV n. 163). Il recente rinvenimento di un’iscrizione
Scavi della Missione italiana. Fondata dal re macedone Seleuco I con la dedica a Plutone e Kore ha infatti risolto il quesito della loca-
di Siria nel III sec. a.C. sul sito di un antico luogo di culto indigeno, lizzazione della grotta sacra da cui si sprigionavano gas venefici
la città era dedicata ad Apollo, del cui oracolo fu sede celebratissi- letali per chi vi accedesse, che secondo la tradizione antica rispar-
ma. Gli scavi della Missione Archeologica Italiana (MAIER), che miavano solo gli eunuchi sacerdoti di Cibele. A poca distanza dal
proseguono dal 1957 in collaborazione con le autorità turche, Plutonion, nel cuore della città antica, si erge la mole del teatro, og-

28
console gaio giulio Antioco Filopappo: nell’i- SELEUCO I
scrizione in greco questi è detto ancora basileus Il fondatore della
dinastia seleucide
(re) e discendente di seleuco i, mentre statue sul lato lungo B
dei suoi antenati regali decoravano la facciata del sarcofago.
del monumento stesso. Anche lo schema ico- Nella sinistra levata
sorreggeva una lancia
nografico della statua di Filopappo appare ri- metallica. Vediamo
conducibile a una iconografia dinastica: sul suo anche un ritratto
mausoleo questi si presentava come console dello stesso Seleuco I
Nikator (312-281 a.C.)
romano e, insieme, dinasta greco, in un’ambi- sul dritto di un
guità solo apparente che adesso riconosciamo philetairos in argento
anche nel programma iconografico del nostro della zecca di Pergamo.
sarcofago.

LA CITTÀ ELLENISTICO-ROMANA
gi visibile nella sua fase severiana del III sec. d.C. Gli sforzi della complesso a pianta ottagonale inscritta in un quadrato, coperto da
Missione italiana sono stati rivolti al restauro del primo ordine della una cupola lignea. Progettato da un architetto costantinopolitano
scena teatrale, realizzato utilizzando al novanta per cento materia- nel V secolo, questo raffinato edificio ospitava le “incubazioni” not-
li marmorei originali, ricollocati in sede dopo un attento lavoro di turne dei fedeli, che giungevano sino a Hierapolis per impetrare da
anastilosi. Il teatro è oggi ambita sede di eventi culturali e musicali. san Filippo la guarigione salvifica attraverso il suo intervento in so-
Il martirio dell’apostolo Filippo. Ma è la collina del Martyrion, a est gno. Anche dopo il trasferimento delle reliquie di san Filippo a Ro-
della città, ad aver offerto le maggiori sorprese. Nel 2010 la Mis- ma e il successivo affermarsi del dominio selgiuchide nel XII secolo,
sione italiana vi ha rinvenuto la chiesa ove erano conservate le reli- il pellegrinaggio cristiano a Hierapolis non si interruppe: ancora
quie dell’apostolo Filippo, che secondo una tradizione coerente – nel XIV secolo un viaggiatore, partito dalla Francia, giunto alla vol-
che risale almeno alla lettera di san Paolo ai Colossesi – fu martiriz- ta di Hierapolis vi trovò la morte, e qui fu sepolto insieme ai suoi si-
zato proprio a Hierapolis, per crocifissione. È venuto così in luce gna peregrinorum, le placchette bronzee commemorative dei san-
l’intero complesso santuariale, che oltre alla chiesa eretta nel VI se- tuari che aveva visitato lungo il percorso. Esse dimostrano come
colo, comprendeva una via processionale e relativo ponte, un otta- Hierapolis, ‘città sacra’ per molte religioni, ancora in piena età me-
gono destinato alle abluzioni dei pellegrini e un aghiasma o ‘fonta- dievale fosse parte integrante di un circuito devozionale cui afferi-
na sacra’, che si aggiungono al già noto Martyrion, imponente vano i maggiori luoghi di culto della Cristianità.

29
* ➝ p. 30
È ALESSANDRO?
Sempre sul lato lungo B
Dunque chi era l’uomo tria nomina*. il cognome Antiochos cor-
del sarcofago della sepolto nell’heroon? risponde, come di consueto, al nome
Tomba Bella, ritratto originariamente posseduto dal per-

i
di un dinasta giovane l defunto della Tomba Bella sonaggio prima del conferimento
e idealizzato, forse è raffigurato sul proprio sar- della prestigiosa cittadinanza.
lo stesso Alessandro
Magno: secondo cofago come benefattore il gentilizio Suillius, assunto in-
un’artificiosa tradizione della comunità ierapolitana e vece al momento dell’acquisizione
antica, il Macedone come leale servitore dello stato della cittadinanza romana, esplicita
era padre dello stesso
Seleuco I Nikator, romano, del quale, come si è det- invece la connessione di Antiochos con
che ne fu compagno to, verosimilmente possedeva la citta- l’importante gens urbana dei Suillii, che
d’armi in Asia prima dinanza. Questo dato ci conduce verso in età giulio-claudia espresse uno – o for-
di fondare l’impero
seleucide. una proposta di identificazione che col- se due – proconsoli d’Asia. ricordati da
lima significativamente con diversi a- Tacito per le alterne fortune alla corte im-
IL FONDATORE spetti cronologici, onomastici e contenu- periale, i Suillii potrebbero aver conferito la
Antioco I di Siria
(281-261 a.C.) sul lato
tistici del nostro monumento. Tra i pochi per- cittadinanza romana ad Antiochos adottandolo
lungo B del sarcofago sonaggi ierapolitani che in età giulio-claudia fu- entro la propria famiglia in ringraziamento per
della Tomba Bella. Nel rono dotati di cittadinanza romana si segnala in- gli eccezionali servigi resi alla comunità ierapoli-
tetradracma d’argento
fatti il già ricordato Marcus Suillius Antiochos. se- tana. Forse l’occasione fu uno dei terremoti che
della zecca di Smirne
vediamo al dritto gretario dell’assemblea civica di Hierapolis, que- colpirono Hierapolis in età giulio-claudia, nel 17
l’effigie dello stesso sti emette moneta per Claudio e Britannico, sal- o nel 47 d.C. lo stesso Antioco sembra poi esse-
sovrano e al verso vo scomparire dalle testimonianze a noi perve- re stato coinvolto nella ricostruzione del tem-
il dio protettore della
dinastia seleucide, nute con l’ascesa al trono di Nerone nel 54 d.C. pio di Apollo, che è raffigurato sulla moneta-
Apollo, seduto interessanti informazioni possono essere de- zione da lui promossa e che mostra significative
sull’Omphalos delfico. dotte dall’analisi dell’onomastica di questo ma- coincidenze di dettaglio con l’architettura della
La legenda recita
«Antiochou basileiou», gistrato ierapolitano. Che egli possedesse la cit- Tomba Bella. C’è inoltre una coincidenza cro-
‘di Antioco re’. tadinanza romana è esplicitato dall’adozione dei nologica tra la fine delle emissioni a nome di
Antiochos e la costruzione della tomba in età
claudia. Non da ultimo, lo stesso nome origina-
rio Antiochos, seleucide per eccellenza, potrebbe
corroborare la teoria di una discendenza del no-
tabile ierapolitano, poi civis romanus e probabi-
le sacerdote del culto imperiale, dalla illustre
casata asiatica.
Ilaria Romeo
docente di Archeologia e storia dell’arte greca
e romana - Università di Firenze

*NON TuTTI SANNO ChE...


Aktia. Festival religiosi celebrati in ricordo della decisiva vittoria di vi si insediarono prima del 1.000 a.C. stabilendo la propria capita-
Ottaviano Augusto contro Marco Antonio e Cleopatra, nella batta- le a Gordio.
glia di Azio (antica Aktion, in Epiro) del 31 a.C. Grammateus. Magistrato greco, con funzione di segretario dell’As-
Attalidi. Dinastia ellenistica, con capitale Pergamo di Mysia. Fu fon- semblea cittadina.
data da Filetero, figlio di Attalo, nel 282 a.C. Il dominio attalide, Heroon. Edificio funerario destinato a personaggio eroizzato, che
sviluppatosi d’intesa con Roma, coincise con una fase di grande svi- godeva di uno status intermedio tra il mortale e il divino.
luppo della cultura ellenistica in Asia Minore. Himation. Pesante mantello dell’abbigliamento greco.
Chitone. Sottile tunica dell’abbigliamento greco. Pythia. Festival religiosi in onore dell’Apollo di Delfi. Molto diffusi
Diadochi. In greco ‘successori’. Il termine designa i generali mace- nel Mediterraneo orientale, prendono nome dalla profetessa Pizia
doni che alla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) si contesero il che serviva l’oracolo del dio.
controllo del suo impero, fondando regni nel Mediterraneo orienta- Pronao. Vestibolo di accesso alla cella di un tempio greco.
le e nelle terre asiatiche conquistate dal Macedone. Seleucidi. Dinastia regale di età ellenistica. Prende nome dal suo pri-
Eponimo. Personaggio storico o mitico, il cui nome viene assunto a mo esponente Seleuco Nikator, antico generale di Alessandro Ma-
designazione o distinzione topografica. Re eponimi di Hieropolis gno. La sua famiglia regnò sino all’età romana sui territori conquista-
erano i fondatori seleucidi e attalidi e le loro spose, ai quali erano ti dal Macedone in Mesopotamia, Siria, Persia e Asia Minore.
intitolate le tribù in cui era suddivisa la popolazione della città. Temenos. Muro perimetrale di area sacra o funeraria.
Età ellenistica. Fase storica che va dalla morte di Alessandro Ma- Tria nomina. Sistema onomastico caratterizzante il cittadino roma-
gno (323 a.C.) alla battaglia di Azio (31 a.C.) vinta da Ottaviano no. Esso era basato su praenomen, nomen e cognomen. Il primo era
su Marco Antonio e Cleopatra. individuale, il secondo era proprio di tutti gli appartenenti alla stes-
Frigia. Regione storica dell’Anatolia, in antico abitata dai Frigi che sa gens, il terzo era il soprannome personale.

30
mostra a milano
MITO E NATURA
Dai Greci a PomPei
Furono circa sette secoli di elaborazioni in cui l’arte figurativa
strettamente collegata – come lo sarà sempre – al modo di pensare
e sentire delle singole società e dei vari momenti storici rappresentò
il mondo che ci circonda: documenti essenziali giunti fino a noi
sono le superfici dipinte dei vasi e gli affreschi pompeiani
a cura di angela pontrandolfo e gemma Sena ChieSa

L
a rappresentazione del- tosa forza innovatrice della cultura ellenisti-
l’ambiente che ci circonda è un ca (a partire dalla fine del iV sec. a.C.) sco-
tema ben noto alla riflessione fi- pritrice, da una parte, di una natura “decora-
losofica greca e al sapere natura- tiva” e, dall’altra, della dimensione del pae-
listico ellenistico, dove appare saggio. sono due aspetti che si svilupperan-
subito evidente quanto la rap- no in età romana, elaborando nuovi modelli
presentazione della natura sia connessa con artistici, che a loro volta, attraverso la rina-
il racconto mitico e con un contenuto sim- scita giottesca e l’invenzione geniale di leo-
bolico in cui è centrale il rapporto uomo-na- nardo, giungeranno fino a noi.
tura. se gli elementi naturali esistono sem- dal momento che i capolavori dei grandi
pre solo come sfondo delle azioni e delle sto- maestri delle scuole pittoriche greche, che co-
rie di uomini e dei e sempre, senza esitazio- nosciamo dalle fonti, sono irrimediabilmente
ni, sono subordinati all’uomo, lo sguardo perduti, sono soprattutto i vasi dipinti greci e
con cui li si osserva cambia completamente magnogreci – questa splendida testimonianza
nel corso della storia che dalla Grecia arcaica dell’arte antica salvatasi perché deposta nelle
porterà alla roma imperiale. in età arcaica tombe – ad accompagnarci all’inizio del cam-
(Vii-Vi sec. a.C.) nel mondo delle immagini mino fra le immagini. successivamente potre-
dominano le realtà più essenziali: il mare, le mo rivivere la cultura figurativa ellenistico-ro-
rocce, gli antri, gli alberi. parallelamente gli mana specialmente attraverso gli affreschi, in
dei e le storie del mito s’identificano con le particolare quelli che ornavano le case di
forze della natura. Un insieme di valori do- pompei, anch’essi occasionalmente giunti fi-
mina tutta la successiva età classica (V-iV sec. no a noi perché sepolti dall’eruzione e così
a.C.). esso si sgretola all’arrivo della strepi- sottratti alla distruzione del tempo.

GUSTO IDILLIACO. Paesaggio bucolico con Paride pastore in una pittura dall’area pompeiana (inizi I sec. d.C).
In questo caso il paesaggio ideale, con alberi, monti e il gregge in primo piano, svolge un ruolo di supporto
alla narrazione di una storia. (Napoli, Museo Archeologico)
TRAGEDIA DEL MARE Mari dell’avventura a figure rosse e in particolare su quelle magno-
Cratere con scena greche del IV sec. a.C. che le storie mitiche o e-
di naufragio prodotto e boschi con scene eroiche
in Eubea ma rinvenuto roiche iniziano a muoversi con più libertà nello

A
a Pithecusa (Ischia) ll’inizio, sui vasi geometrici e attici a fi- spazio naturale. È l’avanzare di una sensibilità
(725-700 a.C.). gure nere, è il mare che impegna la fan- che potremmo già chiamare “paesaggistica”.
Presenta una
drammatica scena tasia dell’artista, il mare divino di Ome-
di naufragio con ro, luogo di traffici, avventure e scoperte, par- Maestose figure
una barca rovesciata, tenze e ritorni. Molti anni più tardi sarà la rap-
il mare infestato di divinità benefiche
di pesci, uno dei quali presentazione della nave che solca le acque a ri-

M
ha afferrato la testa chiamare il viaggio marino, forse già metafora olte iconografie (per lo più su vasi
di un uomo inerte di viaggi senza fine verso l’ultimo oceano dell’al- parte di corredi funerari giunti fortu-
nell’acqua. I Greci
avevano un contatto dilà. Ma poi sono i pesci stessi, fra cui i delfini, a nosamente fino a noi) dovevano con-
quotidiano col mare: divenire simbolo del mare: resi spesso in ma- tenere un significato più oscuro, metaforico: in
un elemento che niera iperrealistica, ornano i curiosi piatti “da particolare la rappresentazione del binomio vi-
incuteva paura
e rispetto, ma che
pesce”, dipinti da fantasiosi artigiani apuli nel ta-morte, come quella del viaggio per mare allu-
si offriva come fonte IV sec. a.C., unendo arte e gastronomia. Erano sivo già dall’epoca arcaica al misterioso viaggio
di sopravvivenza. utilizzati per la mensa ma anche per il banchet- verso un luogo ultraterreno. Tutta la ricchezza
(Ischia, Museo
to funerario. Come i pesci alludono alla realtà culturale di questa riflessione in cui la natura di-
Archeologico)
del mare, così gli alberi rappresentano il paesag- viene simbolo si ritrova nella celeberrima lastra
gio terrestre, creano delle della Tomba del Tuffatore (prima metà V sec.
quinte, alludo- a.C.), espressione della sopravvivenza persona-
no a vicende le in un diverso mondo ultraterreno rappresen-
mitiche o e- tato dall’acqua. Al di là di ogni simbolismo, il
roiche che si pittore costruisce un quadro racchiuso in una
svolgono in uno singolare cornice con palmette: il mare, la co-
spazio spesso sel- struzione, forse una delle alte porte sacre che si
vaggio. Sui vasi a elevavano nella campagna, la riva boscosa, com-
figure nere, in parti- pongono insieme un’allusiva visione paesistica.
colare in quelli dei ce- Tra V e IV sec. a.C., anche le piante divengono
lebrati maestri del VI simboli divini, rimandando alle storie mitiche
sec. a.C., dal pittore di di singole divinità: l’ulivo per Atena, la palma e
Antimenes al gruppo di Le- l’alloro per Apollo e Artemide, il mirto e corolle
agros, è sempre l’albero a fiorite per Afrodite e le ninfe.
connotare le singole scene. Ma Il racconto mitico per immagini ben presto
è sulle opere dei fantasiosi pittori si concreta intorno ad alcune maestose figure di

PESCATORI
Cratere a campana
attico dalla Puglia (440
a.C.): due pescatori
con corta tunica e pilos
guadagnano la riva:
Halimos getta l’ancora,
mentre Komaris governa
la barca con i remi.
(Napoli, Museo
Archeologico)

a destra
DIONISO E SEMELE
Coppa attica da Santa
Maria Capua Vetere
(fine VI sec. a.C.): viti
rigogliose incorniciano
i volti di profilo di
Dioniso e della madre
Semele, incoronata
d’edera, divinità
che dominano
i cicli della natura
e trasformano
in vino i grappoli
raccolti dai satiri.
(Napoli, Museo
Archeologico)

34
IL PASSAGGIO
La celebre lastra di
copertura della tomba
detta “del Tuffatore”
a Paestum, uno dei
pochi documenti
pittorici originali
del mondo greco
del V sec. a.C.
a noi pervenuti.
L’aspetto naturalistico
del tuffo è una metafora
del passaggio
dalla vita alla morte.
I lati della tomba erano
decorati con scene del
banchetto funebre.
(Paestum, Museo
Archeologico)

qui sotto
ALBERO RIGOGLIOSO
Cratere a volute apulo
dei benefici, raffigurati spessissimo sulle super- polari. Dioniso e Arianna che riposano sotto un (370 a.C.) del Pittore
fici dipinte dei vasi attici a figure rosse di V e IV pergolato divengono una delle iconografie pre- dell’Ilioupersis, da Ruvo
sec. a.C. Al dio si attribuiscono il potere di fare ferite, anch’essa forse allusiva a una vita beata di Puglia, con Oreste
e Ifigenia in Tauride.
nascere i prodotti della terra e l’insegnamento di coppia nell’aldilà. Altrettanto denso di allu- La scena è ambientata
agli uomini delle tecniche agricole. La rappre- sioni simboliche è il repertorio figurativo col- in uno spazio sacro
sentazione di Atena che sovrintende alla raccol- legato a Demetra, la grande dea del grano e del segnalato da un albero
di alloro fiorito,
ta delle olive e alla vendita dell’olio – olio che variare delle stagioni, e alle sue edificanti sto-
che costituisce il fulcro
verrà poi donato in sontuose anfore con l’im- rie. Il suo culto è praticato a Eleusi, sobborgo della scena stessa
magine della dea agli atleti vincitori dei giochi di Atene, accanto a quello del più misterioso insieme all’altare su cui
– contribuisce a diffondere la fama commercia- Trittolemo, il giovane principe che, viaggiando Oreste è seduto in
attesa di essere
le di una produzione che arricchiva Atene. Ma su un magico carro alato trainato da serpenti, sacrificato ad Artemide
lo stesso vale per Dioniso, la cui fama di dio be- insegna all’uomo l’uso dell’aratro e della semi- Tauria, del cui tempio
nefico appare diffusa in tutto il Mediterraneo. na. La sua straordinaria popolarità è anch’essa la sorella Ifigenia
è sacerdotessa.
Tra V e IV sec. a.C. le storie di Dioniso, di Arian- da riferire all’epoca della supremazia ateniese (Napoli, Museo
na, dei satiri vendemmiatori sono fra le più po- (V sec. a.C.), ma durerà fino ad età romana. Archeologico)

35
GIARDINI Metafore naturalistiche ste della grande pittura tonale
DELL’ALDILà greca della prima metà del IV
Splendida anfora di un felice aldilà
(340-330 a.C.) sec. a.C., come le fonti ce la

S
rinvenuta in una tomba ui grandi crateri o sui piat- descrivono ma di cui nulla ci
della chora di Paestum: ti cerimoniali i ceramogra- è giunto.
la rappresentazione
celebra l’esplosione fi magnogreci dipingono il La decorazione vegetale avrà
rigogliosa della natura fiabesco giardino delle Esperidi, un’enorme diffusione per tutta
identificata con metafora anch’esso di un felice l’età ellenistica e ancor più nel
la dea Afrodite che
è rappresentata al aldilà ai confini del mondo. Ad mondo romano. Composizioni
centro di tralci fioriti, esso alludono anche le teste fem- a girali, ghirlande di fiori e frut-
richiamando minili o maschili, Afroditi o eroti ta ricopriranno mosaici, pareti
l’avvicendarsi delle
primavere, ma anche in volo sempre circondati da una dipinte, architetture, arredi e
la rinascita a una incredibile varietà di motivi di oggetti di lusso. Fra questi ulti-
nuova vita. foglie e fiori (ad un tempo reali e mi, spettacolare è il vasellame
(Paestum, Museo
Archeologico)
inventati) con un fastoso gusto in argento, vetro e in cristallo
decorativo. Sono iconografie le- di rocca di gusto ellenistico. Era-
gate a un’interpretazione partico- no oggetti riservati a pochi, ope-
lare, allegorica del mondo ve- ra di celebrati artisti probabil-
getale divenuto nella società mente della raffinata corte ales-
di fine IV sec. a.C., influen- sandrina e giunti a Roma nella se-
zata dalle dottrine pitagori- conda metà del I sec. a.C. Uno dei
che, simbolo di felicità ul- più mirabili è il celebre Vaso Blu
traterrena, ma anche di gra- rinvenuto a Pompei, lavorato in pre-
zia e seduzione. ziosissimo vetro-cammeo, una diffi-
I tocchi di colore, le ombreg- cile tecnica (nata in età ellenistica e poi
giature, il chiaroscuro, la rap- grandemente apprezzata nella Roma
presentazione di scorcio delle di Augusto e dei suoi successori)
volute, che definiscono così lo che imitava nel vetro l’incisione su
spazio, ci documentano le conqui- pietra dura.

SPECIE ITTICHE
Piatto apulo da Ruvo
di Puglia (325-300
a.C.). I piatti di questo
tipo erano usati
per consumare
il pesce sia nei
banchetti che nelle
cerimonie funebri.
La rappresentazione
è realistica tanto
da consentire
di identificare
le specie riprodotte.
(Vicenza, Collezione
Intesa Sanpaolo)

COSTA CAMPANA
Affresco con villa
marittima da Pompei
(30-37 a.C.):
la vita e il brulicare
delle attività
dell’uomo sembrano
concretizzare la
geografia dei centri
sviluppatisi sulla
costa campana.
(Napoli, Museo
Archeologico)

36
Dagli artisti alessandrini a pretesto, sono, di per sé, di straordinaria sug- NATURA ARTIFICIOSA
Corona di foglie di
ai pittori di età romana gestione. Essi documentano l’autonomia che il
quercia in oro (II sec.
paesaggio si conquista a poco a poco. Dalle sto- a.C.) da Taranto. A

L’
età romana è il periodo in cui le descri- rie di Polifemo che a Roma ornavano le sontuo- seconda delle occasioni
zioni paesaggistiche, sempre relative alle se pareti di secondo stile di un’aristocratica do- e del personaggio a cui
erano destinati, le
rappresentazioni mitiche, si moltiplica- mus sull’Esquilino nella prima metà del I sec. corone auree erano
no anche nella poesia, come in Ovidio: «[Palla- a.C., ai “paesaggi mitologici” con i miti di Pari- formate, oltre che da
de] contemplò i recessi delle secolari foreste de pastore sul Monte Ida e di Perseo e Androme- foglie di quercia, da
foglie di alloro o mirto.
d’intorno e le grotte e i prati punteggiati di in- da, si evidenzia l’abile “maniera” raggiunta an- I preziosi oggetti di
numerevoli fiori». La maggior parte dei dipinti che da quelli che Vitruvio e Plinio considerava- questo tipo potevano
ci viene da quell’inesauribile deposito di anti- no non troppo apprezzabili pittori decorativi. avere un significato
eroico, onorario,
chità che è Pompei e dal territorio vesuviano. Cascatelle, rocce, alberi avvinti a tempietti, pa- religioso o funerario.
Malgrado si tratti sempre di paesaggio “costrui- stori, pecore…, questi elementi di una geografia (Taranto, Museo
to”, i grandi scorci naturali che fanno da sfondo improbabile, sono interpretati con un senso del Archeologico)
a storie mitiche, ormai in qualche modo ridotte colore e una sensibilità che ci stupiscono. GIARDINO DIPINTO
Il lussureggiante
affresco che ornava
un porticato della Casa
del Bracciale d’oro
a Pompei (30-35 d.C.).
La pittura di giardino,
che soprattutto
all’interno delle
residenze più ricche
replicava gli spazi verdi
esterni riproducendone
con esattezza le singole
piante e gli oggetti
decorativi, diventò
di fatto un genere
autonomo della
pittura romana.
(Pompei, Soprint. Speciale)

37
VASO BLU Gioco illusionistico sec. a.C., se ricordiamo gli aneddoti pliniani
Lo splendido e prezioso dell’uva di Zeusi così realistica da essere beccata
anforisco (metà I sec. dei giardini dipinti
d.C.) ritrovato nel dagli uccelli e della tela dipinta da Parrasio, da

U
Settecento a Pompei, na tecnica particolare, la pittura di giar- cui fu ingannato Zeusi stesso, e le opere del mo-
lavorato con la tecnica dini, anch’essa probabilmente nata alla saicista Soso, inventore dell’illusionistica rappre-
del vetro cammeo: in un
giardino incantato corte di Alessandria, dilatava gli spazi e,
alcuni amorini giocano, con un concetto modernissimo, riportava all’in-
suonano, raccolgono terno della casa o nei porticati aperti il verde
l’uva in un tripudio
di ghirlande fiorite, dell’esterno. In un gioco illusionistico, piante,
maschere e tralci di vite fiori, uccelli del giardino reale, per il quale cono-
animati da uccelli. sciamo la passione dell’élite romana, si duplica-
(Napoli, Museo Archeol.)
vano nel giardino dipinto. A Pompei gli esempi
ILLUSIONISMO di pareti affrescate a giardino sono numerosi, tal-
Questo trittico di
volta lussureggianti come le pareti dipinte a verde
“nature morte” (45-79
d.C.), che ornava della domus del Bracciale d’oro. Al gusto per l’illu-
la parte superiore sionismo, il gioco dei contrasti e la contemplazio-
di una parete dipinta ne di una natura manipolata dall’uomo, appar-
della Casa dei Cervi
a Ercolano, mostra la tengono anche i dipinti che non si possono non
sapienza illusionistica chiamare con il termine moderno di “nature mor-
e prospettica con te” (oggetti, animali, fiori e frutta composti fra di
cui gli antichi pittori
trattavano questo loro), un genere pittorico detto probabilmente xe-
genere di composizione nia (dai doni che si presentavano all’ospite), che
pittorica, poi divenuta ebbe grande fortuna in età romana. Ma il gusto
di moda in età moderna
dal Seicento ad oggi. dell’inganno illusionistico doveva aver ben più
(Napoli, Museo Archeol.) lontane radici nella grande pittura greca di fine V

sentazione del pavimento non spazzato dopo un


banchetto. A contrasto, frutta, legumi, semi, pa-
ne, che la tragedia di Pompei ci ha conservato, ci
portano dall’arte alla realtà della documentazio-
ne archeologica.
Angela Pontrandolfo
ordinario di Archeologia all’Università di Salerno
Gemma Sena Chiesa
professore emerito di Archeologia classica
all’Università di Milano

MOSTRA A MILANO
Mito e natura. Dalla Grecia a Pompei. Fino al 10 gennaio a Palazzo
Reale è visitabile la mostra “Mito e natura. Dalla Grecia a Pompei”, ide-
ata per presentare, con oltre duecento opere d’arte greca, magnogreca
e romana, un aspetto poco noto del mondo classico: la natura nei suoi
vari aspetti, l’azione dell’uomo sull’ambiente. Vasi dipinti, terrecotte vo-
tive, statue, affreschi e oggetti di lusso come argenterie e monili aurei
vanno dall’VIII sec. a.C. al II sec. d.C., con un’attenzione maggiore sul-
la produzione artistica magnogreca e a quella ellenistica e romana. Un
focus particolare è riservato ai capolavori di pittura parietale pompeia-
na. La rassegna si articola in sette sezioni: “Lo spazio della natura”, “La
natura come segno e metafora”, “La natura coltivata dono degli dei”,
“Il giardino incantato”, “Il paesaggio”, “Il verde reale e il verde dipin-
to”. Il percorso espositivo si conclude con “Il mediterraneo ai piedi delle
Alpi”: uno sguardo all’influenza che i modelli delle lussuose ville maritti-
me edificate dall’aristocrazia lungo la costa laziale e campana ebbero
sulle grandiose dimore lacustri costruite nel corso delle romanizzazione
nell’Italia del Nord. La mostra, curata da Gemma Sena Chiesa e Ange-
la Pontrandolfo, è promossa da Comune di Milano - Cultura, insieme al-
le università di Milano e di Salerno, Museo archeologico di Napoli e ORTICOLA DI LOMBARDIA. Il giardino con piante in uso
Soprintendenza speciale per Pompei, Ercolano e Stabia, organizzata duemila anni fa allestito a Milano per la mostra
da Palazzo Reale con la casa editrice Electa. Info: 02.88465230  “Mito e natura” e ispirato ai viridaria delle case romane.

38
PATAGONIA
ALLE ORIGINI DEI DINOSAURI
Agli occhi del paleontologo la sterminata distesa delle pampas
argentine altro non è che l’ultima scena – quella odierna –
che gelosamente nasconde un passato lontanissimo:
epoche remote che videro la nascita degli organismi
PRIMA DELL’UOMO… più grandi mai esistiti sul nostro pianeta
DESERTO DELLA PATAGONIA. Lo sconfinato paesaggio della pampa seca.
In questo settore, fotografato dal drone del Gruppo Pangea durante
una recente missione, sono in corso le ricerche per la localizzazione
dei resti fossili di dinosauri del Cretaceo superiore.

MUSEO E TERRITORIO. Una sala del Museo di Plaza Huincuil con una ricostruzione
del più grande dinosauro della Terra, l’Argentinosauro del gruppo dei Titanosauri.
La visita a questo museo come quella al Museo di Villa Chocon, dove si può ammirare
uno dei più grandi dinosauri carnivori mai vissuti, il Gigantosauro, permetterà
l’acquisizione d’informazioni utilissime all’esplorazione dei siti patagonici.

P
aesaggi che corrono. sfondi animati dal
vento, traversati da nuvole in viaggio. spazi modulati
da macchie di ispidi cespugli e radure di arenaria ros-
sa. Benvenuti nella pampa seca, la Pampa occidentale,
il deserto della Patagonia regno del puma: uno dei
mille modi con i quali l’evoluzione ha disegnato l’ar-
monia relazionale del mondo biologico. agli occhi del naturalista
e del viaggiatore il paesaggio delle pampas (in lingua quechua, ‘pia-
nure’) è una delle icone che hanno alimentato la dimensione eroi-
ca di questa terra. agli occhi del paleontologo, la sterminata diste-
sa altro non è che l’ultima scena, quella odierna, che gelosamente
nasconde un passato lontanissimo e altrettanto grandioso.

TesTi Walter landini Franco Finotti claudio rissicini

Chi sono gli autori: F. Finotti, direttore fondazione museo civico di rovereto; W. Landini, ordina-
rio dipartimento di scienze della terra all’Università di Pisa; C. Rissicini, coordinatore rete musea-
le Pangea.
nelle due foto
NUOVA SCOPERTA
Da qui i dinosauri partirono sollevamento dell’istmo di Panama (verso la fi-
Recupero di una tibia alla conquista del mondo ne dell’era cenozoica tra 3,5 e 3,1 milioni di an-
di titanosauro da parte ni fa), è partito il controesodo faunistico verso il

P
dei responsabili del oche aree al mondo hanno esercitato sui nordamerica, quello che i paleontologi chiama-
Gruppo Pangea (da sx): cercatori di fossili il fascino di questa terra no “grande interscambio americano”. sempre
Franco Finotti, Walter
Landini (impegnato australe. sarà perché solcata da darwin, sa- da qui, ora seguendo rotte australi, partirono i
nello scavo) e Claudio rà per quello strano ed enigmatico nome che e- progenitori delle straordinarie faune australiane
Rissicini. Siamo nel sito voca misteriosi popoli, sarà perché la sua storia e neozelandesi. e ancora da questi luoghi, quan-
del Campo Verdecchia,
definito “Pompei naturale, unica e irripetibile, è la madre di altre do la terra era tutta riunita nel supercontinente
dei dinosauri” per la storie naturali sparse nel tempo e nello spazio. Pangea*, circa 220-230 milioni di anni fa, nel
ricchezza dei reperti. ➝ da questi luoghi, seguendo rotte boreali, dopo il mesozoico*, i primi dinosauri* partirono alla
conquista del mondo.
Proprio quella dei dinosauri e del loro
mondo perduto è forse la storia più intrigante
di tutte quelle generate dall’evoluzione. e que-
sto forte richiamo è giunto anche in italia, una
terra che durante la grande epopea dei dino-
sauri rimase un po’ ai margini perché, in gran
parte, occupata dal ramo occidentale del mar
della tetide*. tuttavia pochi – ma significativi
– resti di ossa, di orme e piste, hanno permes-
so di includere anche la nostra penisola nella
biografia dei giganteschi rettili mesozoici. se
poi all’interesse scientifico dei ricercatori si ag-
giunge quello didattico degli operatori musea-
li, si possono ben capire le motivazioni che
hanno spinto i musei della rete Pangea* – di
cui fanno parte gli autori del presente articolo
– a organizzare una ricerca nelle lontane terre
patagoniche.
42
Oltre il rio Negro va a macchia d’olio seguendo deboli segnali, ➝ L’origine di questo
quali frammenti di ossa di dinosauro e/o pic- straordinario deposito
al confine fra due mondi fossilifero è forse
coli pezzi di gusci di uova fossili che di tanto legata a un’alluvione

d
ai nostri sintetici appunti di campa- in tanto comparivano in modo disordinato. che sorprese un branco
gna è così fissato il momento della Questa volta però la dritta di un giovane di di dinosauri.
scoperta, in Patagonia nel 2005, di un general roca appassionato di fossili, raul
giacimento di fossili di dinosauro: «31 genna- ortiz, che ci aveva consentito di orientare gli
io - campo Verdecchia (Valle di el cuy): for- sforzi nel settore settentrionale della valle di
mazione anacleto*, cretaceo superiore*. for- el cuy, sembrava quella buona. lasciato il
te concentrazione di ossa calcinate dal sole, ponte sul rio negro* si supera il confine tra
alla base della meseta*. ossa in posto (tibia? la terra plasmata dall’uomo (resa fertile gra-
di titanosauro) nel livello sommitale. Proba- zie a un ingegnoso sistema di canalizzazione,
bile presenza giacimento paleontologico». realizzato alla fine dell’ottocento dall’italia-
tralasciando le scarne note tecniche, il ricor- nissimo ingegnere cesare cipolletti) e il de-
do di quella giornata è ben impresso nella no- serto patagonico. Una piccola postazione
stra mente. della Polizia agronomica e una pulperia (tipi-
l’estate australe, per la trasparenza dell’aria ca attività di frontiera punto di sosta per chi
e il basso tasso di umidità, morde la pelle: lo s’inoltrava nella pampa, sorta di taverna, ta- in questa pagina
CAMPO VERDECCHIA
aveva imparato a proprie spese il gruppo di ri- baccheria e rivendita di beni di prima neces- Immagini scattate
cercatori italiani che si muoveva attraverso sità), che riporta ai momenti della colonizza- dal drone del Gruppo
l’ampia radura, senza punti di riferimento zione, introducono gli scenari geologici che Pangea in una delle
zone della Patagonia
precisi, seguendo l’ipnotica trama dei sentieri accompagnano il passo cordoba. le mese si più ricche di fossili.
disegnati dagli sparsi e ispidi cespugli, tra i parano davanti, totalmente prive di vegeta- Si noti come il
quali, sempre in agguato, l’infido Prosopis al- zione, con gli strati a vista che rendono didat- territorio è dominato
dalle arenarie rosse,
pataco dalle spine acuminate e robuste, pronte tica la geologia. livelli sub-orizzontali di are-
l’affioramento roccioso
a trafiggere scarponi e vestiti. da giorni la per- narie rosse conferiscono al paesaggio un a- più comune con reperti
lustrazione in quel vasto territorio si spande- spetto marziano. del Cretaceo superiore.

43
* ➝ p. 46
in basso Un tipo di dinosauro rappresentato dalle arenarie rosse variegate*. o-
ALBERI FOSSILI ra, lasciate le macchine, inizia l’esplorazione nel
Tronco individuato diffuso in Patagonia
nell’area Beto. campo Verdecchia che, nel 2005, ha portato al-

o
Il Gruppo Pangea, ltre il rio negro, sulla destra si giunge la scoperta del ricco giacimento di fossili di di-
con l’aiuto di alla valle “della luna rossa”, spettaco- nosauri. negli anni successivi gli scavi negli stra-
viaggiatori appassionati
e utilizzando droni, lare al crepuscolo e di notte sotto la lu- ti fossiliferi hanno portato alla luce numerosis-
intende mappare na piena; poco distante si apre la valle “della sime ossa, quasi tutte appartenenti a un caratte-
la foresta fossile luna bianca” dove, in quelle stessi notti, arena- ristico gruppo di sauropodi*, i titanosauri, un
patagonica che si
estende per diversi rie di tonalità biancastra rendono il paesaggio tipo di dinosauro largamente diffuso in Patago-
chilometri quadrati. spettrale. non siamo di fronte a una guerra di nia nel cretaceo superiore (circa 80 milioni di
colori, ma a due formazioni geologiche che se- anni fa). le attività di scavo sono state integrate
LAGO TEMPORANEO parano il mondo dei dinosauri (mesozoico, con prospezioni geofisiche, al fine d’individuare
Lungo le rive di un cretaceo superiore) da quello dei mammiferi* in modo non invasivo la presenza di ossa nei pri-
salitral, una foto (cenozoico, Paleocene). Questa distinzione mi strati del sottosuolo, e con rilievi 3d per rico-
da drone sulla
proprietà Beto, cromatica si mantiene fino al passo cordoba, struire a scopi didattici le stesse condizioni di sca-
il cui territorio quando la pampa seca si riprende la scena. vo. le ossa finora restaurate e studiate apparten-
si sta rivelando la discesa nella valle di el cuy ripercorre in gono al genere Antarctosaurus (o Laplatasaurus),
di grande interesse
per i resti di animali senso inverso la stratificazione e ci riporta rapi- un titanosauro del cretaceo superiore caratteri-
e piante fossili. damente nel mondo alla fine del cretaceo, qui stico appunto della Patagonia. ➝ a p. 46

44
COM’ERANO I TITANOSAURI?
La grande sfida del gigantismo. Con la lo- così una camminata più ondeggiante. Il da fine “Regno dei giganti”, quando, nel
ro mole e la loro forza – e anche per la lo- collo era lungo e sosteneva un capo molto Cretaceo superiore (circa 80 milioni di
ro misteriosa e improvvisa scomparsa – i ridotto, con piccoli denti a matita nella anni fa), si stava preparando un’eclatan-
dinosauri sono entrati nel nostro immagi- porzione anteriore. Alcuni titanosauri, te uscita di scena con l’estinzione in mas-
nario collettivo. Ma di tutte le sfide lancia- unici tra i dinosauri sauropodi, avevano sa del gruppo. In questo contesto si inse-
te da questi straordinari organismi, quella sulla pelle dei piccoli scudetti ossei. risce il titanosauro scoperto nel 2005
del gigantismo è stata senza dubbio una Patagonia: terra d’elezione dei titanosau- dai ricercatori della Rete Pangea all’in-
delle più riuscite. Nel giro di pochi milioni ri. Nel Cretaceo i titanosauri si diffusero terno della valle di El Cuy (Rio Negro,
di anni, dal momento della loro origine, un po’ ovunque, ma la Patagonia rimase Argentina). I resti finora studiati sono sta-
nel Triassico, circa 230 milioni di anni fa, la loro terra di elezione, come attestano ti attribuiti al genere Antarctosaurus (o
da piccoli predatori bipedi i dinosauri si le continue scoperte paleontologiche. I Laplatasaurus), un gigante di 20-25 me-
evolsero in grandi erbivori quadrupedi fa- resti scheletrici sono spesso accompa- tri, vissuto in Patagonia circa 80 milioni
coltativi (prosauropodi). Ma fu nel succes- gnati da ritrovamenti di uova fossili, che di anni fa.
sivo periodo Giurassico, con la diffusione in diversi casi contengono l’embrione
dei dinosauri sauropodi, che le dimensio- fossilizzato, e da siti con orme e piste, ol- TITANOSAURO. Ricostruzione di un
ni divennero imponenti. Camarasauridi, sauropode del gruppo dei Titanosauri
tre a foreste pietrificate. Dai depositi pa- al Museo patagonico di Scienze
diplodocidi, brachiosauridi sono solo al- tagonici emerge un sensazionale spac- naturali di General Roca, nella
cuni dei più noti e significativi giganti del cato di questo mondo perduto negli anni provincia di Rio Negro.
Giurassico. Infine, il Cretaceo (145,5 -
65,5 milioni di anni) vide il declino dei di-
nosauri anche se, in controtendenza, si
diffuse un intrigante gruppo di sauropodi:
i titanosauri.
Quei giganti dalla camminata strana. Al-
cuni titanosauri, come l’Argentinosaurus
(la variante di questa specie individuata
in Patagonia), raggiunsero dimensioni
sbalorditive, circa 40 metri di lunghezza,
con un peso stimato intorno alle 100 ton-
nellate: una massa corporea impressio-
nante per un organismo che doveva fare i
conti con la gravità terrestre. Per risolvere
il problema i titanosauri bilanciarono il
baricentro nella metà del corpo, così da
ridistribuire più facilmente il peso del tron-
co sugli arti colonnari (analogamente agli
architravi dei templi greci sostenuti dalle
colonne). Le gambe, inoltre, rimasero più
distanziate tra loro, rispetto alla postura
classica degli altri sauropodi, generando

45
* ➝ p. 46
riquadro sotto e p. a fronte
ARGENTINA
La morte simultanea taceo non smette di stupirci. a ogni sopralluogo
di un intero branco scopriamo nuovi reperti. spesso sono gli stessi
A Buenos Aires la
storica Plaza de Mayo. proprietari degli sterminati terreni agricoli che ci

i
Sullo sfondo fossili di titanosauro scoperti nel campo Ver- segnalano nuove scoperte. Questo mondo anti-
è il Cabildo edificato decchia, appartenenti a individui di età diver- chissimo, di un tempo che davvero ci dà la misu-
nel 1725, prima sede
del governo argentino. sa, provengono tutti da uno stesso livello stra- ra dell’esiguità della vita umana, qui si rivela in
Da qui ebbe inizio tigrafico, dello spessore di un metro. Questa forte tutta la sua complessità. Una splendida foresta
la battaglia per concentrazione ha fatto pensare alla morte si-
l’indipendenza
dalla Spagna ottenuta multanea di un intero branco, probabilmente
nel 1816. L’altra foto seppellito da un’alluvione catastrofica. altri ele-
è scattata lungo le menti confermano lo scenario: la litologia* che,
sponde del Rio Negro,
il fiume che percorre a differenza delle citate dominanti arenarie rosse
tutta l’omonima tipiche di queste formazioni continentali del
provincia e sfocia cretaceo, qui è costituita da arenarie e argille gri-
nell’Atlantico
nei pressi di Viedma.
gio-verde, attestanti una deposizione di sedimen-
Passando oltre ci si ti in ambienti fluvio-lacustri, nonché la presenza
inoltra nella zona di piccoli denti di pesci e placche di tartarughe
di Campo Verdecchia
con il suo patrimonio
d’acqua dolce. se nel campo Verdecchia 80 mi-
di resti di dinosauri. lioni di anni fa si consumò la vicenda di un bran-
co di titanosauri, nella grande valle il mondo cre-

vIAggIO IN PATAgONIA ALLA SCOPERTA DEI DINOSAURI


Insieme al Gruppo Pangea. Una grande avventura nello spazio e nel
tempo, alla scoperta dei resti dei dinosauri che hanno calcato il suolo
patagonico. È l’opportunità offerta dal viaggio proposto dal Gruppo
Pangea*. I partecipanti visiteranno ambienti unici e saranno parte in-
tegrante di una campagna di ricerca per la ricostruzione del paleoam-
biente, muovendosi tra foreste pietrificate del Cenomaniano e resti
fossili dei dinosauri del Cretaceo medio che in Patagonia hanno la-
sciato le loro tracce a partire da 100 milioni di anni fa. Il “Grande nul-
la”, come spesso è definito il territorio patagonico, si è rivelato un
“Grande scrigno” della natura, colmo di tesori paleontologici, disper-
si su di un territorio in gran parte ancora da scoprire. Il turista appas-
sionato diventa parte integrante dell’esplorazione sistematica di que-
ste nuove aree paleontologiche attraverso la ricerca in superficie dei
reperti dinosauriani (ossa, uova, nidi) e del censimento di foreste fossi-
li con la loro restituzione cartografica anche in formato digitale.
Esperienza formativa sul campo. Chi partecipa al viaggio “In Patago-
nia alla scoperta dei dinosauri”, oltre a vivere un’esperienza unica,
rende questa avventura proficua a livello collettivo. Seguiti e formati

*NON TUTTI SANNO ChE...


Anacleto. Formazione geologica del Cretaceo superiore costituita da narono il pianeta per oltre 160 milioni di anni: comparsi nel Triassico
arenarie a matrice argillosa di origine continentale. In questa forma- (circa 230 milioni di anni fa) si estinsero alla fine del Cretaceo (65,5
zione geologica si concentrano molti livelli fossiliferi a ossa di dino- milioni di anni fa). Nel corso del Giurassico diedero origine agli uccel-
sauri. li, che già a partire dal successivo periodo Cretaceo cominciarono a
Arenarie rosse variegate. Roccia sedimentaria clastica terrigena, di radiare i dinosauri.
colore rosso a tonalità variabile, costituita principalmente da granuli Litologia. Scienza che studia la natura e la composizione delle rocce.
di quarzo più o meno arrotondati. Nell’area patagonica indagata dal Mammiferi. Classe del phylum Cordata-Vertebrata che individua ani-
Gruppo Pangea costituisce l’affioramento roccioso più comune, al cui mali che mantengono una temperatura corporea costante, presenta-
interno si rinvengono fossili di vertebrati del Cretaceo superiore. no cure parentali molto evolute e allattano i figli. A questa classe di ver-
Cretaceo (o Cretacico). Ultimo periodo dell’era Secondaria o Meso- tebrati appartiene anche l’uomo.
zoica. Si suddivide in Cretaceo inferiore e superiore. Quest’ultimo Mar della Tetide. Braccio di oceano disposto in senso est-ovest che, nei
corrisponde a un lasso di tempo che va da circa 100 a 66 milioni di periodi geologici compresi tra il Permiano e il Miocene, separava l’A-
anni fa. Nel Cretaceo superiore vissero i più grandi dinosauri mai frica settentrionale dall’Europa e dall’Asia. Dalla sua chiusura (circa
comparsi. 20-18 milioni di anni fa) per emersione dell’area medio-orientale si è
Dinosauri. Rettili molto diversificati vissuti nell’era Mesozoica. Domi- formato il Mediterraneo.

46
fossile con piante ben conservate si apre nel nosauri, tutte da scoprire e da censire. ossa e uo- FINE MISSIONE
campo Beto, all’interno di un suggestivo salitral* va di dinosauri, foreste pietrificate, mancano so- Foto di gruppo (2013)
dei ricercatori
patagonico, dove frammiste agli alberi pietrifica- lo le orme e le piste per completare la scoperta della Rete Pangea, con
ti troviamo ossa e frammenti di gusci d’uova di ti- del mondo di questi rettili che tanto ci affascina- l’ambasciatore Guido
tanosauri. inoltre, i primi sopralluoghi a terra e no. nessun problema, basta tornare verso Passo Latella, i paleontologi
argentini e i proprietari
con l’uso di droni sul campo Ponzi ci hanno sve- cordoba per toglierci anche questa curiosità… dei fondi su cui
lato una vasta superficie con ancora ossa di tita- Walter Landini Franco Finotti Claudio Rissicini si svolgono le ricerche.

vIAggIO IN PATAgONIA ALLA SCOPERTA DEI DINOSAURI


dagli esperti di Pangea, i partecipanti, distribuiti in squadre di ricerca
formate da un massimo di quattro unità, operano su particolari qua-
dranti dei giacimenti paleontologici di Beto e Ponzi, partecipano alla
fase esplorativa di ricerca dei reperti e documentano attraverso mate-
riali fotografici rinvenimenti e zone meticolosamente perlustrate. Ogni
membro della squadra ha in dotazione uno zaino con l’occorrente per
la ricerca e per il diario di bordo, e ogni gruppo si muove su un fuori-
strada dedicato che lo accompagna sul quadrante di territorio asse-
gnato. Ogni squadra è dotata dell’attrezzatura tecnica (macchina fo-
tografica e GPS) necessaria a svolgere i compiti assegnati. Le immagi-
ni prodotte e inviate alla sede centrale saranno utilizzate anche per
produrre immagini e copie 3D dei reperti.
Come partecipare. Il viaggio “In Patagonia alla scoperta dei dinosau-
ri”, promosso dal Gruppo Pangea con l’organizzazione tecnica
dell’Agenzia Viaggi ETLI - TN di Rovereto, prevede due turni di parteci-
pazione: dal 24 gennaio al 7 febbraio e dal 7 al 22 febbraio 2016.
Programma: www.etlitn.it Info: 0464.431507
www.museocivico.rovereto.tn.it/pangea_home.jsp

*NON TUTTI SANNO ChE...


Meseta. In lingua spagnola (mesa, ‘tavola’) indica un altopiano. Pangea. Termine adoperato per indicare il supercontinente forma-
Mesozoico. Nella classificazione cronologica della Terra quella tosi nel Carbonifero (era Paleozoica) ed esistito fino alla fine del
Mesozoica è la seconda era geologica. Ebbe iniziò circa 250 mi- Triassico (era Mesozoica) che praticamente comprendeva tutte le
lioni di anni fa e si concluse 65 milioni di anni fa con una grande terre emerse.
estinzione di massa degli organismi viventi, fra cui i dinosauri. Rio Negro. Fiume più importante dell’omonima provincia argenti-
Comprende tre periodi: Triassico, Giurassico e Cretacico. na. Lungo 635 km, nasce dalla confluenza dei fiumi Limay e Neu-
quén al confine con la provincia di Neuquén e scorre verso sud-est
Musei Pangea (Gruppo Pangea). Rete di musei scientifici che cer- gettandosi infine nell’Atlantico vicino alla spiaggia di El Cóndor,
ca di sviluppare una cooperazione “di sistema”, un programma circa 30 km a sud di Viedma.
con attività di ricerca e didattica, dove si mettono in comune le dif-
Salitral. Area depressa con la superficie incrostata di sale che nei
ferenti risorse umane, tecniche, finanziarie e il patrimonio di
periodi piovosi si trasforma in laghetto effimero.
scienza ed esperienza dei vari musei. Attualmente ne fanno parte
il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa e la Fondazione Sauropodi. Gruppo di dinosauri, esclusivamente erbivori, vissuti
Museo Civico di Rovereto. tra il Giurassico inferiore e il Cretaceo superiore. Nell’immaginario
popolare corrispondono a un dinosauro quadrupede dal collo lun-
Vedi: www.museocivico.rovereto.tn.it/pangea_home.jsp go, testa piccola e coda lunghissima.

47
LO SCIAMANO
DEL RIPARO
DALMERI
Le pietre dipinte ritrovate nel celebre riparo sotto roccia del Trentino
– fra cui quella con la rappresentazione di un individuo in una posa
di intensa profondità interiore – ci portano a riflettere
sulla dimensione dello sciamanismo nella storia dell’uomo
a partire dai tempi paleolitici

I
n TrenTino, a 1240 meTri di alTiTu- un’intensa serie di studi sulla vita artistico-re-
dine nella piana della marcèsina, è sta- ligiosa degli uomini vissuti nel Paleolitico su-
to scoperto un sito epigravettiano* sot- periore. il 75 per cento delle pietre è stato
to roccia, il riparo dalmeri (dal nome rinvenuto con il lato dipinto rivolto verso il
del suo scopritore), affascinante ac- basso.
campamento di cacciatori paleolitici le pietre dipinte del riparo dalmeri hanno il
della fine dei tempi glaciali (vedi: aV n. 90). grande vantaggio di essere oggetti di arte mobi-
Qui, durante gli scavi iniziati nel 1991, nell’a- liare provenienti da uno scavo stratigrafico.
rea rituale di fronte al riparo è stato rinvenuto dall’analisi archeozoologica si è dedotto che
un eccezionale corredo di 267 pietre dipinte presso questo riparo si radunavano stagional-
che non ha eguali nei siti preistorici europei. mente, tra l’estate e l’autunno, gruppi umani e-
le pitture in ocra rossa, a silhouette, a stesura pigravettiani dediti alla caccia di caprioli, cervi,
piatta del colore senza contorni realizzate su camosci, ma anche orsi, tassi e uccelli. la preda
pietra calcarea locale, sono a soggetto antro- più ambita era comunque lo stambecco, a cui
pomorfo, zoomorfo, fitomorfo, con segni appartiene circa il 90 per cento dei resti fauni-
schematici e impronte di mani: una varietà stici trovati. insieme, venivano praticate pesca e
stilistica e tipologica che ha dato impulso a raccolta di frutti selvatici.

TesTi e foTo Sergio Poggianella


scheda giamPaolo Dalmeri
foTo muSeo Delle Scienze Di TrenTo e FonDazione Sergio Poggianella

UNO SCIAMANO? Figura antropomorfa rappresentata su una delle pietre dipinte rinvenute nel Riparo Dalmeri, ritrovata
nello strato più antico (13.200 anni fa). Il personaggio sembra in posizione ieratica, con postura e atteggiamento
assimilabili a quelli di uno sciamano nell’esercizio delle sue capacità di accesso al mondo spirituale superiore e inferiore.
p. a fronte in basso Pietre dipinte con ocra 13.200 anni fa e coincide con la deposizione
VESTE SCIAMANICA delle citate 267 pietre dipinte con ocra* rossa; il
Costume sciamanico disposte con intenzione
in pelle di etnia secondo, datato duecento anni dopo (13.000

G
Sharnuud dalla regione li scavi hanno posto in luce due livelli da oggi), ha restituito dei focolari e la struttura
Hövsgöl (Mongolia, di frequentazione umana: il primo, più subcircolare di una capanna. Le nuove campa-
prima metà XX sec.).
Il costume ➝ antico (quindi più in basso negli strati), gne di scavo effettuate tra il 2006 e il 2009 nella
attraverso la datazione al C14 è fatto risalire a parte esterna al riparo hanno portato alla luce

qui a lato
PIANTE E ANIMALI
Altre due pietre dipinte
del Riparo Dalmeri: una
con rappresentazione
di una pianta e l’altra
con l’immagine di uno
stambecco, l’animale
più cacciato dai
cacciatori paleolitici che
frequentarono il sito.
Per tre quarti le pietre
dipinte sono state
ritrovare capovolte
e posizionate in modo
intenzionale: la pietra
con lo stambecco è
stata ritrovata con la
faccia rivolta al terreno,
quella fitomorfa
rivolta verso l’alto.

RITUALI DI CACCIA AL RIPARO DALMERI?


Nuove prospettive per l’arte preistorica. Il Riparo Dalmeri, sul margine set-
tentrionale della piana della Marcèsina, nel comune di Grigno (provincia di
Trento), è un sito di riferimento per comprendere abitudini, attività e modali-
tà di sfruttamento del territorio montano alla fine del Paleolitico superiore.
Negli ultimi anni di scavi, a seguito della scoperta di un rilevante numero di
pietre dipinte con ocra rossa (267) con raffigurazioni naturalistiche e sim-
boliche, si è aperta una nuova prospettiva di ricerca sull’arte e la spiritualità
epigravettiana. L’attività di ricerca è condotta dalla Sezione di Preistoria del
MUSE-Museo delle Scienze di Trento in accordo con la Soprintendenza per
i Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento, nell’ambito del Pro-
getto pluriennale MUSE-Museo delle Scienze di cui è responsabile e coordi-
natore lo scrivente e al quale collaborano: Stefano Neri, Rossella Duches,
Elisabetta Flor, Anna Cusinato, Klaus Kompatscher, Nandi Maria Hrozny
Kompatscher, Michele Bassetti.
Riti davanti al riparo. Il sito offre l’inusuale possibilità di studiare sia l’arte
che la ritualità espresse da un gruppo di cacciatori-raccoglitori della fine del
Paleolitico che circa 13 mila anni fa frequentarono la fascia prealpina. Le
pietre con ocra hanno svelato, dopo l’asporto di sedimento e della concre-
zione che le ricopriva, figure antropomorfe e di animali, schematiche e im-
pronte di mani, spesso rese con verismo. L’atto di dipingerle era fondamen-
tale e già di per sé avrebbe potuto costituire un gesto rituale. L’estensione
delle indagini verso l’area esterna al riparo sotto roccia ha permesso di in-
dividuare tre fosse, contenenti depositi intenzionali con una selezione di
abbondanti parti craniali e corna di stambecco, lisciatoi e pietre dipinte. I
resti faunistici associati sono in corso di studio da parte del Laboratorio di
Archeozoologia del Museo “L. Pigorini”, diretto da Antonio Tagliacozzo.
Giampaolo Dalmeri
conservatore Sezione preistorica del MUSE di Trento

RIPARO DALMERI. Ricostruzione dei segni della presenza umana alla


fine del Paleolitico: i fori di pali della capanna risalgono a 13.000 anni fa,
mentre le pietre dipinte, databili a 13.200 anni fa, indicherebbero
un prevalente utilizzo dell’area a scopi rituali.

50
SCIAMANO E SCIAMANESIMO: DI COSA SI PARLA?
Un tema oggetto di acceso dibattito. Le numerose scuole di studiosi complesso di credenze, rituali, miti e oggetti – quali le pietre e gli
di sciamanesimo (o sciamanismo), che ora includono anche il neo- altri reperti d’uso non utilitaristico scoperti nel Riparo Dalmeri –
sciamanesimo e la New Age, nei differenti contesti storici e geogra- che si sviluppano attorno alla figura dello sciamano.
fici attribuiscono allo sciamano ruoli e significati tra i più vari, sia SCIAMANESIMO OGGI. Cerimonia sciamanica
che, per raggiungere l’estasi o altre forme di coscienza alterata, in Burazia (Tunka Valley, Siberia).
venga fatto uso di sostanze psicomimetiche, sia che, sempre a se-
conda delle culture, vengano adottati rituali, quali l’uso prolungato
del battito del tamburo, la danza a oltranza e altre forme di induzio-
ne a stati di epilessia o catalessi.
Tra i mondi naturale e soprannaturale. Secondo le definizioni classi-
che, lo sciamano è un intermediario con il mondo degli spiriti. Lo
storico delle religioni Mircea Eliade (1907-1986) vede lo sciama-
no come un maestro dell’estasi e lo sciamanismo come una tecnica
dell’estasi. È uno sciamano (o una sciamana) chi è in grado di agi-
re come intermediario tra i membri del proprio gruppo sociale – o
altri, in certi casi – e i poteri soprannaturali. Il contatto con gli altri
mondi è ottenuto attraverso la trance o l’estasi, due parole che
esprimono lo stesso concetto. La trance segnala l’ingresso degli
spiriti guardiani. Lo sciamano, nel recuperare l’anima dell’amma-
lato, a volte si trasforma nel suo spirito guardiano. Può inoltre rico-
prire il ruolo di psicopompo, indovino e responsabile della buona
fortuna nella caccia, agendo in tal modo come signore sovranna-
turale degli animali. Lo sciamanesimo può essere definito come

tre fosse circolari contenenti depositi intenzio- ➝ trasforma


lo sciamano in un
nali di evidente natura rituale composti da parti essere soprannaturale.
di crani e corna di stambecco, lisciatoi e ancora Sulle spalle e il collo
pietre dipinte in ocra. sono attaccate ali
di uccello rapace,
Chi può aver selezionato, dipinto, gestito e la cui funzione
deposto le pietre dipinte e gli oggetti trovati nel- è accompagnare lo
le tre fosse? Le pietre dipinte del Riparo Dalmeri sciamano nel volo
estatico verso il
– al pari degli artefatti rituali dello sciamano in mondo degli spiriti
generale – fanno riferimento, oltre alla dimen- superiori. Sul dorso è
sione ordinaria del vissuto, a una concezione una serie di catene con
cosmogonica “magica” e/o “spirituale” del tem- campanelli che, grazie
al rumore prodotto
po e dello spazio, connesse con le pratiche ma- nella danza, tengono
giche individuali e forme di culto religioso co- lontani gli spiriti
munitario. Tali oggetti sono stati creati per esse- maligni del mondo
inferiore. In diverse
re utilizzati simbolicamente nell’assolvimento parti attaccati dei
di funzioni comunitarie e rituali, praticate da “serpenti”: trecce
speciali individui visionari in grado di stabilire di crine di cavallo
rivestite di stoffa
relazioni con il mondo invisibile degli spiriti. con rispettive code
Oltre alle evidenze archeologiche desunte (stoffe sfrangiate
dalle analisi pluridisciplinari sui reperti, sappia- a nastri nella parte
terminale), simbolo
mo che gli esseri umani del Paleolitico superio- di trasformazione.
re erano uomini moderni, Homo sapiens come Il costume sciamanico
noi, in possesso delle stesse nostre facoltà co- crea una separazione
tra il mondo profano
gnitive. I gesti, l’atto del dipingere e del disporre degli uomini
le pietre secondo logiche spaziali intenzionali e il mondo sacro
sono la dimostrazione di pratiche rituali messe degli spiriti, che
a loro volta rimangono
in atto da individui le cui caratteristiche potreb-
legati al costume fino
bero appunto corrispondere a quelle dello scia- a che questo non viene
mano storico. Lo sciamano, maestro della tecni- abbandonato
ca dell’estasi, raggiunto uno stato di coscienza per l’usura o in
seguito alla morte
alterata agisce in qualità d’intermediario tra gli dello sciamano.
esseri umani e gli spiriti del mondo superiore o (Fondazione
di quello inferiore. Poggianella)

51
* ➝ p. 53
a destra
VIAGGIO ESTATICO
Visioni e vari stadi alterata che, pur coinvolgendo tutti i sensi, si dif-
di trance dello sciamano ferenziano a seconda degli effetti causati dai
Tamburo sciamanico
in pelle dalla Mongolia mezzi di induzione e/o dallÕuso di allucinogeni.

E
(prima metà XX sec.). ntrando nel vivo delle ipotesi interpretati- ÇNel primo e pi• leggero stadio della trance appa-
È anch’esso un veicolo ve dibattute da oltre un secolo dagli stu- iono forme geometriche quali punti, zigzag, gri-
per il viaggio estatico.
Simboleggia la diosi che hanno cercato di dare una rispo- glie, insieme di linee o curve parallele e mean-
comunicazione fra i tre sta al perché dellÕarte parietale e mobiliare nel
mondi della cosmogonia Paleolitico superiore, ci limiteremo a qualche
sciamanica: inferiore,
abitato dagli spiriti accenno alle ricerche di Jean Clottes e David
malvagi; di mezzo, Lewis-Williams pubblicate nel volume Les cha-
abitato dagli uomini; manes de la préhistoire (2001). I due autori parto-
superiore, riservato
agli spiriti celesti.
no dal presupposto che lo sciamanismo Ð tuttÕog-
(Fondazione Poggianella) gi diffuso in diverse regioni della terra Ð, con le
relative pratiche e visioni del mondo, meglio ri-
p. a fronte in basso
SEGNI ANCESTRALI
sponda, rispetto ad altri approcci, a certe partico-
Un’opera della laritˆ dellÕarte parietale e mobiliare. Quindi, ipo-
produzione astratta di tizzando la produzione di figurazioni astratte e
Wassily Kandinsky, realistiche di segni e simboli da parte di individui
Improvisation 34 (1913),
significativa per i segni che nello svolgimento di funzioni rituali rivesto-
aniconici, che richiamano no il ruolo dello sciamano, Clottes e Lewis-Wil-
le forme schematiche liams, in seguito ad approfondite ricerche neu-
su alcune pietre
del Riparo Dalmeri. ropsicologiche in laboratorio, hanno ipotizzato
(Kazan, Museo del Tatar) tre stadi maggiori della trance o della coscienza

KANDINSKY E L’ARTE SCIAMANICA driÈ. Nel secondo stadio Çi soggetti si sforzano di


razionalizzare le percezioni geometriche che
Una mostra da ricordare. Oltre centocinquanta opere, tra cui gli oggetti scia-
vengono trasformate, secondo le loro illusioni,
manici della Fondazione Sergio Poggianella, sono esposte nella mostra dedi-
in oggetti caricati di un significato religioso o e-
cata a Wassily Kandinsky “Tudo Começa num Ponto”, ‘Tutto comincia in un
punto’, curata da Eugenia Petrova e Joseph Kiblitsky su iniziativa del Centro
mozionaleÈ. Nel terzo Çil soggetto si sente attrat-
Cultural Banco do Brazil e del Museo Russo di San Pietroburgo. Dopo varie to in un vortice, alla fine del quale vede una luce
tappe in Brasile, la rassegna è ora in Argentina al Centro Cultural Kirchner di luminosa. Sul bordo del vortice appare una gri-
Buenos Aires (fino al 10 dicembre). L’obiettivo è rintracciare i nessi della ricer- glia derivata dalle immagini geometriche del pri-
ca spirituale e artistica di Kandinsky con l’arte popolare russa e gli oggetti ri- mo stadio. Tra le maglie di questa griglia il sog-
tuali della cultura sciamanica: ambiti che hanno fortemente influenzato l’arte getto percepisce le prime vere allucinazioni di
astratta. persone, animali e altroÈ. Tutte le visioni sono
Contatto con lo sciamanismo. La mostra racconta il percorso artistico di Kan- vissute a occhi aperti.
dinsky. Una prima sezione è dedicata al rapporto con la cultura popolare e il
folklore russo e quel corpus di leggende e racconti che
alimentano l’immaginario dell’artista. Nella successi-
va, il tema è quello dell’influenza dell’universo spiri-
tuale e dell’estetica dello sciamanismo con cui Kandin-
sky – i cui avi erano originari della Siberia – entrò in
contatto nei suoi viaggi e frequentando amici etnogra-
fi. Questa seconda sezione è stata realizzata grazie
alla Fondazione Poggianella che ha prestato trentatré
oggetti rituali e contribuito con il saggio in catalogo
L’oggetto come atto di libertà. Kandinsky e l’arte scia-
manica dello stesso Sergio Poggianella. Un’ulteriore
sezione è dedicata alle esperienze del movimento Der
Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro): in questo caso è
stato fondamentale il contributo della Fondazione
Schönberg, grazie a cui è stata messa a fuoco la con-
nessione tra suono e colore, stimolata in Kandinsky dal
contatto con la musica dodecafonica del compositore
austriaco Arnold Schönberg (1874-1951).
Info: www.culturabancodobrasil.com.br
SCIAMANESIMO E KANDINSKY. Gli oggetti
sciamanici della Fondazione Poggianella a confronto
nella mostra “Kandinsky. Tutto comincia in un punto”.

52
Dagli “artisti” paleolitici prospettiva di ricerca più ampia e con un gran- un po’ di bibliografia: Dal-
meri G., Neri S., Bassetti M.,
all’astrattismo di Kandinsky de salto nel tempo e negli spazi dell’arte, pos-
Cusinato A., Kompatscher
siamo affermare che numerosi artisti contem- K. e Hrozny Kompascher N.

C
i soffermeremo ora, per la sua bellezza e poranei e in particolare il russo Wassily Kandin- M., Riparo Dalmeri: le pietre
pregnanza simbolica, sulla pietra del Ri- sky (1866-1944), l’inventore dell’arte astratta, dipinte dell’area rituale, in
«Preistoria Alpina» vol. 45
paro Dalmeri di dimensioni maggiori. hanno creato le loro opere con uno spirito e u- (2011), Museo delle Scienze,
Vi è rappresentata la figura di un antenato miti- na tensione ideale analoga a quella che ispirò Trento; Clottes J. e Lewis-
co o di uno sciamano, che ha acquisito grande gli artisti sciamani creatori delle pietre dipinte Williams D., Les chamanes de
prestigio sociale grazie ai servigi resi alla comu- del Riparo Dalmeri. Nel mettere in comunica- la préhistoire. Transe et magie
dans les grottes ornées suivi de
nità con pratiche di guarigione e rituali per il zione la realtà terrena con i mondi dello spiri- Après Les Chamanes polémi-
buon esito di una caccia. Il personaggio, seduto to, le figure, le forme astratte e i segni aniconici que et réponses, La maison de
a gambe divaricate, ha una postura ieratica, se- in ocra rossa impressi in queste pietre, al pari roches éditeur, 2001; Poggia-
gno di autorevolezza, e indossa un copricapo delle opere astratte create da Kandinsky, sono nella S., The Object as an Act
of Freedom. Kandinsky and
con una strana forma data dalla presenza di frutto dell’esigenza umana di sondare l’invisi- Shaman Art (L’oggetto come
due cerchi periferici; il cerchio posto sul lato si- bile mondo dell’anima. Dall’arte paleolitica atto di libertà. Kandinsky e
nistro del copricapo potrebbe simboleggiare un all’arte contemporanea: è questo il senso pro- l’Arte sciamanica), in Euge-
nia Petrova (edited by), Was-
sole, oppure il mondo superiore; il braccio de- fondo di tutta l’arte “astratta”, che in una pro- sily Kandinsky. Tudo começa
stro piegato a novanta gradi e rivolto verso il spettiva pluridisciplinare può aprire alla ricerca num Ponto. Everything starts
basso, il cui avambraccio sconfina in una de- scientifica insperati orizzonti. from a dot, State Russian Mu-
pressione della pietra, sembra affondare nel seum, St. Petersburg, Centro
Sergio Poggianella Cultural Banco do Brasil,
mondo ctonio* idealizzando un sacro legame antropologo membro dell’International Society Brasilia, Rio de Janeiro, São
tra l’umano terreno e il divino soprannaturale. for Academic Research on Shamanism Paulo, Belo Horizonte,
Se ora ci è concesso solo un breve inciso, in una presidente Fondazione Sergio Poggianella 11/11/2014 - 28/09/2015.

CONFRONTI FRA ARTI E CULTURE


Una fondazione per “dialoghi contemporanei”. Tremila opere d’ar- ca” (ora in mostra in Argentina a confronto con le opere di Kandin-
te della Fondazione Sergio Poggianella per promuovere l’intera- sky) prendono avvio nel 2000, quando Sergio Poggianella si reca
zione tra arte contemporanea e arte delle «altre» culture nella mo- a Jakutsk, capitale della Sacha-Jacuzia, per un convegno di studi
dalità object-specific: gli oggetti, anziché essere in competizione sciamanici, entrando così in contatto con gli sciamani siberiani e
per le qualità estetiche, interagiscono per le loro valenze simboli- acquisendo alcuni oggetti dei loro corredi rituali: costumi, tamburi
che. Le collezioni includono: arte contemporanea; arte sciamanica e altri “parafernalia”. Da allora, numerosi sono stati i viaggi in Si-
dell’Eurasia; arte popolare persiana; tappeti figurati orientali; feltri beria, Russia, Cina, Mongolia, Corea, Alaska e in molti paesi
dell’Asia Centrale; una yurta turkmena; oggetti cerimoniali dell’A- dell’Asia Centrale durante i quali Poggianella incrementa la colle-
frica; maschere kukeri della Bulgaria e un archivio di circa trenta- zione. Obiettivo: trasformare gli oggetti reperiti in fonte d’ispira-
mila documenti dell’intellettuale Carlo Belli (1903-1991). Le colle- zione per gli artisti di oggi.
zioni della cosiddetta “arte etnica” e in particolare “arte sciamani- Info: www.fondazionesergiopoggianella.org

*NON TUTTI SANNO ChE...


Epigravettiano. Cultura del Paleolitico superiore che
interessa la fascia mediterranea dell’Europa: Spagna
meridionale, parte della Francia meridionale, Italia,
Penisola Balcanica e Grecia. Si colloca tra 20 mila e
10 mila anni da oggi.
Mondo ctonio. Nella mitologia classica è la sfera sot-
terranea, rappresentata da Ade per i greci e da Dite
per i latini. In generale riguarda le divinità collegate
con i culti sotterranei che, nel caso degli sciamani,
coincidono con gli spiriti maligni, contro i quali viene
ingaggiata una lotta per il recupero dell’anima
dell’ammalato di cui essi si impossessano.
Ocra. Minerale terroso usato come sostanza colo-
rante. A seconda del costituente può essere rossa o
gialla. L’ocra rossa (costituita da sesquiossido di fer-
ro e corrispondente a una varietà terrosa dell’emati-
te) fu molto usata in età preistorica per dipingere pa-
reti rocciose o pietre, come nel caso del Riparo Dal-
meri.

53
IL “BEL SAN GIOVANNI”
OBIETTIVO SU... COME LO VIDE DANTE ALIGHIERI
Sette lastre marmoree conservate nel Senese presso una
chiesa dell’antico borgo di Sarteano proverrebbero dal fonte
battesimale del celebre San Giovanni di Firenze com’era
ancora al tempo di Dante che con nostalgia lo citò
nella sua Commedia: la ricostruzione del loro trasferimento
ci propone uno scorcio interessante di storia medievale
Testi e foto Nicoletta Matteuzzi Disegno ricostruttivo Massimo Tosi

I
nelle due pagine n un vano adiacente alla tre- no tarsie a onde e archetti (la- Confronti con le lastre con-
LASTRE DI SARTEANO centesca chiesa di San Fran- stre 5-7). I frammenti con gli servate a Firenze. Gli elemen-
Le sette frammentarie
lastre di marmo cesco a Sarteano*, in pro- stessi motivi intarsiati – e lo ti appena citati ricorrono spes-
(plutei) conservate vincia di Siena, sono conserva- stesso tipo di rosone centrale – so nella produzione fiorentina
a Sarteano (Si) te sette lastre marmoree fram- sono parti di due plutei* dop- a intarsio della seconda metà
presso la chiesa
di San Francesco, mentarie di notevole interesse. pi, spartiti da una cornice li- del XII secolo, ad esempio nel
databili al XII secolo. Sono decorate con campi a tar- scia, presente anche sulle due recinto presbiteriale* della ba-
In base a comparazioni sie geometriche bianche e ver- lastre che ora risultano non ap- silica romanica di San Miniato
stilistiche e dei
marmi impiegati, de scuro, racchiusi da una cor- paiate, ma che in origine dove- al Monte. I frammenti di Sarte-
proverrebbero nice esterna con motivo a gigli vano avere un proprio pendant. ano si confrontano però, in

L1 L2
dall’antico fonte incorniciati da una sorta di te-
battesimale del
battistero fiorentino naglia alternati a un petalo bi-
di San Giovanni. partito, e arricchite al centro da
L’antico fonte una doppia cornice circolare o
medievale fu demolito
nel 1577 in occasione ottagonale a fiori di loto e pal-
della cerimonia mette, a racchiudere un diverso
del battesimo motivo a tarsia e un rosone
del figlio del granduca
di Toscana Francesco I. scolpito. Una formella è deco-
rata con tarsie a linee spezzate
concentriche (lastra 1), un’altra
a piccoli triangoli e foglie (la-
stra 2); due frammenti mostra-
no lo stesso decoro a losanghe e
triangoli (lastre 3-4) e tre han-
54 L5
particolare, con alcune delle la- rono trasferite in San France-
stre intarsiate conservate nel sco a Sarteano negli anni
Museo dell’Opera del Duomo Cinquanta del secolo scorso
di Firenze, provenienti dal di- da due appassionati e studio-
strutto fonte del battistero di si locali, Domenico Bandini
San Giovanni (fu abbattuto nel e Carlo Bologni, prelevando-
1577 da Bernardo Buontalen- le da un’altra chiesa di Sarte-
ti* per lasciare spazio all’appa- ano ormai non più in uso,
rato effimero da lui ideato per l’antica pieve di Santa Vitto-
il battesimo di Filippo de’ Me- ria. Una tradizione locale
dici, erede del granduca France- vuole che i sette frammenti
sco I): corrispondono perfetta- provenissero da un pulpito
mente i motivi e le forme delle della pieve, ma non esistono
cornici plastiche, così come lo elementi a sostegno di questa
stile della decorazione a intar- tesi e la stessa forma orizzon-
sio. In particolare, la decorazio- tale delle lastre non corri-
ne della formella sarteanese sponde all’andamento verti- delle continue lotte tra Siena qui sopra
con tarsie a triangoli e foglie in- cale di quelle che venivano e Firenze, che non offrivano DAL SAN GIOVANNI
Una delle lastre
scritte entro una doppia corni- impiegate nei pulpiti intarsia- le condizioni per l’esporta- intarsiate conservate
ce ottagonale (lastra 2) ricorre ti, come si può notare in quel- zione di modelli decorativi al Museo dell’Opera
identica in uno dei pezzi fio- lo citato di San Miniato al caratteristici dell’arte fiorenti- del Duomo di Firenze,
provenienti dall’antico
rentini. Notevole soprattutto è Monte (databile a prima del na nelle terre della città avver- fonte (XII sec.)
la concordanza delle misure. 1176). Del resto, storicamen- saria. Siena fu conquistata da del battistero di San
te, il territorio senese risulta Cosimo I de’ Medici solo nel Giovanni. Sono evidenti
i paralleli stilistici
Lotte secolari fra Siena e Fi- privo di questo tipo di manu- 1555 e Sarteano cadde l’anno con i frammenti
renze. Le lastre intarsiate fu- fatti artistici, anche a causa successivo. ➝ a p. 57 conservati a Sarteano.

L3 L4

L7
L6
55
PER UNA RICOSTRUZIONE DEL FONTE
Quel prezioso disegno del Buontalenti. Lo te vero e proprio, che non è riportato ma che aver costituito una particolare tipologia di
stesso Bernardo Buontalenti, che nel 1577 doveva essere quadrato, e quella quadran- pluteo intarsiato, quella quadripartita, diffu-
nella Firenze medicea disfece il fonte battesi- golare del coro dei preti; le due rampe di sca- sa a Firenze e in Toscana nella seconda metà
male del San Giovanni, ha lasciato testimo- le ai lati dell’altare rappresentano invece gli del XII secolo. La ritroviamo nella recinzione
nianza dell’arredo interno del medesimo apparati effimeri ideati per la cerimonia del presbiteriale della basilica fiorentina di San
battistero in un disegno ora conservato al battesimo di Filippo de’ Medici. Grazie ai Miniato al Monte e in quelle, ora smembrate,
Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi. Vi si ritrovamenti archeologici del secolo scorso delle cattedrali di Pistoia e Volterra, tutte rife-
vede la recinzione ottagonale intorno al fon- e ad alcune testimonianze storiche (in parti- ribili alla fine del terzo quarto del secolo e
colare quella del gesuita Giuseppe Richa derivate dall’arredo realizzato da Maestro
del 1757, che si rifà a una fonte preceden- Guglielmo* per il duomo di Pisa tra 1158 e
te) possiamo ricavare alcune misure del fon- 1161. La forma delle lastre doppie del Mu-
te e dell’ottagono: il primo doveva avere lati seo dell’Opera di Firenze e di quelle di Sarte-
di 5 braccia (3 metri circa), il secondo lati ano somiglia alle componenti dei plutei di
lunghi 6 braccia e alti 2,5 braccia (3,5 e San Miniato, che sono composti da due cop-
1,45 metri circa). pie di lastre accostate in verticale. Su questo
Una particolare tipologia toscana di pluteo esempio i plutei per il battistero di San Gio-
intarsiato. Nel 1921 Giuseppe Castellucci* vanni avrebbero potuto avere una larghezza
realizzò una prima ricostruzione del fonte e di circa 116 centimetri e altezze variabili ed
del suo recinto, poi rimossa, usando le lastre essere impiegati per il recinto ottagonale: sui
intarsiate da poco rinvenute. Successiva- lati continui avrebbero trovato spazio suffi-
mente la storica dell’arte Annarosa Garzelli ciente tre plutei, mentre gli altri lati potevano
ha proposto altre ipotesi d’impiego dei resti avere due specchiature ai lati di un varco di
del fonte e della recinzione. Non è stata però circa un metro e venti. La diversa altezza dei
presa finora in considerazione la possibilità plutei potrebbe indicarne la pertinenza a
che i frammenti marmorei del tipo di quelli punti diversi della recinzione, non esclusa la
conservati a Sarteano potessero in origine zona del coro dei preti.
DOCUMENTO UNICO. Disegno del battistero di San Giovanni a Firenze con i particolari della recinzione ottagonale del fonte
battesimale e la recinzione quadrangolare del coro dei preti, ambedue smantellate nel 1577 per creare gli apparati effimeri
(le due rampe di scale tracciate a matita ai lati dell’altare) per il battesimo del figlio del granduca. Il disegno, conservato
al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (n. 2483 Av.) è dello stesso Bernardo Buontalenti che eseguì i lavori.

*NON TUTTI SANNO ChE...


Buontalenti Bernardo. (Firenze 1531-1608) Poliedrico manierista fiorentino, lavo-
rò presso la corte granducale medicea di Cosimo I, Francesco I e Ferdinando I come
architetto, scultore, pittore, ingegnere militare e scenografo, collaborando anche
con Giorgio Vasari.
Castellucci Giuseppe. (Arezzo 1863-Firenze1939) Architetto e restauratore attivo
in numerose città toscane; inoltre Conservatore dei Monumenti Nazionali e dal
1901 direttore dell’Opera del Duomo di Firenze. A partire dai primi anni del Nove-
cento promosse progetti per la “riqualificazione” del tessuto urbano fiorentino.
Maestro Guglielmo. Scultore attivo nei decenni centrali del XII secolo. Per il duomo
di Pisa realizzò la parte superiore della facciata e l’arredo presbiteriale composto
da un recinto a lastre di marmo intarsiato e un pulpito, datato 1158-1161. Le sue ope-
re ebbero molta influenza sulla scultura toscana della seconda metà del XII secolo.
Pluteo. Lastra marmorea impiegata come componente di una recinzione presbite-
riale o di un pulpito o di altro arredo liturgico. Può prevedere decorazioni a rilievo o
a tarsia.
Presbiterio. La zona più sacra della chiesa, presso l’altare maggiore, destinata al
clero e solitamente separata dal resto dell’edificio destinato alla popolazione. Nelle
chiese romaniche è spesso rialzato, anche per la presenza di una cripta sottostante.
Sarteano. Comune in provincia di Siena, situato ai confini della Val d’Orcia con la
Val di Chiana. Il castello e le mura antiche testimoniano il suo passato medievale,
quando il centro era compreso nella diocesi di Chiusi e sottoposto all’influenza poli-
tica di Siena e, con minor frequenza, di Perugia e Orvieto. Nel 1556 fu conquistato
da Firenze, dopo la sconfitta di Siena l’anno precedente. PLUTEI INTARSIATI. Recinzione presbiteriale
e pulpito nella chiesa di San Miniato al Monte
Ticciati Girolamo. (1676-1744) Scultore e architetto, allievo del fiorentino Giovan a Firenze, databile al XII secolo. Le splendide lastre
Battista Foggini. Attivo in particolare a Firenze e a Vienna, dove lavorò rispettiva- decorate a intarsio, tipiche dell’area fiorentina
mente per la corte granducale a per quella imperiale. e toscana dell’epoca, richiamano
lo stile dei frammenti sarteanesi.

56
Una ricca famiglia di Sartea- ze furono ritrovati all’inizio del altre precedenti e successive) COME LO VIDE DANTE
no... Dunque, come arrivarono Novecento durante le campa- furono rinvenute, tra l’altro, an- Proposta ricostruttiva
del battistero fiorentino
le formelle a Sarteano? A diffe- gne di scavo all’interno dello che le fondazioni del fonte bat- di San Giovanni, come
renza delle altre, la formella a li- stesso San Giovanni, dov’erano tesimale e del recinto ottagona- doveva apparire con
nee spezzate (lastra n.1) era stati usati nel Settecento come le, tombe di epoca per lo più la recinzione ottagonale
del fonte battesimale
murata capovolta nel pavimento materiali di reimpiego e riem- longobarda e pavimenti a mo- e il retrostante recinto
della chiesa di San Francesco, pimento nella copertura della saico, nonché resti di edifici di quadrangolare
davanti alla cappella del SS. Sa- volta e in altre zone del battiste- epoca romana. del coro dei preti.
La ricostruzione
cramento (già dell’Annunziata): ro, al pari dei pezzi dell’altare dell’architetto Massimo
sul verso un’iscrizione ricorda la romanico smontato nel 1732 Nicoletta Matteuzzi Tosi tiene conto delle
fondazione del sacello e del se- da Girolamo Ticciati*. Durante direttore del Sistema Museale del lastre intarsiate
conservate al Museo
polcreto nel 1612 per volere dei le citate campagne di scavo (e Chianti e Valdarno fiorentino
dell’Opera del Duomo
fratelli sarteanesi Eustachio e di Firenze e dei
Brandimarte Fanelli. Tra la fine frammenti marmorei
conservati a Sarteano.
del XVI e l’inizio del XVII secolo
Eustachio e Brandimarte, come
già il fratello Orlando, occupa-
vano posizioni di comando nel-
la milizia fiorentina, tanto che il
granduca Ferdinando I nel 1591
aveva concesso a Eustachio lo
stesso castello di Sarteano. La di-
sponibilità di frammenti prove-
nienti dal fonte del battistero di
Firenze potrebbe aver rappre-
sentato per i Fanelli la possibili-
tà di rimarcare materialmente il
legame coi Medici oppure, più
prosaicamente, l’occasione di
procurarsi marmi di ottima qua-
lità da impiegare magari nell’eri-
genda cappella in San France-
sco. Risulta perciò plausibile che
le lastre intarsiate abbiano preso
la via di Sarteano a cavallo tra
Cinque e Seicento, forse per ini-
ziativa di Eustachio Fanelli.

Scavi novecenteschi nel batti-


stero di San Giovanni. Dopo il
citato smembramento del 1577
operato dal Buontalenti, i pezzi
dell’antico fonte battesimale del
San Giovanni a Firenze furono
spostati, secondo una testimo-
nianza dell’epoca, presso le mu-
ra della città e chi voleva poteva
prenderne dei frammenti. Vale
la pena ricordare che si tratta del
fonte del «bel San Giovanni»
(Inferno XIX, 17) dove nel 1266,
durante la cerimonia collettiva
del sabato santo venne battezza-
to Dante Alighieri: «e sul fonte /
del mio battesmo prenderò ’l
cappello» (Paradiso XXV, 8-9). I
pezzi ora conservati al Museo
dell’Opera del Duomo di Firen-
57
VIGNE PALMENTI E VINO
A PROPOSITO DI... IL MEDITERRANEO RACCONTA…
La bevanda mediterranea per eccellenza è oggetto di attente
ricerche da parte degli studiosi che cercano di ricostruirne
la storia dispersa in una lunga serie di secoli e in una
grande quantità di varianti e tradizioni locali: ecco il caso
delle indagini in corso nella Sardegna centrale sull’isola
d’Ischia e nei territori dell’Etruria antica

L
Testi Andrea Ciacci a coltivazione della vite ne*, si sono sviluppate in que- fioramenti rocciosi e i massi er-
Cinzia Loi in Sardegna affonda le sti ultimi anni, soprattutto per ratici che caratterizzano i luo-
Foto Eligio Mariano Testa radici nell’età del Bron- quanto riguarda le metodolo- ghi hanno costituito la materia
Simone Vero Cinzia Loi zo, nella bella età dei nuraghi, gie produttive. prima con cui l’uomo, fin dalla
Fabio Mirulla e si sviluppa nei secoli succes- preistoria, ha realizzato monu-
Giuseppe Mattera sivi attraverso l’incontro con Rilevate oltre duecento va- menti di varia natura. Qui, im-
altre civiltà, prime fra tutte la sche rupestri. I primi risultati merse nella fitta macchia medi-
fenicio-punica e quella roma- delle indagini evidenziano una terranea di roverelle, cisti e odo-
na. Ne sono una tangibile te- notevole quantità degli im- rosi lentischi, accanto al gran-
in basso nelle due pagine
PER LA PIGIATURA stimonianza i vinaccioli* di vi- pianti vinicoli, i palmenti*, e la dioso fenomeno delle tombe
Due esempi di palmenti tis vinifera* rinvenuti nei livel- loro complessità strutturale, ipogee a domus de janas* di età
rupestri ad Ardauli li base di una delle torri che principalmente nelle aree inter- prenuragica e delle successive
(Or), nelle località
rispettivamente Perda
costituiscono il complesso nu- ne della parte centro-orientale maestose costruzioni nuragi-
’e Caddu e Arzola ragico Duos Nuraghes* (XV- dell’isola, tra le regioni storiche che, si sono rilevate finora oltre
’e Francu, caratterizzati XIV sec. a.C.) a Borore (Nu), del Guilcer e del Barigadu. In duecento vasche intagliate nel-
dalla presenza
di ortostati e filari
nel cuore dell’isola. Le ricerche questo territorio sta emergendo la roccia, riunite in gruppi di
di pietre che delimitano di archeologia della vite e del un quadro archeologico molto due o tre a formare veri e propri
la vasca di pigiatura. vino in Sardegna, benché ri- meno omogeneo di quanto si impianti produttivi. Dalla ricer-
Il disegno di Enzo mangano aperti numerosi in- pensasse, dove si rintracciano ca etnografica si evince che la
Marciante ne illustra
il probabile sistema terrogativi legati alle origini e radici culturali diverse e tradi- funzione primaria di questo si-
arcaico di utilizzo. alle modalità di domesticazio- zioni di vita ben distinte. Gli af- stema di vasche era connessa al-

58
la spremitura dell’uva e alla rac- gno e frasche). Talvolta, in rela- pianti sardi per la vinificazione nel riquadro sotto
colta del mosto, attività confer- zione a queste strutture si trova- sono stati spesso interpretati, CASE DELLE FATE
Nel territorio
mata anche dalla loro denomi- no dei massi rocciosi con delle almeno a livello popolare, co- di Ardauli (Or)
nazione in lingua sarda: lacos de coppelle* di varie dimensioni, me “aree sacre” o “rituali”. ingresso alle tombe
catzigare, che significa ‘vasche la cui funzione rimane però Complesso appare oggi fornire della piccola necropoli
a domus de janas
per la pigiatura’. Le canalizza- molto incerta. una datazione certa riguardo di Crabiosu,
zioni e le tracce d’incasso per Un altro importante aspetto all’utilizzo dei palmenti identi- attribuibile alla
palificazioni individuate intor- che accomuna i lacos de catziga- ficati, i quali hanno subito di- cultura di Ozieri
(Neolitico Recente).
no ad alcuni di questi impianti re riguarda la posizione: molte verse fasi di sfruttamento, forse
rupestri con ogni probabilità vasche si aprono sul ciglio dei già a partire dal tardo Bronzo
servivano, rispettivamente, per dirupi che fiancheggiano le Medio (XV-XIV sec. a.C.), al più
raccogliere le acque piovane e profonde gole tipiche dei pae- tardi dal II sec. a.C., e prosegui-
per sostenere le strutture di ri- saggi del Guilcer e del Barigadu. te poi attraverso il Medioevo fi-
paro in materiale deperibile (le- È la ragione per cui questi im- no a tempi recenti.

GUILCER-BARIGADU: NURAGHI E NON SOLO


Prenuragici e nuragici. I territori del Guilcer e del Barigadu, nella sugli antichi palmenti, conserva numerose testimonianze archeo-
Sardegna centro-occidentale, dove si sono concentrate le ricerche logiche databili dal Neolitico Recente, caratterizzato nell’isola
dal diffondersi della cultura di Ozieri* (IV millennio a.C.), sino
all’età tardoromana e medievale. La regione storica del Guilcer
comprende un altopiano basaltico e la sottostante pianura occu-
pata oggi dal bacino artificiale del lago Omodeo, mentre la re-
gione storica del Barigadu è caratterizzata da un paesaggio di
media e alta collina con rocce vulcaniche di natura trachitica. Le
grotticelle funerarie a domus de janas costituiscono senz’altro l’e-
lemento peculiare dei beni archeologici del Barigadu: si distingue
la tomba dipinta di Mandras nel territorio di Ardauli (vedi: AV n.
153), caratterizzata da motivi architettonico-decorativi resi sim-
bolicamente tramite pittura rossa (forse ocra). Tra i tesori archeo-
logici del Guilcer spiccano, invece, i monumenti di epoca nuragi-
ca: ricordiamo il nuraghe Losa di Abbasanta e il complesso di
Santa Cristina di Paulilatino. Le indagini hanno rilevato come in
epoca prenuragica la scelta dei siti sia stata condizionata soprat-
tutto da esigenze di sussistenza, mentre in epoca nuragica, dalla
media età del Bronzo fino alla prima età del Ferro, tale scelta
sarebbe derivata da motivazioni di carattere strategico. C.L.

59
* ➝ p. 62
Viticultura: prime testimo- di vinaccioli carbonizzati riferi-
nianze sull’isola. In Sardegna bili a una fase avanzata della do-
le più antiche testimonianze mesticazione della vite a livello
della coltivazione della vite ri- mediterraneo. Altre attestazioni
salgono al tardo Bronzo Medio riferibili al Bronzo Recente-Fina-
(XV sec. a.C.) e sono costituite le (XIII-XII sec. a.C.) e all’età del
dal rinvenimento, nel citato nu- Ferro (IX sec. a.C.) provengono
raghe Duos Nuraghes di Borore, dagli scavi di alcuni abitati (Sa

SARDEGNA CENTRALE
Indagini sul campo
in località Manenzia
di Ardauli (Or)
nell’ambito
del VII meeting
“Archeosperimentare
in Sardegna”
dedicato alle antiche
metodologie
di produzione del vino.

qui a lato
PALMENTO RUPESTRE
Componenti strutturali
di un palmento
scavato nella roccia,
ricostruite in base
alle ricerche effettuate
nella Sardegna centrale
nelle regioni storiche
del Guilcer-Barigadu.
(Dis. Enzo Marciante)

BREVE STORIA DELLA VITE


La vite segue l’uomo… Anche sotto il profilo linguistico si mantiene dezzai”: questi orti spontanei diventarono sedi di germinazione di
l’associazione tra vite e luogo abitato, se è vero l’apparentamento molti semi, compresi quelli della vite e di molte altre piante da frutto.
tra il sardo sporra, spurra, ispolu, isporula, nel significato di “vite Ma dove e quando è nata la vitivinicoltura? La corrente di studi
selvatica”, con l’etrusco spura, ‘città’. “diffusionista” sostiene che la vitivinicoltura sia nata nel Vicino
Boschi, immondezzai e viti. La vite è una pianta infestante e nasce Oriente attorno alla metà del VI millennio a.C. Altri pensano a un
spontanea nei boschi abbarbicata agli alberi: è qui che sono nate adattamento delle comunità all’ecosistema, suggerendo il concetto
le prime forme di domesticazione per utilizzarne i frutti a scopo di “domesticazione multipla diffusa” e una nascita dell’agricoltura
alimentare. La viticoltura nasce nel Neolitico. Ma anche nel Paleoli- (e della vitivinicoltura) irregolare e “a grappolo”, sia nello spazio
tico i nomadi cacciatori nei pressi degli accampamenti temporanei che nel tempo.
accumulavano le proprie deiezioni, oltre a quelle animali, rifiuti e E in Etruria? La raccolta dei frutti della vite risale al Neolitico. Nel
scarti di cibo, favorendo il germogliare di varie piante tra cui la corso del Bronzo Finale (1200-1000 a.C. circa) la raccolta dell’uva
vite. È nata così nel mondo anglosassone la “teoria degli immon- avviene su piante sistematicamente domesticate, anche se non ne-

LAMBRUSCAIA RESIDUALE. Nell’ambiente della Maremma PROGETTO “SENARUM VINEA”. Il team impegnato nella ricerca
presso Ghiaccio Forte (Scansano - Gr): panoramica di un bosco sul campo: da sx Myriam Giannace (archeologa), Valerio Zorzi
di viti selvatiche abbarbicate ad alberi tutori. (agronomo), Rita Vignani (biologa), Andrea Ciacci (archeologo).

60
Osa - Cabras, Adoni - Villanova- tre, presenti anche nei territori novaforru, Monte Zara - Mona- a sinistra
tulo, Genna Maria - Villanova- tirrenici di ambito etrusco (IX- stir) sia in contesti relativi alle SISTEMA COMPLESSO
Due esempi di palmenti
forru). Testimonianza indiretta VII sec. a.C.). Per quanto con- successive età punica (Truncu ’e rupestri a Ruinas
del consumo di vino nella Sarde- cerne il processo di vinificazio- Molas - Terralba) e romana (Ar- (Or), nella località
gna protostorica sono, invece, le ne, strutture connesse con que- rubiu - Orroli, S’Imbalconadu - di San Teodoro.
Entrambi gli impianti,
brocche askoidi*, tipica produ- sta attività sono state individua- Olbia). Altri impianti riferibili a scavati in profondità
zione vascolare sarda perdurata te sia in alcuni insediamenti quest’epoca sono segnalati nel- nella roccia trachitica,
fino alla prima età del Ferro e ol- nuragici (Genna Maria - Villa- la Sardegna nord-occidentale. mostrano la vasca
di pigiatura di forma
triangolare e quella
di raccolta circolare
con fondo concavo.

qui a lato
PRESSATURA
Ricostruzione
del sistema arcaico
di spremitura delle uve
per la produzione
del mosto in un
palmento rupestre.
(Dis. Enzo Marciante)

BREVE STORIA DELLA VITE


cessariamente finalizzate alla vinificazione. L’introduzione dei pen- La viticoltura a filari entro scassi paralleli nell’agricoltura etrusca inizia
nati dal mondo greco alla fine del II millennio a.C. porta alla specia- forse nella seconda metà del IV sec. a.C. e accompagna la conquista
lizzazione delle tecniche viticole. In quelli con il tagliente sul dorso e romana delle campagne insieme al diffondersi della stessa pratica nel-
l’immanicatura lunga per l’innesto di una lunga asta in legno si può la Grecia continentale e nell’ambiente coloniale occidentale. La “lam-
riconoscere lo strumento per la cura delle “lambruscaie”, cioè di viti bruscaia” persiste in alcune aree d’influenza culturale etrusca e ancora
selvatiche associate ad alberi e cresciute nei boschi. oggi è presente nella Maremma grossetana e laziale. A.C.
Fase della “lambruscaia”. Fine II millennio a.C. - prima età del Ferro. FASE DELLA “LAMBRUSCAIA”. Ricostruzione della “fase della
La forma di coltivazione sfrutta la naturale associazione della vite lambruscaia” della coltivazione della vite, con scena di potatura
silvestre con gli alberi. Le lambruscaie producono poco vino di scar- tramite pennato a immanicatura lunga. (Dis. Andrea Sgherri)
sa qualità, che è affiancato o sostituito da altre bevande.
FASE “NUMANA”. Ricostruzione dell’arbustum etrusco
Fase “numana”. Seconda metà VIII - ultimo quarto del VII sec. a.C. (vite domestica maritata a tutore vivo),
Le viti selvatiche sono coltivate nella forma delle lambruscaie. Il re propria della “fase numana”. (Dis. Andrea Sgherri)
Numa Pompilio introduce la selezione delle piante più produttive e
incentiva l’innesto con talee di provenienza greca, frutto della circo-
lazione varietale e dei processi coloniali dalla prima metà dell’VIII
sec. a.C. Il vino è un prodotto di pregio, se ne vieta l’uso nelle ceri-
monie funebri, ma il suo consumo si afferma per scopi cultuali, pur-
ché prodotto da viti potate. Vengono introdotte nuove ceramiche
adatte alla mescita e al consumo. Risale forse a questa fase il termine
etrusco vinum.
Fase del “paesaggio organizzato”. Ultimo quarto del VII - seconda
metà del IV sec. a.C. Le città dell’Etruria meridionale avviano la
produzione e la trasformazione del vino e dell’olio, documentata
dalla fabbricazione di anfore da trasporto a Cerveteri e Vulci e dai
commerci verso la Francia e nel golfo del Leone. Una richiesta diffe-
renziata sul piano qualitativo comporta nel Mediterraneo occidenta-
le una massiccia circolazione varietale di talee, con la messa a col-
tura di vitigni specializzati e di varia provenienza.
Fase della romanizzazione. Dalla seconda metà del IV sec. a.C. in poi.

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* ➝ p. 62
ANTICO PALMENTO Un processo di vinificazio- ni) era diffusissimo, partico- maglie larghe e poi schiacciate
Nel bosco della Falanga, ne che si perde nei secoli. larmente lungo i corsi d’acqua con i piedi all’interno della va-
a Forio d’Ischia:
un complesso L’area indagata del Guilcer- e i confini di proprietà. L’uti- sca di pigiatura. Terminata
palmento a tre vasche Barigadu è caratterizzata da un lizzo dei lacos de catzigare è questa operazione i sacchi su-
in mezzo alla fitta paesaggio collinare in cui pro- proseguito, invece, anche nella bivano un’ulteriore pressione
vegetazione di castagni,
sul pianoro a circa spera il vigneto ad alberello. seconda metà del secolo scor- mediante la cosiddetta perda ’e
600 metri di quota Fino agli anni ’50 del Nove- so. Le uve, raccolte in cesti du- irbinare (‘pietra per svinare’),
che accoglie un cento anche l’allevamento di rante la vendemmia, venivano un masso di pietra di forma
villaggio rupestre
di epoca storica viti su sostegni vivi (quali sistemate man mano all’inter- grossomodo circolare dalla
abbandonato. querce, bagolari, lecci, frassi- no di sacchi di lino tessuti a base appiattita.

TESTIMONIANZE A ISCHIA
Alle falde del monte Epomeo. Accompagnati da Giuseppe, amico e
gestore dell’albergo che accoglie i nostri soggiorni a Casamicciola,
sull’isola d’Ischia, Maria Pia e io abbiamo ripercorso il tragitto che
Paul Buchner (1886-1978), zoologo tedesco e padre dell’archeolo-
go Giorgio, compì alla fine degli anni Trenta del secolo scorso nel
villaggio rupestre, ora abbandonato, che si trova all’interno del bo-
sco della Falanga, sulle falde dell’Epomeo. Le strutture di questo abi-
tato, d’incerta cronologia, emergono tra la vegetazione in uno sce-
nario di rara bellezza e in un ambiente ben conservato. Qui la pietra
vulcanica è stata modellata per ricavarvi tutto quanto poteva essere
utile alla vita della comunità: abitazioni, terrazzamenti, vasche per
la raccolta dell’acqua, le fosse della neve (adoperate dai nevaiuoli
fino agli anni Cinquanta per raccogliervi grandine e neve da utilizza-
re durante l’estate) e i palmenti, le vasche di pigiatura dell’uva e rac-
colta del mosto, che non necessariamente veniva lasciato fermentare
in loco, soprattutto se la pigiatura era condivisa tra i membri della
comunità. Impianti diffusi nel Mediterraneo. Gli archeologi ripongono adesso
Ricerca sui palmenti ischitani. Ai margini del villaggio abbando- maggiore attenzione verso i palmenti, poco indagati nel loro insieme
nato della Falanga emergono alcune rade piante di vite, forse nonostante l’ampia diffusione nell’intero bacino del Mediterraneo, dal-
brandelli di vigneti coltivati a terrazzo ancora nel XVIII secolo, che la Penisola Iberica e dall’Ardèche (Francia) alla Mauritania, a Israele,
sarebbe interessante confrontare sotto il profilo genetico con le a Cipro, alla Bulgaria. In Italia gli antichi palmenti sono distribuiti tra
piante attualmente coltivate nell’isola. Un confronto che la meto- Liguria, Marche, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata, Calabria e
dologia del progetto VINUM (coordinato dal 2004 dallo scrivente Sicilia. Il ciclo del vino presso le comunità rurali, dopo la vigna, inizia-
con Andrea Zifferero dell’Università di Siena nei territori dell’anti- va proprio dai palmenti, che oggi appaiono sparsi e abbandonati
ca Etruria) ha dimostrato essere potenzialmente ricco d’implica- nel territorio, ma che per lungo tempo hanno servito per le produzioni
zioni, vista la relazione spesso esistente tra sito archeologico, im- locali, dentro o in prossimità delle vigne. Il loro interesse è grande
pianti produttivi (in questo caso i palmenti) e ambiente. Nel 2012 perché sono esempi di un sapere legato a tradizioni colturali e cultu-
La Sapienza Università di Roma, nell’ambito della ricerca “Im- rali diffuse e in qualche modo omologhe, vista la tipologia ricorrente
mensa Aequora” (coordinata da Gloria Olcese, in collaborazio- delle strutture stesse che presuppone tecniche simili di lavorazione
ne con l’Associazione Nazionale Città del Vino) sulla mappatura dell’uva. Negli ultimi anni, grazie alle indagini di Cinzia Loi dell’Uni-
degli antichi impianti di produzione vinicola, ha condotto una versità di Sassari, la Sardegna ha restituito, oltre a quelli noti, più di
breve ricognizione nel bosco della Falanga e su alcuni palmenti, duecento palmenti, che si concentrano nella provincia di Oristano.
riportando i primi dati di tali strutture produttive dell’isola. Andrea Ciacci - Università di Siena

*NON TUTTI SANNO CHE…


Askos. Vaso a forma chiusa atto a versare il intenzionalmente e intensivamente sul geno- bolici dipinti o scolpiti (teste bovine, corna,
liquido da un beccuccio o da un orlo stretto. ma di animali e piante. Nel caso della vite è spirali, elementi del tetto e delle pareti ecc.).
Coppelle. Cavità, in genere emisferiche, sca- quindi il processo che ha portato dalle forme Duos Nuraghes. Complesso costituito da due
vate nella roccia con funzioni variamente spontanee della vite selvatica alle forme colti- nuraghi a tholos* distinti (torre A e torre B), co-
ipotizzabili (finalità pratiche o cultuali), non vate attuali della vite domestica. struiti in tempi diversi, e da un vasto villaggio
sempre definibili. Domus de janas. Letteralmente ‘casa delle frequentato anche in età medievale e moder-
Domesticazione della vite. Seguendo Gaeta- fate’. Così sono chiamate le tombe preistori- na. In questo sito sono state rinvenute le più an-
no Forni, uno dei massimi esperti di storia che sarde, di età neolitica e calcolitica (età del tiche testimonianze della coltivazione della vite
dell’agricoltura, la domesticazione è la com- Rame), scavate nella roccia, spesso articolate in Sardegna (vinaccioli carbonizzati in una
ponente genetica del complesso di modifica- in molti ambienti intercomunicanti. Talvolta fase avanzata di addomesticamento), risalen-
zioni dirette o indirette che l’uomo provoca sono arricchite da motivi architettonici e sim- ti al Bronzo Medio tardo (XV-XIV sec. a.C.).

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Sotto il profilo strutturale e spa- decantazione dei residui solidi.
ziale, negli impianti rupestri In nessuna delle vasche di rac-
censiti finora in Sardegna, l’a- colta censite sono state riscon-
rea di pigiatura coincide con trate tracce di malta, funzionale
quella di spremitura. Alcune va- all’impermeabilizzante delle
sche per la pigiatura mostrano pareti; ciò conferma che la fer-
una fossetta in cui, durante la mentazione del mosto avveni-
vendemmia, veniva posto un va altrove. Dalle vinacce poste a
acino per ogni cesto d’uva ta- macerare con l’acqua si ottene-
gliata. In questo modo il pro- va su piritzolu, un ‘vinello’ simi-
prietario della vigna riusciva a
qui sopra e a lato
prevedere il quantitativo di mo- le alla bevanda che i romani FORME PER IL VINO
sto che ne sarebbe derivato, co- chiamavano lora (Catone, De Ad Ardauli, località San
sì da predisporre il numero di agricoltura, 57; Plinio, Naturalis Quirico, laboratorio
didattico sulla ceramica
otri utili per il trasporto a dorso Historia, XIV, 12, 86; Columel-
con replica di brocca
d’asino e quello delle botti ne- la, Res rustica, XII, 40). nuragica a cura di
cessarie alla fermentazione. Il Roberta Cabiddu, con la
mosto estratto convogliava, tra- Necessità di approfondire le consulenza scientifica
dell’archeologa Anna
mite fori-versatoio e canalizza- ricerche. Da quanto esposto fi- Depalmas, nell’ambito
zioni, nella vasca di raccolta, nora, risulta complesso estra- del VII meeting
che per ottimizzare l’efficacia polare un quadro cronologico “Archeosperimentare
in Sardegna”.
del deflusso era realizzata sem- certo per l’utilizzo dei palmenti In particolare vediamo
pre a una quota inferiore rispet- identificati. Il perpetuarsi nel la replica di una brocca
to a quella di pigiatura. Sul pia- tempo delle medesime necessi- con ansa pervia ritrovata
presso il villaggio
no pavimentale, costante è la tà – dettate da un’economia ri- nuragico di Genna Maria
presenza di una coppella utile volta a soddisfare i bisogni es- (Villanovaforru-Vs),
alla raccolta del mosto e/o alla senziali e rimasta tanto a lungo databile al IX-VIII
sec. a.C.: si beveva a
immutata – ha fatto sì che le garganella direttamente
metodologie e i manufatti per dalla brocca munita
la trasformazione dell’uva in di cannello.
questa parte della Sardegna ab-
biano caratteri del tutto simili a LUOGO IMPERVIO
Palmento rupestre
quelli in uso fin dalla Protosto-
individuato ad Ardauli
ria, e che solo l’avvento dell’in- (Or) in località Frorosa.
dustrializzazione ha fatto cade- L’impianto comprende
re in disuso, anche se non del anche un altro palmento
poco distante. Entrambi
tutto. Sarebbe perciò auspica- si aprono sul ciglio di
bile avviare, unitamente a uno un dirupo sulla gola del
studio metodologico del con- rio Canale che segna
il confine fra i territori
testo in cui questi manufatti di Ardauli e Sorradile.
sono inseriti, degli scavi arche- Per la localizzazione
ologici nelle aree circostanti. in siti isolati e impervi,
tali monumenti sono
Cinzia Loi stati spesso ricollegati
Università di Sassari ad aree sacre e rituali.

*NON TUTTI SANNO CHE…


Ozieri (cultura di). Cultura del Neolitico Re- scavato nella roccia affiorante, è costituito da Vinacciolo. Seme della vite domestica o selva-
cente della Sardegna (IV millennio a.C.). Le un sistema di due vasche (pigiatura-raccolta) tica. Vinaccioli sono stati trovati negli antichi
prime tracce furono individuate nella Grotta comunicanti attraverso un foro o un’apertura a insediamenti mediorientali e recentemente
di San Bartolomeo a Cagliari e successiva- canaletta. Il termine palmentum appare per la anche in siti nuragici della Sardegna.
mente, nel 1915, nella Grotta di San Michele prima volta nel Medioevo e serve a indicare il Vitis vinifera. La vite domestica nelle sue nu-
a Ozieri che ha dato il nome alla cultura per la contenitore o la struttura in cui si pigia l’uva merose varietà (Vitis vinifera L.), oggi diffusa
particolare ricchezza della caratteristica ce- (Dizionario Etimologico Italiano IV, 2734). in tutto il mondo. La vite selvatica (Vitis vinife-
ramica ivi rinvenuta. Tholos. Copertura a falsa cupola di un am- ra L. subsp. sylvestris), invece, cresce sponta-
Palmento. Antica struttura produttiva funzio- biente circolare, realizzata con filari di pietre nea lungo i corsi d’acqua nell’area mediter-
nale alla pigiatura dell’uva e alla raccolta e/o i cui cerchi si vanno restringendo progressi- ranea e mediorientale: in genere è dioica,
fermentazione del mosto. Il tipo più comune, vamente procedendo verso la sommità. ossia con infiorescenze maschili o femminili.

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L’ETIOPIA E LE TRIBÙ DELL’OMO
FUTURO DEL PASSATO ... PER QUANTO ANCORA?
Multinazionali contro uomini che si dipingono la pelle: lontano
– lungo il fiume – la vita e l’anima dei popoli che da sempre
abitano la valle dell’Omo si stanno disfacendo per il venir meno
dell’ambiente che ne assicurava il ritmo quotidiano

Testi e foto Lucio Rosa

È
un’Africa profonda, quel- si diceva una volta e come ora secolo, dove il nostro apparato
la della bassa valle dell’O- non si dice più per pudore ver- economico sta distruggendo
mo. Qui esistono ancora so noi stessi – a cui dovremmo interi ecosistemi a un ritmo
dei luoghi che conservano, in insegnare come si vivere sul mai visto, da queste popolazio-
una dimensione senza tempo, pianeta… Nel contesto del XXI ni di pastori nomadi come i Ka-
un incredibile mosaico di razze
ed etnie, vive tracce di antiche
in questa
e p. a fronte sopra tradizioni, una commistione
TRASFORMAZIONI tra le radici dell’uomo e la na-
Un tratto sconfinato
di pianura nel territorio tura. Per avvicinarsi a questo
dell’etnia Karo mondo, cercare di comprende-
come appare re l’anima originaria delle tribù
dopo il recente
disboscamento della
che ci vivono, dobbiamo ab-
foresta per fare bandonare le nostre certezze e
spazio a piantagioni ogni pregiudizio occidentale.
di cotone (turche).
Allora potremo cogliere la ric-
Vediamo anche il
villaggio dei Karo chezza di un mondo da noi co-
nell’ottobre 2014 sì distante e conoscere l’Africa
ancora abitato autentica, l’anima originaria di
dalla sua gente
e come appare genti “lontane”. Nel nostro im-
ormai abbandonato maginario spesso ci avvicinia-
nel luglio 2015 mo a questi popoli pensando
in seguito alla
sottrazione dei fondamentalmente che siano
territori deforestati. dei primitivi, “selvaggi” – come

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ro, i Mursi, gli Hamer, i Dassa- bali e distruggendo i loro pasco- dozer continuano a spianare in basso
nach, che ancora vivono un’e- li. Chi si oppone e fa resistenza terreni sterminati per le pianta- ACQUA PREZIOSA
Il fiume Omo nei vasti
sistenza non ancora del tutto subisce pestaggi e anche il carce- gioni che saranno irrigate con territori pianeggianti
contaminata dall’uomo occi- re. Per l’Africa è una storia vec- l’acqua del fiume. È un processo dell’Etiopia
dentale, avremmo molto da chia che si ripete. Sono aziende che continuerà negli anni. I sudoccidentale. L’Omo
nasce sull’altopiano
imparare, soprattutto dalla lo- turche, malesi, finlandesi, olan- Mursi, i Karo, gli Hamer, i Das- etiopico e sfocia
ro profonda umanità. desi, italiane, coreane, di mezzo sanach, che vengono sfrattati nel lago Turkana
mondo, specializzate nella col- con l’intimazione di liberarsi dopo 760 chilometri.
L’intero bacino
Le mani sulla culla dell’uma- tivazione di canna da zucchero, delle mandrie, forse riceveran- ha una straordinaria
nità. La realtà nella bassa valle cotone, palma da olio, mais per no degli aiuti governativi per importanza
dell’Omo sta cambiando velo- biocarburanti, che si sono acca- sopravvivere, ma per quanto archeologica e ha
restituito numerosi
cemente a scapito dei deboli parrate questi vasti territori. Si tempo riusciranno a preservare resti fossili del genere
della Terra, come sono i popoli deforesta per fare spazio al gran- il loro microcosmo? Diciamo- Australopithecus
che qui vivono. È dal 2008 che de progetto statale “Kuraz Sugar lo chiaro: stiamo percorrendo e Homo. Dal 1980 è
patrimonio Unesco.
il governo etiope dà in conces- Project”, che sottrarrà un’area di velocemente le strade che por- Il suo corso fu
sione a imprenditori stranieri 245.000 ettari ai territori dove teranno alla distruzione delle esplorato da Vittorio
enormi appezzamenti di terra vivono i gruppi tribali. Lungo le culture di quella che fu la culla Bottego alla fine
dell’Ottocento.
fertile sottraendoli ai gruppi tri- sponde del mitico Omo i bull- dell’umanità.

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MANDRIE E PASCOLI Da pastori a raccoglitori… versa – pronto a scattare foto il territorio dato in concessio-
Bestiame verso
i pascoli nella
di cotone. L’ho verificato sul per mostrare agli amici la sua ne a imprese turche. Coltive-
vegetazione. campo. Un esempio: un villag- “avventura” africana. Come ha ranno cotone a perdita d’oc-
L’allevamento del gio dei Karo che conoscevo su scritto Hugo Pratt, «viagiar de- chio. E i pastori? Non avendo
bestiame costituisce
un’altura sopra un’ansa dell’O- scanta, ma chi parte mona, re- più mandrie e greggi per vive-
la principale fonte
di sostentamento delle mo, nell’ottobre 2014 era anco- sta mona». Il body painting è re, nel migliore dei casi verran-
popolazioni indigene ra una realtà viva. Rivisitato a una caratteristica dei Karo, per no impiegati per la raccolta
della valle dell’Omo. distanza di nove mesi, nel lu- necessità. Data la povertà, che del prodotto. Nuovi schiavi
L’attuale politica
del governo centrale glio scorso, ho trovato le ca- spesso non consente loro di del nuovo millennio.
che mira a creare panne abbandonate. Sono ri- acquistare dei tessuti per co-
piantagioni estensive masti solo pochi individui che prirsi, la “veste” viene dipinta Sarà una fine annunciata. La
sta distruggendo
la tradizionale si “imbellettano” il volto e il direttamente sulla pelle. La fo- deforestazione sta avvenendo
economia pastorale. corpo per la stupida soddisfa- resta lussureggiante che si un po’ in tutta la bassa valle
zione di qualche turista – non estendeva ai piedi del villaggio dell’Omo, nel sud-ovest dell’E-
un viaggiatore che è cosa di- è stata totalmente abbattuta e tiopia, e causa un grande mal-

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contento tra i vari gruppi triba- che è la bassa valle dell’Omo, ha fondato la casa di produzione nelle due foto
“Studio Film Tv”. Sono oltre due- ETNIA MURSI
li. Le autorità costringono i pa- finirà anche il turismo cultura- Un villaggio dell’etnia
cento i film realizzati finora, spesso
stori nomadi a trasferirsi in le. Sono circa duecentomila gli Mursi ancora attivo
con riconoscimenti internazionali, nella foresta non
campi di reinserimento forza- indigeni che vivono qui. La lo- come Kebra Nagast e Il segno sulla lontano dalle rive
to e a diventare sedentari. Tut- ro esistenza è gravemente mi- pietra. Il Sahara sconosciuto degli uo- dell’Omo. Due donne
to questo non viene accettato nacciata. La loro fine sarà un mini senza nome presentati nei vari esibiscono l’ornamento
tranquillamente e si verificano po’ anche la nostra. festival organizzati da Archeologia che caratterizza questa
Viva con la Rassegna del Cinema popolazione:
tensioni. Le autorità temono Lucio Rosa
un piattello labiale
atti di ribellione, a partire dai archeologico di Rovereto. Per inca-
che viene inserito
rico di agenzie delle Nazioni Unite a partire dall’infanzia
Mursi del Mago Park. E con l’e-
stinzione dei gruppi tribali, Chi è l’autore. Impegnato da oltre ha lavorato nei Paesi del sud del in un foro praticato
quarantacinque anni nella realiz- Mondo, soprattutto in Africa, dove nel labbro inferiore.
che con la loro ricchezza triba- zazione di documentari cinemato- ha potuto realizzare diverse opere
le richiamano o richiamavano grafici, reportages, programmi tele- sugli aspetti etnografici, archeolo-
studiosi e viaggiatori da tutto visivi. Insieme alla moglie Anna, gici, storici e ambientali.
il mondo, in questo vero Eden che collabora nelle realizzazioni, Info: www.studiofilmtv.it

p. a fronte e qui a lato


ETNIA HAMER
Un ragazzo
si fa dipingere il volto
da un compagno
esperto secondo
la migliore tradizione
africana del
body painting.
Vediamo anche uomini
e donne Hamer
al mercato di Turmi:
è il momento dei piccoli
acquisti di prodotti
locali e della
socializzazione.

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AMEDEO MAIURI E POMPEI
PERSONAGGI DIFESA DI UN SOPRINTENDENTE
Nella sua eccezionale carriera di archeologo questo grande
studioso dell’antichità ricoprì diversi incarichi ma quello per cui
viene ricordato è la direzione per ben trentasette anni degli
scavi di Pompei: fu un coinvolgimento totale e benemerito
da cui alla fine trasse solo l’umiliazione di un processo

L’
Testi Umberto Pappalardo Università “Suor Orso- di 77 anni, il 7 aprile del gia bizantina presso l’Univer-
Scheda Pio Manzo
la Benincasa” di Napo- 1963. Dal 1913 al 1924 fu re- sità di Roma. Ma fu proprio
li nel 2001 ha acquisi- sponsabile della Missione ar- per questa formazione lettera-
to, dalla figlia Bianca, la bi- cheologica italiana nell’Egeo.
BIBLIOTECA blioteca di Amedeo Maiuri, Rientrato in Italia, assunse la
Alcuni volumi
di notevole valore che ora si trova presso il Cen- carica di direttore del Museo
antiquario facenti tro Internazionale Studi Pom- archeologico nazionale di
parte del Fondo Maiuri, peiani, nel Municipio di Napoli e degli Scavi di Ercola-
ora conservato
presso il Centro Pompei. Essa comprende tut- no e Pompei. Produsse oltre
Internazionale ta la produzione editoriale, trecento pubblicazioni sulle
Studi Pompeiani. carteggi, foto, cimeli, meda- sue attività nell’Egeo, in Italia
glie, onorificenze di Maiuri, meridionale e soprattutto
perfino la sua livrea azzurra nell’area campana. I suoi in-
dell’Accademia d’Italia*, la teressi andavano dalla prei-
stessa che indossava Guglie- storia al medioevo, dalle anti-
SOPRINTENDENTE
Amedeo Maiuri mo Marconi, che ne fu il pre- chità greche e romane fino a
fotografato sidente. Maiuri nacque a Ve- quelle italiche e italiote. Ep-
in una strada roli, presso Fregelle (Comune pure la prima vocazione non
di Pompei nel 1961
pochi mesi prima di Arce - Fr), il 7 gennaio del era stata l’archeologia: nel
del pensionamento. 1886 e morì a Napoli, all’età 1908 si era laureato in Filolo-

ria che Federico Halbherr*, al-


lora direttore della Scuola ar-
cheologica italiana di Atene,
lo volle a Creta, dove Maiuri
curò l’edizione delle epigrafi
greche. Dopo due anni, aven-
do l’Italia occupato il Dodeca-
neso*, divenne responsabile
della Missione archeologica
italiana a Rodi: Maiuri vi di-
resse il servizio archeologico
per dieci anni, dal 1914 al
1924, studiando la storia
dell’isola dalla frequentazio-
ne micenea fino all’occupa-
zione crociata. Restaurato
l’antico Ospedale dell’Ordine
dei Cavalieri, lo allestì come
museo archeologico.

Dagli scavi di Rodi alle città


vesuviane. Richiamato da Ro-
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di, nel 1924 ricevette, a soli
trentotto anni, la carica di So-
printendente alle Antichità
della Campania e del Molise.
Contemporaneamente assun-
se la direzione degli scavi di
Pompei ed Ercolano che man-
tenne fino al pensionamento
nel 1961. Nel suo ruolo di So-
printendente indagò non sol-
tanto gli antichi centri greci e
romani della Campania, come
Capri, Cuma, Baia, Miseno e
Pozzuoli, ma anche gli inse-
diamenti del Lazio meridio-
nale, dell’Irpinia e della Luca-
nia, senza tralasciare la Magna
Grecia con Paestum e Velia.

Ma il suo interesse si concen- tà che lo costrinse al bastone ALTRI TEMPI


La livrea azzurra
trò su Pompei, Ercolano e Sta- per il resto della vita). Oltre a dell’Accademia d’Italia
bia, che videro in gran parte la essere stato uno dei maggiori appartenuta ad Amedeo
luce grazie al suo lavoro. Dob- rappresentanti italiani della Maiuri esposta presso
il Centro Internazionale
biamo, inoltre, alle sue capa- scienza archeologica, Maiuri di Studi Pompeiani
cità diplomatiche la sopravvi- introdusse la prosa letteraria che ha sede nel
venza delle collezioni del Mu- nelle dissertazioni scientifiche Municipio di Pompei.
seo archeologico di Napoli e può essere considerato il ca-
sopra a sinistra
durante la seconda guerra poscuola della divulgazione EPIGRAFISTA
mondiale: riuscì a portare in colta. Il 30 novembre del 1961 Maiuri a Knossos
salvo i materiali, trasferendoli andò in pensione lasciando intorno al 1910.
Federico Halbherr,
a Montecassino, e pagando Università, Soprintendenza e direttore della Scuola
questo zelo con la frattura di Direzione degli scavi. Morì Archeologica Italiana
una gamba durante un’incur- due anni dopo. I solenni fune- di Atene, lo chiamò
a Creta per studiare
sione aerea sulla strada tra rali furono filmati dall’Istituto le epigrafi rimesse
Pompei e Napoli (un’invalidi- Luce. in luce negli scavi.

UN’OCCHIATA AL FONDO MAIURI


Migliaia di libri e documenti. «In effetti i ricordi e le esperienze delle Heracleenses di Alessio Simmaco Mazzocchi stampata a Napoli
diverse regioni che aveva visitato, dei vari ambienti antichi e mo- nel 1754; alcuni scritti di Michele Ruggiero, direttore, dopo Fiorelli,
derni in cui aveva lavorato, si univano e si richiamavano l’un l’altro degli scavi di Pompei, Ercolano e Stabia dal 1875 al 1893; la Gui-
nella sua parola e nei suoi scritti»: questa affermazione del grande da di Pompei di Giuseppe Fiorelli (1877); Pompei alla luce degli
archeologo romano Pietro Romanelli (1889-1981), relativa alla scavi nuovi di via dell’Abbondanza di Vittorio Spinazzola (1953) e
produzione editoriale di Amedeo Maiuri, può essere perfettamente una bellissima riproduzione della Bibbia miniata di Borso d’Este
trasposta alla biblioteca personale dello stesso, un labirinto fitto di (1937).
testimonianze di vita privata, lavorativa e intellettuale. Il Fondo Ma- Anticipò i tempi della divulgazione. Maiuri riteneva che l’archeolo-
iuri, conservato presso il Centro Internazionale Studi Pompeiani, si gia non dovesse essere fine a se stessa: non bastava interloquire con i
compone di 2194 volumi, 1697 estratti e 207 opuscoli, concernen- professionisti del settore, ma bisognava rivolgersi anche alla sempli-
ti: letteratura classica, storia antica, arte e archeologia. Gli anni di ce schiera dei curiosi, perché come affermava: «la cultura è gioia di
edizione ricoprono un arco cronologico che spazia dal XVIII al XX vivere, invito a creare». Le parole dell’archeologo sono intrise di valo-
secolo, con la sola eccezione del testo Ab Urbe Condita di Tito Livio re sociale: la conoscenza deve essere al servizio dell’uomo comune.
del 1556. La raccolta si compone di un cospicuo nucleo di fonti Tra i suoi scritti – oltre a quelli di carattere propriamente scientifico,
classiche, certamente riconducibile alla formazione filologica di come le edizioni a tiratura limitata di Villa dei Misteri e La Casa del
Maiuri, ma anche alla sua ricerca archeologica, corroborata da Menandro e il suo Tesoro di argenteria – si conservano diverse opere
un’attenta analisi delle fonti antiche. Molte opere furono donate da di carattere divulgativo, come Passeggiate Campane (1938), Vita
altri studiosi: è ricorrente la presenza di dediche di personalità di d’archeologo (1959) e Passeggiate in Magna Grecia (1963).
rilievo, da Benedetto Croce a Giovanni Treccani. Tra le edizioni di Pio Manzo
pregio possiamo elencare: l’Opera Omnia di Marco Tullio Cicero- archivista - bibliotecario
ne pubblicata da Pomba tra il 1823 e il 1835; l’Aeneas Tabulas Centro Internazionale per gli Studi Pompeiani

69
* ➝ p. 71
fascista, accusa dalla quale fu di scarico delle terre vulcaniche
pienamente prosciolto. Del re- di scavo (circa un milione di
sto in una foto che lo ritrae a metri cubi). In tale impresa la
Pompei durante una visita in- genialità di Maiuri fu anche
sieme al Duce e ai gerarchi fa- quella di trasformare questo
scisti, egli è l’unico a non indos- enorme accumulo di materiale
sare la camicia nera. Nel Fondo inerte in un suolo utile alla bo-
Maiuri si conserva una lettera nifica dei territori acquitrinosi
del 19 aprile 1934 dove egli at- limitrofi (ottenne per questo
testa (su carta intestata!) la sua un cospicuo finanziamento da
solidarietà a Hermine Speier, parte della Cassa per il Mezzo-
una tedesca ebrea allontanata giorno). A lui dobbiamo quin-
dall’Istituto archeologico ger- di non solo l’odierno aspetto
manico di Roma in seguito alle della città antica, ma anche
leggi razziali* e che poi trovò quello del territorio circostante

ISOLA DI CRETA Quelle accuse di collusione


A Hiraklion (1913) PREMIO “AMEDEO MAIURI”
con il fascismo. Una delle
I
nel cortile della casa l 7 novembre 2015, presso il Municipio di Pompei, si svolge la
della Missione questioni più delicate nella bio-
archeologica italiana: prima edizione del Premio internazionale “Amedeo Maiuri”. Il pre-
grafia di Maiuri è quella dei stigioso riconoscimento, promosso da Centro Internazionale per gli
Maiuri è seduto
a sinistra, mentre suoi legami con il fascismo. Es- Studi Pompeiani e Comune di Pompei con il patrocinio di Archeolo-
il direttore Federico sendo un personaggio pubblico gia Viva, costituisce il riconoscimento alla carriera, da parte della
Halbherr è la persona fu coinvolto in tre diversi mo- Città che è stata la culla delle ricerche di Maiuri, a quanti durante la
vestita di bianco.
Foto dell’Archivio della menti della storia d’Italia: la loro esistenza si sono prodigati nell’indagine scientifica e nella divul-
Scuola Archeologica monarchia, l’impero e la repub- gazione archeologica. Tale evento segue a distanza di due anni le
Italiana di Atene. blica. Per quanto riguarda il fa- celebrazioni per il cinquantenario della scomparsa dell’illustre ar-
scismo, spesso seppe utilizzare cheologo (1886-1963). La giuria, formata da noti archeologi e gior-
FASCISMO nalisti, è presieduta da Umberto Pappalardo, docente di Archeolo-
Mussolini in visita a a proprio vantaggio la boriosa
gia greca e romana all’Università di Napoli “Suor Orsola
Pompei nell’ottobre del burocrazia del littorio, come
1931. Il soprintendente Benincasa”. Il premio riflette la duplice personalità di Amedeo Maiu-
nel caso degli scavi di Ercolano,
Maiuri, al centro ri che si prodigò sia nella ricerca che nella divulgazione.
accanto al Duce, fa da che riuscì a far riconoscere co- Info: umbpappa@libero.it
guida agli scavi alla me “Grande progetto archeolo-

protezione presso i Musei Vati- che, bonificato, oggi ci appare


cani: «Gentile Signorina Speier, ridente con le sue intense colti-
ho ricevuto la Sua lettera con la vazioni di ortaggi. Da tale meri-
comunicazione del Suo allon- toria attività ebbe però solo
tanamento dall’Istituto; accol- umiliazioni, per un processo
go questa notizia con vivo ram- amministrativo che lo vide pro-
marico, ricordando la cortesia sciolto soltanto dopo la morte.
da Lei sempre usata nei rappor- La Corte dei Conti lo accusò di
ti col mio Istituto e la Sua attivi- aver gestito l’operazione in ma-
tà così fervida di opere. Spero niera informale, mentre avreb-
che Ella possa continuare a la- be dovuto vendere alla Cassa
vorare in Roma e Le auguro, del Mezzogiorno il lapillo ri-
gentile Signorina, che Ella pos- mosso e formulare un ulteriore
sa continuare il più serenamen- contratto per il trasporto a di-
te possibile la Sua nobile pro- scarica. Gli vennero bloccati sti-
fessione di studiosa». pendio e pensione e fu perfino
testa di un folto corteo
di gerarchi e autorità.
gico dell’Italia fascista”, otte- messa un’ipoteca sull’unica ca-
nendone ingenti finanziamen- Una grandiosa operazione sa di proprietà, una villetta ad
p. a fronte ti. Come alto funzionario dello che gli costò una penosa vec- Anacapri che aveva acquistato
CON INGRID Stato non riuscì a sottrarsi chiaia. A Pompei Maiuri liberò con l’appannaggio dell’Accade-
Amedeo Maiuri, ormai
al termine della carriera all’invidia dei suoi delatori e già le mura urbiche dal terreno ac- mia d’Italia. La figlia Bianca ha
di soprintendente, subito dopo la guerra fu proces- cumulato in circa duecento an- raccontato che trascorreva le
al Museo archeologico sato dalle Forze di occupazione ni di ricerche da archeologi e notti insonni; chi lo frequentò
di Napoli insieme
all’attrice Ingrid alleate appunto per una pre- sterratori, i quali avevano utiliz- in quel periodo lo ricorda taci-
Bergmann. sunta collusione con il regime zato le fortificazioni come area turno e abbattuto.
70
Sei mesi dopo la morte fu citato sordine morale e materiale io pacità amministrativa: opera
in giudizio presso la Procura ge- abbia ereditato la Soprinten- spesa tutta a servizio dell’Am-
nerale della Corte dei Conti. La denza di Napoli nel lontano ministrazione, retribuita negli
causa si sarebbe conclusa solo 1924. […] Mi trovai con i servi- ultimi diciotto anni con il solo
nel 1968 con il proscioglimen- zi non ancora riorganizzati, compenso del lavoro straordi-
to, ma lasciando la moglie ot- senza personale, senza mezzi fi- nario e con un’invalidità con-
tantenne Valentina e le due fi- nanziari e l’edificio del Museo tratta per una ferita riportata
glie in condizioni di estrema in- pericolante. […] Se pertanto durante il periodo di guerra in
digenza. Per la sua autodifesa […] è stato possibile portare, in un’incursione aerea del settem-
aveva presentato un corposo e questi 37 anni, la Soprinten- bre 1943. […] Ho la coscienza
puntuale memoriale di settanta- denza alle Antichità di Napoli pertanto di aver compiuto il
nove pagine, che nella prima ad un livello mai raggiunto nel mio dovere di funzionario».
parte costituisce anche un ama- passato […] ciò si deve a capaci-
Umberto Pappalardo
ro testamento spirituale (l’origi- tà organizzativa del sottoscritto direttore Centro Internazionale
nale è nel Fondo Maiuri): «Fui e non a deficienza della sua ca- Studi Pompeiani
chiamato alla Soprintendenza
alle Antichità di Napoli nell’a-
*NON TUTTI sANNO CHE...
gosto 1924, in un momento ec-
Accademia d’Italia. Nome che di fatto assunse l’Accademia dei Lincei dal 1939 al 1944, sotto il
cezionale, dopo l’inchiesta cioè
regime fascista.
condotta sul precedente Soprin-
Dodecaneso (o Dodecanneso). Arcipelago della Grecia, compreso tra la Turchia, Creta, le Cicladi e
tendente Vittorio Spinazzola*.
Samo, occupato militarmente dall’Italia dal 1912 al 1947. Rodi fu la sede del “Governo delle Isole
[…] Venendo dalle Isole del Do-
Italiane dell’Egeo”. Le tracce della presenza italiana rimangono ancora oggi visibili in molti edifici.
decanneso, occupate allora
Halbherr Federico. Archeologo ed epigrafista (Rovereto 1857 - Roma 1930), il cui nome è legato
dall’Italia, dopo aver diretto per
agli scavi di Creta (Festo, Gortina e Haghia Triada). Nel 1910 fu fondatore e primo direttore della
oltre dieci anni la missione ar- Missione archeologica italiana a Creta, poi denominata “Scuola Archeologica Italiana di Atene”.
cheologica italiana a Rodi e l’Uf-
Leggi razziali. Insieme di provvedimenti legislativi del fascismo in vigore in Italia  fra il settembre
ficio della Soprintendenza alle
del 1938 e il gennaio del 1944 per la salvaguardia della razza ariana e quindi rivolti prevalen-
Antichità dell’Egeo, venni pre- temente contro ebrei, zingari ecc.
scelto […] per la prova data di
Spinazzola Vittorio. Archeologo (Matera 1863 - Roma 1943). Nel 1911 fu nominato Soprinten-
capacità organizzativa e scienti-
dente  agli scavi e ai musei della Campania  e del Molise, carica che includeva la direzione de-
fica. […] Purtroppo pochi ricor- gli Scavi di Pompei.
dano in quale condizione di di-
zioni mitologiche: Olympos (2011), Eroi ma. Il mondo greco, geograficamente e
LA VOCE DELLA STORIA (2013) e, di recente, Gli eroi della guerra cronologicamente, presenta facce mol-
di Troia. Elena, Ulisse, Achille e gli altri to diverse. La civiltà greca è Atene. Ma è
(2015). anche Sparta, Alessandria d’Egitto, An-
tiochia, Siracusa, Marsiglia, per non
Debiti e problemi finanziari fanno pas- parlare di Bisanzio. La cultura greca ar-
sare l’immagine di una Grecia degenere riva fino ai confini dell’India, sull’on-
nella “grande famiglia” europea, che a da delle armate di Alessandro Magno.
sua volta si dice figlia dell’antica cultu- Civiltà greca è anche quella del Gan-
ra dell’Ellade. Insomma, chi ha degene- dhara, che si sviluppò nella zona
rato: la madre o la figlia? – Temo che dell’odierna Peshawar, tra Pakistan e
l’idea stessa per cui noi europei siamo Afghanistan. Qui i greci influenzano
“figli” della Grecia appartenga alla re- l’iconografia e la dottrina del buddhi-
torica classicistica. Una retorica che a smo. Il Milindapanha, ovvero “I detti
volte ha dato frutti splendidi ma che è di Milinda”, uno dei testi chiave del ca-
ormai superata. Noi ci siamo sempre none buddhista, è affidato alla voce di
rispecchiati nei greci, ma siamo anche un re che in realtà si chiamava Menan-

L
a civiltà dell’Ellade, per secoli pro- sempre stati molto diversi. La demo- dro. Anche questa è un’eredità non se-
tagonista nel Mediterraneo e ol- crazia, la filosofia, il teatro: sono cose condaria della cultura greca.
tre, molto complessa, tanta luce e che abbiamo imparato da loro, ma che
tante ombre, splendida e al tempo stes- abbiamo anche realizzato in maniera Un altro luogo comune riguarda la pre-
so terribile, spietata, come del resto so- differente. Il nostro regime parlamen- sunta complementarietà del genio greco
no sempre stati gli uomini e come narra tare ha poco a che fare con la democra- e di quello romano: grandi letterati e fi-
la grande mitologia greca che la Vita – zia diretta della polis greca, così come losofi i greci, quanto i romani furono ot-
con la “V” maiuscola timi statisti e costruttori.
perché riguarda tutto
quanto esiste, esseri
INCONTRO CON Si tratta di considerazio-
ni infondate? – I greci fu-
umani e dei, ma anche
piante, animali, sor-
CON GIORGIO IERANÒ rono anche eccellenti
matematici e geniali co-
genti, montagne, antri, «Noi europei figli della Grecia? L’idea struttori di macchine. E,
fondali marini… – ha quanto ad abilità politi-
saputo interpretare in
appartiene alla retorica classicistica – ca e lungimiranza da
un complesso cosmico I romani si appropriarono della cultura greca statista, un Pericle o un
intimamente connesso con una perfetta operazione di imperialismo Alessandro Magno stan-
di rappresentazione. È no senz’altro alla pari
questo il gran mare del- – Per i greci l’amore non era una pulsione con Cesare o con Augu-
la “conoscenza” in cui individuale ma una forza divina irresistibile sto. Più in generale, bi-
quotidianamente s’im- – Si sentivano superiori: il mondo si divideva sogna dire che l’appro-
merge Giorgio Ieranò, priazione della cultura
docente di Storia del tra loro e i “barbari” – Quella volta che greca da parte dei roma-
Teatro antico e Lettera- Ulisse trova la moglie a letto ni fu un’operazione di
tura greca all’Università
di Trento, con una ca-
con uno dei Proci e li sgozza tutti e due…» imperialismo culturale
condotta magistralmen-
pacità tutta particolare Intervista di Giulia e Piero Pruneti te. Fin dal III sec. a.C., i
di comunicare l’esito romani importano gli
dei suoi studi scrivendo libri “diverten- il teatro di Pirandello è lontano anni intellettuali greci: il tarantino Livio
ti”, nel senso che sono piacevolissimi luce da quello di Eschilo. Teniamo an- Andronico dà inizio al teatro e all’epi-
da leggere pur costituendo opere di alta che presente che, a volte, i peggiori cri- ca latina, traducendo tra l’altro l’Odis-
cultura. Ieranò è anche responsabile mini si sono compiuti proprio all’om- sea; un altro prigioniero di guerra gre-
scientifico del Laboratorio di ricerche bra di questa retorica classicistica. Uno co, Polibio, legittima con la sua opera
sul teatro antico “Dionysos” (www.dio che amava molto la civiltà greca e am- storica il sistema costituzionale roma-
nysos.lett.unitn.it) e del Seminario “Ma- mirava Pericle, per intendersi, era Adolf no. Poi diventerà difficile distinguere
rio Untersteiner” di Rovereto. Tra le pub- Hitler. cosa è greco e cos’è romano nel grande
blicazioni più recenti ricordiamo Arian- puzzle multietnico e multiculturale
na. Storia di un mito (Carocci 2007) e La Quando parliamo di civiltà greca, pen- dell’impero. Marco Aurelio, per esem-
tragedia greca. Origini, storia, rinascite siamo subito ad Atene, magari al tempo pio, era di origine iberica, governava a
(ed. Salerno 2010). Per l’editore Sonzo- di Pericle. Quanto è giusta o sbagliata Roma, e scriveva in greco. Alla fine Ro-
gno ha pubblicato tre volumi di narra- questa semplificazione? – È sbagliatissi- ma ci ha fatto credere di essere l’unica
72
erede legittima della grecità, oscuran- Di tutte le forze che muovono il mondo ri”, quelli che balbettavano perché non
do altre esperienze. Il regno orientale degli uomini e quello degli dèi, qual era sapevano il greco. E un’altra linea di
dei Parti, per esempio, non era meno la più potente e irresistibile secondo i demarcazione forte era appunto quella
ellenizzato di Roma: i Parti parlavano greci? – Non c’è dubbio: la più potente tra maschi e femmine. C’era una forte
greco, mettevano in scena le tragedie era Eros. Per i greci, appunto, l’amore misoginia nella cultura greca. Uno dei
di Euripide. Ma erano nemici di Roma non era una pulsione individuale, un primi poemi della letteratura greca è
e, alla fine, sono entrati nell’immagi- moto soggettivo dell’anima. Era una un catalogo di difetti femminili: la
nario come un popolo semibarbaro. forza divina e irresistibile, che s’impa- donna-volpe, la donna-cagna, la don-
droniva di noi dall’esterno. I greci non na che è come il mare e cambia sempre
La mitologia greca è così complessa e dicevano “Ti amo” ma “Eros mi possie- umore. Tutte le sofferenze dell’umani-
profonda nei suoi significati che sembra de”. Nessun dio, nessun uomo poteva tà derivano da una donna, Pandora,
anticipare di duemilacinquecento anni i scampare alle frecce di Eros. Oggi ce lo che aprì il famoso vaso dove gli dei ave-
temi della psicanalisi. Freud e il mito figuriamo come un puttino grazioso. vano chiuso le malattie, la fatica e gli
greco sono parenti? – Freud aveva una Ma rappresentare il dio dell’amore co- altri mali del mondo. Ma in fondo, an-
passione assoluta per l’antichità. Da me un bambino significava attribuirgli che nella tradizione cristiana, non è
piccolo voleva fare l’archeologo. l’impudenza e la sfrontatezza dei più Eva la radice del peccato originale? Na-
Quando era ancora un ragazzo, le im- turalmente, ci sono le sfumature. I gre-
prese di Heinrich Schliemann lo ci erano anche molto curiosi delle cul-
avevano incantato. Collezio- ture straniere: lo storico Erodoto, per
nava reperti antichi e dice- esempio, passa molto tempo in
va che fare lo psicanalista, Egitto, una terra che i
in fondo, era un po’ co- greci ammiravano
me fare uno scavo: per la sua cultura
un discendere, stra- millenaria. E i greci
to dopo strato, fino ci hanno lasciato
alle origini di una anche ritratti indi-
civiltà o di una ne- menticabili di figure
vrosi. La civiltà greca femminili: Alcesti, Fe-
ha senz’altro ispirato dra, Medea.
Freud, a partire ovvia-
mente dall’Edipo Re Ridotta ai minimi termi-
di Sofocle, che suggeri- ni, ovvero al semplice fat-
sce l’idea del “com- to storico, cosa fu la Guer-
plesso di Edipo”. Ma ra di Troia? Se ne parle-
dubito che i greci avreb- rebbe ancora se non ci aves-
bero capito la psicanali- se pensato Omero? – Molti
studiosi hanno ritenuto di
EDIPO RE trovare coincidenze tra vi-
Frammento di cratere
cende riportate, nel II mil-
siceliota (330 a.C. circa),
attribuito al pittore lennio a.C., negli archivi
di Capodarso. Vi è raffigurata dell’impero ittita e il rac-
una messa in scena del mito di Edipo: conto di Omero. Gli scavi
l’attore che recita la parte
del re di Tebe si tocca mesto la barba. dell’archeologo tedesco
(Siracusa, Museo Archeologico “P. Orsi”) Manfred Korfmann hanno
dimostrato l’importanza del sito di
si. Freud riferisce tutto a cause interne piccoli. Non era leziosità. E, se aveva le Troia nell’età del Bronzo. Alcuni storici
alla psiche individuale, spiega ogni co- ali, non per questo Eros era un angiolet- oggi ci dicono che la guerra troiana fu
sa con i traumi d’infanzia. Per i greci, to. Nella mitologia greca, anzi, le ali so- in realtà un conflitto tra le città mice-
invece, le grandi passioni dell’uomo, no un attributo dei demoni rapaci della nee e un regno vassallo degli Ittiti. Cer-
l’odio, l’amore, la stessa follia, nasceva- morte, come le Arpie. to, i greci ritenevano la guerra di Troia
no in un orizzonte che sovrasta e domi- un fatto storico, ma pensavano che an-
na la volontà del singolo. Anche il so- Stranieri come barbari e donne chiuse in che le imprese di Eracle o di Teseo fos-
gno per i greci era la manifestazione di casa. Nonostante la loro profonda cultu- sero accadute davvero, in un remoto
una realtà sovrannaturale, la porta di ra i Greci antichi ci appaiono razzisti e passato. Del resto, non sappiamo an-
comunicazione tra questo e l’altro misogini. Era realmente così? – Spiace cora come si è svolto esattamente il se-
mondo, piuttosto che l’elaborazione di dirlo, ma credo sia così. C’era un senso questro di Aldo Moro, per cui è difficile
contenuti dell’inconscio, come soste- di superiorità per cui il mondo si divi- pretendere di ricostruire con esattezza
neva Freud. deva tra greci e non-greci, cioè “barba- vicende di oltre tremila anni fa.
73
Sulla copertina del suo libro, Gli eroi di Penelope un esempio di fedeltà, ma un cavaliere senza macchia e senza
della guerra di Troia, si annuncia “il altri miti la descrivevano come una paura. Era una creatura smisurata, al
racconto sorprendente di quello che sgualdrina. Che poi Omero sia esistito confine tra l’umano e il divino, eccessi-
Omero non dice”. Ci può fare un esem- davvero è difficile dirlo. Io credo però va nelle virtù come nei vizi. Poi, certo,
pio? E poi, Omero è realmente esistito? – ci sia stato un uomo, un genio poetico, anche gli eroi greci sono stati addolciti.
Ulisse torna a Itaca, dopo dieci anni di chiamiamolo pure Omero, che ha dato Teseo, che era anche uno stupratore e
guerra e dieci anni di peregrinazioni. forma ad antiche tradizioni orali tra- un mascalzone, è diventato il padre no-
Trova sua moglie, Penelope, a letto con ducendole in capolavori assoluti. bile e saggio della città di Atene. Ora
uno dei Proci e li sgozza entrambi. non vedo molti eroi in giro. Comun-
Non è un’invenzione moderna, è un Gli eroi di cui è così ricca la letteratura que lo si intenda, l’eroe è una figura
mito antico, riportato da un autore gre- greca, così forti, violenti e spietati, un fuori dagli schemi. E oggi, più o meno,
co di età romana, Apollodoro. È solo po’ ci inquietano. Sono dei modelli pro- siamo tutti rassegnati all’idea di una
un esempio tra tanti, ma ci fa capire co- ponibili nel mondo contemporaneo? Chi quotidianità immutabile.
me quella di Omero sia solo una delle era l’eroe per i greci e chi può esserlo per A cura di Giulia e Piero Pruneti
versioni possibili del mito. L’Odissea fa noi oggi? – L’eroe, per i greci, non era «Archeologia Viva»

GUERRA DI TROIA. Achille alla corte di Licomede, re di Sciro, sul fronte di un sarcofago attico del III sec. a.C. (Parigi, Louvre)

NAPOLI FRA ANTICHITÀ E MEDIOEVO


Con il propagarsi del cristianesimo quella che era stata


PROSSIMO NUMERO la grande Neapolis greca e romana si trasformò
adattandosi a sopravvivere con onore nella lunga crisi
che accompagnò la fine dell’impero

TOMBE DIPINTE A MONTE SANNACE


▲ ▲

Alla scoperta delle testimonianze meglio conservate


di una città della Puglia antica: forse la Thuriae di cui parla
Livio a proposito della guerra fra Taranto e Roma

RINASCITA DELLA CINA IMPERIALE


I passaggi cruciali della storia: la formazione del grande
paese asiatico fra la dinastia Han e l’età dell’oro
della dinastia Tang

IL PROSSIMO NUMERO DI GENNAIO/FEBBRAIO


È IN EDICOLA A PARTIRE DALLA FINE DI DICEMBRE
SCOZIA NORDEST po Martin Goldberg – di reperti ANGLOSASSONI
UN TESORO DEI PITTI databili a partire dalla metà del RIVIVE WEST STOW
V fino all’VIII sec. d.C. Resti di
DALLE RIVISTE Tutto ebbe inizio nel spille, pendenti e bracciali che Non ha conosciuto
lontano 1838 quando nel nor- per la maggior parte appartene- la crisi di mezza età lo straor-
dest della Scozia alcuni brac- vano a corredi funebri di guer- dinario sito di West Stow, nel-
cianti di una fattoria in località rieri di alto rango». Un patrimo- la contea del Suffolk, in In-
Gaulcross ritrovarono degli og- nio d’informazioni sulla Scozia ghilterra. Esattamente cin-
getti in argento risalenti all’epo- prima dell’epoca vichinga, cui quant’anni fa il susseguirsi di
ca delle tribù seminomadi dei si aggiungono anche reperti di ben otto campagne archeolo-
Pitti (forse dal latino picti, per epoca romana, come svariate giche permise di portare alla
l’abitudine di pitturarsi o ta- piccole monete (siliqua) in ar- luce alcune delle più impor-
A cura di Giulia Pruneti tuarsi il corpo), preziose testi- gento rinvenute sempre nei ter- tanti testimonianze di villaggi
monianze lasciateci in eredità reni di Gaulcross. Probabil- anglossassoni di tutta la Gran
da questa confederazione di mente il sito fu un importante Bretagna. Gli scavi rivoluzio-
genti, di cui è nota la strenua di- centro di produzione metallur- narono le tradizionali cono-
fesa della Scozia dall’invasione gica, ma si può ipotizzare che scenze riguardo non solo a tec-
di Roma, che a sua volta realiz- con alcuni di questi oggetti sia- niche edilizie e “design” abita-
zò il celebre Vallum al tempo no stati pagati i mercenari pitti tivo dell’antica popolazione
dell’imperatore Adriano (117- che a suo tempo avevano com- britannica, ma servirono an-
138 d.C.) per arginarne le incur- battuto dalla parte di Roma. «È che a correggere l’idea di genti
sioni in Britannia. Due circoli di solo un’ipotesi e tuttavia – pre- poco sofisticate che sarebbero
monoliti in quarzite – stile Sto- cisano gli archeologi – l’impor- vissute in strutture semiprimi-
nehenge tanto per intenderci, tanza di questo centro dal pun- tive. Il sito, conosciuto princi-
l’ARGENTO DEI PITTI ma molto peggio conservati – to di vista della lavorazione palmente per la sua frequenta-
I tre preziosi oggetti
ritrovati nell’Ottocento delimitavano da secoli un teso- dell’argento è fuori discussione. zione durante la prima epoca
a Gaulcross retto rimasto nascosto e di cui Questo mix di oggetti, databili
nel nord della Scozia rimanevano fino a poco tempo fra la tarda età romana imperia-
e conservati
al Museo nazionale fa un pezzo di catena, un brac- le e gli inizi del medioevo, alcu-
di Edimburgo, ciale e una spilla, custoditi pres- ni dei quali avevano circolato a
appartenuti a so il Museo nazionale di Edim- lungo prima di essere sepolti, ci
personaggi d’élite
delle tribù dei Pitti.
burgo. Si pensava che ormai dice molto anche sulle relazioni
Recenti campagne fosse tutto qui, ma le cose sono che s’instaurarono tra le varie
di scavo nel medesimo andate diversamente grazie alla popolazioni locali. I nuovi scavi
sito hanno portato
alla scoperta di oltre
recente campagna di scavo ci aiuteranno a far luce su alcu-
centro reperti in argento dell’Università di Aberdeen du- ne pagine della storia scozzese
facenti parte dello rante la quale sono riemersi ol- così come sugli equilibri socio-
stesso complesso tre cento monili tutti in argento politici della nascente società
di oggetti tesaurizzati.
(Foto da «British come i reperti ottocenteschi. «Si medievale britannica».
Archaeology») tratta – spiega l’archeologo ca- Da «British Archaeology» n. 4/2015

anglosassone (410-700 d.C.),


in realtà rivelò un passato mol-
to più antico. Quella stessa col-
linetta si scoprì essere abitata
fin dalla preistoria come dimo-
strava il ritrovamento di resti
di selce e sepolture di età neoli-
tica. Completavano la ricca
stratificazione reperti risalenti
all’età del Bronzo, ma anche di
epoche molto più tarde come
alcune suppellettili di epoca
romana. «West Stow – spiega
oggi l’archeologo Richard Ho-
gett – fu popolato dal 420 ai
primi anni del 600 quando
venne abbandonato definitiva-
76
mente. Alcuni dei manufatti ri- ANTICHI PELLEGRINAGGI visita al santuario di Epidau- FEDE MEDITERRANEA
Il tempio di Apollo
salenti a questo periodo svela- LA FEDE CHE CHIEDE ro, nel Peloponneso orienta-
all’interno del santuario
no molto sull’economia del si- le, dedicato ad Asclepio, divi- panellenico di Delfi,
to e sulla vita degli abitanti. L’e- Dimmi dove preghi e nità salutare per definizione. sede dell’oracolo più
norme quantità di resti ossei di ti dirò chi sei. Un’equazione Il miracolo guaritore arrivava prestigioso della
animali domestici (circa 175 che vale tutt’oggi per i fedeli di
mila pezzi) indicano un largo tante religioni che si recano
impiego di pecore, ma anche di presso uno o l’altro santuario
capre e maiali». Si potrebbe per impetrare grazie. Miracoli,
continuare a lungo su cosa e misteri, fenomeni “che non si
quanto abbia restituito il villag- spiegano”: oggi i santi, ieri le
gio, ma in realtà quella dello divinità, la geografia del culto
scavo è solo metà della storia. non è cambiata molto attraver-
Dai primi anni Settanta in- so i millenni, mentre lo studio
fatti un sito parallelo brilla di delle mete di pellegrinaggio
luce propria documentando antiche si sta affermando nel
uno degli esempi di archeolo- Nordeuropa come disciplina a
gia sperimentale più apprezza- sé stante. In principio, si pen-
ti dal pubblico di appassionati, sava, furono i Greci: il santua-
ma anche dalla comunità rio-oracolo di Delfi come om-
scientifica. Precisamente nel belico della fede dei popoli
1973 fu eretta la prima capan- mediterranei in età ellenistica
na ricostruita seguendo “alla è un esempio per tutti. In real-
lettera” le indicazioni archeo- tà, già a partire dal III millen-
logiche sulle tecniche origina- nio a.C., Sumeri, Ittiti, Egizi…
li. A questa si aggiunsero col si mettevano in viaggio in oc-

religione greca
durante il pernottamento
nel periodo classico.
presso l’edificio di culto, la personalità più
quando il Dio dettava in so- prestigiosa era la Pythía,
gno le cure per la malattia... E la profetessa, scelta
tra le donne della città
nel mondo romano? A diffe- senza alcuna selezione
renza di ciò che accadeva in base all’età
nell’antica Grecia, l’ambito e nominata a vita.
(Foto da «Antike Welt»)
religioso rifletteva una realtà
sociale e culturale estrema-
mente complessa, che si 1500 ANNI FA
estendeva dal Vallo di Adria- Il complesso ricostruito
di West Stow, villaggio
no fino all’Eufrate, con una anglosassone
molteplicità di lingue, divini- frequentato dal 420
tà, rituali. Mentre le ricerche al 600 circa. Molte
capanne sono situate
tempo molti altri esemplari e il casione di riti specifici in alcu- passate conferivano una sorta sopra le stesse superfici
villaggio ricostruito è diventa- ni luoghi di culto. Per i Greci il di primato alla religione gre- scavate dagli archeologi
to parte integrante della storia pellegrinaggio, singolo o di ca considerando quella roma- e ognuna ha
caratteristiche uniche.
del sito. Oggi alcune delle gruppo, era parte integrante na come fredda, prosaica, Si tratta di uno dei primi
strutture sono inagibili per della vita sociale: numerose soggetta ai riti formali del po- esempi di archeologia
motivi di sicurezza, mentre un iscrizioni di epoca classica do- tere politico, le nuove linee sperimentale in Europa.
(Foto da «British
incendio ha nel frattempo di- cumentano una sorta di calen- d’indirizzo fanno cadere mol- Archaeology»)
strutto una delle capanne più dario della fede con date pre- ti di questi pregiudizi. Un
grandi. «Il modo migliore per cise che richiamavano i fedeli. esempio? Il complesso sacro
festeggiare i cinquant’anni dal- Adunate regolari che serviva- dedicato a Giove Eliopolita-
la scoperta di West Stow – con- no anche a scambiare merci e no, ovvero il Giove di Heliopo-
clude Richard Hogett – è co- notizie, ma che soprattutto lis, nella provincia romana di
struire una nuova area speri- formavano un’identità collet- Siria, oggi Baalbek, attirò visi-
mentale. I mezzi di oggi po- tiva. Al solito, nemmeno a dir- tatori dall’intero impero di www.britisharchaeology.org
trebbero dare risultati sorpren- lo, la richiesta più comune era Roma, fino al periodo tardo-
denti». quella riguardante la salute. antico e anche dopo.
Da «British Archaeology» n. 5/2015 Panacea per tutti i mali era la Da «Antike Welt» n. 3/2015 www.antikewelt.de

77
Marisa de’ Spagnolis no tuttora inediti), ma l’autrice da due diverse fasi di monumen-
IN LIBRERIA
La dea delle sorgenti ha condotto nuovi scavi e rilievi talizzazione del sito. Al culto di
del fiume Sarno: sul sito e riesaminato alcuni da- Mefite, risalente alla fase sanniti-
Mefitis e il Lucus Iunonis ti, con risultati notevoli. Fra i re- ca, era dedicato un edificio a più
Edizioni Phoenix perti riesaminati spicca il Lara- ambienti, nonché la grotta-nin-
cooperativaphoenix@hotmail.it rio del Sarno, rinvenuto a Pom- feo raffigurata nel Larario. La
pp. 95, euro 20 pei negli scorsi anni Cinquanta consacrazione a Giunone fu in-
da Amedeo Maiuri: i larari (de- trodotta nel 100 a.C. dai Romani
Santuario di Foce Sarno: non è dicati al culto dei Lari domesti- con un nuovo santuario, a noi
un luogo di culto presso lo sboc- ci) sono monumenti noti e dif- noto grazie ai resti di un tempio e
co a mare di un corso d’acqua. fusi, ma questo s’impone per la di un teatro: un ringraziamento
Foce si chiama una frazione del- decorazione pittorica. Sullo alla dea per la vittoria di Quinto
Maria Franca Bagliani
Paola Parodi la città di Sarno (24 km dalla co- zoccolo, a sinistra è la personifi- Lutazio Catulo contro i Cimbri.
Il seno sacro materno dannato sta), non lontano dal monte che cazione del fiume, il dio Sarno. La gens Lutatia era originaria di
Il mio libro www.ilmiolibro.it porta lo stesso nome e dove si Gran parte della superficie è poi quest’area, come documentato
pp. 98, euro 12 trova una delle cinque sorgenti occupata da scene di pesca e pe- dalla necropoli di famiglia trova-
Il seno è stato simbolo di tene- del fiume, Sarno anch’esso, bre- satura dell’anguilla, nota risorsa ta a Nocera in località Pizzone
rezza materna e peccaminosa ve ma a suo tempo ben naviga- della zona: ma l’attenzione del- (vedi: AV n. 79). La zona delle
sensualità, oggetto di devo-
zione, di delicate attenzioni bile, e frequentato già in età pro- la studiosa si concentra su una sorgenti sarà poi caratterizzata da
artistiche e di esaltate violen- tostorica dal popolo dei Sarrasti; figura di divinità femminile con un’ulteriore sovrapposizione: il
ze. Nella lontana preistoria è il territorio fu poi controllato bambino, all’interno di una culto della Madonna di Foce, ap-
stato individuato nell’orogra- dai Sanniti, e infine dai Romani. grotta-ninfeo. Sappiamo che parsa nel 553 ad alcune donne
fia di monti e colline, ricono-
sciuto nelle concrezioni delle Nola, Acerra, Nocera usavano il presso i popoli italici era diffuso del luogo... Sergio Rinaldi Tufi
grotte; è stato raffigurato iso- porto di Pompei, e il Sarno era il culto di Mefite, dea ctonia pro-
latamente, enfatizzato nelle un buon collegamento. «La pre- tettrice delle sorgenti; ma sap-
sculture; in altre epoche ha su- senza dell’acqua quale elemen- piamo anche (da Plinio) che in Claudio Centimeri
bito censure, ha seguito i ca- e Olimpia Soleri
noni estetici, è stato cooptato to simbolico di purificazione quest’area in età romana era ve-
da correnti culturali e da logi- era di per sé una forza aggregan- nerata Giunone, cui era dedica- Viaggio in 3-D
che di mercato. Gli autori pre- te per le popolazioni delle zone to un bosco sacro. Marisa de’ nell’antico Egitto
sentano la storia di questo em- limitrofe», scrive l’autrice. Nel Spagnolis documenta come si Dalle immagini stereoscopiche
blema per eccellenza del fem- alla fotografia tridimensionale
minile. 1965 era stato rinvenuto un de- sia verificata una sovrapposizio-
posito votivo (i cui materiali so- ne di figure divine, testimoniata AdArte
www.adartepublishing.com
pp. 128, euro 18,50
NARRATIVA ARCHEOLOGICA
Romano Del Valli, La Legione II Partica di Set- lazione etrusca, costretta a migrare sotto Agli inizi del Novecento l’Euro-
timio Severo. I motivi di una scelta, con la l’incalzare dei Celti, e la dominante poten- pa si godeva l’ultima stagione
collaborazione di Roberto Alessandrini, Ar- za romana. della Belle Époque, in un equili-
bor Sapientiae (www.arborsapientiae.com), brio sancito dalle due grandi po-
pp. 192, euro 15 Emilio Sarli, La dea di Morgantina. Il ritorno
tenze coloniali, Francia e Gran
della madre terra, Bonfirraro (www.bonfirra
T ra romanzo e realtà si presenta un’ipote-
si, basata su circostanze reali, sui motivi roeditore.it), pp. 96, euro 12
Bretagna, che particolarmente in
Egitto cercavano un’intesa. Lo
che indussero l’imperatore Settimio Severo
(193-211 d.C.) a scegliere la Legione II Par-
tica, unica nella storia di Roma, come sua
A ttraverso il percorso introspettivo del
protagonista, si districa la vicenda del-
la dea di pietra, nel mito che spiega l’arché
studio dell’antica civiltà dei fara-
oni aveva offerto una copertura a
“guardia del corpo legionaria” e stanziarla dell’universo, raggiunge l’età del Bronzo e questo rapporto d’interessi,
in Italia nei Castra Albana, sui cui resti sor- del Ferro, si colora di poesia nei versi di all’interno dei quali s’inserivano
gerà l’attuale Albano Laziale. Omero e Ovidio, diviene storia e fa sbarca- altre comunità come quella ita-
re il lettore nell’epopea di Ducezio e del so- liana, ma non solo. James Henry
Gianfranco Bracci e Marco Parlanti, I segreti gno d’indipendenza dei Siculi, delle guerre Breasted, figlio di un pastore pro-
della via etrusca, Itaca (www.itacalibri.it), del Peloponneso e delle battaglie puniche. testante, fu il primo egittologo
pp. 300, euro 15 americano, e tra i maggiori, che
Dario Giardi, DNA, Leone (www.leoneedito
L ungo un’ipotizzata via etrusca fra Tirreno e
Adriatico si snoda la vicenda del roman- re.it), pp. 192, euro 9,90
riuscì a mettere al servizio della
ricerca archeologica una potenza
zo in un crescendo di giallo e colpi di sce-
na. Scene di vita attuale, intessute delle
emozioni degli archeologi a ogni nuova sco-
D urante uno scavo viene ritrovato un re-
perto che nasconde una verità sconcer-
tante. Un’organizzazione che opera all’in-
economica come erano divenuti
gli Stati Uniti d’America. Con se-
perta, s’intrecciano a flash-back storici attra- terno del Vaticano riesce a far passare sotto
de a Chicago, fondò un celebre
verso i quali si rivivono i conflitti tra la popo- silenzio la scoperta... Istituto Orientale (tuttora atti-
vo), destinato a operare in Egitto,
78
ma anche in altri Paesi del Vici- cora bambini era invece riserva- lazioni antiche. «Siamo ciò che Laura Sudiro
no Oriente, la “Mezzaluna ferti- ta una parte esterna in prossimi- mangiamo, ma anche dove e Giovanni Rispoli
le” per usare un fortunato termi- tà dell’ustrinum, il recinto per la mangiamo, come mangiamo e Oro dentro
ne coniato dallo stesso Breasted. cremazione. Le epigrafi prove- con chi mangiamo» (K.C. Un archeologo in trincea:
Bosnia Albania Kosovo
Frutto di questo suo interesse fu nienti dai basamenti delle urne Twiss, We are what we eat, in The Medio Oriente
la pubblicazione di cui il presen- e dagli elogia permettono di ri- archaeology of food and identity, Skira www.skira.net
te volume offre una versione se- costruire in modo approssima- 2007), poiché il cibo afferisce pp. 190, euro 16
lettiva. La pubblicazione curata tivo le deposizioni nel Mauso- anche alla sfera culturale, es- Esistono vari modi di lavorare
da Breasted era rivolta agli ame- leo; molto più complete sono le sendo parte integrante dell’uni- sui beni culturali: insegnare,
ricani colti, guidati alla scoperta fonti classiche che descrivono verso simbolico che ci distin- prodigarsi nelle istituzioni, de-
nunciare incuria e malefatte.
dei principali monumenti e siti con precisione i nomi degli illu- gue non solo da tutti gli altri Ma c’è anche chi decide di far-
archeologici da Alessandria a stri defunti. Dalle testimonian- animali, ma anche all’interno si testimone in prima perso-
Khartum (nella nostra selezione ze storiche ed epigrafiche risul- della nostra specie. Affrontare na, mettendo in gioco tutto se
dal Cairo a Wadi Halfa). Natu- tano sepolti nel Mausoleo quasi la storia dei singoli cibi è la via stesso. Fabio Maniscalco, ar-
cheologo (membro del Comi-
ralmente mancano i riferimenti tutti i membri della famiglia più semplice per raccontare le tato scientifico di Archeologia
a scoperte che dovevano ancora Giulio-Claudia, più Vespasia- conquiste operate, oltre a ciò Viva, dove pubblicava i repor-
avvenire, quali le tombe intatte no, Nerva e Giulia Domna. che lungo il cammino è andato tage delle sue missioni e cura-
di faraoni, prima tra tutte quella perduto o si è modificato, for- va un’attenta rubrica sui beni
culturali nelle aree di crisi), ha
di Tutankhamen. Nel panorama mando quel filo che ha condot- pagato duramente il suo im-
della riscoperta del mondo anti- Stefania Casini (a cura di) to al nostro quotidiano. Alla fi- pegno. Nato a Napoli il primo
co si deve mettere in risalto que- FOOD. Archeologia del cibo ne, un approfondimento su agosto 1965, sviluppò le sue
sta personalità complementare, tra preistoria e antichità due importanti siti della Lom- pionieristiche esperienze nel-
Civico Museo Archeologico la tutela del patrimonio cultu-
che mirò a coniugare il rigore de- bardia, la palafitta del Lavagno- rale a rischio in varie parti del
gli studi con il coinvolgimento di Bergamo ne e l’abitato etrusco del Forcel- mondo (Bosnia, in particola-
di gente comune in una società, www.museoarcheologicober lo, indagati dall’Università di re Sarajevo, Albania, Kosovo,
oltre oceano, tutt’altro che estra- gamo.it Medio Oriente) per strappar-
Milano, con la collaborazione
pp. 146, euro 12 lo alla barbarie della guerra.
nea alle novità che provenivano del Museo archeologico di Ber- Un tumore presumibilmente
dall’Oriente. Alessandro Roccati gamo: dimostrano come l’ar- provocato dall’uranio impo-
L’archeologia del cibo, in par- cheologia con l’apporto delle verito durante le missioni nei
ticolare quella pre/protostori- scienze naturali sia in grado di Balcani lo ha stroncato il pri-
mo febbraio 2008. Il libro rac-
Maria Elisa Garcia Barraco ca, ha assunto grande interesse ricostruire quadri dettagliati conta la sua storia.
(a cura di) grazie al progredire delle scien- del mondo antico. S.C.
Il Mausoleo di Augusto ze applicate. Queste, attraverso
XIV-MMXIV. Bimillenario le analisi archeometriche, sono AbbiAmo ricevuto
della morte di Augusto in grado di fornire dati utili alla P. Arthur, M. Leo Imperiale e M. Tinelli (a cura di), Apigliano. Un vil-
Arbor Sapientiae laggio bizantino e medievale in Terra d’Otranto. I reperti, Apigliano Parco
ricostruzione dell’alimentazio- Archeologico (www.inculture.eu), pp. 140, s.p.
www.arborsapientiae.com
pp. 178 + DVD, euro 32 ne del passato. Le ricerche bio- S. Defacendis, La civiltà del grano nella Daunia dal Neolitico ai giorni
chimiche condotte sulle cera- nostri, Centro di ricerca per la Cerealicoltura (www.cerealresear
Il Mausoleo imperiale della di- miche permettono di stabilire chcentre.it), pp. 152, s.p.
nastia giulio-claudia, il sepolcro il contenuto di molti recipienti, S. Pannuzi (a cura di), Gandhara. Tecnologia, produzione e conserva-
zione. Indagini preliminari su sculture in pietra e in stucco del Museo Na-
che Augusto stesso volle costru- che fossero sostanze alcoliche, zionale d’Arte Orientale “Giuseppe Ticci”, Gangemi Editore (www.gan
irsi nel 29 a.C., era un immenso come vino, birra, idromele, o gemieditore.it), pp. 96, euro 20.
monumento ricoperto da giar- cibi a base di cereali e latticini; S. Distefano, I Borgia del Casale. Storia e vicende di una famiglia dell’aristo-
dini pensili e circondato da un’a- quelle biomolecolari portano crazia siciliana, Bonfirraro (www.bonfirraroeditore.it), pp. 120, euro 13.
rea verde offerta al popolo roma- un contributo fondamentale «Notizie Archeologiche Bergomensi» n. 22/2014, Civico museo ar-
cheologico di Bergamo (www.museoarcheologicobergamo.it), pp.
no, con tanto di custode che ne per rispondere alla domanda 302, s.p.
manteneva l’ordine e la pulizia. sull’origine di molte specie di M.E. Garcia Barraco e I. Soda (a cura di), Giovanni Barracco tra collezio-
Tumulus Augusti era chiamato nei piante coltivate; quelle pollini- nismo e museologia. Lettere d’arte e d’archeologia (1871-1912), Arbor Sa-
documenti ufficiali, ma per i cit- che mettono a disposizione ri- pientiae (www.arborsapientiae.com), pp. 70, euro 22.
tadini fu da subito il Mausoleo. costruzioni ambientali relative L. Garcia y Garcia (a cura di), Giuseppe Fiorelli e la Scuola Archeologica di
Pompei, Arbor Sapientiae (www.arborsapientiae.com), pp. 56, euro 18.
Una struttura quanto mai singo- alla vegetazione; le analisi iso-
L. Cini, La Toscana. Sacro romano impero di nazione germanica. L’eredi-
lare, perfettamente inquadrata topiche delle ossa degli anima- tà germanica e celtica nella Toscana di oggi. Origine dei cognomi e stemmi
nell’area del Campo Marzio set- li e anche dell’uomo permetto- familiari toscani, prefazione E. Baggiani, Bonfirraro (www.bonfirra
tentrionale con gli altri monu- no di risalire agli alimenti inge- roeditore.it), pp. 112, euro 15.
menti augustei, il sacro luogo riti. Lo studio dei resti di pasti M. Carrara, Etrusco: una lingua anatolica dalla morfologia arcaica e un
lessico semitico, Compilationes (carrara_marco@yahoo.it), pp. 306,
per l’eterno riposo del primo delle mummie e l’analisi dei euro 18,50.
imperatore e dei suoi parenti. Ai coproliti completano le infor- M. Ranieri Panetta, Le donne di Augusto, con poesie di J. Minervini,
membri della famiglia morti an- mazioni sulla dieta delle popo- Electa (www.electaweb.com), pp. 64, euro 9.
79
ATENE 4 Ceramico e museo nazionale
Al mattino suggestiva visita al cimitero del Cera-
6 atene - Roma
Prima colazione.Trasferimento in aeroporto e ri-
Alle origini dell’europA mico, nell’area fuori dalla Porta del Dipylon e della entro in Italia con volo di linea.
partenza: 5 dicembre 2015 Porta Sacra, con i tumuli e i periboloi familiari (re-
cinti funerari) dalla ricca decorazione scultorea, Quota da Roma: € 1.050
Suppl. partenza da altri aeroporti: su richiesta • Suppl.
l’area destinata alle sepolture pubbliche, il Pompe- singola: € 240 • Spese apertura pratica: € 40 • Mance
1 Roma - atene ion, per la preparazione delle solenni processioni (da consegnare all’accompagnatore): € 30
Partenza con volo di linea per Atene.All’arrivo tra- della via Sacra; il piccolo museo presenta preziose La quota comprende: passaggio aereo con voli di linea
sferimento in albergo, cena e pernottamento. testimonianze dell’area, tra cui stele funerarie ce- in c. turistica • sistemazione in camera doppia in hotel di
lebri. Visita al Museo archeologico nazionale: le cat.4 stelle • trattamento di pensione completa dalla cena
2 l’agorà grandi sale custodiscono e rappresentano tutte le del primo giorno alla prima colazione del sesto giorno,
Visita della vasta area dell’agorà con le numerose con pranzi veloci (un piatto principale e contorno) • tra-
civiltà che nel corso dei secoli hanno abitato il Pa- sferimenti in pullman GT • guida locale parlante italiano
vestigia di edifici pubblici e luoghi di culto, le stoai ese. Visita alla collina di Filopappo con il monu- • presenza di un archeologo • visite ed escursioni • assi-
(portici), il metroon, il bouleuterion, l’Ephaisteion mento funerario costruito dagli Ateniesi nel II sec. stenza di accompagnatore Rallo • lezioni e incontri con
(tempio di Efesto), l’odeion di Agrippa; visita al mu- a.C. in onore del sovrano della Siria, Gaio Giulio l’archeologo durante il viaggio • entrate ai musei e luoghi
seo nella stoa di Attalo completamente ricostruita Antioco. Da qui si gode una vista magnifica sull’A- archeologici • assicurazione medico-bagaglio-annulla-
dalla scuola americana.Visita alla collina della Pni- mento • set da viaggio.
cropoli. La quota non comprende: tasse aeroportuali italiane
ce, luogo deputato alle riunioni dell’ecclesia: in que-
5 museo Benaki e altri punti d’interesse e greche da quantificare all’emissione del biglietto (attua-
sta piazza di forma semicircolare i cittadini di Atene li 150 euro), bevande ai pasti, mance, extra personali e
si riunivano per ascoltare i famosi oratori che parla- Al mattino visita al Museo Benaki ospitato in una
quanto non specificato in programma.
vano dalla tribuna in pietra collocata al centro e per dimora gentilizia appartenuta al collezionista di Partecipanti: minimo15 persone
esercitare i loro doveri democratici. opere d’arte Antonis Benaki (armi in bronzo, rari
elmi, gioielli e vasellame del periodo arcaico, pre-
3 l’acropoli ziosi monili d’oro del III secolo a.C.). Prosegui-
Ai piedi dell’Acropoli sorge il Nuovo Museo, mento con la visita di altri punti d’interesse della
inaugurato nel 2009, che custodisce le parti del Capitale greca: lo stadio Kallimarmaron, tuttora
fregio del Partenone rimaste in Grecia, quattro utilizzato per celebrazioni ed eventi; la porta di
Cariatidi e molti altri reperti. Al termine si prose- Adriano, costruita in onore dell’imperatore roma-
gue per visita dell’area alle pendici meridionali no Adriano; l’Olympieion o tempio di Zeus Olim-
dell’Acropoli, con le tracce dell’odeion di Pericle, il pio; la torre dei venti, struttura ottagonale così
santuario e il teatro di Dioniso e la stoà di Eumene chiamata per i fregi decorativi che rappresentano
II fino all’odeion di Erode Attico. Pomeriggio de- le divinità dei venti; la chiesa Kapnikarea, edificata
dicato alla visita dell’Acropoli con i simboli su un precedente tempio cristiano, è uno dei prin-
dell’Atene periclea (Propilei, tempietto di Athena cipali monumenti bizantini di Atene. Essa risale al-
Nike, Partenone, Eretteo) e le cospicue tracce di l’XI secolo ed è dedicata alla Presentazione della
una stratificazione millenaria. BeataVergine Maria.

i viaggi di in collaborazione con programmi completi Iscrizioni Agenzia Viaggi Rallo


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5 HaBaRana - DamBULLa 9 GaLLe - CoLomBo


SRI LANKA - aLUVIHaRa - KanDY
A Dambulla visita al tempio rupestre (I sec. a.C.)
Visita di Galle, città fortificata che mostra le intera-
zioni tra gli stili architettonici europei e asiatici: la
l’iSolA SplendenTe che ospita una statua di Buddha lunga 14 metri e città vecchia, la fortezza, la cattedrale di Santa Ma-
partenza: 22 gennaio 2016 150 statue di Buddha a grandezza d’uomo. Sosta ria. A Colombo breve giro della città, dove i segni
vicino a Matale al Tempio rupestre di Aluvihara, della dominazione portoghese, olandese e inglese
1 Roma - CoLomBo con icone e affreschi. Arrivo a Kandy, centro del sono visibili ovunque.Trasferimento in aeroporto
Partenza per Colombo con volo di linea con scalo buddismo e della cultura, e visita al Tempio del per il volo di rientro. Pernottamento a bordo.
intermedio. Pasti e pernottamento a bordo. dente di Buddha, famoso per la sacra reliquia.
10 ItaLIa
2 CoLomBo - anURaDHaPURa 6 KanDY - nUWaRa eLIYa Volo di rientro a Roma, con arrivo in mattinata.
Arrivo a Colombo, incontro con la guida locale e Giro della città e visita ai templi: Embekke Temple
partenza per Anuradhapura. Visita di Yapahuwa, (1371 d.C.); tempio di Gadaladeniya (XIV sec.); n.b. Per motivi di ordine operativo e organizza-
fortezza rupestre del XIII sec. Arrivo a Anuradha- tempio di Lankatilaka (XIV sec.), che ospita uno tivo le visite e le escursioni possono subire modi-
pura e sistemazione in hotel. stupa e varie statue. Proseguimento per Nuwara fiche nell’ordine di effettuazione, ma non nel
Eliya, la ‘piccola Inghilterra’, in una magica zona contenuto.
3 anURaDHaPURa - mIHIntaLe
ricca di valli, cascate e piantagioni di tè.
- HaBaRana Quota da Roma: € 2.450
Vista di Anuradhapura, uno dei siti più rinomati: i Suppl. partenza da altri aeroporti: su richiesta • Suppl.
7 nUWaRa eLIYa - BUDURUWaGaLa singola: € 600 • Spese apertura pratica: € 40 • Mance
tesori più grandi della città sono i dagoba, luoghi
- maLIGaWILa - KataRaGama (da consegnare all’accompagnatore): € 40
sacri costruiti in mattoni caratterizzati dalla forma
Tappa al tempio di Buduruwagala, fortificazione La quota comprende: passaggio aereo con voli di
semi sferica. Visita di Mihintale, la “culla del Bud-
granitica celebre per il Buddha (15 m) più grande linea da Roma, con scalo intermedio, in c. turistica •
dismo dello Sri Lanka”, è il primo santuario di- sistemazione in camera doppia in hotel di cat. 4/5 stel-
di tutto lo Sri Lanka. Perso nella giungla, poco ri-
chiarato a livello mondiale risalente al 247 a.C. e le • trattamento di pensione completa dal pranzo del
mane del complesso monastico di Magawila (VIII
ospita i monumenti più antichi del Paese. secondo giorno alla cena del nono giorno, pranzi in
sec.): un Buddha gigantesco, ritrovato avvolto ristoranti locali e cene in hotel • acqua minerale ai
4 HaBaRana - SIGIRIYa dalle liane e che è stato rimesso sul suo piedistallo. pasti e durante i trasferimenti • trasferimenti in pul-
- PoLonnaRUWa - HaBaRana Proseguimento per Kataragama. lman a.cond. • presenza di un archeologo • visite ed
Visita alla rocca di Sigiriya (V sec.), alta circa 200 m: escursioni comprese le entrate come da programma •
8 KataRaGama - mULKIRIGaLa assistenza di guida nazionale/accompagnante locale
con l’enorme statua di un leone all’ingresso e, in ci-
ma, i resti di quello che una volta erano il sontuoso
- GaLLe parlante italiano • lezioni e incontri con l’archeologo
Visita di Kataragama, la città religiosa per eccellen- durante il viaggio • assicurazione medico-bagaglio-
palazzo, i giardini e le vasche per l’acqua.Vista di annullamento • set da viaggio.
za per la presenza di un enorme complesso religio-
Polonnaruwa, seconda capitale del Paese: i luoghi La quota non comprende: tasse aeroportuali da
so. Proseguimento per Mulkirigala, sede di uno dei
sacri (templi, “stupa”, statue del Buddha); la città quantificare all’emissione del biglietto (attuali €
più antichi monasteri dell’isola (III sec. a.C.): cir- 60/70), visto d’ingresso (costo attuale Usd 30), bevan-
medioevale; il Parakrama Samudra, insieme di la-
condato da folta vegetazione, il sito si sviluppa su de ai pasti oltre all’acqua, mance, extra personali e
ghetti artificiali collegati da canali, nella parte occi-
terrazze collegate fra loro da scalinate. Le grotte quanto non specificato in programma.
dentale della cittadina. Rientro a Habarana. Partecipanti: minimo15 persone
ospitano diversi Buddha coricati.Arrivo a Galle.

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