Devo confessarLe che alla fine non sono riuscito ad evitare di scriverLe questa lettera, pur consapevole che Le darà un ulteriore pretesto per aumentare la sua visibilità mediatica e quindi in qualche modo Le farà anche piacere. Le dichiaro fin dall’inizio il mio conflitto d’interessi sono un medico “scienziato”, quello che lei definirebbe un esponente della medicina “ufficiale”, che io invece definisco della medicina basata sul metodo scientifico, lo stesso metodo che le permette per esempio di poter trasmettere la trasmissione “Il cerca salute”, e che ha aumentato l’aspettativa di vita delle persone in Italia agli attuali 83 aa (6 anni in più anche rispetto agli anni ’90). Ho letto il suo libro “Vivere 120 anni” (ebbene si confesso anche questa debolezza…), catturato da quello slogan “Le verità che nessuno vuole raccontarti”, slogan che per chi fa ricerca è come il miele per le api. Purtroppo Le confesso che non ho trovato niente d’innovativo. Credo che non ci sia niente di più “tradizionale” di dire che la dieta e lo stile di vita siano due fattori essenziali per la salute. Giusto così per suggerimento le consiglio di dare un’occhiata a uno degli ultimi documenti del World Health Organization (http://www.who.int/dietphysicalactivity/en/), ma non rimanga deluso nello scoprire di essere perfettamente in linea con la medicina che Lei definisce “ufficiale” e sono confidente che non abbia un ego così smisurato da ritenere che il WHO abbia preso spunto dal suo libro nello stilare le linee guida. Ma non Le sto scrivendo per entrare nel merito dei suoi consigli dietetici o degli integratori che va proponendo e vendendo, perché anche in questo caso non ne voglia il suo ego, ma non si distingue dalla palude d’imbonitori che nel nostro paese, ma anche nel resto del mondo, propongono le più disparate soluzioni tutte con un'unica caratteristica, cioè quella di non avere nessuna prova scientifica di efficacia. In una situazione dove perfino l’urinoterapia e la colon idroterapia rivendicano un’azione benefica, figuri se mi meraviglio della rivendicazione di curcuma, chiodi di garofano, cannella, origano, zenzero e pepe nero. Il motivo per cui Le sto scrivendo è legato alla Sua recente trasmissione sul diabete di tipo 1. Ho notato con piacere che ha letto un po’ di letteratura scientifica a riguardo riuscendo nel non facile intento di presentare le evidenze della medicina ufficiale come giustificazione per intraprendere percorsi terapeutici alternativi, diciamo una contraddizione in termini. Se Lei ha avuto il piacere di leggere la letteratura scientifica riguarda il diabete di tipo 1 le devo confessare che quella letteratura ho avuto l’onore in parte di scriverla (sa anche il mio ego vuole la sua parte). E mi duole dirlo ma, purtroppo, non l’ha capita. E allora mi permetta di assumere il mio ruolo di professore buono. Sa quando uno studente si presenta a un esame e va proprio male, non perché non ha studiato ma perché non ha capito, mi dispiace mandarlo via in malo modo e di solito quello che faccio fisso un paio di ore di discussione con lui per rivedere le cose che non ha capito. Siccome Lei non è uno studente di medicina, dobbiamo fare una cosa più semplice che le sarà sicuramente di aiuto. Le suggerisco le risposte corrette alle domande. 1) Si può fare prevenzione sul diabete di tipo 1? Risposta corretta: La storia dei tentativi di prevenire il diabete di tipo 1 dura ormai da oltre 30 anni, dai tempi in cui la disponibilità dell’allora nuovo farmaco immunosoppressore ciclosporina ne stimolò l’impiego anche nel diabete di tipo 1. Successivamente gli studi clinici d’intervento sono stati numerosissimi e molto diversi tra loro, con risultati certamente utili per l’avanzamento delle conoscenze sulla storia naturale e la patogenesi del diabete di tipo 1, ma complessivamente deludenti sul piano dei risultati: infatti, a oggi, non vi è un solo trattamento che si sia dimostrato efficace, duraturo e sicuro. 2) Perché non si fanno analisi specifiche su questi anticorpi? Risposta corretta: Perché non c’è un trattamento che si sia dimostrato efficace, e quindi si fa solo all’interno di alcune coorti di pazienti a rischio aumentato come ad esempio i parenti di primo grado di pazienti con il diabete di tipo 1, in genere su richiesta o all’interno di studi internazionali di screening per la conoscenza della storia naturale della malattia come TrialNet. Negli ultimi anni si sta discutendo in relazione all’aumento dei casi se sia possibile immaginare uno screening su tutta la popolazione, potendo permettere di prevenire almeno in parte alcune complicanze acute all’esordio della malattia come la chetoacidosi, ma per ora non c’è una concordanza di vedute che sia utile e sostenibile economicamente. 3) Se scoprissimo la presenza di questi anticorpi nel nostro sangue, potremmo fare qualcosa per la prevenzione o almeno per ridurne il loro livello? Risposta corretta: gli auto anticorpi che si misurano nel sangue non sono la causa del diabete ma un marcatore che ci dice che il sistema immunitario ha iniziato a riconoscere le cellule che producono l’insulina nel pancreas. La causa che produce quest’attivazione è ancora sconosciuta e sicuramente legata a più fattori. Sicuramente c’è una componente genetica (ci sono almeno 40 geni di suscettibilità conosciuti) e una ambientale. Tra le ambientali più di un’ipotesi è sotto studio tra cui un ruolo di alcuni virus, l’alterazione della maturazione del sistema immunitario dovuto alla minore stimolazione perché aumentata l’igiene, la presenza di alterazioni dell’immunità del nostro intestino e della composizione dei suoi batteri. Proprio sulla possibilità che l’intestino giochi un ruolo si sono fatti interventi di tipo alimentare volti a prevenire il diabete di tipo 1 come per esempio l’utilizzo di latte idrolizzato, di acidi omega tre e la sottrazione del glutine dalla dieta. Purtroppo senza successo. 4) Cosa dovremmo fare per bloccare il sistema immunitario e bloccare la patologia? Risposta corretta: al momento non esiste un modo che abbia dimostrato nell’uomo di prevenire la progressione della malattia in modo efficace e duraturo. E’ però possibile partecipare a studi che stanno studiando nuovi approcci e la speranza per tutti è che nel prossimo futuro si abbia qualche arma in più. 5) Le risposte alle domande 5 e 6 richiederebbero molto tempo. L’ipotesi virale è molto complessa e non dimostrata. I rotavirus non sono i virus più sospettati per un eventuale coinvolgimento e ci sono evidenze anche in direzione esattamente inversa cioè che un’infezione virale possa proteggere dallo sviluppo. Cioè siamo nel campo delle teorie…. 6) Barriera intestinale che cosa è che la altera? Risposta corretta: se si ha la celiachia sicuramente tutto quello che contiene glutine come pane pasta etc.… se non si ha la celiachia pane e pasta non alterano la barriera intestinale. Siccome si è pensato in passato, partendo dal fatto che esiste un’associazione tra celiachia e diabete di tipo 1, che il glutine giocasse un ruolo anche del diabete di tipo 1 si è sperimentata la dieta priva di glutine nella prevenzione, senza risultati. 7) Quindi potremmo fare prevenzione evitando che si distruggono le cellule del pancreas cambiando alimentazione? Risposta corretta: no al momento no. In relazione ai casi di remissione spontanea, come parte della progressione naturale di questa malattia alcuni pazienti riprendono transitoriamente l'attività delle cellule beta. Questo periodo viene spesso definito come il "periodo della luna di miele". Durante questo periodo, i pazienti manifestano un miglioramento del controllo glicemico con un uso ridotto o assente di insulina o farmaci antidiabetici. I tassi d’incidenza della remissione e la durata della remissione sono estremamente variabili. La remissione spontanea completa è un fenomeno raro ma possibile, rispetto alla remissione parziale spontanea. La remissione completa è tuttavia più comune nella popolazione sopra i 15 aa rispetto alla popolazione pediatrica. Come tentativo di aumentare i tassi di remissione e la funzione delle cellule beta nei pazienti con DM1 appena diagnosticato, sono in corso numerosi studi d’intervento. Attualmente non esiste un singolo agente promettente che sia universalmente raccomandato per migliorare i tassi di remissione. 8) E’ possibile ripopolare le cellule beta dopo anni….? Risposta corretta: ci sono studi che stanno sperimentando questa possibilità, ma al momento no. 9) Lei vuole contestare l’eccessiva utilizzazione dell’insulina nei malati di diabete di tipo 1? Risposta corretta: no. L’insulina è l’unico farmaco che può mantenere in vita le persone che hanno il diabete di tipo 1. In passato quando ancora non si aveva a disposizione l’insulina si provava a contrastare la malattia togliendo gli zuccheri dall’alimentazione purtroppo senza successo. Questo perché da ignoranti non si era capito che in realtà il paziente diabetico a livello delle cellule non ha un eccesso di zuccheri ma un difetto. Cioè il paziente diabetico ha tanto zucchero nel sangue perché manca chi lo trasporta alle cellule, cioè l’insulina. Per cui le cellule hanno poco zucchero che è fondamentale per fare energia. In assenza devono utilizzare vie alternative per produrre energia come le proteine e i grassi. Questo produce la perdita repentina di peso e di massa muscolare e la produzione di alcuni prodotti di scarto detti corpi chetonici. Questa situazione, denominata chetoacidosi, se non corretta porta alla morte. Per questo motivo il paziente diabetico di tipo 1 deve mangiare i carboidrati come chiunque ma deve imparare a somministrare in modo adeguato e proporzionale l’insulina che non produce il suo pancreas. Questa è la cosa più complicata non deve prenderne poca perché se no il glucosio non esce dal sangue, non deve eccedere altrimenti lo zucchero esce troppo e per compensare mangia troppo accumulando grasso o se succede in modo acuto può morire perché lo zucchero non arriva più al cervello. Questo punto ho notato essere particolarmente ostico sia per Lei sia per la persona che la intervistava. Le suggerisco a questo riguardo per completare le sue “competenze” la visione di questo filmatohttps://www.youtube.com/watch?v=cwZWm8oNjBc . Dura solo 3 minuti e 35, molto meno di quello che è durato lo “speciale” che ha dedicato al diabete di tipo 1, ma sicuramente più informativo. Il filmato è prodotto da Diabetes UK ed è dedicato alla spiegazione della malattia ai bambini. Quindi dovrebbe essere abbastanza utile e comprensibile per colmare le sue conoscenze nel campo del diabete di tipo 1, almeno i basilari. Mi fermo qui per almeno due motivi. Il primo è che questa lettera è troppo lunga e siccome mi sto annoiando io a scriverla sicuramente si starà annoiando Lei a leggerla, oltretutto visto che dovrà ristudiare da capo il diabete di tipo 1 forse è meglio che non perda troppo tempo. Secondo perché poi nello speciale sono coinvolte delle testimonianze di pazienti che per rispetto non commento. Quindi credo che sia giunto il momento di salutarLa. Mi riservo di darle qualche consiglio. In considerazione del suo interesse nel campo della medicina le consiglio di iscriversi a una delle tante università italiane, ce ne sono delle ottime, o se preferisce anche all’estero. Non deve necessariamente acquisire una laurea in medicina, a meno che non voglia avere l’ambizione di curare delle persone. Le basterebbe il primo triennio quello in cui non si affronta ancora la clinica ma le basi biologiche delle malattie. Le permetterebbe di acquisire alcune basi di biochimica e fisiopatologia di cui evidentemente manca. Nel frattempo, se vuole accettare un mio consiglio, eviti di dare indicazioni terapeutiche di qualsivoglia natura. Sa, c’è sempre qualcuno che potrebbe prenderla sul serio mettendo a serio rischio la propria salute. S’immagini…. C’è gente che sta costruendo una nuova arca di Noè perché pensa che arriverà un secondo diluvio universale, c’è gente che sta costruendo un razzo per andare nello spazio e dimostrate che la terra è piatta, potrebbe anche esserci gente che crede che il giornalista Adriano Panzironi abbia scoperto la terapia del diabete di tipo 1. Augurandomi di incontrarla in occasione del suo centoventesimo compleanno Lorenzo Piemonti Innsbruck, 22 gennaio Alla gentile attenzione di Adriano Panzironi (seconda puntata) Mi ritrovo mio malgrado a scriverLe nuovamente nel giro di pochi giorni dalla mia precedente lettera. Sono rimasto molto colpito dall’annuncio di “Cinque mesi per rinascere”. Riporto testualmente dalla sua trasmissione: “….Cinque mesi per rinascere è un reality che coinvolge 10 persone per 23 settimane che saranno tenute in una struttura protetta e dovranno seguire l’alimentazione life 120 l’integrazione e l’attività fisica per 23 settimane e riusciremo a dimostrare durante questo reality con una serie di SPERIMENTAZIONI SCIENTIFICHE e esami come queste persone potranno risolvere le loro patologie migliorando lo stato metabolico….” Colpito… ! Non dal reality Le confesso. Si è vero che 23 settimane in un ambiente protetto (NB: protetto da cosa?) seguendo l’alimentazione Life120 e l’integrazione con curcuma, chiodi di garofano, cannella, origano, zenzero e pepe nero può essere difficile, ma ci sono ci sono già esempi di reality estremi più affascinanti. Mi colpisce un altro punto: sperimentazioni scientifiche. Mi colpisce perché avendone iniziate e essendo coinvolto in più di una, ne conosco molto bene il valore e la difficoltà oltre che la loro regolamentazione. Ma capisco subito che è uno scherzo… e penso tra me e me, ma che burlone questo Panzironi che mi aveva quasi fatto credere che voleva fare una sperimentazione scientifica e invece semplicemente ha trovato un'altra bella trovata pubblicitaria per i suoi prodotti. Poi però continuo ad ascoltare e capisco che Lei è veramente convinto di star facendo una sperimentazione scientifica o come lo definisce un “esperimento scientifico a cielo aperto”. Ora capisco che essendo stato impegnato a cercare di capire il diabete di tipo 1 abbia trascurato lo studio della sperimentazione scientifica nell’uomo ma dobbiamo cercare di capire i fondamentali. Iniziamo a specificare che la sperimentazione scientifica a cielo aperto non esiste. Così come non esiste la sperimentazione scientifica “cinque mesi per rinascere”, perché per tutti gli studi interventistici esiste un database mondiale che chiunque può consultare in cui gli studi vengono registrati e il Suo non risulta. Ma al di là delle cose sostanziali che includono tra l’altro che esista un protocollo, una approvazione da un comitato etico, un responsabile scientifico, un sistema di tracciabilità dei dati, un obiettivo primario, criteri di inclusione ed esclusione, etc… il problema è che in questo studio “a cielo aperto” non si capisce cosa si compara a cosa. Le faccio un esempio: se voglio dimostrare che capsule contenenti curcuma, chiodi di garofano, cannella, origano, zenzero e pepe nero hanno dei benefici sulla salute o proprietà terapeutiche devo decidere quale parametro mi misura questo beneficio. Quindi devo preparare capsule vuote di controllo dette placebo e capsule con le spezie dentro, poi dividere la popolazione di studio in due gruppi su base casuale e senza dire ne al paziente ne al medico se la capsula è il placebo o quella attiva la somministro. Misuro il parametro di beneficio prima e dopo il trattamento. A quel punto avendo tutti i dati in modo che non siano più manipolabili si apre il codice che dice chi ha preso il principio attivo e chi ha preso il placebo. Si chiama studio randomizzato in doppio cieco controllato verso placebo. Lo stesso principio vale anche per interventi sulla dieta e sulla attività fisica fatti gli adeguati adattamenti. Diciamo per esempio si prendono due gruppi uno trattato con una dieta bilanciata ed una attività fisica secondo gli standard considerati ideali al momento attuale, e l'altro con la dieta e attività fisica Life120/Panzironi. credevo fosse banale ma evidentemente non è così Allora mi trovo per l’ennesima volta a darle due consigli, così amichevoli, prima che qualcuno la prenda sul serio e finisca per farsi del male. Il primo è banale. Se non si sanno le cose perché non le si studiano o non le si capiscono, le si possono almeno copiare. A questo proposito le segnalo questo link di una sperimentazione scientifica sulla dieta mediterranea, quella che rappresenta il suo “nemico” simbolico. Non stia a guardare che ha dimostrato di prevenire le malattie cardiovascolari, potrebbe non piacerLe questo, ma almeno si faccia una idea sulla metodologia http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1200303 Il secondo è più paternalistico. Stia attento a definire sperimentazione scientifica quello che fa. Perché come le ho detto la sperimentazione scientifica ha delle regole e delle leggi che la regolano. Il mancato rispetto di queste regole ha rilevanza legale ed deontologica che potrebbe creare qualche problema sia a Lei che ai colleghi medici che con tanta simpatia la seguono nella sua sperimentazione a cielo aperto. Sarei veramente dispiaciuto di leggere nel prossimo futuro sue notizie all’interno delle pagine di cronaca giudiziaria dei giornali. Cordialmente Lorenzo Piemonti Milano 27 gennaio 2018 Alla gentile attenzione di Adriano Panzironi (terza puntata) Gentilissimo Le scrivo brevemente perché purtroppo in questi giorni non ho avuto possibilità di dedicarLe molto tempo. Sono sicuro che rimarrà male nel non ricevere la solita attenzione, ma Le prometto che, impegni permettendo, Le scriverò ancora. Oggi voglio darLe una mano. Mi sembra di capire seguendo la Sua trasmissione che Lei stia velatamente consigliando l’utilizzo di un’integratore denominato Orac Spice: 8 compresse al giorno di un barattolo di 240 compresse, che quindi serve per 30 giorni. Il costo non è poco…49,9 EU e, devo ammeterlo, è stato molto generoso da parte sua concedere uno sconto di 10 EU e quindi permetterne l’acquisto a 39,9 EU sul sito. Però il prezzo rimane comunque non nella possibilità di molti, anche perché con le spese di spedizione di 9,9 EU si arriva comunque a 49,8 EU. Al fine di non escludere qualcuno dalla possibilità di godere dei benefici di questo Suo integratore per una limitata disponibilità economica mi permetterà di suggerire un modo semplice per acquisire gli stessi principi ad un costo più basso. Infatti, per fortuna, curcuma, chiodi di garofano, cannella, origano, zenzero e pepe nero possono essere acquistati. Mi sono così adoperato per valutare il costo utilizzando dei fornitori disponibili nel web. Ho una buona notizia!!! Con 0,13 EU al giorno, cioè 4 EU al mese è possibile coprire il fabbisogno. Allego una tabella riassuntiva esplicativa A questo punto nasce una domanda spontanea: perché si dovrebbe continuare a pagare 49,8 Eu quando si potrebbe assumere la stessa cosa pagando 4EU? Ora qualcuno potrebbe lamentare che non essendoci prove di efficacia che garantiscono risultati, anche spendere 4 EU è uno sbaglio, ma che ci volete fare anche l’effetto placebo ha un costo … Comunque capisco che la differenza di prezzo sia giustificato dallo straordinario investimento pubblicitario….e si sa la pubblicità è l’anima del commercio. La saluto sperando di aver aiutato chi non può permettersi un luxury placebo. Come sempre mi permetta un paio di consigli. Primo consiglio: ho visto che nella pubblicità si è fatto prendere un po’ la mano e si parla di efficacia e prevenzione contro malattie neoplastiche, neurodegenerative etc…stia più basso, punti su sintomatologie più aspecifiche come malessere, stanchezza, difficoltà a digerire, etc… si sa che lì l’effetto placebo ha un certo ruolo “terapeutico” e magari riesce a portare a casa di più e lasci perdere aspirazioni su tumori, malattie autoimmuni, infiammatorie e neurodegenerative, quelle sono cosa seria e richiedono rispetto. Secondo consiglio: non metta i costi che finiscono sempre con .9 perché è brutto, ricorda le televendite o le campagne di promozione dei supermercati…non vorrà mica che le persone pensino si tratti di uno dei tanti prodotti di bassa qualità che si cerca di rifilare con la strategia del prezzo al limite della decina superiore… Cordialmente Lorenzo Piemonti PS Le devo confessare che ho ricevuto qualche lamentela perché sono troppo gentile nei suoi confronti. Pensi che invece io pensavo di essere stato un po’ cattivello…Vah beh, vedremo cosa si può fare per il futuro in modo di accontentare la sensibilità di tutti.
Milano, 9 febbraio 2018 (notte)
Alla gentile Attenzione di Adriano Panzironi (quarta puntata, mio malgrado, e spero ultima) Gentilissimo Sig. Panzironi Ho controllato nell’anagrafe dei professionisti italiani iscritti agli ordini dei medici trovando dodici colleghi con il cognome Piemonte, però nessuno di nome Lorenzo. Quindi, peccando di un eccesso di zelo e presunzione, interpreto l’incipit di una sua lettera come rivolta a me, presupponendo la presenza di un errore di distrazione causato forse da un basso livello del suo glucosio plasmatico. Le confesso che il venerdì sera, in genere, dedico il mio tempo ad attività ludiche, stile partita a calcetto con amici, un film di fantascienza o partita a Zombicide con i miei figli. Non mi sarà difficile quindi ritagliare un po’ di tempo nel risponderle. Devo dire che è riuscito a mettere in discussione una mia convinzione profonda. Ho sempre creduto nella statistica per cui diciamo che davanti a una scelta binaria, stile vero o falso, mi aspetto che se uno sa la risposta giusta ha il 100% di possibilità di azzeccarla, se uno non la sa e tira a caso, ha comunque il 50% di probabilità di azzeccare la risposta giusta. Mi è quindi inspiegabile come sia possibile non azzeccare nove affermazioni su nove, perché almeno per la legge del caso mi sarei aspettato un 4 vs 5 o, al limite, 3 vs 6. Ad ogni modo non è mia intenzione rispondere analiticamente a ogni punto, perché lo trovo noioso e francamente inutile. Però voglio provare con la strategia dello shock, cioè darle delle informazioni, poche ma che possano riattivare in lei l’emisfero cerebrale sinistro, quello deputato al pensiero analitico e logico che evidentemente è in uno stato d’ipoglicemia selettiva. 1) Non ci crederà mai, ma la medicina (ufficiale come la chiama Lei, scientifica come la chiamo io) classifica la prevenzione del diabete di tipo 1 in primaria, secondaria e terziaria. La primaria è diretta a soggetti che non hanno segni di autoimmunità o alterato metabolismo, ma semplicemente una predispozione (che per il tipo 1 è genetica). Siccome in questa popolazione non si ha nessuna certezza di sviluppare il diabete di tipo 1, qualsiasi intervento deve essere in primis privo di rischi, soprattutto perché rivolto a bambini anche molto piccoli. Di conseguenza sono stati fatti studi per valutare la comparsa degli autoanticorpi in questi soggetti, tutti studi di prevenzione primaria basati sulla modificazione della dieta, con l’intenzione di interrompere un presunto evento ambientale scatenante l’autoimmunità. Incredibile ma vero, chi l’avrebbe mai detto che a cavallo della fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ’90, mentre Lei investiva la sua crescita professionale come corrispondente speciale per il TEMPO al torneo di tennis “lo scolapasta d’oro” organizzato dal compianto Ugo Tognazzi (lui sì un raffinato comico), in più di un gruppo di ricerca nel mondo si progettava di capire come modificare la dieta per prevenire la comparsa dell’autoimmunità nel diabete di tipo 1. Lei ci è arrivato qualche decennio dopo ma meglio tardi che mai. Sfortunatamente allora come ora un fattore di rischio specifico inequivocabilmente associato alla comparsa dell’autoimmunità non c’era e di conseguenza si è provato con un certo numero d’ipotesi tra cui l’introduzione del latte vaccino (Studio TRIGR), l’insulina presente nel latte vaccino (studio FINDIA), il glutine (studio BABYDIET), omega 3 (studio NIP), Vitamina D (diversi studi tra cui PREVEFIN e DAISY), per ricordare quelli più rilevanti in termini di numero. Al momento nessuna evidenza consistente di prevenzione è emersa, ma la comunità scientifica mondiale lavora a nuove ipotesi. Sono a dirle che però Life 120 non rientra tra le ipotesi più gettonate, al momento. Ce ne faremo una ragione. Sa, sono studi complicati che coinvolgono centinaia o migliaia di soggetti e durano anni… 2) Non ci crederà mai ma pensi che lo screening e la ricerca degli autoanticorpi nei famigliari dei pazienti con diabete di tipo 1 si fa. Ancora più incredibile chiunque può partecipare e a costo zero per il paziente. Si chiama Trialnet è finanziato da NIH e se è interessato a mandare qualcuno alla nostra attenzione lo può fare semplicemente guardando la procedura in questo sito http://dri.hsr.it/trialnet/ 3) Adesso sono un po’ in crisi perché non so se può reggere a questa notizia. Passiamo al diabete di tipo 2. So che ha un’atavica paura dei carboidrati insulinici, come li chiama Lei, che credo come il vaso di pandora rappresentano nel suo immaginario l’origine di tutti i mali. Ma devo dirle un segreto: non solo i carboidrati fanno secernere l’insulina…anche le proteine per esempio attraverso alcuni aminoacidi insulinogenici. Per cui, anche se non si alza la glicemia, ugualmente la carne, il pesce e i formaggi presentano un indice insulinico superiore a quello della pasta, poiché anche l'introduzione di proteine o aminoacidi richiede l'intervento dell'Insulina per gestire tali nutrienti. Non me la sento di andare oltre e spiegarle che la conoscenza dell’immunologia è divenuta molto più complessa e il paradigma Th1/Th2 è un po’ vecchio e ora è integrato da molte altre popolazioni tra cui le Treg e non so per esempio le cellule alfa che possono addirittura trasformarsi in cellule beta etc… A questo punto però non posso esimermi da darle un dolore. Caro Panzironi, c’è chi osa di più, 120 anni sono troppo pochi, si può fare di più. La concorrenza spinge e grazie alla medicina matabolomica abbiamo un nuovo limite…ebbene sì 150 anni. Mi sa che se non rilancia con un 160 anni mi perde il mercato…ci pensi può farcela magari aumentando un po’ la dose di chiodi di garofano o la curcuma… s’inventi qualcosa insomma… Siccome è stato così gentile di essere stato breve nella sua risposta (non l’ho presa come una scortesia, anzi…) chiudo anch’io qui permettendomi come sempre un paio di consigli. Non si preoccupi per la mia presunta predilezione per la dieta mediterranea; non ci crederà ma seguo con molta attenzione la letteratura, quella vera intendo, che sta studiando le possibili virtù di altri regimi alimentari. Si deve concentrare piuttosto a spiegare la funzione dei suoi integratori poiché come riportato su tutti i prodotti, seppur in fondo e in piccolo “…LIFE 120 è uno stile di vita e l'integrazione non può essere considerata curativa.” Secondo, sa… lei può fare molti soldi e avere una certa popolarità, io posso anche giocare una partita in meno a Zombicide il venerdì sera, ma in mezzo ci sono molte persone che le malattie che la medicina secondo Panzironi definisce come curabili o prevenibili, a secondo del caso, le vive in prima persona. Nessuno ha il diritto di giocare sulle loro speranze e sulla loro fragilità. Lorenzo Piemonti PS Mi stavo dimenticando una cosa. Lo stato al mondo con la più alta incidenza di diabete di tipo 1 è la Finlandia, la cui popolazione è famosa per seguire una stretta dieta mediterranea…tutto il resto è noia.