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«L'Interprete delle
Passioni»
(«Tarjumân al-Ashwâq»)
a cura di Roberto Rossi Testa
PARTE PRIMA
Fonte:
http://www.superzeko.net/doc_robertorossitesta/IbnAlArabiLInterpreteDellePassioni01.html[30/12/2014 23:40:40]
Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte prima
Sommario
Prefazione
di Reynold A. Nicholson parte 1
Nota
del traduttore italiano parte 1
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 parte 1
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 parte 2
31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 parte 3
46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 parte 4
PREFAZIONE
di Reynold A. Nicholson
Comunque si vogliano considerare i rispettivi meriti della
poesia araba e persiana, penso che sia universalmente accettato da
coloro che
hanno consuetudine con la letteratura mistica di entrambi i popoli che gli Arabi
eccellono nella prosa piuttosto che nei
versi, mentre i prosatori persiani in
questo campo non sono sullo stesso livello dei poeti. `Attâr, Rûmî, Hâfiz e
Jâmi - per citare
soltanto alcuni dei grandi poeti persiani le cui opere,
tradotte in varie lingue, hanno rapidamente immesso la filosofia religiosa del
Sufismo in un vasto circuito della cultura europea - sono tanto superiori ai
loro rivali arabi, compreso il mirabile Ibn al-Fârid,
quanto le Futûhât
al-Makkiyya e le Fusûs al-Hikam sono superiori a trattati analoghi
in persiano.
L'Interprete delle Passioni (Tarjumân al-Ashwâq)
non fa eccezione a questa regola. L'oscurità del suo stile e la stravaganza del
suo immaginario daranno soddisfazione a quegli spiriti austeri per i quali la
letteratura consiste in una forma ardua e raffinata di
esercizio intellettuale,
ma la sfera in cui l'autore si muove è troppo astratta e remota dall'esperienza
comune per dare piacere a
quanti non condividano il suo temperamento visionario
o non abbiano essi stessi tratto ispirazione da un simile ordine di idee.
Nondimeno, i lavori di un genio tanto audace e sottile meritano comunque di
essere studiati, e chi vi si applica vi troverà, a
compenso dei suoi sforzi,
numerosi concetti elevati e capaci di colpire nel segno, nonché parecchi passi
di reale bellezza. I versi
seguenti (11, 13-15) vengono citati spesso, ed
esprimono la dottrina Sûfî che ogni strada conduce all'Unico Dio.
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte prima
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte prima
pregandolo costui prega se stesso. Di conseguenza disdegna le credenze altrui,
cosa che non farebbe se fosse avveduto; ma la
sua ripulsa è basata
sull'ignoranza. Se conoscesse il detto di Junayd ("L'acqua assume il colore
del suo recipiente") egli non
interferirebbe con le fedi degli altri, ma
sarebbe in grado di percepire Dio in ogni forma e in ogni credo" (13,12).
La divina sostanza rimane inalterata e inalterabile pur nella
varietà delle esperienze religiose. "Quelli che adorano Dio nel sole
vedono un sole, quelli che Lo adorano in oggetti inanimati vedono un oggetto
inanimato, e quelli che lo adorano come un Essere
unico e senza nulla che gli
sia simile vedono un Essere unico e senza nulla che gli sia simile" (12,3).
In un rimarchevole passo Ibn `Arabî tenta di conciliare
Islamismo e Cristianesimo. La Trinità cristiana, egli sostiene, è
essenzialmente un'Unità che ha la sua controparte nei tre Nomi principali con
cui Dio viene appellato nel Corano, vale a dire
Allâh, ar-Rahmân e ar-Rabb
(12,4). L'Islam è, propriamente, la religione dell'Amore (11,15); la divina
pietà non viene negata ad
alcuno, infedele o musulmano che sia, che dal fondo
della sua miseria invochi il Signore. Persino ai miscredenti condannati a
restare nell'inferno in eterno, potrebbe essere dato di sentire, fra quei crudi
tormenti, un qualche sollievo e refrigerio.
Si dice che Ibn `Arabî abbia proclamato se stesso Sigillo
dei Santi, a somiglianza di Muhammad che si era proclamato Sigillo dei
Profeti; si dice altresì che abbia sostenuto che i Santi sono superiori al
Profeti, anche se è assai dubbio che tale accusa sia
sostenibile. Sembra
infatti che egli abbia tenuto fermo che i Profeti, in quanto Santi, derivino la
propria conoscenza dal Sigillo dei
Santi, e che coloro che sono Profeti in
virtù della loro santità sono superiori a coloro che sono Profeti in virtù
della dignità
profetica stessa (4,1; 18,8). Ibn `Arabî afferma, comunque, di
aver raggiunto un grado spirituale non mai attinto da alcuno dei
suoi pari
(24,4).
L'INTERPRETE DELLE PASSIONI
Sebbene Ibn `Arabî (Murcia 1165 - Damasco 1240) sia il più
celebre fra i mistici musulmani, ben pochi dei suoi centocinquanta
lavori
superstiti sono stati editi in Europa, ed ancor meno sono stati tradotti,
cosicché, in merito alle speculazioni teosofiche di
quell'autore che tanta
sensazione produsse nel mondo islamico, quasi non disponiamo di materiale degno
di nota. Altrettanto
dicasi per la parte della sua opera scritta in versi, che
comprende un ponderoso Dîwân e varie raccolte minori. Una di queste è
L'Interprete
delle Passioni. Il fatto che L'Interprete sia accompagnato da un
commentario di pugno dell'autore fu il motivo
principale che mi indusse a
studiarlo, oltre a quello della sua brevità, ed alla circostanza di poter
disporre di un eccellente
manoscritto. (Nella presente edizione il canzoniere
verrà tradotto integralmente, mentre il commentario sarà alquanto abbreviato;
in ogni caso i passi più interessanti e importanti verranno riportati quasi
parola per parola).
Un curioso problema di storia letteraria è costituito dalla
datazione delle poesie e del commentario. I manoscritti esistenti recano
tre
versioni differenti. La prima contiene le poesie senza il commentario. Nella
relativa prefazione Ibn `Arabî si riferisce al suo
arrivo alla Mecca nel 598 H.
(1201), dal che il Dozy inferì - su basi che, come proverò a dimostrare,
ritengo insufficienti - che i
versi fossero stati composti nello stesso anno.
Essendo poi state le poesie tacciate, da parte di alcuni devoti, di essere
erotiche e
frivole, l'autore licenziò una seconda recensione, contenente le
stesse composizioni con un commentario e una nuova
prefazione, in cui dichiara
di aver scritto le poesie durante una visita ai Luoghi Santi della Mecca, nei
mesi di Rajab, Sha`bân e
Ramadân dell'anno 611 H. (1215). Nella terza ed
ultima recensione si trova la medesima data, ed in più una indicazione delle
cause che spinsero l'autore a stendere il commentario.
Il manoscritto di cui mi sono servito portava, oltre al
commentario, la prefazione relativa alla prima versione e l'aggiunta che
differenzia la terza recensione dalla seconda.
Il Dozy, come ho detto, riteneva vera la data di composizione
indicata nella prima recensione, e pertanto credeva che Ibn `Arabî
in seguito
avesse postdatato il lavoro di tredici anni. Ecco come si esprime: "Per
fugare ogni sospetto di empietà Ibn `Arabî non
solo provò che l'amore
celeste, e non quello terreno, formava l'oggetto dell'ispirazione dei suoi
versi, ma persino pretese che
questi ultimi fossero stati composti in altra
epoca; col quale artificio, sebbene non potesse ingannare coloro che li avevano
già
letti, egli intendeva confondere chi ne aveva soltanto sentito parlare, e
con ciò ridimensionare lo scandalo prodotto".
Prima di esaminare la validità della tesi del Dozy cercherò
di esporre le risultanze in manierà più completa di quanto abbia fatto
costui.
A tale scopo riporterò, a partire dalla prima recensione, parte dei brani in
prosa che costituiscono l'introduzione alle
poesie.
"Quando nell'anno 598 risiedevo alla Mecca,
frequentavo la compagnia di alcune persone, uomini e donne, tutte eccellenti,
fra le
più colte e virtuose; ma, fra di loro, non vidi alcuno [...] che
assomigliasse al sapiente dottore e maestro Zair Ibn Rustam, nativo
di Isfahân
e abitante della Mecca, e a una sua sorella, la venerabile anziana, sapiente e
dotta dell'Hijâz, chiamata Gloria delle
Donne, Bint Rustam [...] Quel maestro
aveva una figlia vergine, snella fanciulla, che avvinceva coi lacci dell'amore
chiunque la
contemplasse, e la cui sola presenza era ornamento dei conviti e
meraviglia per gli occhi. Il suo nome era Armonia (Nizâm) e il
suo appellativo
Occhio del Sole. Virtuosa, saggia, religiosa e modesta impersonava la venerabile
vecchiezza di tutta la Terra
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte prima
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte prima
L'Interprete
terminò nel mese di Ramadân del 611 H. (gennaio 1215). Pochi mesi più
tardi l'autore, giunto ad Aleppo, iniziò a
redigere il commentario, lavoro che,
come ci informa Hâjjî Khalîfa, si concluse a Rabî`ath-thânî dell'anno
seguente (agosto
1215).
All'ulteriore domanda, se Ibn `Arabî fosse completamente
sincero quando garantiva che le sue poesie erano mistiche nello
spirito, benché
erotiche nella forma, io credo occorra dare risposta affermativa. A volte gli
studiosi della poesia orientale hanno
occasione di chiedersi: "Questo è un
poema amoroso contrabbandato per un'ode mistica, o un canto mistico espresso nel
linguaggio dell'amore terreno?", e di rendersi conto che la questione è
indecidibile. Qui, comunque, non ci troviamo nel caso in
cui ogni lettore sia
autorizzato a scegliere l'interpretazione che più gli aggrada. È vero che
alcune poesie de L'Interprete non
sono distinguibili da comuni
componimenti d'amore, e che pertanto il rifiuto dei contemporanei dell'autore di
credere nelle sue
proclamate intenzioni fu naturale e comprensibile; ma è
altrettanto vero che certi testi sono inconfondibilmente mistici, e che
segnano
della loro impronta tutto il resto del canzoniere. Se non furono abbastanza
perspicaci, gli scettici meritano in ogni caso
la nostra gratitudine, per aver
provocato Ibn `Arabî a chiarire la propria posizione. Sicuramente senza la sua
guida anche i lettori
più in sintonia con lui raramente potrebbero cogliere i
sensi riposti che Ibn `Arabî sa trarre dalle espressioni convenzionali della
qasîda
araba (egli stesso, del resto, ammette che talvolta il significato esoterico dei
suoi testi era oscuro persino a lui, e che
certe spiegazioni gli venivano
suggerite nei momenti dell'estasi). Ma il fatto che le sue delucidazioni a volte
sembrino "spiegare
troppo" non è prova della sua insincerità: egli
aveva la necessità di tacitare i suoi critici, e sarebbe stato difficile
convincerli che le
sue poesie erano mistiche nello spirito e nelle intenzioni
senza dare minuta e precisa interpretazione di ogni verso, per non dire
di ogni
parola. La necessità di entrare in dettagli anche banali - gli Arabi hanno la
tendenza ad esagerare nei dettagli, a scapito
dell'insieme - porta l'autore a
speculare su peregrine analogie verbali, e lo fa scivolare con prodigiosa
rapidità dal sublime al
ridicolo. Quando Ibn `Arabî pubblicò il suo
commentario omise dalla prefazione i passaggi relativi alla bellezza di Nizâm
che si
trovano nella prima recensione. Non c'è dubbio sul fatto che erano stati
fraintesi; era inevitabile che suscitassero sospetti.
Espungerli fu soltanto un
espediente per privare i suoi detrattori di un'arma micidiale, da cui l'autore
non si sapeva difendere
altrimenti. Dal momento che, se Nizâm fu per lui (e
manifestamente non fu altro) una Beatrice, un prototipo di perfezione celeste,
una personificazione dell'amore e della bellezza divina, nondimeno agli occhi
del mondo egli corse il rischio di apparire come un
amante che proclami la
propria devozione a un ideale astratto mentre visibilmente celebra le attrattive
della sua bella. Nelle
poesie la fanciulla in questione, effettivamente, non
viene quasi nominata, tuttavia ci sono alcuni punti nei quali l'originale
ricorre
a giochi di parole per evocarla, e che a mo' di conclusione mi piace
riportare testualmente.
Mi sono consumato lungamente
per un'amabile fanciulla, adorna
di prosa e di poesia,
dotta nell'arte di parlar dal pulpito,
dotata di favella ricca e chiara.
Ella è una principessa
della terra di Persia,
e dalla più gloriosa
delle città proviene, da Isfahàn;
È figlia dell'Iràq,
è figlia del mio Imâm,
mentr'io sono il suo opposto,
un figlio dello Yemen.
(20,16-18)
O voi, miei due compagni,
possa il mio cuore essere il riscatto
di una snella fanciulla
che splendori e favori mi ha elargito!
L'armonia dell'unione ha stabilito,
poiché è il nostro principio d'armonia;
ella è ad un tempo Araba e straniera,
e sa rendere oblioso il conoscente.
Quando ti guarda è come se levasse
su te spade taglienti,
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte prima
e dai denti davanti le traspare
un lampo abbacinante.
(29,13-15)
Invero lei è una fanciulla araba,
che appartiene per nascita
alle figlie di Persia, veramente.
La Bellezza le ha dato
una fila di denti come perle,
di candore e purezza cristallini.
(42,4-5)
1
1) Potessi mai essere certo ch'essi
han contezza del cuore che possiedono!
2) E il mio cuore potesse mai sapere
che valichi montani essi han varcato!
3) Tu pensi che sian vivi,
o credi che sian morti?
4) Gli amanti, nell'amore,
smarriscono la strada e se medesimi.
COMMENTO
1) "essi": le Idee divine, di cui i cuori di
coloro che sanno sono appassionatamente innamorati, da cui gli spiriti sono
turbati, e
grazie alle quali le opere di devozione vengono compiute.
"cuore": si riferisce al perfetto cuore
muhammadiano, che non è limitato dalle stazioni (maqâmât) . Tale cuore è
posseduto dalle
Idee divine poiché esse ne vanno in cerca, come il cuore va
alla ricerca loro. Esse non possono sapere di possederlo dal
momento che
appartengono alla sua essenza, proprio come quello non contempla in loro che la
sua stessa natura.
2) "che valichi montani essi han varcato":
cioè in quali cuori di gnostici sono penetrati quando svanirono dal mio.
"Valichi montani"
indica "stazione" (maqâm) che è
stabile, in contrapposizione a "stato" (hal) che è mobile,
fluttuante.
3) Le Idee divine esistono solo nell'esistenza del veggente;
e in quanto non vi sia veggente sono "morte".
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte prima
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte prima
concedermi sollievo;
13) E lei cedette... Possa Dio scamparci
dal male che fa lei,
e ottenga quel Monarca vittorioso
di sbaragliare Iblîs!
COMMENTO
1) "i cammelli robusti": sono le azioni che
permettono alla buona parola di salire verso l'alto, come Dio medesimo disse:
"Verso di
lui ascende ogni parola buona, e quanto all'opera buona egli la
esalterà" (Corano, 35,11) . I pavoni in groppa ai cammelli sono i
suoi
amati: il paragone è usato a causa della loro bellezza. I pavoni sono gli
spiriti di quelle azioni, poiché nessuna azione è
accettabile o bella o buona
finché non ha uno spirito che consiste nell'intenzione o desiderio di chi la
compie. Il paragone con gli
uccelli è dovuto alla loro spiritualità e alla
varietà della loro bellezza.
2) "dalle occhiate assassine e potenza sovrana":
si riferisce alla saggezza divina che durante le ore di solitudine si
impadronisce
dell'uomo, assalendolo con tale violenza da renderlo incapace di
discernere ulteriormente la propria individualità.
"Bilqîs sul suo gemmato trono": si
riferisce a quanto fu manifestato a Gabriele e al Profeta durante il primo
viaggio notturno sul
letto o ghirlanda (rafraf) di perle e jacinti nel
cielo terrestre, quando il solo Gabriele venne meno a causa della sua conoscenza
di
Dio che in quell'occasione svelava se stesso. L'autore chiama la saggezza
divina Bilqîs [regina di Saba] a causa del suo essere
figlia della teoria, che
è sottile, e della pratica, che è grossolana, dal momento che Bilqîs fu sia
uno spirito che una donna, poiché
suo padre era un Jinn e sua madre era umana.
Se invece fosse stata figlia di un uomo e di una Jinn ella sarebbe appartenuta
all'altro regno.
3) "pavimento vitreo": vedi Corano, 27,44.
"Idrîs": la menzione di Idrîs è dovuta alla sua
stazione elevata.
"nel petto di Idrîs" significa sotto il suo
controllo, in relazione alla sua possibilità di maneggiarla a proprio
piacimento, come disse
il Profeta: "Non dare la tua saggezza a quelli che
non la meritano". Il caso opposto è quello di chi parli dominato dal
proprio stato
(hal), e quindi sotto il controllo di un influsso. In
questo verso l'autore richiama l'attenzione sulla sua potenza in virtù di un
retaggio divino, poiché i profeti sono signori dei propri stati spirituali,
mentre la maggior parte dei santi ne sono dominati. Il sole è
messo in
relazione con Idrîs perché il sole è la sua sfera; ed egli è paragonato al
sole e non alla luna per la natura di questa
stazione. Si dice che la divina
Saggezza cammina ("incede") piuttosto che correre a causa della sua
dignità e fierezza, e perché
passa per gli stati del cuore dell'innamorato.
4) "Costei uccide con gli sguardi": si
riferisce alla Stazione dell'Annullamento nella Contemplazione.
"Le sue parole rendono alla vita": si
riferisce al completamento della forma umana, quando lo spirito fu soffiato
nella creta. È
paragonata a Gesù in riferimento a Corano, 38,72 e 16,42.
5) "ha gambe": si riferisce a Bilqîs e al
pavimento di vetro (Corano27,44) .
"È per splendore come la Torà": perché
Torà deriva dall'espressione "wara az-zand", "il bastone
produsse fuoco". Le quattro
facce della Scrittura cioè i Quattro Libri
(Corano, Salmi, Pentateuco e Vangeli) corrispondono alla quadruplice luce
menzionata in
Corano, 24,35 (nicchia, lampada, vetro e olio) .
6) "una figlia di Roma": costei, essendo
della razza di Gesù, è descritta come appartenente ai Romani.
"disadorna": ella appartiene all'essenza
dell'Unificazione (tawhîd), senza alcuna traccia d'ornamento di Nomi
divini; perciò da lei
risplende il fulgore della Grazia assoluta, vale a dire
gli ardenti splendori che, se Dio rimuovesse i veli della luce e delle tenebre,
consumerebbero le glorie del suo volto.
7) "Ella è tanto selvaggia": perché la
contemplazione dell'Essenza è un annullamento (fanâ') nel quale, come
disse as-Sayyadi,
non si trova piacere. È selvaggia poiché le anime nobili
desiderano definirla, ma essa non mostra amicizia per loro, nessuna
relazione
esistendo tra loro e lei.
"stanza solitaria": è il cuore. La sua
solitudine è il suo cercare se stessa, dal momento che Dio dice: "Né la
mia terra né il mio
cielo mi contengono, ma sono contenuto dal cuore del mio
servo che crede". Il cuore che possiede questa forma di saggezza si
trova
stazione della Spoliazione, e quindi è come un deserto, ed ella sta in esso
come un animale selvaggio.
"un monumento": si riferisce al sepolcro
degli imperatori romani. Un tale mausoleo può ricordare la morte, che è la
separazione
dell'unione, al fine di evitare la familiarità con il mondo creato.
8) I Quattro Libri sono qui indicati menzionando coloro che
li studiano e li espongono. Tutte le scienze comprese in essi
riguardano solo i
Nomi divini, e sono incapaci di risolvere questioni concernenti l'Essenza
divina.
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte prima
divine.
9) Il verso significa: chiama i Nomi delle realtà divine
secondo la loro differenza, in modo che possa risponderti ciò che ti è
proprio, e che tu possa così conoscere qual è la tua stazione.
10) "al-Halba": quartiere di Bagdad il cui
nome letteralmente significa ippodromo. Le realtà divine gareggiano fra di loro
per
raggiungere i fenomeni che manifestano le loro tracce e il loro potere. Ecco
perché viene detto che si sporgono: perché tendono
verso il mondo dei
fenomeni.
"luce bianchissima": dopo la stazione di
Gesù ecco la stazione di Idrîs, stazione superiore e polare poiché a Idrîs
appartiene il
quarto cielo.
"del sole che sorride": indica la stazione
dell'Espansione.
4
1) Salve a Salmâ, ed a chi nel chiuso vive:
per un tenero amante come me
è d'uopo salutare.
2) E che male è per lei
ricambiarmi il saluto?
Però le belle effigi
non si posson costringere...
3) Partirono di notte, che le tenebre
avevano abbassato le cortine;
e le dissi così:
"Pietà per un amante appassionato,
uno straniero, un folle per amore,
4) Uno che i desideri hanno avvinghiato
smaniosamente, e al quale eran diretti,
ovunque si volgesse, dardi a nùgoli".
5) I suoi denti davanti ella scoprì,
e un lampo balenò,
e non seppi dei due
quale avesse le tenebre diviso.
6) Ed ella mi rispose:
"Non gli basta che alberghi nel suo cuore,
e che in ognuna delle ore sue
egli possa vedermi? Non gli basta?".
COMMENTO
1) "Salmâ": simboleggia un'estasi
salomonica, discesa su di lui dalla stazione salomonica in virtù di un retaggio
profetico.
"nel chiuso": è l'inattingibile stazione della
Profezia, la cui entrata fu richiusa da Muhammad, l'ultimo dei profeti.
L'esperienza di
Salomone in quanto profeta della Saggezza divina è diversa
dalla sua esperienza in quanto santo, e noi possiamo, oramai,
condividere
soltanto la seconda.
"è d'uopo salutare": il "tenero amante"
si trova nella stazione della Tenerezza, in transito verso il mondo divino. Ora,
chi si muove
verso qualche cosa è inferiore a ciò verso cui si muove; e
comunque il postulante saluta per primo.
2) "belle effigi": l'autore descrive questa
apparizione divina nella stazione della Profezia con il termine che
letteralmente vale
"bambole di marmo", come se si trattasse di donne
fatte di una materia inanimata.
"non si posson costringere": Dio non fa
nulla essendovi necessitato, tutto ci viene dalla sua Grazia. Parimenti non
risponde per
mezzo del linguaggio, perché in quel caso il suo parlare sarebbe
diverso dalla sua essenza, che è semplice. Così, invece, il suo
esprimersi è
identico alla sua Presenza visibile, alla quale sono pure simili tutte le
Realtà e gli Attributi divini.
3) "Partirono di notte": l'isrâ' (il
viaggio notturno) , così come il mi`râj (l'ascensione profetica) ,
avviene solo di notte, perché la
notte è il luogo dei segreti, del mistero,
dell'occultamento.
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte prima
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte prima
"hanno brama della patria": cioè dei Nomi divini dai quali
procedono e dai quali sono controllati.
6) Il verso significa: "Quando i pensieri elevati ascendono alla loro
meta, io rimango nello stato del fanâ' (annichilimento) , avendo
conquistato la vita imperitura che non è seguita da nessun opposto. Allora,
avendo lasciato il mondo sensibile, io dico addio alla
pazienza e alla vita
mortale".
6
1) Si sono allontanate
pazienza e resistenza,
quando loro si sono allontanate:
si sono allontanate, loro che
nell'intimo del cuore dimoravano.
2) Io chiesi ad essi dove, a mezzogiorno,
riposino i viandanti, e mi risposero:
"Il luogo del riposo meridiano
è dove shih e ban spandono aroma".
3) Allora dissi al vento: "Va' e raggiungile,
poi che stanno nell'ombra degli arak;
4) E da' loro un saluto
da parte di un fratello del dolore,
dal cuore addolorato
per la distanza da una tale gente".
COMMENTO
1) "loro si sono allontanate": si riferisce
alle Idee Divine.
"nell'intimo del cuore dimoravano": le Idee
Divine non hanno rapporto che con il loro oggetto, che è Dio; e Dio dimora nel
cuore,
secondo il suo Detto: "Né la mia terra né il mio cielo mi
contengono, ma mi contiene il cuore del mio servo che crede". Dal
momento
che, comunque, nessuna visione fu data in quel frangente al poeta, le Idee,
essendo oggetti della visione, svanivano,
quantunque Dio restasse nel suo cuore.
"chiesi ad essi": si riferisce ai
conoscitori delle reali esistenze dei saggi del passato che mi furono guide
sulla via mistica.
"Il luogo del riposo meridiano": esse
riposavano in ogni cuore che sospirasse di desiderio. Shih (assenzio) ha una
radice verbale
che indica inclinazione, ban (salice) ha una radice verbale che
significa assenza.
3) "dissi al vento": emisi un sospiro di
desiderio per loro, nella speranza di farle tornare da me.
"nell'ombra degli arak": dal legno di
quest'albero si ricavano dei nettadenti. Questo passo si riferisce al Detto:
"L'uso del
nettadenti purifica la bocca ed è gradito al Signore".
Vale a dire: le Idee Divine albergano in una dimora di purità.
7
1) Come io baciai la Pietra Nera, donne
amorose mi giunsero d'intorno,
che venivano a compiere velate
la circoambulazione.
2) Esse scopriron volti
come raggi di sole, e poi mi dissero:
"Bada! ché negli sguardi che ci volgi
è la morte dell'anima.
3) Quante anime agognanti abbiam già ucciso
ad al-Muhâssab di Minâ, là dove
si scagliano le pietre,
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte prima
4) Ed a Sarhatal Wâdi,
e sui monti di Râma,
e a Jam`, e ad `Arafât, dove si sperdono!
5) Non vedi tu che la bellezza ruba
tutto quel che è modesto,
sicché vien detta ladra di virtù?
6) Per noi il luogo dell'appuntamento
dopo la circoambulazione è a Zâmzam,
alla tenda centrale, fra le rocce.
7) Là chi l'angoscia ha affranto vien guarito
dalla brama d'amore
di donne profumate.
8) Quand'esse hanno timore,
lascian cader le chiome, così che
sono nascoste dalle loro trecce:
quasi che le velassero le tenebre".
COMMENTO
1) "Come io baciai la Pietra Nera": quando
la mano di Dio venne stesa sopra di me, così che potei cogliere da essa la
divina
investitura, in riferimento a Corano, 48,10: "Quelli che giurano
fedeltà a te, giurano fedeltà a Dio; la mano di Dio è sopra le mani
loro".
"donne amorose": gli angeli circolanti
intorno al Trono di Dio (confronta Corano, 39,75) .
2) "mi dissero": questi spiriti dicono:
"Non ci guardare, se non vuoi cadere in un folle amore per noi: tu fosti
creato per Dio, non
per noi, e se farai in modo che noi diventiamo un velo fra
te e Lui, Egli farà venir meno la tua esistenza in Lui, e tu perirai".
3) "abbiam già ucciso": anime che amano le
cose sublimi e disdegnano quelle mondane.
"al-Muhâssab": luogo del Pellegrinaggio, in
cui, prima di effettuare la circoambulazione della Ka`aba, scagliando delle
pietre si
lapida il Maligno.
4) "`Arafât, dove si sperdono": monte su
cui i pellegrini si radunano, e dal quale devono sfollare ad ora stabilita.
5) "la bellezza ruba tutto quel che è modesto":
dal momento che la bellezza rapisce chiunque la guardi.
"ladra di virtù": perché toglie ogni
piacere alla visione. A volte il Beato ti comanda di fare ciò che sta fra te e
le cose superne, dal
momento che quelle cose si ottengono per mezzo di azioni
odiose, secondo il Detto del Profeta: "Il Paradiso è pieno di cose
biasimevoli".
6) "Zâmzam": è la stazione della Vita che
tu desideri.
"alla tenda centrale": è il mondo
intermedio (barzakh) che sta fra il mondo sensibile e quello
intelligibile.
"fra le rocce": i corpi sensibili in cui i
santi esseri spirituali prendono dimora. Intende dire che questi spiriti, in
tali forme immaginali,
sono metaforici (cioè vicari, che stanno al posto di
altro) ed effimeri, perché il sogno svanisce non appena il sognatore si
sveglia,
e la visione sfuma non appena il visionario torna in sensi. Egli ti
avverte di non farti ingannare dalla manifestazione della bellezza
sensibile,
dal momento che tutto, tranne Dio, è irreale. Dunque, secondo il consiglio
degli antichi, non essere solo per te stesso,
ma sii Suo, poiché Lui può esser
tuo.
7) "donne profumate": nel mondo intermedio,
chi ama tali esseri spirituali dimoranti in corpi sensibili ne deriva un ristoro
dal
mondo degli Spiri e degli Aromi, perché colà spirito e materia sono uniti,
così che la delizia è duplice: per l'occhio e per la mente.
8) "Quand'esse hanno timore": quando queste
immagini temono che la loro assolutezza possa subire una limitazione dal loro
essere confinate in una forma, causano in te la sensazione che esse medesime
siano un velo che ti nasconde qualcosa di più
sottile di ciò che puoi vedere:
allora si celano da te, e abbandonano tali forme, e godono nuovamente di
un'infinita libertà.
8
1) Le loro sedi sono decadute,
ma il loro desiderio
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte prima
nel cuore è sempre nuovo, e non decade.
2) Sulle loro dimore diroccate
son sparse queste lacrime,
ma alla memoria loro
eternamente l'anime si struggono.
3) Dietro a loro montate su cammelli
per amore gridai:
"O voi che siete ricche di bellezza,
eccomi qui, meschino!
4) La guancia ho rivoltato nella polvere,
in un affetto appassionato e tenero:
oh, per il vero amore che vi devo,
non fate disperare
5) Chi affoga nel suo pianto, e intanto brucia
nel fuoco del dolore, e non respira".
6) Tu che hai acceso il fuoco,
non aver furia! Questo
è il fuoco della brama: vieni a prenderlo.
COMMENTO
1) "Le loro sedi sono decadute": i luoghi di
austerità e mortificazione, dove dimoravano i Nomi Divini, sono decaduti per
l'età e per
la perdita del giovanile impulso. La parola rubû` (dimore,
sedi) è usata in riferimento alla primavera [rabî`, stessa radice]
della
vita umana.
3) "Dietro a loro montate su cammelli": sono
le forze della gioventù e le delizie degli inizi.
4) "La guancia ho rivoltato nella polvere":
significa l'umiltà nel perseguire l'Unione, poiché Dio dice:"Avvicinati a
Me per mezzo di
ciò che Io non ho".
6) "Questo è il fuoco della brama": tale
fuoco si trova nel cuore del poeta.
9
1) Dei lampi luminosi ad Abraqân
verso noi balenarono,
e il rombo di quei tuoni
ci echeggiava scoppiando fra le costole.
2) Quelle nubi spandevano la pioggia
sopra tutti i giardini,
e su ogni ramo fléssile
che verso te si inclina.
3) Corsi d'acqua scorrevano e la brezza
esalava profumi,
ed agitava l'ali una colomba
dal collare, e mise foglie una fronda.
4) Alzaron tende rosse fra torrenti
come serpi, e fra loro eran sedute
5) Amabili donzelle:
bianche in volto, splendenti come soli,
dagli occhi grandi: donne conoscenti,
e nobili, e flessuose.
COMMENTO
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte prima
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte prima
11
1) O colombe sui bân e sugli arâk,
pietà! Non raddoppiate
con i vostri lamenti la mia pena!
2) Pietà! Non rivelate
con il lamento e il pianto
le mie nascoste brame,
i miei dolori occulti!
3) Sempe ridico quello che lei dice
all'alba ed al tramonto
con il grido ed il pianto di un nostalgico,
gemendo quale amante appassionato.
4) Gli spiriti piangendo si lagnarono
nel folto dei jadâ
che verso me inclinarono le fronde:
e ciò mi annichilì.
5) Costoro mi portarono ogni sorta
di brame tormentose,
di passioni e afflizioni mai provate.
6) Chi mai mi recherà certa promessa
di Jam` ed al-Muhassab di Minâ?
E chi di Dhât al-Athl? Chi di Nu`mân?
7) Nel mio cuore essi compiono
la circoambulazione, ad ora ad ora,
con amore e tremore,
ed alle mie colonne danno baci,
8) Come il migliore tra i profeti compie
la circoambulazione della Ka`ba,
ch'è imperfetta, secondo la ragione;
9) E quantunque profeta non di meno
ne ha baciato le pietre.
Il prestigio del tempio cos'è mai
contro la dignità che spetta all'uomo?
10) Molto spesso gridavano e giuravano
che loro non sarebbero cambiati,
ma non merita fede chi si bistra.
11) Ed una delle cose più stupende
è una gazzella che si mette il velo,
e strizza l'occhio, ed indica
con la punta del dito colorata;
12) La gazzella il cui pascolo
è fra costole e visceri.
O meraviglia! Un bosco in mezzo al fuoco!
13) Si è fatto, ormai, il mio cuore
capace di ogni forma:
per le gazzelle è un pascolo,
ed è convento ai monaci cristiani;
14) Si fa tempio per gli idoli,
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte prima
e Ka`ba ai pellegrini;
tavola di Torà,
e libro del Corano.
15) Seguo la religione dell'amore:
in qualunque regione mi conducano
i cammelli d'amore, là si trovano
la mia credenza e la mia religione.
16) Nostri modelli sono nella storia
di Bishr, che amava Hind,
ed in un'altra simile;
e nella storia di Qays e di Laila,
di Mayy e di Jaylân.
COMMENTO
1) "colombe": sono gli influssi di santità
e purezza.
3) "ridico": come Dio disse all'anima:
"Chi sono io?" e l'anima rispose: "Io chi sono?" riferendosi
alle proprie qualità; cosicché Dio
la fece dimorare per quattromila anni nel
mare delle forme, finché essa rispose: "Tu sei il mio Signore".
4) "folto dei jadâ": rappresenta i fuochi
dell'amore.
"le fronde": sono le fiamme dell'amore, che
il vento piega come fossero fronde.
"ciò mi annichilì": per il fatto che Egli
solo, non io, potrebbe esistere. L'inclinazione di quei rami ardenti di
nostalgia fa sì che io
possa fare a meno di me stesso, così sarà Lui, non io,
ad essere geloso dell'Amato. L'amore consiste nell'unione di due opposti.
6) "Jam`": luogo dell'unione con gli amati
nella stazione della Prossimità (al-Muzdalifa, a Mecca) .
"al-Muhassab": è il luogo in cui vengono
fugati i pensieri che impediscono agli amanti di raggiungere l'oggetto dei loro
desideri.
"Dhât al-Athl": si riferisce al principio:
in amore bisogna unirsi all'essenza dell'Amato e annullarsi in Lui.
"Nu`mân": è la stazione della Grazia
divina.
7) "con amore e tremore": al fine di
ispirare con la passione.
"alle mie colonne danno baci": si riferisce
alle quattro colonne su cui poggia il corpo umano; il bacio avviene attraverso
il velo che
copre la bocca.
8) "il migliore tra i profeti": è Muhammad.
10) "chi si bistra": si riferisce alle
influenze sensuali che discesero sull'anima quando Dio le si rivolse dicendo:
"Non sono forse il
vostro signore?" (Corano, 7,171) ricevendone una
promessa e un patto. Ma dopo di ciò l'anima non raggiunse la stazione
dell'Unificazione (Tawhîd), ma associò a Dio altri dei. Nessuno andò
esente da tale politeismo, poiché ciascuno disse: "Io, ho
fatto, io ho
detto", trascurando con ciò di contemplare in se medesimo il divino Agente
e Parlante.
11) "una gazzella che si mette il velo": una
sottigliezza divina velata da uno stato sensibile, in riferimento alle
misteriose
sensazioni spirituali degli gnostici, i quali non possono spiegarle
agli altri uomini; essi possono soltanto alludere ad esse in modo
simbolico,
rivolgendosi a quelli che hanno almeno cominciato a sperimentare qualcosa di
simile.
"e strizza l'occhio": le prove speculative
concernenti i principi degli gnostici sono valide soltanto per coloro che già
hanno ricevuto
le prime indicazioni di tale esperienza. Benchè esteriormente
appaiano gente comune, interiormente gli gnostici celano dei
segreti divini.
"con la punta del dito colorata": cioè con
l'unghia laccata. Il significato è il medesimo del "chi si bistra"
del verso precedente.
12) "fra costole e visceri": come disse
`Alî battendosi il petto: "Qui dentro ci sono tante scienze, se soltanto
potessi trovare
persone adatte ad accoglierle".
"Un bosco in mezzo al fuoco": le
innumerevoli scienze albergano nel suo petto e che, strano a dirsi, non sono
consumate dalle
fiamme dell'amore. Il fatto è che tali scienze sono il
risultato della sua ricerca e del suo desiderio: e perciò come la salamandra
non sono bruciate dal fuoco.
13) "Si è fatto, ormai, il mio cuore capace di ogni
forma": qualcuno ha detto: "Il cuore (qalb) è così
chiamato per i suoi
cambiamenti (taqallaba), poiché esso muta secondo i
vari influssi che riceve in relazione alla varietà delle manifestazioni divine
che appaiono nel suo divino fondo (sirr).
"per le gazzelle": per gli oggetti del suo
amore.
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte prima
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Sommario
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte seconda
www.superzeko.net
«L'Interprete delle
Passioni»
(«Tarjumân al-Ashwâq»)
a cura di Roberto Rossi Testa
PARTE SECONDA
Fonte:
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte seconda
Sommario
Prefazione di Reynold A.
Nicholson parte
1
Nota del traduttore
italiano parte
1
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 parte
1
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 parte 2
31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 parte 3
46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 parte 4
16
1) I palanchini misero
sui veloci cammelli
e in essi collocarono
simulacri di marmo e lune piene;
2) E al mio cuore promisero
di fare poi ritorno.
Ma posson mai, le belle,
prometter cosa che non sia ingannevole?
3) Con le dita dipinte
per la partenza lei lanciò un saluto,
lasciò cadere lacrime
che attizzarono il fuoco.
4) Quando volse le spalle col pensiero
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte seconda
riferimento al passaggio dalla stazione della Santità a quella della Profezia;
quello di Sulaymâ in riferimento alla saggezza di
Salomone e di Balqîs.
16) "amabile fanciulla": una conoscenza
essenziale.
"adorna di prosa e di poesia": cioè
assoluta rispetto all'essenza ma limitata rispetto al possesso.
"pulpito": è la scala ai Nomi più belli,
la cui salita comporta essere investiti delle qualità dei Nomi divini.
"dotata di favella ricca e chiara": si
riferisce alla stazione dell'Apostolato. Si allude enigmaticamente ai vari tipi
di conoscenza
mistica che vanno sotto il velo di an-Nizâm, la sorella del
nostro shaykh.
17) "Ella è una principessa": a motivo del
suo ascetismo, poiché gli asceti sono i sovrani della terra.
"della terra di Persia": cioè, lei è araba
d'eloquio e straniera d'origine.
18) "`Irâq": l'`Irâq indica la scaturigine
di tutte le cose, perciò si vuole indicare che questa conoscenza è di
provenienza nobile.
"un figlio dello Yemen": in riferimento alla
fede, alla sapienza, alla mitezza di cuore e al respiro del Misericordioso.
Queste qualità
sono l'opposto di quelle attribuite all'`Irâq, la rudezza, la
ferocia e l'infedeltà. Geograficamente invece l'opposto dell'`Irâq è il
Maghreb, e l'opposto dello Yemen è la Siria. L'antitesi qui posta è fra le
qualità dell'Amato e quelle dell'amante.
19) "due opposti": si riferisce alla storia di Gunayd. Un uomo sternutì in sua presenza e disse: "Lode a Dio!" (Corano, 1,1) e
Gunayd completò: "Che è il Signore degli esseri creati". L'altro replicò: "E chi è mai l'essere creato, che tu lo menzioni nel
medesimo respiro con Dio stesso?". "Fratello - spiegò
Gunayd - l'effimero, quando è congiunto con l'Eterno, svanisce senza
lasciare
tracce dietro di sé: quando Egli è presente non ci sei tu, e quando ci sei tu
non c'è Lui".
22) "Yemen e `Irâq": identificazione degli
attributi della collera e della pietà. Si riferisce alla risposta di Abû
Sa`îd al-Khassâr, il
quale, richiesto di come conoscesse Dio, disse:
"Attraverso la sua facoltà di riunire gli opposti, poiché Egli è il
Primo e l'Ultimo, il
Visibile e l'Occulto (vedi Corano, 57,3) .
23) "quel poeta": si tratta di `Umar Ibn
Abî Rabi`a.
24) "le Pleiadi": i sette attributi divini
dimostrati dalla filosofia di scuola.
"Suhayl": stella che simboleggia l'Essenza
divina.
25) "verso la direzione della Siria": al
nord, che simboleggia il mondo dei fenomeno. Gli attributi divini si manifestano
nella
creazione, ma l'Essenza divina non vi prende parte.
21
1) O brolo della valle,
rispondi alla signora della casa,
a lei che ha gli incisivi risplendenti,
o brolo della valle.
2) E permetti che un po' delle tue ombre
le faccian ombra un'ora,
fin quando non s'installi
nel luogo dell'incontro,
3) Ed i suoi padiglioni
sian posti nel tuo mezzo.
Allora avrai quanta rugiada vuoi
per nutricare i teneri bòccioli,
4) E quanto vuoi di pioggia e di rugiada,
e di nubi sui suoi alberi bàn,
che vengono e che vanno;
5) E quanto vuoi di folta ombra e frutta,
deliziosa a colui che la raccoglie,
e pendula sul ramo;
6) E di quelli che cercano
Zarûd e le sue sabbie,
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COMMENTO
1) " Tra al-Naqâ e al-La`la`": tra cumuli
di muschio bianco, su cui si trova la visione di Dio, e il luogo dell'amore
folle di Dio: sono
diverse modalità di conoscenza connesse con le stazioni
dell'Astrazione (tagrîd) .
2) "cespi folti": rappresentano il mondo
fenomenico, della mescolanza e della interdipendenza.
3) "lune nuove": sono le conoscenze divine.
4) "per paura": per paura che colui che
contempla possa annullarsi in sé e da sé, e che la sua essenza possa perire,
mentre il
suo scopo è di continuare a sussistere attraverso Dio e per Dio;
oppure per paura che egli possa immaginare che la
manifestazione sia secondo la
natura essenziale di Dio in Lui stesso (ciò che è impossibile) , e non secondo
la natura del
ricevente. La prima credenza, che implica la comprensione di Dio
per la persona cui la manifestazione è rivolta, si accorda con la
dottrina di
alcuni teologi speculativi, che ritengono che la nostra conoscenza di Dio, la
conoscenza che ha Gabriele di Lui, e la
Sua conoscenza di Se stesso siano la
medesima cosa. Quanto questo è lontano dalla vera scienza!
5) "pietra lucida": una manifestazione
inanimata, fenomenica e terrena di pietre lucide (levigate) che riflettono il
sole che sta in
cielo.
9) "cammelliere": è la voce di Dio che
chiama a sé le aspirazioni.
"fuoco tra le costole": è quello dell'amore.
10-11) I suoi occhi si sono inariditi per il troppo pianto in
attesa del distacco.
12) "valle delle dune" [letteralmente
"delle curve sabbie": curve come le costole, intorno all'oggetto
d'amore]: è la stazione della
Pietà e della tenerezza.
"mio letto di morte": perché la pietà
divina gli causa il venir meno (fanâ') nello stupore e nello smarrimento.
13) "nei pressi delle acque di al-Agra`":
tale pietà divina non giunge se non attraverso la pena e lo sforzo
dell'automortificazione.
14) "congedato": uno che dopo la
contemplazione è ritornato in se stesso, secondo il Detto: "Dopo essersi
mostrato ai suoi servi
in Paradiso, Dio disse: "Rimandateli alle loro
tende"".
16) "luna sotto il buio": sono le forme in
cui la manifestazione ha luogo, e che la velano, come l'ombra della terra oscura
la luna.
"altro prendi da lui, ed altro lasciagli":
prendi ciò che è in relazione a lui, e lascia ciò che non è in relazione a
lui, così che solo lo
spirito divino possa restare in lui.
21) "Perch'io son morto": io dispero di
attingere alla Realtà di ciò che cerco, e mi lamento per il tempo speso nella
vana ricerca di
esso.
"pur restando al mio posto": io non posso sottrarmi
al mio stato presente, che è senza luogo, quantità e qualità, essendo
puramente trascendentale.
22) "ingannevoli fantasmi": sono le immagini
e le allegorie con cui Dio, che non ha simili, è presentato a noi dal mondo
degli Spiri.
29
1) Possa mio padre essere il riscatto
di quei rami ondeggianti quinci e quindi,
che si fan curvi sì come si incurvano
le loro trecce verso quelle guance!
2) O loro, che disciolgono
i riccioli intrecciati,
mollemente annodati ed acconciati;
3) Che per strascico han veli d'alterezza,
che per abito hanno
ricamati vestiti di bellezza;
4) che per modestia mostrano ritegno
a conceder le grazie ed i favori,
che offron cimeli antichi e doni nuovi;
5) Che incantan coi sorrisi,
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belle
giovani?", cioè: "La contemplazione e il pensiero sono veramente cosa
per te?".
28) L'autore risponde alla domanda del verso precedente:
"Le bellezze che cerco sono la fonte del fiat originario (kun, sia) da cui
siamo scaturiti. Io sono un arabo (`arabî) , perciò amo le belle giovani
(`urub) ", vale a dire: "Non c'è alcun male nel fatto che mi
comporti
secondo la mia natura, secondo quanto in me è originario e reale".
29) "Non mi importa": cioè: "Io non
sono limitato dalle stazioni e dagli stati, ma solo da lei, così che ovunque si
trovi lei lì mi trovo
io. 30) Quando chiedo a ciò che si frappone e ai veli:
"Non volete considerare il mio caso rispetto a lei, il fatto che forse io
posso
ottenere da lei le delizie di cui altri estatici hanno goduto?" essi
rispondono: "Non vuoi considerare i nostri visi, come son volti
verso te e
velati da lei?", vale a dire: "Le cause secondarie sono soltanto un
tormento e una prova attraverso cui bisogna
passare, ma se tu rimani presso di
loro non riceverai altro che quello che il loro essere può accordare, e sarai
velato rispetto
all'oggetto del tuo desiderio".
"Non posso?": cioè: "Non posso
raggiungere il mio Amato?".
"a ricusare": l'autore si distanzia da
quanti Lo cercano attraverso le cause seconde. Dio è conoscibile solo mediante
Dio stesso. I
teologi di scuola affermano: "Conosco Dio attraverso il
creato", e con ciò si fanno guida da qualcosa che non ha un'effettiva
relazione con l'oggetto desiderato. Chi conosce Dio attraverso i fenomeni non
può conoscere altro che quello che i fenomeni
consentono.
31) "sugli altipiani": le Realtà divine
rivelano se stesse in corpi fittizi, così come Gabriele apparve nella forma di
Dhiya (Compagno
di Muhammad) .
"sulle terre basse": le Realtà divine
rivelano se stesse anche come spiriti di profeti, in corpi terreni nel mondo
intermedio
(burzukh) .
32) "Sâmirî": artefice del vitello d'oro
(cfr. Corano, 20;87,20,96) .
"ogniqualvolta scorge le impronte": cfr.
Corano, 20,96. L'autore dice: "C'è in me un'aspirazione con la quale
vivifico quelli che
guardo con favore, e quelli la cui crescita è simmetrica, e
quelli la cui forma è eretta (nel pellegrinaggio terreno, e quelli i cui cuori
sono preparati a ricevere la sovrabbondante grazia dello spirito: ed io spiro
(insufflo) in loro qualcosa di ciò che ho ricavato da
quell'orma, ed essi ne
sono vivificati, e restano sotto la mia tutela". Egli si riferisce ai santi
che hanno rinunciato ai poteri del
Comando che Dio aveva elargito loro, poiché
chi dimora presso le le Prime Realtà è più perfetto in fatto di conoscenza di
uno
che rispetto a tali doni divini sia velato. Abû Yazîd al-Bistâmî disse:
"Non sono io quello che essi stanno toccando, ma è una
veste di cui Dio mi
ha abbigliato: come, allora, potrei distoglierli da ciò che appartiene a un
altro?". Chiunque veda il rivestimento
d'onore che Dio ha posto sulla sua
Pietra Nera, e conosce la pietra, capisce ciò che si intende affermare. Tale fu
la stazione di
Abû Yazîd e del maestro dell'autore, Abû Mydian.
34) Molto sovente chiediamo un potere superiore agli stati
spirituali, in modo da poterli dominare senza paura di perderli.
35) "o figli di az-Zawrâ'": az-Zawrâ' è
un nome di Bagdâd, dimora del Qutb (Polo) nel mondo visibile. L'autore si
riferisce a coloro
che stanno alla presenza del Qutb e sotto la sua egida.
"la luna": è una manifestazione essenziale
apparsa durante l'esistenza del Qutb e svanita nell'autore, cioè è il suo
essere intimo e
il suo segreto. Egli si pone così come uno dei "senza
pari".
36) "alla sua volta": sebbene sia
"in" lui stesso, a indicare che non è circoscritto.
37) "una colomba": allude agli spiriti del
mondo intermedio, che recano l'ispirazione. Questa viene con un suono
tintinannte, come
di una catena che picchi contro una pietra. Costoro causano il
venir meno del cuore, ed essi stessi svaniscono udendo quel
suono. A questo
proposito il Profeta disse che questa modalità di ispirazione era la più
penosa per lui, che se ne serviva per
uscire di sensi, dopo averne compreso il
significato. Questo metodo è stato in parte acquisito dai suoi eredi
spirituali.
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«L'Interprete delle
Passioni»
(«Tarjumân al-Ashwâq»)
a cura di Roberto Rossi Testa
PARTE TERZA
Fonte:
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte terza
Martino (L'eccedenza
mistica), una
Introduzione di Roberto Rossi Testa e
una
bibliografia di base. È stata riscritta
anche la Nota del traduttore
italiano.
Sommario
Prefazione di Reynold A.
Nicholson parte
1
Nota del traduttore
italiano parte
1
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 parte
1
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 parte
2
31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 parte 3
46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 parte 4
31
1) Una nuvola gravida
di temporale a Dât al-Adâ ruppe
in un baleno sopra la pianura.
2) E il tuono del segreto
suo dialogo scoppiò,
e la nube di pioggia
abbondanti rovesci fece piovere.
3) Si dissero l'un l'altro: "Fate mettere
i cammelli in ginocchio",
però non ascoltavano,
ed io nella passione
gridai: "O cammelliere,
4) Deh tu fermati qui, sosta e riposa,
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33
1) Io con diverse note di dolore
rispondo ad ogni tortora che tuba
su un ramo appollaiata
fra i rami della pena, in un boschetto.
2) Senza lacrime piange il suo compagno,
ma le mie ciglia versano
lacrime di sgomento.
3) Ed io le chiedo, poi che i cigli han sparso
copioso pianto in segno del mio stato:
4) "Hai forse conoscenza di chi amo?
Essi riposan forse a mezzogiorno
all'ombra delle fronde?"
COMMENTO
1) "ogni tortora che tuba": si tratta di
esseri spirituali sottili, che appaiono in forme del mondo intermedio
(al-barzakh) [mundus
imaginalis]. 2) "Senza lacrime piange": le anime
piangono senza lacrime, ma il mio pianto ha lacrime a causa della mia
corporeità.
4) "Essi riposan forse a mezzogiorno":
cioè: si mostrano sotto spoglie corporee, così che io li cerchi tra i fenomeni
naturali?
34
1) Fra le alture dei monti di Zarud
stan superbi leoni,
che dagli sguardi di flessuose donne
2) Sono sconfitti, pur essendo figli
di cruenta battaglia.
I leoni che sono,
innanzi agli occhi neri?
3) Gli sguardi delle donne ben li uccidono.
E che soavità
gli sguardi delle figlie dei potenti!
COMMENTO
1-3) "superbi leoni": sono i cuori bramosi e
ardimentosi.
"flessuose donne": cioè le Idee Divine.
"figlie dei potenti": cfr. Corano, LIV,
54-55:"dimoreranno in giardini e in mezzo a fiumi, Nella sede della
Verità, presso un re
potente".
35
1) Tre lune piene prive d'ornamenti
spuntarono a Ta`nim velate in volto.
20 Svelaron volti come soli splendidi,
e forte pronunciaron la labbaika
dei luoghi santi in visita.
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COMMENTO
1) "Tayba"[Medina]: è la stazione di Yatrib
[primo nome di Medina] da cui essi ritornano con un totale fallimento del
tentativo di
raggiungere la vera conoscenza di Dio gloriosissimo, come disse
Abû Bakr: "La percezione è l'incapacità di avere percezioni",
cosa
che implica vedere Dio in ogni cosa.
"Mecca": è il cuore perfetto che contiene
la Verità.
"al-Aqsâ": letteralmente "la moschea
lontana", quindi Gerusalemme, e indica la stazione della Santità e della
Purezza.
"Baghdan" [eteronimo di Baghdad]: è la sede
dell'Imâm e del Califfo di tutte le genti che è il Polo (Qutb) , in cui si
trova la perfetta
manifestazione della forma della Presenza divina.
2) "Come odiare la Pace": cioè la città
della Pace, Dâr as-Salâm, che è Baghdad.
3) "una delle figlie di Persia": intende la
sapienza non-araba, connessa a Mosé, Gesù, Abramo ead altri profeti non-arabi
della
stessa levatura.
4) "il retto agire": Gabriele disse:
"il retto agire consiste nell'adorare Dio come se lo vedessi", e
aggiunse: "perché se anche tu non
lo vedi Egli vede te".
39
1) Possa far da riscatto la mia anima
alle fanciulle timide
e dalla bianca pelle
che giocavan con me
mentre stavo baciando Pietra ed Angolo!
2) Qualora tu ti perda dietro ad esse
non troverai più guida
se non nel loro aroma,
la traccia più soave.
3) Mai mi trovai avvolto dalle tenebre,
in una notte illune,
che, ricordando loro,
non procedessi al lume della luna.
4) E quando mi ritrovo
la sera nella loro carovana
mi par la notte un sole mattutino.
5) Mi spingeva il mio amore a corteggiare
una fra mezzo a quelle,
una bellezza che non ha sorelle
in tutto l'uman genere.
6) Se lei bocca svela,
ecco ti mostrerà ciò che barbaglia
come un sole fulgente nel sereno.
7) Lei come il sole ha candida la fronte,
come la notte neri ha chioma e ciglio:
è lei un sole, ed una notte insieme:
la più stupefacente delle forme!
8) Noi nella notte siamo
nella luce del giorno, grazie a lei,
e siamo, a mezzogiorno,
della sua chioma nella mezzanotte.
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COMMENTO
1) "fanciulle": le scienze divine che
prendono corpo nel mondo delle somiglianze.
"mentre stavo baciando": mentre mi trovavo
nella stazione del Patto divino.
2) "loro aroma": le loro tracce nei cuori di
coloro che sanno.
3) "tenebre": rappresentano l'oscurità
dell'ignoranza e dell'erranza.
7) "neri ha chioma e ciglio": le scienze
misteriose e simboliche di cui lei è portatrice.
"un sole ed una notte insieme": intende
alludere a una coincidenza degli opposti che la mente non può concepire.
8) "nella luce del giorno": l'invisibilità
di Dio è anche la sua visibilità e viceversa se noi guardiamo a Dio stesso e
non alla nostra
ragione.
40
1) Tra Busrâ e Adhri`at se n'è spuntata
una fanciulla di quattordic'anni,
come fosse una luna
per quattordici giorni già cresciuta;
2) E ha oltrepassato il tempo in maestà,
l'ha superato in gloria ed in orgoglio.
3) Ogni luna, toccata la pienezza,
comincia a venir meno,
per completare il mese:
4) Ad eccezion di questa: ché costei
non si muove attraverso lo Zodiaco,
e non raddoppia ciò che è singolare.
5) Tu sei un vaso contenente essenze
e aromi mescolati,
sei un verziere che produce erbe
primaverili e fiori:
6) La bellezza ha raggiunto nel tuo essere
la propria infinità:
un'altra come te non è possibile.
COMMENTO
1) "Busrâ e Adhri`at": questi luoghi sono
menzionati perché segnano i punti estremi raggiunti da Muhammad nel suo viaggio
in
Siria, dove apparvero i segni del suo carisma profetico.
"quattordici": numero della perfezione,
essendo la somma di quattro e di dieci, che a sua volta è la somma dei primi
quattro
numeri; perciò una fanciulla di quattordici anni simboleggia l'anima
perfetta.
4) "non raddoppia ciò che è singolare":
perché si trova nella stazione dell'Unità senza che alcuno sia unito a lei,
dal momento che
non è omogenea a nulla e a nessuno.
5) "essenze e aromi mescolati": sono le
scienze, le conoscenze e le influenze divine.
6) "la propria infinità": secondo quanto
disse al-Gazalî: "Un mondo più bello di questo non è possibile: in caso
diverso Dio
dimostrerebbe una debolezza incompatibile con la sua onnipotenza; e
se poi fosse esistito, e Dio l'avesse tenuto per se stesso,
avrebbe dimostrato
avarizia, la quale è incompatibile con la sua generosità".
41
1) Dio protegga l'uccello sopra il bân,
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accorderà il riposo,
altri non lasceranno
riposare la bestia della mente.
10) Lei è una gioia a quanti
per lei brucian d'amore,
e li trasporta e innalza
oltre il livello dell'umanità,
11) Oltre la gelosia
che la sua chiara essenza
si possa mescolare
a impure scorie dell'umano involucro.
COMMENTO
1) "La luna piena": la manifestazione divina
apparsa nel mondo nascosto della conoscenza misterosa (simboleggiata dalla
capigliatura) . "il narciso nero": gli occhi in lacrime bagnarono di
rugiada le guance rosse. Vuol dire che il centro della
manifestazione colma i
Nomi divini.
2) "le belle donne": sono i Nomi diviniche
l'assistono.
4) Chi desidera conoscere il significato di questo verso deve
cercarlo in ciò che ha detto l'Altissimo in Corano 20,4 e nell'hadit che
recita: "Dov'era Dio prima di creare il trono? Era in una densa nube, e non
c'era aria né sopra né sotto".
7-8) Né la descrizione razionale né la fantasticheria
possono raggiungerla.
9) "suoi seguaci": coloro che sono
consapevoli di non poterla raggiungere.
"bestie": le aspirazioni.
"altri": sono i razionalisti, che
asseriscono che Dio si può conoscere per dimostrazione logica.
10) "li trasporta": nel mondo ulteriore,
dove gli spiriti fuori del corpo assumono forme diverse.
11) "impure scorie": le impurità e le
tenebre della natura nel mondo fisico.
45
1) Dove sono coloro che io amo,
per Dio, dove sono?
2) Come tu ne scorgesti l'apparire,
sì me ne mostri dunque la realtà?
3) O quanto a lungo andai cercando loro,
e quanto a lungo chiesi
insieme a loro d'essere riunito!
4) Fino a quando da loro
io non temetti d'essere spartito,
pur temendo di stare in mezzo a loro.
5) Ma forse annullerà
la mia felice stella
la distanza che c'è fra loro e me,
6) Sì che con loro l'occhio mio gioisca
ed io non debba chieder: "Dove sono?".
COMMENTO
1) "coloro che io amo": intende gli spiriti sublimi.
2) "l'apparire": la loro manifestazione nel mondo
dell'immagine e della somiglianza.
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte quarta
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«L'Interprete delle
Passioni»
(«Tarjumân al-Ashwâq»)
a cura di Roberto Rossi Testa
PARTE QUARTA ED
ULTIMA
Fonte:
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte quarta
Sommario
Prefazione
di Reynold A. Nicholson parte
1
Nota del
traduttore italiano parte
1
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 parte
1
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 parte
2
31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 parte
3
46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 parte 4
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte quarta
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COMMENTO
1) "sofférmati al bân": al Messaggero
divino, che chiama le aspirazioni che tentano di conoscerLo e di vederLo, viene
detto:
"Mostramiti nella Stazione dell'Autosussistenza e dell'Affetto
gradualmente, non all'improvviso, per non farmi morire".
2) "a loro domanda": "loro"
sono i Nomi divini, ai quali viene chiesto se lo possano guarire dall'amore di
Lui.
3) "Râma": rappresenta una delle stazioni
dell'Astrazione e dell'Isolamento.
"fra an-Naqâ e Hagir": tra la bianca duna
eil velo più inaccessibile, al quale i cuori di coloro che sanno non possono
mai giungere.
"una fanciulla dentro un palanchino": è la
Conoscenza essenziale contenuta nei cuori di alcuni fra coloro che sanno. I loro
cuori
sono come palanchini e i cammelli (ossia le aspirazioni) sono i loro
veicoli.
4) "per chi di notte viaggia": per chi
compia il viaggio notturno (isra') e l'ascensione (mirag`) secondo l'esempio del
Profeta.
6) Il senso del verso è che Dio è oltre la portata del loro
sforzo razionale: Egli viene rivelato dalla Grazia al cuore svuotato dai
pensieri.
8) "che corre lungo i gradi": in riferimento
a ciò che il visionario sente dentro di sé durante la contemplazione.
10) "Sal`": è una delle stazioni della
Santità divina.
12) "nel suo pianto": nella conoscenza che
viene dalla contemplazione.
"vino": ogni scienza che ispiri gioia e
rapimento nell'animo umano, ad es. le scienze della perfezione divina.
"denti ben divisi": sono i gradi della
conoscenza di Dio.
13) "bene separati sopraccigli":
rappresentano la stazione fra i due ministri e imâm, cioè quella del Polo
(Qutb) .
49
1) Chi me la mostrerà
lei che ha dita dipinte?
Chi me la mostrerà
lei che lingua ha di miele?
2) È una delle giovani
dal seno prosperoso
che curano l'onore,
dolci, vergini, belle,
3) Lune piene sui rami:
e sono certe di non mai scemare.
4) In un giardino che si stende sopra
la terra del mio corpo
su di un albero bân ci sta una tortora:
5) Morente di passione,
sciolta dal desiderio,
perché quello che è capitato a me
è avvenuto anche a lei:
6) Piangere su un compagno
vituperando il tempo
che l'ha colpita apposta,
come ha colpito me.
7) Diviso dai vicini,
è lontano da casa!
Ahimé, nel tempo di separazione,
per il tempo d'unione!
8) Chi me la porterà
lei che accetta il mio strazio?
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se gli si fa la pace
dell'oppressione i patti san spezzare.
4) Piaceri uguali avemmo, loro e noi,
pur se l'Amato ha un regno,
l'amante un altro regno.
COMMENTO
1-2) Il verso significa: nella stazione della Luce, in quella
dell'Oppressione dell'anima fra i due mondi, in quella della
manifestazione
dell'Essenza e in quella in cui gli spiriti ascetici trovano pace, appare una
grazia terribilmente ingannevole e
velata per il favore dell'Amato.
3) Il verso si riferisce all'ira e alla maestà di Dio.
4) "uguali": perché Dio crea l'uomo a
propria immagine.
"pur se l'Amato...": l'Amato e l'amante
esercitano una sorta di influenza reciproca l'uno sull'altro.
52
1) Io di Radwâ son lieto
come se fosse un prato e una dimora,
perché ha un pascolo in cui c'è l'acqua fresca.
2) Forse quelli che amo
sapran del suo rigoglio,
così lo prenderanno
come sede e magione.
3) Poiché, vedi, il mio cuore è intento a loro,
così che ogni qualvolta il cammelliere
leva un canto a incitarli
esso ascolta in silenzio.
4) Se si chiaman fra loro alla partenza,
e a passare il deserto,
sentirai le mie grida
provenire da dietro i lor cammelli;
5) E se andranno poi verso ad az-Zawrâ,
sarà davanti a loro,
e se si volgeranno ad al-Gar`â,
lì smonteranno infine.
6) Gli uccelli vanno solo
dove si trovan quelli
e i loro padiglioni,
posto che in casa loro
essi tengono i piccoli.
7) Téma per me e per lei
fra loro confliggevano,
nessuno dando spazio al suo avversario.
8) Quando le luci sue
abbagliano i miei occhi,
il suono del mio pianto
colpisce i suoi orecchi.
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COMMENTO
1) "Radwâ": si riferisce alla stazione
della Soddisfazione divina.
"un pascolo": il nutrimento spirituale
2) "quelli che amo": i conoscenti, come il
poeta stesso.
4) "il deserto": è la stazione
dell'Astrazione (tagrîd) .
"i lor cammelli": le aspirazioni che partono
dal corpo.
5) "az-Zawrâ": è la presenza del Qutb
(Polo) .
"davanti a loro": significa che nei suoi
pensieri e desideri li anticipa.
"al-Ga`râ": è il luogo dove soffrono una
penosa automortificazione.
6) Il verso significa che il conoscente cerca lo svelamento
spirituale solo attraverso i Nomi divini.
7) "Téma per me": paura per i miei occhi,
che possano essere abbagliati dalla manifestazione della gloria dell'Amato.
"e per lei": paura per le sue orecchie, che
possano essere colpite dal rumore del mio pianto per lei.
53
1) Quando noi ci incontriamo per l'addio
tu ci potresti prendere,
da come ci stringiamo ed abbracciamo,
per una consonante geminata:
2) Ché, pur essendo i nostri corpi due,
non sono che uno solo per lo sguardo:
3) Fenomeno che avviene
per la mia sottigliezza e la sua luce;
e, se non fosse per i miei lamenti,
l'occhio non scorgerebbe la mia immagine.
COMMENTO
1-2) "consonante geminata": cioè due
lettere incorporate in una. [In arabo due lettere uguali consecutive si
rappresentano con
una sola, sormontata da un segno diacritico (la shaddah)
avente la forma di un omega minuscolo.] L'anima, quando lascia il
corpo, ne ha
nostalgia, e noi, pur essendo due in essenza, all'occhio non siamo che una
persona sola. L'anima ama il corpo
perché tutta la sua conoscenza di Dio è
ottenuta grazie alla sua prigionia nel corpo, e dal suo uso di esso per servire
Dio. Qui ci
si riferisce anche al verso famoso: "Io sono Quel che amo e
Quel che amo è me". La menzione dell'addio indica una distinzione
fra
qualità proprie all'amante e quelle proprie all'Amato.
3) "la mia sottigliezza": allude alla mia
appartenenza al mondo spirituale.
"la sua luce": per l'intensità di tale luce
il suo stesso occhio non può percepire né il suo proprio splendore né la mia
sottigliezza.
"e se non fosse per i miei lamenti":
Mutanabbi scrive:"E se non fosse che con Te io parlo, Tu non mi
scorgeresti".
54
1) Dissero: "I soli stanno
nella sfera celeste".
Dove dovrebbe stare,
se non in cielo, il sole?
2) Quando si erige un trono
ci dev'essere un re sopra di esso.
3) Quando un cuore è purgato
della propria ignoranza,
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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») - parte quarta
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imperfetta."
55
1) Io sono assente, e il desiderio l'anima
mi annienta, e incontro Lui
e pure non guarisco:
tale in presenza e assenza è il desiderio.
2) E l'incontro con Lui provoca in me
quello che mai potevo immaginare:
ammalarmi di nuovo di passione
è la mia medicina;
3) Poiché vedo una forma
la cui bellezza aumenta,
ad ogni incontro, in maestà e splendore.
4) Scampo perciò non v'è da una passione
che aumenta in proporzione
agli incrementi d'amabilità,
assecondando un prefissato ordine.
COMMENTO
1-4) L'autore è continuamente tormentato, poiché
nell'angoscia dell'assenza spera di essere curato dalla presenza dell'Amato;
ma
l'incontro incrementa soltanto la sua pena, dal momento che gli svelamenti
(illuminazioni) non sono continui, ed egli passa
sempre da uno stato inferiore
ad uno superiore, ed il seguente produce inevitabilmente in lui una passione
più intensa rispetto al
precedente.
56
1) [La mia méta è] il palazzo
con balconi di Bàgdad,
non quello balconato di Sindâd.
2) Sopra i giardini a guisa di corona,
[è la città] disposta quasi come
una sposa veduta senza velo
nella stanza d'aroma più soave.
3) Gioca il vento coi rami, che s'inchinano
quasi avesser fra loro appuntamento;
4) E il Tigri è come fosse una collana
di perle sul suo collo,
e la sua sposa è il nostro
signor, l'Imâm al-Hâdî.
5) Egli che vittoria dà e riceve,
egli che dei califfi è il più valente,
e che non sta a cavallo nella guerra.
6) Iddio lo benedica!
Finché possa cantarlo
una colomba dal collare posta
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su di un ramo oscillante,
7) E fino a quando possan lampeggiare
i bagliori di bocche sorridenti,
per la gioia di cui luttuosi scrosci
mi fluivan dagli occhi:
8) Le bocche delle vergini son come
il sole al diradarsi delle nebbie,
quando risplende chiaro,
e d'un luminosissimo fulgore.
COMMENTO
1) "palazzo con balconi di Bâgdad":
simboleggia la presenza del Qutb (il Polo) essendo Bâgdad sede del califfato.
"quello con balconi di Sindâd": a Hîra,
che rappresenta il regno di questo mondo.
3) "Gioca il vento coi rami": le aspirazioni
si attaccano all'auto- sussistenza divina, che si protende verso di loro.
4) "Tigri": è la stazione della Vita.
"sposa": al verso 2) il regno è stato
rappresentato come una sposa, dunque la sposa del regno sarà di sesso maschile:
si è scelto
il riferimento dell'Imâm (detto "colui che guida
rettamente") poiché è il Polo del mondo.
5) "nella guerra": ha lasciato il suo corpo
naturale e ha preso il suo posto nell'essenza spirituale da cui è messo in
relazione con
Dio (in ciò dimostrando coraggio, poiché combattere a piedi è
più pericoloso) .
6) "una colomba dal collare": è l'anima
confinata nel corpo naturale.
7) "lampeggiare": riferendosi alle glorie
dellla Cotemplazione divina.
57
1) O respiro del vento, reca tu
alle damme del Nagd questo messaggio:
"Io tengo fede al aptto che sapete".
2) E di' alla fanciulla
della tribù: "Il luogo
del nostro incontro è al pascolo,
il sabato mattina,
presso i colli del Nagd:
3) Sui rossi colli, dove stanno i cippi,
e sulla riva destra dei torrenti,
e accanto al solitario segnavia".
4) E se la sua parola fosse vera,
se lei sentisse mai
lo stesso tormentoso desiderio
per me, che io ho avvertito
5) Per lei, allora noi ci incontreremmo
nel caldo del meriggio,
dentro il suo padiglione, di nascosto,
nell'incontro più intimo;
6) E lei ed io allora ci diremmo
quello che noi soffriamo per amore,
d'amare pene e dolorosi triboli.
7) È questo un vago sogno,
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