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2) Finalità affettiva/etica
3) Finallità psicomotoria
Dopo di che, Bloom individua sei categorie nella finalità cognitiva : conoscenza,
comprensione, analisi, applicazione, sintesi e valutazione.
Invece Will French include nella finalità affettiva/etica : realizzare se stessi; acquisire
comportamenti adeguati all’ integrazione nella propria comunità.
Infine Anita Harrow individua nella finalità psicomotoria : movimenti riflessi,
movimenti di base, comunicazione non verbale ecc..
Portando questi concetti generali nell’ ambito specifico dell’ educazione musicale allora
vediamo che le abilità cognitive sono quelle che consentono di capire e produrre la
musica, le abilità affettive non sono solo funzionali alla vita di classe e al rapporto
insegnante-allievo ma anche per cogliere la dimensione emotiva di una musica, le abilità
motorie sono fondamentali nella pratica musicale.
Ovviamente queste tre finalità vanno perseguite da tutto il team di insegnanti, in modo
che si vada ad assumure il ruolo di educatori e non di semplici trasmettitori di contenuti
disciplinari. Tuttavia c’è da aggiungere che tra le finalità esposte, quella cognitiva e
quella psicomotoria sono state da tempo presentate nei programmi scolastici, mentre
solo recentemente vengono proposte le finalità affettive/etiche. Queste sono state da
tempo sottovalutate a favore delle altre ma in realtà sono molto importanti dato che
alcune mirano ad accrescere la dimensione INTRApersonale dell’ allievo :
• Conoscersi fisicamente
• Apprezzarsi fisicamente
• Conoscere i propri stati d’ animo
• Reagire ai propri vissuti negativi non cadendo in depressione
• Conoscere le proprie vocazioni
• Essere curiosi verso le novità
Altre accrescono la dimensione INTERpersonale dell’ allievo :
• Ascoltare gli altri
• Accettare il “diverso” come persona (capendo che il comportamento altrui che
risulta inspiegabile è tale in quanto incompreso)
• Gestire l’ invidia imparando a saper godere delle buone prestazioni altrui
• Accettare le norme della comunità scolastica e civile
In ambito musicale il tutto si riscontra nel bambino che avendo la capacità di reagire
affettivamente al suono, quindi con emozione musicale e senza apatia, riesce ad avere
una giusta intonazione (che altrimenti ne risentirebbe) oppure desidera riprodurre suoni
che hanno lasciato in lui delle immagini uditive.
Fazzoletti colorati che possono essere utilizzati per evidenziare le sfumature espressive
della melodia grazie al fatto che i fazzoletti prolungano il gesto del tronco, del braccio e
del polso, fornendo un’ estensione visiva ai fluttuamenti della linea melodica.
I cerchi possono essere utilizzati per esempio per delimitare sul pavimento uno spazio da
dove l’ allievo può uscire durante i periodi di svolgimento della melodia per poi
ritornarvi all’ avvicinarsi della cadenza conclusiva.
2) Kodàly : Ogni insegnante che segue il metodo Kodàly fonda l’ educazione musicale
sul folklore nazionale, privilegiando l’ uso di filastrocche e canzoni per l’ infanzia.
Inoltre, nel metodo Kodàly la solmisazione è la base su cui si fonda l’ orecchio
melodico e armonico. Questo sistema consiste, a partire dal canto, nell’ associare la
struttura della scala alle sillabe latine do, re, mi ecc.. senza considerare la tonalità
assoluta e quindi considerando Do ogni tonica maggiore e La ogni tonica minore.
• In questo metodo è data molta importanza alla fonomimica ovvero l’ allievo
percepisce uno stimolo visivo che associa ad una sillaba della scala a sua volta
corrispondente ad un grado della scala. In questo modo il maestro detta una
melodia muta ai suoi allievi, i quali possono decodificare i gradi cantandoli con la
voce o ascoltandoli interiormente per scriverli alla fine del dettato. Questo
procedimento è molto efficace per la formazione dell’ orecchio melodico e per
sviluppare notevolmente la capacità di intonare dei suoni. Scendendo più nel
dettaglio troviamo:
Si pugno chiuso con indice diretto verso il basso, tensione della sensibile verso la
tonica.
D
• Per quanto riguarda la formazione ritmica, l’ allievo impara a pronunciare con
onomatopee le formule ritmiche evinte dalle canzoni. Le principali onomatopee
ritmiche utilizzate da Kodàly sono:
Ti-ti ta croma-croma-semiminima
Tim-ri ta croma puntata-semicroma-semiminima
Ti-tiri ta croma- 2 semicrome- semiminima
Tiri-tiri ta 4 semicrome- semiminima
Ta-a minima
• Il risveglio delle facoltà ritmiche : egli pone alla base della scoperta del ritmo
musicale lo sviluppo del senso della pulsazione che sarà l’ elemento cardine della
struttura temporale. Anche Martenot raccomanda che le diverse formule ritmiche
siano espresse con onomatopee, lalala, o altre, al fine di favorire la
rappresentazione mentale degli elementi musicali. Inoltre, contrariamente alle
pratiche pedagogiche tradizionali, secondo le quali l’ approccio agli esercizi di
apprendimento deve avvenire al rallentatore, Martenot promuove di adattare il
tempo musicale al tempo fisiologico del bambino: 110-120 battiti alla semiminima
in modo da stimolare costantemente l’ attenzione del bambino invece che
addormentarlo.
• Gli esercizi-gioco. Il nostro scopo con questi esercizi gioco non sarà quello di far
divertire i bambini facendoli giocare ma sarà quello di ispirarci ai giochi
tradizionali dell’ infanzia per stimolare l’ interesse dell’ allievo portandolo ad
assimilare i motivi ritmici.
Il rapporto tra il maestro e gli allievi che viene promosso da Martenot è del “solo
versus tutti” alla cui base c’è l’ apprendimento per imitazione che è
fondamentale nei metodi attivi. Quindi il maestro esegue una breve formula
ritmica o melodica che un allievo scelto a caso ripete con i nomi delle durate
musicali o intona sui nomi delle note, e che poi la classe riprende
collettivamente.
4) Orff : nel metodo Orff il corpo svolge un ruolo di strumento produttore di suoni
attraverso lo schiocco delle dita, battiti delle mani, colpi di piede sul terreno. Con l’
alternarsi dell’ assolo del maestro e il tutti della classe e le varie combinazioni con
imitazioni a canone, ripetizioni, improvvisazioni, ne deriva una ritmica che favorisce
la fiducià in sé e rafforza la coordinazione motoria. Detto questo, vediamo le
caratteristiche di questo metodo:
• Parlare ritmato. Si parte con la scansione dei versi prima di imparare la melodia,
versi che vanno ripetuti secondo diversi tipi di emozioni ( in maniera allegra,
triste, energica ecc..).
• Il canto. Una volta aver familiarizzato con il parlare ritmato, il maestro insegna la
melodia che va imparata per imitazione, con gli allievi che ripetono dopo il
maestro frase dopo frase in modo da giungere gradualmente alla memorizzazione
della strofa completa e infine dell’ intera canzone. Bisogna sottolineare che tutto
questo lavoro di preparazione si basa principalmente sull’ ascolto; non a caso il
metodo Orff non prevede l’ utilizzo della partitura per le classi di giovanissimi
allievi.
tavoletta)
- Attraverso i righi musicali incavati in una tavoletta di legno, i bambini possono
posizionare i dischetti delle note riportanti il nome e il numero della nota ( per
es. Do-1).
- I pentagrammi su cartoncini colorati consentono successivamente ai bambini di
inventare da soli le melodie e di eseguirle con la serie di campanelli.
- Gli strumenti musicali, a questo punto nasce un desiderio nei bambini di
produrre suoni utilizzando strumenti diversi: a fiato, a corda, ecc..
Oltre ai dispositivi didattici la Montessori assegna una grande valenza al corpo musicale.
Come Dalcroze, l’ educatrice basa l’ educazione ritmica sulla “camminata” scandita da
brani eseguiti al pianoforte. Così facendo i bambini perfezionano la deambulazione, l’
equilibrio, sviluppano la capacità di andare a tempo con la pulsazione ritmica di base,
binaria o ternaria. Da sottolineare come i bambini imparino a rispondere alla musica
spontaneamente e senza che sia l’ insegnante a insegnarglielo.
Negli stessi anni di Maria Montessori, un’ altra figura di spicco è stata quella di Laura
Bassi, fautrice del metodo denominato Ritmica integrale che attraverso l’ uso di giochi
ha l’ obiettivo di arrivare a formulare le regole del linguaggio dei suoni. In particolare l’
utilizzo di alcuni materiali come il pianoforte, tamburelli, triangoli è accompagnato
anche da dispositivi didattici come i 5 pupazzetti (ciascuno associato a un valore
temporale): il babbo cammina a passi “normali”; la bambina fa due passi mentre il
babbo ne fa uno; il cagnolino fa passi ancora più corti e rapidi; il nonno fa due passi
mentre il babbo ne fa uno; la gru fa un passo mentre contemporaneamente il nonno ne
fa due e il babbo quattro. I bambini sperimentano a livello pratico le durate temporali
impersonando i pupazzi e camminando con la loro andatura in modo via via più preciso.
Successivamente verranno associate delle sillabe convenzionali ai valori temporali: Ti
(cagnolino), TE (bambina), TA (papà)…queste sillabe vengono poi a loro volta associate a
battiti delle mani o dei piedi in modo da maturare il senso della durata dei suoni.
Altre figure degne di nota sono Rosa e Carolina Agazzi che hanno concentrato la loro
attenzione sul canto, soprattutto quello spontaneo, come mezzo indispensabile per
educare l’ orecchio a percepire l’ altezza, la durata, l’ intensità dei suoni fino alla vera
e propria bellezza dei suoni. Per perseguire questo obiettivo vengono proposti a tutti i
bambini degli esercizi canori, in particolare a coloro che hanno problemi di intonazione.
Ricordiamo che la stonatura può dipendere da diversi fattori come quello affettivo,
educativo e culturale. Ogni esercizio sarà finalizzato al superamento delle difficoltà
proprie di ogni singola persona, perché per esempio c’è chi intona o non intona secondo
i momenti, chi per intonare ha bisogno di cantare insieme ad altri; e chi invece nel coro
ha difficoltà a cantare. L’importante è non forzare o demotivare questi bambini ma
continuare a stimolarli anche con danze in cerchio, giochi motori cantati. Un altro
aspetto messo in luce dalle sorelle Agazzi è il legame tra musica e linguaggio. Per
esempio si pone attenzione all’ emissione delle vocali, ai modi di aprire la bocca che
ognuna di esse richiede; oppure si fa notare come il respiro non deve spezzare le parole
o renderle incomprensibili.
PROGETTAZIONE
Progettare significa ideare ed elaborare un intervento finalizzato alla soluzione di
problemi e/o alla realizzazione di eventi.
l. Committenza.
Il committente è colui che richiede il progetto: un ente, un dirigente di una istituzione,
un collegio dei docenti, una associazione, ecc.
2. Utenza.
A chi è rivolto l'intervento. Tipologia e numero previsto di utenti, con breve descrizione
degli elementi che fanno ritenere utile l'intervento di educazione musicale e/o di altre
attività espressivo/creative.
3. Operatori.
Indicare nome e cognome, qualifica professionale e breve curricolo personale di chi
elabora il progetto e del/dei responsabile/responsabili della realizzazione.
4. Motivazioni e obiettivi.
Descrivere brevemente quali obiettivi si intendono perseguire. Per obiettivo intendiamo
quali capacità si intendono far acquisire, sviluppare, nei soggetti cui ci si rivolge.
5. Metodologie e tecniche di intervento.
Descrivere come si intende operare per raggiungere gli obiettivi previsti. Es.: lavoro
individuale, di gruppo, ricerca, ecc.
6. Attività.
Indicare cosa si intende fare (cantare, suonare, ascoltare, giochi ed esercizi, ecc.), e su
quali contenuti si porrà l'attenzione (generi musicali, specifici elementi della teoria
musicale, ecc..).
7. Materiali e sussidi.
Specificare quali materiali e sussidi si ritengono indispensabili per le attività: strumenti
musicali, partiture, libri, apparecchiature di amplificazione e registrazione audio-video,
materiali di consumo (cassette audio-video, carta, coIori,