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Università di Sarajevo

Facoltà di lettere e filosofia

Dipartimento di lingue romane

Tesina

Tema:

Particolarità di alcune strutture lessicali in Il Gattopardo di G.T. di Lampedusa

Prof.ssa: doc. dr. Nermina Čengić Studentessa: Amina Čutura

Sarajevo, maggio 2018


Che son le parole? Segni: e la bontà dei segni,

come d’ogni altra cosa, consiste nel far bene l’uffizio loro.

E quale è l’uffizio dei segni? Il nome lo dice: significare.

Alessandro Manzoni

[2]
INDICE

Introduzione....................................................................................................................4

1. Un prestito, che cos’è?..............................................................................................5


1.1. La natura, il ruolo e le casue dei prestiti linguistici in
italiano.................................................................................................................5
1.2. Prestiti di lusso e di necessità.............................................................................6
1.3. Prestiti lingustici nel romanzo Il Gattopardo di G.T. di Lampedusa.................7

1.3.1. Cinesismi.................................................................................................7
1.3.2. Croatismi.................................................................................................7
1.3.3. Arabismi..................................................................................................7
1.3.4. Grecismi..................................................................................................8
1.3.5. Germanismi.............................................................................................9
1.3.6. Gallicismi..............................................................................................10
1.3.7. Ispanismi...............................................................................................11
1.3.8. Latinismi...............................................................................................12

Conclusione...................................................................................................................13

Fonte..............................................................................................................................14

Bibliografia....................................................................................................................14

[3]
INTRODUZIONE

Lo scopo del presente lavoro è di studiare ed analizzare l’utilizzazione e l’influsso dei


prestiti lingustici nel romanzo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Nell’italiano
di oggi ci sono tanti prestiti provenienti da altre lingue come il francese, lo spagnolo, il tedesco,
l’arabo ecc. Comunque, la maggioranza dei prestiti entrati nell’italiano moderno sono di origine
inglese. Perché proprio l’inglese? L’inglese è probabilmente una lingua ormai nota a tutti noi e
si suppone di saperla e comprenderla bene. Ma soprattutto dai giovani è molto chic usare le
parole come jeans strappati, make-up, baby, love ecc.

È molto curioso come generalmente non facciamo molta attenzione su cose come per
esempio i prestiti, i neologismi, le formazione delle parole, e infatti, non siamo consapevoli
della ricchezza che c’è nella nostra lingua, non solo in questi campi, ma in molti altri e non solo
in caso della lingua italiana, ma anche delle altre lingue. Quando studiamo una lingua, in
generale, non pensiamo tanto ad alcuni elementi linguistici come ad esempio i prestiti, e quando
li affrontiamo per la prima volta, rimaniamo davvero affascinati dalle cose che scopriamo.
Quanti italiani per esempio sanno che treno e bistecca sono prestiti dall’inglese? Probabilmente
pochi perché c’è una storia dietro, con tutte le sue particolarità e i cambiamenti lingustici. Il
cambiamento di una lingua è molto interessante; è affascinante vedere come una lingua cambia
e che cos’è che cambia in una lingua. Il perché della modificazione è interessante quanto il
modo, e nel nostro tempo moderno il commercio rappresenta una grande parte del perché. Il
campo del commercio cresce in tutto il mondo, non tutte le lingue hanno la possibilità di trovare
un termine proprio, o una traduzione, e per questo prendono la parola originaria dalle altre
lingue. Prendere la parola originaria vuol dire assumere un prestito cioè un vocabolo ripreso da
una lingua straniera1 come, per esempio, week-end, flirt, leader ecc.

Quindi, nella prima parte di questa tesina, spiegheremo meglio la natura e il ruolo dei
prestiti linguistici in italiano, poi faremo una classificazione, e alla fine, per raggiungere lo
scopo, negli esempi trovati nel romanzo di Lampedusa, vedremo la ricchezza e l’ampiezza dei
prestiti, presi dalle lingue diverse.

1
DARDANO, Maurizio, (2005), Nuovo manualetto di linguistica italiana, Zanichelli, Bologna, p.127.

[4]
1. Un prestito, che cos’è?

1.1. La natura, il ruolo e le cause dei prestiti linguistici in italiano

L’introduzione nelle forme lessicali che trovano la loro origine e diffusione nell’ambito
letterario e tecnologico, negli scambi economici, nella comunicazione della vita quotidiana si
manifesta attraverso l’uso di prestiti, di derivazioni, di composizioni, di sigle e di acronimi: è
un fenomeno che richiede una serie di riflessioni in varie direzioni, in senso diacronico e
sincronico.

Un prestito linguistico in genere è un prestito lessicale. Oltre all’ereditario fondo latino e greco,
l’italiano ha accolto e continua ad accogliere in varie quantità, vocaboli provenienti da diverse
lingue straniere. Così, ci sono i prestiti dalla lingua araba, turca, hindi, persiana, spagnola ecc.
Nel lessico il settore più sensibile è costituito dai sostantivi, però vengono prestati anche
aggettivi, verbi, interiezioni o addirittura intere espressioni.

I prestiti linguistici risultano dal contatto tra diverse lingue e culture. La ragione che provoca
oggi forse la maggior parte dei prestiti linguistici è il bisogno di designare nuovi concetti. Ad
esempio con lo sviluppo delle scienze e della tecnica si creano tutto il tempo nuovi concetti che
hanno bisogno di essere denominati. Un’altra ragione per un prestito linguistico può essere il
fatto che attraverso l’adozione di elementi stranieri l’effettività della propria lingua può
aumentarsi.

La maggior parte dei prestiti linguistici possono essere divisi in quattro categorie:

a. Prestiti integrati non adatti


b. Prestiti integrati adatti
c. Calco semantico
d. Calco traduzione

Sono chiamati prestiti integrati non adatti le parole straniere che conservano nella lingua
ricevente la loro forma identica all’originale della lingua originaria (es. film, leader).2

2
ZOLLI, Paolo, (1991), Le parole straniere, Zanichell, Bologna, p.4.

[5]
I prestiti integrati adatti invece rappresentano un fenomeno più comune e più antico. Questo
tipo di prestiti sono termini stranieri riprodotti nella lingua ricevente con un minimo di
adattamento al suo sistema fono-morfologico (es. treno dall’inglese train).3

Si parla di calchi semantici quando si aggiunge un nuovo significato ad una parola preesistente
in una lingua per influsso del significato che ha la parola corrispondente in un’altra lingua (es.
aperitivo4, farmacia5).6

Si parla di calchi traduzione quando si forma una parola composta traducendo letteralmente gli
elementi di un composto di una lingua straniera per es. guardia del corpo tradotto dall’inglese
bodyguard (body – corpo, guard – guardia).

1.2. Prestiti di lusso e di necessità

I prestiti possono essere distinti tra prestito di lusso e prestito di necessità.

Nel primo caso parliamo di parole giunte in un sistema linguistico nativo da un’altra lingua,
speculari alle controparti native, che sembrano non avere una stringente necessità all’interno
del sistema mutuante. I prestiti di lusso come make-up, weekend sono i vocaboli che si
potrebbero sostituire con trucco, fine settimana. Molti prestiti di lusso vengono accolti in
italiano proprio per questa aurea di efficienza, attivismo, organizzazione e perfezione.

Il secondo caso è invece rappresentato da parole indispensabili, necessarie per l’appunto,


poiché non sono sinonimiche di nessuna parola all’interno del sistema linguistico nativo nel
quale entrano. Per esempio nessuno, se non scherzando, direbbe mai: ‘’Oggi si sono strappati
i miei pantaloni di tela di cotone ruvido e resistente, di colore blu,..’’ invece di dire: ”Oggi mi
si sono strappati i jeans”. Usare termini come jeans, computer, whisky, kiwi, rock, mouse è per
gli italiani una necessità ed è per questa ragione che vengono chiamati prestiti di necessità.

3
ZOLLI, Paolo, (1991), Op.cit., Zanichell, Bologna, p. 5.
4
Usato da secoli in italiano come aggettivo nel significato di ‘’bevande, lassativo ecc.’’ assume nel XX secolo il
significato di bevande per lo più lievemente alcoolica che eccita l’appetit, per influsso del francese aperitif, che
aveva ambedue i significati.
5
Oltre al significato di ‘’arte farmaceutica’’ assume ai primi dell’Ottocento il significato che prima aveva
spezieria per influsso del francese pharmacie.
6
BRUNI, Francesco, (1984), L’italiano, Elementi di storia della lingua e della cultura, UTET, Torino, p.108.

[6]
Una volta giunta in una lingua una parola straniera può radicarsi, cambiare significato,
estenderlo o anche estinguersi.

1.3. Prestiti linguistici nel romanzo Il Gattopardo di G.T. di Lampedusa

1.3.1. Cinesismi

[...] ...bevevano tè e cognac e si lasciavano ammirare.7

La parola tè deriva dalla resa tê (pronuncia tei) del carattere cinese 茶 nel dialetto min

meridionale diffuso nel sud del Fujian e a Taiwan. Da questa pronuncia cinese derivano, con
lievi varianti, le parole per tè in: malese, danese, inglese, ebraico, italiano, francese, spagnolo,
svedese ecc.8 Si tratta di un prestito di necessità. Appartiene alla categoria dei prestiti integrati
adatti, con la scrittura quasi uguale e nella pronuncia in mancanza di una vocale i.

1.3.2. Croatismi

Aveva viaggiato a cavallo e, giunto alla fattoria mezz’ora prima della


carovana, aveva avuto il tempo di spolverarsi, ripulirsi e cambiare la
cravatta bianca.9

La parola cravatta (ant. corvatta) s. f. dal fr. cravate, adattam. del croato, quindi propr. croata;
in origine nome della sciarpa che nel sec. 17° portavano al collo i cavalieri croati.10 È un prestito
di necessità e appartiene alla categoria dei prestiti integrati adatti con un piccolo mutamento
fonologico, cor diventa cra.

1.3.3. Arabismi

Esempio I

7
TOMASI DI LAMPEDUSA, Giuseppe, (2002), Il Gattopardo, Feltrinelli, Milano, p.103.
8
https://it.wikipedia.org/wiki/T%C3%A8#Etimologia_e_derivazioni_in_altre_lingue
9
TOMASI DI LAMPEDUSA, Giuseppe, (2002), op.cit., p.40.
10
http://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/cravatta/

[7]
[...]..il Re col faccione smorto fra le fedine biondicce, con quella giubba
militare di ruvido panno da sotto. [...]11

La parola giubba deriva dall’arabo ğubba che indicava una sottoveste di cotone,12 di vasta
diffusione romanza ma soprattutto italiana; ant., indumento da uomo o da donna di origine
orientale, consistente in una specie di tunica con maniche, portata dapprima come sottoveste. È
un prestito di necessità. Appartiene alla categoria dei prestiti integrati adatti perché la pronuncia
nelle ambedue lingue è la stessa.

Esempio II

Quando risalì Don Fabrizio trovò Paolo, il primogenito, il duca di Querceta


che lo aspettava nello studio sul cui divano rosso egli soleva far la siesta.13

La parola divano deriva dall’arabo dīwān, dal turco diwán e si riferisce al registro sul quale
i vizir14 dei califfi15 e i ministri16 del sultano turco-ottomano trascrivevano le loro decisioni.17
Ma infatti è una voce di origine persiana passata in altri idiomi di popoli mussulmani, ed ha
anche altri significati come gabinetto, sala di udienza o di adunanza, luogo ove si siede nel
consiglio18, ma principalmente sedile per più persone, imbottito e con cuscini (detto
anche canapè o sofà), usato in sale, salotti e altri ambienti di soggiorno.19 È un prestito di
necessità e appartiene alla categoria dei prestiti integrati adatti con l’aggiunta del vocale –o.

1.3.4. Grecismi

Esempio I

Gli occhi di Tancredi sprizzarono malizia: “Non ci sarà bisogno, zio; la


misura è esatta; la avevo presa prima.20

11
TOMASI DI LAMPEDUSA, Giuseppe, (2002), op.cit., p.16.
12
http://www.treccani.it/vocabolario/giubba2/
13
TOMASI DI LAMPEDUSA, Giuseppe, (2002), op.cit., p.36.
14
Il termine visir (anche scritto vizir, in quanto derivante dal persiano vezir e dall'in arabo: ‫وزير‬, wazīr), ossia
"colui che decide", indica un importante consigliere politico e religioso.
15
Il califfo (Arabo ‫خليفة‬, khalīfa, ossia «vicario, reggente, facente funzione, successore») nell'Islam è
il vicario o successore di Maometto alla guida politica e spirituale della comunità islamica universale.
16
Il ministro, detto in alcuni ordinamenti giuridici segretario di Stato (o, semplicemente, segretario), è un
componente del governo.
17
https://it.wikipedia.org/wiki/Divano
18
https://www.etimo.it/?term=divano
19
http://www.treccani.it/vocabolario/divano/
20
TOMASI DI LAMPEDUSA, Giuseppe, (2002), op.cit., p.105.

[8]
La parola zio deriva dal gr. ϑεῖος - thêios, lat. tardo thius; il fratello del padre o della madre,
rispetto ai nipoti (ma anche il marito della zia, cioè lo zio acquisito, così come la zia può essere
la moglie dello zio, cioè la zia acquisita).21 È un prestito di necessità che appartiene alla
categoria dei prestiti integrati non adatti e si può notare che in molti casi nel romanzo è usata la
forma accrescitiva zione.

Esempio II

Io però sono un padre moderno e non potrò darvi una risposta definitiva se
non dopo aver interrogato quell’angelo che è la consolazione della nostra
casa.22

La parola angelo deriva dal gr. ἄγγελος lat. tardo angĕlus, (traslitterazione: ággelos; pronuncia:
ánghelos), e significa messo, messaggero, servitore. Attestato nel dialetto miceneo23 nel
XIV/XII secolo a.C. come akero, con il significato di inviato, messaggero; e, come messaggero
degli Dei, il termine angelo appare per la prima volta nelle credenze religiose della Civiltà
classica.24 Si tratta di un prestito di necessità. La parola angelo appartiene alla categoria dei
prestiti integrati adatti e vediamo che ci sono minimi cambiamenti fonologici.

1.3.5. Germanismi

Esempio I

Fra il gruppetto ad un tratto si fece largo una giovane signora: snella, con
un vestito marrone da viaggio ad ampia tournure, con un cappelline di
paglia25

L'aggettivo snella/snello deriva dal dal germ. snell, cfr. il ted. schnell rapido, svelto26, può avere
più di un significato e ciò dipende dal contesto. Più com., che ha forme sottili e slanciate, con
riferimento a persone e animali: una figura s., un personale s.; gli s. levrieri; anche delle parti
del corpo: avere una vita s., fianchi s. (o essere s. di vita, di fianchi). Per estens., di piante e

21
http://www.treccani.it/vocabolario/zio/
22
TOMASI DI LAMPEDUSA, Giuseppe, (2002), op.cit., p.88.
23
La lingua micenea o semplicemente miceneo è l'antica varietà di lingua greca rinvenuta nelle tavolette d'argilla
redatte in lineare B dagli scribi dei palazzi di Micene, Pilo, Tirinto e Cnosso, e decifrate dall'architetto e linguista
amatoriale Michael Ventris, fondatore della disciplina della micenologia.
24
https://it.wikipedia.org/wiki/Angelo
25
TOMASI DI LAMPEDUSA, Giuseppe, (2002), op.cit., p.168.
26
http://www.treccani.it/vocabolario/snello/

[9]
strutture: la s. sagoma dei cipressi; uno s. campanile. 3. fig. Agile, essenziale, funzionale, privo
di complicazioni o appesantimenti superflui: uno stile s.; una prosa s.27 È un prestito di
necessità. Appartiene alla categoria dei prestiti integrati adatti.

Esempio II

Zione, vieni a guardare le pesche forestiere. Sono venute benissimo; e lascia


stare queste indecenze che non sono fatte per uomini della tua età.28

Il verbo guardare deriva dal germ. Wardōn (come intr., aus. avere). Dirigere gli occhi, fissare
lo sguardo su qualche oggetto (non include necessariamente l’idea del vedere, in quanto si può
guardare senza vedere, così come si può vedere qualche cosa senza rivolgervi intenzionalmente
o coscientemente lo sguardo): che cosa guardi?; dove guardi?; g. un fiore, un quadro, una
vetrina,..29 È un prestito di necessità. Appartiene alla catogria dei prestiti integrati non adatti.

1.3.6. Gallicismi

Esempio I

[...]mademoiselle Dombreuil, la governante francese, completamente


disfatta e che memore degli anni passati in Algeria presso la famiglia del
maresciallo Bugeaud andava gemendo: “Mon Dieu, mon Dieu, c’est pire
qu’en Afrique!”[...]30

La parola mademoiselle deriva dal fr. madmu̯a∫èl, comp. dell’agg. possessivo ma ‘’mia’’
e ‘’demoiselle’’, che è il lat. dominicella, dim. di domĭna (signora). Appellativo rispettoso
corrispondente all’ital. signorina. Nell’uso ital. ha indicato, nel passato, la dama di compagnia,
la governante o l’istitutrice di lingua francese. Nella corte di Francia, era titolo della figlia
maggiore del fratello del re.31 È un prestito di lusso. Appartiene alla categoria dei prestiti
integrati non adatti.

27
Ivi.
28
TOMASI DI LAMPEDUSA, Giuseppe, (2002), op.cit., p.53.
29
http://www.treccani.it/vocabolario/guardare/
30
TOMASI DI LAMPEDUSA, Giuseppe, (2002), op.cit., p.46.
31
http://www.treccani.it/vocabolario/mademoiselle/

[10]
Esempio II

Anche la parola maresciallo deriva dal fr. maréchal, che è il lat. mediev. mariscalcus, dal
franco marhskalk: v. maniscalco. In origine, titolo (corrispondente al lat. comes stabuli:
v. conestabile) del governatore delle scuderie regie, quindi denominazione di alti dignitari di
corte nei regni barbarici oppure grado supremo delle gerarchie militari in alcune
nazioni: m. d’Italia, m. dell’esercito. È un prestito di necessità ed appartiene alla categoria dei
prestiti integrati adatti con minimi mutamenti fonologici.

1.3.7. Ispanismi

Esempio I

[...] le ragazze e Tancredi corsero verso le calde ombre del giardino, Don
Fabrizio e l’amministratore fecero il giro del grande appartamento.32

La parola appartamento deriva dallo spagnolo apartamiento, der. di apartarse in it. appartarsi.
Il complesso dei locali che costituiscono l’abitazione d’una famiglia33 oppure può avere il
significato di allontanamento, spostamento.34 È un prestito di necessità. Appartiene alla
categoria dei prestiti integrati adatti con il rimuovere della vocale –i.

Esempio II

Vengono per insegnarci le buone creanze ma non lo potranno fare, perché


noi siamo dèi.35

La parola creanza deriva dallo spagn. crianza, allevamento, creanza, der. di criar (allevare),
lat. creare. L’insieme dei modi che, nei rapporti con gli altri, si convengono a persona bene
educata: avere, non avere creanza.36 È un prestito di necessità. Appartiene alla categoria dei
prestiti integrati adatti.

32
TOMASI DI LAMPEDUSA, Giuseppe, (2002), op.cit., p.47.
33
http://www.treccani.it/vocabolario/appartamento1/
34
http://www.treccani.it/vocabolario/appartamento2/
35
TOMASI DI LAMPEDUSA, Giuseppe, (2002), op.cit., p.126.
36
http://www.treccani.it/vocabolario/creanza/

[11]
1.3.8. Latinismi

Esempio I

[...]noi siamo dei bianchi quanto lo è lei, Chevalley, e quanto la regina


d’Inghilterra; eppure da duemila cinquecento anni siamo colonia.37

La parola colonia deriva dal latino colonus, colono. Presso gli antichi, gruppo di cittadini di
uno stato che per decreto pubblico o di propria spontanea volontà si stabilivano in un paese
lontano, per abitarlo, coltivarlo, incivilirlo; in età moderna, possedimento di uno stato, di solito
situato in territorio lontano e abitato da popolazioni indigene per lo più economicamente
sottosviluppate.38 Si tratta infatti di un anglo-latinismo ed è un prestito di necessità. Appartiene
alla categoria dei prestiti integrati adatti.

37
TOMASI DI LAMPEDUSA, Giuseppe, (2002), op.cit., p.122.
38
http://www.treccani.it/vocabolario/colonia1/

[12]
CONCLUSIONE

Se l’italiano è la lingua nazionale del nostro paese, fa però grave torto alla realtà dei fatti sostenere che tutti gli
italiani parlino (solo) italiano.
Gaetano Berruto39

Una lingua si compone infatti di moltissime parole straniere; come abbiamo potuto
vedere, l’italiano incorpora parole francesi, greche, arabe, tedesche e inglesi e queste parole
sono i cosiddetti prestiti. Attraverso questa piccola indagine abbiamo constatato che i prestiti
nell'italiano ce ne sono tantissimi.

Esempi che abbiamo esposto, sono una preziosa testimonianza della storia e delle
relazioni reciproche fra i popoli, il cui studio consente di ricostruire e ripercorrere i tanti sentieri
degli scambi culturali, rinvenendo informazioni sulle lingue interessate, sulla storia del loro
lessico, su aspetti di fonetica storica e su vicende morfologiche e fonologiche. Nella nostra
ricerca abbiamo studiato prestiti di lusso e prestiti di necessità, poi abbiamo fatto la differenza
tra prestiti adatti e quelli non adatti. Quando una lingua prende una parola da un’altra lingua,
avvengono cambiamenti a livello fonologico, morfologico e semantico, perché si deve adattare
alla lingua d’arrivo. È molto interessante anche l’analisi etimologica degli esempi che abbiamo
scelto e la scoperta di alcune parole come cravatta, tè, divano. Con le spiegazioni etimologiche,
volevamo mettere in fuoco proprio quella relazione culturale con diversi popoli, poi evocare
ed avvicinare ai lettori il significato delle parole prese da una lingua straniera. Dal punto di vista
psicolinguistico è interessante la misura in cui un parlante che usa una parola straniera, sente la
connessione convenzionale con la lingua di partenza, e in quale misura sente la connessione
con la lingua d’arrivo.

Studiando un po’ di più i prestiti linguistici, si possono scoprire nuove cose interessanti,
approfondire la conoscenza della lingua italiana, capire meglio la funzione e il senso di certe
parole, ma anche divertire molto! Studiare una lingua straniera in generale non significa
solamente imparare a parlarla, ma anche conoscere la cultura del paese in cui la lingua
viene parlata, apprendendo come vivono le persone del posto, come pensano e quali sono
le loro tradizioni. Una nuova lingua può aprire i nostri orizzonti ed aiutarci a vedere il
mondo con gli occhi diversi.

39
Gaetano Berruto (Torino, 1946) è un linguista italiano, particolarmente attivo nel campo della sociolingustica.

[13]
FONTE

1. TOMASI DI LAMPEDUSA, Giuseppe, (2002), Il Gattopardo, Feltrinelli,


Milano.

BIBLIOGRAFIA

1. BRUNI, Francesco, (1984), L’italiano, Elementi di storia della lingua e della


cultura, UTET, Torino.
2. DARDANO, Maurizio, (2005), Nuovo manualetto di linguistica italiana,
Zanichelli, Bologna.
3. ZOLLI, Paolo (1991), Le parole straniere, Zanichell, Bologna.

SITOGRAFIA

1. http://www.treccani.it/
2. https://it.wikipedia.org/
3. https://www.etimo.it

[14]

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