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Uggiate
e Ronago
Diocesi di Como
XI SINODO DIOCESANO
TESTIMONI E ANNUNCIATORI
DELLA MISERICORDIA DI DIO
c
DICEMBRE 2018
le ampane
di Uggiate e Ronago
Le Campane
di Uggiate e Ronago
Direttore responsabile: Maria Castelli
Registrazione Tribunale di Como numero 3/2018 del 1/3/2018
Stampato da: Tecnografica srl - via degli Artigiani, 4 - 22074 Lomazzo (CO)
Redazione: Casa Parrocchiale - 22029 Uggiate Trevano - p.zza della Repubblica, 1
Foto copertina: Natività (1303-1305) Giotto, Cappella degli Scrovegni (PD)
Immagine dal sito. vdj.it
Comunità Pastorale di
Uggiate e Ronago
Segreteria Parrocchiale Caritas
da lunedì a Venerdì Orari apertura
ore 9.00 - 11.00 lunedì 9.30 - 11.30
tel. 031/94.87.21 venerdì 9.30 - 11.30
Le Campane
di Uggiate e Ronago
è anche sfogliabile online all’indirizzo:
www.oratorio-uggiate.it
Indirizzo e-mail della Redazione:
campane.uggiate_ronago@yahoo.it
Per ricevere via e-mail
l’Agenda della Settimana scrivi a:
vocechebussa@gmail.com
NEL TUO NOME
La notte è scesa
e brilla la cometa
che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te, Santo Bambino!
Tu re dell’Universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa’ che io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa’ che il tuo dono
s’accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda,
nel tuo nome.
Umberto Saba
Intro
NATALE È STUPORE…
E’ sempre Natale: ogni giorno è Natale.
Qualcuno fa questa affermazione pensando ai beni materiali: qualche decennio fa l’unica
occasione che si aveva per mangiare bene e ricevere qualche striminzito regalo era Natale,
oggi invece…
Altri, animati da più che lodevoli intenti, sostengono che bisogna essere buoni e solidali e
generosi e altruisti tutti i giorni e non solo a Natale.
Ora, mi chiedo, perchè dovremmo perdere la peculiarità di una Festa, diluendola in tutto
un anno?
Al netto del panettone, della neve (che non c’è quasi mai!) e dei pranzi più o meno lu-
culliani, il Natale ha in sé una spiritualità unica, ha plasmato l’arte, la cultura in tutti i
suoi aspetti (anche quello culinario) e ormai tutto questo fa parte anche della nostra vita
interiore. Perchè il Natale è la festa di un Dio che diventa uomo.
E’ una buona notizia sconvolgente, questa.
Dio prende su di sé la bellezza e la sofferenza dell’umanità e lo fa da bambino.
Un Bambino povero, avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia.
Un Bambino suscita tenerezza e spinge ad un sorriso, non fa paura a nessuno, tranne a chi
ha l’odio cieco nel cuore. Infatti, l’unico ad aver paura del Bambino Gesù è Erode.
E allora godiamoci la bellezza commovente del Natale, chiedendo a Gesù il dono di un po’
di serenità.
E proviamo anche a comunicarla, questa serenità.
Perchè, in fondo, è il dono più prezioso che possiamo fare agli altri. E se poi riusciremo a
mantenerla e a donarla anche nel resto dell’anno ben venga.
Vorrà dire che il prossimo Natale saremo pronti per donarne una dose maggiore.
Intanto cominciamo a vivere con intensità questo, lasciandoci stupire dalla piccolezza che
racchiude tutta la grandezza di Dio.
Forse i bambini sono avvantaggiati nel cogliere l’essenza del Natale perchè sono ancora
capaci di stupirsi.
Proviamoci anche noi adulti!
Buon Natale!
4 - Intro
La parola del Papa
INVESTIAMO SULLA PACE, NON SULLA GUERRA!
Lo scorso 11 novembre sono passati esattamente 100 anni dalla fine della prima Guerra
Mondiale e in tutt’Europa si sono tenute cerimonie di ricordo e memoria del Giorno
dell’Armistizio (in Italia lo si ricorda il 4 novembre, quando fu firmato quello tra Italia e
Austria-Ungheria).
Il Papa, nel dopo Angelus, ricordando questo evento, ha citato il suo predeces-
sore Benedetto XV che definì “inutile strage” il conflitto:
“La pagina storica del primo conflitto mondiale è per tutti un severo monito a respin-
gere la cultura della guerra e a ricercare ogni mezzo legittimo per porre fine
ai conflitti che ancora insanguinano parecchie regioni del mondo. Sembra che
noi non impariamo. Mentre preghiamo per tutte le vittime di quella immane tragedia,
diciamo con forza: investiamo sulla pace, non sulla guerra”!
Come segno emblematico dell’impegno per la pace, Papa Francesco ha indicato il gesto
del grande San Martino di Tours, la cui memoria ricorre proprio l’11 novembre: “Egli
tagliò in due il suo mantello per condividerlo con un povero. Questo gesto di umana
solidarietà indichi a tutti la via per costruire la pace”.
Quel giorno inoltre, alle 13.30, le campane in tutto il mondo, anche quelle della Basilica
di San Pietro, hanno suonato per ricordare tutte le vittime del conflitto
La parola del Papa all’Angelus ha voluto perfezionare e anticipare il Messaggio previsto
per la prossima 52ª Giornata Mondiale della Pace, che ricorrerà il 1° gennaio
2019, dal titolo «La buona politica è al servizio della pace».
“La responsabilità politica appartiene ad ogni cittadino, e in particolare a chi ha ricevuto
il mandato di proteggere e governare. Questa missione consiste nel salvaguardare
il diritto e nell’incoraggiare il dialogo tra gli attori della società, tra le genera-
zioni e tra le culture. Non c’è pace senza fiducia reciproca. E la fiducia ha come
prima condizione il rispetto della parola data. L’impegno politico – che è una delle
più alte espressioni della carità – porta la preoccupazione per il futuro della vita e del
pianeta, dei più giovani e dei più piccoli, nella loro sete di compimento.
Quando l’uomo è rispettato nei suoi diritti – come ricordava San Giovanni XXIII nell’En-
ciclica Pacem in terris (1963) – germoglia in lui il senso del dovere di rispettare i diritti
degli altri. I diritti e i doveri dell’uomo accrescono la coscienza di appartenere
a una stessa comunità, con gli altri e con Dio (cfr ivi, 45). Siamo pertanto
chiamati a portare e ad annunciare la pace come la buona notizia di un futuro
dove ogni vivente verrà considerato nella sua dignità e nei suoi diritti”.
8 - Riflessioni
LA GIORNATA INTERNAZIONALE
CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Lo scorso 25 novembre si è celebrata la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne,
un appuntamento indetto dall’Onu che ci invita a una seria riflessione su una piaga ancora ben
radicata, anche nel nostro Paese. La Giornata ha lo scopo di sensibilizzare governi, associazioni
e opinione pubblica, per cercare tutti insieme di debellare abusi, violenze e discriminazioni di
genere.
Purtroppo, in tutto il mondo, anche in molte nazioni benestanti, sono ancora tantissime le
donne che subiscono violenze di tutti i tipi (verbale, fisica, psicologica, sessuale) e che non
hanno le stesse opportunità concesse agli uomini nel mondo sociale, lavorativo ed economico.
La situazione in Italia non è sicuramente tra le più rosee: nei primi nove mesi del 2018, si sono
registrati 32 femminicidi, ossia omicidi di donne ad opera del partner o di un altro familiare.
Un dato che mostra un leggero calo rispetto agli anni passati, ma certamente ancora troppo
alto. Anche perché, secondo l’Istat, in tutto l’anno solare 2017 sono state più di 49mila le donne
che si sono rivolte ai Centri Antiviolenza per chiedere un aiuto e, di queste, circa 29mila hanno
poi intrapreso un percorso, affidandosi a specialisti del settore per uscire dal tunnel della
violenza.
A questi numeri, poi, bisogna aggiungere l’area del sommerso, ossia delle donne che non
hanno la forza per chiedere un aiuto e preferiscono rimanere nell’anonimato. Nonostante la
promulgazione di leggi sul tema (come quella sullo stalking) e le numerose campagne d’infor-
mazione e sensibilizzazione, è ancora diffusa in molte donne la paura a denunciare il proprio
aguzzino, temendo ritorsioni e violenze ancora amplificate. Trattandosi in gran parte di mec-
canismi che avvengono all’interno del nucleo familiare, poi, molte donne si sentono senti-
mentalmente legate agli autori dei soprusi: la reticenza alla denuncia è spesso dettata dalla
speranza che l’uomo possa cambiare e anche dalla convinzione, purtroppo molto ben radicata,
che ciò che accade in famiglia debba rimanere all’interno delle quattro mura di casa e risolto
all’interno di essa, senza interpellare il mondo esterno.
Un altro fattore su cui riflettere, infine, è il seguente: delle donne che si rivolgono ai Centri
antiviolenza, secondo l’Istat, il 63,7% ha figli, nella maggior parte dei casi minorenni. Questo
significa che, in quei nuclei familiari, bambini e ragazzi assistono impotenti alle violenze subite
dalla propria madre, divenendo loro stessi vittime e subendo ferite difficili da curare.
Oltre a ciò, il rischio è che, in alcuni casi, i figli, vedendo trattare la propria madre in un certo
modo, una volta adulti tendano a replicare modalità relazionali così sbagliate con le proprie
future partner. La questione diventa allora anche educativa e risulta pertanto fondamentale
far riflettere in particolare le nuove generazioni, creando la consapevolezza che maltrattare una
donna, verbalmente o fisicamente, non significa amare in modo sano e che solo la denuncia
delle violenze può aiutare a mettere fine a questo vergognoso fenomeno.
Luca B.
Riflessioni - 9
CALENDARIO CELEBRAZIONI NATALIZIE 2018
Uggiate Trevano
Domenica 16 dicembre III domenica di Avvento
ore 17.30 S. Messa - Natale dello Sportivo (ai Mulini)
Domenica 30 dicembre Festa della Sacra Famiglia
ore 10.00 S. Messa
ore 14.30 Preghiera e Benedizione dei bambini
Segue l’incanto dei doni dell’Albero a favore
della Scuola dell’Infanzia
Sabato 22 dicembre
dalle ore 17.00
Trippa da asporto (sotto la tettoia del Fooc e Fiam)
Mons. Maggiolini - 15
dal Mondo
FESTA A MIRPUR
Domenica scorsa 11 Novembre, grande festa a
Mirpur, nella nostra Parrocchia dedicata a
Maria Regina degli Apostoli, situata alla perife-
ria della capitale, Dhaka, per l’arrivo del nuovo
parroco, padre Teotonius Proshanto Ribero.
Dopo venticinque anni dalla costruzione della
chiesa, i Missionari del PIME consegnano la
Parrocchia alla Diocesi di Dhaka, alla presenza
del Vicario Generale, monsignor Shorot Fran-
cis Gomez. I Missionari del PIME andranno in
altre zone nuove della Diocesi.
Canti, preghiere e ringraziamenti, per le tante
Grazie e Benedizioni ricevute in questi ven-
ticinque anni di lavoro apostolico: il Signore
accompagni la Parrocchia di Mirpur in questo
nuovo cammino.
p. Quirico
16 - Dal Mondo
NATALE E IL SILENZIO
Carissimi amici,
al tramonto le montagne che circondano la nostra terra sono irradiate da una
luce speciale che le accarezza e rivela tutto il loro splendore. Una luce silenziosa
piena di dolcezza.
Un giorno, mentre ammiravo questa meraviglia della natura in mezzo alla campa-
gna, pensavo che anche i semi che piantiamo con i bambini e le piante nei campi
crescono in silenzio, senza far rumore. Un silenzio prezioso.
Quando chiedo ai nostri bambini di ascoltare in silenzio quello che li circonda,
succede qualcosa di magico. Piccoli sorrisi, occhi che brillano, il corpo che si rilas-
sa, la mente che vede le cose in maniera diversa e tanti pensieri da condividere
dopo minuti di silenzio.
Penso…
a Dio che ha creato tutto in silenzio
al silenzio della notte del primo Natale, un silenzio pieno di speranza
ai primi trent’anni della vita di Cristo, che ascoltava in silenzio il cuore del suo
popolo
al silenzio del deserto che Lo ha preparato alla sua missione di amore
al Suo silenzio davanti a Pilato
a Maria che stava in silenzio davanti a Suo figlio sulla croce.
Un Natale di qualche anno fa, Padre Franco Cagnasso, Superiore Generale del
PIME, mi scrisse che passò la notte di Natale in ospedale accanto a sua mamma
inferma, in un profondo silenzio ma pieno emozioni. Disse che fu il Natale più
prezioso della sua vita.
Che bello poter gustare in silenzio la notte di Natale per sentire l’amore di chi ci
è vicino e la gioia di poterlo donare anche a chi è lontano. A casa nostra accen-
deremo una piccola candela, che non fa rumore, per dire grazie a tutti voi che ci
volete bene.
Auguri di cuore
Buon Natale e Buon Anno nuovo
gigi e Judy
Dal Mondo - 17
SANTO NATALE 2018
Carissimi Amici di Ronago,
Pace e Bene a voi tutti assieme ai vostri sacerdoti e a tutte le vostre famiglie. Il 2018 è stato
per me un anno molto importante in quanto ha coinciso col cinquantesimo anniversario
della mia ordinazione sacerdotale, avvenuta il 22 giugno 1968 nella nostra bella collegiata di
San Giovanni a Morbegno (SO) assieme al confratello padre Marco Passerini.
Con lui abbiamo celebrato solennemente questa ricorrenza il 24 giugno scorso, al nostro
paese. Non potremo mai ringraziare abbastanza Gesù per averci scelti a partecipare al suo
sacerdozio senza alcun nostro merito particolare. Infatti, san Giovanni nel suo vangelo affer-
ma: «Vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere
a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate
frutto e il vostro frutto rimanga» (cap 15,17). Spesso mi sorprendo a chiedermi il perché
di questa predilezione, senza trovare risposta. Del resto anche la scelta dei dodici apostoli,
incluso Giuda Iscariota, rimane misteriosa. Sappiamo che avvenne dopo che Gesù passò la
notte in preghiera da solo a colloquio col suo Padre celeste e con lo Spirito Santo.
Nel 1968 siamo stati ordinati sacerdoti comboniani in quarantaquattro, provenienti da varie
parti del mondo. Oggi contandoci scopriamo che ventiquattro siamo ancora vivi, dieci sono
morti e otto lungo il cammino hanno cambiato strada, facendosi sacerdoti diocesani alcuni e
altri formandosi una propria famiglia terrena. Davvero la fedeltà del nostro “sì” fino alla mor-
te per noi sacerdoti, e anche per gli sposi, è un grande dono di Dio da chiedere ogni giorno
con umiltà e costanza per intercessione della vergine Maria, la vera donna del sì.
Come ogni anno, anche quest’anno decine di missionari comboniani sono arrivati a Brescia
per cure mediche o chirurgiche. La mia gioia più grande è quando posso rimandare in mis-
sione un confratello che ha terminato le sue cure ritrovando nuove energie.
L’ospedale di Kalongo continua il suo servizio ai malati, pur tra tante difficoltà, assistito dalla
presenza spirituale del nostro caro venerabile padre Giuseppe. Preghiamo con fiducia e co-
stanza il Signore che un giorno Dio ci dia la gioia di vederlo beatificato, come dono per l’Africa
e la nostra Italia. Ci rivedremo con gioia a Ronago il marzo prossimo, per commemorare il
trentaduesimo anniversario della sua morte. In ottobre ho avuto la possibilità di partecipare
al pellegrinaggio a Medjugorje organizzato dalla parrocchia di Milano con cui sono in contat-
to da tanti anni. Sono stati cinque giorni pieni di gioia spirituale avendo potuto confessare
centinaia di persone bisognose della misericordia di Dio. In quei giorni vi ho affidati tutti alla
Madonna Regina della Pace.
Con affetto,
p. Egidio Tocalli
18 -Dal Mondo
UNA FINESTRA SU KALONGO – Continua
Il mio racconto su Kalongo continua con Nunziella e Tito.
La storia di oggi inizia da questa lettera del novembre 2016 indirizzata alla presidente
della Fondazione dr. Ambrosoli Memorial Hospital: “Carissima dottoressa Giovanna, mi
chiamo Nunziella Cocuzza e sono sposata con Tito Squillaci, medico pediatra. Conosciamo
l’Ospedale di Kalongo perché Tito vi ha prestato servizio dal gennaio 1983 ad aprile 1985
insieme al caro padre Giuseppe che anch’io, grazie a Dio, ho avuto la gioia di conoscere perché
mi sono recata a Kalongo da fine dicembre ’84 a gennaio ’85. Prima di partire da Kalongo dissi
a padre Giuseppe che avremmo avuto tanta gioia se fosse venuto per il nostro matrimonio, ma
mi sentii rispondere che forse non ci sarebbe più stato, cosa che mi tornò in mente lasciandomi
sbigottita quando, tre mesi prima del nostro matrimonio, morì. Oggi che le nostre tre figlie sono
cresciute e quasi autonome, ci sentiamo pronti per ripartire, per continuare quel sogno che
per diversi motivi era stato interrotto e, pensando dove andare e con chi partire, mi è venuto
in mente Kalongo…”
E il sogno che coltivavano da oltre trent’anni – tornare a Kalongo per restituire un pezzo
della propria vita professionale e umana là dove tutto è cominciato sotto la guida di
padre Giuseppe - si è realizzato nell’ ottobre 2017: sono tornati a Kalongo, e per un
anno, il dott. Squillaci, come volontario, è stato responsabile del reparto di pediatria e
di neonatologia. Il confronto con la realtà che si lascia è inevitabile, racconta il medico:
“Ho provato grandi sofferenze, soprattutto di fronte a casi e patologie che, in contesti ricchi,
si curano senza grandi problemi. A Kalongo invece tanti bambini muoiono semplicemente di
povertà, perché non hanno le risorse per curarsi”. In un Paese dove il parto è una sfida con
la morte, dove una ragazza di vent’anni nella media ha già tre figli, dove la mortalità
infantile è altissima e la vita media è attorno ai quarantacinque anni, la presenza anche
di un solo medico è fondamentale.
“L’anno trascorso a Kalongo è stata una benedizione, un periodo ricco di umanità, di esperienze
profonde. Io e mia moglie siamo tornati contenti di questa esperienza. Abbiamo visto che si
può essere utili, che si può contribuire a migliorare le cose e, pur non cambiando il mondo, è
possibile dare il proprio contributo”.
Dal Mondo - 19
ADDIO A SERAFINO
“IL FALEGNAME DI KALONGO”
Sabato 10 novembre 2018, nella chiesa di Prestino, si sono svol-
ti i funerali di Serafino Cavalleri “il falegname di Kalongo”: ave-
va ottantaquattro anni, Abbondino d’Oro, missionario tra l’Africa
e Lourdes. Nonostante il carattere schivo e la sua umiltà, molte
persone a Ronago avevano imparato a conoscerlo grazie alla sua
instancabile opera a favore dell’ospedale di Kalongo. Ha passato
gran parte della sua vita tra il suo laboratorio di Prestino e l’A-
frica, dove si è recato decine di volte. La sua prima esperienza
missionaria era stata a Gulu, nel 1984, ma fu l’incontro con padre
Giuseppe Ambrosoli, poco prima della sua scomparsa, ad indi-
cargli la strada: “Mi ha cambiato l’esistenza perché era un santo”
- raccontava – “vivere accanto a un santo ed esserne testimoni è
un’esperienza unica e sconvolgente, ne resti coinvolto, ammaliato
e quasi misteriosamente costretto a seguirne la scia”.
E così Serafino si è trovato ad andare avanti e indietro dall’Africa
per più di trent’anni, dopo la riapertura dell’ospedale avvenuta
nel 1989, lavorando anche a fianco di padre Egidio Tocalli. Lì ha
creato una falegnameria e ha insegnato a tanti ragazzi il suo me-
stiere di artigiano del legno. Ancora oggi a Kalongo tanti mobili
e oggetti in legno parlano di lui. “Ognuno può fare qualcosa, –
ripeteva – io ho cercato solo di fare la mia parte. Fai del bene:
scordalo, lo troveranno gli altri.”
Grazie, Serafino, per il tuo sorriso, i tuoi racconti e la tua testimo-
nianza di vita vissuta sempre con il “cuore aperto”.
Il gruppo GAM
20 -Dal Mondo
Anagrafe
della Comunità Pastorale
Siro Rogantini
di anni 65 - Ronago (29 novembre 2018)
Anagrafe - 21
Rinati in Cristo per il dono del Battesimo
22 - Anagrafe
Resoconto economico
Parrocchia di Uggiate T.
ENTRATE
Mese di ottobre 2018
N.N. € 50; N.N. € 500; N.N. € 150; Coscritti 1960 € 3000; N.N. € 50; Offerte per restau-
ri € 3100; N.N. € 50; N.N. € 30; N.N. € 200; N.N. € 400; N.N. € 100; Associazione Rosa
d’Oro € 1000; N.N. € 50; N.N. € 250.
USCITE
Mese di ottobre 2018
Copyland (contratto noleggio fotocopiatrici) € 2983; Fatture E-ON € 93; Periodici S.
Paolo € 79; Foglietti La Domenica € 337; Francobolli € 27; ThyssenKrupp x ascensore
€ 179; Fatture Enel € 1148; 8^ rata Comune Uggiate (rateizzazione ICI 2009-2010-
2011) € 630,50; Il Settimanale € 109; Ecodry (saldo fattura sistema deumidificazione
chiesa Parrocchiale) € 4474; a Padre Passionista € 250.
Resoconto - 23
ITALIANI, POPOLO DI SANTI... E DI EMIGRANTI
1 -“Sono venuto in America perché mi hanno detto che le strade erano d’oro.
Quando sono arrivato, ho scoperto che le strade non erano d’oro, che non c’erano
strade e che sarei stato io a doverle fare”.
È solo una delle numerose testimonianze di emigranti italiani presente al museo di
Ellis Island, un tempo tristemente nota anche con il nome di “Isola delle lacrime”
perché lì si faceva la quarantena all’arrivo a New York e da lì rimpatriavano forza-
tamente i malati e, più genericamente, gli indesiderati. “La Merica” si è sviluppata
con il lavoro dei emigranti di ogni parte del mondo. Tantissimi gli Italiani.
... e di emigranti - 25
4- Nel 1857 Marsiglia conta duecentotrentacinquemila abitanti e più di diciottomila sono
sudditi del Regno Sardo, di lì a breve Italiani, mentre nel 1871 gli Italiani presenti in Egitto
saranno novemila e la lingua italiana fino a quella data, e già dal 1820, sarà una fra quelle
usate ufficialmente dalle Poste Egiziane. Ma ci penseranno forze esterne a rimescolare le
abitudini linguistiche nei paesi mediterranei adiacenti al Regno d’Italia, di cui diffidano e ne
temono l’espansione, anche culturale.
Dal 1876, anno in cui il Governo di Roma si dota di un registro partenze, al 1900 saran-
no 5’270’000 circa gli Italiani emigrati. Le mete saranno la Francia, l’Austria, la Germania, il
Belgio e la Svizzera e i nostri, per lo più stagionali, si faranno apprezzare anche nei cantieri
edili. In generale però le statistiche vogliono gli Italiani minatori, sterratori e battipali per le
ferrovie, oltre che contadini. E fra le motivazioni, che accompagneranno la prima disastrosa
avventura in terra d’Africa che culminerà con la disfatta di Adua, una spicca pretestuosa: spo-
stare le nostre masse di emigranti dall’Europa alle nostre terre di conquista onde sottrarre
loro manodopera.
6 - Il rientro dei nostri emigranti stagionali coincideva con le feste natalizie perché con il gelo
un tempo non si impastava più la malta. In tanti, con barba alla nazarena o baffi che con-
traddistinguevano anche ironicamente l’Italiano all’estero, tornando vestivano una camicia
nuova, ma sotto questa, in corrispondenza del taschino, portavano i segni di un lavoro fati-
coso, di solitudine nella moltitudine di persone. Tornavano con l’esperienza da raccontare,
probabilmente unica, di quella sera trascorsa a teatro o al varietà e portavano d’abitudine un
grembiule a fiori per la mamma e la moglie, un fazzoletto nuovo per tutti gli altri e qualcosa
a ogni bambino, che allora erano più delle sedie in casa. Infine i risparmi, rigorosamente
al regiù, perché così si usava. Tornavano per un periodo che sarebbe durato anche fino a
primavera e pertanto si ingegnavano in lavori saltuari di maturata esperienza estera o altri
più generici, come testimoniato dalla presenza in archivio di note spese per la pulizia delle
strade ed altre per la sistemazione dei muri a secco eseguiti da loro. E doveva essere proprio
un bel vederli questi scorci. In tutti i modi, per il Natale avrebbero potuto mangiare un pane
finalmente non amaro né intossicato dalle umiliazioni che per tradizione accompagnavano i
nostri emigranti. Per chi non tornava durante il Natale, restava, lontano con loro, il ricordo di
una messa grande già celebrata prima di partire e di una canzone da cantare in compagnia
che, patrimonio musicale italiano, oggi la cantano ancora i Francesi in Francia ma noi, pur-
troppo, quasi non la ricordiamo più: “Mamma”.
... e di emigranti - 27
Detti e Proverbi
IL VANGELO IN DIALETTO COMASCO
di Orazio Sala (Edizioni Famiglia Comasca)
a cura del Pepin da Roma
Alcuni di noi sono stati sorteggiati per fare il censimento cosiddetto permanente. Non ha
più una frequenza decennale, ma annuale, coinvolgendo soltanto alcune famiglie che
fungono da campione e che devono compilare un questionario aiutati da rilevatori. Ben
diverso era il censimento voluto da Augusto Imperatore. Per colpa di quel censimento
San Giuseppe ha dovuto penare (sapete quanto e ce lo ricorda qui sotto Orazio Sala) per
andare da Nazareth a Betlemme e mettere involontariamente la Madonna nel disagio di
far nascere Gesù Bambino in una stalla. Fosse successo al giorno d’oggi, col moderno
sistema, San Giuseppe se ne starebbe a Nazareth, avrebbe un computer e Gesù Bambino
nascerebbe in una clinica... ma il Natale per noi sarebbe lo stesso?
VANGELI DE L’AURORA
PER IL DI’ DE NATAAL
(quej vün anca a caval, ma eran puchitt) che senza pudé dì né düü né trii,
a segnass dent induè ch’eran nassüü in una stala, lì tra un böö e ‘n asnin,
oman e donn, vecc e fiöö pinitt sta pora tusa, Lee l’à parturii:
e, se eran ispusaa, al paées de lüü. e inscì a gh’è nassüü ‘l Gesü Bambin.
28 - Detti e proverbi
Le nostre ricette
La rizeta: ZITI AL FURNU
Le nostre ricette - 29
MINERALI CLANDESTINI
È questo il titolo della mostra allestita nel salone dell’Oratorio di Uggiate dal 17 al 27
ottobre e il 28 ottobre a Ronago, a cura della Commissione Missionaria della Comunità
Pastorale, in collaborazione con le Associazioni Chiama l’Africa (www.chiamafrica.it), Soli-
darietà-Muungano onlus (www.muungano.it) e Rete Pace per il Congo (www.paceperilcon-
go.it). Si tratta di una mostra fotografica itinerante, presentata da un pannello verticale
che propone una poesia di Erri De Luca, uomo libero e poeta e che introduce d’acchito
il tema:
Seguono una ventina di pannelli fotografici, in pvc, calpestabili, posti sul pavimento se-
condo un ordine progressivo e che consentono al visitatore di spostarsi tra l’uno e l’altro
soffermandosi sulle diverse immagini e sui testi che le descrivono e le commentano. Alla
fine, per chi vuole approfondire, sono disponibili, alcuni filmati, diverse foto e alcune sli-
de di presentazione. Inoltre, un libretto esplicativo, fornisce, a chi volesse avere il quadro
completo, ulteriori informazioni.
30 -Minerali clandestini
Tante le situazioni di ag-
ghiacciante sfruttamento
denunciate, di cui riporto
un solo esempio: si stima
che nelle miniere di cobalto,
in Congo, (il cobalto è un
minerale fondamentale per
le batterie di ultima gene-
razione e diventerà ancora
più importante nei prossimi
anni con la diffusione dell’auto elettrica), “lavorino” circa quarantamila bambini dai sei ai
dieci anni, i quali, si sa, possono facilmente infilarsi sottoterra, nelle strette gallerie delle
miniere…
Allora ci si chiede, cosa può fare la società civile per combattere il traffico illecito dei mine-
rali, per dare garanzia al lavoro e per assicurare sicurezza? La società civile può fare molto
e lo sta già facendo in tutti i continenti, Africa compresa, dove sono nate e si stanno svilup-
pando varie organizzazioni di base che lottano quotidianamente per la libertà e i diritti. La
crescita della società civile africana non è solo una speranza ma una realtà che ha bisogno
di essere sostenuta, anche economicamente, perché possa diffondersi e contribuire all’av-
vento di un sistema più equo. Ma la società civile siamo anche noi, che possiamo aderire
e contribuire a campagne di informazione, possiamo “fare rete” per aumentare il nostro
potere di condizionamento in favore di una società della persona e non solo del consumo
acritico. Pensiamoci quando la pubblicità “invita” ad acquistare l’ultimo modello di cellu-
lare, buttando il nostro senza informarci se è riparabile. Noi viviamo il momento storico
dell’informazione in diretta diffusa ovunque, buona o cattiva che sia e allora sfruttiamola
questa possibilità: informiamoci e informiamo.
La mostra è stata, tra gli altri, visitata da tredici classi delle tre scuole medie inferiori pre-
senti sul territorio: Istituti Comprensivi di Uggiate-Trevano, Valmorea, Faloppio e dai gruppi
di catechismo di prima e seconda media.
Mario Marini
Si ringraziano i visitatori e tutte le persone che hanno offerto la loro disponibilità per l’allestimento
e l’apertura della Mostra a Uggiate e a Ronago, in particolare gli Alpini, i volontari della Rosa d’Oro,
della Filarmonica Santa Cecilia, dell’Associazione Gemellaggi e Relazioni Internazionali, dell’Asso-
ciazione Incontro tra Popoli. Un grazie di cuore a chi ha guidato i gruppi di ragazzi in visita alla
Mostra.
Minerali clandestini- 31
OGNI OGGETTO NASCONDE UNA STORIA:
i pensieri dei nostri ragazzi
Durante l’esposizione della Mostra Minerali Clandestini, cui ho partecipato con la mia
classe, mi ha colpito la frase “Ogni oggetto nasconde una storia”. Grazie a questa espe-
rienza ho riflettuto e mi sono resa conto di essere parecchio fortunata. È strano pensare
che qualcosa che al giorno d’oggi nel nostro Paese sembra normale, per un bambino
nato in Congo sia irraggiungibile. Mi emoziona pensare che questi bambini, dai quat-
tro ai dieci anni circa, siano letteralmente sfruttati per il lavoro nelle miniere, grazie al
quale si ottengono minerali indispensabili per la costruzione degli smartphone che noi
utilizziamo ogni giorno. Lavorando nelle miniere i bambini possono contrarre malattie
mortali a causa dei materiali che toccano. Spesso mi chiedo perché lavorino i bambini e
non gli adulti. Mi è stato spiegato che le gallerie delle miniere sono veramente strette.
Per far sì che le pietre non si sgretolino vengono impiegati i bambini che fisicamente
sono piccoli. In pratica, sono trattati come schiavi. Il loro futuro può cambiare però in
meglio, a partire da noi, dalle nostre scelte e dalla nostra sensibilità. Carolina
32 - Minerali clandestini
PRIMI PASSI VERSO L’INCONTRO CON GESÙ
Anche quest’anno é ripreso il percorso di iniziazione cristiana con i
bambini di prima della scuola primaria. É sempre sorprendente per
noi catechisti guardare alla partecipazione e all’entusiasmo di questi
bambini, desiderosi di camminare verso Gesù che li attende a braccia
aperte.
Catechismo - 33
Sentieri di fede
CHIESA quadrata. La fase gotica (XIII – XIV sec.)
vide l’allungamento verso mezzogiorno
DI SANT’ANTONIO ABATE della navata; a cavallo tra il XV e il XVI
sec. si assistette alla terza fase costruttiva
Nel bollettino del mese di giugno era- - rinascimentale con reminescenze tardo
vamo in cammino sulla via Francisca del – gotiche. Ciò comportò, oltre alla sovrap-
Lucomagno, per raggiungere la chiesa di posizione di elementi rinascimentali come
San Bernardo di Monte Carasso. In que- le volte a crociera, con elementi tardo go-
sto numero riprendiamo il nostro anda- tici, quali l’arcata a sesto acuto della porta
re sulla stessa via ma nel tratto italiano. principale, anche la demolizione dell’inte-
Dopo essere entrati in Italia dalla dogana ro lato orientale, a favore dell’edificazione
di Ponte Tresa, con una piccola deviazio- di una nuova navata di destra. L’ultima
ne, raggiungiamo Viconago. Al centro del fase costruttiva, tra il XVI e il XVII secolo,
borgo troviamo la chiesa di sant’Antonio portò l’aggiunta della sagrestia sul lato
Abate. Anticamente dedicata a Santa Ma- meridionale e la costruzione di sepolcri
ria, fu parrocchiale fino al 1509. pubblici e privati con camere interrate.
Le particolarità dell’edificio, dichiarato Sant’Antonio Abate ha un apparato pitto-
monumento nazionale, sono la sua ori- rico ritenuto dagli studiosi importante e di
ginale struttura architettonica, che mette qualità; se alcuni affreschi sono probabil-
in risalto le modifiche apportate nei secoli mente ancora da recuperare o sono stati
in relazione ai diversi orientamenti subiti rovinati dal tempo o distrutti da interventi
dalla chiesa, e la sorprendente varietà di
stili negli affreschi che documentano le di-
verse influenze pittoriche succedutesi nei
secoli della sua storia. A partire dal 1972
la chiesa di Sant’Antonio Abate è stata og-
getto di interventi conservativi. Notevole è
il numero di affreschi rinvenuti, apparte-
nenti a varie epoche e d’enorme impor-
tanza storico-artistica. Gran parte delle
pareti interne, coperte da stratificazioni di
calce, lasciano ancora intravedere affre-
schi in attesa di essere riportati alla luce.
L’oratorio è giunto a noi attraverso quat-
tro fasi costruttive principali. La costru-
zione più antica, di epoca romana (1110
- 1125) consiste di un’aula rettangolare a
navata unica, terminante con un’abside
34 - Sentieri di fede
la Trinità particolarmente pre-
gevole oltre a un dipinto di San
Clemente, datato 1531. Tra gli
affreschi di grande importanza,
e tuttora in fase di studio e certa
attribuzione, vi è la Crocefissione
della prima absibe, recuperata
negli anni ‘80 e in parte man-
cante per la presenza di una nic-
chia con sant’Antonio, realizzata
quando il lavoro era completa-
postumi, altri sono ascrivibili a derivazio- mente ricoperto di calce.
ne della scuola del Luini. Alcune iscrizioni
rimandano a un altro pittore: Bartolomeo Nel giorno della ricorrenza a Viconago si
da Ponte Tresa, anch’egli di derivazione svolge la tradizionale sagra di Sant’Anto-
luinesca. nio, molto sentita in tutta la valle e non
L’iconografia è ricchissima, tra i dipinti più solo il giorno 16. La sera c’è lo spettacolo
antichi di epoca trecentesca e quattro- pirotecnico con l’accensione di un gran-
centesca ci sono rappresentazioni di San de falò. Il 17 gennaio viene celebrata la
Lorenzo e Maria Maddalena, la Madonna Santa Messa, nel pomeriggio si può par-
degli Angeli, la Madonna del Latte, la Ma- tecipare alla processione con la statua di
donna in trono e la Madonna di Loreto, Sant’Antonio.
La nostra Comunità Pastorale è entrata nel vivo della fase preparatoria del Sinodo,
in cui le parrocchie sono chiamate a riflettere sui temi proposti di Poveri, Comunità
Cristiana, Famiglia, Giovani, Presbiteri. Per l’analisi di questi temi, si sono già svolte
due serate nei mesi di ottobre e novembre con una buona partecipazione di persone.
Le riflessioni scaturite hanno offerto un valido contributo per un largo confronto teso
alla formulazione di risposte inerenti gli argomenti Misericordia e Poveri, Misericor-
dia e Comunità Cristiana. I due incontri, che si sono svolti in serate e luoghi diversi,
sono stati occasione per pensare insieme, “con il metodo del discernimento, che è la
disponibilità alla conversione secondo quello che lo Spirito dice in noi, e con fiducia.”
Ci auguriamo che queste semplici modalità di coinvolgimento siano d’aiuto nella co-
stituzione di una comunità sempre più fraterna e unita.
AUGURI, ALEX
Momenti emozionanti quelli vissuti domenica
28 ottobre dal nostro amico seminarista Alex, a
Roma. C’erano tante persone in chiesa: amici di
Alex, sacerdoti, seminaristi, diaconi. “Eccomi” ha
detto il nostro amico indiano prima di prostrarsi
ai piedi dell’altare e ricevere, per l’imposizione
delle mani e la preghiera di ordinazione, il sacro
sigillo della sua futura vita religiosa. A pregare
con Alex e per il ministero che si appresta a com-
piere nella Chiesa, c’erano Giuseppina e Mario
Bernasconi, che gli hanno portato idealmente il
nostro abbraccio e l’affetto dell’intera Comunità
Pastorale. A lui un sincero augurio per il nuovo
e impegnativo cammino, che ha scelto di intra-
prendere lungo la strada della vita.
36 - Notizie Flash
NUOVO VICARIATO DI OLGIATE E UGGIATE… SI PARTE
La Diocesi di Como comprende 338 parrocchie. Il territorio, fino a poco
tempo fa, era suddiviso in sedici zone pastorali. Dal 2011 la Dioce-
si ha adottato il sistema di suddivisione del territorio in Vicariati per
coordinare al meglio gli obiettivi delle varie comunità. Il Vicariato na-
sce dall’aggregazione di un numero più o meno ampio di parrocchie a
partire da condizioni territoriali favorevoli. Quest’anno è stato costituito
il Vicariato di Olgiate e Uggiate. In una nota dalla Cancelleria Diocesa-
na, in merito a nomine e provvedimenti, ha reso noto la composizione
del Vicariato: Bizzarone e Rodero, Caversaccio e Casanova, Concagno
e Solbiate, Gaggino e Camnago Faloppio, Parrocchia Beata Vergine An-
nunciata di Albiolo, Parrocchia di San Michele a Cagno, Parrocchia dei
Santi Ippolito e Cassiano di Olgiate Comasco, Comunità Pastorale di Ug-
giate e Ronago. Vicario Foraneo è don Giovanni Corradini. Ringraziamo
il Signore per l’amore, per la misericordia e la tenerezza che manifesta
a ciascuno di noi e gli chiediamo di aiutarci a vivere nel Vicariato piena-
mente disponibili e docili all’azione dello Spirito Santo, così da vivere in
una più grande comunione, con una più fervida testimonianza evangelica,
nel continuo impegno per rendere sempre più missionario il volto della
nostra Chiesa locale.
IV NOVEMBRE
Il 4 novembre nei nostri Comuni abbiamo ricordato i cento anni dalla fine
della Prima Guerra Mondiale, conflitto che ha reso possibile l’unità nazio-
nale, sia pure al prezzo di centinaia di migliaia di morti. Non c’è famiglia
che non abbia avuto caduti. Le cerimonie commemorative si svolte con so-
brietà e con grande partecipazione. Le Autorità, le Associazioni e i Gruppi,
gli Alpini e la Filarmonica, gli studenti delle nostre Scuole con gli insegnan-
ti, le persone intervenute hanno attestato con la loro presenza l’importan-
za di una data in cui non solo si vuole ricordare un evento, ma piuttosto se
ne fa memoria storica raccolti in un simbolico abbraccio attorno ai nostri
monumenti, sotto l’unica bandiera, cantando l’inno della nostra nazione.
Queste occasioni d’incontro sono momenti di crescita umana e civile, le-
zioni di Storia che toccano il cuore e aiutano a riscoprire gli alti valori della
Patria e del sacrificio di se stessi per il bene della Comunità.
Notizie Flash- 37
COMUNITÀ ‘68
L’idea della Mostra nasce in occasione dell’anniversario dei cinquant’anni
dalla prima edizione del bollettino parrocchiale di Ronago, che uscì con il
titolo “Comunità ‘68”.
Domenica 9 dicembre, dopo la Santa Messa delle ore 10.00, è altresì prevista
una tavola rotonda con alcuni fondatori di Comunità ’68: sarà questa un’oc-
casione di confronto e riflessione su come eravamo e sullo spaccato di una
stagione non troppo lontana che, per molti, ha rappresentato una palestra
di vita nell’ambito del percorso di maturazione, di crescita e di formazione
della personalità. L’incontro darà anche l’opportunità di un doveroso ricono-
scimento alle tante persone che sono mancate nel corso degli anni e che, con
il loro esempio e la loro testimonianza, hanno speso la loro vita per gli altri e
donato molto del loro tempo a servizio della nostra Comunità.
Vi aspettiamo numerosi!
38 - Comunità ‘68
Segnalibro
ALESSANDRO MAGGIOLINI
Un vescovo fuori dagli schemi
Daniele Premoli
Ed. Ancora
40 - Segnalibro
SUL NATALE
Benedetto XVI - Josef Ratzinger
Lindau Edizioni
“Dio s’è fatto uomo. Si è fatto bambino. In questo modo adempie la grande e
misteriosa promessa secondo la quale Egli sarà Emanuele, Dio con noi. Si è fatto
così vicino a noi, così semplice, che ognuno può parlagli dandogli del Tu. Dio ci pro-
pone di dargli del Tu, facendosi bambino”. Così si esprimeva in una sua omelia
l’allora cardinal Ratzinger poi salito al soglio di Pietro col nome di Benedetto
XVI ed ora Papa emerito. Il libro contiene alcune omelie da lui tenute nel
tempo liturgico del Natale. Significativa l’inserzione dello stesso Ratzinger nel-
la quale così si esprime: “Spero che questo libro possa trasmettere a chi lo
leggerà un po’ della gioia procurata dall’Incarnazione di Dio, gioia che mi ha
ispirato nel mio annuncio”.
IL LIBRO DI MARIA
Benazzi – Sarto
Edizioni Terra Santa
IL VIAGGIO DI ELISABET
Jostein Gaarder
Tea